Polizia Penitenziaria - Novembre 2015 - n. 233

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Pasquale Salemme Segretario Nazionale del Sappe salemme@sappe.it

Nelle foto: sopra e accanto al titolo Milena Quaglini al centro Mario Fogli a destra Giusto Dalla Pozza

Polizia Penitenziaria n.233 novembre 2015

crimini e criminali

La vedova nera: Milena Quaglini Perché io sopportavo, sopportavo, finché non mi facevano qualcosa di intollerabile che mi faceva esplodere”. Sarebbe questa la frase utilizzata da Milena Quaglini, nel corso del processo, per giustificare il suo istinto assassino. Domenica 2 agosto del 1998, intorno alle 16,00 arriva una chiamata al 112 della compagnia dei Carabinieri di Stradella, un piccolo comune dell’Oltrepò Pavese: “ho ammazzato mio marito”, è la voce di una donna.

legargli le mani e i piedi con la corda delle tapparelle; l’uomo però si sveglia e cerca di reagire, ma è legato e cade dal letto. Milena allora lo colpisce alla testa con un abat-jour ed inizia a tirare con forza la corda finché il marito cessa di respirare. In casa, ci sono le due figlie che non si sono accorte di niente. Milena aspetta qualche ora, poi prende il corpo del marito e lo trascina sul balcone. La donna, dopo la scoperta del cadavere, viene arrestata e rinchiusa nel carcere di Pavia.

riemergere. E’ una donna psicologicamente labile, ossessionata dai problemi economici e che cerca di arrangiarsi, per sbarcare il lunario, facendo ogni tipo di lavoro (cameriera, cassiera, badante e donna delle pulizie), ma molto spesso gli impieghi hanno durata breve a causa delle avance che puntualmente arrivano dai datori di lavori e che spesso si trasformano in violenze e botte. Si risposa con un uomo, Mario Fogli, da cui ha due bambine.

Il vice brigadiere, addetto al centralino, intuisce che non si tratta di uno scherzo e le chiede se vi siano altre persone in casa. La donna riferisce che ci sono le due figlie, ma che non si sono accorte di nulla. Il carabiniere chiede di parlare con una delle due bambine e nel frattempo invia una pattuglia al domicilio della donna. Nel mentre continua la conversazione, la donna lascia la cornetta del telefono al carabiniere, che nel frattempo era arrivato nell’abitazione, che conferma la presenza di un cadavere sul balcone della casa. La sera prima, la donna, dopo aver bevuto due bicchieri di brandy, aspetta che il marito si addormenti per

Ma perché la donna ha compiuto un delitto così efferato e, soprattutto, chi è Milena Quaglini? Milena è nata a Mezzanino, nei pressi di Broni (Pavia), nel 1957, il padre era un alcolista, spesso quando rientrava in casa picchiava lei e la sorella: “Una prigione senza felicità”, così definirà la sua casa paterna nel corso del processo. A 19 anni scappa di casa e dopo poco si sposa con il suo primo marito, l’unica persona di cui afferma di essere stata veramente innamorata, il quale, dopo qualche anno, muore di diabete, lasciandole un figlio: da questo momento Milena cadrà in uno stato di depressione e alcolismo dal quale ben poche volte riescirà a

Con lui litiga spesso, si sente oppressa. Spesso la picchia e lei lo denuncia più volte per le violenze subite sino a quando non decide di separarsi e di andare ad abitare ad Este, in provincia di Padova, con la seconda figlia. In Veneto trova lavoro come badante presso un signore anziano, Giusto Dalla Pozza (83 anni), che le presta anche 4 milioni di lire. Il 25 ottobre 1995, l’uomo le chiede la restituzione della somma proponendogli in alternativa di saldarlo in natura: al suo rifiuto lui cercò di violentarla. Nacque una colluttazione, nella quale la donna lo colpì con una lampada in testa. La Quaglini uscì di casa mentre Dalla


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