Aloysius

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UNA VISIONE OLTRE

Aloysius



Il progetto “Una visione oltre”, ruota attorno alla figura di Luigi Groto, scrittore adriese del ‘500, sensibile interprete di un territorio che riuscì a leggere in profondità anche senza l’ausilio della vista, irrimediabilmente persa subito dopo la nascita. Figura di spicco nel panorama culturale del proprio tempo, il Groto seppe fare della sua menomazione una virtù, ispirandosi ai grandi ciechi dell’antichità: Omero e Tiresia. La storia di questo nostro concittadino del Cinquecento, caratterizzata da una “visione illuminata” delle arti, dell’uomo e dell’ambiente, offre numerosi spunti di riflessione e meriterebbe un adeguato approfondimento anche in ambito scolastico. Proprio per questi motivi la vita del Cieco d’Hadria, ha stimolato il progetto che la Pro Loco ha presentato nell’ambito del bando Culturalmente 2015 promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Il progetto ha coinvolto giovani artisti under 35 che, dopo aver “conosciuto” l’illustre commediografo e il contesto dell’epoca, grazie ad autorevoli storici locali quali Antonio Lodo e Sandra Bedetti, hanno prodotto alcune opere e performance, traducendo con linguaggio contemporaneo il motto ovidiano che viene associato al Groto: “Multum animo vidit, lumine captus erat” (vide molto con l’animo, quantunque privo della luce degli occhi). Sono nate così: Circle, performance, di Linda Ferrari in arte Drunkenrabbit, Call, performance, con corni bovini-suono, di Mattia Pajè, La fiaba, installazione audio, di g. olmo stuppia, Io vedo, performance di danza, della Scuola di danza Classica e moderna di Adria, Watching the unseen, performance e installazione, di Saverio Bonato, Resilienza, opera video, di Giacomo Bolzani, Prato performance collaborativa, di Chiara Guadagnini, Meglio dentro che fuori, videoproiezione di Filippo Marzocchi, 1500, performance recitativa a cura di alcuni attori della Compagnia Teatrale El Tanbarelo di Bellombra, Una Visione Oltre: Animo Vidit, mostra delle opere prodotte in occasione degli eventi di maggio 2015 da parte degli

artisti e di alcuni soci del Foto Club di Adria (Ildo Mauro Biolcati, Francesca Crepaldi, Donata Previato) e curata dall’Associazione Officina d’Arte di Loreo. A questa produzione va ad aggiungersi la presente pubblicazione realizzata da tre giovani fumettisti adriesi: Irene Boccato, Andrea Piva e Matteo Tosin che, per la prima volta, propongono alcune vicende della vita del Groto tramite una storia a fumetti, uno stimolo utile per divulgare, soprattutto tra i più giovani, la cultura locale. Il volume, inoltre, associa ai disegni alcuni testi di approfondimento, al fine di rendere quest’opera uno strumento da utilizzare nelle scuole per avvicinare gli studenti a un apprendimento più moderno e appassionante della storia adriese. Si sottolinea, inoltre, che i tre giovani fumettisti hanno partecipato alla sceneggiatura, allo storyboard (disegni abbozzati che impostano una prima visualizzazione della storia) e le immagini dettagliate, cercando di trasmettere i sentimenti e le suggestioni suscitate loro da avvenimenti salienti della storia del Cieco, utilizzando un linguaggio diretto, comprensibile e simbolico. Grazie anche alla direzione di Vanni Boccato il risultato è veramente interessante e qualificato e desterà sicuramente l’attenzione da parte di addetti ai lavori e non. Vedere realizzata una storia a fumetti da giovani e per i giovani (ma anche per gli adulti…) ispirata al passato della Città era un sogno nel cassetto della Pro Loco che ora ha preso forma grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, in quanto il progetto “Una visione oltre, Luigi Groto, illustre scrittore del ‘500 ispira una metafora contemporanea” è stato uno dei progetti selezionati dal bando Culturalmente 2015 promosso dalla Fondazione stessa. Anche se il programma di quest’iniziativa è così giunto al termine, la “visione oltre” dell’ambasciatore di Adria, Aloysius Groto, ancora pulsante dopo tanti secoli, lascierà sicuramente un’impronta indelebile come la luce lascia nelle tenebre. Letizia Guerra Presidente Pro Loco di Adria



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CRONOLOGIA, APPUNTI BIOGRAFICI e APPROFONDIMENTO della FIGURA di LUIGI GROTO



LUIGI GROTO, IL CIECO D’ADRIA Profilo biografico 1541. Luigi Groto nasce ad Adria il 7 settembre 1541 dal padre Federico e dalla madre Maria Rivieri, sorella dell’Arciprete e vicario vescovile Giovan Battista1. Le fonti, e l’autore stesso in alcuni passaggi dell’epistolario2, attestano che i Groto, pur essendo di condizione benestante, non vantano origini nobili, mentre si evince nella loro tradizione quell’impegno di ambito giuridico e civile determinante anche nella vita dell’autore: sono notai, giudici, avvocati3. A otto giorni dalla nascita, pare a causa di una grave forma di congiuntivite, perde per sempre la vista. Questa menomazione, tuttavia, non gli impedisce l’esplorazione culturale nella ricerca incessante di relazione umana. Lo studio appassionato di autori classici e contemporanei, che gli vengono letti da altri, grazie alla straordinaria memoria, seminano in profondità. Lo documenta il frutto di una produzione che tocca vari generi letterari, dalla produzione lirica di impronta manierista, al teatro che risente della lezione dei classici e della loro rifondazione filologica cinquecentesca, ma che è anche in dialogo con la sperimentazione dei contemporanei, alle orazioni e al ricco epistolario, testimoni più diretti del suo complesso Umanesimo. 1544-1550. Perde il padre e un’alluvione del Po distrugge le proprietà della famiglia con il conseguente dissesto economico. La sua educazione è affidata a precettori privati, tra questi Scipione Gesualdo De’ Belligni e, successivamente, l’avvocato Celio Calcagnini, omonimo del celebre umanista, dal quale il Cieco apprende i fondamenti della giurisprudenza. 1551-1556. Inizia a comporre versi rivelando da subito la precoce attitudine e varietà di interessi; scrive sonetti e capitoli da testi latini; traduce l’Iliade di Omero (Libro I) e le Georgiche di Virgilio, di ciò resta il riferimento nelle lettere; elabora in ottave, per noi perdute, le storie dell’Antico e Nuovo Testamento confluite nel dramma sacro Isaac4. Nel 1556 compone le prime orazioni, tra queste quella recitata alla regina Bona, moglie del re Sigismondo di Polonia5. Le Orazioni6 e le gratulationes costituiscono una costante della produzione: non c’è momento nella vita in cui il Cieco non ricorra all’oratoria per farsi portavoce delle istanze della comunità adriese a Venezia, omaggiare illustri personaggi, celebrare avvenimenti importanti. In tal modo egli si configura come

significativo riferimento per i suoi concittadini e rende evidente la marcatura della sua complessa espressione culturale, documentata anche da tre edizioni delle orazioni in francese7. 1557. Scrive la favola pastorale L’innamoramento d’Amore in cui rielabora parte dell’opera dello scrittore latino Apuleio, La Metamorfosi (o L’Asino d’oro), e del suo volgarizzamento ad opera di Matteo Maria Boiardo8. Il poemetto in ottave è dedicato a Lucrezia Guarnieri che, secondo il biografo Francesco Bocchi, fu la prima donna amata dal Groto9. Nel proemio dell’opera, l’autore fa riferimento alle Costituzioni e regole dell’amore come già le aveva insegnate Ovidio ai giovani romani, di cui tuttavia non è rimasta traccia. 1558-1563. Recita nell’Isaac rappresentato nella chiesa della Tomba. In questo periodo continua la produzione di orazioni contestualmente all’attività di insegnante ed entra in contatto con le Accademie e gli intellettuali del tempo. Pare abbia già avviato la stesura della tragedia Dalida10 e si accinga anche alla scrittura dell’Hadriana11. 1564. Muore la madre. Il Cieco è accolto in casa dello zio materno, arciprete della chiesa cattedrale, ma la convivenza non è facile ed egli si rifugia, quando può, nella consolatoria solitudine della sua vecchia casa. 1565. Invia a Girolamo Ruscelli il suo commento a Cinque Canti dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, successivamente rivisto ed emendato12. Nello stesso anno, nel palazzo pretorio di Adria, è rappresentata la favola pastorale Il pentimento amoroso13. Del primo gennaio è l’orazione recitata per la sua elezione a Principe dell’Accademia degli Illustrati, Accademia da lui stesso istituita ad Adria l’anno precedente14. 1567.Il tribunale della Santa Inquisizione, attraverso il vescovo Giulio Canano, lo processa con l’accusa di eresia. Nella sua casa vengono trovati libri proibiti, come le opere di Boccaccio, Aretino, Machiavelli, Agrippa di Neffoshein, Bernardino Ochino, Erasmo da Rotterdam; l’aggravante è di essersi fatto leggere e chiosare questi testi da “scolari puti”, adolescenti di età compresa tra gli undici e i quindici anni. Il Groto si difende abilmente, affermando che i libri erano stati preparati proprio per essere messi al rogo, tuttavia il coinvolgimento di giovani nella lettura di testi messi all’indice sarà un elemento


centrale per la sua condanna. L’8 luglio del 1567 viene pronunciata la sentenza: il Groto è scagionato dall’accusa di eresia, ma è costretto ad abiurare e a non impartire lezioni pubbliche e private15. 1568- 1569. Il 17 novembre 1569 recita l’Orazione Per il taglio di Porto Viro a sostegno del progetto di Marino Silvestri contribuendo, così, alla realizzazione di un’imponente opera idraulica e di bonifica: il taglio dell’argine destro a Porto Viro e il superamento dei montoni, cordoni dunosi che avevano trattenuto sino ad allora il fiume verso il mare. Le acque in eccesso sarebbero state immesse, così, nella sacca di Goro risolvendo il problema dell’interramento lagunare e bonificando i territori circostanti. L’orazione è recitata in Senato della Repubblica Veneta il 17 ottobre 1569, e la gratitudine dei suoi concittadini è ben manifesta nell’elogio tessuto da Francesco Bocchi in occasione dell’inaugurazione nel 1887 del busto marmoreo di Luigi Groto16. 1570. Pubblica la traduzione del libro I dell’Iliade di Omero. 1571. Entra a far parte dei Pastori Fratteggiani, circolo di intellettuali tra i quali spiccano Ludovico Dolce, Girolamo Ruscelli, Girolamo Parabosco sotto la guida di Giovanni Maria Bonardo17. Con quest’ultimo il Cieco instaurerà un rapporto di profonda amicizia e intesa culturale, documentati anche dall’attività di curatore dell’opera del Bonardo18. Lo stesso anno recita l’Orazione che celebra la vittoria della Lega contro i Turchi nella battaglia di Lepanto. 1572. La tragedia Dalida è data alla scena in Adria “sotto la loza piccola”. L’autore compone altre due tragedie Ginevra e Isabella che non ci sono pervenute. 1573- 1576. Lavora ancora alla favola pastorale Il Pentimento Amoroso che è rappresentata nel 1575 e pubblicato nel 1576, anno in cui abbozza anche la commedia Emilia19. E’ del 2 giugno del 1576 il monitorio del vescovo Canano: gli viene ribadito il divieto di esercitare l’insegnamento pubblico e privato. il Cieco, infatti, nonostante la sentenza seguita al processo del 1567, aveva ripreso ad impartire lezioni private, anche per ovvie ragioni di sostentamento. 1577. Esce la Prima parte delle Rime20. 1578. Hadriana è rappresentata ad Adria e pubblicata presso Domenico Farri a Venezia. 1579. Lavora, con la collaborazione del Ruscelli, alla riforma del Decamerone di Giovanni Boccaccio, che sarà pubblicata postuma21. La commedia Emilia è rappresentata Ad Adria,“ il dì primo di marzo1579, la domenica di

carnesciale” in una “scena di perpetua durevolezza alle cui prospettive si affacciassero le commedie”. 1580. Sposa la serva Caterina dalla quale ha già avuto i figli Giovan Battista e Domenica. Gli viene nuovamente intimato di non insegnare. E’ rappresentata ad Adria la commedia Il Thesoro22. Nel contempo l’autore rielabora la favola pastorale La Calisto23 e lavora alle tragedie Progne e Mirra che non ci sono pervenute. 1581-1583. Il Cieco, incurante degli ammonimenti, riprende l’insegnamento e, oltre all’incessante attività di oratore, lavora ad altre opere per noi perdute (le Imprese, l’Effemeride, Cento dialoghi, Elogi). Nel 1581 vengono rappresentati ad Adria Isaac ed Emilia, l’anno seguente, Calisto e, a Verona, Dalida. Sempre nell’1582 esce la seconda edizione dell’Hadriana presso i fratelli Zoppini; nel 1583, la seconda edizione del Thesoro e Dalida, la terza, dell’Hadriana e del Pentimento Amoroso. 1584. Hadriana è pubblicata per la quarta volta ed esce la seconda edizione della Prima parte delle Rime presso Zoppini. In questo periodo ll Groto si ammala, ma ciò non gli impedisce di proseguire la sua attività, di coltivare amicizie e contatti, di scrivere. In questo frangente si intensifica la collaborazione con Giovanni Maria Bonardo, e il Cieco si attiva perché le opere dell’amico vengano pubblicate, ne scrive le dediche e un commento all’opera La Grandezza, larghezza, e distanza di tutte le sfere; a lui dedica la sua ultima commedia, Alteria, che uscirà postuma24. 1585. Nonostante la malattia, egli accetta l’invito di recitare la parte dell’indovino cieco Tiresia nella rappresentazione dell’Edipo Re di Sofocle tradotto da Orsatto Giustinian per l’inaugurazione del teatro Olimpico di Vicenza. Egli vuol fare esperienza diretta di quel genere tanto amato e praticato, così visivo e capace di superare nella rappresentazione scenica il confine della scrittura. Esce anche la quarta edizione de Il Pentimento Amoroso e l’autore scrive la dedica premessa alla raccolta delle Orazioni che usciranno postume nel 1586. Il Doge Pasquale Cicogna gli assegna la cattedra di filosofia. E’ il gratificante riconoscimento dell’impegno in una personale ricerca di chiavi di comunicazione e lettura del mondo, capaci di vedere oltre. Il 13 dicembre, nel giorno di Santa Lucia, Groto muore senza poter realizzare quest’ultima esperienza, tanto prestigiosa; senza poter insegnare, finalmente, pubblicamente. Il Cieco viene sepolto dapprima a Venezia in San Luca e, successivamente, nella cattedrale di Adria.


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Luigi Groto e il suo tempo (1541-1585), Atti del Convegno di Studi (Adria, 27-29 aprile 1984), a. c. di Giorgio Brunello e Antonio Lodo, vol.1, Minelliana, Rovigo 1987; 2 Le famigliari del Cieco d’Adria, a. c. di Marco De Poli, Luisa Servadei, Antonella Turri, Antilia, Editori del Veneto, Treviso 2007. L’epistolario fu edito per la prima volta a cura di Giovanni Sega nel 1606; si tratta di un corpus di 295 lettere che documentano gli interessi culturali e la fitta rete di relazioni con figure di spicco dell’epoca; i destinatari sono intellettuali, ecclesiastici, personaggi illustri, donne. L’opera costituisce una straordinaria fonte per comprendere la personalità dell’autore. 3

Le Rime di Luigi Groto, Cieco d’Adria, a. c. di Barbara Spaggiari, vol. I, pp. XIX-XX, Apogeo, Adria 2014;

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Il dramma fu composto tr il 1555 e il 1556 e fu pubblicato postumo nel 1586.

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Orazione per la regina Bona, moglie di Sigismondo di Polonia, Zoppini, Treviso 1602.

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Data l’urgenza della sintesi di questo sintetico profilo biografico, si omette il dettaglio cronologico relativo alla composizione delle specifiche orazioni, menzionandone solo alcune particolarmente importanti. L’autore scrisse Orazioni volgari e latine. 7

Les Harangues de Louys Grotto aveugle d’Hadrie admirable en eloquence: par luy prononcees en plusieurs lieux, ou il a este envoye ambassadeur. Traduites de latin, et d’italien en francois, par Barthelemy de Viette Lionnois. Vi sono tre edizioni a Parigi nel 1611, 1617,1628. Cf. B. Spaggiari 2014, pp. LXVII-LXXI. 8

Cf. B. Spaggiari 2014, pag. LV.

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Cf. Francesco Antonio Bocchi, Luigi Groto ( Il Cieco d’Adria). Il suo tempo, la sua vita, le sue opere, Eredi Guarnieri Adria 1886, pag.16.

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La Dalida tragedia nova di Luigi Groto cieco d’Adria, Domenico e Giovan Battista Guerra, Venezia 1557. Nella Lettera che precede l’edizione, l’autore afferma che questa tragedia fu “primogenita” e che dopo questa egli scrisse Ginevra, Adriana, Isabella. La tragedia fu tradotta in inglese da tal William Alabaster col titolo di Roxana.

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La Hadriana tragedia nova di Luigi Groto cieco d’Adria, Domenico Farri, Venezia 1578.La tragedia vede ben nove edizioni fino al 1626.

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I cinque canti di M. Lodovico Ariosto che seguono la materia del Furioso, tutti di nuovo rivisti e ricorretti da molti importantissimi errori che fin qui sono stati in tutti gli altri, con gli argomenti in rima e i discorsi di Luigi Grotta d’Adria, con alcune brevi e importanti annotazioni del medesimo, Vincenzo Valgrisi, Venezia 1565.

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Il pentimento amoroso. Nuova favola pastorale di Luigi Groto, cieco d’Adria, oltre ad essere più volte edita in Venezia tra il 1576 e il 1612, l’opera, tra il 1590 e il 1598, presenta anche traduzioni e rielaborazioni in francese. Cf. B. Spaggiari 2014, pag. LXIII-LXIV.

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Cf. Luigi Groto e il suo tempo- Atti 1987, vol. II, Adriano Mazzetti, L’ambiente culturale rodigino tra Cinque e Seicento. Le Accademie, pp.79-95.

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G.Mantese, M.Nardello, Due processi per eresia: la vicenda religiosa di Luigi Groto, il Cieco d’Adria e della nobile vicentina Angelica Pigafetta Piovene, Officine Grafiche, Vicenza 1974.

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“Al Cieco d’Adria pertanto colla orazione del taglio di Porto Viro si deve l’iniziativa potenziale, non solo delle bonifiche, ma eziandio dei successivi progressi; perché se il Po avesse continuato a sboccare a Porto Levante, ed il Canal Bianco fosse rimasto suo confluente, obbligato a sostener i funesti ringorghi, sarebbe tornata impossibile l’opera delle bonifiche. Oh! Lode e gloria a colui che non solo fu il più grande scienziato e letterato della provincia, ma eziandio il suo più insigne benefattore” In F. Bocchi, Il Cieco d’Adria. Discorso nella solenne inaugurazione celebrata in Adria il 14 marzo 1887, del busto marmoreo di Luigi Groto detto il Cieco d’Adria, Aqui 1887, pag.7.

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Cf. Luigi Groto e il suo tempo- Atti 1987, vol II, Franco Rizzi, le socialità profonde: la famiglia di Luigi Groto Il Cieco D’Adria, pp.23-60.

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Del Bonardo il Groto curerà La minera del mondo, Le ricchezze dell’agricoltura, La grandezza, larghezza, distanza di tutte le sfere.

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L. Groto, La Emilia comedia nova di Luigi Groto cieco d’Adria, presso Francesco Ziletti, Venezia 1579

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Le Rime sono oltre milletrecento poesie in volgare e una trentina di carmina in latino, furono curate dallo stesso autore nelle edizioni del 1577 e 1584, cui seguirono diverse ristampe in Venezia fino all’edizione di Ambrogio Dei del 1610. Questi dopo aver ricercato e raccolto tutte le liriche dell’autore le pubblicò in tre parti. Solo nel 1014 le Rime sono state nuovamente date alla stampa nell’edizione completa, curata da Barbara Spaggiari.

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Cf. B. Spaggiari 2014, CXIII-CXV.

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Il thesoro comedia nova di Luigi Groto cieco d’Adria, Fabio e Agostino Zoppini, Venezia 1583.

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La Calisto nova favola pastorale di Luigi Groto cieco d’Adria, Fabio e Agostin Zoppini, Venezia 1583.

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La Alteria commedia nova di Luigi Groto cieco d’Adria, Fabio e Agostino Zoppini, Venezia 1587.


Olivo Perzolla (Adria - RO, 1950). Dipinge dal 1970, esponendo i suoi lavori in alcune mostre personali e collettive. Fa alcune esperienze come vignettista nella metĂ degli anni Settanta con giornali locali (Il ponte di castello, Il Gazzettino edizione di Padova), ha ripreso in occasione delle campagne elettorali del 2009 e del 2016.


LUIGI GROTO TRA ADRIA E L’EUROPA: NUOVA LUCE SUL CIECO “Aveva del colerico, ma temperato: sobrio, ma non si schivava d’alcun cibo, che comunemente si mangia. Allegro, e per ordinario dispensava qualche hora del giorno in suono, o in canto: amico d’amici di modo che mai negò offitio, o opera che richiesto fosse, né mai per occupation, ch’havesse, o studio che facesse, recusò di dar intertenimento a quanti andasse da lui: mostravasi avaro nel spender, ma si iscusava con il bisogno de’ libri, e del spender in Vinegia, dove si interteniva molti giorni, e mesi dell’anno: dormiva pochissimo: la mattina avanti giorno per ordinario componeva, e nella venuta de primi suoi scollari faceva scriver ciò ch’havea composto. Era il Sig.r Luigi non solo di natura piacevole, ma di maniera conforme ad ogn’altra natura, che da gli amici, compagni, o discepoli suoi non veniva proposto cosa, come studio, lettura, giucho, diporto, suono, canto, ballo, convito, o altro intertenimento, che lui prontamente non vi si accostasse: di modo che alcune volte non recusò di farsi maschera da Carnesciale, molta di ballare, e assai di più di intertenersi sopra le feste, dove alcune volte vi dimorava le notti intiere: il che attribuiva al diletto prendeva de suoni, e in vero non passava giorno che non toccasse o d’arpicordo, o di liuto, de quali istromenti faceva assai bene la parte sua, e specialmente dell’ultimo: sonava anco di viola da gamba, di flauto, ma non mai volse toccar lira per discordare dal comun suono de’ gl’orbi; e in vece volse più tosto apprender la tromba, et il tamburo. Fù lusurioso, e vi consumò molto del suo havere, et dei suoi emolumenti”1. La nota anonima conservata nell’Archivio adriese tratteggia con segno leggero ma incisivo la personalità del Cieco, lontana dall’immagine malinconica e stereotipata consegnataci troppo spesso dalla tradizione. Tra queste righe riluce, invece, uno spirito libero, capace di un sentire intelligente e profondo che lo guida ad intercettare la bellezza del vivere nelle varie espressioni artistiche, e nella relazione umana in tutte le sue forme. Luigi Groto, cieco a pochi giorni dalla nascita, vive ad Adria tra il 1541 e il 1585: breve la parabola della sua vita, tuttavia intensa. Figura di indubbio spessore culturale, al di fuori del limite municipalistico, egli si configura come riferimento in spazi ben più dilatati per l’eco della sua opera, che supera i confini nazionali arrivando in Spagna, Francia, Inghilterra, qualificandone l’orizzonte esegetico, interpretativo. Il Cieco non vede, ma, grazie anche alla sua straordinaria memoria, non si rassegna e lotta, coraggiosa-mente, contro quello sguardo negato sulla vita che egli ama con autenticità, riconducendo ogni altro senso a ridipingere l’immagine. La sua eclettica tensione culturale lo porta a sperimentare ogni ambito, da quello filologico (correzioni ai Cinque Canti dell’Orlando Furioso, revisione del Decameron), alla favola pastorale Calisto e all’egloga Il Pentimento Amoroso, al teatro. A soli diciassette anni,drammaturgo “in nuce”, sceneggia in endecasillabi il dramma sacro Isaac. Successivamente scrive le commedie Alteria, Emilia e Il Tesoro dalla innegabile spinta

innovativa, quindi la tragedia Dalida, intrisa di quell’orrifico di cui s’impregna ogni produzione tragica cinquecentesca e “interpretata dai cittadini adriesi “sotto la Loza piccola” su una scena allestita a cura della comunità”2 nel 1572. La più riuscita tra le opere teatrali è La Hadriana che, pur nel rispetto sostanziale della regola aristotelica, rivela l’esigenza di libertà del suo artefice; egli ambienta in Adria la storia dei due amanti narrata da Luigi Da Porto( rielaborata poi da Bandello e ancor prima dal così detto Clizia Veronese) che affiora in tanta cultura tardocinquecentesca da Lope De Vega a Francisco de Rojas fino a Shakespeare3. Ma Il Groto non si accontenta di scrivere il teatro, deve farne esperienza diretta: si mette alla prova già nell’Isaac interpretando il ruolo di Isacco nel 1558 nella chiesa della Tomba, poi recita nel 1585 all’Olimpico di Vicenza nell’Edipo Re tradotto da O. Giustinian nei panni dell’indovino cieco Tiresia. Si adopera, inoltre, affinchè nella sua città sia costruito un teatro permanente, come si evince dalla dedica che precede l’edizione a stampa dell’Emilia4. Il teatro è inaugurato proprio con questa commedia nel 15795.Il palcoscenico diviene uno spazio comunicativo dove la tensione dell’ascolto e il plauso del pubblico colmano l’assenza visiva. In questa prospettiva deve essere interpretata anche l’attività di oratore. Egli dà voce alla comunità e, pur cedendo al limite/ necessità dell’ossequio, nell’oratoria trova slancio creativo. Dipinge nella pagina, scritta con fervente impegno civile, un penetrante quadro della realtà del suo tempo, e incide concretamente sulla storia del suo/nostro territorio difendendolo dall’aggressione del Po con la promozione di opere idrauliche (orazione per il Taglio di Porto Viro) e sostenendone la cultura ( fonda l’Accademia degli Illustrati). Anche per questo nel 1585, quando è già malato, il nuovo Doge Pasquale Cicogna gli assegna la cattedra di filosofia che il Nostro non farà a tempo a salire. Così le lettere confermano in filigrana l’esigenza di uno spazio comunicativo pubblico6. La fitta rete di relazioni spazia da intellettuali ed amici (Ludovico Dolce, Girolamo Ruscelli, Giovanni Maria Bonardo), a nobildonne (Alessandra Volta, Gasparina Pittonia), al dialogo fittizio ma vivo con Francesco Petrarca in cui l’autore rivendica l’uso di un linguaggio poetico nuovo, adeguato all’esperienza e alla vita del proprio tempo. L’ampio spettro comunicativo, tra informazione e vera e propria dissertazione, gioco e omaggio, intima condivisione di vissuti, inviluppato in un tessuto metaforico di rimandi e artifici poetologici, rivela tensione all’incontro e invita alla decodificazione. Nel gioco elegante e raffinato della scrittura, infatti, si dipana l’intreccio di corrispondenze di una realtà interiore complessa. Il Cieco è curioso del mondo, certo, ansioso di rapporti personali e di conoscenze culturali che lo portano a frequentare il circolo dei “Pastori fratteggiani” raccolto attorno a Giovanni Maria Bonardo e gli intellettuali rodigini che diffondono nella loro cerchia idee “eretiche”, fino al punto da essere processato per aver letto e fatto chiosare alcuni libri proibiti. Tale


circostanza, oltre a documentare coraggio ed orizzonte culturale di vasto respiro, stimola lo studioso a penetrare il grimaldello interpretativo di un temperamento fiero che non dubita nell’inoltrarsi in un terreno pericoloso dalle derive eretiche, pur di capire, di illuminare un periodo che sta radicalmente mutando. L’intenzionale tentativo di cogliere in profondità lo spirito e l’essenza di un’epoca in cui si profilano circostanze ed eventi che stigmatizzeranno tale frangente storico lo porta a leggere Aretino, Boccaccio, Erasmo da Rotterdam, Agrippa di Nettesheim, fino all’eretico Bernardino Ochino. Il clima controriformistico post-tridentino, la complessiva opera di normalizzazione e riorganizzazione religiosa e culturale, che investe anche il nostro territorio, giunge a colpire anche il Cieco. Luigi Groto viene inquisito, processato per eresia e condannato nel 1567 con divieto di commentare libri e, quel che gli peserà moltissimo, di insegnare. Tornando all’opera, gli ultimi studi di Barbara Spaggiari, con la pubblicazione delle Rime e i saggi sui rapporti del Groto con Shakespeare e il teatro elisabettiano7, oltre ad avere l’indubbio merito di rifocalizzare l’attenzione sull’autore, rendendo disponibili al lettore i testi in stampa moderna, offrono un supporto documentario riorganizzato capillarmente, utile a chi volesse intraprendere l’avventura esplorativa dell’opera del Cieco. Nella recente pubblicazione delle Rime (1320 poesie, di cui due in Castigliano, tre in lingua rustica pavana, e circa trenta carmina in raffinatissimo latino) la studiosa definisce il Groto “uno dei più significativi esponenti del Manierismo italiano” per l’influenza che esse eserciteranno soprattutto sulla letteratura tardocinquecentesca della penisola Iberica, su autori come Camoes, Lope de Vega, Gongora, Quevedo, Caramuel. Anche le tragedie, in particolare l’Hadriana, con oltre dieci stampe tra il 1578 e il 1626, arrivano fino a Shakespeare e Ben Jonson. In particolare appassiona l’intrigante “liaison” che affiora evidente nei testi di Hadriana e di Romeo and Juliet. Gli ultimi contributi 8 dimostrano che quando Shakespeare scrive Romeo and Juliet (1593-1596), la fama del Groto è documentata nell’Inghilterra della cerchia di intellettuali alla corte del Conte di Southampton e che Shakespeare ha, pertanto, potuto conoscere la sua Hadriana. Si rintraccia la presenza del nostro autore anche nel Volpone di Ben Jonson (1605) dove il personaggio di Lady Would-Be, dopo aver chiesto a Volpone di elencare i poeti preferiti, anticipa l’interlocutore così: “Which 1 2

o’ your Poets? Petrarch? or Tasso? Or Dante? Guarini? Ariosto? Aretine? Cieco d’Adria? I have read them all” (“Quale poeta? Petrarca, o Tasso, o Dante? Guarini? Ariosto? Aretino? Il Cieco d’Adria? Li ho letti tutti” (trad. di M.Praz). Insomma, il Groto è conosciuto e col nome di Cieco d’Adria ma, soprattutto, è inserito in una rosa di autorevoli presenze! Ciò trova riscontro anche in Drummond (detto “il Petrarca scozzese”) che nel 1612 lesse le Rime grotiane. Ma Ancora una serie di epigrammi sarebbero stati tradotti dal Groto da Francis Davison nella Poetical rapsody (1602). Infine, nel primo dizionario italiano-inglese di Jonn Florio, l’autore, oltre a documentare l’importanza della nostra letteratura come riferimento costante nella formazione degli intellettuali britannici, riporta fra i titoli ben otto opere del Groto fra cui, appunto, l’Hadriana. Il composito quadro di riferimenti interrelati richiama, pertanto, nuovamente l’attenzione sui rapporti tra Shakespeare e Luigi Groto: gli evidenti rimandi fra i due autori, innegabili, se non provano accertata e diretta filiazione poetica, documentano in modo ora sicuro un’affinità, “consanguineità”, viene da dire, (come assai persuasivamente dimostrano i raffronti analitici di Barbara Spaggiari). Questi sono ovviamente limitati a un peculiare, specifico aspetto della gigantesca opera shakespeariana, certo, ma permettono di far risaltare con piena legittimità lo spessore del nostro autore e il grande credito da lui acquisito nella cultura elisabettiana, come d’altronde confermano non solo la traduzione francese del Pentimento Amoroso e delle Orazioni, ma in particolare le traduzioni latine della Dalida e del Pentimento Amoroso attestate nei circoli culturali inglesi del primo ‘600. Il richiamo dei recenti contributi impone, dunque, una riflessione sull’ombra di secoli che hanno relegato questo intellettuale nel limbo dei minori, e provoca a rilanciare oggi la possibilità di illuminare la sua intrigante personalità penetrando il valore dell’opera con acume e libertà di sguardo. “Multum animo vidit, lumine captus erat” recita il motto ovidiano che per tradizione viene associato al Cieco d’Adria; anche al nostro animo si chiede ora di indagare in profondità, di vedere con l’animo, scandagliando la materia della sua opera per ritornare, al nostro illustre concittadino, la luce. Sara Frigato

Da CITTA’ DI ADRIA, Note d’Archivio, 2 a cura di A. Lodo aprile 1984. Informazione sul Cieco Grotto e sulla Famiglia Grotto, punto n° 8

A.Lodo1984, Cronologia grotiana, in Luigi Groto e il suo tempo. Atti del Convegno di studi (Adria 27-29 aprile 1984), a cura di G. Brunello e A. Lodo, Rovigo, Minelliana, Vol. I, pag.17 3 M. Ariani 1977, Luigi Groto, Adriana, in Il teatro italiano, T.II, La tragedia del Cinquecento, a cura di marco Ariani, T.I, pp.281.284 4 “…si rizzasse una scena di perpetua durevolezza, alle cui prospettive si affacciassero le commedie, lisciate di riso e riccamate di motti, et le tragedie, abbellite di lagrime e fregiate di sentenze…operò col ministerio d’un singolar architetto…che la scena sì lungamente bramata si fabricasse”, L. Groto, La Emilia, Venezia Zopini,1600. 5 S. Frigato 1991, Appunti sulle commedie del Cieco d’Adria, Venezia, Atti dell’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti, T.CXLIX. 6 De Poli, Servadei, Turri 2007,Le Famigliari del Cieco d’Adria, a cura di M. De Poli, L. Servadei, A. Turri, Edizioni Antilia. 7 Spaggiari 2014, Le Rime di Luigi Groto, Edizione critica a cura di Barbara Spaggiari, Adria, Apogeo e Spaggiari 2009, La presenza di Luigi Groto in Shakespeare e negli autori elisabettiani, Italique, XII, pp. 173-198. 8 Vedi anche G. Bazoli 2004,Groto e Shakespeare: un confronto possibile? In Quaderni Veneti, 39, Angelo Longo editore.


TRIBUTO A LUIGI GROTO IL CIECO D’ADRIA di DAVIDE PERCONTI


Davide Perconti (Dolo - VE), 1968). Inizia giovanissimo a dipingere a olio, apprendendo inoltre la tecnica dell’acquaforte. Si diploma al Liceo Artistico Statale di Venezia. Nel 1991 inizia a collaborare con il Messaggero dei Ragazzi e nel 1995 realizza il suo primo fumetto insieme con l’amico Andrea Artusi: Joy, il Rapper Mascherato, poi la mini-serie l mondo di Meg, creata assieme a Giorgio Pezzin, mentre con Rudy Salvagnini realizza qualche episodio a fumetti sulle problematiche adolescenziali. Il suo esordio alla Sergio Bonelli Editore avviene nel 1997, con Agenzia Alfa, ed entra poi a far parte dello staff di Legs Weaver, per la cui testata realizza sette episodi. Nel 1998 disegna una ventina di tavole, ancora inedite, per Gregory Hunter. Sempre per lo stesso autore realizza le chine del primo numero di Sezione Eurasia per Universo Alfa. Quest’anno pubblica il suo primo episodio di Nathan Never.



Finito di stampare nel mese di Novembre 2016 da Grafiche Nuova Tipografia Corbola (Ro)


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