Rassegna stampa del festival

pordenonelegge

festa del libro con gli autori 18-22 settembre 2019 Rassegna Stampa Prefestival A cura di

Studio Immedia SV

6 Luglio 2019

italia: 505152535455565758

CULTURA

Corriere della Sera Sabato 6 Luglio 2019

«La storia in un romanzo»

Riconoscimento per Svetlana Aleksievic a Pordenonelegge

tanti

Pordenonelegge e il premio giornalistico internazionale Marco Luchetta. La cerimonia di consegna si svolgerà a Pordenone nell’ambito del festival sabato 21 settembre alle ore 18, presso il Teatro Verdi. Il premio, creato su impulso di Crédit Agricole FriulAdria, è stato vinto in passato da nomi prestigiosi come Martin Amis, Umberto Eco, Emmanuel Carrère, Javier Cercas, Wole Soyinka, Robert Harris. Nata nel 1948, Svetlana Aleksievic si è

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La capacità di coniugare talento letterario e ricostruzione attenta dei fatti non manca certamente alla scrittrice e giornalista bielorussa Svetlana Aleksievic, insignita del premio Nobel nel 2015 per le sue opere sul mondo sovietico e postsovietico. Ora ai tanti riconoscimenti ottenuti per il suo lavoro si aggiunge il premio Crédit Agricole FriulAdria La storia in un romanzo, nato dalla collaborazione fra il festival letterario

Svetlana Aleksievic

affermata nel tempo con le sue ricerche sulle sofferenze del popolo sovietico e in particolare della componente femminile. La guerra non ha un volto di donna (Bompiani, 2015) è il suo primo libro del 1985, al quale sono seguiti Gli ultimi testimoni (Bompiani, 2016); Ragazzi di zinco (Edizioni e/o, 2003); Incantati dalla morte (Edizioni e/o, 2005); Preghiera per Cernobyl’(Edizioni e/o, 2002); Tempo di seconda mano (Bompiani, 2014).

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AGORÀ Sabato 6 luglio 2019

Pordenone premia Aleksievic Va alla scrittrice bielorussa Svetlana Aleksievic il premio Crédit Agricole FriulAdria “La storia in un romanzo”: «Per aver raccontato, con partecipazione e sincerità il dramma corale di vittime e carnefici della grande utopia comunista – spiegano le motivazioni – con una particolare attenzione all’epopea delle donne, Aleksievic ci ha fornito uno spaccato della tramontata civiltà sovietica, resa viva dal potente dono della scrittura, che permette all’autrice di rendere vibranti e universali le testimonianze raccolte». Svetlana Aleksievic riceverà il premio a Pordenonelegge sabato 21 settembre.

Assegnato nel 2018 a Robert Harris, nelle precedenti edizioni il riconoscimento era andato a Wole Soyinka, Javier Cercas, Emmanuel Carrère, Umberto Eco, Martin Amis, Ian McEwan, Alessandro Baricco, Art Spiegelman, Abraham Yehoshua e Arturo PerézReverte.

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Sabato 6 Luglio 2019

CULTURA&SPETTACOLI FA_04522

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RICONOSCIMENTO. Il premio a Pordenonelegge

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Lastoria di unromanzo aSvetlana Aleksievic Va alla scrittrice bielorussa Svetlana Aleksievic, Premio Nobel 2015 per la Letteratura, il riconoscimento nato dalla collaborazione fra Pordenonelegge e il Premio Marco Luchetta, su impulso di Crédit Agricole FriulAdria. “La storia in un romanzo” «per aver raccontato, con partecipazione e sincerità il dramma corale di vittime e carnefici della grande utopia comunista - spiegano le motivazioni - con una particolare attenzione all’epopea delle donne, Aleksievic ci ha fornito uno spaccato della tramontata ci-

SvetlanaAleksievic,scrittrice

viltà sovietica, resa viva dal potente dono della scrittura, che permette all’autrice di rendere vibranti e universali le testimonianze raccolte».

Svetlana Aleksievic riceverà il premio a pordenonelegge sabato 21 settembre.

Il riconoscimento è stato assegnato nel 2018 a Robert Harris, nelle precedenti edizioni è andato a Wole Soyinka, Javier Cercas, Emmanuel Carrère, Umberto Eco, Martin Amis, Ian Mcewan, Alessandro Baricco, Art Spiegelman, Abraham Yehoshua e Arturo Peréz-Reverte.

In Italia con Bompiani sono usciti della scrittrice bielorussa “Tempo di seconda mano: la vita in Russia dopo il crollo del comunismo” e “Gli ultimi testimoni”. •

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IL GIORNALE DI VICENZA

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PREMIO Campiello 1989 per Effetti personali, nello stesso anno vince anche il premio Hemingway per la narrativa, quattro anni prima aveva vinto il Bagutta per La casa sul lago della luna.

Sarebbe troppo lungo elencare i riconoscimenti ricevuti da Francesca Duranti, una delle maggiori scrittrici contemporanee del nostro Paese. «A dire il vero - dice non sono molto interessata ai riconoscimenti, la cosa che più mi appaga è il fatto che la mia voce in forma di scrittura, venga ascoltata e apprezzata».

La scrittrice ci accoglie semplicemente nella sua splendida villa di Gattaiola, circondata dai cani che fanno la spola tra il salotto e il parco, che appartenne agli Altieri e prima ancora a quel Francesco Burlamacchi a cui la Duranti si sente molto legata.

«Vivo nella sua casa e anche se non vedo un fantasma che fluttua per casa con la sua testa in mano, sento che c’è un legame. La sua figura mi affascina da sempre».

NATA a Genova, si trasferisce a Gattaiola all’età di quattro anni insieme a suo padre, Paolo Rossi che fu deputato dell’Assemblea Costituente, ministro della Pubblica Istruzione dal ‘55 al ‘57, presidente della Commissione parlamentare Antimafia nel ‘63 e infine presidente della Corte Costituzionale dal ‘75 al ‘78.

«In realtà quando ero bambina vedevo poco i miei genitori, avevo un’istitutrice svizzero-tedesca.

Mia madre era una donna molto colta ma preferiva giocare a bridge, mio padre era nascosto perché noto antifascista, che per me è il riconoscimento più importante che abbia avuto».

«I miei primi ricordi di Gattaiola sono anche i miei primi ricordi in assoluto. Mi ricordo i tedeschi e il loro accampamento nel parco della villa. Nello stesso momento nascondevamo degli ebrei in soffitta. Io ovviamente non mi rendevo conto del pericolo che correvamo» «Mi sento apolide, ho avuto la fortuna di viaggiare molto e non ho sviluppato uno spirito nazionali-

sta. Detto questo sono molto legata a Gattaiola».

«Dopo il matrimonio col mio primo amatissimo marito, dopo aver avuto figli, mi sono sentita appa-

gata ma sentivo che c’era qualcosa che mi mancava. Così ho scoperto che scrivere mi completava.

Mio marito però si sentì d’improvviso trascurato, anche se scelsi di firmarmi col suo cognome che per me era un modo per rassi-

curarlo. Di lì a poco il nostro matrimonio sarebbe finito».

me sarebbe stata l’Italia se la sua idea rivoluzionaria avesse trionfato»..

«Sono sempre stata legata alla sua figura, mi sono sempre chiesta co-

«No-sorride-anche perché non sono stati solo loro a volerlo morto, c’erano in ballo le sorti non solo della Repubblica di Lucca. I lucchesi, però, li ho sempre trovati un po’ troppo chiusi».

«La trovo la città perfetta anche se un po’ addormentata».

«Innanzitutto, devo dire che negli anni ‘76, quando scrissi La bambina, non era facile per una donna pubblicare un libro e anche il pubblico non era molto interessato a un’opera scritta da un’autrice. Dopo il rifiuto di Rizzoli, ebbi la fortuna di incontrare una grande donna, Laura Maltini Lepetit che nel ‘75 aveva fondato, a Milano, la casa editrice La Tartaruga che mi fece pubblicare il mio primo libro. Dopo qualche

anno Rizzoli ci ripensò e iniziò una lunga e proficua collaborazione».

«Non la scrittura, ho deciso di smettere di scrivere e di leggere romanzi. Adesso mi occupo della mia casa e del premio Voltaire che assegnamo ogni anno a un’opera di saggistica. Per me, adesso, è importante che le persone leggano qualcosa che le metta in connessione col mondo contemporaneo, che le aiuti a capire e a scegliere bene».

Tommaso Bedini Crescimanni

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BRESCIAOGGI

Domenica 7 Luglio 2019

CULTURA&SPETTACOLI spettacoli.cultura@bresciaoggi.it | Telefono 030.2294220 - Fax 030.2294229

PORDENONELEGGE

LaStoria in un romanzo aSvetlana Aleksievic

SvetlanaAleksievic PORDENONE

E dal libro «Tre piani» sta nascendo oggi il lungometraggio di Nanni Moretti, impegnato in queste settimane lavoro che, per questa volta, non scaturisce da un soggetto originale del regista e, stando alle prime dichiarazioni di Moretti, manterrà fedelmente lo spirito del libro, pur con cambiamenti sostanziali. Le vicende, infatti, si svolgeranno in una città italiana, e le storie degli abitanti dei maggiormente. Storie che si sfiorano in continuazione, quindi, e vanno a comporre un quadro sociale, umano, antropologico che ci parla delle nostre paure, delle ossessioni che ci assalgono, della complessità di ogni tipo di

Va alla scrittrice bielorussa Svetlana Aleksievic, Premio Nobel 2015 per la Letteratura, il Premio Crédit Agricole FriulAdria «La storia in un romanzo 2019», nato dalla collaborazione fra «Pordenonelegge Festa del Libro con gli Autori» e il Premio giornalistico internazionale Marco Luchetta.

Il premio è stato assegnato «per aver raccontato, con partecipazione e sincerità il dramma corale di vittime e carnefici della Grande Utopia comunista. Aleksievic», recitano le motivazioni del Premio, «con una particolare attenzione all’epopea delle donne, ci ha fornito uno spaccato della tramontata civiltà sovietica, resa viva dal potente dono della scrittura, che permette all’autrice di rendere vibranti e universali le testimonianze raccolte».

Il riconoscimento sarà consegnato sabato 21 settembre (ore 18, Pordenone - Teatro Verdi). Giunto alla 12esima edizione, il «Premio Crédit Agricole FriulAdria La storia in un romanzo» è stato assegnato, dal 2008 ad oggi, ad un prestigiosissimo elenco di autori: nell’ordine Arturo Peréz-Reverte, Abraham Yehoshua, Art Spiegelman, Alessandro Baricco, Ian McEwan, Martin Amis, Umberto Eco, Emmanuel Carrère, Javier Cercas e Wole Soyinka, Robert Harris.

«Pordenonelegge.it 2019, Festa del Libro con gli Autori», è in programma da mercoledì 18 a domenica 22 settembre. •

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L'ARENA

Domenica 7 Luglio 2019 Ambulatorio Veterinario Montorio

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PORDENONELEGGE

LaStoria in un romanzo aSvetlana Aleksievic

SvetlanaAleksievic PORDENONE

E dal libro «Tre piani» sta nascendo oggi il lungometraggio di Nanni Moretti, impegnato in queste settimane lavoro che, per questa volta, non scaturisce da un soggetto originale del regista e, stando alle prime dichiarazioni di Moretti, manterrà fedelmente lo spirito del libro, pur con cambiamenti sostanziali. Le vicende, infatti, si svolgeranno in una città italiana, e le storie degli abitanti dei maggiormente. Storie che si sfiorano in continuazione, quindi, e vanno a comporre un quadro sociale, umano, antropologico che ci parla delle nostre paure, delle ossessioni che ci assalgono, della complessità di ogni tipo di

Va alla scrittrice bielorussa Svetlana Aleksievic, Premio Nobel 2015 per la Letteratura, il Premio Crédit Agricole FriulAdria «La storia in un romanzo 2019», nato dalla collaborazione fra «Pordenonelegge Festa del Libro con gli Autori» e il Premio giornalistico internazionale Marco Luchetta.

Il premio è stato assegnato «per aver raccontato, con partecipazione e sincerità il dramma corale di vittime e carnefici della Grande Utopia comunista. Aleksievic», recitano le motivazioni del Premio, «con una particolare attenzione all’epopea delle donne, ci ha fornito uno spaccato della tramontata civiltà sovietica, resa viva dal potente dono della scrittura, che permette all’autrice di rendere vibranti e universali le testimonianze raccolte».

Il riconoscimento sarà consegnato sabato 21 settembre (ore 18, Pordenone - Teatro Verdi). Giunto alla 12esima edizione, il «Premio Crédit Agricole FriulAdria La storia in un romanzo» è stato assegnato, dal 2008 ad oggi, ad un prestigiosissimo elenco di autori: nell’ordine Arturo Peréz-Reverte, Abraham Yehoshua, Art Spiegelman, Alessandro Baricco, Ian McEwan, Martin Amis, Umberto Eco, Emmanuel Carrère, Javier Cercas e Wole Soyinka, Robert Harris.

«Pordenonelegge.it 2019, Festa del Libro con gli Autori», è in programma da mercoledì 18 a domenica 22 settembre. •

Orari:

dal lunedì al venerdì 9.30-12 16-19.30 giovedì 9.30-12 sabato 9.30-12 14-17

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Venerdì 12 Luglio 2019 Corriere della Sera

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Cultura

BarbaraPalombelli: ricordidicronista La«Pagella»èonline

A Mai fermarsi (Rizzoli, pagine 175 , e 15 ,30), libro della giornalista Barbara Palombelli, dedica la «Pagella» settimanale il critico letterario Antonio D’Orrico su «la Lettura» #397, in edicola fino a domani. Il saggio raccoglie i ricordi professionali dell’autrice, che ha lavorato

L’indirizzo I lettori possono scriverci

e privata e ama guardare la corsa della vita) e di una donna che ha dentro le anime più belle di Roma: dal generone (finalmente rivalutato) al Piper». La Pagella è ora anche su corriere.it/lalettura. E sul sito sono disponibili anche tutti i giudizi del critico

Festival Dal 18 al 22 settembre la rassegna propone un nuovo progetto. Tra gli ospiti gli spagnoli Cercas, Falcones e Vilas, poi Grossman, Dorn e Ben Jelloun

Vent’anni di Pordenonelegge. E 7 parole per i prossimi 20 Invitato

di Jessica Chia

S ● Lo scrittore spagnolo Javier Cercas (Ibahernando, 1962) aprirà la ventesima edizione di Pordenonelegge (18-22 settembre)

ono oltre seicento i protagonisti della 20ª edizione di Pordenonelegge, la «festa del libro con gli autori», che quest’anno si tiene da mercoledì 18 a domenica 22 settembre, con centinaia tra incontri e lezioni magistrali sparsi in 50 luoghi del centro cittadino.

Inaugura la rassegna curata dal direttore artistico Gian Mario Villalta, lo spagnolo Javier Cercas, da poco vincitore del Premio Sicilia 2019 (il suo libro più recente uscito in Italia è Il sovrano delle ombre, Guanda). In Friuli-Venezia Giulia l’autore parlerà della sua vocazione letteraria e dei ro-

manzi che l’hanno alimentata. A popolare il festival, che ha come missione raccontare il mondo e dare spazio alle voci e al confronto attraverso le parole, numerosi scrittori stranieri. Tra questi altri due spagnoli, Manuel Vilas (In tutto c’è stata bellezza, Guanda) e Ildefonso Falcones (recentemente Tea ha ripubblicato La cattedrale del mare e Gli eredi della terra) che parleranno dei loro romanzi. Ma anche l’israeliano David Grossman, con un intervento sui rapporti tra letteratura e vita, il giallista tedesco Wulf Dorn e il marocchino Tahar Ben Jelloun.

Fra gli italiani anche i finalisti dello scorso Premio Strega, Marco Missiroli e Nadia Terranova,

poi Francesco Piccolo che spiegherà la formazione del «maschio contemporaneo» (a partire da L’animale che mi porto dentro, Einaudi) ma anche Mauro Covacich e gli editorialisti del «Corriere» Aldo Cazzullo e Fer-

ruccio de Bortoli. Per la sezione «dialoghi inediti» Emanuele Trevi e Alessandro Zaccuri si confronteranno sulle intersezioni tra vita e letteratura. Tra i temi al centro di Pordenonelegge anche storia, scienza e filosofia (tra gli

ospiti: Giulio Giorello, Luciano Canfora e Alberto Asor Rosa che con Massimo Cacciari parlerà di Machiavelli e umanesimo), lo spettacolo (Pippo Baudo, Francesco Guccini) ma anche l’arte, lo sport e la poesia. A quest’ultima è dedicato, come d’abitudine, un «festival nel festival». Tra questi una novità: nasce I poeti di vent’anni, il Premio Pordenonelegge Poesia dedicato ai nati tra il 1° gennaio 1989 e il 31 dicembre 1998 (il vincitore sarà proclamato in anticipo il 31 luglio).

La 12ª edizione del premio Crédit Agricole FriulAdria La storia in un romanzo (nato dalla collaborazione fra Pordenonelegge e il Premio Marco Luchetta) va alla giornalista, scrittrice e Nobel

per la Letteratura 2015 Svetlana Aleksievic: lo riceverà sabato 21 settembre (ore 18, Teatro Verdi).

Per celebrare i 20 anni della rassegna nasce anche un nuovo progetto: 7 parole per i prossimi vent’anni. Sono state scelte alcune parole che hanno accompagnato le scorse edizioni e che, dopo aver raccontato il presente, ora provano a immaginare il futuro: sessualità, paura, musica, razza, mito, amicizia e bellezza.

Queste saranno al centro di lezioni magistrali tenute da Antonia Arslan, Guido Barbujani, Carlo Boccadoro, Marcello Fois, Nadia Fusini, Franco La Cecla, Beatrice Masini, Elisabetta Moro, Lucetta Scaraffia e Simona Vinci. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Gazzetta del Sud Venerdì 12 Luglio 2019

Cultura Spettacoli } Pordenonelegge dal 18 settembre

600 iniziative e “7 parole per i prossimi vent’anni” Lorenzo Padovan arà lo scrittore spagnolo Javier Cercas – che il mese scorso ha avuto il Premio Sicilia da Taobuk,il Festival letterario di Taormina – a inaugurare, mercoledì 18 settembre, il 20. festival di lettura Pordenonelegge, in programma fino a domenica 22 settembre con oltre 600 protagonisti, e centinaia di incontri, dialoghi e lezioni magistrali in oltre 50 luoghi nel centro storico.

Arriva anche il nuovo progetto di produzione, “7 parole per i prossimi 20 anni”: sessualità, paura, musica, mito, razza, amicizia e bellezza troveranno come interpreti Antonia Arslan, Guido Barbujani, Carlo Boccadoro, Marcello Fois, Nadia Fusini, Franco La Cecla, Beatrice Masini, Elisabetta Moro, Lucetta Scaraffia e Simona Vinci.

Pordenonelegge 2019 conferma la cifra internazionale del festival, per raccontare il mondo con narratori e divulgatori d’eccezione: fra gli altri, con le loro novità, il Premio Nobel Svetlana Aleksievic, Ildefonso Falcones, David Grossman, Tahar Ben Jelloun. Ma grande spazio ai nomi più noti della scena contemporanea con autori come la messinese Nadia Terranova, Mauro Covacich, Aldo Cazzullo, Chiara Valerio, Michela Murgia, Michela Marzano, Andrea Purgatori, Eraldo Affinati, Fulvio Ervas, Mariapia Veladiano. E poi dialoghi tra Gianrico Carofiglio e Giancarlo De Cataldo nel segno del noir, Marco Missiroli e Marino Niola sulla seduzione, Emanuele Trevi e Alessandro Zaccuri su vita e letteratura.

Instant festival: tanti nomi per raccontare e indagare il nostro tempo: con Bruno Vespa, Carlo Verdelli, Ferruccio De Bortoli, Mario Calabresi, Federico Rampini, Renato Mannheimer. Pordenonelegge declina il libro in dialogo con la storia, la scienza e la filosofia: dunque Alberto Asor Rosa, Massimo Cacciari, Carlo Ginzburg, Corrado Augias, Luciano Canfora, Massimo Recalcati, Giacomo Rizzolatti, Giulio Giorello. Torna il percorso di «Parole in scena» fra letteratura e spettacolo, con Pippo Baudo, Umberto Orsini, Rita Dalla Chiesa. Francesco Guccini, Massimo Giletti, Angelo Guglielmi.

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“Persona” Crouch, Alain Ehrenberg, Paolo Flores Martuccelli, Michael Rosen, Olivier Il programma filosofico del festival propone anche in questa edizione «La lezione dei classici»: esperti eminenti costituito modelli o svolte concettuali rilevanti per il tema della persona. Se le lezioni magistrali sono il cuore della manifestazione, un vasto programma un reading da un suo inedito), Lella Costa (in un recital su Edith Stein).

Non mancheranno i mercati di libri e

nali di Vittorio Guida e Luisa Menazzi Fisiogno(Modena, Galleria ti/autoritratti, dedicati ai maggiori

per il Festivalfilosofia, di cui sono soci i Comuni di Modena, Carpi e Sassuolo, la Fondazione Collegio San Carlo di Premio Nobel Svetlana Aleksievic

Il filosofo non è l’uomo che fornisce le vere risposte; è quello che pone le vere domande.

Claude Lévi-Strauss

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culture

venerdì 12 luglio 2019

PORDENONELEGGE Sarà lo scrittore spagnolo Javier Cercas a inaugurare il 18 settembre (Teatro Verdi, ore 18.30), la 20/a edizione di Pordenonelegge (fino al 22, sfoggiando l’immagine di un camaleonte). Fra gli ospiti stranieri, ci saranno Ildefonso Falcones, David Grossman, Tahar

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Ben Jelloun, Fritjof Capra, Sara Shepard, Marcus Du Sautoy, Manuel Vilas, Simone Buchholz, Stuart Turton, Andrée A. Michaud, Peter Cunningham, Timur Vermes, Wulf Dorn e Simone Buchholz. Oltre a Svetlana Alesievic (premio FriulAdria «La storia in un romanzo» 2019).

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VENERDÌ 12 LUGLIO 2019

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CULTURA cultura@gazzettadiparma.it

-----------------------------------------------------------il Premio Nobel Svetlana Alesievič, Ildefonso Falcones, David Grossman, Tahar Ben Jelloun, tanto per fare dei nomi. Grande spazio ai nomi più noti della scena contemporanea con autori come Mauro Covacich, Aldo Cazzullo, Chiara Valerio, Michela Murgia, Michela Marzano, Nadia Terranova, Andrea Purgatori, Eraldo Affinati, Fulvio Ervas, Mariapia Veladiano. E poi dialoghi tra Gianrico Carofiglio e Giancarlo De Cataldo.

Javier Cercas inaugurerà il festival Pordenonelegge

pSarà lo scrittore spagnolo Javier Cercas a

inaugurare, mercoledì 18 settembre, il 20esimo festival di lettura Pordenonelegge, in programma fino a domenica 22 settembre con oltre 600 protagonisti, e centinaia di incontri, dialoghi e lezioni magistrali in oltre 50 luoghi nel centro storico. Pordenonelegge 2019 conferma la cifra internazionale del festival, per raccontare il mondo con narratori e divulgatori d’eccezione: fra gli altri, con le loro novità,

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Venerdì 12 Luglio 2019 Corriere del Trentino

TN

A Levico

La rassegna Dal 18 al 22 settembre va in scena a Nordest la manifestazione letteraria dei record:oltre 60 le anteprime internazionali, 100 gli incontri, tantissimi i big, tra cui Javier Cercas, Svetlana Alesievic, David Grossman

«Pordenonelegge» Festa con 600 autori

Protagonista l’altoatesino Luca D’Andrea re del thriller italiano. Dialogo sui monti tra il trentino Mauro Corona e Righetto di Francesca Visentin

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a in scena il meglio della produzione letteraria del Trentino-Alto Adige nella nuova edizione di Pordenonelegge, la festa del libro con gli autori. La manifestazione quest’anno festeggia i 20 anni, riempiendo Pordenone con lettere giganti dell’alfabeto, alte due metri (300 chili ciascuna) per alimentare di suggestione il viaggio tra gli scrittori. Dal 18 al 22 settembre, 600 autori, centinaia di incontri, oltre 60 anteprime nazionali e dialoghi in 50 location. Il simbolo quest’anno è il camaleonte, che significa cambiamento e trasformazione. Tra i tanti scrittori, protagonista l’altoatesino Luca D’Andrea, nuovo re del thriller italiano, con il suo nuovo libro Il respiro del sangue (Einaudi) tutto ambientato in Alto Adige. D’Andrea, di Bolzano, è diventato un caso editoriale già con il primo romanzo La sostanza del male (Einaudi), tradotto in 35 Paesi. Stesso successo con Lissy (Einaudi), che ha vinto il premio Scerbanenco. A Pordenonelegge dialogherà con la scrittrice di thriller best seller, Ilaria Tuti, che ha esordito con Fiori sopra l’inferno e di cui da poco è uscito il secondo romanzo

Ninfa dormiente (Longanesi).

L’altro big della letteratura in Trentino, è Mauro Corona, nato a Baselga di Pinè (Trento), che sarà a Pordenonelegge in dialogo con Matteo Righetto. Due scrittori che mettono al centro della loro scrittura la montagna e la natura. L’inaugurazione di Pordenonelegge, festival organizzato e curato da Gian Mario Villalta, Valentina Gasparet, Alberto Garlini, è mercoledì 18 settembre con lo scrittore Javier Cercas, che parlerà della sua vocazione letteraria. Tanti gli autori stranieri, da Manuel Vilas, all’israeliano David Grossman, a Sara Shepard, Peter Cunnigham, Aleksej Nikitin, la s c r i t t r i ce p re m i o N o b e l Svetlana Alesievic (a cui verrà consegnato il premio FriulAdria La storia in un romanzo), Tahar Ben Jelloun, Ildefonso

Falcones a Kate Clancy e molti altri.

Importante e vasta la sessione dei «dialoghi tra gli autori», che vedrà confrontarsi Gianrico Carofiglio e Giancarlo De Cataldo, Edoardo Albinati e Valeria Parrella, Marco Missiroli e Emanuele Trevi, Mauro Corona e Matteo Righetto, solo per citarne alcuni. Al centro, la sezione su montagna e rapporto con la natura, uno dei temi portanti della letteratura contemporanea, con ospiti d’eccezione come Daniele Zovi, Alessandro Boscarino, Massimiliano Ossini, Patrizio Roversi e altri.

Importante il capitolo delle lectio magistralis, con il progetto «7 parole per i prossimi vent’anni» e Antonia Arslan, Marcello Fois, Beatrice Masini, Simona Vinci.

Poesia protagonista con un

Protagonisti Sono oltre 600 gli autori ospiti nella prossima edizione di Pordenonelegg e dal 18 al 22 settembre a Pordenone.

Trentino Alto Adige sarà in scena con il meglio della produzione narrativa del territorio Sotto, a destra, il re del thriller Luca D’Andrea, di Bolzano, che dialogherà con Ilaria Tuti, scrittrice best seller di noir Sotto a sinistra, Gian Mario Villalta, scrittore, poeta e direttore artistico di Pordenonelegg e. In alto, alcuni dei volti della kermesse, da Antonia Arslan a Murgia, a Pippo Baudo

festival nel festival e tanti poeti.

La lista delle star della narrativa a Pordenonelegge è lunga: Michela Marzano, Luca Crovi, Massimo Recalcati, Nadia Terranova, Michela Murgia, Concita De Gregorio, Fulvio Ervas, Romolo Bugaro, Ilaria Tuti, Andrea Purgatori, Massimo Cacciari, Simona Sparaco, Andrea Segrè, Luca D’Andrea, Francesco Piccolo.

E focus sui personaggi pop e televisivi, con incontri che porteranno a Pordenone Pippo Baudo, Rita Dalla Chiesa, Francesco Guccini, Stefano Benni, Lino Gianciale, Natalino Balasso, Gino e Michele, Massimo Giletti, Enrico Vanzina. «Pordenonelegge arriva al traguardo della 20esima edizione nel segno del camaleonte - sottolinea Gian Mario Villalta, direttore artistico - in due decenni la Festa del Libro con gli Autori si è trasformata, ha esplorato il tempo attraverso i libri, ha affrontato cambiamento, sfide, opportunità, mettendo al centro la parola scritta e parlata. Quest’anno abbiamo deciso di interrogare il camaleonte. Per esempio, lo sa, il camaleonte, che è diventato giallo? Se ne accorge di cambiare colore? Di certo non si può dire che lo vuole, gli succede, dicono gli scienziati, quando ha paura, quando si eccita, quando gli si alza la temperatura. I libri restano il modo migliore per interrogarci, metterci dubbi, portarci a pensare. Leggendo possiamo spiegarci meglio le nostre opinioni, come e perché cambiano» © RIPRODUZIONE RISERVATA

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BRESCIAOGGI

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ILFESTIVAL. Si svolgedal 18 al22settembre

mo affermare che non è così.

rante le passeggiate lunari,

Alcunidegliospiti di Pordenonelegge

DaJavier Cercas aGrossman,arriva Pordenonelegge me missioni furono geologi,

Cinquantasedi cittadine per 600 ospititrai quali cantantiesportivi Maria Vittoria Adami

si doveva rifare tutto da zero.

Un buffo e leggiadro camaleonte aggrappato su un ramoscello simboleggia l’evoluzione di vent’anni di parole raccontate nelle piazze e sotto i tendoni della città. È questo il logo, nei celebri colori giallo-nero, del festival Pordenonelegge presentato ieri dal direttore artistico Gian Mario Villalta, che andrà in scena nella cittadina friulana dal 18 al 22 settembre.

Cinquanta sedi per 600 ospiti che declineranno la parola nelle sue molteplici forme, dal romanzo al verso, dalla carta alla voce. Il festival, infatti, tesserà una trama in grado di avvicinare romanzieri e personaggi dello spettacolo, cantanti e sportivi, proponendo per il pubblico un programma eterogeneo che catalizzerà in città grandi autori stranieri - tra le chicche Ildefonso Falcones con il suo nuovo libro e David Grossman - e protagonisti del piccolo schermo come Pippo Baudo e Massimo Giletti, a fianco di uomini di scienza e di filosofia come Luciano Canfora, Eva Cantarella e Massimo Cacciari, cantanti come Ornella Vanoni e Francesco Guccini, glorie dello sport come Arrigo Sacchi.

«La parola», spiega Villalta,

poeta e scrittore, «innerva il programma ed è declinata in chiave diversa proprio per parlare a tutti e in tutte le direzioni».

Maggiorenne due anni fa, Pordenonelegge entra nell’età matura compiendo «vent’anni tra le righe» senza perdere la sua peculiarità giovane e soprattutto sapendo seguire le evoluzioni dei tempi, proprio come il camaleonte: «La festa del libro con gli autori in due decenni si è trasformata, ha esplorato il suo tempo attraverso i libri e tante storie che si sono insieme intrecciate, ha affrontato il cambiamento, le sue sfide, le sue opportunità, mettendo al centro la parola scritta e parlata come un ponte per conoscersi, capirsi, incontrarsi», continua Villalta.

Ad aprire il festival sarà lo scrittore spagnolo Javier Cercas, il 18 settembre, quando la città sarà agghindata anche da grandi lettere dell’alfabeto disseminate tra vie e piazzette richiamando al perno della festa del libro: la parola. Da qui parte anche il nuovo progetto di Pordenonelegge: le sette parole per i prossimi 20 anni. Sessualità, paura, musica, razza, mito, amicizia e bellezza troveranno come interpreti, con dialoghi e lezioni magistrali, Antonia Arslan, Guido Barbujani,

Carlo Boccadoro, Marcello Fois, Nadia Fusini, Franco La Cecla, Beatrice Masini, Elisabetta Moro, Lucetta Scaraffia e Simona Vinci.

«Pordenonelegge», continua Villalta, «per vent’anni ha giocato intorno alle parole, proponendole, raccontandole, eludendole a volte, lasciando che sedimentassero nella coscienza di chi seguiva gli incontri. Queste parole sono diventate come costellazioni piene di significato che ci hanno accompagnato, permettendoci di capire meglio il mondo in cui viviamo, o dandoci un concreto orientamento per le scelte di vita quotidiane. Cosa di meglio allora, per festeggiare i venti anni, che fare il punto sulle parole che ci hanno fornito le chiavi del presente, e provare a immaginare quali saranno le parole che decreteranno il nostro futuro».

L’edizione 2019 sarà all’insegna degli autori stranieri: oltre a Falcones e Grossman, saranno presenti i migliori giallisti del panorama letterario internazionale e penne di ogni angolo d’Europa, dall’Ucraina alla penisola Iberica.

Continuerà anche la collaborazione con i premi letterari italiani: come da tradizione, il primo appuntamento del vincitore del Campiello 2019 sarà proprio in giallo-nero. Tra gli ospiti ci saranno anche alcuni vincitori del Premio Hemingway e da Pordenone partirà il premio scaligero «Scrivere per amore».

Già annunciato, infine, il conferimento a Svetlana Aleksievic del Premio «La storia in un romanzo», promosso da Crédit Agricole FriulAdria, «per aver raccontato con sincera partecipazione il dramma corale di vittime e carnefici della Grande Utopia comunista» a partire dal crollo dell’Unione Sovietica e della problematica nascita di una nuova Russia. Aleksievic ha raccolto le storie di contadini, operai, studenti, intellettuali, dimenticati eroi. «Con una particolare attenzione all’epopea delle donne», si legge nella motivazione, «ci ha fornito uno spaccato della tramontata civiltà comunista, resa viva dal potente dono della scrittura, che permette all’autrice di rendere vibranti e universali le testimonianze raccolte».

Il lungo elenco di ospiti è già consultabile sul sito internet della kermesse. •

12 Luglio 2019

48

L'ARENA

Venerdì 12 Luglio 2019

con noleggio lettini

BARDOLINO - Lungolago Cipriani, 3 Tel. 045.621.22.02 - giannilido@hotmail.it

CULTURA&SPETTACOLI ILFESTIVAL. Si svolgedal 18 al22settembre

mo affermare che non è così.

rante le passeggiate lunari,

Alcunidegliospiti di Pordenonelegge

DaJavier Cercas aGrossman,arriva Pordenonelegge me missioni furono geologi,

Cinquantasedi cittadine per 600 ospititrai quali cantantiesportivi Maria Vittoria Adami

si doveva rifare tutto da zero.

Un buffo e leggiadro camaleonte aggrappato su un ramoscello simboleggia l’evoluzione di vent’anni di parole raccontate nelle piazze e sotto i tendoni della città. È questo il logo, nei celebri colori giallo-nero, del festival Pordenonelegge presentato ieri dal direttore artistico Gian Mario Villalta, che andrà in scena nella cittadina friulana dal 18 al 22 settembre.

Cinquanta sedi per 600 ospiti che declineranno la parola nelle sue molteplici forme, dal romanzo al verso, dalla carta alla voce. Il festival, infatti, tesserà una trama in grado di avvicinare romanzieri e personaggi dello spettacolo, cantanti e sportivi, proponendo per il pubblico un programma eterogeneo che catalizzerà in città grandi autori stranieri - tra le chicche Ildefonso Falcones con il suo nuovo libro e David Grossman - e protagonisti del piccolo schermo come Pippo Baudo e Massimo Giletti, a fianco di uomini di scienza e di filosofia come Luciano Canfora, Eva Cantarella e Massimo Cacciari, cantanti come Ornella Vanoni e Francesco Guccini, glorie dello sport come Arrigo Sacchi.

«La parola», spiega Villalta,

poeta e scrittore, «innerva il programma ed è declinata in chiave diversa proprio per parlare a tutti e in tutte le direzioni».

Maggiorenne due anni fa, Pordenonelegge entra nell’età matura compiendo «vent’anni tra le righe» senza perdere la sua peculiarità giovane e soprattutto sapendo seguire le evoluzioni dei tempi, proprio come il camaleonte: «La festa del libro con gli autori in due decenni si è trasformata, ha esplorato il suo tempo attraverso i libri e tante storie che si sono insieme intrecciate, ha affrontato il cambiamento, le sue sfide, le sue opportunità, mettendo al centro la parola scritta e parlata come un ponte per conoscersi, capirsi, incontrarsi», continua Villalta.

Ad aprire il festival sarà lo scrittore spagnolo Javier Cercas, il 18 settembre, quando la città sarà agghindata anche da grandi lettere dell’alfabeto disseminate tra vie e piazzette richiamando al perno della festa del libro: la parola. Da qui parte anche il nuovo progetto di Pordenonelegge: le sette parole per i prossimi 20 anni. Sessualità, paura, musica, razza, mito, amicizia e bellezza troveranno come interpreti, con dialoghi e lezioni magistrali, Antonia Arslan, Guido Barbujani,

con noleggio lettini

BARDOLINO - Lungolago Cipriani, 3 Tel. 045.621.22.02 - giannilido@hotmail.it

Telefono 045.9600.111 Fax 045.9600.120 | E-mail: culturaspettacoli@larena.it

Carlo Boccadoro, Marcello Fois, Nadia Fusini, Franco La Cecla, Beatrice Masini, Elisabetta Moro, Lucetta Scaraffia e Simona Vinci.

«Pordenonelegge», continua Villalta, «per vent’anni ha giocato intorno alle parole, proponendole, raccontandole, eludendole a volte, lasciando che sedimentassero nella coscienza di chi seguiva gli incontri. Queste parole sono diventate come costellazioni piene di significato che ci hanno accompagnato, permettendoci di capire meglio il mondo in cui viviamo, o dandoci un concreto orientamento per le scelte di vita quotidiane. Cosa di meglio allora, per festeggiare i venti anni, che fare il punto sulle parole che ci hanno fornito le chiavi del presente, e provare a immaginare quali saranno le parole che decreteranno il nostro futuro».

L’edizione 2019 sarà all’insegna degli autori stranieri: oltre a Falcones e Grossman, saranno presenti i migliori giallisti del panorama letterario internazionale e penne di ogni angolo d’Europa, dall’Ucraina alla penisola Iberica.

Continuerà anche la collaborazione con i premi letterari italiani: come da tradizione, il primo appuntamento del vincitore del Campiello 2019 sarà proprio in giallo-nero. Tra gli ospiti ci saranno anche alcuni vincitori del Premio Hemingway e da Pordenone partirà il premio scaligero «Scrivere per amore».

Già annunciato, infine, il conferimento a Svetlana Aleksievic del Premio «La storia in un romanzo», promosso da Crédit Agricole FriulAdria, «per aver raccontato con sincera partecipazione il dramma corale di vittime e carnefici della Grande Utopia comunista» a partire dal crollo dell’Unione Sovietica e della problematica nascita di una nuova Russia. Aleksievic ha raccolto le storie di contadini, operai, studenti, intellettuali, dimenticati eroi. «Con una particolare attenzione all’epopea delle donne», si legge nella motivazione, «ci ha fornito uno spaccato della tramontata civiltà comunista, resa viva dal potente dono della scrittura, che permette all’autrice di rendere vibranti e universali le testimonianze raccolte».

Il lungo elenco di ospiti è già consultabile sul sito internet della kermesse. •

12 Luglio 2019

18

Venerdì 12 Luglio 2019 Corriere di Verona

VR

Cultura Il festival Dal 18 al 22 settembre centinaia di incontri con scrittori italiani e internazionali Oltre 60 le anteprime, tra i big Javier Cercas, Svetlana Aleksievic, David Grossman

Pordenonelegge si svela Una festa con 600 autori V

ent’anni di Pordenonelegge, la festa del libro con gli autori. Una ricorrenza che quest’anno si festeggia a Pordenone riempiendo la città con lettere giganti dell’alfabeto, alte due metri (300 chili ciascuna) per alimentare di suggestione il viaggio tra gli scrittori.

Dal 18 al 22 settembre, 600 autori, centinaia di incontri, oltre 60 anteprime nazionali e dialoghi in 50 location. Il simbolo è il camaleonte, che significa cambiamento e trasformazione, a rimarcare quanta strada ha fatto il festival in questi 20 anni.

L’inaugurazione del festival, curato e organizzato da Gian Mario Villalta, Valentina Gasparet, Alberto Garlini, è mercoledì 18 settembre con lo scrittore Javier Cercas, che parlerà della sua vocazione letteraria. «Pordenonelegge arriva al traguardo della sua 20esima edizione nel segno del camaleonte - sottolinea Gian Mario Villalta, direttore artistico e curatore - in due decenni ha esplorato il suo tempo attraverso i libri, ha affrontato il cambiamento, sfide, opportunità, mettendo al centro la parola scritta e parlata. Abbiamo deciso di interrogare il camaleonte. Lo sa, il camaleonte, che è diventato giallo? Se

ne accorge, di cambiare colore? Di certo non si può dire che lo vuole, gli succede. I libri restano il modo migliore per interrogarci, metterci dei dubbi e portarci a pensare. Leggendo possiamo spiegarci meglio le nostre opinioni, come e per-

chè cambiano, e forse anche il nostro colore e la nostra “temperatura”».

Tanti gli autori stranieri, da Manuel Vilas, all’israeliano David Grossman, a Sara Shepard, Peter Cunnigham, Aleksej Nikitin, la scrittrice

Autori

Sopra Javier Cercas che inaugura il 18 settembre.

Sotto, Ilaria Tuti scrittrice best seller di thriller

premio Nobel Svetlana Alesievic (a cui verrà consegnato il premio FriulAdria La storia in un romanzo per avere narrato attraverso le storie di contadini, operai, studenti, intellettuali la tragedia collettiva legata al crollo dell’Unione So-

12 Luglio 2019

LE ALTRE EDIZIONI:Venezia-Mestre, Treviso-Belluno, Vicenza-Bassano, Corriere di Verona

PADOVA E ROVIGO

corrieredelveneto.it

18

Venerdì 12 Luglio 2019 Corriere del Veneto

PD

Cultura Il festival Dal 18 al 22 settembre centinaia di incontri con scrittori italiani e internazionali Oltre 60 le anteprime, tra i big Javier Cercas, Svetlana Aleksievic, David Grossman

Pordenonelegge si svela Una festa con 600 autori V

ent’anni di Pordenonelegge, la festa del libro con gli autori. Una ricorrenza che quest’anno si festeggia a Pordenone riempiendo la città con lettere giganti dell’alfabeto, alte due metri (300 chili ciascuna) per alimentare di suggestione il viaggio tra gli scrittori.

Dal 18 al 22 settembre, 600 autori, centinaia di incontri, oltre 60 anteprime nazionali e dialoghi in 50 location. Il simbolo è il camaleonte, che significa cambiamento e trasformazione, a rimarcare quanta strada ha fatto il festival in questi 20 anni.

L’inaugurazione del festival, curato e organizzato da Gian Mario Villalta, Valentina Gasparet, Alberto Garlini, è mercoledì 18 settembre con lo scrittore Javier Cercas, che parlerà della sua vocazione letteraria. «Pordenonelegge arriva al traguardo della sua 20esima edizione nel segno del camaleonte - sottolinea Gian Mario Villalta, direttore artistico e curatore - in due decenni ha esplorato il suo tempo attraverso i libri, ha affrontato il cambiamento, sfide, opportunità, mettendo al centro la parola scritta e parlata. Abbiamo deciso di interrogare il camaleonte. Lo sa, il camaleonte, che è diventato giallo? Se

ne accorge, di cambiare colore? Di certo non si può dire che lo vuole, gli succede. I libri restano il modo migliore per interrogarci, metterci dei dubbi e portarci a pensare. Leggendo possiamo spiegarci meglio le nostre opinioni, come e per-

chè cambiano, e forse anche il nostro colore e la nostra “temperatura”».

Tanti gli autori stranieri, da Manuel Vilas, all’israeliano David Grossman, a Sara Shepard, Peter Cunnigham, Aleksej Nikitin, la scrittrice

Autori

Sopra Javier Cercas che inaugura il 18 settembre.

Sotto, Ilaria Tuti scrittrice best seller di thriller

premio Nobel Svetlana Alesievic (a cui verrà consegnato il premio FriulAdria La storia in un romanzo per avere narrato attraverso le storie di contadini, operai, studenti, intellettuali la tragedia collettiva legata al crollo dell’Unione So-

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LE ALTRE EDIZIONI: Venezia-Mestre, Padova-Rovigo, Vicenza-Bassano, Corriere di Verona

TREVISO E BELLUNO

corrieredelveneto.it

18

Venerdì 12 Luglio 2019 Corriere del Veneto

PD

Cultura Il festival Dal 18 al 22 settembre centinaia di incontri con scrittori italiani e internazionali Oltre 60 le anteprime, tra i big Javier Cercas, Svetlana Aleksievic, David Grossman

Pordenonelegge si svela Una festa con 600 autori V

ent’anni di Pordenonelegge, la festa del libro con gli autori. Una ricorrenza che quest’anno si festeggia a Pordenone riempiendo la città con lettere giganti dell’alfabeto, alte due metri (300 chili ciascuna) per alimentare di suggestione il viaggio tra gli scrittori.

Dal 18 al 22 settembre, 600 autori, centinaia di incontri, oltre 60 anteprime nazionali e dialoghi in 50 location. Il simbolo è il camaleonte, che significa cambiamento e trasformazione, a rimarcare quanta strada ha fatto il festival in questi 20 anni.

L’inaugurazione del festival, curato e organizzato da Gian Mario Villalta, Valentina Gasparet, Alberto Garlini, è mercoledì 18 settembre con lo scrittore Javier Cercas, che parlerà della sua vocazione letteraria. «Pordenonelegge arriva al traguardo della sua 20esima edizione nel segno del camaleonte - sottolinea Gian Mario Villalta, direttore artistico e curatore - in due decenni ha esplorato il suo tempo attraverso i libri, ha affrontato il cambiamento, sfide, opportunità, mettendo al centro la parola scritta e parlata. Abbiamo deciso di interrogare il camaleonte. Lo sa, il camaleonte, che è diventato giallo? Se

ne accorge, di cambiare colore? Di certo non si può dire che lo vuole, gli succede. I libri restano il modo migliore per interrogarci, metterci dei dubbi e portarci a pensare. Leggendo possiamo spiegarci meglio le nostre opinioni, come e per-

chè cambiano, e forse anche il nostro colore e la nostra “temperatura”».

Tanti gli autori stranieri, da Manuel Vilas, all’israeliano David Grossman, a Sara Shepard, Peter Cunnigham, Aleksej Nikitin, la scrittrice

Autori

Sopra Javier Cercas che inaugura il 18 settembre.

Sotto, Ilaria Tuti scrittrice best seller di thriller

premio Nobel Svetlana Alesievic (a cui verrà consegnato il premio FriulAdria La storia in un romanzo per avere narrato attraverso le storie di contadini, operai, studenti, intellettuali la tragedia collettiva legata al crollo dell’Unione So-

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LE ALTRE EDIZIONI: Padova-Rovigo, Treviso-Belluno, Vicenza-Bassano, Corriere di Verona

VENEZIA E MESTRE

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18

Venerdì 12 Luglio 2019 Corriere del Veneto

PD

Cultura Il festival Dal 18 al 22 settembre centinaia di incontri con scrittori italiani e internazionali Oltre 60 le anteprime, tra i big Javier Cercas, Svetlana Aleksievic, David Grossman

Pordenonelegge si svela Una festa con 600 autori V

ent’anni di Pordenonelegge, la festa del libro con gli autori. Una ricorrenza che quest’anno si festeggia a Pordenone riempiendo la città con lettere giganti dell’alfabeto, alte due metri (300 chili ciascuna) per alimentare di suggestione il viaggio tra gli scrittori.

Dal 18 al 22 settembre, 600 autori, centinaia di incontri, oltre 60 anteprime nazionali e dialoghi in 50 location. Il simbolo è il camaleonte, che significa cambiamento e trasformazione, a rimarcare quanta strada ha fatto il festival in questi 20 anni.

L’inaugurazione del festival, curato e organizzato da Gian Mario Villalta, Valentina Gasparet, Alberto Garlini, è mercoledì 18 settembre con lo scrittore Javier Cercas, che parlerà della sua vocazione letteraria. «Pordenonelegge arriva al traguardo della sua 20esima edizione nel segno del camaleonte - sottolinea Gian Mario Villalta, direttore artistico e curatore - in due decenni ha esplorato il suo tempo attraverso i libri, ha affrontato il cambiamento, sfide, opportunità, mettendo al centro la parola scritta e parlata. Abbiamo deciso di interrogare il camaleonte. Lo sa, il camaleonte, che è diventato giallo? Se

ne accorge, di cambiare colore? Di certo non si può dire che lo vuole, gli succede. I libri restano il modo migliore per interrogarci, metterci dei dubbi e portarci a pensare. Leggendo possiamo spiegarci meglio le nostre opinioni, come e per-

chè cambiano, e forse anche il nostro colore e la nostra “temperatura”».

Tanti gli autori stranieri, da Manuel Vilas, all’israeliano David Grossman, a Sara Shepard, Peter Cunnigham, Aleksej Nikitin, la scrittrice

Autori

Sopra Javier Cercas che inaugura il 18 settembre.

Sotto, Ilaria Tuti scrittrice best seller di thriller

premio Nobel Svetlana Alesievic (a cui verrà consegnato il premio FriulAdria La storia in un romanzo per avere narrato attraverso le storie di contadini, operai, studenti, intellettuali la tragedia collettiva legata al crollo dell’Unione So-

12 Luglio 2019

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12 Luglio 2019

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12 Luglio 2019

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ALBUM

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storia dei «besprizornye», i bimbi perduti ILFESTIVAL. Si svolgedal 18 al22settembre

Alcunidegliospiti di Pordenonelegge

DaJavier Cercas aGrossman,arriva Pordenonelegge Cinquantasedi cittadine per 600 ospititrai quali cantantiesportivi Maria Vittoria Adami

Un buffo e leggiadro camaleonte aggrappato su un ramoscello simboleggia l’evoluzione di vent’anni di parole raccontate nelle piazze e sotto i tendoni della città. È questo il logo, nei celebri colori giallo-nero, del festival Pordenonelegge presentato ieri dal direttore artistico Gian Mario Villalta, che andrà in scena nella cittadina friulana dal 18 al 22 settembre.

Cinquanta sedi per 600 ospiti che declineranno la parola nelle sue molteplici forme, dal romanzo al verso, dalla carta alla voce. Il festival, infatti, tesserà una trama in grado di avvicinare romanzieri e personaggi dello spettacolo, cantanti e sportivi, proponendo per il pubblico un programma eterogeneo che catalizzerà in città grandi autori stranieri - tra le chicche Ildefonso Falcones con il suo nuovo libro e David Grossman - e protagonisti del piccolo schermo come Pippo Baudo e Massimo Giletti, a fianco di uomini di scienza e di filosofia come Luciano Canfora, Eva Cantarella e Massimo Cacciari, cantanti come Ornella Vanoni e Francesco Guccini, glorie dello sport come Arrigo Sacchi.

«La parola», spiega Villalta,

poeta e scrittore, «innerva il programma ed è declinata in chiave diversa proprio per parlare a tutti e in tutte le direzioni».

Maggiorenne due anni fa, Pordenonelegge entra nell’età matura compiendo «vent’anni tra le righe» senza perdere la sua peculiarità giovane e soprattutto sapendo seguire le evoluzioni dei tempi, proprio come il camaleonte: «La festa del libro con gli autori in due decenni si è trasformata, ha esplorato il suo tempo attraverso i libri e tante storie che si sono insieme intrecciate, ha affrontato il cambiamento, le sue sfide, le sue opportunità, mettendo al centro la parola scritta e parlata come un ponte per conoscersi, capirsi, incontrarsi», continua Villalta.

Ad aprire il festival sarà lo scrittore spagnolo Javier Cercas, il 18 settembre, quando la città sarà agghindata anche da grandi lettere dell’alfabeto disseminate tra vie e piazzette richiamando al perno della festa del libro: la parola. Da qui parte anche il nuovo progetto di Pordenonelegge: le sette parole per i prossimi 20 anni. Sessualità, paura, musica, razza, mito, amicizia e bellezza troveranno come interpreti, con dialoghi e lezioni magistrali, Antonia Arslan, Guido Barbujani,

Carlo Boccadoro, Marcello Fois, Nadia Fusini, Franco La Cecla, Beatrice Masini, Elisabetta Moro, Lucetta Scaraffia e Simona Vinci.

«Pordenonelegge», continua Villalta, «per vent’anni ha giocato intorno alle parole, proponendole, raccontandole, eludendole a volte, lasciando che sedimentassero nella coscienza di chi seguiva gli incontri. Queste parole sono diventate come costellazioni piene di significato che ci hanno accompagnato, permettendoci di capire meglio il mondo in cui viviamo, o dandoci un concreto orientamento per le scelte di vita quotidiane. Cosa di meglio allora, per festeggiare i venti anni, che fare il punto sulle parole che ci hanno fornito le chiavi del presente, e provare a immaginare quali saranno le parole che decreteranno il nostro futuro».

L’edizione 2019 sarà all’insegna degli autori stranieri: oltre a Falcones e Grossman, saranno presenti i migliori giallisti del panorama letterario internazionale e penne di ogni angolo d’Europa, dall’Ucraina alla penisola Iberica.

Continuerà anche la collaborazione con i premi letterari italiani: come da tradizione, il primo appuntamento del vincitore del Campiello 2019 sarà proprio in giallo-nero. Tra gli ospiti ci saranno anche alcuni vincitori del Premio Hemingway e da Pordenone partirà il premio scaligero «Scrivere per amore».

Già annunciato, infine, il conferimento a Svetlana Aleksievic del Premio «La storia in un romanzo», promosso da Crédit Agricole FriulAdria, «per aver raccontato con sincera partecipazione il dramma corale di vittime e carnefici della Grande Utopia comunista» a partire dal crollo dell’Unione Sovietica e della problematica nascita di una nuova Russia. Aleksievic ha raccolto le storie di contadini, operai, studenti, intellettuali, dimenticati eroi. «Con una particolare attenzione all’epopea delle donne», si legge nella motivazione, «ci ha fornito uno spaccato della tramontata civiltà comunista, resa viva dal potente dono della scrittura, che permette all’autrice di rendere vibranti e universali le testimonianze raccolte».

Il lungo elenco di ospiti è già consultabile sul sito internet della kermesse. •

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La rassegna dal 18 al 22 settembre

La nuova edizione della rassegna Pordenonelegge, la ventesima, in programma dal 18 al 22 settembre, si concentrerà anche sul rapporto tra uomo e natura. Tra gli incontri e lezioni magistrali nel centro cittadino, si terranno numerosi eventi dedicati ai temi della salute, della scienza e della ricerca. Obiettivi che Pordenonelegge condivide con il marchio editoriale Aboca, partner tematico della manifestazione. Durante i giorni del festival sono in programma incontri sulla sostenibilità. Per

esempio, la giornalista Viviana Mazza parlerà del suo nuovo volume, Greta. La ragazza che sta cambiando il mondo (Mondadori), dedicato a Greta Thunberg (mercoledì18 settembre, ore 11, Auditorium della Regione). Il 21 settembre alle ore 12, nell’Auditorium dell’istituto Vendramini, sarà protagonista il fisico e filosofo Fritjof Capra, autore del saggio Il Tao della fisica (Adelphi). Dal suo incontro con il neurobiologo del mondo vegetale Stefano Mancuso è nato il Discorso sulle erbe

(Aboca), che riflette sulla nostra vita in rapporto al mondo delle piante. Il filosofo della scienza Telmo Pievani sarà in dialogo, sempre il 21 settembre (Spazio Bcc ore 11.30), con Andrea Vico in un incontro dedicato ai più piccoli, alla scoperta delle migliaia di piante che l’uomo ha addomesticato. Il giorno dopo (ore 15.30, spazio ItasIncontra) verrà presentato il saggio Il metodo spreco zero (Rizzoli Bur) dell’agroeconomista Andrea Segrè. (fr. a.)

Aboca partner tematico di Pordenonelegge su sostenibilità e ambiente

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TANTE novità, ma anche graditi ritorni al Festival ‘Ventimilarighesottoimari inGiallo’ di Senigallia, che da domani a lunedì 26 porterà un’atmosfera noir nella spiaggia di velluto.

Si inizia con un omaggio ai novant’anni alla collana editoriale del Giallo Mondadori, cui dobbiamo il termine italiano di ‘giallo’ e di cui parleranno Franco Forte e Gianfranco Orsi. Sarà anche inaugurata la mostra ‘Classici del giallo’, allestita dalla Fondazione Rosellini presso la Galleria Expo Ex e visitabile fino al 1 settembre.

Il festival prende il giallo internades, che presenterà la sua ultima

tonelliana, domani sera alle 21.30.

Lunedì, invece, al Teatro La Fenila quale presenterà insieme all’avta ricostruzione della torbida vicenda riguardante la tragica morte di Federico Aldrovandi. Nella arcello Simoni, uno dei massimi esponenti del giallo storico, che presenterà ‘L’enigma dell’abate nero’ nel cortile della Rocca Roveresca alle 19.15.

su, alle 19.15 all’auditorium San Rocco. Giovedì, alle 19.15 al palazlla Alfonso e Massimo Razzi (22 agosto), che ripercorre l’omicidio dell’operaio e sindacalista dell’Italsider di Genova, assassinato dalle Brigate Rosse nel 1979.

Nella stessa giornata, il filologo e li terrà una lectio magistralis dedicata al siciliano Vincenzo Consolo (nel cortile della Rocca Roveresca alle 21.30).

RICCA la giornata di venerdì. Oltre alla presentazione del libro ‘Ninfa dormiente’ della giovane ma già apprezzata Ilaria Tuti 8alle 21.30 alla Rotonda a mare), al teatro La Fenice si potrà assistere allo spettacolo ‘La lista. Salvare l’arte: il capolavoro di Pasquale alle 21.15. Il recital ripercorre i cinque anni in cui lo storico dell’arte, a rischio della propria vita e di quella della famiglia, impedì ai nazisti di mettere le mani su tanti capolavori artistici italiani.

Tra le novità spicca la convezione stipulata tra Senigallia e la Fondazione Pordenone Legge, che prevede un evento esclusivo per le due rassegne. È ‘Sconvenienti Verità’, che sabato 24 alla Fenice (alle 21.15) vedrà Gianrico Carofiglio e Giancarlo De Cataldo ripercorrere alcuni dei più celebri casi di cronaca nera italiani. Gran finaro Robecchi, che presenta il suo ultimo libro nel cortile della biblioteca Antonelliana alle 19.15,

MARTEDÌ al palazzetto Baviera alle 19.15 toccherà a Giampaolo

conterà il suo universo narrativo legato a Napoli ed eseguirà un reading di alcuni brani del suo ro-

famiglia’, mentre il giorno dopo sarà presentato ‘Il caso Mattei’

Fenice alle 21.30.

«Un’emozione incredibile, non c’è dubbio. E finalmente posso farlo per presentare un mio libro, nonostante anche da turista fosse magnifico venire qua».

La voce sognatrice di chi ricorda i paesaggi marchigiani già ammirati in passato, la fermezza di chi vuole raccontare il proprio lavoro: Kate Rhodes, 55 anni, è una scrittrice londinese che si è dedicata per anni alla poesia, prima di approdare alla narrativa poliziesca: il primo volume della sua nuova serie, ‘La Baia’, è stato nominato nel 2018

«Nei miei libri cerco sempre di rappresentare la realtà così com’è. Soprattutto, non mi interessa fornire uno spaccato della società ‘perfetto e illibato’, ma un quadro realistico».

«Esatto, e devo dire che il parallelismo puo’ essere fatto anche con diverse città italiane. È un thriller avvincente, che terrà an-

come romanzo giallo dell’anno.

Sarà lei ad aprire il festival del noir e del giallo civile ‘Ventimila righe sotto i mari in giallo’, domani sera alle 21.30, nel cortile della biblioteca Antonelliana.

ra particolare l’architettura italiana. Ci sono città in cui ogni piccolo angolino puo’ diventare fonte di stupore e meraviglia: non si puo’ non parlare di uno spettacolo mozzafiato».

«Devo dire che è difficile non esserlo. Sono già stata qua in vacanza, visitando diverse città: Roma, Bologna, ma soprattutto Venezia. È un Paese incredibile, ricco di storia e di spunti per i miei romanzi».

«Assolutamente sì. A volte, quando lavoro a un giallo, apro un libro d’arte e mi metto a osservare le opere per trovare l’ispirazione. Anzi, possiamo dire che il mio obiettivo è proprio quello di raccontare i paesaggi, gli scenari e le immagini attraverso le parole».

«Mi ha sempre colpito in manie-

che i lettori italiani incollati alle pagine (ride, ndr)».

«Nel libro, il protagonista è il detective Ben Kitto, che dopo una carriera travagliata decide di ritirarsi sull’isola di Bryher, la più piccola isola dell’arcipelago delle Scilly. Vorrebbe dedicarsi insieme allo zio al lavoro nel suo cantiere navale, come tanti altri abitanti, per dimenticarsi in fretta del suo passato: quello che non sa , che i suoi piani verranno totalmente stravolti quando il corpo di una sedicenne viene trovato sulla spiaggia di Hell Bay».

Francesco Moroni

18 Agosto 2019

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18 Agosto 2019

Estate

si tuffa in un’atVentimilarighesottoimariinGiallo, da oggi al 26. Si inizia alle 18,30 al Palazzetto Baviera con Quei libri che non fanno dormire - I 90 anni dei gialli Mondadori i cui protagonisti saranno Franco Forte, direttore della collana, e Gianfranco Orsi, altro storico direttore. E alla Galleria Expo-Ex (Rocca Roveresca) sarà inaugurata la mostra Classici del giallo e del noir nell’illustrazione novecentesca in Italia 1929-2000. La sera (21,30) alla Rotonda a mare l’inglese Kate Rhodes, autrice di crime stories, presenterà il suo La Baia. (ore 21,30) al Teatro La Fenice, Ilaria Cucchi preFederico, accurata ricostruzione della morte di Federico Aldrovandi. Alle 19,15 Marcello Simoni, tra i massimi esponenti del giallo storico, sarà nel cortile della Rocca (ore 19,15) con L’enigma dell’abate nero.

Martedì toccherà a Giampaolo Simi con Come una famiglia,

mentre il giorno dopo sarà presentato Il caso Mattei enzo Calia e Sabrina Pisu. GioUccidete Guido Rossa fonso e Massimo Razzi, che ripercorre l’omicidio dell’operaio sindacalista dell’Italsider per mano delle Brigate Rosse.

Nella stessa giornata il filologo Massimo Raffaeli terrà una lectio magistralis dedicata al sicilia, oltre alla presentazione del libro Ninfa dormiente di Ilaria Tuti, al Teatro La Fenice andrà in scena La lista.

Salvare l’arte: il capolavoro di Pasquale Rotondi di e con Laura Curino. La convezione tra Senigallia e la Fondazione Pordenone Legge prevede un evento esclusivo: è Sconvenienti Verità, che sabato 24 alla Fenice vedrà Gianrico Carofiglio correre alcuni dei più celebri casi di cronaca nera italiani.

Gran finale il 26 con il ritorno Raimondo Montesi

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Pordenonelegge, poeta e cantore di quella vita rurale che ILLIBRO. Ilromanzo diGian MarioVillalta ha permeato la società fino al soffocante boom economico degli anni ’60. Quell’olmo ha dato il titolo («L’olmo grande», Aboca Edizioni, pp.

223, 14 euro) all’ultimo romanzo di Villalta che con il suo racconto biografico inaugura la collana «Il bosco degli scrittori» di Aboca, una seQuellapianta èil simbolo rie pensata come luogo dove diunterritorio eil rogo gli autori possono esercitare èun«rito dipassaggio» la scrittura «utilizzando tutti i tesori del bosco», nella condalvecchio al nuovo vinzione che gli alberi impongano una profonda fascinaMaria Vittoria Adami zione sull’attività creativa.

L’olmo di Villalta segna la sua infanzia, ma la pianta, al C’è nell’infanzia di tutti un confine tra due poderi, all’imluogo, un albero, un edificio provviso brucia. Per molte geche segna, come una stella ponerazioni di uomini e donne lare, la nostra esistenza. Coche all’ombra delle sue fronme l’olmo possente, dal fusto de hanno vissuto, il grande alliscio e grigio increspato dalbero ha significato vita, pole fessurature brunite e dalle tenza della natura, stabilità creste sugherose sui rami, di un mondo. E davanti a cresciuto nella campagna quell’immensa torcia che acfriulana sotto gli occhi del cende la campagna friulana bambino Gian Mario Villalsul far della sera, il bambino ta, oggi sessantenne e diretto- GianMario Villalta di questa storia si interroga re artistico della rassegna Pordenonelegge, poeta e can- dove alberi e piante da frutto sulla verità dell’accaduto: chi ha appiccato il fuoco? Per quale ragione? E come sarà la vita di una comunità senza il suo centro di gravità?

La risposta arriverà soltanto in età matura, dando il via alla stesura di questo romanzo, ma da quelle domande si srotola la storia pian piano nella grande macrostoria della pianura tra Friuli e Veneto dove l’industria arriva tardi;

L’olmoincendiato e il mondo dei vinti

dove alberi e piante da frutto hanno intrecciato la loro vita alla storia delle persone e delle famiglie. Il progresso arriva a cose fatte, sì, ma con conseguenze devastanti. E Villalta racconta la violenza della tecnologia che annienta un paesaggio e la persuasione delle nuove e attrattive prospettive di vita, scavando nel passato e aprendo il cassetto dei ricordi di famiglia.

Ne scrive ripercorrendo il senso di sradicamento percepito da quella società, neppure tanto lontana, ora come una violazione, ora nella convinzione che il nuovo porterà il meglio. Il grande olmo è l’ultimo baluardo di quel mondo costruito prima del boom ma giunto ormai alla dissoluzione. Quel rogo è quasi un rito di passaggio dal vecchio al nuovo, ma, guardandolo a distanza, Villalta apre nuove riflessioni sui legami affettivi e con la terra.

E le mette in prosa, ma con la penna del poeta: «Il cuore del fuoco è bianco. Il sangue della luce è nero. La notte si incurva intorno alle fiamme che cercano il cielo fuori dal loro involucro buio». Comincia così il romanzo, uscito dopo «Bestia da latte» (Sem 2017) e dopo le numerose raccolte di poesie di Villalta, da «Vanità della mente», premio Viareggio 2011, a «Telepatia», premio Carducci 2016, a «Il respiro e lo sguardo. Un racconto della poesia contemporanea» (2005). •

21 Agosto 2019

Cult cult cultura

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BRIVIDI

FESTIVAL

al Lido

IL RITORNO DI KRISTEN STEWART, JOHN MALKOVICH FA IL PAPA, JOAQUIN PHOENIX È JOKER. SONO I PROTAGONISTI DELLA MOSTRA DEL CINEMA CHE SI APRE IL 28 AGOSTO A VENEZIA DI Gloria Satta

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Foto SGP

e registe in concorso saranno solo due, Haifaa Al Mansour con il film The Perfect Candidate, storia di una ragazza saudita che scende in politica per combattere le discriminazioni di genere, e Shannon Murphy con Babyteeth centrato su un’adolescente ribelle. Eppure tante saranno le figure femminili forti alla 76 a Mostra del Cinema di Venezia che si aprirà il 28 agosto con La Verité di Kore’eda Hirokazu sul confronto tra una madre e una figlia (le star francesi Catherine Deneuve e Juliette Binoche), e si chiuderà il 7 settembre con The Burnt Orange Heresy dell’italiano Giuseppe Capotondi.

Accolte dalla madrina Alessandra Mastronardi, al Lido sbarcheranno donne coraggiose come la fotografa Letizia Battaglia, protagonista del film La mafia non è più quella di una volta di Franco Maresco. O donne temerarie come Gong Li e Penélope Cruz, agenti segreti rispettivamente in Saturday Fiction di Lou Ye e Wasp Network di Olivier Assayas. Meryl Streep affronta invece lo scandalo fiscale dei “Panama Papers” in The Laundromat di Steven Soderbergh, Kristen Stewart in Seberg di Benedict Andrews interpreta l’attrice Jean Seberg, Scarlett Johansson vive un tormentato divorzio in Marriage Stories di Noah Baumbach.

Promette scintille Ema di Pablo Larraín su una madre alle prese con un’adozione fallita. E Julie Andrews, l’indimenticabile Mary Poppins, riceverà il Leone alla carriera insieme con il regista Pedro Almodòvar.

In questa Mostra affollata di grandi nomi, c’è poi molta attesa per The Joker con Jaoquin Phoenix, J’accuse di Roman Polanski sul “caso Dreyfuss” che alla fine dell’Ottocento infiammò la Francia (con Louis Garrel), Ad Astra con Brad Pitt astronauta. E per due serie tv: il nuovo The New Pope di Paolo Sorrentino, protagonisti due papi ( Jude Law e John Malkovich) e Zerozerozero di Stefano Sollima (dal bestseller di Roberto Saviano) sul narcotraffico. ■

A destra, John Malkovich, 65 anni, in The New Pope 2. In alto, Kristen Stewart, 29, in Seberg.

Sotto, Joaquin Phoenix, 44, in The Joker.

76ª MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA

DI VENEZIA, 28 AGOSTO - 7 SETTEMBRE, LABIENNALE.ORG/

IT/CINEMA/2019 .

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21 Agosto 2019

GR A ZI A•

cult LETTURE

Incontri D’AUTORE

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Lo scrittore statunitense Dave Eggers, 49 anni.

ivi della pagina scritta e temi d’attualità sono protagonisti delle manifestazioni culturali in programma nelle prossime settimane. Si comincia con il Festival della Mente a Sarzana, dal 30 agosto al 1° settembre.

L’edizione 2019 è dedicata al futuro: parla di nuove prospettive in campo letterario Masha Gessen (30 agosto), giornalista russa stabilitasi negli Stati Uniti che con il suo reportage narrativo Il futuro è storia (Sellerio) ha vinto il National Book Award. E sempre il 1° settembre, la scienziata Barbara Mazzolai creatrice del plantoide, primo robot ispirato al mondo delle piante, racconta come la natura plasmerà la tecnologia di domani.

Il Festivaletteratura di Mantova si svolge dal 4 all’8 settembre e fa il record di autori stranieri ospitati. In cartellone, per la prima volta, arrivano, tra gli altri, la canadese Margaret Atwood (5 settembre) e lo statunitense Dave Eggers (l’8), mentre tornano nella città autori da sempre di casa al festival come Ian McEwan (l’8) e Abraham B. Yehoshua (il 7). La squadra degli italiani è guidata da Dacia Maraini (l’8) ed Erri De Luca (il 4).

Dal 18 al 22 settembre, Pordenonelegge si occupa di sostenibilità ambientale e propone numerose anteprime: lo scrittore spagnolo Ildefonso Falcones (il 22) presenterà il nuovo romanzo, mentre Michela Murgia e Chiara Tagliaferri (il 21) raccontano Morgana, il progetto nato come podcast e diventato libro. Ci sarà anche Enrico Vanzina con l’autobiografia in ricordo di Carlo, il fratello scomparso un anno fa. (Franco Capacchione) FESTIVAL DELLA MENTE , A SARZANA, DAL 30 AGOSTO AL 1° SETTEMBRE, FESTIVALDELLAMENTE.IT ; FESTIVALETTERATURA , A MANTOVA, DAL 4 ALL’8 SETTEMBRE, FESTIVALETTERATURA.IT ; PORDENONELEGGE , A PORDENONE, DAL 18 AL 22 SETTEMBRE, PORDENONELEGGE.IT

A IMPERIA SI ISSANO LE VELE Ci sarà Manitou, l’imbarcazione varata nel 1937 e appartenuta al presidente americano John Fitzgerald Kennedy. Ma ci saranno anche Hallowe’en, un Marconi cutter del 1926, e Skylark, l’imbarcazione portabandiera del Los Angeles e Transpacific Yacht Clubs. E non mancheranno le barche della Marina Militare Italiana come Artica II e Corsaro II, adibite all’addestramento degli allievi ufficiali dell’Accademia Navale di Livorno.

Dal 5 all’8 settembre, al Porto di Imperia, torna la manifestazione velistica Le Vele d’Epoca di Imperia. Da oltre 30 anni questa è una tappa imperdibile delle regate classiche nel Mediterraneo. Oltre alla competizione in mare, coordinata dallo Yacht Club Imperia, sono tante le iniziative che accompagneranno l’evento: dai fuochi d’artificio in porto ai racconti delle imprese di Best Explorer, la prima barca italiana da diporto a compiere il passaggio a Nord Ovest, la rotta che collega l’Oceano Atlantico al Pacifico passando per l’arcipelago artico del Canada. Inoltre, grazie ad Assonautica e al Fai (Fondo Ambiente Italiano), si potranno visitare il Santuario di Santa Croce del Monte Calvario, Villa Grock e il Museo d’arte contemporanea di Imperia. (Annalia Venezia) LE VELE D’EPOCA DI IMPERIA, IMPERIA DAL 5 ALL’8 SETTEMBRE

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Foto CONTRASTO CONTRASTO. RUFUS DIDWISZUS

L’EVENTO

23 Agosto 2019

4242CULTURA & SPETTACOLI

Le novità che seguiranno a un’estate nera per la morte dei maestri Camilleri e Morrison Al via il Festival di Stresa Tutti i libri che leggeremo dopo le ferie Atwood e Allende le regine d’autunno ROMA - Il nuovo inno alla vita e all’amore di Isabel Allende in “Lungo petalo di mare” (Feltrinelli), “I testamenti” (Ponte alle Grazie) di Margaret Atwood, seguito de “Il racconto dell’Ancella”, diventato una premiatissima e amatissima serie tv e la saga familiare “La vita gioca con me” (Mondadori) di David Grossman, con la storia di tre donne indimenticabili. Parte con grandi stelle l’autunno 2019 in libreria dopo un’estate nera per la letteratura italiana e internazionale segnata dalla morte di maestri come Andrea Camilleri e premi Nobel come Toni Morrison, della quale è in arrivo come uscita postuma per Frassinelli la raccolta di saggi “L’importanza di ogni parola”. Il libro raccoglie scritti e discorsi della Morrison, da quello di accettazione del Nobel alla lettera ai caduti dell’11 settembre. E, in contemporanea mondiale, escono il 10 settembre, “L’Istituto” (Sperling & Kupfer) di Stephen King, con protagonista un dodicenne dall’intelligenza fuori dal comune, e il 17 settembre “Errore di sistema” (Longanesi), l’autobiografia di Edward Snowden.

Ad aprire una stagione di attesissimi ritorni e sorprese è la canadese Atwood, più volte candidata al Premio Nobel, vincitrice nel 2000 del Booker Prize, ospite del Festivaletteratura di Mantova alla vigilia dell’arrivo in libreria, il 10 settembre, di “Testamenti” in cui riprende le fila della storia che si chiudeva con una porta sbattuta sul futuro di Offred. E si aspetta anche l’arrivo della Allende, che sarà in Italia il 24 e il 25 ottobre, nei giorni in cui esce nel nostro Paese “Lungo petalo di mare” dove, a settant’anni dall’approdo a Santiago del Cile del Winnipeg, la nave equipaggiata da Neruda per mettere in salvo più di duemila esuli della Guerra ci-

vile spagnola, racconta l’odissea di una pianista incinta e di un giovane medico costretti ad abbandonare Barcellona.

A un anno dalla morte di Amos Oz, avvenuta il 28 dicembre 2018, sarà in libreria per Feltrinelli un originale autoritratto dello scrittore in forma di dialogo sulla scrittura, sull’amore, sulla colpa e altri piaceri: è il testamento artistico e spirituale “Amos Oz con Shira Hadad”, nella traduzione di Helena Loewenthal. Tra i primi autori - molti ospiti del Festivaletteratura di Mantova e delle anteprime di Pordenonelegge - ad arrivare in libreria: Dave Eggers con la parabola sul progres-

Stephen King racconterà di un ragazzo super-intelligente nell’”Istituto”, ci saranno anche la biografia di Edward Snowden e un Amos Oz postumo so “La parata” (Feltrinelli), l’atteso Ian McEwan di “Macchine come me” (Einaudi), in cui ci addentriamo nel territorio del rapporto tra uomo e robot e il genio del thriller Jeffrey Deaver con “Il gioco del mai” (Rizzoli), con cui si inaugura una nuova serie con protagonista l’apparentemente privato cittadino Colter Shaw. Attesa anche per Tahar Ben Jelloun e il suo noir psicologico “Insonnia” (La nave di Teseo) e per la “Turbolenza” (Adelphi) di David Szalay con 12 personaggi che vivono in aria, fra un continente e l’altro. André Aciman ci fa invece rincontrare i personaggi di “Chiamami

col tuo nome” qualche anno dopo in “Cercami” in uscita per Guanda che pubblica anche l’originale storia di formazione “Nel segno dell’anguilla” dell’esordiente svedese Patrick Svensson, in cui compare un animale esoterico e misterioso.

Elizabeth Gilbert, l’autrice del bestseller mondiale “Mangia Prega Ama” ci regala la spumeggiante commedia “La città delle ragazze” (Rizzoli). A novembre il “Frankissstein” (Mondadori) di Jeanette Winterson ci stupirà con l’intreccio della storia di una giovane Mary Shelley alle prese con la stesura del suo capolavoro, “Frankenstein”, e una vicenda d’amore ai tempi della Brexit, e Matt Haig ci meraviglierà con il suo narratore d’eccezione, il labrador Prince pronto a tutto per proteggere i suoi padroni nel nuovo romanzo “Il patto dei labrador” (E/O). Riappare in una nuova traduzione di Alessandro Carrera “Il treno per Instabul” di Graham Greene con la prefazione inedita di Antonio Manzini. Dopo la trilogia di Grouse County esce per NN Editore “Il movimento delle foglie” di Tom Drury da cui è stato tratto il film “Niente cambia, tutto cambia” di Zachary Sluser. E dell’autrice bestseller Kate Mosse Newton Compton propone “La città dei labirinti senza fine” ambientato nel 1562 a Carcassone, con la figlia diciannovenne di un libraio cattolico che riceve un avvertimento.

In 2Nessuno è troppo piccolo per fare la differenza” (Mondadori) sono stati raccolti tutti i discorsi della famosa attivista per il clima Greta Thunberg. A non guardare con rassegnazione alla crisi ambientale del pianeta invita anche Jonathan Safran Foer in “Possiamo salvare il mondo, prima di cena (Perché il clima siamo noi)”, in arrivo a fine agosto per Guanda.

Tutti i libri che leggeremo dopo le ferie Atwood e Allende le regine d

In alto, la scrittrice Margaret Atwood sul set della serie tv “Il Racconto dell’Ancella”, tratto da una sua opera che ora avrà un seguito. Qui sopra, un’immagine dal film “Snowden” di Oliver Stone

24 Agosto 2019

24 Agosto 2019

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k Le immagini di Marta Occhipinti Se c’è un merito dell’editoria è quello di salvare l’invisibile. Funziona un po’ come una grande zattera, ma nel mare della letteratura, tra classici, autori minori e ultimi arrivati, non tutti la spuntano. Così accade che anche un autore cult del nostro recente passato diventi una meteora, meglio un gran bel “classico” da bancarella.

Copertine gialle Mondadori e pagine sbriciolate dal tempo, balzano agli occhi tra i libri dimenticati i romanzi di Franco Enna, pioniere del giallo di provincia prima di Camilleri e Sciascia, bestseller Mondadori degli anni Cinquanta e Sessanta, passato poi a Longanesi. Il suo vero nome era Franco Cannarozzo, originario di Castrogiovanni, ma amava firmarsi con pseudonimi anglosassoni, da Lou Happings a Andrew Maxwell, che rendono oggi ancora più rari e pregiati i suoi libri, non più ripubblicati. Non bastò essere il terzo italiano a essere ospitato nella collana di fantascienza “Urania”, dopo Emilio Walesko e Luigi Rapuzzi, Enna fu presto dimenticato, accanto a colleghi siciliani come Antonio Aniante, pseudonimo di Antonio Rapisarda, commediografo e autore de “La rosa di zolfo”, caduta nel silenzio per oltre vent’anni e ripubblicata da Sellerio alla fine degli anni Ottanta e sette anni fa dalla piccola casa editrice ligure Le Mani di Recco. Poi il nulla.

Ma la lista dei sommersi di Sicilia nella letteratura è lunga. Ci sono i satirici Gino Magazù, messinese di Rometta ormai da collezione con il suo romanzo “Lady bottiglia”, già autore radiotelevisivo in Rai negli anni Sessanta, e Massimo Simili, nome che oggi non dice nulla ma che per tutti gli anni Cinquanta e Sessanta conobbe un successo continuato, prima di cadere in disgrazia. Ma se nelle carte letterarie isolane, Simili non è mai esistito, il catalogo Rizzoli di quegli anni lo cita accanto Achille Campanile e il Guareschi di “Don Camillo”, proprio nell’era fortunata del genere umoristico in cui Simili smontò il mito di Colombo e dimostrò che l’impero romano fu fondato da Annibale con il suo “Abbasso Roma!”.

Ha poco la meglio Umberto Domina, che a due anni dalla morte ricomparve per i tipi di Sellerio con il divertente romanzo “La moglie che ha sbagliato cugino”, pubblicato per la prima volta nel 1966 e assente dalle librerie da oltre trent’anni.

Corteggiato da letterati editori come Calvino e Vittorini ma in disparte dai circoli letterari, fu Ange-

Massimo Simili, scrittore che per tutti gli anni Cinquanta e Sessanta conobbe un successo continuato Sotto, Laura Di Falco, pseudonimo di Laura Anna Lucia Carpinteri

GLI SCRITTORI DIMENTICATI

Quelle meteore della letteratura Da Antonio Aniante a Elisa Trapani, viaggio tra gli autori diventati dei “classici da bancarella”: tra picchi di successo e fortune editoriali, ci fu pure il primo vincitore del premio Hemingway Il giallista Franco Enna

Fu pioniere del giallo di provincia prima di Camilleri e Sciascia, bestseller Mondadori degli anni Cinquanta e Sessanta

lo Petyx, ex insegnante e scrittore di Montedoro, Caltanissetta, noto per “La miniera occupata”, storia di un minatore nelle miniere di zolfo edito da Mondadori nella collana “La medusa degli italiani”: il romanzo è caduto nell’oblio per oltre quarant’anni e poi ripubblicato nel 2002 dalla Salvatore Sciascia editore. Petyx è stato recuperato due anni fa dalla casa editrice palermitana Il Palindromo, che ha pubblicato il racconto breve “Le notti insonni di Lilla”, mai ristampato da trentatré anni.

Resta l’editoria “ecologica” che preserva il passato, anziché incrementare sempre il nuovo, l’antidoto contro l’oblio. Come è successo per Laura Di Falco, pseudonimo di Laura Anna Lucia Carpinteri, scrittrice di Canicattini Bagni, finalista allo Strega con Fausta Cialen-

La narratrice Livia De Stefani

La scrittrice palermitana celebrata negli anni Cinquanta ripubblicata lo scorso anno con il “Viaggio di una sconosciuta”

te nel 1976 con il romanzo “L’inferriata”, ripubblicato dalla casa editrice di Siracusa VerbaVolant per volere della nipote, quasi un gesto nostalgico che arriva come una voce di rimpianto.

«Montale è stato il mio primo recensore — diceva Laura Di Falco in un’intervista del 1981 — Palazzeschi per sua bontà diceva che ero una delle sue più serie scrittrici italiane. Di Commisso ho centotrenta lettere che penso un giorno di pubblicare. Ma il rapporto più caro di amicizia e simpatia è stato con Vitialiano Brancati e con il compianto Ercole Patti. Ho cercato di avere rapporti epistolari con Sciascia ma lui non mi ha mai risposto». Scrisse racconti fino alla morte, ma tutti ormai dimenticati, assieme a quelli della sorella Teresa Carpinteri. Ma tra le donne della letteratura scom-

parsa ci sono anche Maria Messina, che vantò i risvolti Sellerio di Sciascia negli anni Ottanta per la collana “La memoria”, Elisa Trapani, una Liala siciliana originaria di Marsala, che scrisse oltre 2mila racconti e una settantina di romanzi con pubblicazioni in riviste femminili come “Annabella” e nel “Corriere dei piccoli”, assieme ad Angela Padellaro, figlia del pedagogista di Mazzarino, Nazareno Padellaro, che fu scrittrice di punta della “Medusa arancione” Mondadori e poi Fabbri per tutti gli anni Sessanta.

Riesumata, seppur per poco meno di un racconto, è Livia De Stefani, scrittrice palermitana degli anni Cinquanta, ripubblicata lo scorso anno con il “Viaggio di una sconosciuta”, dalla casa romana Cliquot. Incoraggiata da Alberto Savinio, Livia De Stefani esordì nel ’53

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Sabato, 24 agosto 2019

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i Lo scrittore Elio Vittorini con un quadro di Guttuso. Bompiani ha pubblicato “Le donne di Messina” e “Il Sempione strizza l’occhio al Frejus”

di Salvatore Ferlita

con “La vigna di uve nere”, romanzo ristampato dieci anni fa dalla casa editrice Isbn di Milano, ma chi volesse leggerla troverà impresa ardua, nessuno dei suoi romanzi o racconti è più pubblicato.

Stelle cadenti o forse no. Campione tra i dimenticati è lo scrittore Romualdo Romano, palermitano insegnante e poi ispettore didattico all’estero nelle scuole elementari per i figli degli italiani. Fu Premio Hemingway nel 1949 (la prima edizione) con “Scirocco”, romanzo che fu persino tradotto in inglese come pocket book con il blurb (strillo di copertina) “a story of primitive desires in Sicily”. Quattro anni più tardi Romano avrebbe pubblicato “Campane a quattro” per Mondadori, poi la scomparsa: tiratosi fuori dalla scrittura, continuò a frequentare i circoli letterari di Sicilia, mentre lo si vedeva spesso alla libreria Flaccovio di via Ruggero Settimo. Dei suoi testi non esiste nulla se non in vecchie edizioni degli anni Cinquanta: sfortuna volle che nel 1995, Stampa Alternativa ripubblicasse “Scirocco” in una versione edulcorata che non diede di certo lustro al suo autore.

Un altro alla lista. Non vorremmo dimenticare i nomi degli altri, come Michele Spina, Nino De Maria, Angelo Fiore, Antonio Pizzuto e Sebastiano Addamo, cantore della città di Catania a cui sono stati dedicati un premio letterario internazionale e una piazza, eppure i suoi romanzi sembrano non essere degni di ristampe, coperti come fa l’edera, diceva Sciascia, quando si arrampica per «coprire certi nomi della nostra storia civile e letteraria». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Ad un certo punto del suo diario Cesare Pavese dice di Vittorini: «Io lo batterò alla distanza». In realtà le posizioni oggi risultano ribaltate, se si tiene conto della presenza in libreria dell’autore siracusano, ossia delle nuove edizioni dei suoi romanzi che da qualche tempo a questa parte fanno capolino dal catalogo dei “Grandi Tascabili Bompiani” (sono già disponibili: “Il Garofano rosso”, “Americana”, “Diario in pubblico”, per tacere di altri). Da ultimo hanno visto la luce “Le donne di Messina” e “Il Sempione strizza l’occhio al Frejus”, titoli di certo meno eclatanti di opere quali “Uomini e no” e “Conversazione in Sicilia”, quelle che di solito si strombazzano in giro e su cui si torna periodicamente a discettare, a discapito di altre voci non meno imperiose della vasta produzione vittoriniana.

Ma prima di dare spazio a questi due romanzi per lo più misconosciuti va preso atto dell’uscita, nel giro di pochi mesi, di tre saggi dedicati allo scrittore siciliano: segno, questo, di un’attenzione che rimane costante nel tempo e misura della vitalità di Vittorini, non tanto come narratore, spesso lutulento, oracolare, faticoso da leggere, quanto come intellettuale e animatore culturale, con lo sguardo puntato sulle contraddizioni laceranti del suo tempo. “Tornare alla casa della madre” (Edizioni Ets) dello studioso catanese Massimo Schilirò prende in esame il tema del ritorno, del pellegrinaggio al luogo materno, che attraversa “Conversazione in Sicilia” in lungo e in largo.

Carambolando tra psicanalisi, antropologia e letteratura, l’autore del saggio parla del «motore del viaggio» come desiderio dell’origine: «purezza, pienezza, aconflittualità» distinguendolo però dal «nòstos», dal momento che il pellegrinaggio di Silvestro prevede un’andata e un ritorno.

Il ritorno al luogo originario come tentativo di recupero del senso si rivela deficitario: la vera rigenerazione, la tensione verso la nuova nascita potrà avere luogo solo attraverso la risalita all’azione storica. I «nuovi doveri» non stanno in Sicilia, per cui l’allontanamento definitivo sarà catartico, liberatore. Dunque per Vittorini il viaggio continua nello spazio storico, a tu per tu con i nodi gordiani dell’ideologia, della modernità, del progresso.

L’ideologia: qui il discorso si fa complicato se ha ragione Enzo Papa, al quale si deve un intervento dal titolo “Vittorini tra fascismo e resistenza” (Valverde: edizione limitata). In esso egli si occupa delle bugie e delle mistificazioni di Vittorini, come ad esempio la retrodatazione del suo antifascismo o la mitizzazione autobiografica, in certi casi veramente debordante. Giovanissimo aderì al fascismo (come testimonia il racconto intitolato “Il mio ottobre fascista”, che vide la luce sulla rivista fiorentina “Il Bargello” nel 1932, a partire dal quale si diramerà una «tensione mitografica» fatta di ambiguità, di passaggi sfumati), ottenen-

Cronache neorealiste e utopie impossibili le visioni di Vittorini Escono per Bompiani “Il Sempione strizza l’occhio al Frejus” e “Le donne di Messina”: due opere minori ma attente ai “nuovi doveri” do prebende e aiuti; ma poi, rinnegatolo, ignorerà le leggi razziali e non parlerà mai di ebrei.

Risultano pure delle incongruenze in merito alla cronologia del rapporto tra il suo “maestro anarchico” Alfonso Failla, che di mestiere faceva il seggiolaio, e lo stesso Vittorini.

Rapporto, questo, che il fondatore del “Menabò” condivise con l’amico del cuore, ossia Alfredo Mezio, giornalista, critico d’arte e disegnatore nato a Solarino in provincia di Siracusa nel 1908 (lo stesso anno in cui l’autore di “Le città del mondo” veniva alla luce): di questo bruciante sodalizio ci dà conto Paolo Fai nella sua raccolta di scritti dal titolo bufaliniano “L’Isola plurale” (letteredaDalat), in cui trovano cittadinanza diversi autori isolani. «La fanciullezza di Vittorini fu segnata da un incontro decisivo – scrive Fai – la conoscenza di Mezio, avvenuta nel 1922, anno fatale per l’Italia, in cui entrambi quattordicenni parteciparono a una protesta degli studenti dell’Istituto Tecnico, cioè della scuola frequentata da Vittorini». Ben presto, però, l’amicizia tra Vittorini e Mezio tenderà ad affievolirsi, specie quando i due compagni prenderanno strade diverse: l’uno prima a Gorizia e poi a Firenze; l’altro invece a Roma, dove si trasferirà verso la fine degli anni Venti collaborando al “Quadrivio” del geniale e contestatissimo Telesio Interlandi (il fondatore della rivista “La Difesa della razza”).

Ma veniamo ai romanzi ristampati: “Il Sempione strizza l’occhio al Frejus” (1947), da Vittorini stesso considerato «più buono di Conversazione e il mio libro migliore» è uno stranissimo ibrido, agglutina infatti la cronaca neorealista (è quello il periodo della letteratura orientata all’engagement) e il racconto fiabesco: mano a mano che la voce nar-

Nel primo romanzo l’anima fantastica della storia prende il sopravvento grazie all’entrata in scena del nonno, un uomo dall’appetito titanico Nel secondo libro una nuova società prende forma grazie a un gruppo di sfollati, di cui fanno parte alcune donne di Messina

rante presenta i propri familiari (la storia è ambientata nel secondo dopoguerra, i luoghi sono quelli della periferia di Milano) l’anima fantastica della storia prende il sopravvento grazie all’entrata in scena del nonno, un uomo vecchissimo dall’appetito titanico.

Un nonno-elefante (giustamente Giuseppe Lupo nell’introduzione lega il riferimento all’animale gigantesco con la passione di Vittorini per “Le mille e una notte”) dal passato mitico: si racconta che, oltre ad aver lavorato come muratore alla costruzione di opere importanti come i trafori del Sempione e del Frejus, abbia anche partecipato alla realizzazione del Duomo, del Colosseo e addirittura delle Piramidi. Questo personaggio epico e misterioso, che per la salvezza dei suoi cari si allontana da casa andando incontro al sacrificio, incarna l’archetipo di un mondo originario e più giusto, divaricato rispetto all’inclemenza e alla bramosia della modernità.

E al rapporto tra modernità e antimodernità è pure legato “Le donne di Messina”, romanzo passato al vaglio di tre riscritture (dal 1947 al 1964) che esibisce una sorta di impossibile utopia: una nuova società che prende forma grazie a un gruppo di sfollati (di cui fanno parte alcune energiche donne provenienti da Messina e sopravvissute al terremoto) radunatosi sull’Appennino tosco-emiliano per vivere in comune (tutto è condiviso, dal denaro al cibo) abolendo la proprietà privata.

Ma l’unico progetto di vita migliore non può che passare per le città dove «si aveva peso politico», incrociando le traiettorie della storia: solo così l’uomo può diventare cittadino determinando la nascita della “polis” (Lupo). ©RIPRODUZIONE RISERVATA

24 Agosto 2019

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25 Agosto 2019

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Economia e società

Andrea Moro. La capacità di apprendere lingue diverse, e di diversa complessità, non poggia sulla razza, ma su predisposizioni e caratteristiche comuni a tutti gli umani

Tutti uguali... nelle parole Guido Barbujani

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el mondo si parlano migliaia di lingue diverse; ce n’è una migliore delle altre, una lingua geniale? Se così fosse, un razzismo su base linguistica, cioè la pretesa che il popolo che parla quella lingua sia in qualche modo superiore agli altri, potrebbe avere qualche fondamento.

Ma se questa lingua esiste, come si fa a riconoscerla?

Tanto quanto la risposta stessa che porterà, addirittura, la firma di Cartesio - è importante il percorso attraverso cui Andrea Moro ci accompagna nel suo La razza e la lingua. Sei lezioni sul razzismo. C’è poco da fare, non ci sono risposte semplici a domande complesse. Ma un discorso complesso non deve per forza essere difficile: e questo libro ne è un’eccellente dimostrazione. Moro parte dai concetti di base. A uno scimpanzé, scrive, si possono insegnare parecchie parole nella lingua dei segni, ma nessuno scimpanzé è mai riuscito a combinarle sintatticamente in un discorso. Dunque, ciò che distingue il linguaggio umano è la sintassi: la capacità di combinare gli stessi elementi (cioè le parole) in tanti modi diversi, ottenendo un numero potenzialmente infinito di significati (cioè di frasi). E dunque, tornando alla domanda iniziale, potrebbe darsi che le lingue dalla sintassi più complessa siano parlate da gente con maggiori capacità intellettive. Oppure, chissà, potrebbe darsi che parlare lingue diverse porti a diverse percezioni della realtà.

Ipotesi interessanti, però infondate. Spaziando dalla glottologia alla biologia evoluzionistica, Moro ci mostra invece come le diverse lingue si appoggino su un insieme comune di predisposizioni, di caratteristiche innate al tempo stesso esclusivamente umane e comuni a tutti gli umani. In altre parole, qualunque bambino ha nel Dna i geni necessari a fargli apprendere, non una lingua in particolare, ma qualsiasi lingua: sia quella dei suoi antenati, sia quella del posto dove vive, che magari è lontano dalla sua terra di origine. Ma questo vuol dire che «la natura ci ha dotato di una sovrabbondanza di informazioni che è quanto di più lontano possiamo pensare dal razzismo, perché è la stessa per tutti: siamo predisposti ad apprendere qualsiasi grammatica, ancor prima di entrare in contatto con essa».

Insomma, la risposta, sorretta da studi che Andrea Moro è sempre attento a raccontare con i loro limiti e le loro inevitabili ambiguità, è che non esiste una lingua superiore alle altre. Un razzismo su base linguistica non sta in piedi, proprio come sono fallimentari i tentativi di stabilire gerarchie razziali basate sulla biologia.

Ma allora perché non abolire semplicemente la parola razza, come Moro finge di proporre nella prima riga del suo libro? L’ossessione della razza ha prodotto e continua a produrre ingiustizie, conflitti, genocidi; non sa-

MATTICCHIATE di Franco Matticchio

rebbe ora di sbarazzarcene?

Il fatto è che siamo specializzati a classificare gli sconosciuti, spesso in modo binario: greci o barbari, simile a me oppure diverso da me. E la lingua è il marchio di appartenenza a un gruppo: «Siamo programmati dalla natura per renderci conto di differenze di accento anche mini-

L ’A P P U N TA M E N TO

Il volume qui recensito, «La razza e la lingua.

Sei lezioni sul razzismo» di Andrea Moro (La Nave di Teseo, pagg. 120, € 17, in libreria dal 5 settembre), sarà presentato a Sarzana il 31 agosto e poi a Pordenone Legge il 20 settembre

me, talvolta anche solo tra villaggi o tra quartieri diversi della stessa città; addirittura […] tra classi sociali degli stessi ambienti, tra i piani alti e gli scantinati dello stesso palazzo». Se cancellassimo la parola troveremmo altri modi per esprimere gli stessi pregiudizi.

Pregiudizi, appunto: sfasature fra il mondo com’è e come ce lo rappresentiamo, o fake news: un tema di cui oggi si discute parecchio. Vale anche per la nostra natura biologica. Qui però mi sento di dissentire da Andrea Moro, quando scrive che negare le basi razziali delle nostre differenze è negare la realtà. Sul fatto che siamo tutti biologicamente diversi non ci piove; ma razza vuol dire ben di più.

Intendiamoci: ogni gruppo umano è un po’ diverso dagli altri. Nello sprint, in media, gli atleti di origine africana vanno meglio degli europei (ma qualcuno si ricorderà di Pietro Mennea); gli olandesi, in media, sono più alti dei messicani (ma qualche messicano è più alto di molti olandesi). Vale anche per interisti e juventi-

ni: in media, uno dei due gruppi sarà più veloce o più alto, e l’uno o l’altro conterrà un maggior numero di diabetici, di parrucchiere, di filatelici, di violiniste... Ma ammettiamo che ci siano, per esempio, più parrucchiere fra gli interisti che fra gli juventini.

Possiamo concludere che ogni parrucchiera ha una maggior probabilità di essere interista che juventina? No, è chiaro. Eppure questo è proprio quello che si fa con un ragionamento razziale (attenzione: razziale, non razzista): si dà per scontato che tutti i membri di un gruppo abbiano in comune caratteristiche diverse da quelle di un altro gruppo razziale: colore della pelle, forma del cranio, o qualche pezzo di Dna. Dal 1972 in poi, la genetica non ha fatto che smentirlo, a volte clamorosamente.

Certo, ci sono stati tentativi di riproporre una visione razziale della diversità biologica umana (ancora una volta: razziale, non necessariamente razzista). Sono tutti naufragati davanti a una domanda semplice semplice: quante e quali sarebbero le razze umane? Nessuno lo sa: nei cataloghi proposti da illustri scienziati si va da 2 a 200, e già nel 1871 Darwin se ne era accorto e ci scherzava su. I sette nani non esistono, su questo penso tutti saremo d’accordo; eppure hanno un numero (7) e un nome (Brontolo, Gongolo, Mammolo, Pisolo, Cucciolo, Eolo e Dotto). Finché i sostenitori dell’esistenza di razze nell’uomo non si metteranno d’accordo su quante e quali siano, le loro teorie avranno basi scientifiche più fragili di Biancaneve e i sette nani.

Tutto risolto, allora? Le razze umane non esistono (come direi io) o non c’è modo di dimostrare la superiorità di una sulle altre (come scrive Andrea Moro), e quindi basta razzismo? Mica tanto. Nei tempi in cui ci tocca vivere, il discorso razzista segue una logica tutta sua, largamente immune da critiche portate sul terreno della razionalità. Non è sempre stato così: nel 1938, per convincere gli italiani che le Leggi razziali erano cosa buona e giusta, il regime fascista ha messo in campo i suoi migliori scienziati e una rivista, «La difesa della razza». Gli articoli che questi scienziati hanno pubblicato sono scadenti o ridicoli, ma lo sforzo dimostra come al fascismo sembrasse indispensabile giustificare razionalmente i suoi provvedimenti. Oggi, invece, il dibattito su questi temi di importanza planetaria si riduce a slogan complessi quanto cori da stadio, e la capacità di dialogo fra portatori di visioni diverse è pari a quella che c’è fra opposte tifoserie.

Difficile da superare quanto le barriere razziali, reali o immaginarie che siano, oggi c’è un confine fra chi pensa ancora (illuministicamente, illusoriamente?) di poter risolvere i conflitti secondo ragione, e chi punta invece allo scontro. Convincere i secondi a dialogare sarebbe bello e utile, ma prima bisognerebbe convincerli a leggere libri. © RIPRODUZIONE RISERVATA

25 Agosto 2019

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Philippe Forest. Partendo da 26 parole usate da Rimbaud l’autore narra il suo io

Letteratura

Il vero romanzo?

Non è certo finzione!

SCHLINK COLAGRANDE E FEMMINIS Raffaello Palumbo Mosca OSPITI A MANTOVA

«N

che, svegliandosi una mattina nel confortevole alloggio per anziani in amore per i figli e i nipoti. Si è occupata teneramente della sua progenie, è stata una brava moglie di un uomo difficile, ha sempre fatto quello che riteneva il suo dovere di madre di famiglia. Ma ora dentro di lei qualcosa si è inceppato, i conti del cuore non tornano, come se ci fosse un’ ostruzione, un sasso di traverso. Forse ha vissuto troppo per gli altri: « … poter finalmente vivere la propria vita!» . solo era ormai troppo vecchia, ma piuttosto non aveva la minima idea di quale fosse davvero la sua vita». Sarà necessaria una sorta di fuga nel passato – con una nipote che rappresenta il futuro – per ritrovare il luogo dell’inciampo e, se non la vera vita, quella percezione della verità che riesce a daSchlink, magistrato e professore di diritto, aveva esordito prima del come autore di complessi romanzi polizieschi che investigavano la storia novecentesca e nazista della Germania. Nei racconti passa non è quello storico con le sue atrocità, ma un retroterra personale, dove gli atti mancati sembrano essere più gravi e pesanti degli atti compiuti . Ma nello stile piano e compas-

A Festivaletteratura, a Mantova, sarà possibile ascoltare Bernhard Schlink, con Marilia Piccone, l’8 settembre alle 12.15 a palazzo Ducale; Paolo Colagrande e Doris Femminis il 7 settembre alle 14.30 al conservatorio Campiani (il titolo dell’incontro è «La mia terra canta») e, più tardi. alle 21.30 sempre al conservatorio, Colagrande dialogherà con Adrián N. Bravi e Giuseppe Antonelli a proposito di «Una lingua per ogni emozione»

una famiglia di teologi di confessione protestante, circola anche la luce di è chiamato a confrontare le proprie passioni non tanto e non solo con la ragione, ma con il senso non sempre facilmente afferrabile della propria

BABY BOOK

Traduzione di Susanne Kolb, Neri Poz-

Piccoli esperimenti

forse di indagare un tema su cui c’è ancora molto da dire: quello degli effetti delle molestie sessuali. Forte anche della sua esperienza nei reparti di psichiatria, Femminis si inoltra nelle menti alterate dagli abusi, tarpate dalla paura. Riflette sul paradosso della coercizione ospedaliera per rendere, forse, ai malati la libertà di scegliere la che stringe le valli e non risparmia

sotto forma di racconto per far capire ai più piccoli alcune leggi della fisica. In Siamo tutti geni dell’ingegneria (pagg.22, € 9,90, Fabbri editore) il giornalista scientifico Andrea Vico fa intuire ai bambini la terza legge della dinamica, l’equilibrio, la gravità, o spiega loro come trasformare un foglio in qualcosa di resistente.

L’autore, di cui è in uscita il 3 settembre anche Siamo tutti geni della scienza, sarà a Festivaletteratura e a Pordenonelegge (La.Ri.)

on si sfugge mai al romanzo» scrive Forest in Un destino di felicità; anche se lo si caccia dalla porta, immancabilmente, «lui rientra dalla finestra». Se l’etichetta ’romanzo’, insieme troppo generica e troppo vincolante, poteva apparire problematica o insufficiente per le incandescenti narrazioni autobiografico-saggistiche di Tutti i bambini tranne uno, Sariganara, L’amore nuovo, ancora più sviante sembra qui, in un testo che, costruito come un abecedario - dalla a di alfabeto fino alla zeta di Zanzibar (l’altrove sempre sognato e mai raggiunto da Rimbaud) -, è innanzi tutto una divagante riflessione saggistica sul poeta «dalle suole di vento».

Ma il saggio, naturalmente, si volge immediatamente in racconto (spiegare significa narrare) e questo non è che una forma appena mascherata di autobiografia. Forest sceglie ventisei parole presenti nei versi di Rimbaud, le studia, le contestualizza, le comprende (ovvero, etimologicamente, le prende in sé) e, in fine, «il miracolo» accade: «la serie dei commenti viene a formare una specie di romanzo in cui ritrovo quello della mia vita». Il romanzo, ancora; o meglio: una «specie di romanzo»; e la vita (la mia vita), in un parallelismo che è già quasi un’identità. Per Forest, il romanzo vero, oggi, è solo il «romanzo dell’io» - definizione che preferisce a quella, più celebre, coniata da Doubrovsky, di «autofiction» - e il vero romanzo è anche, sempre, romanzo del vero. Sembrerebbe un gioco di parole e non lo è. È, invece, il riconoscimento di una distanza dal romanzo tradizionalmente inteso come ’bella finzione’: «se devo dire il fondo del mio pensiero - scrive - ai miei occhi un libro vale solo se si basa su un’esperienza personale del suo autore»; e ancora: «la mia ammirazione va a quegli scrittori che sono andati in guerra contro quello che Cendras chiamava il romanzo-romanzo».

Studioso delle avanguardie, Forest non nasconde i suoi debiti («non mi arrogo nessuna originalità. Mi accontento di ripetere cose che altri hanno detto prima di me. Perché mi sembrano giuste»), ma fa anche un passo in più, o verso una direzione diversa quando sostiene che, oggi, il romanzo è ancora possibile, ma solo se è testimonianza, con tutte le ambiguità e aporie che questa comporta. Il richiamo, esplicito, è a Kierkegaard e Primo Levi: solo chi ha pagato con la vita può essere testimone, solo i «sommersi» avrebbero diritto alla parola. La testimonianza è, allora, «allo stesso tempo indispensabile e impossibile», è il frutto di una lacerazione che l’autore, come ogni uomo, porta in sé: «ognuno è insieme sommerso e salvato: dall’esperienza vissuta nella quale una parte di sé è morta, è un’altra parte di sé a portare testimonianza, trasformando, in

parole, in frasi, in romanzo, in poesia la prova cui si addice solo il silenzio».

Ma cosa testimonia il romanziere mentre stringe nella sua narrazione la «rugosa realtà» di cui parla Rimbaud? Non, o non solo, la realtà stessa - non c’è in lui alcuna oltranza mimetica -, ma qualcosa di più elusivo e complesso, e che la ’realtà’ tende invece a celare: la verità. Che per Forest non è semplicemente la corrispondenza tra il linguaggio e la realtà, ma l’esperienza fondante del lutto. Così, secondo l’esempio della Vita nuova di Dante, ma anche di Rimbaud che in Le strenne degli orfani fa sfilare il fantasma della «piccola morta dietro ai roseti», è con la lettera «d» di deuil (lutto), che l’abecedario dovrebbe cominciare.

Ed è sotto il doppio segno del lutto - e del desiderio come suo «altro nome» - che comincia anche «il romanzo della vita». Questo lutto è insieme di tutti - è la mancanza originaria che precede l’esperienza stessa - e personalissimo. Perché i morti di cui è popolata la letteratura di ogni tempo - quei morti che possono apparire semplici personaggi messi in scena per «strappare una lacrima al lettore» - «a volte assumono l’aspetto di un essere che è stato autenticamente vivo». Ad alcuni capita che un giorno «la verità venga a render vera la finzione»; e, aggiunge Forest, «fa una bella differenza. Anzi: cambia tutto». Ogni romanzo, allora, «riporta con sé le stesse storie», e per Forest sempre la stessa: lo splendore della vita della figlia Pauline, l’inaccettabile oltraggio della sua malattia e della sua morte («certo: è lei, la piccola morta, dietro ai roseti»). La «verità» del romanzo ha allora a che fare con questa esperienza che trascende il discorso razionale, con il sentimento di una «perdita irreparabile» da cui nasce «la parte più umana di noi stessi». Ancora: con quel «No! No! Adesso mi rivolto contro la morte!» che risuona al termine di Una stagione all’inferno e – sua unica morale - di ogni romanzo vero.

Una rivolta che, rammemorando pietosamente ciò che è stato, rimette in moto l’apprendimento, fornisce «un manuale, un metodo per la vita»; ed è anche, forse, un piccolo «destino di felicità».

Tradotto (ottimamente, come tutta l’opera di Forest) da Gabriella Bosco, Un destino di felicità realizza quel progetto - Forest ne parla ne Il romanzo, l’io - di un testo collocato in uno «spazio totale in cui è abolita la separazione tra i generi»; un testo che mette radicalmente in gioco chi scrive - e chi legge. Perché se il nulla è «il fondo stesso della nostra condizione» e ciò che più definisce la nostra umanità, solo la «parola mormorante del romanzo» ci riporta a questo nulla mentre, allo stesso tempo, «ci trattiene in vita». © RIPRODUZIONE RISERVATA

UN DESTINO DI FELICITÀ

Philippe Forest, traduzione di Gabriella Bosco Rosenberg & Sellier, Torino, pagg. 128, € 14

25 Agosto 2019

DOMENICA 25 AGOSTO 2019

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- - - LA - - - - - - - - DOMENICA - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -LIBRI ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Pagine a cura di Italo Abelli e Gabriele Grasselli

libri@gazzettadiparma.net

GRANDI AUTORI IN LIBRERIA In alto Isabel Allende, a destra Stephen King Qui sopra, da sinistra, Margaret Atwood e David Grossman.

RITORNI E SORPRESE Atwood e Allende regine dell'autunno Tra le stelle protagoniste della prossima stagione anche Grossman, McEwan, Stephen King e Ben Jelloun MAURETTA CAPUANO

pIl nuovo inno alla vita e al-

l’amore di Isabel Allende in «Lungo petalo di mare» (Feltrinelli), «I testamenti» (Ponte alle Grazie) di Margaret Atwood, seguito de «Il racconto dell’Ancella», diventato una premiatissima e amatissima serie tv e la saga familiare «La vita gioca con me» (Mondadori) di David Grossman, con la storia di tre donne indimenticabili. Parte con grandi stelle l’autunno 2019 in libreria dopo un’estate nera per la letteratura italiana e internazionale segnata dalla morte di maestri come Andrea Camilleri e premi Nobel come Toni Morrison della quale è in arrivo l’uscita postuma per Frassinelli la raccolta di saggi «L’importanza di ogni parola».

Il libro raccoglie scritti e discorsi della Morrison, da quello di accettazione del Nobel alla lettera ai caduti dell’11 settembre. E, in contemporanea mondiale, escono il 10 settembre, «L’Istituto» (Sperling & Kupfer) di Stephen King, con protagonista un dodicenne dall’intelligenza fuori dal comune, e il 17 settembre «Errore di sistema» (Longanesi),

l’autobiografia di Edward Snowden.

Ad aprire una stagione di attesissimi ritorni e sorprese è la canadese Atwood, più volte candidata al Premio Nobel, vincitrice nel 2000 del Booker Prize, ospite del Festivaletteratura di Mantova alla vigilia dell’arrivo in libreria, il 10 settembre, di «Testamenti» in cui riprende le fila della storia che si chiudeva con una porta sbattuta sul futuro di Offred.

E si aspetta l’arrivo della Allende, che sarà in Italia il 24 e il 25 ottobre, nei giorni in cui esce «Lungo petalo di mare».

A un anno dalla morte di Amos Oz, avvenuta il 28 dicembre 2018, sarà in libreria per Feltrinelli un originale autoritratto dello scrittore in forma di dialogo sulla scrittura, sull’amore, sulla colpa e altri piaceri: è il testamento artistico e spirituale «Amos Oz con Shira Hadad», nella traduzione di Helena Loewenthal. Tra i primi autori - molti ospiti del Festivaletteratura di Mantova e delle anteprime di Pordenonelegge - ad arrivare in libreria: Dave Eggers con la parabola sul progresso «La parata» (Feltrinelli), l’atteso Ian

McEwan di «Macchine come me» (Einaudi), in cui ci addentriamo nel territorio del rapporto tra uomo e robot e il genio del thriller Jeffery Deaver con «Il gioco del mai» (Rizzoli), con cui si inaugura una nuova serie con protagonista l’apparentemente privato cittadino Colter Shaw. Attesa anche per Tahar Ben Jelloun e il suo noir psicologico «Insonnia» (La nave di Teseo) e per la «Turbolenza» (Adelphi) di David Szalay. Andrè Aciman ci fa invece rincontrare i personaggi di «Chiamami col tuo nome» qualche anno dopo in «Cercami» in uscita per Guanda che pubblica anche l’originale storia di formazione «Nel segno dell’anguilla» dell’esordiente svedese Patrick Svensson, in cui compare un animale esoterico e misterioso. Elizabeth Gilbert, l’autrice del bestseller «Mangia Prega Ama» ci regala la spumeggiante commedia «La città delle ragazze» (Rizzoli). A novembre il «Frankissstein» (Mondadori) di Jeanette Winterson ci stupirà con l’intreccio della storia di una giovane Mary Shelley alle prese con la stesura del suo capolavoro, Frankenstein.

29 Agosto 2019

30 Agosto 2019

CULTURA

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Rassegne/2 Dal 18 al 22 settembre va in scena la ventesima edizione

Pordenone, festa della poesia

Bonti rganiz-

Direttore

U

aumanoenner e,

nazisti origidi oliberl

di Franco Manzoni

● Gian Mario Villalta è nato a Visinale di Pasiano (Pordenone) nel 1959. È il direttore artistico di Pordenonelegge

n autentico oceano di poeti invaderà strade, piazze, palazzi e sale di Pordenone dal 18 al 22 settembre. Andrà in scena il tradizionale festival, a cura di Gian Mario Villalta, direttore artistico, Alberto Garlini e Valentina Gasparet, con più di un centinaio di autori italiani e internazionali, oltre a decine di eventi. Giunta alla ventesima edizione, la kermesse Pordenonelegge 2019 ospiterà il gallese Patrick McGuinness, il francese Maël Guesdon, la britannica Kate Clanchy, il turco Metin Cengiz, lo svizzero Fabio Pusterla.

Recital e presentazioni di libri si susseguiranno, alternando anche le più significative voci del nostro Paese.

Un omaggio particolare sarà quello a Federico Tavan, a 70 anni dalla nascita e a sei dalla scomparsa. In anteprima al festival si dialogherà sul libro a lui dedicato Il poeta delle pantegane di Alessandro Mezzena Lona (Acquario edizioni). Tra i volumi di poeti italici segnaliamo Giardino della gioia di Maria Grazia Calandrone (Mondadori), Sindrome del distacco e tregua di Maurizio Cucchi (Mondadori), Il conoscente di Umberto Fiori (Marcos y Marcos) e Belluno di Patrizia Valduga (Einaudi).

A Palazzo Gregoris sarà ospitata la seguitissima Libreria della Poesia, realizzata in collaborazione con le Librerie Coop, che offre solo titoli di volumi in versi, più di tremila che vanno dagli introvabili alle anteprime. © RIPRODUZIONE RISERVATA

31 Agosto 2019

pagina .

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ROBINSON Libri per ragazze e ragazzi

Sabato, 31 agosto 2019

Parla katherine Rundell

a natura, la libertà, l’avventura: è ciò di cui più le piace parlare nei suoi libri. Perché le ricordano la sua infanzia in Zimbabwe, dove ha vissuto fino a dieci anni. Katherine Rundell ora di anni ne ha 32 e a 21 ha scritto il suo primo romanzo, Capriole sotto il temporale, successo internazionale (quest’anno finalista in Italia allo Strega Ragazzi), ambientato in gran parte in quell’Africa che le è rimasta dentro, anche dopo essersi trasferita con la famiglia a Bruxelles, e poi a Oxford per studiare. Da allora di libri ne ha scritti cinque (tra i più amati Sophie sui tetti di Parigi e La ragazza dei lupi): l’ultimo, L’esploratore, esce ora per Rizzoli e già dal titolo promette una storia di avventura e di coraggio. Le sue protagoniste sono forti, determinate, eccentriche se vogliamo, ma sempre libere e selvagge. Non hanno paura di essere giudicate, rifiutano le regole, con le quali però devono fare i conti.

Quanto c’è di autobiografico?

«Moltissimo. I miei personaggi sono sempre più coraggiosi di quanto non lo sia io, però il desiderio di avventura è il mio. E anche alcune abitudini. Per esempio, in Capriole Will cavalca senza sella le zebre attraverso la foresta, ecco questa è una cosa che facevo sempre quando ero in Zimbabwe. Oppure quando Sophie corre sui tetti di Parigi: l’ho fatto anch’io a Oxford. Lì è tradizione arrampicarsi sui tetti per gli studenti.

L

Sono io la vera Indiana Jones “Ho cavalcato zebre, corso sui tetti dei grattacieli di Londra e camminato sul filo con la speranza di entrare in un circo”. Nata in Zimbabwe, autrice di storie bestseller su esotiche esplorazioni, la scrittrice racconta la sua vita avventurosa, a cui si ispira per i romanzi di Ilaria Zaffino

Poi ho continuato a farlo a Londra: mi sono arrampicata anche su un grattacielo, mentre lo stavano costruendo. È molto difficile vedere una città dall’esterno, solo quando sei su un tetto e senti il vento sulla pelle ci riesci. Da piccola volevo unirmi a un circo, così mi allenavo a camminare sul filo, a fare capriole, e mi è rimasto il desiderio di sentire il mio corpo volteggiare».

Molte delle sue eroine sono

orfane: la letteratura è piena di orfani. Lei a chi si è ispirata di più?

«Se ti sbarazzi dei genitori ti sbarazzi anche dell’imperativo del mondo adulto e questo crea spazio per l’avventura, autorizza il caos a entrare nella storia. L’orfano è il cavaliere solitario che ti mette davanti a uno specchio e ti mostra chi sei. Tra gli autori a cui mi sono ispirata c’è Philip Pullman e la sua Bussola d’oro che ho letto a dodici

anni e mi ha folgorato. Un altro è C. S. Lewis: Il leone, la strega e l’armadio mi piace per il senso di magia che crea, leggi e entri in un altro mondo, in un altrove fantastico».

Nel suo ultimo libro però ci sono chiari echi anche della “Banda dei cinque” di Enid Blyton…

«Ho amato tantissimo le avventure dei “fantastici cinque” e sono contenta che i lettori possano ritrovare qualcosa di Enid Blyton nel

mio libro. L’esploratore racconta di quattro ragazzini che cadono con l’aereo nella foresta amazzonica e si ritrovano soli: non ci sono adulti, nessuno cui chiedere aiuto. Inizia così la loro lotta per sopravvivere e a un certo punto scoprono una città in rovina nel cuore della giungla. Mi sono ispirata a un fatto di cronaca, in Amazzonia si stanno scoprendo un sacco di queste antiche città abbandonate: è un luogo pieno di

Hannah Horn

31 Agosto 2019

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Molte delle mie eroine sono orfane: se ti sbarazzi dei genitori crei spazio per il caos e le scoperte

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Tra le letture che amo di più “La bussola d’oro”, “Narnia” e naturalmente “Il libro della giungla”

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mistero, di magia autentica».

Dalla foresta amazzonica alla giungla dei racconti di Kipling, che lei, lo scorso anno, ha in qualche modo riscritto. Perché? «È stato mio padre a farmi scoprire i racconti di Kipling: ce li leggeva a cena, per farci stare buoni. Da allora mi sono sempre chiesta come fossero da cuccioli i personaggi che vediamo già adulti, in particolare Bagheera, il mio preferito. Così ne ho immaginato l’infanzia: i miei Racconti della Giungla sono nati da lì. Forse è un po’ presuntuoso da parte di uno scrittore immaginare il passato dei personaggi di un altro scrittore, ma quello che racconto è solo un possibile passato, uno dei tanti: è la mia versione».

E in uno di questi racconti a un certo punto scrive: «Essere vivi significa essere selvatici e diversi»...

«Scelgo sempre una cosa da dire ai miei lettori, una cosa che vorrei sapessero sulla vita, e la inserisco nella storia: meglio, la nascondo all’interno della storia e sta a loro trovarla».

Altri libri nel cassetto?

«Il mio prossimo romanzo, The Good Thieves, racconta di una ragazzina che va a New York per commettere un crimine, in particolare entrare in una grande casa e rubare dei gioielli.

Nel suo viaggio incontra un circo e un gruppo di borsaioli che vivono ai margini della vita legale. Mi sono sempre piaciuti i libri dove i bambini infrangono le regole, e volevo dare alla mia protagonista un tocco anticonformista». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

k Il libro

L’esploratore di Katherine Rundell (Rizzoli, pagg. 490, euro 17, età 9+) sarà in libreria dal 3 settembre.

L’autrice (in foto) lo presenta a Pordenonelegge il 19 settembre alle ore 11.30, dove sarà anche protagonista del progetto “Caro autore, ti scrivo” rivolto ai ragazzi delle scuole. In alto, l’illustrazione di copertina di Hannah Horn

1 Settembre 2019

domenica

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AFP

«Sillabario». Solo studiando le basi di questa disciplina, spiega Guido Barbujani, si può discutere senza pregiudizi se gli Ogm sono nocivi o se ha senso parlare di razze umane

Genetica a prova di fake news

LA GENETICA SPIEGATA AI NON ADDETTI AI LAVORI

Dieci capitoli e un glossario

Guido Barbujani

P

arliamo di genetica. La pelle non lascia fossili, ma oggi esiste un metodo di machine learning, una forma di intelligenza artificiale, che permette di capire di che colore fosse la pelle di persone del passato, se nelle loro ossa è rimasto un po’ di DNA. Il margine d’errore, al momento, è sotto il 4%. Genetisti inglesi sono riusciti a estrarre DNA dai resti, conservati al Museo di Storia Naturale di Londra, di un uomo di 9mila anni fa: il Cheddar man. Il risultato è stato sorprendente: Cheddar man, e altri suoi contemporanei, in Spagna, Svizzera e Lussemburgo, avevano pelli molto scure (e, tre di loro, occhi azzurri). Insomma, gli europei hanno conservato a lungo, fino al Mesolitico, la pelle scura dei loro antenati africani.

Nel febbraio 2018 mi chiamano a parlarne in un programma televisivo, e l'intervista finisce poi su YouTube.

Qualche tempo dopo mi viene la curiosità di leggere i commenti. Sono parecchie pagine. A parte quelli che danno per scontato che l’umanità è stata «manipolata geneticamente dagli Annunaki», vengo definito ciarlatano, prezzolato, becero, merdoso moralista, ultimo genetista darwiniano scovato chissà dove, cartomante abbrutito dalla miseria, ebete. Copio qui il parere di un signore che si firma aramb10: «Sicuramente Barbujani è ebreo, come Barbara Spectre. Ebreo del cazzo. Non è colpa mia neanche se sei un Ebreo lebbroso e in passato la tua stirpe è stata salvata (purtroppo), anche se piangete sempre per la shoah. […] Lasciare l’ultima parola a un ebreo di mmmerda come te è un attributo positivo di chi rispetta l’umanità ma ne distingue le razze, specialmente con la tua, e poi dimmi di che etn ia è il tuo cane ops o di che razza. Le razze esisto-

no idiota, che poi la tua sia da eliminare questa è altra cosa, anzi è la cosa».

Va bene, allora parliamo sempre di genetica, ma di un’altra genetica. Le piante di riso producono un precursore della vitamina A, il betacarotene, che però finisce nelle foglie, non nel chicco.

Quindi, chi mangia soprattutto riso dovrebbe integrare la dieta con carote, pomodori o peperoni, che però in molti paesi sono scarsi e cari. Così (è un dato dell’Organizzazione Mondiale della Sanità) nel Sudest asiatico 670mila bambini all'anno perdono la vista, o la vita, per un deficit di vitamina A. Nel 2000 Ingo Potrykus e Peter Beyer sono riusciti a inserire nel riso tre geni grazie ai quali il betacarotene si accumula anche nel chicco. Grazie a questi geni il riso assume una colorazione dorata, per questo lo chiamano golden rice, e fornisce

GL I A PPU N TA M E N TI Due incontri con Barbujani Il nuovo saggio del genetista Guido Barbujani, «Sillabario di genetica per principianti» (Bompiani), sarà presentato venerdì 13 settembre a Camogli (Barcollo, ore 9) nell’ambito delle «Colazioni con l’autore» all’interno del Festival della Comunicazione.

Il 20 settembre, invece, il libro di Barbujani sarà presentato, durante il Festival PordenoneLegge, nell’ambito del progetto «Sette parole per i prossimi 20 anni» (ore 10, Auditorium Vendramini)

abbastanza betacarotene da ovviare, potenzialmente, al deficit di vitamina A. La società che lo produce, l’IRRI, è un’organizzazione no-profit per lo sviluppo dell’agricoltura sostenibile, ma la commercializzazione dei semi di golden rice è bloccata dall’opposizione di diverse organizzazioni ambientaliste contrarie agli OGM. A maggio 2019 l’ANPI di una cittadina toscana mi invita a parlare di bufale scientifiche. Sono figlio e nipote di partigiani, e accetto con entusiasmo. A un certo punto cito il caso del golden rice, e racconto come la famosa attivista Vandana Shiva, dopo aver diffuso due notizie false (prima che le piante normali di riso contengono tanto betacarotene quanto quelle di golden rice, poi che nel golden rice ci sarebbe troppa vitamina A) adesso sostenga che il problema è politico. Certo che è politico, dico, la povertà è un problema politico; ma in attesa di vivere in un mondo più equo (fra dieci anni? Fra cento?), ci sta bene che diventino ciechi o muoiano centinaia di migliaia di bambini ogni anno? Molti non sono d’accordo. La discussione si sviluppa in modo prima ordinato, poi caotico; a un certo punto un signore mi urla: «Te dovresti baciarle i piedi a Vandana Shiva, te sei un disonesto!». Per la prima (e spero ultima) volta in vita mia, metto giù il microfono e me ne vado.

Il Sillabario di genetica per principianti l’ho scritto fra febbraio 2018 e maggio 2019, cioè fra questi due episodi. Mi sembra che illustrino bene il sentiero stretto su cui oggi si procede quando si parla in pubblico di genetica. Sui temi che ci toccano da vicino, come la diversità umana o gli OGM, le posizioni sono polarizzate; non c’è curiosità per le opinioni altrui, scatta immediatamente l'anatema; lo spazio per un civile dissenso sui temi in discussione si è ridotto, si passa presto agli insulti personali.

Tra moda e genetica Una creazione del designer di moda Hussein Chalayan presentata alla «London Fashion Week» del febbraio 2019.

Alcuni genetisti inglesi sono riusciti a estrarre il Dna del «Cheddar Man», un uomo di 9mila anni fa. Cheddar man e altri suoi contemporanei in Spagna, Svizzera e Lussemburgo avevano pelli molto scure. Gli europei hanno conservato fino al Mesolitico la pelle scura dei loro antenati africani

M EP H IST O W ALT Z

FACITE AMMUINA s Rieccomi, con un balzo dal mio gelido antro come un paesaggio diafano di Caspar D. Friedrich, per un giro d’orizzonte propiziatorio, alla ripresa settembrina. Primo stop al Meeting di Rimini e trasecolo: Padre Sosa Abascal, preposito generale della Compagnia Gesù, smentisce il Pontefice, pure gesuita, che mi aveva dato cittadinanza (Gaudete et exultate, 2018) sostenendo che il diavolo non esiste in forma personale, ultima contraddizione interna nel mondo della chiesa. Poi mi prendo il lusso di una visitina alle aste di auto d’epoca a Monterey e a Carmel, ove un giovane Clint Eastwood fu sindaco. E strabuzzo gli occhi: risultati in calo di oltre un terzo. Tra gli invenduti la mitica prima Porsche, la Typ 4, stimata 20 Mln di dollari. Inquietante.

Perché storicamente l’andamento di qui anticipa i mercati finanziari.

Ma non sarà che su questa estate Belzebu ci abbia messo la coda? Dal tripudio di folle per un selfie con Salvini, tra rosari e giaculatorie, come

la DC del ’46, a Trump che credendo di giocare a Monopoli dà buca alla premier danese perché non gli vende la Groenlandia. Un altro solo gli assomiglia, Boris Johnson, che ottiene dalla Regina illico et immediate la chiusura del Parlamento e mani libere nella Brexit. Intanto, nel clima tropicalizzato non si controllano gli incendi in Amazzonia e Canarie; a Cape Cod pescecani attirati dall’aumento delle sapide foche grigie piantano le jaws su un surfista; e zanzare sempre più attive fanno 750.000 vittime, come si discute al “World Mosquito Day”.

Insomma, un facimme ammuina, una follia collettiva “a fronte praecipitium, a tergo lupi”. Però, però: Francesco Meli sarà un bel Cavaradossi nella Tosca del 7 dicembre in Scala dove utinam, Deo gratias, si è fatta chiarezza al vertice; tanto da “Fà magnà ‘o limone” al direttore musicale. Mentre Muti trionfa a Salisburgo nel trentesimo di Karajan con un Verdi Requiem da favola. Consolatio maxima.

Il libro di Guido Barbujani (foto) “Sillabario di genetica per principianti” (in uscita per la casa editrice Bompiani, nella collana “Saggi”, il 4 settembre), del quale in questa pagina ospitiamo una presentazione dell’autore scritta appositamente per questo supplemento, è articolato in dieci capitoli e offre un piccolo glossario di grande utilità per i non addetti ai lavori. I titoli della trattazione vanno dal Dna al genoma, dalle regole dell’eredità a geni e malattie.

Barbujani ha lavorato alla State University of New York a Stony Brook, alle Università di Londra, Padova, Bologna e ora è professore di genetica all’Università di Ferrara

Eppure, proprio per questo forse vale la pena di scrivere un libro. È vero, faccio parte di una generazione che pensava di aver capito tutto, e oggi si trova disorientata di fronte a rivolgimenti sociali inaspettati. D’improvviso ci rendiamo conto di quanto sia difficile mettere in pratica la massima di Terenzio «Sono un essere umano, nulla che sia umano mi è estraneo». Ma almeno su una cosa non ho dubbi: tutto questo non va bene, bisogna far di tutto per riportare il discorso sul terreno della razionalità. Come il Diritto, la Scienza è un tentativo di ridurre i conflitti per mezzo della razionalità. Se rinunciamo alla possibilità di confrontarci secondo ragione, resta solo lo scontro dove prevale il più brutale.

Bisogna tener duro, aggrapparsi al ragionamento con le unghie e con i denti.

Questo libro parla di quanto la genetica abbia a che fare con la nostra vita, e anche di quante questioni restino aperte, nonostante i formidabili progressi degli ultimi anni. Ancora non sappiamo dire quanto si nasca intelligenti, o timidi, o affascinanti, o magari propensi a delinquere, o ad ammalarci di certe malattie, e quanto invece lo si diventi. Ma per riuscire a capirci, e penso lo dimostrino le reazioni virulente a cui accennavo, ci vogliono fondamenta solide. È per questo, penso, che può tornare utile un testo semplice, appunto un Sillabario; però anche un libro semplice richiede qualche sforzo al lettore. Ho cercato di indorare la pillola raccontando qua e là delle donne e degli uomini che hanno fatto la storia della genetica, perché lo studio dei geni, come tutte le imprese umane, è anche frutto di passioni, simpatie e antipatie, rivalità e collaborazioni. Ma è come imparare una lingua: per poter leggere Proust bisogna cominciare con la grammatica. Ammetto che ho delle belle pretese: pretendo che i lettori, a letto o sul sofà, si concentrino, diciamo, su come e perché si formano le ali dei moscerini.

Però serve: serve perché capendo le basi della genetica si può poi passare a discutere seriamente se sia vero o no che gli OGM sono pericolosi, se i nostri geni condizionino le nostre preferenze sessuali, o se abbia senso per l'uomo una classificazione in razze.

Queste domande arrivano nei capitoli finali. E ci sono risposte, o tentativi di risposta, che, come ogni prodotto della scienza, potranno resistere a lungo oppure dovranno essere corretti, aggiustati per tener conto delle nuove conoscenze che si accumulano. Gli haters di YouTube, o certi sanguigni toscani, non si rendono conto (e me ne dispiace per loro) che la bellezza della ricerca sta proprio qua: nei dubbi che genera, non nelle certezze. Ogni passo avanti produce nuove conoscenze ma anche nuove domande, da cui nascono nuovi esperimenti che ne solleveranno per forza delle altre. Mi piacerebbe se dalle pagine di questo Sillabario trasparisse, almeno un po’, il piacere della conoscenza che anima e motiva noi che facciamo ricerca: che è poi la molla che ci spinge avanti, anche quando la razionalità non tira, i fondi scarseggiano, e sulle cosiddette elite intellettuali piovono pietre. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SILLABARIO DI GENETICA PER PRINCIPIANTI

Guido Barbujani Bompiani, Milano, pagg. 224, € 18.

In uscita il 4 settembre

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16 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA

L’appuntamento in Liguria

In cerca di risposte a domande che non hanno risposte di SEVERINO COLOMBO

DOMENICA 8 SETTEMBRE 2019

«A

ndiamo verso un futuro di domande che non trovano una risposta e di risposte che non hanno dietro alcuna domanda. Camminiamo sul crinale di cambiamenti epocali» esordisce così Danco Singer, che con Rosangela Bonsignorio dirige il Festival della Comunicazione di Camogli (Genova); la sesta edizione si tiene da giovedì 12 a domenica 15 settembre. «L’auspicio — prosegue — è che al festival tutti possano trovare una rotta verso un futuro che immaginiamo più sostenibile». Di spunti e stimoli per trovare la rotta ne offre molti la manifestazione nata da un’idea di Umberto Eco (1932-2016) e

che proprio al semiologo si richiama nel tema che fa da filo conduttore: civiltà. «Nessuna civiltà più sussistere e sopravvivere senza una memoria collettiva» disse Eco nel 2013 in un discorso alle Nazioni Unite. «La nostra volontà — spiega Singer — è da una parte tenere vivo il ricordo del passato, come suggeriva Eco, e dall’altra guardare avanti, allargare lo sguardo».

Da qui la ricchezza e la varietà di contenuti: il programma spazia dalla post verità alle fake news, dalla cultura green ai linguaggi generazionali, dai comportamenti sociali alle dinamiche politiche. Gli ottanta eventi della manifestazione sono animati da 120 ospiti tra intellettuali e volti noti dell’attualità e dell’informazio-

Universi

ne: gli scrittori Alessandro Baricco, Fabio Genovesi (con il critico Aldo Grasso) e Andrea Vitali; i divulgatori scientifici Roberto Burioni e Mario Tozzi; i direttori di testate giornalistiche Luciano Fontana («Corriere della Sera»), Federico Ferrazza («Wired Italia»), Enrico Mentana (tg di La7), Marco Travaglio («il Fatto Quotidiano»); l’economista Carlo Cottarelli; il politico Walter Veltroni...

Il leitmotiv della civiltà viene affrontato in svariate forme a cominciare della lectio di Ferruccio de Bortoli, editorialista del «Corriere della Sera», sul tema Senso civico e qualità della cittadinanza (il 12, ore 17.15). Poi Alberto Benedetti, docente e componente del Consiglio

(

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Scienze, astronomia, matematica, nuovi linguaggi

Dialogo a tre Fontana-Sala-Toti La politica che verrà è il tema del confronto che terrà banco sabato 14 settembre al Festival della Comunicazione di Camogli: il punto di partenza non può che essere l’attualità. Tre i protagonisti: Luciano Fontana, direttore del «Corriere della Sera», autore del volume Un Paese senza leader (Longanesi); il sindaco di Milano Giuseppe Sala; il governatore della Regione Liguria Giovanni Toti. L’evento è alle 19 .15 in piazza Battistone.

Biologia L’esigenza di sfatare mistificazioni e leggende sulle razze e sul Dna è tra i temi al centro del Festival della Comunicazione di Camogli. Il Sillabario di Guido Barbujani chiarisce una serie di equivoci che somiglia alla proverbiale «supercazzola» del film «Amici miei»

Liberiamo la genetica dal conte Mascetti di CARLO ALBERTO REDI

iL GUIDO BARBUJANI Sillabario di genetica per principianti BOMPIANI Pagine 272, e 18 L’autore Nato ad Adria (Rovigo) nel 1955, Guido Barbujani è professore di Genetica all’Università di Ferrara Gli appuntamenti Il Festival di Camogli prevede due incontri con Barbujani. Venerdì 13 l’autore presenterà il Sillabario di genetica per principianti alle ore 9, presso il Barcollo, per la rubrica «Colazione con l’autore», mentre sabato 14 in piazza Ido Battistone, alle ore 12, discuterà sul tema della convivenza con Duccio Cavalieri e Lorenzo Nigro.

Inoltre il 20 settembre a Pordenone Barbujani presenterà il suo libro alle ore 10 presso l’auditorium dell’istituto Vendramini nell’ambito del festival Pordenonelegge

a generosità intellettuale di Guido Barbujani ha prodotto un Sillabario di genetica per principianti (Bompiani), prezioso strumento per muoversi nella complessità dell’età contemporanea (l’Antropocene), dove gli assi dominanti sono quelli della scienza e dell’informazione. Le icone del nostro vivere quotidiano sono il Dna (biopolitica, bioeconomia, bioetica, bio… tutto) e lo smartphone. La nostra esistenza va socializzandosi sin nell’intimo, ubriacata dai generatori di supercazzole tipo conte Mascetti (magistrale interpretazione di Ugo Tognazzi nel film Amici miei di Mario Monicelli) che producono un’atrofia cerebrale assai lontana dai desideri di Confucio, che chiedeva al buon Dio una casa piena di libri e un giardino di fiori.

Siamo dentro Facebook, Twitter, Instagram, siamo dentro il web, uno degli elementi fondamentali del mondo moderno con la pervasività delle tecnologie informatiche nella vita sociale e individuale e l’indiscutibile forza della rete, vista da alcuni come forza liberatoria e da altri considerata mezzo funzionale alla società del controllo. Troppa informazione si converte in disinformazione: siamo saturi e, con sempre meno tempo per riflettere, continuiamo a dis-istruirci, a perdere conoscenza guadagnando analfabetismo cognitivo.

Si creano così le narrazioni condivise, le echo chambers: qualunque sciocchezza che riesca a entrare per qualsivoglia motivo nel circuito di Internet sarà apprezzata, condivisa e difesa come verità vera. I No vax sono un esempio paradigmatico, ma c’è anche chi crede in un pianeta Terra piatto o nell’esistenza degli unicorni o che le nuvole siano state inventate nel 1910 o che gli Ogm siano dannosi per la salute, che esistano le razze, che si pratichi la vivisezione, che sia permesso clonare umani.

In questa meravigliosa realtà, che consente a tutti immediato accesso al sapere,

Bombardati come siamo da messaggi superficiali su che cosa è scientifico — ma «nei 280 caratteri di un tweet», nota Barbujani, «non è possibile sviluppare un ragionamento scientifico, mentre è possibilissimo, ed è diventato comune, svillaneggiare chi non la pensa come noi» — l’editoria ci fa un prezioso regalo portando alle stampe l’ultima fatica di un sapiente divulgatore e smascheratore delle tante post verità.

Alcuni iniziali capitoli, dei dieci che compongono il libro, sono dedicati a introdurre il lettore al gergo tecnico (anche grazie a un sapiente glossario) sia con le necessarie conoscenze di base sulla composizione e struttura del materiale genetico (Dna, proteine, genoma), sia con le più comuni tecniche di laboratorio per estrarre, tagliare, amplificare, sequenziare il Dna, sia con i meccanismi molecola-

ri, biochimici, citologici che presiedono alla espressione funzionale dei geni e alla genetica moderna, mendeliana ed evoluzionistica. Tutti passaggi concettuali utili a svelare al lettore la nuova visione genetica e sociale del genoma: l’epigenoma, con il sorprendente concetto che siamo chiamati al mondo, «gettati nel mondo» (Martin Heidegger), con un genoma (epigenoma) che incorpora il passato biografico (storico) dei nostri ascendenti tramite le modificazioni sovrastrutturali che l’ambiente (da quello chimico-fisico alla dieta dei nostri genitori, alle loro esperienze e stili di vita, all’ambiente affettivo che li ha accolti, eccetera), è capace di «scrivere» sul Dna e le proteine grazie a modificazioni chimiche temporanee e reversibili che ne regolano l’espressione funzionale.

Il lettore impara a districarsi tra genoma ed epigenoma, Dna codificante e non-codificante (regolatorio), geni e loro varianti (alleli). Da queste conoscenze risulterà chiaro che esiste un sostanziale legame tra il contesto sociale all’interno del quale ciascuno di noi vive e le funzioni dell’epigenoma delle cellule somatiche e germinali e, cosa ancora più sorprendente, che le modificazioni epigenetiche acquisite le trasmettiamo ai nostri figli e nipoti sotto forma di rischio di sviluppare obesità, diabete, malattie cardiocircolatorie e altro ancora.

Ne deriva che le diseguaglianze sociali si traducono in diseguaglianze di salute, esiste una transizione sociobiologica, il

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si creano le «condizioni al contorno» per il fenomeno post verità, la trasformazione onirica di dati fattuali in supercazzole prive di fondamento e significato grazie a collegamenti senza logica, correlazioni stabilite per assonanze e presentate come relazioni di causa-effetto. Nella giungla ontologica del web e dei social le verità alternative del «non esistono fatti, ma solo interpretazioni» ottengono conferme per la quantità di volte che una affermazione è ripetuta, non da un riferimento bibliografico.

Eredità complessa L’epigenoma incorpora il passato biografico dei nostri antenati tramite le modificazioni indotte da diversi fattori

Pregiudizi radicati L’ostilità verso gli Ogm ostacola l’uso di queste tecniche per soddisfare bisogni alimentari e terapeutici fondamentali

che implica doveri ben precisi a livello sociale e di stile di vita individuale.

Non si spaventino i principianti, tutti coloro che sono indocti (in senso letterale) perché la scrittura di Barbujani è in grado di spiegare bene anche alla mitica casalinga di Voghera (Alberto Arbasino docet). Nulla è tralasciato di ciò che serve per capire, dalle più semplici nozioni alla spiegazione di come fluttuano le varianti geniche nelle popolazioni, pur mantenendosi in equilibrio (se gli accoppiamenti sono casuali e non si verificano mutazioni, migrazioni, derive genetiche), secondo quella legge di Hardy e Weinberg che tutti i biologi devono apprendere al primo anno di studi. È in questo campo del sapere che tanto tempo e lavoro ha speso Barbujani (pubblicando su prestigiose riviste: «Nature», «Science», «Pnas», «European Journal of Human Genetics» e diverse altre) per chiarire la variabilità genetica e la storia evolutiva di diverse popolazioni umane: così ha dimostrato in modo elegante e inequivocabile che non esistono razze nella nostra specie. Tra gli individui della specie umana si possono osservare molte differenze fenotipiche, il colore della pelle, il colore degli occhi, la forma del cranio e altre ancora: alcuni ritengono che queste siano «grandi differenze» e su questa approssimativa valutazione sviluppano un’infondata convinzione che esistano diverse razze umane. Una simile visione, già in epoca precedente al sequenziamento del genoma umano, era stata magistralmente smentita da un bellissimo lavoro di Barbujani con Luigi Luca Cavalli Sforza. Le razze non esistono, anche se in rete si insiste sulla bufala; basterà ricordare che ancora tra 9 e 11 mila anni fa tutti gli europei avevano pelli assai scure.

Di particolare attualità la chiarissima spiegazione che le malattie dovute a un solo gene (monogeniche) sono rarissime. Le patologie per le quali si muore (cancro, affezioni cardiocircolatorie e così via) sono tutte dovute all’interazione di tanti, tantissimi geni e dunque sono difficili da diagnosticare e da curare. Barbujani accompagna il profano a capire, così da evitare esperienze che possono avere conseguenze devastanti sotto il profilo emotivo e psicologico, caricando il soggetto di ansia e paure, e a non cercare in rete la soluzione a tutto ciò che riguarda la nostra salute.

Nella giungla del web si trova di tutto, cure per le malattie più terribili a base di cellule staminali e test prognostici di ogni tipo per sapere se si è discendenti di Carlo Magno o per scoprire il «rischio genetico» di svariate malattie e se soffriremo di tumore al colon o al seno. Il tutto

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superiore della magistratura, dialoga di civiltà del diritto con i giuristi Vincenzo Roppo e Gustavo Zagrebelsky; lo psichiatra Paolo Crepet esplora il confine tra civiltà e libertà; lo storico Alessandro Barbero misura la distanza tra le idee di civile e selvaggio; Sorvegliare e punire o sorvegliare e recuperare? è l’interrogativo a cui rispondono il giornalista Luigi Ferrarella, il magistrato Alberto Nobili e l’ex magistrato Gherardo Colombo; i giornalisti Aldo Cazzullo e Fabrizio Roncone dialogano con l’attrice Monica Guerritore su potere e segreti; Beppe Severgnini racconta l’inciviltà dei media, Federico Fubini l’Europa e la democrazia; e il più popolare tra i giornalisti scientifici, Piero Angela, va

alla ricerca di civiltà extraterrestri... «Per la prima volta — avverte Singer — anche i protagonisti del mondo economico e imprenditoriale sono al centro di confronti allargati, a gruppi di quattro»: su lavoro, ricerca, impatto delle tecnologie. «Nando Pagnoncelli presenterà dati sorprendenti sul peso dell’opinione pubblica» anticipa Singer. Accanto agli incontri, escursioni, laboratori e spettacoli, con i musicisti jazz Gianluigi Trovesi e Gianni Coscia (nel segno di Eco); e con il cantautore Giorgio Conte («Anche noi volevamo un nostro Conte» scherza il direttore Singer). Gli eventi sono a ingresso libero; il programma su: festivalcomunicazione.it.

( fornito per poche decine di euro da svariate imprese commerciali (23andMe; Geno2.0; FamilyTreeDna; Ancestry; Dnatribes) che sfruttano il cosiddetto «effetto Angiolina Jolie» per richiamare clienti: l’attrice ha reso noto con una toccante lettera al «New York Times» del 14 maggio 2013 di essersi sottoposta ai test genetici prognostici e di essere risultata positiva per i geni di suscettibilità del tumore al seno.

Chiara la spiegazione anche delle tecniche più avanzate (editing) per modificare il Dna ai più svariati fini; il lettore viene reso edotto anche della più recente tecnica (Crispr/Cas9), dalla quale tanto ci si attende per sviluppare terapie geniche, così da evitare errate valutazioni morali, etiche e biologiche per i possibili interventi biotecnologici sul vivente, uomo incluso. Barbujani poi smaschera anche altre post verità, quelle legate a una (rozza) visione deterministica della nostra natura, spiegando che non esistono i geni per essere intelligenti, belli, criminali, omosessuali, insomma alcuni geni non ci sono proprio. L’affascinante storia del Dna antico illustra le tecniche e i risultati del sequenziamento del genoma del mammut e dell’uomo di Neanderthal, con l’importante dato che ancora oggi noi portiamo nel nostro genoma un abbondante 1 per cento del suo Dna: eh sì, abbiamo fatto sesso con Neanderthal.

L’ultimo capitolo è dedicato ai «nuovi geni», alle tecniche di ingegneria genetica e alla natura degli Ogm, gli Organismi geneticamente modificati; a tal proposito preferisco la dizione Organismi giornalisticamente modificati per richiamare l’attenzione sulla stortura dei dati spesso forniti dai mass media. Qui Barbujani, con esempi di rara chiarezza espositiva, illustra i termini del dibattito in modo puntuale, lasciando al lettore la responsabilità di decidere se e quanto sia opportuno utilizzare queste tecniche per soddisfare bisogni alimentari e terapeutici altrimenti inevasi (produzione di farmaci in foglie di tabacco, provitaminoidi A nel golden rice, piante capaci di svilupparsi in scarsità d’acqua, eccetera) illustrando tutte le contraddizioni di un dibattito falsato da posizioni ideologiche e sorde al dato scientifico: capace però di portare a cecità o morte oltre 600 mila bimbi nel solo Sudest asiatico, una tragedia che si potrebbe evitare attraverso il golden rice, il «riso dorato» geneticamente modificato che permetterebbe loro di assumere quantità sufficienti di vitamina A. Oggi viviamo la «rivoluzione biologica» e, come è accaduto per tutte le rivoluzioni, anche questa non poteva non destare, accanto a entusiasmi, anche timori; quindi le bioscienze acquistano un ruolo di primo piano nella costruzione attuale del significato, e dell’evoluzione, del concetto di cittadinanza. Oggi viviamo in democrazie cognitive e c’è bisogno di promuovere una cittadinanza scientifica, che sia espressione del pieno accesso, indipendente dal censo e da ogni premessa naturale o culturale, alle conoscenze e opportunità offerte dalla genetica. Uno strumento indispensabile, per capire tutto ciò, è il prezioso Sillabario, arricchito di una vasta bibliografia, di Guido Barbujani. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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A Massini ilPremio Comunicazione Stefano Massini, scrittore e autore teatrale (della celebre Lehman Trilogy), personaggio molto popolare per i suoi racconti in tv all’interno del programma «Piazzapulita» su La7 , riceve il Premio Comunicazione 2019 .

L’evento è domenica 15 settembre al Teatro Sociale di Camogli. La premiazione si tiene al termine dell’intervento dello stesso Massini, previsto alle 19 , su Civiltà e città immaginarie: Gotham City, Paperopoli e altre visioni.

ILLUSTRAZIONE DI FRANCESCA CAPELLINI

Impresa L’insegnamento attuale di un convinto modernizzatore

L’utopia di Olivetti nutrita di bellezza e di alta tecnologia di MARCELLO FLORES

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resentato alla Fiera di Milano del 1959, il calcolatore Elea 9003 (ELaboratore Elettronico Aritmetico e insieme nome della città greca sede di una scuola filosofica) fu uno dei primi computer a transistor del mondo, l’unico in Europa, il più bello grazie al progetto di Ettore Sottsass, premiato quell’anno col Compasso d’oro. Elea 9003, progettato dall’ingegnere italo-cinese Mario Tchou, era la nuova sfida che Adriano Olivetti (nella foto) lanciava al futuro, pensata in una dimensione internazionale, uno degli aspetti fondamentali dell’impresa di Ivrea.

Nello stesso anno Olivetti aveva acquisito l’americana Underwood, azienda leader nelle macchine per scrivere: caso unico, all’epoca, di impresa italiana che comprava all’estero con una posizione altamente competitiva. Adriano Olivetti, morto improvvisamente il febbraio 1960, era il simbolo di un tentativo unico e irripetibile di coniugare l’efficienza e la produttività industriale con relazioni umane e sociali, all’interno della fabbrica, improntate alla solidarietà e alla collaborazione, e con uno sguardo costante alla dimensione culturale ed estetica della produzione e della rete di vendita. Della sua figura chiave parlerà al Festival di Camogli Furio Colombo, che ne ha tratteggiato di recente un ritratto vivo e partecipe nel libro intervista con Maria Pace Ottieri Il tempo di Adriano Olivetti (Edizioni di Comunità). A suo avviso, i primi quindici anni del dopoguerra avrebbero potuto chiamarsi l’epoca di «Olivetti e Kennedy», a testimonianza di una visione del futuro insieme realistica e utopica interrotta tragicamente dalla morte dei due protagonisti. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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ROBINSON

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Fumetti L’intervista

Da leggere 5 graphic novel fondamentali

Uccidi il supereroe

Piera degli Spiriti con Giovanni Mattioli, Kappa Edizioni, 1996 (nuova edizione deluxe con Panini Comics, 2015)

Davide Toffolo è l’unico esempio di fumettista che, al tempo stesso, è anche una rockstar. Nel suo nuovo lavoro, Graphic Novel Is Back, riflette e fa riflettere sul senso di due ruoli simili, demistificando entrambi: l’eroe e il divo di Luca Valtorta

Cinque Allegri Ragazzi Morti Sulla rivista Fandango, 1999 (ripubblicati da Panini nel 2015 con l’inedito Numero 0)

spetto di vedere la stanchezza nei tuoi disegni!», disse una volta il malvagio Filippo Scòzzari (tra i creatori degli storici e fondamentali Cannibale e Frigidaire) a Davide Toffolo, visto il suo duplice impegno con la band de I Tre Allegri Ragazzi Morti e il suo lavoro come autore di graphic novel.

«Da allora quando disegno ho sempre lui in testa», spiega Toffolo, «che diceva “tu umanamente non puoi fare tutte e due le cose (imita la celebre “r” arrotata di Scòzzari che gli conferisce ancora più cattiveria)».

Tu in effetti sei l’unico in Italia e anche all’estero che fa entrambe le cose in maniera professionale: non è che una cosa è un hobby e l’altra il lavoro vero. Come fai?

«Beh semplice: mi sono perso tutto il resto della vita!».

Forse la vita per te è questo...

«Certo, anche se me lo diceva sempre anche mio papà: “occhio, che prima o poi ti fai male!”. Adesso è più faticoso: mi devo prendere i miei tempi e dire: “Adesso disegno e basta” mentre una volta facevo contemporaneamente le due cose. Comunque se non faccio l’una o l’altra sto male».

Hai iniziato prima a suonare o a disegnare?

«Sono entrato nel Great Complotto (un importante movimento artistico precursore del punk sviluppatosi a Pordenone già a partire dal ’76) a 14 anni. Però non come musicista ma come disegnatore. C’erano due band, gli Hitler SS e i Tampax che avevano come alter ego dei supereroi di cui io disegnavo le storie: The Superbs. Tra l’altro abbiamo recuperato un video originale di quel periodo e l’abbiamo k La presentazione Davide Toffolo presenterà a Pordenonelegge il suo usato per un pezzo del nuovo disco, nuovo lavoro, Graphic Novel Is Back, venerdì 20 settembre alle 19, nello C’era un ragazzo che come me non Spazio Ascotrade - Parco Galvani, in dialogo con Alessandro Baronciani assomigliava a nessuno».

A

Intervista a Pasolini Biblioteca dell’immagine, 2002 (Rizzoli Lizard, 2015)

Graphic Novel is Dead Rizzoli Lizard, 2014 Uno sguardo interiore su musica e fumetto. Prima puntata

Il cammino della cumbia Oblomov, 2018 Il racconto di come Toffolo fonda l’Istituto italiano di cumbia

E dopo hai iniziato a suonare.

«Prima con i Gigolò Look e poi con i Futuritmi in cui c’era anche Gianmaria Accusani che poi fondò i Prozac+, finché a 26 anni me ne sono andato a Bologna per fare la scuola di Igort, si chiamava Zio Feininger, dove insegnavano lui, Mattotti, Scòzzari, Brolli, Magnus, Muñoz e Sampayo».

Mancava solo Pazienza. Quali erano i tuoi preferiti?

«Purtroppo Pazienza era appena andato via. Erano tutti straordinari per un motivo o l’altro. Avrei però davvero voluto vedere Magnus disegnare invece non l’ha fatto mai: per una settimana ha solo raccontato come si fa una sceneggiatura e anche in una maniera assai complicata».

Perché secondo te?

«Forse perché a una certa età comunque disegnare ti pesa: non è più solo una cosa di gioia ma di progetto, di fatica. È stato comunque un incontro bellissimo, lui era un visionario: come prima cosa realizzava una struttura, poi scriveva i testi e li sistemava nei buchi e solo dopo si metteva a disegnare».

E Mattotti?

«Aveva appena fatto Fuochi e ci portava le tavole da vedere: super affascinante. Prima di andare a Parigi però era depresso, diceva: “qui non trovo aria!”. Là è esploso...».

La band de I Tre Allegri Ragazzi Morti invece quando è nata?

«Nel 1994 a Bologna dopo che per una rivista che si chiamava Dinamite nel 1995 ho fatto un fumetto intitolato I Cinque Ragazzi Morti. L’idea è nata lì anche se quel fumetto alla fine è uscito dopo su un’altra rivista. Poi c’è stata un’autoproduzione in cassetta e ne abbiamo vendute tante. Con una nuova rivista dove disegnavo, Mondo Naif, nel 1996 abbiamo allegato un cd con quattro pezzi e da lì abbiamo inziato a suonare in giro finché due anni dopo quando siamo andati a

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Primitivi del futuro (2010) da ascoltare

Questo è l’album in cui si cambia musica: dal rock e punk degli esordi a sonorità reggae e dub. In pratica, un nuovo inizio: se non li conoscete già potete iniziare da qui

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Inumani (2016)

Sindacato dei sogni (2019)

Altro cambio: questa volta arriva la cumbia, di cui i Tre Allegri diventeranno ambasciatori in Italia, tra l’altro in un pezzo con la collaborazione di Jovanotti

E poi ritorna il rock anni 70 e persino il garage. E, in C’era un ragazzo che come me non assomigliava a nessuno, c’è persino il sax di Francesco Bearzatti: tra Devo e Roxy Music

Davide Toffolo Rizzoli Lizard pagg. 192 euro 18

I Tre allegri Ragazzi Morti Da sinistra: Enrico Molteni (basso), Luca Masseroni (batteria), Davide Toffolo (voce e chitarra)

Il personaggio e la maschera Davide Toffolo è nato a Pordenone nel 1965. Ha fondato I Tre Allegri Ragazzi Morti nel 1994: caratteristica della band fin dagli esordi è suonare con una maschera da scheletro. Nel suo nuovo Graphic Novel Is Back, riflette sul rapporto tra persona reale e personaggio, tra vita normale e divismo

Milano a suonare al Tunnel c’erano tutti i discografici italiani. Anche perché i Prozac+ avevano fatto il boom e tutti volevano i gruppi indie.

Alla fine il primo disco in studio è uscito per la Bmg. Poi siamo ritornati indipendenti e abbiamo fondato una nostra etichetta, La Tempesta con cui abbiamo pubblicato molti gruppi nuovi e continuiamo a farlo».

E il nuovo lavoro, “Graphic Novel Is Back”, come è nato? «È la seconda parte di Graphic Novel Is Dead che è una sorta di autobiografia in evoluzione dove cerco di tenere insieme quello che mi succede in una dimensione un po’ comica, tanto che potrei dire che è un’autobiografia in forma di commedia. Ma non riguarda solo me: c’è un’attenzione a quello che ci succede intorno, al mondo. Qui ci sono anche i due me: quello con la maschera (i Tre Allegri Ragazzi Morti si esibiscono sempre con una maschera, ndr) e l’altro».

Perché la maschera?

«La maschera indica la parte di fantasia, con quella non sono più io ma una specie di supereroe».

C’è anche un dialogo tra te e la maschera che a un certo punto dice “ho inventato l’indie”...

«Per ridere, ma anche per pensare un po’: indie oggi non è più una modalità di produzione ma una categoria di consumo. Cambierà ancora».

Ti metti molto a nudo. Anche nell’intimità.

«Lo faccio sempre. Credo che la sincerità sia fondamentale».

A costo di distruggere la tua stessa immagine di rockstar?

«Certo. Ho avuto i maestri giusti: Andy Kaufman, i Devo».

Perché “Graphic Novel Is Back”?

«Un tempo facevamo grandi discussioni con Igort teorizzando un futuro in cui il fumetto sarebbe stato simile a un libro e oggi, eccoci qua!». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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Libri, scrittrici, scrittori, letture Il buon matrimonio non si improvvisa Come hanno fatto Kate Middleton e Meghan Markle a centrare l’obiettivo?

Una scrittrice appassionata di manuali propone il suo. Per ridere e pensare

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Le regole hanno una funzione ansiolitica: quando sai che per stare al mondo ti basta comportarti in un certo modo, ti senti protetto

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Galateo per ragazze da marito di Irene Soave Bompiani, pagg. 384, € 17

timi cinquant’anni ma, secondo l’Istat, investiamo in questo evento più di 30.000 euro a testa.

Anello di fidanzamento compreso.

Anche per quello c’è una regola, non è una cosa che compri ispirato dal momento: ha un prezzo preciso da osservare. Cioè due mensilità del tuo stipendio, retaggio di un’epoca in cui la proporzionalità del gioiello al marito era vitale, si doveva capire se sposavi un impiegatino o un barone.

Cambiano le regole ma la sostanza è la stessa?

No, c’è stata una generazione che non si è adeguata, mia madre e persino mia nonna non hanno voluto. Ora abbiamo un ritorno, una nostalgia di rituali antichi, tardo ottocenteschi. Si ripercuote nella moda vintage, nei nostri hobby.

La forza della coppia…

Dal punto di vista storico, il celibe e la nubile sono mine vaganti, una nubile poteva essere prostituta o amante, sull’uomo cade l’ombra dell’omosessualità. Meglio regolare, c’è un capitale erotico che se lasciato libero può essere destabilizzante.

Lei scrive che Sophia Loren usava molti meno belletti di noi. Siamo troppo fissate?

Ciò che oggi passa nella cultura pop è che la bellezza sia un viatico all’amore, se sei brutta è un problema. I manuali risalenti a un periodo meno ferocemente volto a trattarci da consumatori, attribuivano alla bellezza il ruolo che ha, cioè imponderabile: non è vero che non conta niente, ma non è vero che conta tutto. Il grande inganno è pensare che se diventeremo bellissime non ci lascerà nessuno.

La regola aurea per fidanzarsi c’è?

Se proprio lo vuoi a tutti i costi, osserva il principio di realtà. Non cercare il conte Vronskij di Anna Karenina, ma uno umano. Certo, è più facile se, prima, di fiammeggianti conti Vronskij ne hai sperimentati un paio.

M.G.L.

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Irene Soave, giornalista del Corriere della Sera e scrittrice, presenterà il suo libro a Pordenonelegge sabato 21 settembre (pordenonelegge.it).

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Matrimonio, reputazione, verginità, sesso, piacere: non c’è nulla che sia sfuggito ai compilatori di “buoni consigli”, maestri di saper vivere che hanno distillato precetti in manuali di grandi fortune. In questo Galateo per ragazze da marito, suddiviso in capitoli che vanno dal “Farsi corteggiare” a “Cercarlo o non cercarlo”, Irene Soave dopo aver compulsato centinaia di manuali “d’epoca”, cerca il filo di un’educazione sentimentale in tempi di chiaro analfabetismo dei sentimenti.Un piccolo saggio, alleggerito da una robusta dose di ironia, su cosa ci sia in comune tra le ragazze da marito di ieri e di oggi.

Sembra che nessuno voglia rispettare le regole, eppure i manuali del saper vivere prosperano.

Le regole sono utili alla società perché riducono il disordine nelle interazioni. Per i singoli, invece, hanno una funzione ansiolitica: quando sai che per stare al mondo ti basta comportarti in un certo modo, ti senti protetto.

E in amore conviene aderire a una griglia di regole?

Credo che nessuno sia immune dalla lettura, almeno una volta nella vita, di un libro di consigli amorosi.

Un tempo erano tutti finalizzati al matrimonio.

Era l’unico modo per cambiare posto nella società: l’accesso al mondo del lavoro per le donne non esisteva, il destino della zitella era fare il servo muto in famiglia, per cui l’unica era sposarsi. Ecco allora il profluvio di consigli per raggiungere l’obiettivo o, in subordine, comportarsi da brava zitella. Chiaro che oggi non è più così.

Però i consigli per non restare sole vanno a ruba.

Vanno fortissimo. Sembra che anche Meghan Markle abbia letto Le regole di Fein e Schneider, manuale superconsevatore che dice cose tipo: non richiamarlo, non guardarlo negli occhi, rispondi ai messaggi in ritardo, vacci a letto poco…

Pare abbia funzionato…

Sì, e ha preso il fratello migliore. Comunque, il desiderio di fondo è quello di normare una cosa anarchica come l’amore. E questo me lo spiego. Quello che non mi spiego è l’enfasi che c’è tra i trentenni, ora in età da marito, per i matrimoni faraonici. Siamo la generazione più povera degli ul-

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6 Luglio 2019

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7 Luglio 2019

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8 Luglio 2019

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12 Luglio 2019

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12 Luglio 2019

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12 Luglio 2019

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12 Luglio 2019

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12 Luglio 2019

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13 Luglio 2019

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13 Luglio 2019

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14 Luglio 2019

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Spesa pro capite per tutela e valorizzazione di beni e attività culturali dei comuni in Friuli Venezia Giulia In regione

In Italia

Comune

Spesa pro capite 2017 (in €)

1°

54°

Forni di Sopra

363,75

2°

56°

Chiusaforte

347,24

3°

109°

Verzegnis

226,95

4°

174°

Palmanova

163,83

5°

183°

Monfalcone

157,78

6°

187°

Clauzetto

156,66

7°

207°

Tarvisio

143,93

8°

225°

Spilimbergo

137,63

9°

228°

Tramonti di Sopra

135,36

10°

236°

Lauco

133,04

21°

355°

Trieste

93,49

22°

402°

Pordenone

90,58

24°

423°

Grado

87,09

25°

435°

Gradisca

85,78

27°

468°

Udine

80,75

72°

1.143°

Gorizia

39,33

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SPECIALE

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S PORDENONE Ritorna a settembre dal 18 al 22. Nel frattempo: "Adotta una lettera" LEGGE e altre novità per un’edizione davvero speciale

Vent’anni tra le righe

Inaugurazione con Xavier Cercas "un amico di Pordenone"

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a pelle tradisce il colore delle sue emozioni: sarà per questo che lo hanno scelto per l’edizione numero 20 della festa del libro con gli autori. È il camaleonte: giallo quanto è emozionato e la sua pelle si scalda, per paura o per eccitazione… Un po’ come fanno organizzatori, scrittori e lettori per primi; un po’ come capita ai visitatori del festival. Tutta gente che può condividere lo slogan del 2019: "Vent’anni tra le righe".

In più il camaleonte ha gli occhi autonomi: capaci di guardare due cose diverse (come certi lettori insaziabili tra prosa e poesia, tra un classico e un saggio, tra l’ultimo romanzo e una raccolta di ricette del divo in tv) e con la sua lingua appiccicosa arriva dove le zampette non vanno. Insomma è proprio come certi bibliofili: un cuoriosone, emotivo, acchiappatutto.

Uscendo di metafora, c’è sempre curiosità che si riaccende quando arriva luglio e la festa del libro che fiorirà a settembre (quest’anno dal 18 al 22) comincia a sbocciare attraverso le prime anticipazioni: il logo, qualche nome, il superospite dell’inaugurazione ufficiale (per il 20° è stato scelto un amico di Pordenone, già protagonista di Dedica: Xavier Cercas), il vincitore del Premio Crédit Agricole FriulAdria (il premio Nobel per la letteratura 2015 la bielorussa Svetlana Aleksievic autrice di "Preghiera per Cernobyl") e tutti gli altri, i tanti altri nomi che servono a riempire di appuntamenti i cinque giorni più speciali di Pordenone.

LA PRESENTAZIONE Giovedì 11 luglio a Palazzo Montereale Mantica ha aperto la finestra sul festival il Presidente della Fondazione Pordenonelegge Giovanni Pavan che ha pronunciato una lunga lista di grazie: al comune di Pordenone, alla banca Crédit Agricole FriulAdria, ai due sponsor Ascotrade e Librerie Coop primi in rappresentanza di tutti gli altri non citati, agli Amici e agli Angeli, agli organizzatori e ai curatori. Ma il grazie più caloroso lo ha rivolto alla sua città, a quella Pordenone che, coralmente, sa abbracciare visitatori e ospiti con un calore unico che permette a chi la frequenta - tra libri, autori, pause e spuntini - un’esperienza unica e volentieri ripetibile.

Il sindaco Alessandro Ciriani ha esordito con "Pordenoenlegge non ha bisogno di conferenze stampa", ma solo per dire quanto ormai sia nota e la manifestazione e la sua efficacia nel portare cultura. Ma ha anche ribadito quanto sia ugualmente importante il suo ritorno economico "dato che i giorni del festival registrano un’impennata nel locale".

La direttrice della Fondazione, Michela Zin,

Xavier Cercas anima organizzativa di una macchina ben sincronizzata, ha dato spiegazione di alcuni spostamenti logistici motivati dai lavori in corso in alcune zone della città (il Largo San Giorgio sostituito dal parco Galvani, l’ufficio stampa spostato da corso Vittorio Emanuele a Palazzo Klefisch, le casette informative in piazzetta Cavour per meglio intercettare chi arriva col treno). Ha quindi pennellato di numeri e nuove iniziative la festa che verrà che, in virtù di quel 20° anno, avrà iniziative nuove atte a rendere il tutto ancor più speciale. Tra queste due in particolare: "Adotta una lettera" e l’Indagine per i 20 anni (vedi appositi box ndr.). Nuova fisionomia anche per la zona dell’ex convento San Francesco che registra due presenze di rilievo: da una

Svetlana Aleksievic parte il quartier generale della Rai che seguirà le cinque giornate del festival, dall’altra il suo farsi cuore enogastronomico del kermesse, perché "non di soli libri vivono i visitatori del festival".

Confermati poi gli Angeli (240, con 50 nuovi ingaggiati) e il numero crescente degli Amici che ha sforato il tetto dei mille (1086, +9%, provenienti da tutta Italia più Germania e Spagna).

I CURATORI ANTICIPAZIONI Gian Mario Villalta ha dato lettura ad un suo bel gioco letterario sul tema: "E’ il camaleonte che cambia colore o è il contorno che si adegua a lui?". E se anche il lettore si trova bene fra le righe e le pagine allora "Caro lettore, come si sta sul manifesto del fe-

Francesco Guccini

Ornella Vanoni

stival 2019"?

Poi è passato alle inevitabili anticipazioni: dato che gli ospiti occupano diverse pagine del programma, non si è trattato che il pronunciamento di alcuni nomi in ordine sparso, a volte per similitudine, altre per contrasto. Così sappiamo per certo che ci saranno: Bruno Vespa e Arrigo Sacchi, Rizzolati e Falcones, Pippo Baudo e Massimo Cacciari, Umberto Orsini e Francesco Guccini, Carofiglio e Recalcati.

La ribalta dell’inaugurazione vede al centro lo scrittore Cercas: "Perché per i venti anni abbiamo pensato di invitare uno che sia amico di Pordenone - ha spiegato-. Cercas lo è. E’ già stato protagonista di Dedica e ha le chiavi della città".

Poesia: è la passione e l’orgo-

glio di Villalta che, all’interno di Pordenonelegge, le ritaglia uno spazio così importante da farne non solo un festival dentro al festival, ma anche il festival poetico più importante d’Italia. Due le novità anche in questo campo: la prima riguarda la pubblicazione di libri di poeti "due più dell’anno socorso", la seconda la possibilità di poter leggere una poesia ad alta voce e vedere il tracciato creato dalla propria voce. "Un’idea - ha illustrato - nata dalla collaborazione con l’Università di Torino e il corso di glottologia: si chiama Guarda la tua voce".

Alberto Garlini ha anticipato per piccoli ma succosi assaggi quella che sarà la scorribanda tra i romanzi proposta dalla 20° edizione della festa del libro con gli autori. Tre i nomi fatti a delineare e rias-

NOVITA’ PER LA VENTESIMA EDIZIONE

Adotta una lettera e l’indagine di gradimento ADOTTA UNA LETTERA E’ una iniziativa tutta nuova che consiste nella proposta di adottare una delle lettere dell’alfabeto. Vere sculture in acciaio tinto di giallo che, in verticale come statue o in orizzontale come panchine, andranno disseminate per la città.

Ce ne sono 26 disponibili, meno una: la prima adottata è stata ovviamente la P di Pordenonelegge che è già collocata in corso Emanuele davanti alla Camera di Commercio.

Adesso tocca agli intenzionati farsi avanti: contributo minimo per lettera tremila euro, con nome del singolo o della associazione ben presente sul basamento della stessa.

Posizionate per la città faranno, come ha annunciato Pavan, di "Pordenone la città dei lettori, letture e lettere".

Info: Palazzo Badini, via Mazzini 2, tel. 0434-1573100-200.

I TUOI 20 ANNI DI PORDENONELEGGE

E’ il nome dato all’indagine realizzata per i 20 anni del festival. La domanda sostanziale: come è cambiata Pordenone grazie e con il Pordenonelegge? Unanime il parere: per 9 persone su 10 che hanno risposto al test "Il festival ha contributio in modo sostanziale a far conoscere la città di Pordenone" (93%) e gli stessi hanno dichiarato di avere una impressione "molto postiva (88%) del festival", che resta "unico e inconfondibile".

A fronte delle impressioni degli intervistati anche lo studio realizzato da Guerzoni ha il suo peso: a fronte di ogni euro investito il territorio ha avuto un riscontro pari a 7,27 euro.

S.V.

sumere le tre tipologie del romanzo possibili: Manuel Vilas (il romanzo che è storia di se stessi), Ildefonso Falcones (il romanzo come invenzione tout court) e Xavier Cercas (che mescola il racconto dell’io con quello del mondo, il dentro col fuori).

E poi i vari filoni di interesse: quest’anno uno è l’immancabile allunaggio dato il 50° dell’uomo sulla luna (con la cronaca di Bruno Vespa e il commento dell’astrofisica Francesca Caraveo). Immancabile parentesi dedicata all’amico Pierluigi Cappello (al quale Garlini ha dedicato il suo recente "Il canto dell’Ippopotamo") e alla sua alternativa posizione riguardo l’uomo sulla luna, dato che vedeva l’impresa come "un furto del lavoro poetico". E un po’ di ragione c’è al ricordo di leopardiani versi: "Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai, Silenziosa luna?".

Altro filone di indagine: l’intelligenza artificiale, tra le nuove frontiere e i nuovi pericoli se è vero, come Garlini ha ricordato, che i tre grossi temi e problemi del pianeta sono legati a - in ordine di tempo : migrazioni, cambiamento climatico e, appunto, intelligenza artificiale.

Valentina Gasparet ha cercato di dare i tanti, tantissimi filoni dei libri presenti che, inseguendo il filo rosso "i libri nel nostro quotidiano", vanno dall’arte alla cucina, dal palcoscenico alla tv, dalla musica alla filosofia. E qui fare nomi diventa davvero pescare qualche pesciolino all’interno di branchi interi di scrittori.

E’ poi spettato a lei il compito di accennare alle tante iniziative che Pordenonelegge dedica ogni anno a bambini, ragazzi e i piccolissimi kids.

Una proposta in meraviglioso dialogo con la biblioteca e con le tante scuole, che nelle cinque giornate trova il culmine visibile, ma che durante l’anno si arricchisce e costituisce di tanti incontri e appuntamenti.

Altri presenti. Alla conferenza stampa era presente un parterre come si conviene: dal presidente della Fondazione Friuli, Giuseppe Morandini (non mancheranno "esportazioni" di eventi in quel di Udine) al presidente del Teatro Verdi, Giovani Lessio (luogo in cui si svolgono i grandi appuntamenti come l’inaugurazione, i dialoghi con ospiti di particolare rilievo e le serate con attori e musicisti); il presidente degli industriali Michelangelo Agrusti (data la nuova la location di Palazzo Klefisch).

In collegamento on line anche l’assessore regionale alla cultura Tiziana Gibelli, che ha voluto sottolineare come Pordenonelegge sia in grado, ogni anno, di "alzare l’asticella" per qualità di proposta. E che, proprio per questo, c’è bisogno di esportare "Pordenonelegge".

Simonetta Venturin

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L'EVENTO Oltre 600 protagonisti e centinaia di incontri, dialoghi, lezioni magistrali, L'EVENTOOltre 600 protagonisti e centinaia di incontri, dialoghi, lezioni magistrali, eventi scenici e altri appuntamenti in cinque giorni, dal 18 al 22 settembre, in una quarantina di location del centro storico cittadino. Compie 20 anni pordenonelegge, a cura di Gian Mario Villalta (direttore artistico), Alberto Garlini e Valentina Gasparet, e festeggia con una cascata di grandi anteprime editoriali: sono 65 le novità di grandi autori stranieri e italiani. Da oggi il programma di pordenonelegge è accessibile in un clic sul sito del...

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15 Agosto 2019

BILANCIO DI 20 ANNI DI FESTIVAL Le ricadute sulla città e sugli autori di Pordenonelegge dall’edizione n. 1

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Territorio LA PRIMA INDAGINE

Moltiplicatore anche economico

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er i 15 anni del festival, vale a dire nel 2014, era stato condotta un’altra indagine rispetto a quella attuale. Cinque anni fa, la Fondazione Pordenonelegge.it aveva affidato sempre al professor Guido Guerzoni uno studio sull’incidenza economica della manifestazione sul territorio. Allora era risultato che Pordenonelegge aveva avuto un benefico impatto sul capoluogo del Friuli occidentale. L’indagine, infatti, ha dimostrato che per ogni euro investito dalle istituzioni ne ricadevano ben 7,27 sul tessuto economico del territorio in termini di indotto. Numeri che di certo non sono cambiati in peggio, visto che gli intervistati quest’anno hanno raccontato come, nel corso del tempo, l’organizzazione è migliorata e diventata più complessa, aumentando la propria professionalità.

Ecco cosa ha lasciato la manifestazione nel cuore degli ospiti nel corso del tempo

PORDENONE LEGGE. Un’indagine condotta a 20 anni dalla 1a edizione racconta i legami instaurati dagli ospiti c on la città sul Noncello

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Hubert Londero

ordenonelegge? Un importante ambasciatore della città sul Noncello in Italia e non solo. Parola d’autore. In vent’anni, nel capoluogo del Friuli occidentale in occasione del festival, di autori ne sono passati oltre 10mila. E per l’89% di loro la manifestazione ha migliorato l’immagine di Pordenone per i visitatori e ha decisamente contribuito a far conoscere la città. E’ il risultato, parziale, dell’indagine ‘I tuoi vent’anni di Pordenonelegge’ che la Fondazione Pordenonelegge.it ha commissionato alle progettiste culturali

La Pordenone vi Marina Mussapi e Margherita Bocchi per la direzione scientifica del professore della Bocconi Guido Guerzoni così da capire come il festival abbia impattato sull’immagine di Pordenone. A essere intervistati sono stati i vari stakeholder (giornalisti, pubblico, addetti), ma al momento sono stati resi noti solamente i risultati relativi ai protagonisti. All’inizio della manifestazione, la cui ventesima edizione andrà in scena dal 18 al 22 settembre, saranno svelati quelli complessivi.

TORNIAMO AGLI AUTORI Come accennato, l’89% degli intervistati ha affermato che il Festival ha contribuito a far conoscere la città (il 57% ha utilizzato l’avverbio ‘molto’, il

32% ‘abbastanza). Solo l’1% è di avviso contrario, mentre gli altri autori sono rimasti neutrali. E se circa la metà degli intervistati (il 55%) esprime il proprio giudizio in base a una sola esperienza, il 33% ha maturato il proprio convincimento in base a 2-4 partecipazioni, l’8% con 5-10 presenze alle

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Territorio

ne vista e vissuta dagli autori blico. In particolare, il 45% degli intervistati ha vestito i doppi panni. Il 16%, poi, ha affermato che non ne ha avuto occasione, ma che è nei suoi programmi arrivare nel capoluogo come visitatore, mentre il 39% ha detto semplicemente di aver partecipato solo in qualità di ospite.

spalle e il 4% con una frequentazione addirittura superiore.

Inoltre, buona parte degli autori ha maturato la propria idea non solo in veste di ospite, ma anche in quella di visitatore. Insomma, frequentando la manifestazione sia dal palco, sia girando la città e ascoltando i ‘colleghi’ dalla parte del pub-

RESTA DA CAPIRE COS’HA lasciato Pordenonelegge agli autori. Il 29% ha detto che è stato occasione per instaurare importanti legami affettivi e relazionali, il 25% che ha fatto conoscere la città, il 19% che ha migliorato la sua percezione del capoluogo, il 12% che ha permesso di sviluppare nuove progettualità e influenzato le sue scelte creative e, infine, il 12% che ha migliorato il suo network professionale nel mondo dell’editoria.

IN ATTESA DEL FESTIVAL

Il foundraising: adotta una lettera

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rima dell’avvio della ventesima edizione di Pordenonelegge a metà settembre, è stato previsto di posizionare in diversi punti della città sul Noncello le lettere dell’alfabeto, compresi i caratteri di quello internazionale. Alte quasi due metri e realizzate in acciaio per un peso che varia dai 270 ai 370 chilogrammi, le lettere non serviranno solamente a creare curiosità e attesa per il festival del libro con gli autori (i curiosi arredi urbani potranno essere fotografati e condivisi sui social), ma anche per trovare nuovi fondi. Già, perché chiunque - aziende, associazioni e anche singoli cittadini - potrà partecipare al progetto adottando un carattere, con un contributo minimo di 3mila euro ciascuno. Nel basamento che sorregge la lettera, inoltre, è prevista la possibilità di personalizzare il manufatto indicando l’adottante. A fine manifestazione, infine, le lettere non andranno nel dimenticatoio. Avranno, invece, una seconda vita, venendo posizionate in un parco cittadino, tutte insieme, diventando a loro volta un elemento curioso dell’arredo urbano del capoluogo del Friuli occidentale.

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20 Agosto 2019

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23 Agosto 2019

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23 Agosto 2019

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24 Agosto 2019

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24 Agosto 2019

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25 Agosto 2019

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26 Agosto 2019

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26 Agosto 2019

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27 Agosto 2019

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28 Agosto 2019

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29 Agosto 2019

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31 Agosto 2019

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31 Agosto 2019

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AMBIENTE Molti gli incontri a riguardo presenti a Pordenonelegge

Un mondo sostenibile: tema più urgente dell’agenda globale contemporanea

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odici miliardi di tonnellate d’acqua riversate in mare in un solo giorno. Il report delle autorità danesi è drastico e riguarda le conseguenze dello scioglimento dei ghiacciai in Groenlandia. "Abbiamo raggiunto i 22 gradi" ha scritto la giornalista Laurie Garret, "si tratta di una temperatura record".

Nel mese di luglio (il più caldo dal 2012) sono state riversate nell’oceano 197 miliardi di tonnellate d’acqua. Questa notizia, unita con quella delle foreste che bruciano in Siberia e in Amazzania, ci fa capire finalmente che la "Sostenibilità ambientale" è il tema più urgente dell’agenda globale contemporanea.

SOSTENIBILITA’ A questo riguardo Pordenonelegge, che da anni crede in un nuovo stile di vita in armonia del pianeta, quest’anno sarà ancora di più nel segno della sostenibilità, con il grande fisico e saggista internazionale Fritjof Capra, autore del cult "il Tao della fisica" che firma "Il Discorso sulle

de "L’atlante geopolitico dell’acqua", del giornalista Emanuele Bompan (giovedì 19 settembre, ore 11.30 al Capitol).

erbe da Leonardo al nostro tempo", in anteprima al Festival (sabato 21 settembre ore 12 al Vendramini).

Il filosofo Telmo Pievani e la Banda Osiris saranno in scena con "AcquaDueO, un pianeta molto liquido" (sempre sabato 21 ore 21 Auditorium Concordia) e ci sarà un incontro molto attuale ed interessante con Giuseppe Daconto "Dal Senegal all’Italia: pensieri sostenibili per un futuro migliore" (mercoledì 18

Mercoledì 18 settembre

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a piemontese Cinzia Scaffidi, docente universitaria, è autrice di una appassionante carrellata su "Il mondo delle api e del miele". E’ un testo molto gradevole, costellato di informazioni scientifiche e di curiosità, che ci offre uno sguardo a tutto campo sul fascino misterioso della vita delle api, minuscole e potenti sentinelle degli equilibri ecologici.

Questi insetti laboriosi e sapienti, preziosi per l’agricoltura e la frutticoltura, sono artefici di doni straordinari gra-

Fritjof Capra

Greta Thumberg

ore 15.30 Ex Tipografia Savio).

CAMBIAMENTI CLIMATICI Non poteva mancare, sul tema dei cambiamenti climatici, anche un incontro con Viviana Mazza, presentata da Alessandra Gabelli, che racconterà "Greta, la ragazza che sta cambiando il mondo" (mercoledì 18 ore 11 in Auditorium della Regione).

E con I "Fridays for Future" pordenonelegge ospiterà in anteprima la presentazione

TEMI GEOPOLITICI I temi geopolitici quest’anno al Festival si concentrano, in particolare, sull’Europa e sulle Vie della Seta, che sono stati gli argomenti più cliccati e più discussi, insieme alla Brexit, di questo periodo.

Al Ridotto del Verdi, mercoledì 18 settembre, ci sarà l’incontro: "Utopia (Europa).

Ovvero diventare cittadini europei", con Alberto Camerotto, Marcella Farioli, Alessandro Iannucci e Massimo Manca e al Palazzo della Provincia, venerdì 21 settembre, alle ore 11.30 "Europa, giovani, lavoro",con Edoardo Vigna e Fabio Filocamo.

La Cina sarà protagonista all’Auditorium Istituto Vendramini, mercoledì 18 settembre, alle ore 11.30,con la lectio "Storie straordinarie delle materie prime... sulle rotte delle Via della Seta", con Alessandro Giraudo.

A Palazzo Monterale Mantica,

venerdì alle 15.30 "La Cina e la nuova via della seta. Progetto per un’invasione globale ", con Antonio Selvatici.

Sempre a Palazzo Mantica, nell’ottica della sostenibilità, dello sviluppo e dell’innovazione, ci sarà un incontro con Antonio Calabrò, presentato da Paolo Candotti, riguardante "L’impresa riformista. Lavoro, innovazione, benessere, inclusione".

i suoi problemi saranno spiegati, in Piazza della Motta giovedì 19 settembre, alle ore 11, attraverso la serie cult Black Mirror, da Fabio Chiusi, presentato da Sergio Maistrello, che racconterà il viaggio in un mondo distopico e alluvionato da informazioni,in cui i confini fra virtuale e reale tendono a sovrapporsi.

Fiorenza Poletto

TECNOLOGIA E FUTURO Infine, il futuro tecnologico e

CONVENTO SAN FRANCESCO Ore 20.30

Il mondo delle api e del miele

zie al loro incantevole istinto nell’individuazione di particolari specie floreali e alla saggezza che si esprime in una ferrea organizzazione in società perfetta.

L’autrice è presentata dalla portogruarese Sandra Fancello che ne tratteggia le competenze nel campo dell’alimentazione e il ruolo di notevole esperta dell’attualissimo movimento culturale dello slow food.

Sono protagonisti di questa simpatica opera di accostamento alla vita dei nostri la-

boriosi insetti un’ape e alcuni apicoltori che ci raccontano in prima persona segreti e curiosità di un mondo scono-

sciuto ai più.

E’ un libro illuminante per gli stessi apicoltori che possono trovare tra queste pagine informazioni preziose e dettagliate. Assume particolare fascino e intensità il capitolo dedicato al confronto tra apicoltori e agricoltori: tra loro è possibile una sapiente collaborazione per un comune atteggiamento di rispetto e tutela dei preziosi insetti.

Ed ecco una curiosità fra le tante che ci vengono incontro da queste pagine ricche di sorprese. Incontrando qualche campo di girasoli, potrebbe forse scaturire la considerazione che i grandi fiori gialli possano offrire alle api

Cinzia Scaffidi la possibilità di un ricco bottino. Ma non è sempre così! Alcuni di questi fiori sono ibridi, pertanto non danno nettare!

Le api lo sanno benissimo e mai si accostano a questo particolare dorato splendore privo di dolcezza.

Le pagine si susseguono con il fascino gentile di un manuale

Sandra Fancello molto curato per l’apicoltore e di curiosità per tutti. E saranno molto apprezzate dai numerosi apicoltori del Pordenonese che allevano le api per passione e per il piacere di gustare e offrire agli amici miele e prodotti affini di alta qualità.

Flavia Sacilotto

TEATRO VERDI Ore 21 al Ridotto

La città delle donne? Quando la paura dell'Altro genera violenza

"L

a città delle donne? Quando la paura dell’Altro genera violenza" è il titolo dell’incontro che si configura come una tavola rotonda sulla condizione femminile nel nostro tempo, in particolare alla luce del tema della sicurezza (cui è dedicato l’ultimo numero della rivista L’Ippogrifo "La città si-cura") delle donne in programma a pordenonelegge, mercoledì 18 settembre, alle 21, al Ridotto del Teatro Verdi.

In un momento storico che pone enfasi sull’ordine, la sicurezza, la difesa del proprio, cosa accomuna la paura per lo straniero e l’odio riservato alla donna? Tra gli ospiti, Fabiana Martini, giornalista e

Fabiana Martini

Fabiana Nascimben

già assessore alle Pari Opportunità del Comune di Trieste (è stata la prima direttrice donna e laica di un settimanale diocesano, La Vita Cattolica di Trieste ndr.), che interverrà parlando dell’immagine della donna per come appare oggi sui massmedia e delle

Francesco Stoppa

normative o azioni legislative a favore delle donne e volte alla prevenzione della violenza di genere.

Fabiana Nascimben, bibionese di origine e medico del pronto Soccorso dell’Ospedale di Pordenone, si soffermerà invece sulla non facile

Laura Lionetti

posizione del medico che deve offrire il primo intervento a donne vittime di abuso o violenza domestica, e del delicato compito di ascolto e accoglienza. A questo proposito Nascimben racconterà anche di come la Regione Fvg, a partire dall’Aass5, si stia occu-

pando a questo proposito della formazione degli operatori sanitari in tema di aiuto alle donne in difficoltà.

Francesco Stoppa, psicoanalista (autore di un libro "La costola perduta" in cui si analizzano tra l’altro anche le possibili origini psicologiche della violenza di genere), ragionerà non solo sulle cau-

Una tavola rotonda sulla condizione femminile nel nostro tempo

se che inducono gli uomini a esercitare la violenza ma anche sulla reticenza delle donne a denunciare il fatto.

Introdurrà e modererà Laura Lionetti, redattrice dell’Ippogrifo. L’evento è promosso dalla rivista L’Ippogrifo.

Evento in collaborazione con l’associazione "In Prima Persona - Uomini contro la violenza sulle donne", le cooperative sociali Itaca e Fai e la Fondazione Friuli.

Paola Dalle Molle

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SPECIALE

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TEATRO COMUNALE VERDI

Quando lo spettacolo incontra la scrittura Da Pippo Baudo ad Umberto Orsini

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el ricco programma di pordenonelegge non mancano di certo gli appuntamenti con artisti (di teatro, musica, televisione, cinema) che sul loro cammino hanno incontrato la scrittura, sia autobiografica che d’altro genere.

Due personaggi, in particolare, costituiscono delle icone nei loro campi di attività: Pippo Baudo per la televisione, Umberto Orsini per il teatro.

Ebbene, entrambi hanno scritto libri che raccontano se stessi e i rispettivi mondi.

Pippo Baudo sarà il protagonista della serata inaugurale mercoledì 18 settembre (Teatro Comunale, ore 21) con Ecco a voi. Baudo, una storia italiana (Solferino), dedicata alla sua memorabile carriera e ai tanti dietro le quinte: aneddoti, ricordi, episodi.

Umberto Orsini sarà di scena (è il caso di dirlo) giovedì 19 settembre (Teatro Comunale, ore 20,30) inaugurando il percorso "Tra letteratura e teatro" promosso dal Teatro con pordenonelegge. In Sold out, la sua autobiografia cu-

Pippo Baudo rata da Paolo Di Paolo (Laterza), scorrono le memorie di una vita e oltre sessant’anni di straordinaria carriera. Ne parlerà con il critico teatrale Masolino D’Amico.

Ancora teatro con Michele Santeramo: mercoledì 18 settembre (Auditorium della Regione, ore 21.30) offrirà una lettura scenica su Leonardo da Vinci - L’Opera nascosta, nell’ambito de "L’Arlecchino Errante Festival".

Un altro protagonista del pic-

Giovedì 19 settembre

colo schermo, Massimo Giletti, sarà a pordenonelegge giovedì 19 settembre (Capitol,

Baudo ha scritto: "Ecco a voi" Orsini porta in scena "Sold out"

I sempre affollati incontri al Verdi durante Pordenonelegge

SPAZIO ASCOTARDE Ore 9.30 al Parco Galvani

Il bisogno della narrazione prima dei social Elena di Sparta insegna a raccontarsi

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Loreta Minutilli

Umberto Orsini

ore 21) con la storia delle sorelle Napoli, che non si arrendono alla mafia. Una vicenda narrata in Le dannate (Mondadori), dove emerge la battaglia combattuta e vinta con fierezza e dignità da tre donne, in assoluta solitudine.

Da ricordare ancora la presentazione di una serie di grande successo, Victoria (su laF Tv), dedicata alla figura della Regina Vittoria d’Inghilterra: ne parleranno Margherita Corsi e Masolino D’Amico venerdì 20 settembre (Ridotto del Teatro, ore 21.00).

Stefano Benni, con Giordano Agrusta e Dacia D’Acunto, darà vita venerdì 20 settembre (Teatro Comunale, ore 21) a un reading con musica, tratto dal suo ultimo libro Dancing Paradiso (Feltrinelli).

Diversi infine gli appuntamenti con il cinema e letteratura (in collaborazione con Cinemazero), fra cui l’iniziativa per le scuole: I film che ho letto (...e i libri che vorrei vedere) con gli incontri condotti da Dario Zonta ed Enrico Magrelli, che vedranno come protagonisti Stefano Fresi e Velia Santella.

Nico Nanni

accontarsi per esserci: un’esigenza prima dell’uomo. Da sempre, non solo in questi nostri giorni di social e di diari digitali in parole e immagini. Raccontarsi per avere qualcuno in ascolto di noi. É partito tutto da qui e da un libro scritto dalla giovane Loreta Minutilli, Elena di Sparta (testo finalista alla 31 edizione del Premio Calvino), il lavoro dei ragazzi dell’Istituto Flora di Pordenone e di quelli dell’Area giovani del Cro di Aviano, capitanati rispettivamente dalla professo-

TEATRO VERDI Ore 10 al Ridotto

ressa Alessandra Merighi e dal dottor Maurizio Mascherin.

Nel volume Loreta Minutilli fa raccontare ad Elena in prima persona la sua vicenda: la prima violenza subita e il rientro a casa, poi i dieci anni di guerra vissuti a Troia, fino alla vittoria dei suoi e al non facile rientro in patria, accanto al marito Menelao. Più del dolore è forte in lei il bisogno di raccontarsi, di condividere la sua storia di dea bambina rapita e violata da Teseo, il matrimonio subito, la curio-

sità della libertà da vivere a Troia, la guerra... e un unico silenzio: nessuno ha mai voluto sapere di e da lei.

Nel corso dell’incontro anche quattro ragazzi trovano il coraggio di raccontare un loro toccante vissuto: sono Michele Nespolo della 3AK e Neffer Manfrecola 3AK (entrambi del Flora), Martina e Giorgia Locchetta dell’Area giovani del Cro. Questa la struttura della mattinata, condotta da Guido Losapio: apre Merighi, chiude

Mascarin; in mezzo nove domande degli studenti rivolti all’autrice del libro in questione, intervallate dalle quattro testimonianze. Due i filoni individuati: come la narrazione sia un bisogno primario (Neffer e Martina) e come il corpo incida nella narrazione di noi e nella nostra biografia (Michele).

Nel corso dell’incontro vengono anche proiettate le immagini di Erica Nonis, Marco Ivan Blasutig e Edoardo Turozzi.

Simonetta Venturin

"È la stessa Elena a raccontarci la sua vita ed è una piacevole, benvenuta sorpresa, che ci fra conoscere un’inedita, interessante e sorprendente Elena" (Eva Cantarelli, La Lettura)

MUNICIPIO Ore 11 sotto la Loggia

Duecento anni di Infinito

I Papu con gli studenti:la pagina più bella degli ultimi 20 anni

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ra tutti gli anniversari che il festival ricorderà (da Leonardo all’uomo sulla luna) non poteva restare escluso il duecentesimo dell’Infinito di Leopardi. Specie in una città come Pordenone che, il 21 marzo 2019, ha dato vita alla prima edizione del Festival di poesia.

Ecco dunque un poeta come Davide Rondoni alle prese con l’Infinito e la sua siepe che tutto preclude e tutto scatena (giovedì 19, ore 10, Ridotto del Verdi).

Un incontro per scoprire che "non è vero che non succede niente nell’Infinito", anzi.

"Il testo della poesia è come una ballerina" spiega Rondoni nel suo libro ("E come il vento. L’infinito, lo strano ba-

Davide Rondoni cio del poeta al mondo").

Poesia e danza sono arti affini che non possono star ferme e ci conducono, apparentemente lievi ma disciplinate da regole ferree, dove neanche comprendiamo.

S.V.

Papu a Pordenonelegge sono di casa: il duo intrattiene di solito una bella fetta delle migliaia di persone presenti la domenica pomeriggio al Festival con performance gremite di persone e risate. É l’appuntamento con Pordenone Effettivamente legge che torna anche quest’anno, domenica 22 alle ore 16 in piazza Cavour (in caso di maltempo sotto la Loggia del Municipio). Un momento serissimo come i classici le cui pagine I Papu stessi scelgono di leggere, ma dove il pubblico non fa solo il pubblico.

In questa edizione numero 20 un’altra performance li aspetta, legandoli alle scuole del territorio. "Da un’idea di

I Papu in piazzetta Cavour con Pordenone Effettivamente Legge Valentina [Gasparet, curatrice del Festival ndr.] racconta Andrea Appi - che si ispira a Pnbooks, la gara di libri che facciamo all’interno della Fiera dell’Orientamento. Ora la portiamo a Pordenonelegge".

Per chi non la conosce si rifà al format della trasmissione

di Rai3 "Per un pugno di libri". "Una sorta di giochi senza frontiere ma con i libri continua Andrea Appi -. In particolare, dato l’anniversario, i ragazzi porteranno le pagine tratte dai libri che, a loro giudizio, sono stati i più belli degli ultimi venti anni". Vi

partecipano gli studenti dei Gruppi di lettura di sei scuole superiori del territorio, divisi in squadre da otto. Le squadre si sfideranno nella lettura della pagina scelta, che verrà votata dal pubblico presente.

Obiettivo: la proclamazione della pagina più bella degli ultimi 20 anni. "Ma attenzione - pungola Appi - la lettura conta tanto nel rendere una pagina scritta".

Il ruolo dei Papu? "Noi disturberemo, interverremo, faremo domande". L’appuntamento con "La pagina più bella degli ultimi 20 anni. Disfida letteraria tra le scuole condotta da I Papu" è per giovedì 19 settembre, ore 11, sotto la Loggia del Municipio.

S.V.

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SPECIALE Giovedì 19 settembre

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el 2020 ricorreranno i 250 anni dalla morte di Giuseppe Tartini (Pirano d’Istria 1692 - Padova 1770).

Sommo violinista e compositore, fu il fondatore della scuola di violino di Padova (1728), ma fu anche teorico della tecnica violinistica. Tra le sue innumerevoli opere, celeberrima è la sonata nota come Trillo del diavolo.

A Tartini è intitolato il Conservatorio di Trieste, che ha promosso la pubblicazione del

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PAFF! Ore 16.30 al Parco Galvani

Le lettere di Giuseppe Tartini nel (quasi) 250° della morte

volume "Giuseppe Tartini, lettere e documenti", a cura di Giorgia Malagò dell’Università di Padova (ed. Università di Trieste), che viene presentato in anteprima a pordenonelegge giovedì 19 settembre (PAFF - Palazzo del Fumetto in Villa Galvani) con l’intervento della stessa Malagò e della musicologa Margherita Canale (Conservatorio di Trieste), mentre due allievi del "Tartini" - Uendi Keka violino e Adelajd Zhuri pianoforte - interpreteranno alcune partiture violini-

Giuseppe Tartini (ritratto) stiche del compositore.

L’epistolario del musicista, composto da oltre 200 fra lettere e documenti per la mag-

gior parte inediti, offre una viva testimonianza della vita musicale settecentesca. Le fonti dell’epistolario tartiniano si dimostreranno fondamentali per delineare la personalità di un artista poliedrico e interessante, sia dal punto di vista professionale che umano.

L’utilità dell’epistolario poggia proprio sulla grande quantità di informazioni preziose che è possibile evincere intorno a personaggi e vicende del Settecento musicale italiano, e agli scambi culturali tra diverse regioni europee e la vita quotidiana in terra veneta (N.Na.).

Una pagina autografa di Tartini (la sua firma è ben visibile in basso a destra)

CAMERA DI COMMERCIO Ore 16.30 in Sala Convegni

Nel 30° anniversario:"Oltre il muro" Mariapia De Conto

Stefano Zangrando

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trent’anni dalla caduta del Muro di Berlino, la memoria può guardare da entrambi i versanti, l’est e l’ovest di quel cielo che è stato per lungo tempo diviso, ma l’esperienza della vita chiedono di guardare in una sola direzione, quella della verità dell’esistenza. Mariapia De Conto con il romanzo "Il silenzio di Veronika" e Stefano Zangrando con il "Fratello minore. Sorte, amori e pagine di Peter B" sono i protagonisti

dell’incontro "Oltre il muro" che si tiene il 19 alle 16.30 in Camera di Commercio, Sala Convegni; presenta Anna Vallerugo.

Con un percorso che ricostruisce il passato gli autori portano alla verità del presente. L’opera di Zangrando si ispira a una storia vera quella di Peter B. che si svolge a Berlino (l’autore conosce bene la città che frequenta abitualmente), nel periodo prima e dopo la caduta del muro;

quella della De Conto è ambientata pure a Berlino. Nel libro si racconta della vita di Veronika, dei suoi familiari e delle persone attorno a lei nel regime della DDR fino alla caduta del muro e il passaggio a ovest per assaporare la libertà.

Per scrivere il libro la De Conto si è trasferita per un periodo a Berlino est, in un vecchio edificio della DDR, per identificarsi, per studiare, documentarsi, entrare in quel mondo. Entrambe le storie so-

no a cavallo della caduta del muro e portano le contraddizioni nella vita di prima e di dopo quell’evento storico, ma anche le attese e le speranze.

Stefano Zangrando (Bolzano 1973) è docente, autore e traduttore. Nel 2009, il riconoscimento Nuove leve del Premio italo-tedesco per la traduzione letteraria. Tra le sue opere narrative Quando si vive (Keller, 2009) e Amateurs (Alpha Beta, 2016). Il su ultimo libro è Fratello minore. Sorte, amori

BIBLIOTECA CIVICA Ore 16.30 in Sala Incontri

Carezze in Rima per il 20° "Nate per leggere"

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nche quest’anno San Vito sarà presente al festival del libro "Pordenone legge" grazie ad un’importante realtà presente nel territorio e guidata dalla sanvitese Roberta Garlatti che ne è referente e coordinatrice regionale: Nati per Leggere.

L’iniziativa, che ha ormai 20 anni di storia si presenta al Festival in uno spazio più ampio, per celebrare questo importante compleanno.

Nati per leggere è un’equipe di professionisti, neurologi,

psicologi, pediatri, bibliotecari ed esperti del settore editoriale che, avvalorati da numerosi studi internazionali, si impegnano a trasmettere il valore e l’importanza della lettura in fase neonatale e nei primi tre anni di vita. In questo fase infatti, spiega Roberta Garlatti, l’essere umano sviluppa abilità cognitive ed emotive, impara ed acquisisce abilità attraverso la narrazione, la voce dell’adulto, ed instaura con esso legami emotivi ed affettivi, fonda-

mentali per la sana crescita dell’individuo. "Non è un fatto culturale-sottolinea la Garlatti - è una questione di salute, sociale. In questo il Friuli è la regione più sviluppata dal punto di vista delle iniziative e dei risultati prodotti in vent’anni di lavoro, che ora mostrano i propri frutti, dall’osservazione degli adolescenti e dei giovani i cui genitori hanno aderito a questa "offerta formativa".

Un osservatorio nazionale seleziona le pubblicazioni

per i neonati che sono disponibili in sezioni apposite delle biblioteche aderenti, tra le quali quella di San Vito.

Il titolo del calendario di eventi proposti in occasione di Pordenone Legge è "Il vento dei venti".

Giovedì 19 settembre alle 16.30 ci sarà un primo incontro, "Carezze in rima", dedicato ai bambini dai 6 mesi ai 5 anni; un appuntamento speciale con i più bei libri e le storie più amate che hanno accompagnato e fatto cresce-

Roberta Garlatti re tanti bambini e bambine durante questi vent’anni di Nati per Leggere, nella saletta Degan della Biblioteca Civica di Pordenone. Contestualmente ci sarà un’ esposizione di libri selezionati dall’Osser-

e pagine di Peter B. (Arkadia, 2018).

Mariapia De Conto è una specialista di letteratura per ragazzi, promuove letture animate e conduce incontri con l’autore. Nel 2009 ha esordito con il suo primo romanzo "Come rondini in volo" (ed.

Lineadaria). Dopo, nove anni il suo secondo romanzo è "Il silenzio di Veronika" (Ed. Santi Quaranta 2018) ambientato a Berlino.

L.F.

vatorio Editoriale NpL, a cura della Libreria Baobab, nel chiostro della stessa Biblioteca intitolata "Venti libri e venti autori nati per essere letti".

Domenica 22 settembre alle 10.30 invece è previsto un incontro con gli autori Massimiliano Tappari e Chiara Carminati che racconteranno il percorso di ideazione e costruzione del libro, per scoprire che un libro non è solo un oggetto da leggere, ma diventa strumento di relazione, performance, gioco di movimenti, occasione di coccole, massaggi e solletico. L’incontro è rivolto in modo particolare a mamme, papà, educatori e adulti interessati.

AUDITORIUM DELLA REGIONE Ore 17

#Cucitialcuore:Diario di un padre fortunato

Cristina Savi

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ucitialcuore: Diario di un padre fortunato". Un titolo che riprende l’hashtag utilizzato sulla pagina Facebook e Instagram: social seguiti da migliaia di persone, post quotidiani che ora sono diventati un libro (Ultra- Lit edizioni).

Scritto da un giovane padre (Francesco) con un figlio speciale (Tommi, rigorosamente con la i), un racconto

pieno d’amore che giovedì 19 settembre, alle 17, approderà a pordenonelegge, nell’auditorium della Regione (presenta Cristina Savi ndr.).

Sarà lo stesso autore, Francesco Cannadoro, a raccontare la sua "battaglia contro il drago" e di come l’amore può vincere sul destino. E’, il suo, un viaggio sorprendentemente leggero nel cuore di un ragazzo cresciuto senza genitori che sognava di avere una famiglia, ben presto alle prese con la disabilità di un figlio affetto da una patologia sconosciuta e degenerativa.

Una storia semplice, reale, al centro il piccolo Tommi, quel sogno che per Francesco è diventato realtà. Con umorismo e ironia, Cannadoro racconta le sue paure, le sue perples-

Papà Francesco e la battaglia contro "il drago" del suo piccolo Tommi: una storia che ha commosso la rete ora è diventata un libro sità, la rabbia. Ma anche le gioie quotidiane e il grazie alla vita per questo figlio ("a volte penso che vada bene così- scrive - perché ora che conosco Tommi e che l’ho vissuto, che mi ha insegnato un sacco di cose e mi ha fatto innamorare come mai lo sono stato nella mia vita...").

Un padre e una madre forti, un amore grande che diventa

luce con cui inondare un figlio che cerca di conquistarsi anche un solo giorno in più nel mondo. Sarà, quello di Francesco, un messaggio intenso e colmo di speranza, soprattutto per i genitori che come lui combattono la lotta quotidiana contro quel drago: non a caso l’incontro è co-organizzato da associazioni e realtà che a battaglie simili sono abituate: Le Petit Port Fondazione pediatrica Pordenone, Associazione italiana leucemie (Ail) Pordenone e Ssd Assistenza domiciliare, Terapia del dolore e Cure palliative pediatriche - Aas5 "Friuli Occidentale".

Cristina Savi

"Tommi mi ha fatto innamorare come mai lo sono stato nella mia vita"

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SPECIALE

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CONVENTO SAN FRANCESCO Ore 17

Giovedì 19 settembre

"Vino all’ombra" in onore di Chino Ermacora

Loggia del Municipio ore 17

I quartieri e le realtà associative A questo incontro dedicato ai "Quartieri e le attività associative" partecipano Guido Guerzoni e Vittoria Ravagnolo, presenta Valentina Gasparet. Per il terzo anno il Comune di Pordenone - Assessorato alla Cultura - e Pordenonelegge propongono un progetto specifico dedicato al territorio: nella primavera si sono tenute varie serate nei quartieri centrate sui 20 anni di Pordenonelegge con l’intento di tracciare una "fotografia" della città a partire dalla sua "linfa" vitale, le associazioni di quartiere, che ne compongono il più vivace tessuto. "Che si fa stasera? Le attività delle associazioni nei quartieri. Gli ultimi vent’anni e oggi" titolava il progetto che, attraverso interviste guidate, voleva sondare i cambiamenti sociali e culturali avvenuti negli ultimi vent’anni, tanti quanti quelli di Pordenonelegge. Il risultato dei confronti viene reso noto proprio in questa serata.

N

el 1935, al termine d’una lunga peregrinazione culturale ed enogastronomica dal Trevigiano a Trieste, attraversando l’intero Friuli-Venezia Giulia, l’intellettuale friulano Chino Ermacora (1894-1957), fondatore nel 1924 della celebre rivista "La Panarie", raccolse tutti i suoi appunti di viaggio e li condensò in un fortunato e prezioso volume che intitolò "Vino all’ombra", da poco riedito da Dario De Bastiani di Vittorio Veneto.

Il viaggio fu lento, compiuto con disponibili amici - per cui i piatti e i vini gustati s’intrecciavano a interessanti considerazioni sui prodotti e le tradizioni dei vari luoghi - quasi sempre presente l’artista tre-

vigiano Sante Cancian (19021947) che lasciò a Ermacora molti disegni sui luoghi visitati e che impreziosirono il volume, di cui l’edizione De Bastiani è fedele copia anastatica.

Come sottolinea Giampiero Rorato nell’introduzione, quest’opera è non solo lo specchio della vita veneta, friulana e giuliana negli anni fra le due guerre, poiché è anche la storia di paesi, di piccoli borghi, di vecchie osterie di campagna, del vivere della gente, della cultura del popolo, degli alimenti più diffusi e usuali in quegli anni e di quello che i viaggiatori trovavano sulle tavole delle osterie e trattorie di campagna e di città, molto delle quali spari-

Giampiero Rorato te anche dalla memoria.

Per quanto riguarda il Pordenonese, Ermacora e i suoi amici, oltre a fermarsi per un pranzo dalla celebre "Catina" d’allora, vanno a Polcenigo (Trattoria al Gorgazzo), a Sacile (visitano la "fiera canora"), Aviano (Osteria di Cencio), Maniago (Locanda Montenegro) e Vicinale di Pasiano (Osteria alla Frasca).

Da uomo di vasta cultura, Chino Ermacora intreccia le sue annotazioni con riferimenti storici, citazioni di autori latini, acute osservazioni sociali, per cui il volume continua ad essere non solo un

Bepi Pucciarelli serio libro di storia, conservando anche, grazie ad una piacevolissima scrittura, piena attualità.

"Vino all’ombra", viene presentato dallo scrittore e giornalista Giampiero Rorato, direttore della rivista Fuocolento, intervistato da Bepi Pucciarelli, giovedì 19 settembre alle ore 17, Sala Conferenze del Convento San Francesco (Piazza della Motta).

Gianandrea Rorato

CONVENTO SAN FRANCESCO Ore 18 in Saletta

"Il futuro è bambino.Storie di una casa famiglia" l’ultimo libro di Giuseppe Ragogna per i 25 anni dell’Arcobaleno di Porcia

"I

l futuro è bambino.

Storie di una casa famiglia" è il titolo del libro scritto dal giornalista scrittore Giuseppe Ragogna, in occasione dei 25 anni di fondazione, dell’Associazione di Volontariato L’Arcobaleno Onlus di Porcia. Viene presentato al’interno di Pordenonelegge, giovedì 19 settembre, ore 18, nella saletta del Convento di San Francesco.

Nel libro sono raccontate le testimonianze di persone e istituzioni, che si sono spese e si spendono per dare una risposta a bisogni del territorio, con l’accoglienza e la cura dei bambini in situazione di disagio familiare. È anche una storia dalla quale emergono la gratuità e la determinazione di una comunità, che ha permesso di dare un futuro a centinaia di bambini e famiglie in difficoltà.

Una testimonianza dell’attività di accoglienza dei più piccoli, del disagio vissuto, di un mondo d’affetto possibile Fabia Mellina Bares

Carla Taffarel

Il confronto tra i tre relatori, Giuseppe Ragogna, Fabia Mellina Bares e Carla Taffarel, che porteranno le proprie esperienze, vuole offrire la testimonianza riguardo l’attività di accoglienza, cercare di capire meglio il fenomeno del disagio sociale e gli effetti delle crisi familiari sui più piccoli. È anche un modo per invitare le persone all’ascolto e alla riscoperta dell’umanità

nelle relazioni, come possibile risposta al bisogno.

Durante l’incontro, organizzato in collaborazione con Associazione di Volontariato "L’Arcobaleno-Onlus" - Porcia, saranno proposte delle letture inerenti "Il futuro è bambino" e degli intermezzi musicali.

Giuseppe Ragogna giornalista, già vicedirettore del quotidiano Il Messaggero Veneto,

Giuseppe Ragogna è autore di alcuni libri di storia locale e di saggistica. Ha pubblicato reportage di viaggio per dar voce al volontariato. Recente il suo "Un soffio di umanità", con il quale ha avviato un progetto con le scuole in Kenya. Il libro di quest’anno, "Il futuro è bambino", raccoglie esperienza di vita in una Casa famiglia.

Fabia Mellina Bares è Garante per i diritti della persona

della regione Fvg dal 2014. È da sempre impegnata sui temi dei diritti umani con particolare interesse ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, alla tutela e promozione dei diritti dei soggetti più vulnerabili. Nella sua esperienza professionale è stata giudice onorario presso la Corte d’Appello di Trieste, sezione minorenni.

Carla Taffarel è educatrice

presso l’Associazione L’Arcobaleno-onlus di Porcia. Con l’Equipe Educativa segue i progetti personalizzati dei ragazzi preadolescenti, realizzando attività libere e strutturate finalizzate allo sviluppo delle competenze relazionali e sociali. Referente dell’area Affido Familiare, cura le attività di sensibilizzazione e di formazione rivolte alle persone che si avvicinano a questo strumento di sostegno alla famiglia.

Lorenzo Ferman

CAPITOL Ore 18 nell’ex Cinema

Parole al buio:prove d’ascolto ad occhi chiusi

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na presentazione al buio: non poteva essere più pertinente quella di "Più forte di ogni addio" l’ultimo libro di Enrico Galiano, pordenonese, il "prof che tutti vorrebbero avere" ma anche uno scrittore di successo. Uno che ha un feeling facile con i giovani.

Il contatto con l’Unione italiana ciechi di Pordenone è nato non solo per narrare ma anche per coinvolgere nella storia di Michele, il protagonista cieco del suo libro.

Come mai l’Unione ciechi?

Ho pensato a loro per l’idea di fare delle letture al buio di alcuni passi della storia. Noi proporremo delle letture e in alcuni momenti chiederemo al pubblico di chiudere gli occhi. Ci saranno anche mo-

menti musicali con il gruppo "D’altro canto" in cui suona un mio amico cieco. Ci saranno brani di parole e brani musicali. L’obiettivo è far sperimentare a chi verrà a sentirci in che modo e con quale intensità parole e musica arrivano a chi non vede.

L’Unione ciechi è molto attiva su questo fronte.

Sì, organizza concerti al buio e lezioni al buio, che sono poi delle cene con camerieri ciechi. Vi ho partecipato ed è una sensazione, lo ammetto, non confortevole. Ma è importante per capire e condividere quello che per un cieco è la normalità.

Ha detto noi facciamo letture. Chi leggerà?

Diciamo: per il momento io.

Ma penso anche ai miei ragazzi. Vediamo a scuole iniziate.

Come ci si prepara a scrivere una storia che ha per

protagonista un cieco?

Ho un amico fisioterapista cieco, suona anche nella band che si esibisce con noi. Lui è stato molto importante, una vicinanza che continua da tempo. Diciamo che il 33 per cento del libro è stato possibile grazie a lui e ai suoi racconti di vita quotidiana, un 33 per cento è venuto dal mio studio e dai libri sull’argomento, l’ultimo 33 per cento è metodo Stanislavkij: da scrittore ho cercato di immedesimarmi e di scrivere immaginando reazioni e sensazioni da cieco. Ho chiesto di leggere la bozza al mio amico e poi anche ad altre persone cieche, pregandole di avvisarmi se avevo preso qualche cantonata. E qualcosa hanno trovato...

Perché un prof continua a scrivere e perché uno scrittore continua a insegnare?

Non vorrei sembrare troppo filosofico ma è perché entram-

ENRICO GALIANO

I ragazzi? "La mia scrittura sarebbe impoverita senza di loro come lo sarebbe la vita"

be sono due grandi vocazioni senza le quali mi sentirei come un calciatore a fine carriera. Potrei vivere senza insegnare ma non voglio. Senza contare che i ragazzi sono un grandissimo deposito di storie per i miei libri. La mia scrittura sarebbe impoverita senza di loro come lo sarebbe la vita. I ragazzi hanno il potere straordinario di farti sentire vivo.

Nel libro c’è scritto: "Tutti avrebbero bisogno di coraggio". Per fare che?

Spesso le nostre vite tendono a inscatolarsi, a correre su bi-

nari che ci portano dove noi non sembre abbiamo voglia di andare. Allora capita quelle due tre volte nel corso di un’esistenza che, se non scarti in curva, ti trovi nella infelicità. E’ capitato alla protagonista del libro, Nina, che non ha trovato il coraggio di farlo. Per questo gira con delle mollette rosse che usa per lanciare segnali di incoraggiamento a chi dovrebbere fare qualcosa e non ha il coraggio. Scrive "chiamala" ad esempio...

E anche questo appuntamento è un bel richiamo.

Simonetta Venturin

15 Settembre 2019

SPECIALE Giovedì 19 settembre

ASOR ROSA -CACCIARI

Teatro Verdi ore 18.30 - Alberto Asor Rosa - Massimo Cacciari introdotti da Gian Mario Villalta “L’anticipazione del nostro destino: Machiavelli e l’Umanesimo”

OMAGGIO A TAVAN

Loggia del Municipio ore 19 e 21 Due appuntamenti per ricordare il poeta Federico Tavan

Teatro Verdi ore 10 al Ridotto

Bruno Bertoldi l’ultimo soldato di Cefalonia ancora vivente, insieme a Filippo Boni narra la sua storia: prima la guerra sull’isola, poi il campo di concentramento a Mink in Bielorussia, da dove fa ritorno a casa solo nel Natale del 1945. Lui alto 1,80 mt ridotto a soli 40 chili di peso.

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CAMERA DI COMMERCIO Ore 20.30 in Sala Convegni

Imprese di comunità: innovazione partecipazione e sviluppo locale

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a gran parte dei beni e dei servizi che acquistiamo e poi usiamo o consumiamo sono prodotti da imprese. Chiamiamole pure anche aziende, ditte, società.

Il sistema economico attuale si regge su questa specifica forma organizzata di produzione che tutti noi conosciamo.

In Friuli Venezia Giulia, stando agli ultimi dati, di imprese attive se ne contano 90mila, una ogni 13,5 residenti. Si differenziano tra loro per natura giuridica (alcune sono imprese di capitali, altre di persone, altre ancora individuali), dimensioni (grandi, medie, piccole, micro), per settore pro-

Pier Angelo Mori duttivo (agricoltura, industria, servizi), ecc..

Ma alcune imprese si contraddistinguono anche per altri due fattori: forniscono un beneficio alla comunità (quindi, in modo diretto o in-

Jacopo Sforzi diretto, rispondono agli interessi degli abitanti di un territorio circoscritto) e permettono ai membri della comunità di partecipare alla loro gestione. Sono le cosiddette "imprese di comunità", un tipo di

impresa nuovo e antico allo stesso tempo. Infatti esistono da diversi secoli, da prima ancora che si sviluppasse l’impresa moderna, e alcune sono giunte fino ai nostri giorni. Parallelamente ne stanno sorgendo di nuove, prevalentemente nella forma giuridica di cooperativa, per rispondere a bisogni della comunità che nessun altro tipo di impresa si propone di soddisfare.

Il tema, di estrema attualità, pone una serie di domande: quali sono oggi le imprese di comunità? Quante sono? Godono di un chiaro riconoscimento giuridico? Come riescono a sopravvivere in un mercato altamente competitivo? Pordenonelegge offre

Paolo Tomasin l’interessante opportunità di rispondere a queste e altre domande discutendone con due esperti, Pier Angelo Mori e Jacopo Sforzi, autori del volume intitolato Imprese di comunità. Innovazione istituzionale, partecipazione e sviluppo locale (Milano, Mulino).

L’incontro, moderato dal sociologo Paolo Tomasin, è previsto nella giornata di giovedì 19 settembre alle ore 20.30 nella Sala convegni della Camera di Commercio di Pordenone.

P.T.

TEATRO VERDI ore 20.30 al Ridotto

La scommessa cattolica per il futuro

M

auro Magatti sociologo ed economista, professore ordinario alla Cattolica di Milano, ha un importante bagaglio di docenza in Italia, a Parigi, Buenos Aires, Città del Messico, Berlino, Kyoto. Attualmente è permanent Research Fellow del Centre for Etichs and Culture della Notre Dame University(USA). Tra i tanti incarichi è membro del consiglio di amministrazione dell’Istituto L. Sturzo di Roma. Ha pubblicato monografie e sag-

Venerdì 20 settembre

L’ultimo di Cefalonia

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Mauro Magatti

gi per tante agenzie UE, MIUR, Ministero del lavoro, Regione Lombardia, Caritas italiana, Fondazione Cariplo, Pastore, Agnelli, Edison, Banca Intesa. Aggiungiamo che fa parte del Comitato scientifico del Cortile dei Gentili, editorialista del Corriere della sera e di Avvenire.

Fresco di stampa, 22 agosto ed edito da Il Mulino, è il saggio La scommessa cattolica, scritto con Chiara Giaccardi è stato presentato al recente meeting di Rimini.

Mauro Magatti in un testo al-

tamente significativo nell’attuale momento storico si pone molteplici quesiti: "C’è ancora posto per domande che non si esauriscano nelle promesse della tecno-scienza?

Che futuro ha una modernità che recida completamente il dialogo con la religione?

In questa cornice, all’inizio del XXI secolo, la scommessa cattolica non è allora né quella di rincorrere qualcosa che starebbe davanti - la piena affermazione della modernità, con tutti i suoi successi - né di inseguire un sogno di restau-

CINEMAZERO Ore 10 in Sala Grande

Scrivere di cinema,Premio Alberto Farassino la premiazione dei ragazzi vincitori

Storia di Pordenone Palazzo Montereale Mantica ore 11.30

Tutta la classe del vincitore premiata con un evento formativo loro dedicato all’interno del festival Le Voci dell’Inchiesta

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ertamente un appuntamento da non mancare, durante il Festival, di Pordenonelegge è la finale del Concorso Scrivere di Cinema Premio Alberto Farassino,promosso da Cinemazero, Fondazione pordenonelegge.it, il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici italiani e MYmovies.it. Il Premio, dedicato ai ragazzi che vogliono sperimentare il difficile ruolo del critico cinematografico, sarà venerdì 20 settembre alle 10, nella Sala grande di Cinemazero.

Anche quest’anno i ragazzi incontreranno un testimonial del Cinema, che racconterà la sua vita e la sua passione per il mondo cinematografico, dove quando scatta l’imprinting, non riesci più ad abbandonarlo. Così ci ha raccontato lo scorso anno Lucia Mascino, attrice marchigiana di teatro, cinema e tv, che ha lasciato la facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali, per la magia del teatro e del cinema.

Le recensioni delle sezioni Young Adult e Under 25 sono state valutate da una giuria nazionale, composta da critici

razione e rinnovata centralità - cullandosi nella nostalgia di un passato ormai perduto.

Ai cattolici muovere i primi passi di una via nuova, recuperando la consapevolezza di avere qualcosa di inaudito da dire.

Cosa manca a questo tempo?

"Qualcosa di prezioso per il nostro futuro comune".

professionisti - Giorgio Viaro (direttore del magazine Best Movie e dei siti Bestmovie.it e Bestserial.it direttore artistico del Cine&Comic Fest di Genova), Enrico Magrelli (critico cinematografico, conduttore di Hollywood Party su Radio3, vicedirettore di Bif&St di Bari), Marco Contino (critico del Mattino di Padova, La Nuova Venezia, la Tribuna di Treviso) e presieduta da Viola Farassino (costumista per il cinema, la televisione e il teatro).

Scrivere di Cinema Premio Alberto Farassino è l’unico concorso nazionale di critica cinematografica per giovani presente in Italia, rivolto a tutti i giovani di età compresa tra I 15 e I 25 anni.I primi tre classificati per entrambe le sezioni di gara entreranno a far parte di una redazione che collaborerà con Minima&Moralia e con Mymovies.it.

I vincitori della sezione under 25 vivranno l’esperienza di inviati al Far East Fim Festi-

Auditorium Istituto Vendramini, ore 11.30 Fa eco al precedente appuntamento l’incontro al Vendramini dedicato a: "I film che ho letto (e i libri che vorrei vedere) con Valia Santella, conducono Enrico Magrelli e Dario Zonta.

Quante volte avete scoperto un libro grazie a un film?

E quante volte è successo il contrario?

val di Udine, dove dovranno recensire I film in programma per MYmovies. Scrivere di Cinema fornirà ai neo- redattori anche un carnet di ingressi al cinema.

Infine verrà assegnato il Premio Mediateche FVG, rivolto agli studenti delle Scuole Secondarie di II grado della Regione FVG. Una giuria, composta dai responsabili dell’attività didattica delle quattro mediateche della regione e da un rappresentante di quattro scuole secondarie di secondo grado del territorio sarà chiamata a premiare la migliore recensione del FVG. La classe del vincitore sarà premiata con un evento formativo loro dedicato, all’interno del festival Le Voci dell’Inchiesta.

Fiorenza Poletto

Fulvio Comin Il giornalista pordenonese Fulvio Comin presenta al Palazzo Montereale Mantica, in collaborazione con la Biblioteca dell’Immagine, "Storia di Pordenone".

Racconta della nostra città isola asburgica in mezzo al Patriarcato di Aquileia. Presa da Venezia, ripresa dagli Asburgo. Per breve tempo feudo dei d’Alviano. Porto fluviale, in costante contatto con Venezia, città di commerci, di cultura, polo industriale ai giorni nostri. mlga

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festa del libro con gli autori 18-22 settembre 2019 Rassegna Stampa 19 Settembre A cura di

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festa del libro con gli autori 18-22 settembre 2019 Rassegna Stampa 20 Settembre A cura di

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20 Settembre 2019

PAESE :Italia

AUTORE :N.D.

PAGINE :32 SUPERFICIE :90 %

20 settembre 2019 - Edizione Pordenone

Tutti i diritti riservati

20 Settembre 2019

PAESE :Italia

AUTORE :N.D.

PAGINE :33 SUPERFICIE :84 %

20 settembre 2019 - Edizione Pordenone

Tutti i diritti riservati

P.1

20 Settembre 2019

PAESE :Italia PAGINE :55 SUPERFICIE :69 %

20 settembre 2019 - Edizione Pordenone

AUTORE :N.D.

GINE :29,38-39

PERFICIE :102 %

20 Settembre 2019 AUTORE :N.D. PAESE :Italia

AUTORE :N.D.

PAGINE :38 SUPERFICIE :60 %

20 settembre 2019 - Edizione Friuli

Tutti i diritti riservati

P.1 Tutti i diritti riservati

PAESE :Italia

20 Settembre 2019

AUTORE :N.D.

PAGINE :29,39 SUPERFICIE :135 %

20 settembre 2019 - Edizione Pordenone

PAESE :Italia

AUTORE :N.D.

PAGINE :29,39 SUPERFICIE :135 %

20 settembre 2019 - Edizione Pordenone

Tutti i diritti riser

Tutti i diritti riservati

P.

20 Settembre 2019

PAESE :Italia PAGINE :2 SUPERFICIE :48 %

20 settembre 2019 - Edizione Pordenone

AUTORE :N.D.

20 Settembre 2019

PAESE :Italia

AUTORE :N.D.

PAGINE :3 SUPERFICIE :48 %

20 settembre 2019 - Edizione Pordenone

Tutti i diritti riservati

20 Settembre 2019

PAESE :Italia PAGINE :4 SUPERFICIE :77 %

20 settembre 2019 - Edizione Pordenone

AUTORE :N.D.

20 Settembre 2019 PAESE :Italia PAGINE :6 SUPERFICIE :64 %

20 settembre 2019 - Edizione Pordenone

AUTORE :N.D.

20 Settembre 2019 PAESE :Italia PAGINE :46-47 SUPERFICIE :48 %

20 settembre 2019

AUTORE :N.D.

20 Settembre 2019

PAESE :Italia PAGINE :47 SUPERFICIE :57 %

20 settembre 2019

AUTORE :N.D.

20 Settembre 2019 PAESE :Italia PAGINE :48 SUPERFICIE :59 %

20 settembre 2019

AUTORE :N.D.

20 Settembre 2019 PAESE :Italia PAGINE :49 SUPERFICIE :56 %

20 settembre 2019

AUTORE :N.D.

20 Settembre 2019

PAESE :Italia

AUTORE :N.D.

PAGINE :42 SUPERFICIE :55 %

20 settembre 2019

Tutti i diritti riservati

20 Settembre 2019

PAESE :Italia PAGINE :43 SUPERFICIE :68 %

20 settembre 2019

AUTORE :N.D.

20 Settembre 2019 PAESE :Italia

AUTORE :N.D.

PAGINE :15

Vita nuova

SUPERFICIE :102 %

20 settembre 2019

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