PURE 05

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SKATEBOARDINg N.5




www.pureskateboarding.it



Julian Davidson

Kickflip L.A. Ph. Giuliano Berarducci 6


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Papik Rossi

Quick B.S. Fifty, per affrontare la crisi Roma Ph. Mirai Pulvirenti 8


EDITORIAL Txt. Mirai Pulvirenti Quando ho assistito alle prime calate dei pro americani in Italia, chiunque conoscessi gioiva o rosicava del fatto che qualcuno di loro potesse dormirgli dentro casa, in canotta sudata, con calzini stagionati e pantaloncini a fior di palle. L’albergo era un vero lusso, argomentare con gli skaters era piacevole e lo skate era il collante naturale per una cena o una jam, inoltre i costi erano bassi e si trovava sempre una soluzione per creare qualcosa di nuovo a basso costo e di qualità superiore. La veloce ascesa dello skateboarding negli anni ‘90 ha brutalmente deviato la personalità di questa cultura meravigliosa, della cultura in sé, cambiando regole e sradicando valori a raffica permettendo a chi non c’entra un cazzo di “sonassela e cantassela” con la vecchia tecnica del “noi sì che lo sappiamo”. Proprio lui, il buon vecchio mercato, quello al di fuori dello skateboarding, al di fuori di tutto, che deforma l’aspetto reale di ciò che è. Oltretutto la prima cosa che uno si aspetta da una multinazionale o da un’industria altamente sviluppata dovrebbe essere un apporto qualitativo di lusso invece il prodotto è sempre passivo e vittima di una crisi di qualità totale, tavole scadenti, cotoni intrisi nella formaldeide, ruote del cazzo e cuscinetti sbrindellati, la faccia non ce la mette nessuno e nessuno si prende la responsabilità di questo repentino smerdamento alimentando imbarazzanti scarica barile via internet, via telefono o peggio ancora con il silenzio. Sarebbe bello avere una reazione a questa crisi di qualità, dovrebbe essere l’argomento di vendita di una company seria come ce n’erano prima. Non parlo di memoria storica e cose del genere, cazzate da veterano di guerra, solo di attitudine che ad oggi riconosco solo nei pischelli di 16 anni con calzini stagionati e palle sudate... quei pantaloncini non se potevano vede.

When I witnessed the first appearances of American pros in Italy, everyone I knew was either psyched that they slept at their house in sweaty undershirts, seasoned socks, and balls-high shorts, or downright jealous they didn’t. Hotels were a luxury back then, having discussions with skaters was something pleasant and skateboarding was the binding force behind a dinner or a skate jam. Furthermore, costs were usually low and a solution always popped up to create something new, low cost, and of superior quality. Skateboarding’s quick rise in the 90’s brutally deviated its culture’s awesome personality, changing the rules and swiftly eradicating its values, allowing those who have absolutely nothing at all to do with skateboarding to “open their fuckin’ mouths” with the age-old technique of “we know the real deal”. The good old market outside of skateboarding, outside of everything, that deforms the real aspect of what actually is. What’s more, the first thing one expects from a corporate company or a highly developed industry should be a qualitative contribution. Instead the products are always passive and victim to a total lack in quality. Cheap boards, formaldehyde-soaked cotton products, wack wheels, and brittle bearings; nobody wants to be exposed and nobody accepts the responsibility for this constant bullshitting, thus fueling an embarrassing buck-passing on the web, by telephone, or worse still by utter silence. It would be nice to see a reaction to this quality crisis. It should be the selling point of serious companies such as there were in the past. I’m not talking of historical memory or stuff like that, you know, war-veteran crap. I’m talking about attitude that today I acknowledge only in 16 year-old kids with seasoned socks and sweaty balls… those shorts were ugly as hell.

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Mattia Fancellu

Nollie Over Rail Milano Ph. Giuliano Berarducci

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Giò Grazzani F.S. Tailslide Barcellona Ph. Marzo

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Sven Kilchenmann F.S. Flip Zurich Ph. Alan Maag 12


Ian “China” Gordon Tabletop

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STRANGERS Txt + Ph: Mirai Pulvirenti · Intro: Davide Martinazzo · Polas: Sancho Berti Ogni tour é un’esperienza: implica lasciare la propria tranquillità a casa ed essere pronti a tutto. Implica viaggiare e, nella maggior parte dei casi, implica il fatto di non avere proprio tutti i comfort. Sai quello che lasci ma non quello che trovi, anche se sai chi ti sta aspettando e da quale città stai per essere inghiottito. Roma é così: ti inghiotte. Il traffico, le strade di Trastevere, i borghi, i sette colli... Ma quando il team funziona e una persona come Mirai ti guida, stai per andare incontro ad un’esperienza fantastica. Roma non é una città facile da skateare: asfalti grezzi, marmo rotto, spot affollati di paninari, smog, discese e salite. Ma quando ti siedi sul marciapiede dopo un trick e ti guardi attorno, vedi la luce calda e pensi che tu stai skateando una piazza in cui duemila anni fa nasceva la civiltà a cui apparteniamo. Riguardo le foto di questo tour e ora siamo noi a riempire queste piazze e forse a scrivere la storia. •

Every tour is a different experience: it implies leaving the peace and tranquillity of your own home and being ready for anything. It implies travelling, and in most cases it implies not having exactly every comfort. You know what you’re leaving behind but not what you’re going to find, even though you know who is waiting for you and which city is going to swallow you up. Rome does that: she swallows you. The traffic, the streets in Trastevere, the suburbs, the Seven Hills… but when the team works as a team and a person like Mirai guides you around, you’re about to enjoy a fantastic experience. Rome is not an easy city to skate: rough asphalt, broken marble, spots crowded with chavs, smog, uphills and downhills. But when you sit on a curb after a trick and look around, you see the warm light and immediately think of the fact that you’re skating in a square where the civilization we belong to was born two-thousand years ago. I take a look at the photos of this tour and realize that now we are the ones to fill up these squares and maybe write history.

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FABIO MONTAGNER Nonostante siano passati oramai più di dieci anni che faccio foto di skate con una certa dedizione, e che Fabio se la skatei di brutto da parecchio, questa è stata effettivamente la prima volta che ho avuto l’occasione di scattare con lui, finalmente! Anche perché io adoro fare foto con skaters come Fabio. Super consistenti, concentrati, e assolutamente determinati a portar a casa il trick. Tra l’altro questi skaters, come se non bastasse, lo fanno anche in pochi tentativi. È sicuramente cambiato molto dalle prime volte che lo vedevo alle gare. Più disinvolto ed allegro, con idee più chiare rispetto a quello che gli piace e non piace, e generalmente più rilassato. L’unica cosa che mi lascia perplesso è che assomiglia sempre di più ad Alex l’Ariete. •

Although more than ten years have gone by since I started taking skateboard pictures with a certain dedication, and although Fabio has been skating hard for a long time, this is actually the first time I’ve finally had the chance to photograph him! Also because I love to take photos with skaters like Fabio. Super consistent, concentrated, and absolutely determined to land the trick. And as if this weren’t enough, skaters like him land tricks in only a few tries. He surely has changed since I first saw him at contests back then. He’s more confident, cheerful and has clearer thoughts about his likes and dislikes. He’s generally more relaxed. The only thing that puzzles me though, is that he looks more and more like Alex l’Ariete.

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Crooks Pop Over, Portonaccio 19


Soft Wheel Kickflip, Prenestina 20


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FRANCESCO MARCONATO Mr.Flat, mai nessun soprannome è stato così appropriato per descrivere una persona. Magari Martinazzo & co. gli hanno affibbiato sto nomignolo per la sua spiccata propensione a skateare praticamente solo in flat e wheelie pads, ma io ho visto oltre. Francesco è “piatto” (e cercate di non confondere con “scrauso”) nella sua essenza di essere umano. Non ha la minima ombra di eccedenza in nessun senso. Parla poco, ride poco (più che altro sorride), traspira serietà da tutti i pori, e generalmente sembra sempre che non stia pensando a nulla. Metteteci pure che sta studiando per diventare istruttore di educazione fisica, o qualcosa del genere… Ma Mr.Flat è anche un personaggio pregno di una comicità demenziale tutta sua, che son convinto che neanche lui sa di possedere. Una mattina mi sveglio, vado in cucina e mi ritrovo Mr.Flat (sempre il primo a svegliarsi, ovviamente) che intento a far colazione in pigiamino, con una tazza di cereali e del the, mi sfodera sto sorrisone gigantesco, con tutti i pezzettini di muesli incastonati tra le maglie del suo apparecchio per i denti, tutto ciò senza spiccicare parola, in un silenzio mattiniero surreale… Un momento di assoluta comicità, che non potrò mai veramente condividere con nessuno. Grande Mr.Flat, che il mondo possa essere per te un’immensa distesa di cemento quarzato, senza salite né discese. •

Mr. Flat, never was a nickname so appropriate in describing someone. Probably Martinazzo & co. stuck him with this nickname for his inclination to skate pretty much only flatground and manual pads, but I was able to look a little deeper. Francesco is “flat” (not to be confused with “wack”) in his human essence. He does not exhibit any excesses in the slightest degree. He speaks very little, laughs very little (smiles for the most part), exudes seriousness from every pore, and seems like he isn’t thinking about anything most of the time. Add to this the fact that he’s studying to become a physical education teacher, or somethin’ like that. But Mr. Flat is also a character with his own comical way of being which I’m sure he himself does not even acknowledge. I woke up one morning and went into the kitchen, only to find Mr. Flat (always the first to wake up, of course) having breakfast with a bowl of cereal and some tea. He produced this huge smile with all these little bits of muesli stuck in his braces, without saying one word and in this surreal earlymorning silence... a moment of absolute comedy I will never really be able to share with anyone. Mr. Flat, may the world be for you a huge expanse of quartz cement, with no uphills or downhills.

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Nose Manny - Nollie Flip - Manny - Flip Out, La Rustica 24


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JACOPO PICOZZA Il belloccino del gruppo, quello che vive la vita come se stesse perennemente sulla copertina di una rivista di moda, in una posa perenne pregna di coolness e selvaggia naiveté, con nonchalanche. Sabota la scuola con facilità estrema e nonostante stesse frequentando l’ultimo anno di liceo con esame di maturità annesso, non ho visto la minima ombra di preoccupazione attraversare i suoi pensieri, occupati più che altro da skate e fica. Si riferisce a me sempre con estremo rispetto, ed usa frasi del tipo “Maestro Mirai…”. Ma un giorno, mentre stavamo scarrozzando da uno spot ad un altro mi fa: “Caro vecchio Mirai…”, e poi manco mi ricordo che m’ha detto. La mia attenzione tanto si era fermata a quell’epiteto, a quell’aggettivo, a “vecchio”. Jacopo non aveva nessunissima intenzione di offendermi né tanto meno di fare alcuna ironia, anzi l’aveva detto anche con un tono piuttosto benevolo, come quando ci si riferisce ad un amico. Ma ammetto che ci son mezzo rimasto male quando, dopo aver fatto due calcoli (piuttosto semplici ed evidenti, tra l’altro), mi son reso conto che effettivamente ho il doppio dell’età di Jacopo, cazzo…! •

The handsome guy in the group who lives his life as if he’s constantly on the cover of a fashion magazine, in a nonchalant never-ending pose of coolness and wild naivety. He ditches school with extreme ease, and regardless of the fact he was attending the last year of high school and had final exams coming, I didn’t notice the slightest concern cross his mind. He was just too busy thinking about skateboarding and pussy. He refers to me with uttermost respect with phrases such as “Master Mirai...”. But one day, as we were driving around from one spot to another he said: “Dear old Mirai...” and I can’t even remember what else he told me. My attention was too focused on that last epithet, that adjective, the word “old”. Jacopo had absolutely no intention of offending me nor of being ironic. Actually he said it in a good-natured tone, one you would use with a friend. But I must admit I felt kinda bad after a couple thoughts (pretty evident, too) crossed my mind, because I realized that I am actually twice as old as Jacopo, oh shit...!

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Kickflip Noseslide, EUR 28


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Bump To Bump Ollie, Trullo 31


Fabio Montagner

Nosegrind, Quarticciolo

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Jacopo Picozza

Bigspin Boardslide, Quarticciolo

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Moris Freiburghaus Wallride Chur Ph. Alan Maag

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Dino Brandao

Backward Nosegrind Revert Aarau Ph. Alan Maag 36


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Timmey

Melon off the quarter to the street Zurich Ph. Alan Maag 39


MAKE IT SCARFUL & RISE ABOVE

Txt: Marcello Crescenzi · Ph: Mirai Pulvirenti Tutto partì dal cercare una forma. Dare una forma diversa a un quarter... Ma che forma? Dopo aver vagliato molte ipotesi astratte e geometriche ce ne venne in mente una, una forma che ossessionava i miei ricordi di ragazzino, geometrica ma per niente astratta: lo shape della Zorlac dei Metallica che venne prodotta da Pushead come gadget per la band, quando ancora non si erano rimbambiti. Uno shape cattivissimo, affilato, tra la bara e il diamante. Doveva essere un totem questo quarter, un monumento a quelle forme, a quello skateboarding, a quel suono. Scarful fu d'accordo non appena ne abbozzai uno scarabocchio. Un quarter con la forma della Zorlac, appoggiato su una puntuta catasta di legna, come una pira funebre, aggiunse Scarful. L'installazione non sarebbe stata completa senza l'oggetto votivo da apporvi alla base, il feticcio: la riproduzione fedele 1:1 della tavola, ma realizzata in ferro, metallo per il metallo. Quì entra in gioco Dore, mastro della siderurgia. Grazie a lui abbiamo realizzato due tavole, le abbiamo incise, piegate e poi brunite rendendole nere di fiamma e grazie a lui abbiamo avuto il necessario supporto tecnico durante la costruzione della struttura. Un totem sinistro, l'essenza di uno skateboarding e di una musica da emarginati. Che è come mi approcciai allo skateboarding e alla musica, del resto. •

It all started by trying to find a form. Give a quarter-pipe a different shape... yeah, but what shape? After having taken into account various abstract and geometrical hypotheses, we came up with one shape that used to obsess my childhood memories. A geometrical form that wasn't at all abstract: the shape of the Zorlac board with Metallica graphics that was produced by Pushead as a gadget for the band, before they became retards. A really nasty shape, sharp. Something in between a coffin and a diamond. This quarter was supposed to be a totem, a monument to commemorate those shapes, that kind of skateboarding and sound. Scarful agreed as soon as I sketched it out on paper. A quarter-pipe with the shape of a zorlac lying on a pointed woodpile. “Like a funeral-pyre!” added Scarful. The installation wouldn't have been complete without the votive object to lay at its base. A fetish object: a 1:1 faithful reproduction of the board, but made of iron, metal for metal. This is where Dore the steel-master comes in. With his help we were able to construct two boards which we incised, bent, and burnished by blackening them using flames. He gave us the necessary technical support during the construction of the structure. A sinister totem, the skateboarding and musical essence of an outcast. Which is how I approached skateboarding and music after all.

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Omar Salazar

Drop In The Chosen, Roma Ph. Mirai Pulvirenti 48


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Ph. Sancho Berti

Editor

Presso srl www.presso.it

Supervisor

Mirai Pulvirenti mirai.p@pureskateboarding.it

Ph. Editor

Luca Carta luca.c@pureskateboarding.it

Layout

scarful scarful@scarful.com

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Translation Jonathan Levin

Photographers

Giuliano Berarducci, Luca Carta, Paolo Cenciarelli, Alan Maag, Mirai Pulvirenti, Ale Simonetti, Federico Tognoli, Filip Zuan, Marzo, Sancho Berti

Cover

Henrique Goncalves Summer Kickflip Ph. Alan Maag


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NIKE SKATEB OARDING PRESENTS THE FIRST FILM IN THE “SB CHRONICLES” SERIES FEATURING:

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Youness

Chet

Clark

Stefan

Lewis

Daniel

Wieger Van

AMRANI

CHILDRES S

HAS SLER

JANOSKI

MARNELL

SHIMIZU

WAGENINGEN


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