L'Opinione del Cremasco

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Cronaca

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VENERDÍ GIUGNO • 2008

Tutti i locali di Riboli in un libro IL PERSONAGGIO Sono i 21 progetti più amati dal celebre architetto cremasco che ha lavorato con Luciano Benetton e Oliviero Toscani. di Barbara Milanesi

«La vera emozione è regalare l’emozione agli altri e leggerla nei loro occhi mentre guardano quello che hai fatto». Si legge così nel diario di Beppe Riboli che fa da postfazione al suo libro. «Architetture della notte» è stato presentato giovedì 29 maggio alla biblioteca comunale di Crema. Edito da Skira, prestigiosa casa editrice, è già un successo (la prima tiratura è stata bruciata) e si appresta a diventare un vero best seller per gli esperti del settore. L’intento del libro è proprio quello di riassumere, per quanto sia possibile in un testo, 20 anni di progetti diventati locali che hanno fatto emozionare milioni di persone. «Architetture della notte» è la prima monografia italiana curata dallo stesso architetto-autore a raccontare la storia dell’evoluzione dei locali notturni attraverso fotografie, schizzi, planimetrie e bozze. «È una scelta dettata proprio dalla volontà di farne un manuale di creatività. Sfogliandolo, credo emerga un valore fondamentale: c’è sempre un concetto. Per quanto un locale sia poi costituito dai particolari credo che per ognuno resti un’idea ben precisa nella testa di chi lo visita». Beppe Riboli lavora e vive a Crema. Le sue prime “c r e a z i o n i ” sono cremasche. Prima ancora del noto Zang Tumb Tumb, il club gestito dal fratello Pietro in via IV Novembre, e ancora quando era studente alla facoltà di architettura, Riboli progettò l’Ora di Vetro, il locale che stava dall’altra parte del ponte del fiume Serio. «Era la fine degli anni 80. All’epoca studiavo e come tutti gli studenti avevo pochi soldi a disposizione. Cercai di utilizzare le mie risorse per lavorare e raccogliere qualcosa. Ma non ho scelto a priori di diventare progettista di locali notturni. Come le cose migliori nella vita, mi è capitato, per caso». Non solo raccolse qualco-

sa. L’ascesa di Riboli cominciò proprio in quegli anni, periodo in cui riuscì a farsi conoscere. Del resto L’Ora di Vetro fu innovativo in quel momento. Fu uno dei primi locali in Italia a prendere l’appellativo di Disco Pub, fenomeno che si diffuse durante tutti gli anni 90. Oggi Riboli è giunto al libro quasi a chiudere un’epoca : «Ora mi sto dedicando a tutt’altro. In generale all’architettura, intesa nel senso più canonico del termine: case, ville. In particolare sto lavorando ad una serie di hotel. Tutto sembra più semplice. Mi bastano due idee per rendere originale il progetto di una casa. A differenza di un locale che richiede molta più creatività. Chiudere con un libro sui locali notturni ha significato per me mettere ordine nelle esperienze passate e sigillare un capitolo della mia vita. Innanzitutto l’idea è nata su proposta della casa editrice e poi mi sembrava potesse essere il momento giusto. Credo che “Architetture della notte” sia una sintesi di quella che è stata l’evoluzione dei locali notturni, parte importante della cultura e delle tradizioni italiane. Riguardando lavori di anni fa si intuiscono le mode, gli stili, le tendenze che sono cambiate e si sono evolute, come il pensiero del genere umano». Di 120 locali Riboli ne descrive solo 21: «Si, i più significativi, i più emblematici. Quelli che maggiormente danno l’idea del cambiamento e che raccontano l’evolversi di un paese e delle sue tendenze». Oltre a gustarseli in imma-

«Tutto è partito dall’Ora di Vetro e dallo Zang Tumb Tumb»

Beppe Riboli, il genio dei locali notturni, ha pubblicato con Skira «Architetture della notte», dove racconta i suoi progetti preferiti. Locali che Riboli ha disseminato in giro per il mondo conquistandosi la fama di uno dei massimi innovatori del settore. Adesso però Riboli ha voltato pagina. Si sta dedicando a ville e hotel. Ma il libro è già un best seller. E viene studiato nelle università.

gini nel volume, bisognerebbe vederli dal vivo i suoi locali per capire che non sono luoghi fissi. Sono veri e propri “teatri d’animazione” che provocano, come l’arte. Non si resta mai indifferenti quando si entra in un suo locale. «Ho fatto anni a girare di locale in locale. Ho vissuto la notte prima di ambientarla. Con il tempo ho imparato a prevedere ciò che sarebbe morto e ciò che ci si aspettava dal futuro. Credo che sia stata questa la carta vincente. Quando ho cominciato a fare questo mestiere ero puro, genuino. Non avevo ancora subìto le influenze e le problematiche legate al progetto. Di conseguenza ero più libero di esprimere la mia creatività. Con lo Zang, il locale di mio fratello, ho avuto un’altra fortuna. Lo Zang c’è da 15 anni e dello stesso ci sono almeno

15 versioni. E’ sempre stata la mia palestra. Creavo e sperimentavo allo Zang. E da idea nasce idea». Lo stesso fratello Pietro ammette: «Ogni volta che Beppe mette piede nel locale e guarda in alto, comincio a preoccuparmi. So che di lì a poco arriverà la proposta di rinnovarlo ancora». Del resto Zang Tumb Tumb è il titolo di una poesia di Filippo To m m a s o Marinetti, noto esponente futurista, l’avanguardia per eccellenza. «Io stesso se fossi nato i primi anni del ‘900 sarei stato futurista. Tranne per il fatto che molti di loro inneggiavano la guerra. Io sono un pacifista». Sicura-

mente all’avanguardia lo è. Basti pensare come si immagina Crema, la sua città. «Sono mille i progetti che avrei in mente per Crema. Purtroppo alcuni restano sogni, se non addirittura un’utopia. L’unico progetto fattibile sarebbe quello, studiato con l’architetto Marco Ermentini, di trasformate il Mercato Austro Ungarico nel foyer del teatro San Domenico». L’altra idea, quella utopica a cui allude Riboli riguarda la parte nord est della città. «Sarebbe bello trasformare la zona del canale che si collega alla zona ex Olivetti, all’università e al viale Santa Maria, in un parco

«Ho molte idee sulla mia città. Crema può essere come Parigi».

verde che accoglierebbe tutti gli studenti e, perché no, i turisti che verrebbero a far visita a Crema Sarebbe bello ricostruire i ponti sul canale, fare di Crema un gioiello come Parigi che sfrutta l’acqua che taglia in due la città». Riboli è il più importante progettista italiano di locali notturni della scena contemporanea, il suo libro ha già venduto un sacco di copie e presto verrà adottato come testo universitario al Politecnico di Milano. Dal 1999 al 2001 è stato capo dipartimento a Fabbrica, l’università del progetto di Luciano Benetton sotto la direzione di Oliviero Toscani. Eppure ironizza: «Quando c’è l’inaugurazione di un locale che ho progettato sono sempre in paranoia. Chi dice che progettare è una gioia è un bugiardo. Io progetto con sofferenza».


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