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N.1 – Gennaio 2017

Resilienza: rinascere dopo le catastrofi di Paolo Salvatore Polizzi

Il termine “Resilienza” deriva dal latino resalio (rimbalzare, saltare indietro) e comprende diversi significati, dato che viene usato in fisica, in ingegneria, in informatica, in economia, in sociologia oltre che in biologia e psicologia. Riferito alla psiche umana questo termine indica la capacità che hanno gli individui ed i sistemi familiari e sociali di ricostruire una propria esistenza e normalità dopo aver patito per eventi e cambiamenti traumatici. Si tratta, com’è ovvio, di una caratteristica presente in misura diversa in ogni singola persona e nelle culture di ogni epoca tanto che uno studioso come G. E. Richardson la ritiene fondamentale per la crescita dell’essere umano. L’argomento è di quelli che riguarda tutti, perché nel corso della vita è inevitabile la sfida posta dal cambiamento derivante da situazioni negative o positive come ad esempio in caso di violenze, lutto e separazione, pensionamento, perdita del lavoro e dello status sociale, trasferimento o emigrazione, catastrofi naturali e malattie invalidanti, promozioni scolastiche e di carriera, progetti matrimoniali e nascita di un figlio. Solo di recente, precisamente dall’inizio degli anni Ottanta, diversi ricercatori hanno iniziato ad indagare in modo sistematico le risposte messe in atto dalla psiche in circostanze come quelle elencate sopra allo scopo di individuarne i punti di forza e ridimensionare la vulnerabilità umana. Una buona sintesi delle ricerche più significative è riportata nel libro “Valutare la resilienza”

edito dalla Carocci e scritto dagli psicologi A. Laudadio , L. Mazzocchetti e F.J. Fiz Pérez che operano nel settore della formazione e dello sviluppo personale e professionale. Lo stesso argomento viene trattato con un approccio più narrativo e pratico dalla docente dell’Università di Bologna E. Malaguti, pedagogista psicologa e psicoterapeuta, nel suo libro “Educarsi alla resilienza” pubblicato dalla Erickson. Alcuni studiosi spostano il baricentro del problema dall’evento stressante al soggetto che lo vive e ne dà una particolare interpretazione, in pratica questo significa che in presenza di situazioni generalmente considerate gratificanti, come ad esempio un avanzamento di carriera, potranno verificarsi dei casi di destabilizzazione e sofferenza, mentre una perdita o una separazione potrebbe indurre una maturazione ed un potenziamento interiore. I dati di diversi studi confermano che solo una minoranza di persone sottoposte a traumi sviluppa successivamente un sofferenza psichica probabilmente anche per un preesistente stato di vulnerabilità.

Cosa può renderci più resilienti ? Generalmente gli studiosi ritengono che gli individui più dotati di resilienza possiedano ben sviluppate alcune precise qualità come l’autonomia di pensiero, una buona dose di creatività e umorismo, capacità di iniziativa, una convinta adesione a dei principi morali ed altre ancora. In definitiva una persona altruista, flessibile,


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