crimini e criminali episodio Minghella comincerà a sviluppare una morbosa attrazione per i morti, specialmente di giovane età». Sempre nel 1978, sposa una ragazza di soli 16 anni, Rosa Manfredi, che col tempo divenne dipendente da psicofarmaci. Poco dopo il matrimonio, la ragazza rimane incinta, ma perde il bambino. La perdita del bambino rappresenta un ulteriore episodio chiave del futuro omicida seriale: il giovane Minghella rimane traumatizzato dopo aver assistito all’aborto spontaneo della moglie, che aveva avuto una gravidanza extrauterina. «Mi ritrovai davanti a una fontana che grondava di sangue, vi immersi
Casa di Reclusione di Porto Azzurro, sull’isola d’Elba. Nel 1995, a 37 anni, ottiene la semilibertà e viene trasferito nel carcere delle Vallette di Torino. Entra nella comunità di recupero di don Ciotti, nella cooperativa sociale «Piero&Gianni» del Gruppo Abele dove lavora come falegname dalle 17 alle 22, ritornando in carcere la sera. La sua storia di serial killer sembrava chiusa definitivamente e la sua permanenza a Torino apriva le porte ad una nuova vita di uomo libero che, seppur lentamente, cerca di riconquistare: conosce una ragazza e da lei, nel 1988, ha anche un figlio (il cognome non è Minghella). Ma, purtroppo, non è così. Sul finire del 1996 si registrano a
biologiche di Minghella. Tina Motoc, 27 anni, madre di una bambina di due anni, viene sodomizzata, colpita con violenza e strangolata con i suoi collant annodati dietro la schiena e tesi a legarle i polsi. Il suo corpo venne ritrovato nella notte tra il 16 e il 17 febbraio 2001. Il 2 marzo del 2003, nel corso di una visita all’ospedale Degli Infermi di Biella, eludendo la scorta, evade, ma la sua fuga dura qualche ora. Nel corso dello stesso anno, il serial killer “delle due vite” viene condannato all'ergastolo per l'uccisione di Tina Motoc, Fatima Didou e Cosima Guido. Il 30 settembre dello stesso anno, la Corte
le mani per fermarla» (La stampa, 3 gennaio 2003). Il matrimonio finirà presto con la morte della ragazza, stroncata da una overdose da farmaci. Nel 1978 viene visitato nella clinica psichiatrica dell'Università di Genova e al test del Q.I. (quoziente d’intelligenza) risulta di 70. Ritornando ai 5 omicidi, Minghella viene arrestato e la notte tra il 5 e il 6 dicembre confessa l'uccisione della Strambelli e della Scerra, ma nega le responsabilità degli altri omicidi. Il 3 aprile 1981, dopo un lungo processo, la Corte d'Assise di Genova lo riconosce colpevole e lo condanna alla pena dell’ergastolo, nonostante le richiesta della difesa di assoluzione con la formula dubitativa (insufficienza di prove) e, in subordine, della seminfermità mentale. La pena viene confermata anche nei successivi gradi di giudizio. Minghella viene cosi rinchiuso nella
Torino e nei dintorni orrendi delitti di prostitute, violentate prima di essere uccise. La polizia apre un’indagine e mette nel mirino proprio gli spostamenti di Minghella. Nel 2001, la polizia, dopo oltre due anni di indagini, grazie agli uomini del vicequestore Marco Basile, lo arresta il 7 marzo, smascherato da Dna, impronte e testimonianze. Nella “seconda vita” Minghella avrebbe ripreso nuovamente ad uccidere. A maggio del 1997, strangola con il laccio di una tuta da ginnastica una prostituta marocchina di 27 anni, Fatima H'Didou, dopo averla violentata e malmenata. Il 30 gennaio 1999, strangola con un il suo foulard una prostituta originaria di Taranto di 67 anni, Cosima Guido detta "Gina", nell'appartamento dove riceveva i clienti, nel centro di Torino. Sulle scale del pied-à-terre della donna vengono ritrovati due pezzi di carta assorbente da cucina con tracce
d’ Appello di Torino, conferma la condanna di primo grado ma, per una complicata questione procedurale, gli riduce la pena da due ergastoli a uno, condanna confermata l'8 giugno 2005 dalla Corte di Cassazione. Il sospetto degli inquirenti, però, è che il curriculum criminale di Maurizio Minghella non sia ancora completo, manca ancora l’autore di altre sette donne massacrate tra il ‘96 e il 2001: Floreta Skupe, 23 anni; Nadia Shehu, albanese di 22; Carolina Gallone, 66; Loredana Maccario, 53; Heriona Sulejmani, 16, strangolata in un bosco; Atli «Elisa» Isaku, 22; Ebe Romano, 35, uccisa sul greto di un torrente, il PM, nel 2004, fu costretto a chiedere l’archiviazione per indizi insufficienti. Minghella è l'esempio che viene fatto da quella parte della criminologia che sostiene che le pulsioni degli assassini seriali rimangono per sempre e non si perdono con qualche anno di detenzione. Alla prossima... H
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Nelle foto: alcune delle vittime di Minghella da sinistra Anna Pagano, Fatima H’Didou, Tina Motoc e Cosima Guido
Polizia Penitenziaria n.228 maggio 2015