
Metropoli's Associazioneculturale di Maenza - APS

L’Associazione Pro Loco di Maenza-APS è operativa a Maenza dal 1982. Dal 2006 può contare sui volontari del SevizioCivileNazionaleconcessidallaPresidenzadelConsigliodeiMinistri.
Dal 2010 è convenzionata con l'Università Roma 3 e La Sapienza di Roma per Tirocini e Stage Formativi (JOB SOUL). Nel 2007 ha svolto attività di Informagiovani gestendo lo sportello informativo in accordo con il ComunediMaenzaelaRegioneLazio;nel2010harealizzatopercontodellastessaRegioneilprogetto“Rete RegionaleInformagiovani”.
L’impegno ordinario dell’Associazione è quello dell’assistenza, informazione turistica e promozione del territoriononchédellaprogettazioneerealizzazionediiniziativeemanifestazioniatteafavorirelaconoscenza, lavalorizzazioneelasalvaguardiadelpropriopatrimonioculturale,storico,ambientaleepaesaggistico(es. lapubblicazionediunadelleprimecarteturistichecompletedelterritorioedelcentroabitatodiMaenza(aggiornata nel 1994 e nel 2007), recupero e continuazione del tradizionale Festival del Folclore (oggi Festival del Folclore Internazionale), fondazione della manifestazione musicale“Rock sotto il Castello”(nel 1993 in seguito nel 2010), recupero della tradizionale Festa di Sant’Antonio Abate con la rituale benedizione degli animali (2004), istituzione della passeggiata storica a Monte Calvello (2002) al fine di sensibilizzare alla tutela del paesaggio naturalistico e seminaturalistico oltre che alle tradizioni silvo-pastorali tipiche del paese, e molte altre. Ha spesso svolto attività di supporto per altre manifestazioni o attività turistiche, sociali, sportive e culturali organizzate da altre Associazioni o dall’Ente Comunale stesso con l’obiettivo di veder crescere sempre di più il nostro territorio (es. Progetto Valore Donna (Associazione ARTE e A.N.D.O.S. onlus - 2016), eventi dedicati al ricordo di figure rilevanti per la cultura e la storia della nostra comunità come lo è stato RiccardoLoccia).
Da marzo 2020 per tutta la durata dell'emergenza COVID 19, l'Associazione, ha messo a disposizione volontari e strutture digitali, collaborando attivamente con l'ISTITUTO COMPRENSIVO ROCCAGORGA-MAENZA e la locale Stazione dei Carabinieri per la realizzazione del progetto“Solidarietà Digitale”, finalizzato a supportare studenti e famiglie privi di connettività e a fornire dispositivi informatici, durante la sospensione delle attivitàdidatticheeperl’interoperiododiDidatticaadistanza.
Questa pubblicazione è il risultato del frutto del lavoro pluriennale realizzato dalla cooperazione di diverse persone e della Associazione Pro Loco di Maenza-APS e l’Associazione culturale Metropoli’s al fine di recuperareevalorizzareunulteriorepezzodistoriaeculturadelnostroterritorio.
Buonaletturaatuttietutte!
Le fortezze medievali rappresentano testimoni silenziosi di epoche passate, custodi di storie avvincenti e intrise di mistero che continuano a suscitare l'interesse di studiosi, appassionati e turisti. Due di queste imponenti strutture, il Castel lo di Asprano e la Fortezza di Monte Acuto, si ergono fieramente sui
Monti Lepini, tra le antiche terre di CampagnaeMarittima.
Pur appartenenti a epoche e contesti di erenti,entrambecondividonounastoria ricca di avvenimenti e trasformazioni che riflettono i cambiamenti politici, sociali e culturali della regione nel corso deisecoli.
Il Castello-Monastero di Asprano, eretto tra l'XI e il XII secolo, svolgeva un ruolo chiave nella difesa dei possedimenti dei
Conti De Ceccano, mentre la Fortezza di Monte Acuto, con le sue origini avvolte nel mistero, rappresentava una sentinella strategica sui confini tra i territori di MaenzaeGiuliano.
Purcaratterizzatedavocazionidifensivee posizioni strategiche, le due fortezze presentano sfaccettature uniche: se Asprano si trasformò in un monastero, Monte Acuto fu descritta come "castrum diru-
tum", indicando il suo abbandono o distruzione.
Attraverso una dettagliata analisi dei contesti storici, delle funzioni e delle trasformazioni delle due fortezze, è possibile cogliere le sfumature della vita medievale e l'importanza strategica e culturale di tali monumenti.
Insieme, il Castello di Asprano e la Fortezza di Monte Acuto o rono uno spaccato a ascinante della storia dei Monti Lepini edellaregionecircostante,invitandoillettore a esplorare le loro rovine e a scoprire i segreti nascosti dietro le loro imponenti mura.
Per comprendere appieno il significato e l'importanza del Castello di Asprano, è essenziale contestualizzarlo nel contesto storico e territoriale della sua epoca.
Le radici del Castello di Asprano a ondano nell'XI e XII secolo, periodo in cui la regione dei Lepini era teatro di intense lotte tra le famiglie nobiliari locali per il controllodelterritorioedellerisorse.
I conti De Ceccano, una delle famiglie più influenti della zona, ambivano ad estendere il loro dominio verso le terre dei Lepini. È documentato che il conte Gregorio
Da Ceccano acquistò Carpineto nel 1159,secondoquantoriportatonegli"annali di Ceccano" o "Chronicom Fossae
Novae". In questo contesto, Asprano fu erettocomeunafortezzadifensivapercui era priva di un borgo circostante. Inizialmenteilnomeera “Apranum” eneltempo vi sono state modifiche fino ad arrivare al nome odierno “Asprano”. Situato “su un leggero ed isolato rilievo, collegato alle pendici del monte della difesa attraverso
accog
antica, nella variente del toponimo “Starzetta” inoltre è lambito dal Fosso le Mole in cui confluiscono il Rio Pisciarello e il FossodiMonteAcuto”.¹
1F Tetro “La vicenda del complesso architettonico di Asprano: toponimo e antichi possessi” (in “Viversi fuori viversi dentro grandi musei e piccoli borghi. Per un museo a Maenza” Quaderno N.4: F. Tetro, N. Cardone)
Tutti gli insediamenti che circondavano il castello testimoniano la diaspora degli abitantisuperstitidiPrivernumiqualifondaronoisuddettiinsediamenti.
(Rio Piasciarello)
La prima menzione storica del Castello di Asprano risale alla bolla papale di papa Onorio III del febbraio 1217, che ordinava l'aggregazione delle diocesi di Priverno e SezzeaquelladiTerracina.
Inquestodocumento,Aspranovienecitato dopo Rocca Sicca, Rocca Augurga e Magentia. Verso il 1264, il castello assumeunruolopiùstrategiconell'assettoterritoriale della contea dei Da Ceccano, insieme ad altri castelli come Maenza, Prossedi, Pisterzo e Roccasecca dei Vol-
sci, controllando la pianura dell'Amasenoelaviadelmare.
Latrasformazioneinmonastero
Con il passare del tempo e l'evolversi delle dinamiche politiche e sociali, il ruolo del Castello di Asprano subì delle trasformazioni significative. Con il consolidarsi del Castello di Roccagorga, Asprano perde la sua funzione primaria e, nella seconda metà del XIV secolo, si trasformainunmonastero.
La sua conversione in un monastero rifletteva i cambiamenti nella società medievale, con una maggiore enfasi sulla vita religiosa e spirituale. I religiosi che risiedevano nel castello contribuirono alla sua conservazione e trasformazione in un centro di spiritualità e cultura, lasciando un'impronta indelebile sulla storialocale.
Questo cambiamento è documentato nel testamento di Giacomo Da Ceccano del 1363, in cui lascia parte dei suoi beni alla chiesa di S. Maria de Sperana, indicando la trasformazione del castello in un luogo diculto.
Ildeclinoel'abbandono
Dopo la permanenza dei religiosi (principalmente Agostiniani) fino al XIX secolo, il Castello di Asprano inizia il suo lento declino e in data 1863 viene denunciato lostatodiabbandonodelcomplesso.
Tuttavia, nel 1910 abbiamo la conferma, in base a quanto stabilito dalla Giunta comunale di Maenza, secondo quanto citato nel libro², vi è un pagamento al parroco Don Stanislo Ciasca di lire 15 per spese sostenute in occasione della celebrazione di una messa nella chiesa cam-
pestre di Asprano stette a significare che, almeno fino al primo conflitto mondiale, S.Maria di Asprano era ancora un riferi-
2
Cardone S.A. eTetro F., 2012, “Viversi fuori viversi dentro grandi musei e piccoli borghi. Per un museo a Maenza.”
mentoidentitarioedireligiosità.
Le sue mura, oggi permeate da radici e avvolte dalla vegetazione, testimoniano il suo stato di disuso, in attesa di interventi dimessainsicurezzaeconservazione.
Caratteristiche architettoniche e conservazione
Dalpuntodivistaplanimetrico,ilCastello di Asprano fu concepito principalmente come una struttura difensiva, situata in una posizione strategica per controllare le vie di comunicazione e difendere il territoriocircostantedagliattacchiesterni. La sua collocazione sulle colline dei Lepini gli conferiva un vantaggio tattico, consentendo di monitorare e proteggere la pianura dell'Amaseno e la via del mare, due importanti vie di transito e commer-
ciodell'epoca.
È caratterizzato dal corpo originario rettangolare, sviluppando un grande recinto sul lato opposto con vari locali, tra cui la chiesa,rimaneggiatanelXVIIsecolo. Conserva elementi architettonici di varie epocheeapparecomplessivamenteintegro, suscitando speranze per un futuro restauroconservativo.
Asprano rappresenta una testimonianza significativa nella storia di Roccagorga e
Maenza. Questi capitoli delineano le varie fasi storiche e trasformazioni del Castello di Asprano, o rendo una panoramica completa della sua importanza
storica e culturale nella regione dei Lepini.
Schematizzazione del rilievo con periodizzazione (rielaborazione Arch. F. Tetro da rilievo pubblicato da V. Bartoloni)
pilastri e l'attacco della volta
123S. Maria: dall'interno (lato cisterna)
S. Maria: dall'interno (presbiterio), pilastro e attacco della volta
Giunto tra la chiesa e l'edificio 6A
PercorsoMaenza-Castello/Monastero diAsprano-EremodiS.Erasmo
Il percorso parte dalla Piazza S. Reparata (330 m s.l.m.) e prosegue lungo la strada asfaltata Via Madonna le Grazie e continua fino ad immettersi sulla strada regionale Via Carpinetana. La si percorre per circa 50 m e poi si svolta a destra prendendo Via Ponte Pisello. La strada prosegue per qualche centinaio di metri asfaltata e poi diventa sterrata. Questo tratto di percorso si sovrappone con parte della Via Francigena del Sud che da Carpineto Romano(RM)passanelterritoriodiMaenza (LT) e Roccagorga (LT) per poi proseguire verso il borgo di Fossanova (Priverno, LT). La via sterrata giunge ad un quadrivio da cui si prosegue diritti attraversando il crocevia. La strada prosegue sterrata fino a giungere in prossimità di alcune abita-
zioni private dove diventa cementata per circa 30 metri per poi tornare nuovamente sterrata. Si prosegue senza deviazione fino a giungere in un tratto boscato del percorsodoveasinistrasipresentaunpiccolotorrente,“glioPisciareglio”(200m s.l.m.), con un tratto che è possibile guadare facilmente. La vegetazione che si incontra dall’abbandono della via principale fino a questo punti è molto varia e profondamente alterata dall’attività agricola passata: Si osservano castagneti a taglio ceduo, altri ad alto fusto usati prettamente per la coltivazione delle castagne; il bosco naturale è costituito da un’alternanza tra leccio e cerro per poi cambiare radicalmente in prossimità del torrente lasciando il posto ad una vegetazione più tipicamente ripariale; il sottobosco è quello tipico mediterraneo con presenza di Smilax sp., pungitopo, lentisco, ginestra, edera, fragoline di bosco, rovi, etc. Il piccolo torrente, se pur presenteunapiccolasorgentecheloalimenta quasi tutto l’anno, è tipicamente a carattere torrentizio, quindi la sua portata
è fortemente influenzata dalle piogge autunnali, invernali e primaverili. Esso è abitato da diverse specie di anfibi, quali rospi, rane verdi e la rara salamandrina dagli occhiali, e da vari rettili come biacchi,lucertelecampestrioltrecherari ramarri. Nell’area sono presenti diversi ulivetievigne,moltiormaiabbandonati. Dall’altra sponda prosegue il percorso in salita che conduce fino ai ruderi di Asprano(260ms.l.m.)perpoiriprenderelastrada asfaltata Via Asprano che porta fino alla località “Arco” (390 m s.l.m.) da dove si prende Via Eremo S. Erasmo, sempre asfaltata, che conduce fino all’Eremo di S. Erasmo (840 m s.l.m.). Dalla collina su cuisiergonoiruderidelCastellodiAsprano fino ai primi metri della Via dell’Eremo di S. Erasmo, la vegetazione è quasi interamente costituita da uliveti posti in terrazzamenti sostenuti da muri a secco con la presenza di cespugli di lentisco e piante di fichi d’india. Purtroppo, molti degli uliveti sono scomparsi a causa dei ripetuti incendi estivi di natura prettamente dolosa. Al loro posto si estende una copertura molto fitta di Ampelodesmo
mauritanico.Lavegetazionecambiacompletamente man mano che si sale lungo la strada che conduce all’Eremo. Si passa, infatti, dagli uliveti ad un bosco a predominanzadileccioadunocaratterizza di carpino che, all’altezza dell’Eremo inizia ad essere caratterizzato dalla presenzaanchedelfaggio.
Elementi dell’influenza antropica si ritrovano con maggior impatto nell’area dell’Eremo dove sono stati piantati degli abeti. Come integrante della struttura dell’Eremo c’è un fontanile molto importante da un punto di vista di conservazione della fauna poiché al suo interno avviene la deposizione delle uova da partedellasalamandrinadagliocchiali. Complessivamente il percorso è lungo circa 9 Km e lo si può percorrere in 3 ore di camminoapassomedio.
Per maggiori informazioni inquadra il QR code con il tuo telefono
Ricostruzione sulla base del rilievo (Arch. E. Ciotti)
Introduzione
La fortezza medievale di Monte Acuto, situata tra i Monti Lepini, rappresentava una delle sentinelle dei possedimenti dei potenti Conti De Ceccano. La sua posizione strategica, tra Campagna e Marittima,nefacevaunimportantepuntodidifesa territoriale. Monte Acuto rappresentava il punto di confine tra i territori di Maenza e Giuliano, con una posizione geografica che o riva una visuale ampia e strategica sui due versanti. Questa caratteristica contribuiva alla sua e icace postazione militare e alla sua importanza nel controllodelterritoriocircostante.
LeoriginidellaFortezza
Il primo documento scritto che menziona Castrum Monte Acuto risale al 5 aprile 1224, confermando l'esistenza del luogo da tempi antichi. Tuttavia, le sue origini sono avvolte nel mistero, con ipotesi che suggeriscono una datazione intorno all'anno mille, seguendo il postulato storicodell'incastellamento.
Incastellamentoemotivazioni
L'analisi dell'incastellamento di Monte Acutociportaarifletteresullesottilidi erenzetralanecessitàdiproteggereequel-
la di proteggersi. La fortezza, con la sua strategia militare, si inserisce nel contesto della protezione dei possedimenti nobiliari,evidenziandolacomplessitàdei motivicheguidaronolasuacostruzione.
StrutturaeFunzionidellaFortezza
La struttura della fortezza di Monte Acuto, caratterizzata da un borgo minuscolo e unhinterland impervio,rivela la suavocazione principalmente militare. Le sue attribuzionididifesaattivasimanifestano nella tipologia architettonica e nella sua posizione strategica a 826 metri sul livello delmare.
DeclinoeAbbandono
Ceccanese.
Nonostante il suo declino, la Fortezza di Monte Acuto lascia un'impronta indelebilenellastoriadellaregionedeiMontiLepini.
Lasuaimportanzastoricaeculturalecontinua a ispirare la ricerca e la valorizzazionedelpatrimoniomedievaledellazona.
Sebbene le origini esatte siano sconosciute, un documento del 1476 descrive la fortezza come "castrum dirutum", indicando il suo stato di distruzione o abbandono. Questo ci porta a considerare che il complesso abbia avuto una durata di meno di 500 anni, coincidendo con l'ascesa e la decadenza della famiglia
Il Castello di Asprano e la Fortezza di Monte Acuto, due maestosi testimoni del passato medievale dei Monti Lepini, ci invitanoa riflettere sulla ricchezza e sulla complessitàdella storia e della cultura di questa a ascinante regione. Attraverso le loro imponenti rovine e le storie avvincenti che racchiudono, ci rivelano le sfumature di un'epoca caratterizzata dalottedipotere,trasformazionisocialiel'attivitàculturale.
Se da un lato il Castello di Asprano ci svela la storia dei potenti Conti De Ceccano e la loro opera di difesa e controllo del territorio, dall'altro la Fortezza di Monte Acuto ci regala un a ascinante enigma sulle sue origini e la sua caduta nel tempo. Entrambi simboli di resilienza e determinazione, queste fortezze continuano a ispirare e a suscitare l'interesse di colorochedesideranoimmergersinelpassatoa ascinanteemisteriosodeiMontiLepini.
Guardando al futuro, è fondamentale conservare e valorizzare queste testimonianze del passato per trasmettere alle generazioni future la ricca eredità storica e culturale della regione.
Percorso Maenza - Calvello (Caluveglio
Majuni) - Ruderi del Castello di Monte
Acuto-SantuariodiSanLuca.
Il percorso inizia dal Piazzale S. Rocco e segue per circa 2,4 Km la strada asfaltata
Via della Valle fino alla località Vaccara (520 m s.l.m.). Lungo questo tratto è possibile osservare la struttura del borgo
medioevale di Maenza e il suo sviluppo urbano nel corso del tempo. Si incontra unfontanilepocolontanodalleultimeabitazioni da cui è possibile rifornirsi d’acqua. La vegetazione è quella tipica
mediterranea (lentisco, mirto, ampelodesmo, etc.) in parte alterata dalle antiche attività agricole antropiche come i terrazzamenti sorretti da muro a secco degli antichiuliveti.
Dalla Vaccara la strada diventa sterrata e proseguepercirca800metrifinoallalocalità Colle di Mezzo (640 m s.l.m.). Anche qui la vegetazione presenta l’influenza dell’uomo, come testimonia la presenza di Pinus pinea, usato per riforestare le areedisboscatetraanni‘50e’60delnovecento. Da questa località la strada diventa un classico tratturo ben segnato che
conduce ad un rifugio denominato “Osteria del Porto” in zona i “Colli” (800 m s.l.m.) proseguendo fino in cima al Colle Calvello (936 m s.l.m.) e da qui, mantenendo una quota di circa 850 m, fino ai
ruderi del Castello di M. Acuto (820 m s.l.m.). Lungo tutto il percorso si osserva il cambio della vegetazione tipico con l’aumento di quota e il cambio di esposizione dei versanti. Si passa da una macchia mediterranea bassa ad una alta fino alla lecceta matura che pian piano diventa una lecceta mista a caducifoglia fino ad un querceto a predominanza di cerro e roverella.
È possibile riconoscere i segni dell’antica gestione forestale a ceduo con matricine e la passata presenza dell’uomo dai resti dei“seggi”, muri a secco di forma circola-
re o rettangolare usati per costruire le abitazioni dei pastori e i recinti per il bestiame, e di pozzi – cisterne autoalimentate scavati a mano per raccogliere l’acqua
piovana.
Arrivati al Castello di M. Acuto è possibile osservarne i ruderi e quella che poteva essere la sua struttura anticamente.
Dalla cima del monte, ovvero dove si trovava il cuore del Castello di M. Acuto è possibile osservare tutto il panorama e ci si rende conto di come quello sia un punto strategico per il controllo del territorio.Ilpercorsoprosegueperalcunecentinaia di metri fino a raggiungere nuovamente la strada asfaltata che conduce alla chiesetta rurale di S. Luca e, poco distante da questa, al fontanile di Acqua LeMole.
Complessivamente il percorso è lungo circa 11 Km e lo si può percorrere in circa 6oredicamminoapassomedio.
Per maggiori informazioni inquadra il QR code con il tuo telefono
Note:
Tra Mura e Memoria: il Patrimonio dei Monti Lepini
A cura di:
Arch. Francesco Tetro
Arch. Eros Ciotti
Venusta Pietrocini
Marco Valle
Giulia Ciotti
Alessia Valle
Siria Polidoro
Serena Francesconi
anno di pubblicazione 2023
di Maenza - APS ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO LOCO DI MAENZA APS Via Circonvallazione, 216 - 04010 Maenza (Latina) Tel. 0773 80 67 99 - cell. 328 684 93 72 (Presidente Carlo Pietrocini) prolocomaenza@libero.it - prolocomaenza@pec.it www.prolocomaenza.it