5 Talenti per Asciano Città d'Arte

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Appuntamenti (Im)possibili in terra ascianese

CLAUDIO TOLOMEI incontra VITTORIO SGARBI ore 17:30 - Presentazione della ristampa del libro CLAUDIO TOLOMEI. UMANISTA SENESE DEL CINQUECENTO a cura di Luigi Oliveto (Olschki Editore) ore 18:00 – Conferenza del prof. Vittorio Sgarbi IL RUOLO (PERDUTO?) DELL’INTELLETTUALE

In epoca di globalizzazione non sembri anacronistico se una piccola cittadina come quella di Asciano, tenga ad esaltare una sua peculiarità che va a caratterizzarsi con l’arte e la cultura, ovvero con il privilegio di aver dato i natali a personaggi quali l’umanista Claudio Tolomei. Ciò non vuole certamente essere mero vezzo localistico, ma – insieme a legittimo orgoglio – condivisione di una ricchezza che, come nel caso di ogni espressione artistica, è patrimonio universale. Ecco perché, sotto il titolo «5 Talenti per Asciano Città d’Arte» (filiazione di «Le Crete Officina di Immagini»), si è ritenuto di promuovere iniziative tese, a studiare, valorizzare, divulgare storia e opere di chi ha consegnato a questa terra un’eredità da non lasciare estranea al nostro tempo.

Da ciò la ristampa del presente volume dedicato a Claudio Tolomei, opportuna riproposizione di una personalità che ebbe significativa parte nella cultura umanista del suo secolo. Il Tolomei fu protagonista delle dispute sulle origini della lingua italiana, ministro di Giustizia nel Ducato di Parma, legato pontificio in Europa, vescovo, ambasciatore della Repubblica Senese alla Corte di Francia, disperato testimone della sua caduta. Abbiamo inteso, così, contribuire all’utile e doverosa riscoperta di un personaggio che la storia, nel migliore dei casi, ha relegato agli studi degli specialisti e di qualche erudito.

Molti sono coloro che, a vario titolo, hanno fatto sì che il progetto editoriale potesse compiersi. E’ dunque doveroso citarli, e non per rituale formalità. Innanzitutto Luigi Oliveto, che, grazie alle sue competenze letterarie e bibliografiche, ha suggerito la ristampa di quest’opera assumendosene la curatela. Quindi Michele Taddei di Agenzia Impress, per come ha colto il senso dell’iniziativa e della sua comunicazione mediatica. Fattiva e partecipe l’adesione di Paolo Bonari, sindaco di Asciano, concretizzatasi nel patrocinio e contributo del Comune. Fondamentale è risultato l’apporto di Daniela Duranti e Florio Faccendi, rispettivamente presidenti di Bancasciano e Banca Cras, ai fini della sponsorizzazione. Mentre, sul piano dei contenuti, altrettanto importante il lavoro di ricerca storica svolto da Augusto Codogno sulla presenza dei Tolomei in Asciano.

L’operazione editoriale non sarebbe stata comunque possibile se non avesse visto la collaborazione dell’Accademia e della Biblioteca degli Intronati di Siena, nella persona del suo presidente Roberto Barzanti e del direttore della Biblioteca stessa Luciano Borghi. L’Accademia


ha concesso la riedizione del libro, la Biblioteca fornito una propria copia per la riproduzione anastatica.

Tanto premeva dire, prima che sia dato corso alla lettura delle pagine che seguono.

LUCA BARBI
 Presidente Pro Loco

FRANCO SARTINI
 Progetto “5 Talenti per Asciano Città d’Arte”

Grazie alla sua documentazione e ai bollettini che periodicamente stampava, abbiamo potuto reperire le ultime notizie su Angela Pantanelli (1900).

Dopo questa data non si hanno più testimonianze né di lei, né del marito Socrate Bonaiuti.

Sappiamo però che lui morì nel 1904, mentre lei nel 1906 e che entrambi furono sepolti nel cimitero di Asciano. Questo grazie ad una recente lettera della “Venerabile Confraternita di Misericordia e S. Chiodo di Asciano” al Sindaco, dove si fornisce il nulla osta per poter collocare nell’ossario comune i resti di alcuni confratelli e consorelle defunti, in quanto i familiari non sono ormai rintracciabili.

In questo elenco di morti ascianesi, sepolti nel locale cimitero, ci sono anche i nomi di Socrate Bonaiuti e della moglie Angela Pantanelli in Bonaiuti. Di quest’ultima, proprio in questi ultimi giorni prima della stampa del nostro volume, è stata rintracciata la lapide:

“Lettera della Venerabile Confraternita di Misericordia e S. Chiodo di Asciano” del 05/04/2017.

L’allegato è disponibile assieme alla Ordinanza n. 12312 del 28/09/2017 del Comune di Asciano.

LAPIDE DI ANGELA BONAIUTI NATA PANTANELLI NEL CIMITERO DI ASCIANO


Progetto “5 talenti per Asciano Città d’Arte”

ideazione di Franco Sartini

Il terzo talento “La terra senza dolcezza d’alberi, la terra arida che rompe sotto Siena il suo mareggiare morto…” Mario Luzi - Garbo d’oro 2001

Noi d’Asciano non abbiamo da vantare bandiere blu o arancioni e le Crete, con i profondi dirupi del deserto di Accona, ai quali guarda il borgo di Chiusure in faccia a MonteOliveto, non fanno, colpevolmente, parte del patrimonio dell’Unesco. Eppure, il grande feudo dei conti Scialenghi, custodisce nel silenzio di questa terra apparentemente immobile nel tempo, tesori di storia e di tradizioni, di cultura e di arte: l’Oro della Scialenga.

Ai borghi sospesi sui colli grigi , ai monumenti retaggio dell’antico splendore, al fascino dei tramonti sulle stoppie gialle nella calura d’agosto, alla celebrazione di personaggi che con il loro talento hanno fatto onore alla terra natia, la Pro Loco dedica tutto l’ impegno e le risorse per far rinascere nella gente d’Asciano l’orgoglio di appartenere ad una terra nobile e generosa che da sempre accoglie con “garbo” quanti vanno alla ricerca di inusuali suggestioni.

Dopo aver riportato all’attenzione della critica e alla memoria dei concittadini Claudio Tolomei e Domenico di Bartolo, protagonisti della letteratura e dell’arte nel loro secolo, il progetto pluriennale della Pro Loco prosegue nel 2018 con il terzo capitolo dedicato ad Amos Cassioli, personaggio di spicco della pittura senese dell’Ottocento.

Malgrado la lapide sulla facciata della casa dove nacque il 10 agosto del 1832, in corso Vittorio Emanuele II (oggi corso Matteotti), la via a lui intestata nel centro storico, il busto bronzeo ai “Giardinetti” e malgrado il suo Museo, il ricordo di Amos, si è andava lentamente spegnendo nella memoria degli ascianesi.

L’iniziativa della Pro Loco, condivisa dal Comune di Asciano e dalla delegazione Fai di Siena, intende far conoscere Amos Cassioli oltre le pitture risorgimentali, figlie peraltro di una partecipazione autentica e appassionata ai movimenti e alle lotte per l’Unità d’Italia come documenta la ricerca storica di Augusto Codogno“Asciano al tempo di Amos” (titolo provvisorio), che verrà presentata al pubblico entro il mese di Maggio.

La Mostra “Amos Cassioli e gli amici Puristi. Nuove opere dell’Ottocento senese di collezione privata”, contribuisce ad un approfondimento della figura del pittore ed esalta il ruolo del Museo di Asciano quale riferimento essenziale, insieme al Polo Culturale Pietro Aldi di Saturnia, per gli studi e le ricerche sulla pittura senese dell’Ottocento della Toscana. Il Polo Culturale Pietro Aldi accoglierà da luglio ad ottobre la Mostra: primo atto di una collaborazione di grande interesse culturale e artistico.

A nome di tutta la comunità ascianese la Pro Loco ringrazia sentitamente la dr.ssa Donatella Capresi e la dr.ssa Francesca Petrucci che hanno ideato e curato la realizzazione della Mostra, l’architetto Fabrizio Mezzedimi per il progetto espositivo, l’architetto Andrea Sbardellati per la fotografia, il Sindaco Paolo Bonari e l’Assessore alla Cultura Lucia Angelini per l’attiva partecipazione alla costruzione dell’evento, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Siena Arezzo e Grosseto per il Patrocinio, prezioso riconoscimento all’impegno della nostra Associazione in campo culturale.

LUCA BARBI
 Presidente Pro Loco FRANCO SARTINI
 Progetto “5 Talenti per Asciano Città d’Arte”







Sgarbi presenta Domenico di Bartolo. Ad Asciano in mostra dal 6 maggio l’opera del pittore senese.

E’ stato Vittorio Sgarbi a presentare in anteprima a Roma nella sala stampa di Montecitorio la mostra "Domenico di Bartolo: cronache di misericordia” in programma ad Asciano (Siena) dal 6 maggio all’11 agosto e il volume “Domenico di Bartolo, una vita artistica tra luci e ombre” (Maggioli editore). Al suo fianco il curatore del progetto per conto della Pro Loco Asciano Franco Sartini; il sindaco di Asciano in Comune Paolo Bonarie i componenti del comitato scientifico della mostra Enrico Toti, Cecilia Alessi e Paola Refice.

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E’ stato il critico d’arte Vittorio Sgarbi a presentare in anteprima a Roma nella sala stampa di Montecitorio la mostra “Domenico di Bartolo: cronache di misericordia” in programma ad Asciano (Siena) dal 6 maggio all’11 agosto e il volume “Domenico di Bartolo, una vita artistica tra luci e ombre” di Augusto Codogno (Maggioli editore).

Atto politico supremo «Domenico di Bartolo è un artista non minore ma meno conosciuto – ha sottolineato Sgarbi – e le opere in mostra consentiranno di allargare le conoscenze di questo pittore che è stato anche un grande scultore. Andare a vedere questa grande mostra, riscoprire l’autore e investire in arte è un atto politico supremo che ha compiuto la Pro Loco di Asciano in accordo con l’amministrazione comunale». Al fianco di Sgarbi, il curatore del progetto per conto della Pro Loco di Asciano Franco Sartini; il sindaco di Asciano Paolo Bonari e i componenti del comitato scientifico della mostra Enrico Toti, Cecilia Alessi e Paola Refice.

Dopo Claudio Tolomei lo scorso anno, il progetto Asciano città d’arte curato dalla Pro Loco in collaborazione con il Comune di Asciano, propone il talento di Domenico di Bartolo Ghezzi (Asciano, 1400/1404 – Siena, 1444/1447), interprete autentico del Rinascimento senese. Nei locali museali di Palazzo Corboli verrà allestita la prima esposizione dedicata al pittore che consentirà una lettura ravvicinata di alcune tra le sue opere più importanti in rapporto con i pittori del Quattrocento senese, alcuni dei quali ben rappresentati nel museo ascianese, da Francesco di Valdambrino a Martino di Bartolomeo, da Matteo di Giovanni a Luca della Robbia fino a Jacopo della Quercia.


I RINGRAZIAMENTI DELLA PRO LOCO ALLA CHIUSURA DELLA MOSTRA DEDICATA A DOMENICO DI BARTOLO GHEZZI PITTORE D’ASCIANO ASCIANO SEMPRE PIÙ CITTA’ D’ARTE E CULTURA GRAZIE A QUANTI HANNO RESO POSSIBILE LA RISCOPERTA DI DOMENICO DI BARTOLO

La Mostra Domenico di Bartolo,Cronache di Misericordia che ha chiuso il 20 di agosto, ha permesso a tanti ospiti di Asciano e agli ascianesi di apprezzare «un artista non minore, ma meno conosciuto», come ha detto Vittorio Sgarbi presentando il libro biografico “Domenico di Bartolo “Pictore dasciano” a cura di Augusto Codogno, con la sua introduzione e il commento storico di Mario Ascheri.

La “lectio magistralis del professore” che ha inaugurato la Mostra , le sue ancorchè brevi citazioni televisive dell’evento ribadite dall’ attenta attività promozionale dell’Agenzia Impress Siena - di Michele Taddei, la qualità stessa di una Mostra inusuale culturalmente di alto livello, hanno dato nuova e ampia risonanza al nostro pittore e al paese natio di cui ha sempre vantato l’appartenenza.

È stata una esperienza importante vissuta dalla Pro Loco primo ente promotore dell’evento,insieme al Comune di Asciano che con la Soprintendenza di Siena -quella territoriale e quella del Polo Museale- e la Fondazione Musei Senesi ha permesso di sviluppare il percorso della Mostra nel Museo Corboli sempre più citato dai maggiori storici dell’arte italiani e stranieri.

Importante per la realizzazione del progetto Mostra/Libro è stata la ferma convinzione della bontà del progetto da parte di Gianni Resti che ci ha aiutato a superare le prime incertezze e a Donatella Capresi che ci ha indicato le persone competenti da coinvolgere.

Determinante la disponibilità delle istituzioni che hanno concesso il prestito di opere di grande valore artistico: la Pinacoteca Nazionale di Siena, la Fondazione Conservatori Riuniti di Siena,la Diocesi di Volterra, Il Comune di Foiano, la Diocesi di Arezzo.

Fondamentale il sostegno di BANCACRAS, main sponsor della Mostra e l’aiuto degli sponsor ascianesi e non : Segis di Franco Dominici, Rubinetterie 3emme di Michelangioli-MencarelliMedina, Farmacia de Munari di Giovanni de Munari, Outlet Grandi Firme di Antonio Degortes, Lodovichi catering.

Tutto ciò, (mostra, libro) non avrebbe potuto tuttavia aver luogo senza il lavoro e l’impegno degli artigiani dell’arte cioè di coloro che non hanno scritto, ma fatto tanto per allestire la Mostra: Luca Barbi presidente della Pro Loco al quale dedico il mio personale ringraziamento per avermi affidato la responsabilità del progetto e Mario Papi autori con l’architetto Fabrizio Mezzedimi delle basi in ferro di tutte le opere esposte, il restauratore della Madonna di Jacopo della Quercia Mauro Lamioni e tutto lo squadrone della Pro Loco: Fabrizio Barbagli, Simone Crosti, Andrea Moscadelli, Natalia Giannettoni, Monica Dringoli, Marilena Bandini, Federica Pantani,Brigitta Sartini.

Poi il piccolo gruppo il che ha dato una mano nell’organizzazione della mostra e dei due eventi collegati: Dino Benincasa, Sandra Andreini,Guido Fratagnoli, Enzo Magini, Giorgio Romi.

Infine il gruppo”immagine” particolarmente importante per la stampa del libro biografico di Domenico di Bartolo : studio fotografico Lensini di Siena, Andrea Sbardellati per la consulenza fotografica,Luciano Francini per le foto del Graduale di Pomarance, Sara Giusti per le foto del testo di Mario Ascheri.

Un discorso a parte per il video di Moviement HD Siena-di Riccardo Domenichini e Barbara Castelli che attraverso immagini di inusitata bellezza hanno disegnato il percorso umano e artistico del pittore ascianese.

<<Per ultimi, ma come rafforzativo della nostra profonda gratitudine,i ringraziamenti alla Soprintendenza di Siena, Arezzo e Grosseto per la disponibilità e i preziosi consigli e al Comitato Scientifico della Mostra coordinato da Enrico Toti e Cecilia Alessi, per la competenza con la quale ha saputo riproporre Domenico di Bartolo sul palcoscenico dell’arte senese del quattrocento e guidato con grande competenza Asciano attraverso la seconda tappa del percorso culturale dei “5 Talenti” alla scoperta della sua storia e dei suoi protagonisti>>.

Speriamo di non aver dimenticato nessuno e arrivederci al terzo talento 2018.

FRANCO SARTINI
 Progetto “5 Talenti per Asciano Città d’Arte”


Le Crete Officina d’Immagini

<< 5 talenti per Asciano Città d’Arte>> “Claudio Tolomei. Umanista senese del ‘500” Nacque ad Asciano nel 1492- Morì a Roma nel 1556

<< La vita difficile tra cielo e terra, arte e politica, di un raffinato cultore della lingua, delle lettere e delle arti, nella biografia scritta nel 1939 da LUIGI SBARAGLI La Pro Loco ne ha ordinata la ristampa di 200 copie alla prestigiosa casa editrice OLSCHKY DI FIRENZE. Fu protagonista delle dispute sulle origini della lingua, ministro della Giustizia, del Ducato di Parma, Legato pontificio in Europa, Vescovo di Corcira, Ambasciatore della Repubblica Senese alla Corte di Francia, disperato testimone della sua caduta nel 1555 un anno prima della morte>> Franco Sartini


TOLOMEIDE di Augusto Codogno <<E’ triste dover constatare come Asciano e Siena abbiano dimenticato per così tanto tempo nella “terra di nessuno” un talento come CLAUDIO TOLOMEI. Giusto quindi riportarlo al centro del palcoscenico letterario, giusto ridargli il lustro che gli spetta, giusto che il paese dove è nato gli renda onore anche se in ritardo.>> GIUSTO FARE DI CLAUDIO TOLOMEI IL SIMBOLO DI ASCIANO “CITTA’ D’ARTE “

Claudio di Pieranselmo di Gabrioccio Tolomei uno dei più grandi umanisti del XVI secolo nacque ad Asciano nel 1492 e morì a Roma il 23 marzo del 1556. Uomo di elevata statura morale, fu al centro del dibattito culturale e letterario dell’epoca, sempre in prima fila con scelte coraggiose pronto a difenderle nel bene e nel male. La sua fama di cultore raffinato della lingua, delle lettere e delle arti, raggiunse tutte le corti italiane ed europee. Giovane rampollo della nobile casata senese, dopo aver trascorso ad Asciano i primi anni della sua fanciullezza fu mandato a studiare a Bologna dove, grazie alla protezione della famiglia Farnese, fu introdotto nei “salotti bene” di quella città. A Bologna conobbe le prime pulsioni amorose e compose nel 1514 numerosi versi per le belle e dotte cortigiane della città (Laude delle donne bolognesi ). Dal 1516 al 1518 fu “Lettore di Diritto Civile” (Professore) nello Studio Senese (Università di Siena). Per tutta la vita fu profondamente legato alle vicende senesi che videro, nei primi cinquant’anni di quel secolo, crescere tutti i germi che porteranno poi alla fine della Repubblica. Fedele al Papato e all’idea di Governo dei Nove, fu dalla parte dei perdenti nella battaglia di Camollia (1526). Costretto all’esilio per molti anni, fu richiamato a Siena (poco prima della caduta della città avvenuta nel 1555), per essere poi inviato a Parigi come Ambasciatore della Repubblica con il compito di ottenere l’aiuto del re di Francia contro la minaccia degli eserciti spagnoli e fiorentini A Parigi dovette invece constatare il tradimento del re di che promise gli aiuti, illudendo la speranza dell’ambasciatore senese, ma si guardò bene dal muovere le truppe in soccorso alla Repubblica assediata. Profondamente scosso, assunse su di sé la responsabilità del fallimento della sua missione e con questo senso di colpa morirà poco tempo dopo scrivendo in versi tutta la sua amarezza per non esser riuscito a salvare la città.

“I bei palazzi guasti e strutti intorno, Le luci spente e le campagne accese, L’aggiugner nuove ingiurie a fresche offese, E veder notte atra a mezzo il giorno, Il far di fame e peste il mondo adorno”. Fu l’autore del “Cesano de la Lingua Toscana”, del “De curruptis verbis”, del “Polito”. Con queste opere argomentò l’origine toscana della lingua italiana contro le teorie del Trissino, sostenitore insieme alla maggior parte dei letterati e umanisti dell’epoca, della derivazione fiorentina. Su suo impulso e con la sponsorizzazione del cardinale Ippolito de’ Medici, nel 1542 nacque a Roma l’Accademia della Virtù, conosciuta pure con il nome di accademia Vitruviana un sodalizio culturale presieduto da Marcello Cervini poi papa Marcello II, per il quale nel 1544 si mise ad elaborare un progetto di città ideale da far sorgere sul monte Argentario. Questi brevi cenni della vita di Claudio Tolomei, tra arte e politica, bastano a delineare i tratti di un intellettuale di razza, di un organizzatore culturale (come si direbbe oggi) di assoluto rilievo, il resto lo farà conoscere la sua biografia edita dalla prestigiosa editrice OLSCHKY di Firenze. A me e a Franco Sartini, coordinatore del progetto” 5 talenti per Asciano Città d’Arte”, competeva soltanto il compito affidatoci dal Presidente della Pro Loco Luca Barbi di ricercare le prove documentali che Claudio Tolomei non fu “turista per caso ad Asciano”.


I Tolomei in Asciano dal ‘300 La nascita di Claudio Tolomei ad Asciano non fu casuale e vi dimostrerò perché.

Partiamo subito facendo un po’ di chiarezza su questa nobile casata di Siena e dicendo che, tra i tanti rami e discendenze genealogiche, quello da cui proviene Claudio vede come capo stipite Tolomeo della Piazza (1219).

STEMMA DELLA FAMIGLIA TOLOMEI DI SIENA

Agli inizi del tredicesimo secolo Asciano era ancora feudo dei Conti “scialenghi” ed i Tolomei avevano i loro beni concentrati essenzialmente nella città di Siena, dunque due realtà distinte, lontane e a volte addirittura in conflitto.

La famiglia dei Tolomei, come tutti sanno, deve gran parte della sua fortuna ai prestiti di denaro.

La professione di “banchieri”, ma anche di “mercanti”, portò i membri di questa casata ai vertici, non solo economici, ma anche politici di Siena. I Tolomei infatti ricoprirono le maggiori cariche cittadine, furono nominati in tutti gli “uffici” di prestigio e molti di loro intrapresero anche la carriera ecclesiastica con notevoli incarichi.

Il loro legame con Asciano comincia alla fine del 1100, quando la nostra località acquisì un rilevante peso economico.

La sua posizione strategica, di passaggio obbligato tra Toscana e l’Umbria, vedeva Asciano come tappa della via Lauretana e anche della cosiddetta “via Scialenga” e quindi, centro di un fiorente mercato e di scambi commerciali.

E dove giravano i soldi c’era bisogno di banchieri.

Asciano dunque fu un potente centro economico. Intorno al suo castello, grazie ad una delle più importanti reti di mulini della nostra provincia si svilupparono attività quali la lavorazione del ferro, dei tessuti, della terracotta e della ceramica, assai fiorente fino a due secoli fa: è infatti Ascianese uno dei più importanti documenti di un’ antica corporazione, lo “Statuto dell’Arte dei Vasai”.

Quindi Asciano fu conteso a lungo tra Siena e i Conti Scialenghi (Cacciaconti e Cacciaguerra), che furono gli antichi feudatari della zona, ma anche tra Siena e Firenze e numerosi furono gli episodi bellici che alla fine portarono definitivamente la nostra cittadina dentro l’orbita senese.

Uno dei primi documenti che testimonia la presenza dei Tolomei in Asciano risale al 1284 ed è proprio un contratto di prestito dove due fratelli, Meo e Moco, depositano presso Orlando, pievano di S. Agata, il relativo carteggio (1).

Alla fine del 1200 si verificò un coinvolgimento massiccio degli uomini del casato Tolomei nelle file dei podestà o rettori, chiamati a governare piccole o importanti comunità fuori o dentro lo Stato, (tra cui anche Asciano), ma anche a pricoprire importanti cariche ecclesiastiche, come quella di Don Cristoforo Tolomei che nel 1275 era Priore della Canonica di Salteano ed aveva il compito di raccogliere i “subsidi” per la “guerra santa”. A Salteano, nel 1314 sarà Priore ancora un Tolomei, Rinaldo di Francesco, a cui verrà assegnata anche la Chiesa di Cosona.

Ma è agli inizi del trecento che i Tolomei cominciano un vero e proprio acquisto massiccio di terre a sud di Siena: investono i immobili, case, mulini, terreni. La loro supremazia nei confronti delle altre famiglie senesi da queste parti sarà indiscussa, soprattutto a Monteroni, Cuna, Radi, Campriano, Quinciano, San Lazzarello (detto infatti S. Lazzarello Tolomei), ma anche nella zona “delle crete”, a Chiusure,


Trequanda, S. Giovanni d’Asso, Rapolano, Serre e naturalmente Asciano. In quegli anni, (crediamo abbia avuto una certa influenza nelle scelte della casata), nei pressi di Chiusure (Asciano), Giovanni Tolomei (1272-1348), passato alla storia come Bernardo, aveva cominciato il suo isolamento religioso con altri due nobili senesi e di lì a poco si era formata una piccola comunità di preghiera. Nel 1319, grazie a lui e ai suoi seguaci, nasceva il Monastero di Santa Maria di Monte Oliveto ed il famosissimo Ordine Olivetano. Quasi contemporaneamente, alcuni membri della famiglia, cominciarono a spostare i loro possedimenti per accentrarli nella zona del nuovo monastero.Già in quegli anni (1317), dentro il castello di Asciano, suor Bartolomea di Messer Orlando Tolomei, terziaria francescana, aveva fondato l’Ospedale di San Michele Arcangelo con il suo lascito testamentario del 12 Settembre di quell’anno (3), adiacente al famoso “Palatium Talomei” che ancora oggi testimonia la presenza non casuale della casata in Asciano.

PALAZZO TOLOMEI: ASCIANO VIA BARTOLENGA CON LO STEMMA DELLA FAMIGLIA

Il piccolo ospedale, del quale ancora oggi rimane un affresco sopra la porta di ingresso con un bel San Michele dipinto, potrebbe essere stato ragionevolmente costruito quasi contemporaneamente.

Un primo documento del 1326 infatti lo testimonia già esistente e di proprietà di Antonio di Meo di Incontrato Tolomei (3).

Ma chi furono i Tolomei che acquistarono case e terre ad Asciano?

Il maggior fautore di questa “strategia fondiaria” fu senza ombra di dubbio, l’appena citato Antonio di Meo di Incontrato Tolomei, che combinò alcuni scambi di terreni con il Santa Maria della Scala per un valore di traslazione di 3.262 lire senesi, per poi acquisire beni a Chiusure nel Marzo 1322 e nel 1325, grazie anche alla vendita di 350 staiori di terra “laborativa e vineata” che aveva a Quinciano (Monteroni d’Arbia).

La vendita fatta da Antonio dei “beni quincianesi” al Santa Maria della Scala, fruttò ben 5.366 lire e rappresentava il 26,6% dei suoi beni personali) (4).

A differenza dei suoi familiari Antonio di Meo di Incontrato Tolomei fu il primo a prediligere gli acquisti fondiari al mestiere di banchiere, conseguendo dei risultati importanti ed un successo inaspettato.

Oltre ad arrivare a possedere praticamente quasi tutto il Comunello di “Chisure” (Chiusure) compresa la via pubblica, anche in “corte” di Asciano realizzò notevoli acquisti.

Nel 1316/1318 Antonio aveva già una quota di un mulino assieme a Sano Leonardi, Sozzo Bandinelli, Nero Piccolomini e la vedova del mercante Terio Ranieri (5). Nel Gennaio del 1319 acquista da Rinaldo Benachi un podere, un mulino ed altri beni in località Montecalvoli (tra Asciano e Trequanda), probabilmente sul torrente Asso, in località S. Savino (6), dove oggi esiste ancora un

podere detto “Molino” a testimoniare l’antico opificio. E’ lo stesso Mulino che nel 1321 Antonio “alluoga” (affitta) a Nero del fu Giovanni per un periodo di venti anni in cambio di nove staia di grano l’anno (7). Sempre nel 1319, ma nel mese di Aprile, Antonio entra in possesso di una quota del Mulino di Sant’Agata detto anche “Molino della Pieve” (8) e nel maggio successivo di un’altra


quota del vicino “Molendini Sancti Johannis” dei cavalieri Gerosolomitani, successivamente detto “della Commenda” (9), entrambi non lontani dalle mura castellane. Dal medesimo contratto dell’11 Maggio 1319 si evince anche l’acquisto del Mulino e dell’adiacente Palazzo siti in “Pian delle Vene” (10). Questa volta Antonio avrà a sua disposizione l’intera struttura molitoria e non solo una porzione di quello che verrà successivamente chiamato il “Molino del Palazzo” ed anche il “Palatium” stesso che così continuerà a chiamarsi nei secoli successivi fino ad oggi. Quest’ultima acquisizione sarà trasmessa ai suoi eredi fino ai

tempi di Claudio Tolomei, tanto da venir dichiarata tra i beni di Pieranselmo, suo padre, nel 1491. Sempre in Asciano, nel 1326, Antonio aveva anche un Palazzo chiamato “Palatium Tolomei”, con chiostro ed alcuni possedimenti tra i quali il podere di “Sasseto” (verso le Serre di Rapolano), come si evince da un contratto di mezzadria in cui lo stesso Antonio lo concede “a mezzadria” ai lavoranti Puccio di Brunello e figli (11)

Sempre nel Dicembre dello stesso anno un altro contratto fatto da Antonio viene stipulato nel chiostro del Palazzo Tolomei (12) e nel 1328 lo stesso Antonio concede a mezzadria un terreno a Montecavoli (13). Nel 1333 predispone la dote per una sua figlia di nome Bartaloccia, versando alla famiglia del futuro consorte (Ranuccio di Cacciaconte di Ranuccio Cacciaconti) ben ottocento fiorini d’oro a titolo nuziale(14) (un’altra sua figlia era andata in sposa a Nicolaccio Petroni di Siena).

Nel 1334 risulta proprietario di un altro mulino nella campagna ascianese che affitta a due mugnai, i fratelli Meo e Bindo per il corrispettivo di quattro moggia di grano (15) Nel 1344 Antonio compare proprietario di un terreno vicino al castello chiamato “Buita” o “Buta” (16) e di un terzo mulino acquistato da donna Ghenga e che affitterà a Corrado di Giovanni “de Sciano” per 36 staia di grano annue (17)

Nel 1345 fa scolpire una iscrizione marmorea nella Chiesa dei frati di San Francesco a perenne ricordo del nuovo dormitorio costruito con i suoi soldi, come vedremo nei particolari nel capitolo successivo.

Da Antonio Tolomei a Claudio Tolomei Da vari studi fatti sulle discendenze dei Tolomei, risulta ancora difficile collocare il nostro Claudio di Pieranselmo di Gabrioccio Tolomei come pronipote diretto di Antonio di Meo Incontrato, nonostante sia ormai appurato che appartengono allo stesso ramo genealogico. L’incertezza in realtà è abbastanza relativa e verte sul fatto se Claudio sia un discendente di Antonio di Meo di Incontrato o di suo fratello carnale Fredi di Meo di Incontrato. In breve: Meo di Incontrato Tolomei ebbe almeno tre figli maschi: Tengoccio, Fredi e Antonio (quello fin qui descritto). Antonio ebbe almeno due figlie femmine: Bartaloccia (sposata Cacciaconti) e Francesca (sposata Petroni) e almeno un figlio maschio, Arigo, scomparso abbastanza giovane poco dopo essersi sposato con certa Niccoluccia. Non ho trovato ancora altri discendenti maschi per Antonio. Suo fratello Fredi ebbe almeno tre figli maschi: Gabrioccio, Biagio e Guinizzello.Uno dei figli di Fredi, Gabrioccio, avrà a sua volta un figlio di nome Antolino, che dovrebbe essere il trisnonno di Claudio Tolomei. Da Antolino a Claudio sono riuscito a certificare senza margine di errore la linea diretta:

Fredi di Meo di Incontrato Tolomei Gabrioccio di Fredi Tolomei Antolino di Gabrioccio Tolomei Niccolò di Antolino Tolomei Gabrioccio di Niccolò Tolomei Pieranselmo di Gabrioccio Tolomei


Claudio di Pieranselmo Tolomei Forse, in mancanza di eredi maschi, alcuni dei beni di Antonio passarono al fratello Fredi e questo spiegherebbe perché, circa una secolo dopo, i pronipoti di Fredi li posseggono, anche se solo in parte.

Tra i possessi che furono di Antonio, rimangono ai bisnipoti di Fredi:

il terreno in località “Buita”, il podere di Montecalvoli, il Palazzo con l’adiacente Mulino di Pian delle Vene, mentre altri beni, come il Palazzo Tolomei accanto all’ospedale, no.

IL “PALAZZO” ED IL SUO MULINO NEL CATASTO LEOPOLDINO DEL 1819

IL “PALAZZO” IN UNA FOTO DI QUALCHE ANNO FA

D’altronde i Tolomei di Fredi, nel 1400 hanno anche possedimenti diversi da quelli che aveva Antonio verso la metà del 1300.

Questo perché negli anni della conquista fondiaria di Asciano, anche se in modo minore, Fredi si era mosso autonomamente nel territorio ascianese assieme ai suoi suoi figli (18).

Uno di loro, Guinizzello di Fredi infatti, risulta nel 1345 rettore della chiesa di S. Andrea di Rigoli (19) in almeno due contratti.


I Tolomei e il Convento di San Francesco di Asciano Come tutti i membri della famiglia Tolomei, anche quelli “ascianesi” erano molto vicini alla causa francescana che peroravano costantemente con laute donazioni.

Così come il convento di Siena, anche quello dei “frati minori” di Asciano fu dunque oggetto di numerosissimi lasciti e sovvenzioni.

Su quando esattamente fu eretta la chiesa ed il convento dei francescani in Asciano non ci sono notizie precise, ma il periodo è senz’altro quello di fine 1200, probabilmente tra il 1282 e il 1307 (vedi il Volume “Sessiano 714 - Asciano 2014”, edito dalla Venerabile Confraternita di Misericordia nel 2014).

E’ pur vero che i francescani già possedevano terreni in loco fin dal 1212, come testimoniato da un atto di donazione a quei frati, di un terreno da parte del Comune di Asciano (20)

I Francescani si andarono ad installare proprio nello stesso luogo dove un tempo fu l’antichissima chiesa di San Lorenzo e, probabilmente, una precedente struttura fortificata.

Come per il Convento di Siena, anche quello di Asciano ospitò alcuni membri di casa Tolomei, in quanto frati francescani dell’Ordine.

Ma i Tolomei si distinsero pure, fin dai tempi di Antonio di Meo Incontrato, nella committenza di opere d’arte, abbellimenti, ampliamenti e ristrutturazioni.

STEMMA TOLOMEI SULL’ESTERNO DEL CONVENTO DI S. FRANCESCO

Per questo troviamo, anche nella nostra chiesa ascianese, molti stemmi in cotto e in marmo, iscrizioni e dipinti, concentrati maggiormente nella zona presbiteriale dove i Tolomei avevano addirittura il patronato sull’altare maggiore.

Negli anni venti del 1300 per esempio, fecero realizzare un polittico di dimensioni ridotte e di cui rimane oggi solo lo scomparto centrale (al tempo quest’opera era collocata proprio sopra l’altare grande sopra citato) (21).

Ma un’ altra importante iscrizione su pietra, sempre in questo convento, ci parla ancora di Antonio di Meo di Incontrato.


ISCRIZIONE (1345) DI ANTONIO DI MEO DI INCONTRATO TOLOMEI

Venne eseguita nel 1345 perché un Tolomei (frate Andrea, anch’egli francescano) venne eletto dal Papa “Generale toscano della Santa Inquisizione” e per sancire la contemporanea inaugurazione di un nuovo dormitorio, eretto proprio con i soldi di Antonio. Ma ecco la traduzione:

ADI / M /CCC/ XLV /ANTONIO /DI MEIO / INCO(N)TRATI TALOMEI / FECIE / FARE / QUESTO / DORMETORIO E SCALA / E LOGIA / PER L’ANIMA / D’ARIGO / SUO FILGLIUOLO / E DI MADONNA / NICOLUCCIA MOLGLIE / DEL DECTO ARIGO / E DI COMA(N)DA (=) ME(N)TO / DI FRATE / TORTURIERE / GIENERALE /MI (=) NISTRO/A PROPIATA / LACAPELA / DEL CO(N)VET(N)TO DI SCIANO / CO…………O / DEBONO / FARE / DUE UFICI / L UNO / NE LA VIGILIA / NUNSIATA / L ATRO NELLA / SUNSIONE DELLA / NOSTRA DONNA Anno Domini 1345. Antonio di Meo Incontrato Tolomei fece fare questo dormitorio, scala e loggia per l’anima d’ Arrigo suo figlio e di Madonna Nicoluccia moglie del detto Arrigo e su ordine del Generale Ministro dell’Inquisizione. A questo pro nella cappella del Convento di Asciano ___ si debbono fare due messe, l’una nella Vigilia della S.ma Annunziata e l’altra per l’assunzione della Madonna. I lasciti dei Tolomei ai francescani proseguiranno anche nel secolo successivo ad opera del trisnonno, del bisnonno, del nonno e del padre del nostro Claudio Tolomei, come vedremo nelle successive denunce dei redditi dette “Lira”.

Se dunque la presenza dei Tolomei ad Asciano nel XIV° secolo è ormai fortemente conclamata, andiamo a vedere nel secolo successivo, che è poi il motivo principale per cui ci siamo mossi e cioè testimoniare il consolidamento familiare dei genitori di Claudio Tolomei in Asciano.


La famiglia di Claudio Tolomei e i loro beni in Asciano nel ‘400 Claudio nacque nel 1492 ad Asciano da Pieranselmo di Gabrioccio Tolomei e Cornelia Sozzini.

Una delle notizie più interessanti dei progenitori di Pieranselmo è relativa ad un terreno che suo avo Antolino di Gabrioccio di Fredi possedeva nel 1379 ad Asciano in località “Buta o Buita” (già citato a nota 15).

Lo stesso appezzamento infatti era comparso anche nel 1344 come proprietà di Antonio di Meo di Incontrato (vedi nota 13), fratello di Fredi.

Non abbiamo ancora la certezza di un passaggio di beni tra queste due discendenze, ma se lasciamo passare qualche decennio la situazione appare molto più semplice.

Bisogna arrivare ad un documento trovato in Biiblioteca Comunale di Siena, dove esiste una pergamena in cui il bisnonno di Claudio Tolomei, tale Niccolò del fu Antolino di Gabrioccio, si obbliga nel 1430 a passare ogni anno, al Convento francescano di Asciano alcune elemosine per le funzioni dei morti. (22)

Da ora in avanti potremo avvalerci delle carte del nostro Archivio di Stato di Siena e precisamente di alcune dichiarazioni di beni di questo ramo dei Tolomei (Lira del terzo di Kamollia e popolo di S. Cristoforo).

Da queste si evince che a partire da Gabrioccio (Lira del 1459), i loro possessi erano ormai concentrati su Siena (casa abitativa, due botteghe dell’arte della lana sotto l’abitazione, date in affitto, piccola quota del palazzo Tolomei) e su Asciano (la maggior parte).

Di seguito riporterò le varie dichiarazioni del 1459, 1467, 1478, 1481 e 1491, che riportano tutti i possedimenti della famiglia di Claudio Tolomei ad Asciano, tralasciando le cose senesi.

ASS LIRA 145anno 1459 di Gabrioccio Tolomei Tra i beni posseduti in Asciano, Gabrioccio dichiara “una chasa di mia habitatione con masseritie”, “uno chasamento guasto”, rovinato dalla recente guerra, con accanto terra, vigna e un mulino ad un palmento.

Sempre nella corte di Asciano Gabrioccio possiede un altro mulino a metà con la magione di San Giovanni di Gerusalemme, Ordine già presente in Asciano almeno dai primi anni del 1300 e la nona parte di un terzo mulino di cui da poco aveva venduto altre quote.

Vicino al castello, in zona detta “Prato”, ha anche un albergo (sulla strada come vedremo in seguito) oltre a un giardino, un colombaio, un frutteto e quattro appezzamenti di terreno più distanti nelle località ancora oggi esistenti di : Balloccio, Viepre, Navolano, Pratovecchio, Montalceto, Castelnuovo Bersi, Canelle e Scianello, Chiatina (con un palazzo mezzo rovinato).

Poi segue l’elenco degli animali, olio, vino ecc.. e la dichiarazione si conclude dicendo che:

“Ai Frati di San Francesco de Sciano l’ò a dare ogni anno in perpetuo soldi diecie di cera, uno staio di pane, uno staio di vino e soldi venti per pietanza”. ASS LIRA 170anno 1467 c.115 Gabrioccio era già defunto e la dichiarazione viene presentata a nome dei tre eredi maschi, Francesco, Pieranselmo e Giovanni Battista (“heredi di gabrioccio di Nicolò di Antolino de ptholomej”).

I beni sembrano un po’ diminuiti, ma rimane la casa di abitazione dentro il castello di Asciano, il mulino ad un palmento, una parte di un altro mulino, la terra a Balloccio, Viepre, Navolano, Pratovecchio e Canella.

Come vedremo successivamente i Tolomei dichiarano in realtà meno di quanto posseduto perché ed alcuni dei beni omessi, ricompariranno magicamente undici anni dopo.

ASS LIRA 182anno 1478 La dichiarazione è ancorea congiunta: Francesco, Pieranselmo e Giovanbattista Tolomei

Tra i beni ascianesi stavolta si usa maggiore precisione e ricompaiono le località omesse undici anni prima ed anche qualcuna nuova: Beccanella, Viepre, Balloccio, Ginestrelle, Pratovecchio. Poi “uno mulino in decta corte el quale tiene aficto da noi britio de Havena”.“Aviamo drento alcastello disciano la chasa dela nostra abitatione. Uno casamento guasto con vigna et terra


appresso il castello disciano decto il palaçço di valuta fiorini 600. Una casetta nel castello di sciano. Una casa in detta corte inluogo a Navolano. Due possessioni poste nela corte di castel nuovo berçi”.

ASS LIRA 199, f.12 (anno 1481)ASS LIRA 199 anno 1481 Sempre fatta dai tre fratelli Tolomei figli di Gabrioccio.

“havemo uno palagetto posto a lato sciano con vigne….. a valuta fiorinj cinquecento Item uno mulino posto drieto al Palagio sopradecto a valuta fiorinj cinquecento Item possessioni in dicta corte cio è ilpodere del giardino elpodere di beccanella elpodere del balloccio elpodere di vepri elpodere di ginestrelle e paia sei di buoj….. Item uno podere nela corte di castel nuovo berçi illuogo detto lecannelle et no se lavorato gia tre annj ha uno paio di buoj…. Item uno pezzuolo di bosco ne la corte di Chisure…. Item uno albergaccio ne la corte di sciano illuogo decto Prato nelquale (???) più osteria di strata… Item una casa a sciano dove habitiamo et sue massaritie”. ….Segue l’elenco dei debiti e si conclude con: “Item haviamo una perpetua ogni anno di venti lire per S. Francesco Siena et dieci per S. Francesco di sciano”. ASS LIRA 229 anno 1491 c.335 “Item una casa nel castello d isciano dove habitiamo al presente , posta da la porta a la Pieve. Item un casamentaccio guasto fuor di Sciano chiamato el Palaçço”. In pratica riconferma tutte le terre possedute dieci anni prima.

Pieranselmo dunque abitava a Siena vicino alla chiesa di San Cristofano, in quella che oggi viene chiamata Piazza Tolomei, insieme alla famiglia di Ambrogio di Mariano Borghesi, poiché questi era suo cognato.

Le sorelle di Pieranselmo, quindi anche di Francesco e Giovanbattista Tolomei e cioè Agnese e Francisca, si erano infatti sposate a loro volta con due fratelli, Ambrogio e Borghesio entrambi figli di Mariano Borghesi.

Per far sposare le femmine di casa, i Tolomei avevano dovuto sborsare tra i 15.000 e i 18.000 fiorini, tanto che si erano fortemente indebitati e nella denuncia del 1481 si rileva che dovevano ancora dare 300 fiorini ad Ambrogio Borghesi, soldi che

nel 1491 (dieci anni dopo), non avevano ancora restituito se non in piccola parte. In alcuni periodi dell’anno, per curare i loro affari e i loro possedimenti (terreni, orti, mulini, animali) i fratelli Tolomei si recavano per brevi periodi ad Asciano dove, dai tempi del padre (Gabrioccio) avevano quasi tutti i loro beni più importanti (vedi Lira del 1459).


I figli di Pieranselmo nacquero e furono battezzati a Siena: Francesco nel 1481, Nicolò nel 1482 e Girolamo nel 1498 (AAS Libro dei battezzati).

Ma Claudio nacque ad Asciano

Il perché lo troviamo nella “Lira” del 1491 dove il padre Pieranselmo afferma che lui ed il fratello Giovanbattista si erano in quell’anno trasferiti ad Asciano con le loro famiglie: ecco perché l’anno seguente Claudio nacque ad Asciano.

PIERANSELMO ESECUTORA DI GABELLA NELLA BICCHERNA DEL 1486

Pieranselmo era un personaggio un po’ meno ricco degli altri Tolomei, ma ben inserito nel tessuto politico della città, tanto da avere avuto alcuni importanti incarichi, come la nomina ad “Esecutore di Gabella” nel 1486, come si rileva anche dalla tavoletta della biccherna di quell’anno dipinta da Guidoccio Cozzarelli.

Hanno collaborato alle ricerche:

Giorgio Romi- Enzo Magini


Le località individuate: Acquaviva: Balloccio: Beccanella: Canelle:

Chiusure: Montalceto.

Navolano: Palazzo:

Rigoli: Sasseto: Viepre:

Acqua viva è ancora oggi un podere nel Comune di Asciano, vicino al podere Sasseto. Baloccio/Ballozzo/ Balozzo. E’ un podere nel Comune di Asciano poco distante da quello di Beccanella dal quale si trova più a Ovest. Beccanella è un podere nel Comune di Asciano. Zona a sud di Asciano Stazione verso Viepri, Sasseto e Acquaviva Buita: (Non individuato, ma vicino al centro di Asciano) Canelle o Cannelle è un podere del Comune di Asciano. Sulla lauretana in direzione di Scrofiano e Sinalunga, non lontano da Ascianello. Castelnuovo Berçi: Castel nuovo/ Castel Bersi / Castel Berzi. Nel Comune di Asciano. Fu un castello ed oggi ha mutato il suo nome in Castelnuovo Grilli. Chiatina: Antichissima località nel Comune di Buonconvento Chisuri/ Chiusuri. Piccolo paesino delle crete di Asciano, vicino al Monastero di Monte Oliveto Maggiore. Ginestrelle: Podere nel Comune di Asciano vicino a Cipollona Monte Alceto/ località nel Comune di Asciano. In realtà non sappiamo se la possessione dei Tolomei fosse nei pressi della Torre di Montalceto o dei Bagni di Montalceto entrambi ad est di Asciano in direzione di San Gimignanello. Fu un castello. Montecalvoli Montecalboli/ Montegarboli. Nel Comune di Asciano. Vicino scorre il torrente Asso e in località San Savino esistono ancora i resti del Mulino. Nacolano /Nocolano. Nel Comune di Asciano. Oggi è chiamato Novolano, dista un chilometro dal centro del paese in direzione sud est. Vicinissimo al centro storico di Asciano esiste ancora oggi con lo stesso toponimo. Accanto il Mulino che fu dei Tolomei. Pratovecchio: Area fuori dalla Porta Massini e sotto al Convento di san Francesco Con lo stesso toponimo oggi ci sono due poderi: Rigoli e Rigoli di Sotto. Siamo nel Comune di Asciano nella zona ad ovest del paese. Qui sorgeva anche la chiesa di S. Andrea. Podere nel Comune di Asciano vicino a Viepri e Acquaviva. Scianello. Oggi chiamato Ascianello, è un podere del Comune di Rapolano Terme, a sud est di Asciano andando in direzione di Scrofiano e Sinalunga. Oggi è chiamato Viepri ed è un podere nel Comune di Asciano tra Beccanella,e Acquaviva e Sasseto.

Note:

(1) – (D.T. 1284, Settembre 5) e cit. dal Volume “I TOLOMEI BANCHIERI DI SIENA” di Roberta Mucciarelli, pag. 133/134.

Meo e Moco Tolomei depositano presso Orlando, Pievano di S. Agata di Asciano, gli strumenti di debito che obbligavano la comunità delle Serre a pagare ai suddetti, entro cinque anni, la somma di 2.800 lire. Il prestito era stato fatto da Bonifazio di Crescenzio di Siena, il quale aveva ceduto il credito ai figli di Pietro Tolomei, Meo e Moco.

(2) – (BSSP anno 1936 p. 301) Il lascito testamentario di suor Bartolomea prevedeva la erezione di un ospedale, conforme fu eseguito per atto stipulato nella Pieve di S. Agata dal notaio ascianese Bartolomeo di Vannuccio.

(3) - (ASS Notarile, 15, c. 91v, 1326, Ottobre 6) e cit. dal Volume I de “Il Contratto di Mezzadria nella Toscana Medievale”, di G. Pinto e P. Pirillo, pag. 191

(4) – (1322, cit. dal Volume “I TOLOMEI BANCHIERI DI SIENA” di Roberta Mucciarelli)

- (ASS Diplomatico Ricci, 1324 Gennaio 5 / 1323 vecchio calendario senese). Siena “ante domum mercantie”. Salomone del fu Bartolomeo Piccolomini, minore di 25 anni e maggiore di 14, erede universale di Guglielmino del fu Guglielmo Piccolomini, con il consenso dei suoi parenti Meo di Guglielmo, Pietro di Salomone e Regolino di Carlo Piccolomini, “nomine hereditatis dicti

Pag 12

Guillielmi”, vende ad Antonio di Meo di Incontrato Tolomei, al prezzo di 300 lire già ricevute, tutti i diritti a lui spettanti contro Mino di ser Guglielmo di Chiusure e Memmo e Pepo suoi figli obbligati


“ex causa mutui” verso il suddetto Guglielmino per la stessa somma. Testimoni Chele di Benintende, Giacomo di Gianni, Nuccino di Lotto.

Duccio del fu Buonfigliolo notaio.

(5) – (ASS Tavola delle Possessioni di Asciano e citazione dal Volume “Sessiano 714 Asciano 2014: una storia di 1300 anni” pag. 50).

(6) – (ASS DAG 1319 Gennaio 3 – 1318 vecchio calendario senese “ab incarnatione”)

Siena: Rinaldo di Mino Benachi, alla presenza dei Consoli di Mercanzia e con il consenso di suo fratello Andrea e dei suoi parenti Niccolò di Viva e Neri di Rigo di Ranieri Piccolomini, per il prezzo di 1350 lire vende ad Antonio di Meo Tolomei un podere, un mulino ed altri beni situati a Montecalvoli.

Testimoni Fredi di Meo (suo fratello), Meo di Rinaldo. Il contratto fu rogato dal notaio Mino di Maffeo di Valcortese.

(7) – (ASS DAG 1321, Agosto, 24)

(8) – (ASS DAG 1319, Aprile 7)

(9) – (ASS DAG 1319, Maggio 11)

(10)- (ASS DAG 1319, Maggio 11).

Il mulino di Pian delle vene con il “Palazzo” e il terreno intorno erano della famiglia Gallerani e Antonio se ne appropriò acquisendo i diritti di credito che Meo di Guglielmo Piccolomini vantava verso Giovanni di Ciampolo Gallerani fin dal 1317 (vedi anche “I Tolomei banchieri di Siena” di R. Mucciarelli, pag. 326).

(11) - (ASS DAG 1321 Agosto, 24 nota 3).

L’atto viene stipulato nel chiostro del Palazzo Tolomei di Asciano ed il podere viene concesso da Antonio quondam Mei Incontrati de Talomeis

(12) – (ASS Notarile, 15, c. 149v) Antonio concede un podere a mezzadria a Mino del fu Matteo da Rencine per tre anni.

(13) – (ASS Notarile, 16, c. 26v 29 Aprile 1328)

(14) – (ASS DAG, 1333, Settembre 3)

(15) – (ASS DT 1334, Novembre 14)

(16) – (ASS Notarile, 21, c. 58r – 20 Giugno 1344)

“In curia de Sciano in loco dicto Buita, cui ex uno Antoni Mei domini Incontrati de Talomeis de Senis…”

(17) – (ASS DAG, 1343 Maggio 28)

(18) – (ASS OSP 1379, Marzo 13, c.23r.)

Una vigna dell’Ospedale Santa Maria della Scala di Siena è in contrada “Buta o Buita”

“…Che si facci manifesto al consiglio del Comune di Sciano che lo spedale vuole vendere la vigna……, posta nella contrada detta Buita…da l’uno lato frate Bernardo Bernardi, da l’altro Antolino di Gabrioccio Talomei, da l’altro la via del Comune”.

(19) – (due contratti in ASS Notarile, 21, c.144r/v del 28/01/1345 e del 29/01/1345)

(20) – dal Volume “S. Francesco e Siena” di P. Misciatelli e A. Lusini, pag. 258

(21) - cit. dal Volume “La terra dei Musei”, C. Alessi, pag. 399.

(22) – (BCS Pergamena fascio XL num. 399)

1430, 24 Giugno: Niccolò del fu Antolino di Gabbriello Tolomei si obbliga a passare alcune elemosine ogni anno al Convento di San Francesco di Asciano, per offizio dei morti. L’atto fu rogato dal Notaio Giovanni di Domenico Malafilia di Asciano.


LE CRETE OFFICINA D’IMMAGINI << 5 talenti per Asciano Città d’Arte>>

VENERDI’ 8 APRILE 2016

Sgarbi nel centro storico, ai musei Corboli e Cassioli, alla Pieve di Sant’Ippolito

ore 18 Leptio Magistralis

San Francesco

da Claudio Tolomei a Vittorio Sgarbi Il ruolo (perduto?) dell’intellettuale nella società <<La Pro Loco fa ristampare dalla prestigiosa casa editrice OLSCHKY di Firenze, 200 copie numerate della biografia, oggi introvabile: “ Claudio Tolomei. Umanista senese del ‘500” con un breve scritto di Vittorio Sgarbi e il commento del prof. Luigi Oliveto che si aggiungono alla prefazione originale del 1939 di Guido Mazzoni. Ripropone il suo marchio“Le Crete Officina d’Immagini” e torna a parlare di arte e cultura con un progetto ambizioso nato da un’idea di Franco Sartini: “ 5 talenti per Asciano Città d’Arte”. Un “talento” all’anno per cinque anni, commentato da storici, critici d’arte, giornalisti con l’intento far “brillare” agli occhi del mondo gli artisti che qui hanno vissuto e lavorato, donandoci monumenti, chiese, pievi, abbazie ricche di storia e di opere d’arte pregevoli. Quest’anno sarà il prof. Vittorio Sgarbi, intellettuale libero e critico d’arte di assoluto valore, a restituire al mondo della cultura il “talento” di Claudio Tolomei umanista, letterato, poeta, politico, raffinato cultore delle arti, nato ad Asciano, colpevolmente dimenticato nella “terra di nessuno” dai suoi concittadini>>. Luca Barbi Presidente Pro Loco Asciano


<<5 Talenti per Asciano Citta’ d’Arte>> Domenico di Bartolo d’Asciano (1400.4 secondo Vasari) 1) Location: chiesa monumentale di San Lorenzo a san Francesco
 2) Ricerca di Agusto Codogno sulla nascita e la vita di Domenico di Bartolo d’Asciano
 3) Presentazione dell’evento venerdi 5 maggio ore 18 al Museo Corboli
 4)Esposizione il 12-13 - 14 Maggio 2017 nella Chiesa Monumentale di San Lorenzo a San Francesco, delle opere di Domenico di Bartolo presenti nel territorio nazionale: Polittico di Santa Giuliana (galleria nazionale-Perugia) - Madonna dell’Umiltà (Pinacoteca di Siena)- Assunta ( magazzini della Pinacoteca di Siena)- Desco da Parto (galleria Giorgio Franchetti Cà d’Oro –Venezia) ; copie fotografiche degli affreschi nel Palazzo Comunale di Siena (Incoronazione della Vergine) , a Santa Maria della Scala e delle opere presenti nei musei americani, quali la Madonna col Bambino/ Philadelphia Musem of Art, la Madonna col Bambino in trono/ Princeston University Art Museum, la Madonna col Bambino in trono tra i santi Pietro e Paolo/ National Gallery of Art Washington. 4) Da mettere al centro dell’evento: <<Nel Museo Corboli non esiste nessun lavoro del pittore Ascianese. Sarebbe importante promuovere un comitato cittadino sostenuto da tutte le istituzioni per richiedere la custodia al Museo Corboli del quadro dell’Assunta, giacente nei magazzini della Pinacoteca di Siena impegnadosi al suo eventuale restauro>>.
 5) Inserire nel percorso dei musei del i2-13- 14 maggio il “Castello di Gallico” tramite opera di convincimento a Salini da parte di Sgarbi.


PRO LOCO ASCIANO con il Patrocinio del Comune

Presenta

SABATO 12 Maggio 2017- ore 1730 Chiesa Monumentale di San Lorenzo a San Francesco

INCONTRI (IM) POSSIBILI IN TERRA D’ASCIANO

DOMENICO DI BARTOLO Pittore Ascianese Incontra

VITTORIO SGARBI LEPTIO MAGISTRALIS DEL PROFESSOR VITTORIO SGARBI <<Asciano Arte e Paesaggio>>

Le Crete Officina d’Immagini

“ 5 TALENTI PER ASCIANO CITTA’ D’ARTE ”

“Claudio Tolomei: umanista senese del cinquecento” nato ad Asciano nel 1492


“Protagonista delle dispute sulle origini della lingua, ministro di Giustizia nel Ducato di Parma, Legato pontificio in Europa, Vescovo di Curzola, Ambasciatore della Repubblica Senese alla Corte di Francia, disperato testimone della sua caduta nel 1555 un anno prima della sua morte� La vita difficile tra cielo e terra, arte e politica di un raffinato cultore della lingua, delle lettere e delle arti, nella biografia scritta nel 1939 da LUIGI SBARAGLI

La Pro Loco di Asciano ne ha ordinato la ristampa alla prestigiosa casa editrice OLSCHKY -Firenze(FS)


Claudio Tolomei

Umanista senese del cinquecento

Editore OLSCHKY –Firenze-

a cura di Luigi Oliveto

(100 copie numerate)

<<La Pro Loco ha commissionato all’editore OLSCHKY di Firenze, la ristampa della biografia di Claudio Tolomei, umanista senese del cinquecento, nato ad Asciano nel 1492 e con il suo marchio “Le Crete Officina d’Immagini”torna a parlare di arte e cultura con un progetto ambizioso nato da un’idea di Franco Sartini: “ 5 talenti per Asciano Città d’Arte”. Uno all’anno per cinque anni, commentato da storici, critici d’arte, giornalisti, con l’intento di far “brillare” agli occhi del mondo gli artisti che hanno fatto onore a questa nostra terra ricca di monumenti, chiese, pievi, che hanno custodito opere d’arte pregevoli. Quest’anno sarà il prof. Vittorio Sgarbi, intellettuale e critico d’arte di assoluto valore, a riportare al centro del palcoscenico storico e letterario, la figura di Claudio Tolomei, umanista, letterato, poeta, politico, raffinato cultore delle arti, colpevolmente dimenticato da Asciano e da Siena. Alle dimenticanze nostre poniamo rimedio oggi… dopo cinque secoli, di quelle senesi ne leggerete le motivazioni nella prefazione al libro del prof. Luigi Oliveto>>. PRES. PRO LOCO: LUCA BARBI


“Talenti perduti …e quel che resta è ancora Asciano Città d’Arte”

Canonica di S. Clemente a Montecerconi. Esisteva già nel 1233

Abbadia a Rofeno prima del crollo del Campanile La Badia era già presente nell’anno 1031

Abside della Pie ve di S. Vito in Versuris (o in Creta). La pieve esisteva già nell’anno 714


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