Agostosettembre2014

Periodico di cultura, politica e attualitĂ - www.primopiano.info - Numero 8/9 - wwAgosto-Settembre 2014 - Anno XIX - N. 178

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Agosto - Settembre 2014

Primo piano AGOSTO-SETTEMBRE 2014

Primo piano BITONTO

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DIRETTORE RESPONSABILE Mimmo Larovere VICEDIRETTORE Pasquale Bavaro REDAZIONE Alessandro Robles Franco Verriello Marino Pagano Lucia Anelli Rosa Chieco Pasquale Fallacara Carmela Loragno Massimiliano Robles Domenico Saracino Francesco Sicolo Domenico Schiraldi Francesco Daucelli Sonia Vacca Pier Francesco Uva Giuseppe Perrulli Andrea Melato Cristiana Francesca Toscano Roberto Panisco Angela Ubaldino Mariagrazia Lamonaca Caterina Bisceglie SEGRETERIA Pia Incantalupo IMPAGINAZIONE E GRAFICA Marianna Palmieri EDIZIONE Associazione Realtà Rivista www.primopiano.info e-mail: redazione@primopiano.info REDAZIONE, AMMINISTRAZIONE, PUBBLICITÀ Via XXIV Maggio, 14 70032 Bitonto (Ba) - Italia Redazione: Tel/Fax 080.3747054 Info pubblicità: 335.6405242 STAMPA Pubblicità & Stampa snc Via dei Gladioli, Lotto E5 - Modugno Tel. 080.5382917 - Fax 080.5308157 www.pubblicitaestampa.it Autorizzazione Tribunale di Bari N. 1277 del 24/04/1996

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Primo piano AGOSTO-SETTEMBRE 2014

In questo numero Tassate le attività commerciali gestite dagli organismi senza scopo di lucro

Addio esenzioni per le onlus Pagg.4-5

Le strategie per arginare il crimine nell’analisi del commissario Oliva

“Il dialogo con i cittadini è il nostro punto di forza” Pagg.10-11

Lo studio degli architetti Pazienza-De Renzio in prima fila nella ricostruzione del Teatro Comunale

Bitonto nel cuore dell’Aquila Pagg.16-17 Da un secolo occasione di sviluppo per le nostre contrade

Fontanine, veri monumenti Pagg.18-19

A Mody50 il prestigioso riconoscimento di Tripadvisor

L’eccellenza a tavola Pagg.20-21 Più di ottanta gli artisti sul palco della seconda rassegna organizzata dalla Blu & Soci di Beppe Granieri

Una grande festa del Blues Pagg.38-39-40-41 L’opera di Traetta sul palco del quarantesimo Festival della Valle D’Itria

L’ “Armida” minimalista di Deshamps Pagg.44-45 La Sporting Club si prepara ad affrontare una nuova stagione di successi

Il canestro più bello è quello con la vita Pagg.50-51

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Tassate le attività commerciali gestite dagli organismi senza scopo di lucro

Addio esenzioni per le onlus di Pasquale Bavaro Qualcuno ha addirittura parlato di una nuova puntata dello scontro tra Stato e Chiesa. Altri si sono lanciati in complesse elucubrazioni sul principio di legalità e sulla sua applicazione concreta nell’ambito della gestione di un comune. Forse a tratti inasprendo in modo esagerato i toni.

Forse amplificando la reale portata di una questione, che va ricondotta nell’alveo della dinamica amministrativa e delle scelte di un esecutivo in materia fiscale e finanziaria. Un dato, comunque, è certo: erano diversi anni che i taccuini dei cronisti locali non registravano una divergenza di posizioni così evidente ed aspra tra Palazzo Gentile ed i rappresentanti cittadini degli enti ecclesiastici.

Uno strappo destinato a fare ancora più rumore nella misura in cui l’attuale maggioranza è sostenuta anche da movimenti e formazioni che vantano al loro interno uomini politici molto vicini agli ambienti della chiesa bitontina e che propugnano un programma chiaramente ispirato ai principi cardine della fede cristiana. Una lacerazione che si è poi ulteriormente approfondita, per effetto degli attacchi al vetriolo lanciati da alcuni partiti dell’opposizione nei confronti della giunta Abbaticchio in ordine alla manovra economica da ultimo approvata in consiglio comunale. Il motivo del contendere è presto rivelato: il Regolamento per l’applicazione della Iuc (Imposta Unica Comunale, che ha assorbito al suo interno tra l’altro le vecchie tasse sui rifiuti e sugli immobili, in nome di una semplificazione purtroppo non foriera di una riduzione del carico fiscale complessivo), licenziato dall’emiciclo di Palazzo Gentile al termine di un dibattito a dir poco acceso e condito da dichiarazioni (a volte) troppo sopra le righe.

In particolare, l’art. 59 di tale atto, chiudendo un lungo periodo segnato dall’esenzione totale in favore

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delle onlus e degli enti ecclesiastici in generale, ha stabilito che queste realtà siano soggette all’applicazione del tributo limitatamente alle attività a carattere commerciale eventualmente poste in essere, ossia a quelle iniziative che determinino entrate finanziarie. E’ comunque fatta salva la possibilità di escludere l’imposizione, a condizione che le organizzazioni senza scopo di lucro stipulino apposita convenzione approvata dalla giunta comunale, dimostrando che nei locali di competenza vengono realizzate esclusivamente opere di accoglienza e

gelo, Zip.h, Sfrang, Sinergia, Tasha, Ulixes), ha con fermezza denunciato il carattere afflittivo e punitivo della disposizione regolamentare.

“La natura e lo spirito di tutte le attività svolte a servizio della persona dai vari enti privati -si legge in un documento redatto dalle onlusrispondono ad una carenza-assenza di servizi offerti dagli enti pubblici.

Senza tali interventi, la città risulterebbe ancor più segnata da malesseri socio-economici, grave minaccia della coesione sociale. Il no profit a Bitonto costruisce comunità ed alleggerisce la tensione di mol-

formazione ovvero di carità e sostegno alle persone svantaggiate. Fin qui il tenore letterale della norma.

Sul cui ambito applicativo è partito all’attacco compatto il terzo settore bitontino, che, riunito in un cartello di realtà no profit (Caritas Diocesana, Asp “Maria Cristina di Savoia”, Fondazione Santi Medici onlus, Villa Giovanni XXIII onlus, Social Lab, Equal Time, Eughenia, Michelan-

ti disperati. Le entrate finanziarie di cui godono per le proprie attività gli enti senza scopo di lucro e/o ecclesiastici consentono di coprire soltanto in parte i costi di gestione, che risultano nei fatti compensati dall’apporto gratuito di quanti operano come volontari”.

E ancora: “Non vogliamo affatto privilegi -rincara la dose Don Ciccio Savino, parroco e rettore del santua-

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rio dei Santi Medici nonchè presivore di nuclei familiari con un redle –osserva l’assessore alle finanze dente dell’omonima Fondazione- e dito Isee basso e di soggetti in siMichele Daucelli-. Le polemiche di non intendiamo sottrarci al rispetto tuazioni di grave disagio sociale ed queste settimane sono il frutto di didei criteri economico, nullatenenti o titolari di sinformazione dell’equità solo assegno sociale o pensione”. e dell’ennesie dell’eguaPer quanto concerne poi la prema mistificaNon vogliamo affatto privilegi glianza, che sa di posizione del terzo settore, da zione demagofanno parte Palazzo Gentile arriva una chiara gica partorita -spiega Don Ciccio Savino, i n t e g ra n t e apertura al dialogo con le onlus, nel da chi ha il solo parroco e rettore del santuario dei obiettivo di ab- tentativo di stemperare ogni focodella nostra coscienza. laio di tensione. “E’ evidente la voil neSanti Medici nonchè presidente battere Rispettiamo lontà dell’amministrazione di non mico, mentre laicità ed rinchiudersi in un atteggiamento di questa giunta dell’omonima Fondazione-. autonomia negazione del confronto dialettico e questa magRispettiamo laicità ed autonomia gioranza hanno –precisa il responsabile cittadino politica ma quello che politica ma quello che ci offende già dimostrato al bilancio-, preferendo una pragci offende matica e concreta valutazione concon numeri e è il metodo con il quale è stata è il metodo giunta, caso per caso, con i singoli risultati di sacon il quale soggetti interessati, delle attività efper impostare assunta tale decisione. è stata asfettivamente svolte dalle organizzapolitiche di bisunta tale zioni senza scopo di lucro, preordilancio serie ed decisione: nata alla stipula della convenzione oneste”. è mancato del tutto il confronto tra di esenzione. Anche perché l’e“Nel dettaglio – prosegue Daule parti, ci saremmo aspettati, in spressione regolamentare specifica celli- occorre partire da un dato nome di quella democrazia partele diverse tipologie di opere esenti incontrovertibile: l’aliquota Tasi apcipata tanto cara all’amministraziodall’applicazione di una tassa, che plicata in città è dell’1,5 per mille ne comunale, la convocazione dei in altri comuni viene attuata indied è pari a meno della metà rispetto rappresentanti del terzo settore ad scriminatamente, senza contradditall’aliquota massima consentita dal un tavolo progettuale prima dell’aptorio e senza verifica caso per caso. governo centrale, oltre che risultare provazione del regolamento in conAl tempo stesso, però, non possiapiù bassa rispetto all’aliquota media siglio comunale, come segno tanginazionale attestata al 2,46 per mille. mo più permetterci di dare seguito bile della sussidiarietà verticale a alle richieste di quanti, brandendo Di contro, si è scaricata sugli enti lopiù riprese auspicata nei progetti di lo scudo dei principi sociali, rivencali la responsabilità di dover recuriforma a carattere sociale”. dica l’esenzione anche per la geperare le risorse finanziarie necesParole forti e decise. Concetti stione di attività commerciali, che si sarie per il mantenimento di servizi chiari ed incisivi. Una vis polemisvolgono all’interno di immobili di e prestazioni in favore della collettica che ha finito per estendersi poi proprietà di onlus”. vità, facendo fronte al taglio selvagall’intero pacchetto di misure eco“La nostra disponibilità al dialogio dei trasferimenti statali in favore nomiche varato dall’esecutivo. Con go partecipato, attraverso incontri dei comuni. Per Bitonto, la riduzione le forze di minoranza (Pd in testa) individuali e collettivi sui dettagli degli stanziamenti provenienti da che, nell’annunciare la presentaoperativi della norma regolamentaRoma ammonta ad oltre 8 milioni zione di una serie di emendamenti re, resta inalterata –conclude Daudi euro in tre anni ed in particolare al regolamento Iuc, segnalano l’icelli-, come invariata rimane la noper il 2014 si attesta a circa 2 milionasprimento della tassazione a castra profonda gratitudine per quanto ni e 520 mila euro, tra azzeramenrico delle fasce più deboli e fragili quotidianamente il mondo del no to dei trasferimenti per l’Imu sulla della popolazione: a partire dalle profit realizza in città, fronteggianprima casa e del fondo di solidagiovani coppie con figli (“abbiamo do al fianco dell’amministrazione le rietà comunale. Le entrate previste calcolato che aumentando il valore mille emergenze che gravano sulla a bilancio per la Tasi, invece, sono dell’immobile, l’importo della Tasi comunità. Gratitudine che si espristate calcolate in circa 1 milione e paradossalmente diminuisce e che me con un impe875 mila euro, l’ammontare della nuova imposta gno concreto, avcon una consesulla casa sarà decisamente più eleviato già in tempi guente riduzione vato rispetto alla vecchia Imu, addinon sospetti, a di entrate per la La nostra disponibilità rittura non applicata per le prime costituire una casse comunali al dialogo partecipaabitazioni negli anni precedenti”, di ben 645 mila rete del no profit attacca il consigliere democratico pubblico-privata, euro. Nonostanto, attraverso incontri Paolo Intini) e dagli anziani (“sono a seguito dell’inte questi numeri, individuali e collettivi sui dividuazione di esentati dal pagamento coloro che alcuni esponenti non superano i 5 mila euro di redBitonto da parte della minorandettagli operativi della dito Isee, ma un anziano che percedi Avviso Pubbliza con malafede pisce una pensione di 500 euro al co come territohanno provato norma regolamentare, mese avrà entrate superiori a tale lirio ideale per la a confrontare la resta inalterata –afferma creazione di una mite e sarà costretto a pagare la tasTasi del 2014 con sa”, stigmatizza l’ex candidato sinfondazione di col’Imu degli anni Daucelli-, come daco). Senza dimenticare le attività munità in grado precedenti, diinvariata rimane la nostra di attrarre ultecommerciali, che saranno soggette menticando che all’aliquota Tasi dell’1,5 per mille e fondi attraqueste due tasse profonda gratitudine per riori non potranno beneficiare di alcuna verso la partecihanno in comune riduzione, come invece accaduto quanto quotidianamente pazione a bandi soltanto la base fino allo scorso anno. di rilievo naziodi calcolo ma il mondo del no profit La risposta dell’amministrazione nale”. Lo scontro, perseguono una a questo fuoco incrociato di critiche tuttavia, non acfinalità radicalrealizza in città. non poteva certo farsi attendere. mente differente. cenna a placarsi.

“Al terzo settore non abbiamo tolto E la storia inseSenza dimentinulla e l’attuale giunta ha sempre gna che quando care tra l’altro riservato un’attenzione particolare Stato e Chiesa non vanno d’accordo come il Regolamento Iuc approvato ai cittadini maggiormente in diffi… in consiglio comunale preveda una coltà ed a rischio di disagio sociaserie di esenzioni e riduzioni in fa-

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Primo piano AGOSTO-SETTEMBRE 2014

Primo piano AGOSTO-SETTEMBRE 2014

CORSIVETTO Arcipelago centrosinistra

“Fratelli coltelli” di Pasquale Bavaro Tutti, comunque, almeno a parole, si Questo matrimonio (non) s’ha da dichiarano aperti al dialogo, anche se anfare. Chissà se le parentesi intorno alla cora non si comprende bene su che cosa negazione resteranno in via definitiva e su quali presupposti. (con le nozze che potranno essere cele“La nostra maggioranza -spiega da brate) oppure saranno spazzate via (e ultimo il sindaco- sta manifestando un con esse qualsivoglia proposito di unioatteggiamento di maturità, ricercando ne). Parentesi che (forse come mai nella nell’interesse esclusivo della città e del loro storia!) si caricano di un’importanza bene dell’intera comunità il confronto cruciale addirittura per il futuro politico con una realtà di un intero politica con la centro e da quale a livello semplici segni istituzionale sod’interpunziovracomunale ci ne si trasforTutti, almeno a parole, si nterfacciamo mano in bivio dichiarano aperti al dialogo, iquotidianamente. fondamentale Il Pd bitontino, per gli accaanche se ancora non si dal canto suo, che dimenti degli comprende bene su che cosa aspira ad essere la anni a venire. forza accentratice Fuor di e su quali presupposti. dell’intera coalimetafora, e zione, dovrebbe comprendenmodificare sendo magari gli sibilmente la propria posizione nei coninterrogativi che già si affollano nella fronti del lavoro di una mente di qualche lettore, ecco il punto di giunta, fatto della vicenda: il percorso di dialogo e riavvicinamento tra la coalizione che sostiene l’amministrazione Abbaticchio ed il Pd, dopo alcune accelerazioni, rischia di incunearsi in una spirale di stallo ed attesa, che tradizionalmente rappresenta l’anticamera del fallimento dell’intero progetto.

Sono passati già diversi mesi da quando le forze politiche ed i movimenti di maggioranza, dopo l’esperienza (non troppo esaltante) del forum del centrosinistra, decidono di aprire al confronto con il Partito Democratico, in vista della scadenza elettorale delle regionali 2015 e nel desiderio di contribuire al rilancio dell’intero territorio attraverso un piano condiviso di riforme ed interventi effiche è appoggiata da forcaci ed adeguatamente programmati. Un za di centrosinistra e si fregia di invito che viene apprezzato dai vertici rappresentare una larga fetta di citdella “Pescara”, i quali tuttavia chiedono tadini fiduciosi nel rilancio sociale, di discutere di progetti politici innovativi economico e politico del nostro rispetto a quelli realizzati dalla giunta in comune. Senza dequesti due anni di governo e di prendere monizzare ogni in considerazione la prospettiva anche di nostra iniziatiun restyling dell’esecutivo al timone di va e puntando Palazzo Gentile. E questo dà il via ad un su alcuni aspetping-pong infinito di dichiarazioni, preti della nostra cisazioni, puntualizzazioni; ad un dibatazione ammitito (virtuale) sui valori che devono ispinistrativa come rare lo schieramento di centrosinistra; ad trampolini ideun rimpallo di responsabilità.

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ali di un dialogo costruttivo e pacato”.

Dal Pd rispondono che “pur consapevoli che l’unica linea politica possibile e percorribile sia quella del confronto in vista dell’unità del centrosinistra bitontino, riteniamo che senza la condivisione di un progetto realmente utile alla città non vi possa essere collaborazione alcuna a livello amministrativo. Del resto, quando ci sia apre ad una forza che fino ad ora è stata all’opposizione, è naturale che tutto debba essere messo in discussione, a livello di programmi e uomini, sempre e comunque muovendosi all’interno della comune area politico-culturale di centrosinistra”.

Insomma, lo stallo tra le due parti pare tutt’altro che prossimo ad essere superato. Ed intanto, quelle parentesi intorno alla negazione rimangono lì sul foglio, in attesa di conoscere il proprio destino.

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Una festa per valorizzare una tipica produzione locale

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“Fior di mandorlo” di Francesca Berardi foto Andrea Melato

Un delicato profumo di mandorle accarezza il bugnato di piazza San Silvestro: qui si svolge un evento che delizia le papille gustative (e non solo) di molti concittadini.

“Fior di mandorlo” è il titolo della manifestazione, organizzata dall’associazione culturale “Liberi cittadini Bitonto”, presieduta da Michele Demundo.

L’associazione ha riproposto la bevanda a base di mandorla, prodotta in passato dalla famiglia di Cosimo Bellifemine, una bevanda dal gusto molto gradevole, preparata con amore e devozione e ottenuta da un prodotto puro e non trattato, ricco di vitamine e sali minerali.

“Sono stati i miei genitori a fondare a Bitonto nel 1931 il primo chiosco per la vendita della bevanda”, racconta Cosimo. E con un sospiro nostalgico aggiunge: “all’epoca costava 15 lire!”.

Lo scopo dell’evento è stato quello di valorizzare le mandorle, un prodotto locale che contraddistingue la nostra storia ma che col tempo è stato soppiantato sempre più da un altro frutto, che ha certamente dato lustro alla nostra città: l’oliva.

Ma perché accontentarsi della rinomanza, ormai affermata, del nostro buon olio?

Occorre, soprattutto in questi tempi di crisi, recuperare la nostra ricca tradizione culinaria e darle valore, farne un punto di forza.

Natale Colasuonno, segretario

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dell’associazione, ha intrattenuto i presenti raccontando l’antico mito greco sull’origine dei fiori di mandorlo. Si narra infatti che una principessa, Fillide, fosse innamorata di un valoroso guerriero greco, Acamante, il quale dovette presto partire alla volta di Troia.

Fillide si lasciò morire di dolore, provocando la pietà della dea Atena, che la trasformò in mandorlo. La fioritura sta a testimoniare l’antico amore tra i due giovani. Ma, lungi dall’essere semplici “laudatores temporis acti”, gli organizzatori della serata hanno anche proposto soluzioni innovative per assaporare il gusto della mandorla in tutte le sue declinazioni.

Per questo motivo, la madrina della serata è stata Francesca Dellorusso, imprenditrice agricola dell’azienda “Donna Francesca”. “La mandorla ha tantissime proprietà benefiche e salutari, è bene esaltarla e valorizzarla, come fa la Sicilia”, suggerisce Francesca. “Incentivare la produzione di mandorle potrebbe fornire molte occasioni lavorative ai più giovani. La mandorla è infatti un prodotto molto versatile, si presta a molti usi ed è presente anche in molti prodotti di cosmesi”, conclude per spiegare il potenziale occupazionale derivante dell’implementazione di un sistema di coltivazione di questo frutto.

Ad allietare la serata, oltre a dolcetti e pasticcini, anche “Re Pambanelle”, le cui ballate popolari hanno regalato all’evento una colonna sonora perfetta.

Cosimo Bellifemine, produttore di un pregiato latte di mandorle, con i suoi collaboratori

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Le strategie per arginare il crimine nell’analisi del commissario Oliva

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“Il dialogo con i cittadini è il nostro punto di forza” di Domenico Saracino Chiunque digiti le parole chiave “criminalità a Bitonto” su Google avrà immediatamente accesso ad un’ampia letteratura criminologica.

Una narrazione che abbraccia tristi storie reiterate nel corso dei mesi e degli anni, al punto da essere considerate quasi connaturate al modus vivendi (g)locale; fardelli inevitabili il cui peso è imputabile di volta in volta ad una causa diversa, a seconda della weltanschauung del commentatore di turno.

Le vicende riguardano quasi esclusivamente scippi, rapine (preferibilmente a tabaccai, gioiellerie e distributori di carburante), faide tra clan rivali, arresti di sorvegliati speciali, omicidi, spari tra la folla, furti nelle campagne, ricettazioni e altre “amenità” del genere. Non ci facciamo mancare neanche i sequestri di persona.

Nella maggior parte dei casi, le gesta dei criminali vengono riassunte in cronache giornalistiche dalla prosa asciutta e sbrigativa, che puntano a fornire informazioni rapide e neutre al lettore sempre più assuefatto ad un copione ormai mandato giù a memoria. Oltre alle numerose cronistorie, il fidato motore di ricerca ci ricorda che diversi deputati dell’hinterland barese, tra cui gli onorevoli del Pd, Liliana Ventricelli e Dario Ginefra, hanno affrontato la questione in parlamento.

All’inizio del 2013, d’altronde, già Abbaticchio era sceso in piazza con i cittadini per protestare contro quello che aveva definito un vero e proprio “assedio” da parte della malavita, giunta persino ad intimidire il dirigente dell’ufficio tecnico con azioni plateali. In quell’occasione il sindaco aveva minacciato di dimettersi pur di assicurare visibilità ad un’istanza che richiedeva un intervento deciso da parte dello Stato.

Qualche mese più tardi, dopo il famoso episodio dei quattro ragazzi che sparano ad altezza uomo in una sera d’estate, il dott. Giorgio Oliva viene inviato a Bitonto come dirigente del commissariato della Polizia di Stato, in sostituzione del dott. Francesco Triggiani.

I reati, tuttavia, non cessano come per magia nonostante il duro lavoro del-

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le forze dell’ordine. La città continua ad essere oggetto delle scorribande dei tanti balordi di turno.

A tal punto che la popolazione comincia a rivendicare a gran voce il proprio bisogno di tutela e protezione. L’ultimo, eclatante episodio è il ferimento, a colpi di arma da fuoco, di un anziano durante una rapina ad una pompa di benzina, conclusosi con l’arresto di due giovani, rei del misfatto.

Dinanzi al diffondersi di episodi di devianza, il bisogno di sicurezza di una collettività sempre più informata, anche grazie alla pervasività dei social network, aumenta in modo considerevole, così come si moltiplicano le richieste di provvedimenti nelle forme più disparate.

In quest’ottica è molto importante parlare di prevenzione del crimine attraverso metodi alternativi al sistema penale, finalizzati al recupero e al reinserimento di coloro che si sono macchiati di un crimine.

Le misure preventive consistono nell’analisi delle cause del reato e nel coinvolgimento delle istituzioni e della collettività stessa nelle problematiche che riguardano il mantenimento dell’ordine sociale.

Una sicurezza “partecipata” che fonda le sue basi in un patto di fiducia tra la “popolazione attiva” e gli organi preposti al mantenimento dell’ordine pubblico, che vede nello strumento della denuncia un’arma dal doppio potenziale: da una parte si configura, infatti, come una richiesta esplicita di giustizia, dall’altra rappresenta una fonte importante di informazioni per gli inquirenti.

Il dott. Oliva, responsabile del commissario di Polizia, conosce perfettamente il potenziale dell’analisi preventiva, avendo lavorato nell’Ufficio prevenzione delle città più “calde” della Puglia per ben dodici anni.

“Il dialogo tra le forze dell’ordine e la comunità è il primo passo per raggiungere un progresso reale nella lotta alla criminalità. La pena, poi, deve essere vista come funzionale al recupero di chi delinque”, afferma risoluto.

Mentre lo ascoltiamo, ci tornano in mente le immagini di una recente rapi-

Il commissario Oliva

na ad una pizzeria di Ruvo. Un uomo che dovrebbe essere ai domiciliari si materializza, invece, dinanzi al cassiere di turno e non esita a premere più volte il grilletto di una pistola fortunatamente inceppatasi.

Crede veramente che sia possibile recuperare un uomo capace di esternare tanta follia omicida per qualche spicciolo, pur essendo già agli arresti domiciliari? E’ l’inevitabile interrogativo.

Ma Oliva mostra assoluta fiducia in un approccio “sociale” al fenomeno malavitoso unitamente, va precisato, ad una puntuale applicazione delle misure di prevenzione e repressione, grazie soprattutto ad un’intensa attività investigativa.

E i risultati, d’altro canto, gli danno

ragione, come testimoniano tutta una serie di misure (dagli arresti in flagranza di reato a quelli per il mancato rispetto delle norme previste dalla detenzione domiciliare), grazie a cui il clima (dal punto di vista dell’ordine pubblico) da qualche mese si è fatto sensibilmente migliore.

“Ultimamente si parla molto di KeyCrime come se fosse la soluzione a tutti i problemi. Alla fine non è altro che un sistema informatico che si basa su un lavoro investigativo che abbiamo sempre svolto in passato. Magari con carta , penna e mappe”, aggiunge sorridendo il commissario. ll software, sviluppato da due poliziotti dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico della questura di

Milano, utilizza la comparazione di dati statistici e fornisce elementi utili sulla ricorrenza dei reati in relazione a tempi, luoghi e modalità con cui potrebbero essere commessi. Potremmo affermare che il cervellone elettronico simuli ragionamenti umani che, come ci ricorda Oliva, costituiscono parte integrante del processo di investigazione e prevenzione.

A giudicare dalle percentuali di casi risolti, il Key-Crime sembra funzionare.

Ma come si fa a prevedere una scena da far west come quella del gruppetto di ragazzi ripresi da una microcamera di sicurezza mentre fanno fuoco verso un affiliato rivale nel mezzo della folla?

Forse in questo caso è meglio investire nel potenziamento di occhi elettronici,

piuttosto che in un mega-cervellone.

Dispositivi che registrino senza tanti calcoli e supportino al meglio il lavoro degli investigatori.

Una strategia che sembra convincere pienamente il prefetto di Bari Antonio Nunziante, deciso a puntare più sui sistemi di videosorveglianza che sull’adozione del software milanese.

Il commissario Oliva, da parte sua, continua a sottolineare l’importanza del dialogo e della denuncia dei cittadini per favorire lo sviluppo di un terreno ostile all’attecchimento della malavita.

Occhi aperti, dunque.

E labbra pronte a parlare per difendere il bene che anima ancora la nostra città.

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Abbaticchio e Natilla i candidati bitontini al consiglio del nuovo ente sovracomunale

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La città metropolitana che verrà di Pasquale Bavaro

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Dopo tante parole, i fatti.

Dopo anni di dibattitti, prese di posizione e modifiche legislative (addirittura dal lontano 1990, con l’avvento della legge 142), un nuovo assetto istituzionale. Finalmente. O forse no.

La città metropolitana di Bari bussa ormai potentemente alle porte e, dal prossimo anno, sarà ufficialmente parte integrante dell’architettura sovracomunale, soppiantando sostanzialmente nelle sue funzioni la Provincia. Che, infatti, ha cessato da qualche settimana le proprie attività, ponendo termine ad una parabola operativa pluridecennale.

In vista del 1° gennaio 2015, dunque, si vanno costituendo gli organismi di governo della città metropolitana, che sarà presieduta dal sindaco del comune capoluogo (Bari) affiancato dalla conferenza metropolitana e dal consiglio (con l’espressa esclusione di qualsivoglia indennità o gettone di presenza per i relativi componenti, in nome della spending review). La prima avrà il compito di assicurare il rispetto dello statuto della nuova realtà istituzionale (che dovrà essere approvato entro la fine dell’anno, prevedendo le norme fondamentali di organizzazione e funzionamento dell’ente), mentre il secondo si occuperà di pianificazione territoriale generale, servizi pubblici di ambito metropolitano, mobilità e viabilità, promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale, istituzionale di sistemi di informatizzazione e digitalizzazione. Quest’ultima struttura, in particolare, sarà composta da 18 membri, che verranno eletti domenica 12 ottobre da parte dei sindaci e consiglieri comunali di tutti i 41 comuni del barese, destinati a confluire

nella città metropolitana.

45 i candidati a sedere nel consiglio e, tra questi, due bitontini (entrambi schierati nelle liste del centrosinistra): il primo cittadino Michele Abbaticchio (esponente della neonata formazione “Cantieri dal basso”, costituita per raccogliere le esperienze di movimenti civici ed associazioni attive sul territorio pugliese) ed

il consigliere comunale Franco Natilla (sostenuto dal Partito Democratico). E mentre l’inquilino di Palazzo Gentile, già fiero oppositore dell’avvento del nuovo modello istituzionale, parla di una candidatura “appoggiata da 14 città limitrofe, funzionale a tutelare gli interessi di Bitonto ed a garantire al nostro comune un ruolo di primo piano sullo scacchiere della città metropolitana, all’insegna di un programma che ruota attorno a due punti essenziali: decentramento di alcuni servizi gestiti dall’ex Provincia in favore delle strutture comunali ed assoluto mantenimento dell’autonomia da parte di ciascun ente locale”, il rappresentante del

Pd auspica che “il nuovo consiglio metropolitano, organismo quanto mai delicato e complesso dal punto di vista organizzativo, possa evitare di incorrere nei medesimi errori del recente passato e contribuire con le sue azioni ad una riqualificazione concreta della politica bitontina in senso lato e dell’operato della coalizione di centrosinistra in particolare”.

L’augurio sincero, al di là di qualsivoglia appartenenza partitica e dell’esito delle consultazioni, è che la nostra città possa realmente contare ed avere adeguata considerazione all’interno del nuovo ente sovracomunale, offrendo così le risposte attese dalla collettività. Che intanto, dal canto suo, non nasconde affatto le sue forti perplessità nei riguardi del rinnovato assetto istituzionale, come confermato da ultimo nel corso di un convegno organizzato dalla Consulta del volontariato e, soprattutto, dalla nascita di un comitato spontaneo chiamato in modo quanto mai emblematico “No alla città metropolitana, autore di un documento dal contenuto decisamente incisivo. “In modo antidemocratico ed anticostituzionale -si legge nella nota- senza neppure essere consultati tramite referendum e nonostante nei fatti si configuri una fusione tra comuni, i cittadini di 41 centri urbani anche di una certa importanza si ritroveranno con un sindaco mai votato. Per l’ennesima volta -e rischia di essere l’ultima e definitiva- Bari allungherà le mani sulla nostra città con intenti predatori. Dopo averci scippato la diocesi, l’ospedale e il tribunale, adesso i baresi vogliono prendersi tutto. Difendiamo la nostra storia, la nostra grande cultura, la nostra inimitabile identità, la nostra ricchezza economica dall’assalto del capoluogo. Bitonto potrebbe presto trasformarsi nella periferia di Bari, a rischio di incuria e abbandono”. Al consiglio metropolitano il compito (non certo facile) di prestare ascolto (anche) a queste istanze e di soddisfarle attraverso iniziative oculate e realmente efficaci.

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Il noto attore bitontino responsabile del progetto autoriale del film di Gabriele Salvatores

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Raffaello scrive “L’Italia …in un giorno” di Domenico Schiraldi

Raffaello Fusaro (secondo a destra in alto) col regista Salvatores e gli autori del film

“Sono divorato dalla voglia di apprendere, capire, costruire progetti che racchiudano sintesi dei nostri tempi. ‘Italy in a day’, rappresenta un grande racconto dell’Italia di oggi”.

Raffaello Fusaro, autore, regista e attore di teatro, spiega così la genesi del film documentario, presentato al Festival del Cinema di Venezia e accolto con un’ovazione di oltre 15 minuti.

In onda il 27 settembre su Rai 3, è stato proiettato -in anteprima- a Roma e nelle più importanti sale cinematografiche del paese.

Un progetto ambizioso, prodotto da “RaiCinema”, “Indiana” e “Scott Free”, con la regia del premio Oscar Gabriele Salvatores, il montaggio di Massimo Fiocchi e Chiara Griziotti, e il nostro Raffaello nel ruolo di capo progetto autoriale.

“Il film -spiega Fusaro- è la versione italiana di “Life in a day”, opera del 2011, firmata dal gran-

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de Ridley Scott, che racconta un giorno di vita sulla terra, girato da spettatori di tutto il mondo. Per la realizzazione del film abbiamo chiesto a tutti gli italiani di filmare un pezzo della loro giornata il 27 ottobre 2013, diffondendo appelli via tv, web, radio e carta stampata, avvalendoci di testimonials d’eccezione come Fiorello, Luciana Littizzetto, Gianna Nannini e l’astronauta Luca Parmitano. La risposta è stata strepitosa: oltre 44.000 video. Ho compiuto un lunghissimo lavoro di selezione, ricercando una linea drammaturgica e cinematografica, tale da costruire una narrazione che si staccasse dal catalogo. Un anno intero gomito a gomito con un regista unico e due montatori d’eccezione, per realizzare un film che non somigliasse a nessun altro: un censimento video degli italiani dei nostri giorni. E’ come veder scorrere la propria vita: tutti, ma dico proprio tutti noi, ci rispecchiamo

almeno in un momento -in realtà, in tanti- del film. È come assistere ad un’immensa saga famigliare; un film che ci cristallizza in un’istantanea poesia della realtà”.

Qualcuno ha definito Raffaello “un attore di teatro scrivente o uno scrittore parlante”. “E’ vero. Non mi sono mai considerato -spiegaun attore puro. Ed è proprio questa mia varietà di approccio alla professione che, forse, mi ha dato il coraggio per avvicinarmi con serenità e impegno a un progetto così complesso come “Italy in a day”.

“Con Salvatores ho scritto anche un cortometraggio -proseguementre è in fase di ultimazione un docufilm girato in Sardegna, in tempi molto diversi, finanziato da Sardegna Film Commission. Lì ho guardato panorami ancestrali attraverso gli occhi di artisti e personaggi unici, che raccontano la reatà come fossero sovrani di regni tutti loro”.

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Primo piano AGOSTO-SETTEMBRE 2014

Primo piano AGOSTO-SETTEMBRE 2014

Nelle immagini, in alto e a sinistra, i danni provocati al teatro comunale dell’Aquila dal sisma del 2009

Lo studio degli architetti Pazienza-De Renzio in prima fila nella ricostruzione del Teatro Comunale

Bitonto nel “cuore” dell’Aquila di Domenico Schiraldi

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Messa in ginocchio dal quel tragico 6 aprile di quattro anni fa, L’Aquila non si è mai arresa alle difficoltà del suo triste momento storico.

Ormai è un enorme cantiere a cielo aperto: le strutture

metalliche che ne ingabbiano la storia sono testimonianza tangibile di un’intatta voglia di vivere e rinascere, che il terremoto non ha saputo scalfire. Uno dei simboli del capoluogo abruzzese è il Tea-

tro Comunale, edificato nella seconda metà del XIX secolo.

La struttura è stata fortemente danneggiata dal sisma, riportando lesioni sulla facciata e il crollo del soffitto del foyer e del cornicione an-

teriore. Ma il teatro ha retto, proprio come la voglia di riscatto degli aquilani: sono già iniziati i lavori di consolidamento e di restauro conservativo, che vedono impegnati in prima linea gli esperti dello

studio “Architetti Pazienza - De Renzio & Associati” di Bitonto, forte dell’esperienza maturata nei restauri dei teatri Traetta e Sociale di Fasano.

“Si tratta di un appalto integrato -spiega l’arch. Domenico Pazienza- in cui ogni impresa partecipa con un suo staff selezionato, indicando proposte migliorative rispetto al progetto definitivo a base di gara, relativo ai lavori di consolidamento del teatro. Noi siamo risultati vincitori con l’impresa “Conscoop” di For-

lì. A realizzare i lavori sarà la cooperativa “L’Internazionale” di Altamura”. L’importo delle opere è di cinque milioni di euro”.

Dopo una serie di sopralluoghi, iniziati a maggio, gli architetti bitontini hanno realizzato il progetto esecutivo in appena due mesi, consegnandolo nella prima metà di agosto. Lo studio è capogruppo di un team di società di progettazione, con Fuzio di Bari e Buzzerio di Taranto, con cui vi è una lunga storia di collaborazione.

Nella squadra anche due giovani e validi professionisti bitontini, l’ing. Domenico Salierno e l’arch. Francesco Stefanachi. Il teatro ha già subito interventi di consolidamento con iniezioni di malte speciali per renderne compatta la muratura.

La parte più ampia dei lavori riguarderà i cosiddetti restauri conservativi, con il recupero degli infissi originali (già staccati per essere successivamente rimontati) e delle volte affrescate.

“Il danno più grosso -pro-

segue Pazienza- è stato il crollo di una volta che ricopriva la cosiddetta “sala rossa”, al primo piano del teatro: si cercherà di recuperarla, ripristinando la primitiva bellezza degli affreschi”. Previsto, infine, un diverso sistema di spegnimento degli incendi, migliorativo rispetto all’attuale. I lavori, che dovrebbero terminare nel volgere d’un paio d’anni, riconsegneranno al pubblico un gioiello che, prima della chiusura del 2009, ha fatto registrare la media d’occupazione teatrale più alta in Italia.

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Primo piano AGOSTO-SETTEMBRE 2014

Da un secolo occasione di sviluppo per le nostre contrade

Fontanine, veri monumenti di Nicola Fiorino Tucci foto Andrea Melato

Correva il 1914 quando in tanti paesi e paesini delle Puglie (come si diceva all’ epoca) furono installate, fra l’entusiasmo e l’incredulità popolare, le prime fontane pubbliche, che abbiamo la fortuna di vedere ed utilizzare ancor oggi.

Sistemate in punti strategici del tessuto urbano ed extraurbano, esse si caratterizzano per il fusto metallico solido ed affusolato, opportunamente sovrastato da un cappello, che ricorda le coppole dei contadini (o cafoni), ed allargato in basso in una vaschetta di raccolta dell’acqua; poco al di sotto del cappello si collocava una leva per il pompaggio (la fontana, infatti, era chiamata volgarmente pompa), sostituita in tempi successivi da una rotella, molto più resistente all’utilizzo continuo e logorante, mentre il piede della colonna è inchiodato a terra da quattro bulloni di ferro su un basolato quadrato, delimitato da un basso zoccolo in pietra.

Queste fontane, come quelle degli anni successivi fino al 1920 (ma ce n’è qualcuna anche degli anni Trenta che espone il fascio littorio), oggi sono parte dell’arredo urbano ma ben pochi di noi ne riconoscono quell’importanza storica, sociale e culturale per la quale esse dovrebbero essere considerate dei veri e propri monumenti pubblici, che bisognerebbe tutelare invece di abbandonarle all’indifferenza, all’incuria, alla mancata manutenzione, alla disattivazione spesso pretestuosa.

Certo, è difficile riconoscere loro uno

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status di “monumento” anche perché gli studi scolastici, la critica idealistica, la scuola estetica, la retorica patriottarda, la memorialistica a vario titolo ci hanno abituato a ritenere “monumento” quel prodotto dell’attività umana che abbia un valore (artistico, storico, politico), accertato e convalidato da autorevoli critici e studiosi: un palazzo, una statua equestre, un quadro, una piazza sono monumenti, spesso di incomparabile valore e prezzo. E basta.

Stando così le cose, le fontane del ’14 non dovrebbero essere dei “monumenti” ma, ricordando che il termine monumento deriva dal verbo latino monere = ricordare, lo sono per la funzione che hanno svolto (e continuano a svolgere) e per il sogno che hanno realizzato.

Un sogno collettivo che da secoli si andava inseguendo: dissetare la Puglia, già definita dai Romani siticulosa (assetata), la cui siccità endemica, nei primi decenni postunitari, era stata presentata come una delle emergenze della Questione Meridionale.

A differenza di tutti gli altri monumenti queste fontane, pertanto, non celebrano personaggi benemeriti ma, in una forma umile e dimessa, una grande impresa civile realizzata da uno Stato attento a soddisfare i bisogni elementari dei suoi abitanti. Forse ben pochi monumenti, infatti, possono vantare tante implicazioni come le fontane del 1914, che rappresentano il trionfo dell’ingegneria non solo idraulica (la rete dell’Acquedotto Pugliese si sviluppa per

migliaia di km) ma anche urbana e meccanica, esprimono l’impegno di una classe politica nella risoluzione di un grave problema (il carrozzone clientelare dell’EAAP verrà qualche decennio dopo il 1914), costituiscono il superamento di barriere sociali ed economiche molto alte, che all’epoca si ritenevano insuperabili.

Gente di tutti gli strati sociali si ritrovava, infatti, ad attingere acqua ed a fare amicizia o conoscenza, sentendosi finalmente garantita nel soddisfare un bisogno elementare e più sicura e più protetta nel proprio status di cittadino.

Insomma, le fontane del ’14 rappresentano l’ affermazione dell’Uomo sulla Natura in un concetto di pubblica utilità, che le strade e gli acquedotti dei Romani avevano già proposto e realizzato.

A Bitonto se ne contano ancora molte perfettamente funzionanti ma in numerosi paesi della regione esse sono state purtroppo disattivate, smontate, rubate, privando così la comunità cittadina di un pezzo importante della sua storia più recente. È davvero spiacevole che, nella girandola delle commemorazioni per il centenario della Grande Guerra, si sia dimenticato di celebrare anche questi monumenti all’intelligenza umana (di cui la guerra è un’evidente negazione).

Monumenti così comuni da accorgerci della loro presenza solo se dobbiamo rinfrescarci la gola o il viso ma non la memoria.

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Il ristorante Mody50 in via Carlo Rosa,38 a Bitonto - Tel. 080.3740612

A Mody50 il prestigioso riconoscimento di Tripadvisor

L’eccellenza a tavola di Angela Ubaldino foto Andrea Melato Genuinità dei prodotti, ospitalità, rapporto qualità-prezzo: sono gli “ingredienti” alla base del Certificato di Eccellenza 2014, conferito da Tripadvisor a Mody50, il noto ristorante di Modesto Palermo, in via Carlo Rosa 38 a Bitonto.

L’importante riconoscimento è attribuito in base alle opinioni e ai giudizi riportati sul sito, nel corso dell’anno precedente a quello di premiazione.

Tripadvisor è un famoso portale web, specializzato nella pubblica-

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zione di recensioni che riguardano hotel, ristoranti e attrazioni turistiche. Nelle apposite pagine, vengono raccolte le valutazioni scritte dai clienti che utilizzano le strutture.

Stando ai giudizi dei numerosi avventori, Mody50 è un locale accogliente dove scoprire i sapori tipici del territorio, grazie alla degustazione di piatti di buona cucina.

Un risultato ottenuto, innanzitutto, attraverso un’accurata selezione delle materie prime, fresche e genuine, che permettono di proporre

un menù ricco e vario, a partire da un’ampia gamma di antipasti, a cui fanno seguito ottimi primi e secondi, sino ai gustosi dessert della casa, senza tralasciare alcune autentiche prelibatezze, selezionate giorno per giorno. Un’ottima cucina, dunque, a cui fa da cornice uno staff di valenti professionisti, in grado di offrire una squisita ospitalità e cordialità.

Una gradevole sosta a tavola che diventa, nel caso del turista, un incontro con il territorio, la sua cultura e i suoi prodotti.

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Successo per la seconda edizione del festival di poesia “Le corti dei miracoli”

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Coccolati dai versi di Mariagrazia Lamonaca foto Ilaria Delle Fontane

Che cos’è la vita, che cos’è la morte, che cos’è l’amore? Se fosse così facile rispondere a queste domande, la poesia, la filosofia non avrebbero più senso. Sono loro che giungono in nostro aiuto quando ci sentiamo naufraghi nel grande mistero della vita. È la poesia che tenta di indicarci la strada, stella polare del nostro animo.

Che non muoiano mai, dunque, i poeti e tutto ciò che permette di dare nuova linfa vitale a questa nobile arte. Proprio come il festival di poesia di strada “Le corti dei miracoli”, organizzato dall’associazione “Cenacolo dei poeti”. Dopo il successo della prima edizione, nel 2013, quest’anno il festival è tornato a compiacer le menti di tanti appassionati di poesia, giunti a Bitonto lo scorso 30 agosto. Un festival davvero “democratico”, che ha visto la partecipazione di alcuni “veterani”

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della cultura, ma anche e soprattutto di poeti e artisti dilettanti, che per una sera si sono sentiti protagonisti. Tutto questo ha avuto luogo in quel labirinto di vicoli e lastrichi secolari che è il centro storico di Bitonto. Piazza Cavour, Vico Spoto, Largo Gramsci, Piazzetta Donadio, Piazza Cattedrale, Vico San Paolo, Corte De Ferraris, si sono trasformati nel più bel palcoscenico architettonico che una rassegna poetica potesse desiderare. Il gruppo facebook “Aphrodite’s secrets”, con “Poesie d’amore a Porta baresana” ha proposto la lettura di versi d’amore. Liriche al femminile per le socie della Fidapa, in vico Spoto. Vico San Paolo ha accolto l’esibizione della poetessa Silvana Kuhtz, mentre a largo Gramsci sono state protagoniste le poesie dalla Georgia e dalla Palestina, tra cui alcune liriche del poeta palestine-

se Mahmoud Darwish, cui era dedicato il festival. Corte De Ferraris ha fatto da cornice all’originale live show “Otto e mezzo da Tiffany”, rivisitazione di Fellini e della celebre pellicola del 1961 “Colazione da Tiffany”, curata dal liceo European Language School, ma anche alla lettura dei versi di Mariella Cuoccio, presentati da Mario Sicolo. Versi in vernacolo sono stati declamati in piazza Cattedrale, mentre piazzetta Donadio ha accolto l’esibizione di attori e musicisti, tra cui Francesco Baldassarre, Nicola dell’Acqua e Alessandro Robles. Una coloratissima piazza Cavour ha poi ospitato l’esibizione del Giullar Cortese da Orvieto, emulo degli antichi rimatori in versi che, grazie alla sua vis comica e alle sue rime improvvisate, ha riportato gli spettatori ai gloriosi tempi dello “joculator” medievale.

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Collettiva di artisti per il trentennale della morte di Francesco Speranza

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“Paesaggi di Puglia” di Lucia Anelli foto Andrea Melato Una mostra per ricordare un maestro ma anche per raccontare la pittura di paesaggio e le sue molteplici declinazioni. “Paesaggi di Puglia” attraversa la storia dell’arte dell’ultimo secolo, con attenzione affettiva a tutti quegli artisti nostrani che si sono dedicati allo sguardo verso l’infinito.

La collettiva di ampio respiro, promossa da Nicola Pice in occasione del trentennale della morte di Francesco Speranza, si offre al pubblico con un variegato ventaglio di opere provenienti dalla collezione Cuonzo-Sivilli, dal fondo della Fondazione Depalo-Ungaro e da collezioni private.

Tra tutti, è l’eco di Francesco Speranza a risuonare tra le mura del museo archeologico, che ha ospitato la rassegna.

La serenità e la trasparenza delle vedute del nostro celebre artista segnano la via verso una pittura emozionale, vibrante di silenzi e profumi palpabili.

Francesco Speranza, delicato cantore delle umili gesta, mantiene intatta

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un’armonia primigenia nella sua pittura, felice connubio di naturalezza e sospensione estatica, proponendo istantanee di vita quotidiana, plasmando realtà contemplate e al contempo magicamente evocate.

Speranza ci restituisce della sua terra un racconto discreto, sempre in bilico tra realtà e fiaba, in cui l’evidenza oggettiva suggerisce sensazioni vissute, migrate magicamente attraverso l’idillio descrittivo.

La collettiva consente al visitatore di gustare, attraverso i lavori dei numerosi artisti esposti, il respiro del vento, essere investiti dal tripudio multisensoriale delle campagne, camminare sui selciati polverosi, sfiorare con la fantasia i bagliori del giorno e della notte fonda, scoprire anfratti umidi e distese ridenti.

Un emporio, dunque, di abilità tecniche -le più varie- e creazione pura dal forte impatto emotivo, non scevro da implicazioni sociali. Tutto si esprime attraverso una libertà formale e cromatica, motivata dell’autenticità e del vissu-

to, dello studio e del sogno. Gli effetti di luce e la densità atmosferica avvolgono i tramonti e le passeggiate tra i campi, gli artisti socchiudono gli occhi e al contempo indagano, mossi dal bisogno di ritrovare se stessi in contemplazione di una natura imponente.Tra gli artisti in mostra, oltre Speranza, Masiello, Sannicandro, Morelli, Gentile, Cives, Ficarra, Laonigro, Marzano, Mileto, Vacca, Picinni, De Robertis, Chieppa, Grassi, Prayer, Barone, Lavacca, Catucci, Tullo, Nacci, Moretti, Minardi, Parisi, Rucci. Da citare anche alcune opere di pittori lombardi, eco del soggiorno milanese di Speranza, in un convivio che dimostra la totalità dell’arte e la comune spinta creativa che valica i limiti campanilistici.

Dall’estasi alla meticolosità espressiva, dall’informale al realismo più tradizionale, ogni artista concentra nei suoi paesaggi, raggrumati in cumuli di materia o appena abbozzati, rappresentazione, descrizione, artificio, sempre sospinto dalla necessità di liberare e infondere ovunque la voce dell’anima.

Un’opera del maestro Speranza in mostra al museo archeologico

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Si intitola “Fragmenta” lo spettacolo di Mastropirro in collaborazione con Elisa Barrucchieri

Quando musica e parole si fondono di Mariagrazia Lamonaca Non poteva chiudersi in modo migliore la stagione estiva del teatro Traetta. Nell’incantevole cornice dei giardini Pensili, è andato in scena “Fragmenta”, uno spettacolo ideato da Vincenzo Mastropirro, con la partecipazione della nota ballerina Elisa Barucchieri. Proprio di frammenti si trattava, lirica, poesie, parole di indiscutibile bellezza, elevate dalle musiche di Mastropirro e, per alcuni brani, dalle coreografie della Barucchieri.

Ad aprire le danze, le splendide poesie di Alda Merini, musicate dal compositore ruvese, e intonate dalla suadente voce del soprano Marilena Gaudio. Ma anche alcune liriche del poeta Vittorino Curci hanno assaporato la penna compositiva di Mastropirro, che ha diretto con la consueta armonia la sua Mastropirro Ermitage Band. “Fragmenta è sostanza che si scioglie nel tempo con l’unica grande

Elisa Barrucchieri e Vincenzo Mastropirro

certezza che la Musica, sopra il potere della parola e dell’immagine, può tramandare l’essenza di questi miei giorni, con la stessa forza dell’istante in cui queste mie note si sono unite!”, scrive Mastropirro. La serata è stata anche l’occasione per presentare il doppio cd che racchiude tutto quello che il compositore è riuscito a fare in

vent’anni di carriera. “Sono riuscito a comporre partendo da me, dalle mie origini, dalla mia Puglia, fin dove ho trovato strada da suonare. Fragmenta è ciò che ho voluto svelare di me, per far capire chi sono, da dove sono venuto e in quale direzione voglio andare!”, ha dichiarato il maestro.

Un percorso certamente riuscito ed apprezzato da quanti seguono i suoi concerti. Musiche, le sue, che esprimono un desiderio inarrestabile di svelare al mondo tutta la bellezza dell’arte, che si fonde in un unicum perfettamente scandito. Grazie anche alla maestria degli altri componenti della band, il sassofonista Nicola Pisani, il clarinettista Giambattista Ciliberti, il chitarrista Antonino Maddonni, il pianista Domenico Bruno, il bassista Camillo Pace, il batterista Antonio Dambrosio e il fisarmonicista Vince Abbracciante.

Al rush finale la seconda edizione del concorso “Teresa Gala”

Cerimonia di premiazione di Angela Ubaldino Si svolgerà sabato 4 ottobre, alle ore 18, presso l’istituto comprensivo “Cassano - De Renzio”, la cerimonia di premiazione della seconda edizione del concorso nazionale di poesia “Teresa Gala”.

Il concorso si articola in tre sezioni: poe-

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sia in lingua italiana a tema libero, con premio per i primi tre classificati; poesia in vernacolo (sezione dedicata al poeta Giuseppe Moretti), con premio speciale unico; poesia “under 18” con premio per i primi tre classificati.

La commissione giudicatrice è composta, oltre che da Nicola Ventafridda, ideatore del concorso, dal dr. Oronzo Maggio, dal prof.

Stefano Milillo, dal direttore di Primo piano, Mimmo Larovere, e dal giornalista Marino Pagano.

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Piero Pelù si presenta al Chiascia

Il sogno (di un) ribelle di Domenico Saracino Piero Pelù ha più di cinquant’anni, ormai, ma ha ancora il fucile bello carico e non esita a sparare contro una varia scelta di bersagli . Del resto è risaputo che il rock mantiene giovani e grintosi nell’animo (basti pensare ai Rolling Stones, ad esempio), perché continua a tenere viva la fiamma della libertà, quell’urgenza viscerale di urlare al mondo le sue storture attraverso il linguaggio universale della musica.

Pelù ha fatto il carico di munizioni dai tempi dell’infatuazione per il punk, quando al liceo in cui si faceva chiamare Pierotten, in onore del celebre frontman dei Sex Pistols, John Joseph Lydon (detto il marcio, “rotten”, appunto) e suonava con i Mugnions.Grazie ai Litfiba ha avuto quasi vent’anni per mettere a punto il suo arsenale privato, fatto di parole cariche di significato, di grida di disapprovazione, di esibizioni travolgenti esaltate da una musica innovativa che ha garantito alla band una fama inesauribile. “Il rock è un’arma da utilizzare laddove non arriva la politica” confida il cantante al pubblico accorso a salutarlo alla presentazione della sua autobiografia “Identikit di un ribelle” al Chiascia “San Barbato” di Palombaio.

Il rocker divide il piccolo palco con Cosimo Damiana Damato, moderatore della serata e regista di “Tu non c’eri”, il nuovo film sceneggiato da Erri De Luca in cui Pelù recita insieme a Bianca Guaccero e Brenno Placido. E a giudicare dalle parole velenose lanciate dal piccolo palco che pare che la politica abbia latitato su parec-

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chi fronti in questi ultimi decenni.

Da buon fiorentino, Piero si sofferma soprattutto sulle critiche a Renzi, sindaco della sua amata città e premier di una nazione che cerca affannosamente di sopravvivere alla crisi economica e ai gravissimi errori dei vari amministratori nazionali e locali. Già in occasione della festa del “Concerto del Primo Maggio” a Roma, aveva attaccato il presidente del consiglio definendolo il “boy scout di Licio Gelli” e ricordando che in Italia “c’è un grande nemico ed è un nemico interno, è la corruzione, la disoccupazione, il voto di scambio, la mafia, la ‘ndrangheta, la camorra”. Questa volta coglie l’occasione per parlare del padre di Matteo, Tiziano Renzi, indagato per bancarotta fraudolenta e del ministro Maria Elena Boschi, assunta tout court come simbolo di una politica più attenta all’immagine che alla sostanza.

Il monologo si fa via via più variegato e gli argomenti toccati sono davvero tanti: l’amore, l’omosessualità, la Chiesa e il Vangelo, la Costituzione e, naturalmente, la lotta alla mafia, oggetto di una costante opera di contestazione e opposizione (ha persino ricevuto nel passato una lettera di minacce dalla ‘ndrangheta), iniziata nel 1986 con il concerto “La musica contro il silenzio”, che lui stesso organizzò a Palermo con le migliori band alternative italiane di quel periodo.

Prima di impugnare il microfono per cantare una manciata dei suo successi, invita il pubblico ad occupare gli spazi pub-

blici per manifestare con coraggio la propria dissociazione dall’operato discutibile dei politici italiani. Il solito Pelù, insomma: sincero oltre ogni limite e schietto portavoce del bene comune da una parte; incontrollabile e fastidiosamente fuori luogo nella pseudo-filosofeggiante rilettura musicale di una scurrile poesia dialettale di Tonino Guerra, “La figa l’è una tela ragna”.

Un Tonino Guerra tra i meno ispirati, a nostro modesto parere, che a detta di Pelù ha girovagato a Bitonto senza essere riconosciuto da nessun autoctono e provvidenzialmente identificato (come nelle migliori agnizioni delle tragedie greche e delle commedie latine) da alcuni turisti russi.

Strani paradossi all’italiana, perché questo è il paese in cui “artisti di questo calibro vengono oscurati dalla statura di personaggi come Belen”. O magari in cui Schettino sale in cattedra e De Falco viene retrocesso, farebbe eco il tg delle reti Mediaset.

Questa macedonia di pensieri così diversi e apparentemente senza fil rouge è tuttavia ammirevole. Tra una fragola esplosiva e una mela magari un po’ scontata, vi si cela la volontà ferrea di contribuire al dibattito pubblico e politico, un’adesione completa al ruolo di rappresentante di tutti gli outsider, i no-man, i perseguitati, i ribelli. “Io obbietto | Disobbedisco!” cantava in Linea d’ombra, primo singolo della raccolta “Sogno ribelle” del 1992. Quello di cambiare l’Italia è, precisamente, il dolce sogno (di un) ribelle. Spetta a tutti noi tramutarlo in realtà.

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Maghi, santi e folletti protagonisti di un originale progetto di teatro ludico

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Un regno fantastico tra i gelsi e le stelle di Domenico Schiraldi foto Andrea Melato

Tra le innumerevoli iniziative, che hanno animato l’estate bitontina, merita un cenno particolare per la sua originalità la prima edizione de “Il Giardino dei Gelsi”, un nuovo format di teatro che ha portato bambini e famiglie nell’incantevole location dei giardini pensili. È stata la scenografia ideale per un progetto che ha visto una riuscitissima commistione tra recitazione, attività ludiche e laboratori, facendo registrarendo numerose presenze sin dal primo incontro.

L’idea è nata dal dialogo e dalla collaborazione tra la “Cooperativa ReArTu”, la compagnia teatrale “Fattoria degli Artisti” e la libreria “Hamelin”, ognuna delle quali ha posto le sue competenze al

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servizio di spettacoli sempre unici e coinvolgenti.

Il tema scelto per questa prima edizione è stato “Maghi, santi e folletti”: dieci eventi, uno diverso dall’altro, tenuti di giovedì e venerdì all’ombra dei profumati gelsi che punteggiano i giardini di San Francesco la Scarpa.

Da Peter Pan alla favola di Nerino, passando per san Giorgio: tra letture sotto l’albero e spettacoli teatrali, con le piacevoli incursioni di altre associazioni, come i maestri della rievocazione storica “Impuratus”, l’esperimento è riuscito.

“Abbiamo cercato di capire cosa potesse interessare ai bambini e alle famiglie nei mesi estivi -spiegano Marilisa Rienzo e Ilaria Lavacca, responsabili della Coo-

perativa ReArTu- offrendo un’attrattiva che andasse incontro alle esigenze di tutti”.

Ogni associazione ha avuto modo di evidenziare e valorizzare le sue caratteristiche. La collaborazione è risultata fondamentale e vincente, offrendo la possibilità a tanti di crescere e ad altri di lavorare.

“Un’esperienza davvero positiva che ha avuto il merito di catturare l’attenzione del pubblico, tanto che -concludono Marilisa e Ilaria- oltre a una seconda edizione, prevista per la prossima estate, stiamo già pensando a una winter edition, tra qualche mese”.

Ma per il momento non sveliamo i particolari.

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Il jazz ispira una collettiva di fotografia al Torrione

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La musica è dentro di noi di Lucia Anelli Una rapsodia di immagini, suoni, colori e intensità emotiva nella collettiva “La musica è dentro di noi”, costola creativa del Beat Onto Jazz Festival, allestita negli spazi del Torrione angioino.Con tecniche e sensibilità differenti l’approccio all’immagine si tramuta in cortocircuito sensoriale e il sottile varco tra vissuto e bramato si azzera completamente. Una carrellata di volti, movenze sensuali e rapidità esecutiva negli scatti proposti da Mario Vitolo, promotore dell’iniziativa, che offre un ampio repertorio della liaison tra arte visiva e musica.

Il nomadismo culturale e la passione marcata affiorano dai lavori esposti, sintesi di un’attenzione al dettaglio, all’atmosfera, al gioco polisensoriale che inonda chi os-

Una foto di Mario Vitolo

serva. L’accordo felice tra le due arti vibra ad ogni soffio di sax, secondo un procedimento astrattivo che opera a livello percettivo.

Lo strumento musicale, oltre che protagonista di performance e attimi sfumati nel ricordo, diventa anche parte di un raffinato procedimento compositivo, smaterializzato e reinterpretato come elemento sospeso di visioni oniriche e rarefatte.

Gli artisti invitati: Giovanni Albore, Francesco Ambruosi, Antonio Anelli, Roberto Esposito, Cosmo Laera, Giuseppe La rossa, Gianni Nacci, Sergio Nuzzo, Maria Pansini, Rosaria Pastoressa, Angelo Scardigno, Alessandro Signore, Federica Signorile, Giovanna Sodano, Angela Stufano, Mario Vitolo, Enzo Vurro.

L’EVENTO A novembre la quarta edizione del festival internazionale di danza orientale

Torna il Mazagat

di Rosa Chieco

Un tripudio di suoni, di colori, di luci, di movenze leggere, di profumi, questi gli ingredienti speciali della ricetta del levante “Mazagat International Oriental Dance Festival”, messa a punto con maestria dalla nota insegnante barese di danze medio orientali, Marilena De Letteriis, con il supporto del coreografo egiziano di fama mondiale, Wael Mansour, art director, del dott.

Fabio Morelli, project manager, del dott.

Massimo Milella, chef coordinator e della giovane avvocatessa bitontina Romina Centrone nelle vesti di executive director, che verrà realizzata dal 14 al 16 novembre nella cornice dell’Hotel Majesty di Bari.

La kermesse, giunta alla sua quarta edi-

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zione, è un tributo all’affascinante danza del ventre, la c.d. belly dance che ha il singolare potere di racchiudere femminilità e seduzione, riuscendo ad attrarre a sé e ad ammaliare insegnanti, studenti e appassionati di ogni parte del globo in arrivo nel capoluogo pugliese per lasciarsi travolgere dal piacere di un’esperienza di crescita, di condividere un sogno, di apprendere l’eleganza degli stili internazionali e non (per maggiori info e iscrizioni: www.mazagatfestival.com).

Mazagat significa per l’appunto “piacere” e fonte di inesauribile piacere sono senza dubbi gli spettacoli, le esibizioni, gli stages, il bazar e tutti i premi ideati per

l’imperdibile iniziativa; sorgente di mazagat è l’irripetibile opportunità di incontrare artisti e ospiti del calibro di Jillina, Randa Kamel, Yousri Sharif, Aida Nour, Tito Seif, Mercedes Nieto, per citarne solo alcuni.

“Il festival è un’esplosione di vitalità e di energia, la prova provata che la vera anima del mondo è la passione per un’arte; è una realtà unica nella nostra terra in grado di donarle lustro e visibilità” ci dichiara l’executive director dell’iniziativa, l’avv.tessa Centrone, poliglotta, versatile e intraprendente, a cui è affidata la cura delle relazioni contrattuali e non con gli artisti, gli studenti e tutto ciò che ruota intorno all’orbita Mazagat.

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CUM GRANO SALIS

Acqua giusta e di qualità di Vito Ancona

Il pianeta terra, come l’uomo, è composto per il 70% di acqua. Questo ci fa capire l’importanza di tale elemento per la vita. Così, dopo aver parlato di sale, cereali e zucchero, cerchiamo di approfondire l’importanza dell’acqua per il mantenimento della salute.

L’acqua di mare, di fiume, di lago, di sorgente, insieme a quella presente nel corpo umano e nei neurotrasmettitori, ha un suo grado di salinità, determinato dalla presenza e dalla concentrazione di sali minerali, che sono gli elementi costitutivi della stessa, unitamente all’idrogeno e all’ossigeno.

Nell’ultimo ventennio, l’informazione dei mass media ha fatto perdere di vista e la qualità dell’acqua potabile e la quantità da bere pro-capite.

Com’è accaduto per la carne, diventata un alimento fondamentale nella vita dell’individuo, grazie ad un’ingannevole campagna di informazione negli ultimi quarant’anni, così è per l’acqua, Con l’evidente scopo di ricavare profitti stratosferici ma con l’altrettanto evidente conseguenza di causare un’insana nutrizione.

Da un lato, si sono centuplicate le etichette di acque minerali, vendute in bottiglie di plastica, dall’altro sono aumentati a dismisura i venditori di filtri-depuratori, fenomeni sviluppatisi sull’onda della fuorviante informazione sulla pessima qualità delle acque

Sabato 11 ottobre ore 18:30 Open Day Scuola Professionale Shiatsu Pantarei

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erogate dai rubinetti di casa.

Nel caso delle acque imbottigliate, uno dei problemi maggiori è determinato dal “residuo fisso” e ,quindi, dalla concentrazione di alcuni sali, dalla plastica e dalla quantità di gas addizionati (l’anidride carbonica, ingerita, in quantità variabile, ogni giorno). Per quanto riguarda i depuratori, invece, l’acqua che se ne ricava, totalmente priva di sali minerali, ovvero demineralizzata, ottima per ferri da stiro o per le batterie delle auto, non è certo utile per l’alimentazione umana.

L’acqua minerale e quella filtrata dai depuratori è, comunque, acqua “potabile”.

Il trucco della “potabilità” dell’acqua funziona, ma l’alto residuo fisso (un buon residuo fisso è tra 0 e 20), l’elevata presenza di alcuni sali a discapito di altri (ad esempio, troppo sodio), la plastica che rilascia nell’acqua residui tossici, sono destinati a creare a lungo andare diversi problemi, come, d’altro canto, per le acque demineralizzate.

Il troppo storpia, recita un vecchio adagio popolare, inteso anche come troppo poco.

E a proposito di troppo, visto che abbiamo parlato di qualità dell’acqua soffermiamoci adesso sulla quantità.

Uno degli slogan più diffusi ai giorni nostri è che bere tanta acqua faccia bene. Se sia vero possiamo “chiederlo” all’ormone della sete, che ha il compito di informare il cervello quando il corpo ha bisogno di acqua, op-

pure, tanto per citare un esperto, al dr.

Gargiulo, abituale frequentatore del programma televisivo “Elisir”, condotto dal nostro caro Michele Mirabella, che ha spiegato come il corpo abbia bisogno di circa 2 litri e mezzo di acqua. Ciò che non significa che occorre bere tale quantità tutti i giorni.

In realtà, l’acqua viene assunta anche attraverso gli alimenti: si chiama “acqua legata”.

Tra l’altro, se osserviamo il rapporto tra l’acqua bevuta e quella rilasciata nell’atto della minzione, qualche spunto di riflessione sull’argomento possiamo ricavarlo. Considerando, inoltre, che l’acqua che viene esplulsa in genere è chiara e spesso trasparente. Un fenomeno interpretato dalla medicina tradizionale cinese come un deficit dell’energia renale.

Insomma, ci viene consigliato di bere tanta acqua perché fa bene, lava, purifica e, poi, siamo costretti a correre in bagno tante volte al giorno.

In realtà, come suggerisce la saggezza popolare, “l’acqua logora i ponti”: bere in eccesso crea problema, in questo caso, ai “ponti ossei” e alle ossa, in quanto privati di sali minerali, che vengono comunque rimossi e portati via nel processo di metabolizzazione dell’acqua, a causa dell’inondazione che il corpo subisce più volte al giorno, per anni.

Alla ricerca scientifica la parola definitiva.

Ma non c’è da meravigliarsi che possa verificarsi quanto già successo per i cereali: dopo 50 anni di consumo di farine sbiancate, gli esperti consigliano di mangiare integrale. Carpe diem!

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AMARCORD

Una polaroid degli Anni Ruggenti di Franco De Vanna Cinque ragazzi sognano di diventare famosi, strimpellando con le loro chitarre le melodie e i ritmi più belli degli anni del dopoguerra, interpretati dai Beatles e dai Rolling Stones di casa nostra.

Si affronta il futuro provando e riprovando diverse ipotesi esistenziali, con leggerezza, divertendosi e cantando.

Sono gli “anni ruggenti”, anni in cui per la prima volta entrano nelle nostre piccole case i primi elettrodomestici: il frigo, la lavatrice, la tv e il giradischi, che per noi ragazzi significava rallegrare le serate, ballando in casa con le ragazze della comitiva nelle festività varie, nelle domeniche e al compimento dei primi 18 anni di vita.

Little Richard, Fast Domino, Timi Yuro, Patty Pravo, Nino Ferrer, Gianni Morandi, Rita Pavone con le loro canzoni inondavano di suoni le nostre case. E mentre i matusa seguivano Claudio Villa, Luciano Taglioli e Nilla Pizzi, noi ragazzi ci inebriavamo con “Bandiera Gialla” di Gianni Pettinati. Un modo come l’altro per rompere con il passato e lanciarci nel futuro.

Grazie ragazzi, per noi giovani di ieri siete stati un simbolo di gioia e di speranza.

Grazie Paolo Albanese, Pinuccio Di Gioia, Tonino Colasuonno, Lillino Cariello, Giorgio Calvani protagonisti di tante memorabili serate con la vostra scintillante band.

Nel nostro Amarcord c’è la dolcezza di un passato che non sarà mai dimenticato anche perché avevamo vent’anni e a quell’età il futuro ci appariva davvero radioso.

Forza ragazzi, torniamo alla speranza, facciamo rivivere la gioia di quegli anni. Possiamo farcela! Dietro di voi ci siamo noi con la bandiera gialla.

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Più di ottanta gli artisti sul palco della seconda rassegna organizzata dalla Blu & Soci di Beppe Granieri

Una grande festa del Blues di Alessandro Robles foto di Cinelli & Di Liddo Fotografia per Bitonto Blues Festival 2014

Festival bagnato, festival fortunato.

La pioggia di un’estate davvero capricciosa non ha intaccato il successo della seconda edizione del Bitonto Blues Festival. Al contrario!

Ad aprire i fuochi, la “preview” di fine agosto, con JugbandBlues e Maxblues band di Massimo Ciracì, che hanno calcato il palcoscenico allestito nella villa comunale, richiamando una folla straripante di appassionati. segue a pag. 40

Jam Session tra Carl Wyatt, Angela Esmeralda e Rosario Claps

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Segue da pag.39 Con l’avvicinarsi delle tre serate clou del festival (dal 5 al 7 settembre), le previsioni meteo hanno consigliato di trasferire la kermesse nel Traetta. Un maxischermo, all’esterno, ha offerto ai tantissimi fans, giunti da tutta la regione, la possibilità di seguire l’evento.

Aperta dall’Acousti.Co - The Band, di cui è leader lo stesso Beppe Granieri, la prima giornata si è infiammata con l’hard blues della Bluestouch Slideband di Milano e l’eleganza della Matteo Sansonetto Blues Revue, reduce dalla trasferta a Chicago, dove ha registrato il suo ultimo album. Nella seconda serata, un pubblico davvero entusiasta ha riempito in ogni ordine e grado il teatro, sino a notte fonda, stregato dalle note del duo soulblues Angela Esmeralda & Sebastiano Lillo, freschi vincitori dell’Italian Blues Challenge, dalle chitarre distorte di Carl Wyatt, leader dei Delta Voodoo Kings, e dalle atmosfere strepitosamente meridionali dei lucani Blue Cat Blues, guidati dall’impareggiabile Rosario Claps.

Dulcis in fundo, grazie alle ristabilite condizioni climatiche, domenica 9 settembre il festival ha conquistato la location di piazza Cattedrale, per uno spettacolo davvero memorabile, alla presenza di migliaia di fans.

A scaldare l’atmosfera, il virtuoso della chitarra blues Gabriele Dodero, con una serie di classici rivisitati in chiave elettrica.

Il top della serata, però, è stato l’ingresso in scena dei Mudcat & The Atlanta Horns. La band americana ha messo in piedi un vero e proprio show, costruito su armonie country e coordinato dal carisma di Daniel Peter

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Primo piano AGOSTO-SETTEMBRE 2014

Mario Insenga dei Blue Stuff

La band di Mudcat & Atlanta Horns

Dudeck.

Tutti gli artisti del gruppo (tra cui l’impareggiabile Lil’ Joe Burton, storico trombonista di B.B. King) hanno sfoderato tecnica e originalità espressiva ineguagliabili, unite ad una teatralità coinvolgente ed esilarante, che hanno mandato letteralmente in visibilio tutto il pubblico accorso in piazza cattedrale.

L’ultimo set è stato appannaggio dei Blue Stuff, con la mitica presenza di Mario Insenga, artista simbolo del blues italiano, che hanno eseguito una spumeggiante carrellata in chiave mediterranea dei più famosi standard blues.

Quasi ottanta artisti, dunque, per una ma-

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nifestazione che è già un cult nel panorama degli spettacoli dell’estate bitontina e per la

quale è prevista una gustosa appendice natalizia, con il concerto di Stefano Zabeo & TV

Mama, previsto al Traetta sabato 27 dicembre.

Acousti.Co - The Band

Matteo Sansonetto Blues Revue

Gabriele Dodero

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Un concerto dell’orchestra del liceo musicale di Acquaviva per l’Associazione Docenti Bitontini

NOTTE DI NOTE Prendete una splendida serata d’estate, una di quelle di cui solo noi del Sud possiamo godere: calda, pulita, serena.

Aggiungete uno scenario suggestivo quale l’interno della cattedrale può garantire: accogliente, solenne e complice.

Immaginate un pubblico numeroso, attento, variegato in religioso silenzio (non solo per il luogo ma anche per l’atmosfera).

Metteteci un’orchestra composta da cinquanta ragazzi, che suonano da professionisti, guidati da due veri maestri.

Spruzzateci sopra infine l’entusiasmo, la disponibilità, la premura di un dirigente scolastico, che, da buon manager e da premuroso docente, crede in

quanti gli si affidano, e di un sacerdote, per il quale la cultura, la musica e la religione sono complementari e non alternative l’una all’altra.

Otterrete, così, l’atmosfera magica che si è respirata durante il concerto organizzato dall’Associazione Docenti Bitontini a chiusura dell’anno sociale, e tenuto dall’orchestra del liceo musicale di Acquaviva delle Fonti, reduce da una trionfale esibizione a Vienna ma abituata a cogliere successi un po’ ovunque nella Regione. Ragazze e ragazzi (dai 13 ai 18 anni), che suonano con bravura, disinvoltura e sicurezza i loro strumenti, sotto la guida dei loro insegnanti (mai, come in questo caso, il vocabolo

FIORI D’ARANCIO

Il giorno 20 agosto 2014 Giovanna Palmieri e Luigi Giovanniello hanno coronato il loro sogno d’amore, unendosi in matrimonio presso la chiesa del Crocifisso.

Agli sposi l’augurio di un prospero e felice futuro da parte di tutti i familiari.

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Il 19 luglio 2014 si sono uniti in matrimonio Paolo Molinini e Maria Giovanna Colle, nella chiesa dei Santi Martiri di Abitene. Ha officiato il sacramento don Gaetano Coviello. Testimoni per lo sposo: Michele Molinini e gentile consorte; per la sposa: Mario e Piero Mirabella.

“maestri” ha un suo significativo valore e si incarna nelle persone di Domenico Nuzzaco e Demetrio Lepore), ricavandone arie da opere liriche, colonne sonore cinematografiche, composizioni musicali suggestive e piacevoli: dal “Brindisi” della “Traviata” di Verdi a “Giù la testa” di Ennio Morricone, dalla “Gazza Ladra” di Rossini alla “Polka” di Strauss, ed accompagnando testi canori della tradizione napoletana come “O sole mio”.

Intervenendo alla manifestazione per portare il saluto dell’amministrazione comunale, la vicesindaco, prof.ssa Rosa Calò, e l’assessore all’istruzione, prof. Vito Masciale hanno sottolineato l’importanza di manifestazioni culturali di un certo spessore nella crescita della comunità cittadina e la necessità di favorire il protagonismo dei giovani declinato nella sua versione più positiva fatta di impegno, dedizione e passione.

Parole di apprezzamento e di stimolo per i giovani musicisti e l’Associazione Docenti Bitontini, che si accinge a festeggiare il suo primo decennale con un bagaglio di attività numerose e qualificate alle spalle.

Nell’esprimere piena soddisfazione per la riuscita dell’iniziativa, rivolgiamo un grazie di cuore al parroco della cattedrale, don Ciccio Acquafredda, al prof Francesco Nicola Lucarelli, preside del liceo musicale “L. Milani” di Acquaviva delle Fonti ed ai suoi collaboratori, al folto pubblico presente e soprattutto ai ragazzi dell’orchestra, protagonisti di un’indimenticabile serata.

Nicola Fiorino Tucci presidente Associazione Docenti Bitontini Foto Viviana Minervini

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L’opera di Traetta sul palco del quarantesimo Festival della Valle D’Itria

L’ “Armida” minimalista di Deshamps di Domenico Saracino

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Armida è un personaggio indimenticabile della “Gerusalemme Liberata” di Torquato Tasso: una giovane maga musulmana, figlia del signore di Damasco; un’incantatrice che, oltre alle doti magiche, ostenta una bellezza disarmante, al punto che l’autore del poema arriva a dichiarare che sia la donna più bella mai vissuta sulla terra.

Nel mondo della lirica, Armida è stata scelta come protagonista di innumerevoli libretti, il più importante dei quali è quello scritto da Philippe Quinault per il compositore Jean-Baptiste Lully, che consacrò definitivamente il genere dell’opera francese da loro inventato: la tragédie lyrique (o tragédie en musique).

Molti altri compositori noti, come Rossini e Gluck, hanno deciso di mettere in

musica l’amore impossibile tra la donna araba e il guerriero cristiano Rinaldo.

Prima di loro, Tommaso Traetta si è cimentato nel 1761 in una sintesi particolare di questo capolavoro del barocco francese, riducendo la monumentale tragedia in musica in forma di “festa teatrale” per un rifacimento commissionato dal conte Durazzo, direttore degli spettacoli di Vienna.

Quando Isabella, figlia maggiore dell’Infante di Spagna Filippo I di Borbone e secondo Duca di Parma della dinastia, sposa Giuseppe II d’Asburgo, Traetta, all’epoca maestro di musica alla corte parmense, si ritrova ad operare in un contesto internazionale. Il maestro bitontino accetta quindi l’opera su commissione e il libretto viene firmato

da Giovanni Ambrogio Migliavacca, collaboratore del Metastasio (maestro indiscusso del melodramma e delle feste teatrali).

Il risultato della fusione tra musica, recitativi ed azione scenica è una sintesi mirabile tra il dramma in musica della tradizione francese e il bel canto della scuola pugliese-napoletana.

Per mettere in risalto il virtuosismo canoro degli interpreti, Traetta aveva scritto pagine dense di difficoltà vocali, lasciando ampio spazio a cori e balli che contribuiscono a creare un dinamismo scenico notevole.

In occasione della quarantesima edizione, il Festival della Valle D’Itria ha incaricato la musicologa Luisa Cosi di recuperare il materiale traettiano per

mettere in scena la prima versione moderna del capolavoro, sino ad ora eseguita esclusivamente in termini concertistici.

Il compito di riportare il tardo barocco sul palcoscenico martinese del Palazzo Ducale è stato affidato all’interpretazione del maestro Diego Fasolis, professionista di respiro internazionale che ha diretto l’Orchestra Internazionale Italiana. Il coro della filarmonica di stato “Transilvania”, d’altra parte, ha fornito un’ottima prova sotto la guida del maestro Cornel Groza, lavorando in sinergia perfetta con l’orchestra e i ballerini.

Juliette Deshamps, regista dello spettacolo, ha optato per una messa in scena altamente simbolica e di difficile com-

prensione per coloro che non conoscono alla perfezione il libretto. Di certo non hanno contribuito le scenografie di Nelson Willmotte, minimali e lontane dal sospirato Barocco, né i costumi realizzati dalla stravagante Vanessa Sonnino, in molti casi eccessivi e fuorvianti.

Una mise en scène particolarmente audace e creativa, a tratti forse incongruente, la cui struttura non si è sfaldata grazie al collante offerto dalle efficaci coreografie dei ballerini e alle monumentali interpretazioni delle protagoniste.

Il soprano Roberta Mameli ha incarnato Armida con passione e carisma, affrontando gli ostici virtuosismi canori in posizioni scomode e a piedi nudi, all’aperto, dopo un acquazzone che ha inu-

midito l’aria della sera; mentre il mezzosoprano Marina Comparato non è stata da meno nel ruolo di Rinaldo, grazie alle qualità timbriche e vocali che la rendono particolarmente adatta ai ruoli “en travestì”.

Un imponente lavoro, un’ opera di valorizzazione di una rappresentazione lirica rara, perfettamente ricostruita grazie ad un’attenta analisi filologica nella cornice di uno dei festival più importanti del meridione, che il pubblico ha mostrato di gradire particolarmente sottolineando i vari passaggi con calorosi applausi.

Un nuovo, ulteriore esempio dell’alta considerazione di cui il compositore bitontino gode presso i grandi professionisti della musica lirica internazionale.

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Serata al Torrione con i versi di Carla Abbaticchio

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La poesia quando è sincera di Mariagrazia Lamonaca foto Andrea Melato

Romina Centrone legge le poesie di Carla Abbaticchio,al centro. A destra, il sassofonista Cristian Mele

Esistenzialista, intimista, introspettiva: si potrebbe definire così la poesia di Carla Abbaticchio.

Ma se ci soffermiamo più a lungo sui versi, analizzandone a fondo senso e intenzioni, appare evidente che la sua opera attinge a fonti e ispirazioni ben più ampie e complesse: dalla ricerca storica alla tradizione del vernacolo, dall’afflato solidale all’enfasi bucolica, che invoca ristoro per una natura sempre più oltraggiata da un mondo così poco attento ai valori e ai bisogni più profondi dell’uomo.

Con coraggio e maestria, Carla ha reso partecipe della sua nobile arte la folta platea raccoltasi nella suggestiva cornice del terrazzo del Torrione, nell’ambito del festival “Le corti dei miracoli”. Un evento organizzato dal “Cenacolo dei poeti” in collaborazione con “MariArte” che, per l’occasione ha realizzato l’estemporanea di pittura “Art du Triomphe”.

E quale connubio migliore tra poesia, arte e musica?

Così, il sassofonista Cristian Mele con i suoi assoli, ha sottoline-

COMPLEANNO Pasquale Palmieri 18 settembre 2014

Giovedì 18 settembre il nostro amato nonno Pasquale ha festeggiato i suoi 105 anni. Al nostro nonnino l’augurio di tante altre giornate ricche di gioia e serenità.

I familiari Nella foto a sin. nonno Pasquale circondato dai figli

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ato la profondità dei versi con piacevoli e intense pause musicali.

Quattro sequenze, su temi diversi, introdotte da Adele Pulice, hanno scandito la serata, offrendo singolari spunti di riflessione su vari argomenti. L’amore, motore propulsivo della vita, con le liriche “Viaggio tra le nuvole”, “Le notti degli amanti” e “Ho sentito il cuore”; il valore catartico della poesia, con le liriche “Fantasma frastornato”, “Canto primordiale” e “Deliri poetici” e, ancora, la temperie esistenzialista, la caducità del tempo, con i versi “Frammenti di arcobaleno”, “Chimera di giovinezza” e “Quando”. La quarta sequenza, infine, sul valore catartico dei sogni, con “Cianciare”, “Un abbozzo d’aria” e “Oltre la gabbia”.

A dare voce alle liriche di Abbaticchio la voce suadente di Romina Centrone, che ha contribuito a creare un’atmosfera di sentita partecipazione da parte del pubblico, che non ha mancato di rendere il proprio convinto omaggio con una serie di calorosi applausi.

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PAGINE DI STORIA L’antico castro insieme alle possenti mura resero Bitonto uno dei centri fortificati più importanti dell’impero

“Urbs fortis” di Bisanzio di Pasquale Fallacara fallacarapasquale2@libero.it

Ricostruzione di Pasquale Fallacara

Anticamente Bitonto era circondata da alte mura difensive, innalzate, secondo diversi storici, durante l’epoca bizantina. La forma e l’altezza, i bastioni, le torri disseminate ed i profondi valli dimostrano che esse siano esistite prima dell’invenzione della polvere da sparo, attribuita in Europa al monaco tedesco B. Schwartz, vissuto nel XIV secolo.

Le tozze mura, infatti, non presentano né feritoie né terrapieni interni per posizionare i cannoni ma risultano adatte all’utilizzo di armi offensive come il giavellotto, la lancia, la spada, gli archi, le frecce, le fionde.

All’interno della cinta muraria a nord, a sud, a est e a ovest si aprivano quattro porte, chiamate rispettivamente “Baresana”, “Pendile”, “La Maja” e “Robustina”. Dall’alto le sentinelle potevano scorgere il nemico in lontananza, chiamando a raccolta i soldati nelle torri perimetrali per prepararsi all’offensiva.

Come ultimo baluardo difensivo e come estremo rifugio per resistere agli attacchi dei nemici, penetrati all’interno della città, vi era una rocca o castro bizantino, edificato in posizione strategica, sul costone della Lama Maja (Lama Balice).

Le fortificazioni bizantine, caratterizzate da mura spesse, ulteriormente rafforzate all’interno da robusti rivestimenti in legno, erano provviste di numerosi ambienti destinati a vari usi, tra cui corpi di guardia, armerie, stalle. I soffitti in legno dei piani intermedi erano dotati di botola con scala retrattile, mentre l’ultimo piano aveva il soffitto con volte a botte o a cupola.

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nostra città viene definita difatti “Urbs fortis” (città saldamente fortificata). La presenza del castro è ulteriormente attestata dall’antico toponimo “San Pietro de Castro”, nome dell’antichissima chiesetta attualmente conosciuta come San Pietro in Vincolis.

A quest’ultima, edificata sul tempio dedicato alla dea Minerva, è legata la leggenda del passaggio dell’apostolo Pietro, il quale avrebbe distolto gli abitanti dal culto pagano convertendoli al cristianesimo. Nell’inedito manoscritto del podestà Serafino Santoro, intitolato “Intorno ai documenti del Libro Rosso di Bitonto” e risalente agli inizi del Novecento, leggiamo: “fra gli ordini religiosi stabilitisi a Bitonto … vennero anche i Francescani che a principio del Trecento potettero edificare il loro convento sull’altura dell’antica rocca”.

Possiamo ipotizzare che la fortificazione si sviluppasse, in passato, sul suolo dove oggi residuano la chiesetta di San Pietro in Vincolis, il limitrofo convento di San Francesco d’Assisi e l’attiguo complesso dell’Enel.

Nel 975 lo stratega bizantino Zaccaria tolse la città di Bitonto ad Ismaele, condannato a Le tracce storiche di questo luogo fortimorte, e fece presumibilmente costruire queficato, sede del potere politico e militare, si sta roccaforte come rifugio per il suo popolo, perdono nel tempo. Molto probabilmente, a difesa del nord barese. grandi blocchi litici, vagamente squadrati, Dal “Chronicon” dello storico Lupo Proin calcare o in carparo, potrebbero essere tospata apprendiamo che nel 1017 morì in rintracciati al di sotto delle mura normanne, questo luogo il catapano Basilio Mesardoninel cortile interno degli ambienti occupati te, generale bizantino. Il termine catapano, dall’Enel, e sotto l’adiacente Piazza Castello, in greco “colui che sta al di sopra”, indicava dove sorgeva il “Fortino” a pianta ottagonaun alto ufficiale bizantino, governatore della le, demolito nel 1834. città.

Sempre nella stessa zona si potrebbeCon molta probabilità, il militare aveva ro rinvenire altre tracce in alcuni scantinaeletto a sua dimora il castro bitontino, meglio ti, come quello sotto il “Salotto Letterario difeso rispetto a quello delle città limitrofe.

Degennaro”, di A lui si deve la coproprietà del cav. struzione del Palazzo Gaetano Brattoli, del Catapano di Bari, Come ultimo in Largo Teatro. situato un tempo Analizzandone dove oggi si innalbaluardo difensivo e come le caratteristiche za la basilica di San estremo rifugio per resistere strutturali, infatti, Nicola. Nel 1029 i potrebbe essere ribelli pugliesi venneagli attacchi dei nemici, penetrati identificato come ro sconfitti dai greci, uno dei numerosi all’interno della città, vi era una che non esitarono a ambienti periferocca o castro bizantino, edificato trucidare Rajca, duca rici, destinati a di Bari e signore di Bicorpo di guardia in posizione strategica, tonto. Durante queste del baluardo bifuriose lotte per la lisul costone della Lama Maja zantino. bertà, il catapano MiAntiche cro(Lama Balice) chele Dulkiano junior nache, leggende fece impiccare numee documenti atrosi ribelli sul muro testano che Bitonto era dotata di una salda del castro di Bitonto. Solo nel 1072, con la muraglia urbana nonché di un possente forticonquista della Puglia da parte di Roberto il lizio. Nell’opera dell’XI secolo di Guglielmo Guiscardo, si chiude definitivamente il domiApulo, “Gesta di Roberto il Guiscardo”, la nio greco sulle nostre terre.

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Gli scoiattoli dello Sporting Club (in maglia gialla) in un match con gli aquilotti del Puglia Basket di Cassano Murge

La Sporting Club, dopo la finale bitontina del torneo internazionale di Matera, si prepara ad affrontare una nuova stagione di successi

Il canestro più bello è quello con la vita

di Domenico Saracino foto Pierpaolo Soria

L’autunno è da sempre la stagione delle ripartenze. Dopo la breve parentesi estiva, ricomincia la scuola, ad esempio. La mole di lavoro torna lentamente ad ingrossarsi, i ritmi a farsi più vorticosi e le ambizioni, messe a riposare sotto l’ombrellone, a risvegliarsi, avide di soddisfazioni.

Per lo Sporting Club, l’inizio della bella stagione, e quindi della relativa pausa, ha coinciso con la grande cerimonia di chiusura del torneo internazionale di Matera “Minibasket in piazza”, in cui gli aquilotti bitontini (ragazzi nati tra il 2003 e il 2004) hanno

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potuto vivere momenti d’intensa socializzazione in un’atmosfera multiculturale. Parliamo, infatti, di una competizione che vanta la presenza di ben quarantotto squadre, in rappresentanza di una decina di nazioni diverse.

Un’esperienza altamente formativa per dei bimbi che si apprestano a essere cittadini di un mondo ormai completamente globalizzato.

In quell’occasione, il presidente Emanuele Pagone e il suo vice Giuseppe Granieri hanno rimarcato la funzione educativa del torneo, privilegiata in questo caso specifico

rispetto all’afflato agonistico che caratterizza altri tipi di incontri sportivi. Per i ragazzi è importante crescere fisicamente e moralmente grazie allo sport, prima ancora di vincere la partita e di dominare il campo da gioco.

Beninteso, si tratta di un’eccezione. Perché allo Sporting non si scherza e ne sono perfettamente consapevoli quei genitori che vedono i propri figli allenarsi anche tre, quattro volte a settimana con allenatori esigenti e un direttivo che guarda allo sport come un’occasione per “allenare” quell’impegno, che nella vita costituisce un propulsore indi-

spensabile per qualsiasi conquista. “I ragazzi hanno bisogno delle sfide per sentirsi realmente soddisfatti. Devono essere spronati a crescere con la consapevolezza che qualsiasi attività richiede dedizione e tempo per diventare una reale fonte di appagamento e non un mero passatempo”, dichiara Pagone.

Una vera e propria mission, quindi, quella di formare persone che vogliono eccellere nello sport e nella vita. Aspirazione che ha spinto lo Sporting Club a ipotizzare una fusione con l’altra società di basket cittadina, l’ASD Virtus, al fine di unire le forze e fron-

teggiare al meglio il futuro. L’operazione, tuttavia, non ha avuto sinora un esito favorevole a causa di alcune divergenze che fanno sfumare sistematicamente l’accordo.

Al di là dell’eventuale unione, gli sforzi sostenuti dall’associazione sportiva si sono comunque concretizzati in numerose segnalazioni e richieste di provini con squadre importanti. “Stiamo iniziando a raccogliere i frutti del duro lavoro svolto sinora. Ulteriori risultati arriveranno sicuramente, ma la priorità rimane quella di fortificare il gruppo e creare un terreno fertile per la creazione di un

team di atleti costituito esclusivamente da bitontini, che rappresenti degnamente la città”, conclude Granieri.

Tutte le decisioni dei dirigenti e dello staff tecnico vengono dettate dal buon senso e risultano naturali nel fisiologico processo di crescita e maturazione dell’associazione.

Come osserva il presidente Pagone, si tratta di “un’armonia decisionale, legata alla condivisione totale dei valori di fondo”, che si unisce a “correttezza, trasparenza e abnegazione: un valido paradigma per lo sviluppo umano e professionale dei nostri atleti”.

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Addio Robin, genio libero e ribelle

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di Giuseppe Ceglie

Robin Williams

Una tessera di mosaico si aggiunge al catalogo delle morti precoci delle stars hollywoodiane con il suicidio di Robin Williams.

Una sorta di tanatologia della dissipazione del talento, frutto dell’autofagia dello star system che sembra chiedere sacrifici umani, reclamando i “primogeniti”, intesi come gli artisti migliori forse perché più sensibili e meno “attori”.

Come Agamennone che sacrifica sua figlia Ifigenia sull’altare della “nike” per la conquista di Troia, così Hollywood

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placa gli Dei, a cui è stata sottratta l’arte della riproducibilità tecnica dell’immagine, con i suoi talenti migliori.

Perché Robin Williams era sicuramente uno dei migliori frutti dell’antico mestiere del giullare, già trastullo di re e cortigiani umorali, che spesso li bandivano quando comprendevano che dietro la maschera ridanciana e sollazzante, lo spirito del folle deprecava il loro modo di vivere incarnando l’arguta locuzione latina “castigat ridendo mores”.

Spirito libero, fin troppo, dedito ai

peggiori passatempi che un uomo possa cogliere (droga e alcool), in realtà aveva già visto la morte da vicino.

Il giornalista Bob Woodward (lo stesso cronista che insieme a Carl Bernstein aveva fatto dimettere, con i suo articoli d’inchiesta, dalla presidenza degli Stati Uniti Richard Nixon) in uno dei suoi libri più celebri, quello sulla morte di John Belushi, aveva descritto il celebre albergo del Sunset Boulevard, dove era stato ritrovato il corpo esanime del protagonista di “Animal House”, come un luogo affollato di stars che si drogano e tra queste Robin non era mancato.

Poi la solita trafila di sesso, droga e rock n roll, matrimoni inanellati, figli procreati e non concepiti, rehab a iosa, con reiterate promesse di redenzione.

Ma alternata a questa noia da vip le sue interpretazioni. Alzi la mano chi non ha sognato di avere come insegnante John Keating, salire sul banco per omaggiare la sua arte maieutica, rinnovare la setta dei poeti estinti per succhiare fino al midollo il nettare della vita e della poesia.

Robin riusciva a rendere credibile, convincente e soprattutto vero questo professore anticonformista e folle. Travestirsi da mrs. Doubtfire per tornare a fare il padre full time non lo rendeva macchietta ma anzi ne esaltava le capacità di divertirsi e divertire restando Robin Williams e non annullandosi come, ad esempio, Dustin Hoffman in un ruolo analogo come quello di “Tootsie”. Fino ad arrivare a ruoli da “omino di burro” di collodiana memoria come in “Insomnia” e “On our photo”, tanto più credibili perché rappresentati come la mediocrità della vita vera non quella da star.

Proprio per questo e per il modo che hai scelto per il commiato caro Robin Williams “sit tibi terra levis”.

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Primo piano AGOSTO-SETTEMBRE 2014

STARBENE dott. Pasquale Lovero

L’aria ci cambia la vita In un ambiente chiuso ci sono circa 50 ioni negativi e 150 positivi per cm. cubo d’aria, mentre nell’aria pura dell’aperta campagna ve ne sono circa 1000 di negativi e 1200 di positivi. Alte concentrazioni di ioni negativi vengono favorite dai raggi ultravioletti, dalla fotosintesi delle piante verdi, dai fulmini, dall’energia prodotta dai moti d’acqua. Questo spiega il fatto che spesso si realizza un sentimento di euforia sulla spiaggia, dopo un forte acquazzone, davanti ad una cascata.

Infatti l’attrito creatosi tra aria ed acqua, stacca gli elettroni dalle molecole formando ioni negativi. Quelli positivi cadono per terra insieme alle gocce d’acqua, perché più pesanti, mentre

quelli negativi si librano nell’aria e vengono inalati da noi. A dire il vero entrambi i tipi di ioni

L’aria fortemente ionizzata prodotta da una cascata provoca un sentimento di euforia

sono importanti per la nostra vita, si tratta di una questione di equilibri: troppi ioni positivi

Ricordando Mariella La tua ultima foto lasciataci in ricordo della tua scomparsa è ancora una conferma di raffinatezza ed eleganza. Le parole scritte rispecchiano il tuo vivere, la tua signorilità e la tua grazia, la tua riservatezza,; il tuo voler andare oltre le parole e i gesti convenevoli; timorosa ma fortemente rispettosa verso l’altro restando sempre e comunque te stessa. Di questi tempi è molto difficile esserlo e conoscere te, autenticamente portata ad essere se stessa è un dono del Signore. Grazie per essere stata questo dono per una piccola persona come me. Rimarrai sempre una lezione di vita vissuta nel nome del Signore che tutto crea e tutto dona, che ci tiene uniti con un filo d’oro che mai si spezzerò: l’amore.

Dormirai ma non avrai più sogni, dormirai ma non avrai più mattini, ma la luce dalla quale sei ora rivestita sicuramente ti appaga di ogni mancanza terrena.

Con affetto Fiorina Carmela Russo 14/03/1914 -14/08/2014 Lo dicevi sempre…

Un secolo come un’ora.

Nell’eternità, nulla.

Ciao, nonna

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fanno male, a differenza di un eccesso di negativi, che invece fa bene. Un aumento di ioni positi-

vi nell’aria si può verificare grazie all’attrito tra masse d’aria, tra il vento e il suolo ovvero tra fronti meteorologici diversi. In questo caso i soggetti meteoropatici o sensibili agli ioni, sono i primi a reagire agli squilibri elettrici dell’aria e a manifestare fenomeni tipo attacchi di panico, irascibilità, irrequietudine, depressione, ovviamente aprendo la strada all’attacco di veri e propri malanni fisici. Gli ioni positivi di solito producono cattivo umore e irritabilità, quelli negativi rendono le persone più vigili, rilassate e felici. I positivi oltre ad influenzare in modo negativo il funzionamento della tiroide, determinano una eccessiva produzione di serotonina, ormone in grado di nuocere al benessere della persona, se eccessivo. In tale situazione si può verificare una depressione, una cardiopatia, addirittura un aborto spontaneo nelle donne in attesa. Ma anche emicrania, dolori toracici, insonnia, dispnea, vampate di calore, allergie, coliche addominali, ansia, tensione, mal di gola. Dunque la sindrome da serotonina causata da un aumento nell’aria di cariche positive, può determinare sbalzi d’umore, irritabilità,

lentezza di pensiero, torpore, abbassamento della soglia del dolore, irritabilità. Questo è il motivo per cui quando ci sono variazioni meteorologiche, una vecchia ferita, una cicatrice può far male, ma anche un qualsiasi problema medico può peggiorare. L’aria morta e stantia degli ambienti chiusi è in grado di causare malattie e sofferenza. Il normale rapporto fra particelle positive e negative è di 5:4. Questa proporzione non esiste negli edifici moderni, nelle scuole, nelle case, negli uffici pubblici, specie se dotati di aria condizionata. Cioè gli ambienti chiusi in generale sono malsani e predisponenti alle malattie. Tutto ciò è favorito dalla diffusione di materiali sintetici con cui si producono tende, tappeti, abiti, eccetera.

Difatti l’attrito sulle fibre sintetiche genera dannose cariche positive.

Ancora, le varie forme di combustione, per esempio il fuoco di un caminetto, il fumo, la stessa respirazione umana, sganciano ioni positivi, assorbendo quelli negativi. Ecco perché trovarsi in un ambiente piccolo e chiuso con tante persone per molto tempo, può dare senso di soffocamento, vertigine e grande disagio.

Ricordiamo inoltre che le cariche positive determinano, tra l’altro, un aumento di istamina, la quale scatena o peggiora le allergie. E allora eccola necessità di rendere più sani gli ambienti chiusi. Come?

Ad esempio aerandoli spesso e volentieri, eliminando le varie cause di inquinamento interno, mettendo piante d’appartamento o creando moti d’ acqua in casa, evitando l’uso di materiali sintetici, riducendo al minimo l’uso dei condizionatori, installando negli ambienti chiusi uno ionizzatore.

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