01. Claudio Cingoli fotografato da Francesco Calabretto
come racconta lo stesso Cingoli: “Nel 2003 sono passato al cinema con un cortometraggio intitolato Sciare de Focu, le strade del fuoco, una versione acida della ricerca sulle origini del male. Sitrattadiunfilmnonparlato,incuihocercatodidaregrandissima importanza ai suoni e di curare al meglio la fotografia e la produzione”. Ed in effetti il corto risucchia lo spettatore in un viaggio attraverso gli abusi, scegliendo una bellezza luciferina interamente vestita di bianco come accompagnatrice privilegiata. Non vi è alcuna scena di violenza in questi sei minuti di filmato, ma l’ottimo lavoro di sceneggiatura, l’equilibratissima costruzione formale così come la post produzione di immagini e suoni contribuiscono a farne un video a metà strada fra Abel Ferrara e Gabriele Salvatores. “Gli anni passati a dirige pubblicità mi hanno insegnato il giusto compromesso per capire quanto fosse importante curare la fotografia e i colori, come lavorare sulle inquadrature e chiudere un take su un primo piano. Dopo tutti questi anni ho una certa facilità nel trovare velocemente le inquadrature giuste... l’attenzione per il dettaglio ti permette di trovare sempre quel che ti serve”. Altre esperienze fondamentali sono state quelle con Video Music (dove conduce oltre 300 puntate di Segnali di Fumo) e quella del gruppo Punk On Crest, versione assai melodica direttamente derivata del suono del 1977. “Segnali di Fumo è stato una forte spinta a cedere ai miei deliri punk” – ricorda Claudio – “perchè ho sempre avuto il sogno di riproporre quel genere nella sua
forma originaria. Avevo già scritto dei pezzi che però dovevo musicare, quindi mi sono messo con dei veri professionisti per dar vita a questo progetto. Non siamo mai usciti con un cd ufficiale, ma facemmo qualcosa che a quei tempo non era ancora in uso, masterizzammo una decina di brani su un cd-r grazie all’uso dello studio di registrazione a Video Music. Al pomeriggio, dopo aver finito la trasmissione, ci dedicavamo alla musica, peccato che tutto sia finito dopo due anni, due coma etilici e cinque arresti”. Celebrazione di un desiderio è poi stata la presentazione dei Sex Pistols all’Acquatica, in occasione della reunion. “A un certo punto Johnny Rotten fu costretto ad interrompere il concerto perchè la loro brutta performance aveva fatto imbestialire il pubblico. Ci volle un mio intervento sul palco per convincere quella folla a farli tornare in azione, e quella sera lo stesso Rotten mi ha firmato un piatto per ringraziarmi. È dal ‘96 che lo tengo ancora conservato a casa”. A questo punto non restava che cimentarsi col giornalismo, e Cingoli lo fa nella maniera più diretta e intransigente possibile, infiltrandosi nelle notti bresciane e napoletane per scoprire le connessioni fra camorra, cocaina, giovani e mondo del lavoro. Ne vengono fuori due dossier coraggiosi ed incisivi, lontani da alcuna edulcorazione e rivelatori di un’Italia talmente sotterranea da risultare invisibile. “Con Cocaina, che venne programmato da RAI3, lo scopo ultimo era quello di dimostrare che questo stupefacente non viene usato solo come additivo per andare a troie, anche come una medicina per lavorare in due cantieri differenti e permettersi di avere una casa e una famiglia. Per molte persone si tratta di una medicina che ti aiuta a sopportare la fatica e la nostra inchiesta l’abbiamo realizzata a diretto contatto con gli spacciatori”. Oggi Claudio Cingoli è pronto a cimentarsi in un’altra avventura cine-giornalistica, quella immaginata per Expo 2015 e volta a riscoprire la città di Milano attraverso una “docufilmfiction”. Sarà un progetto molto particolare, mai realizzato prima, che utilizzerà una commistione di formati differenti e che prevede dei veri salti nel tempo.