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crimini e criminali
Maurizio Minghella: due vite da serial killer Pasquale Salemme Segretario Nazionale del Sappe salemme@sappe.it
Nelle foto: Maurizio Minghella nel 1978 e in una immagine più recente
Polizia Penitenziaria n.228 maggio 2015
ell’immaginario collettivo l’omicida seriale è perlopiù localizzato negli Stati Uniti d’America, ciò è dovuto, con molta probabilità, al numero di casi emersi nel corso degli anni (secondo i dati forniti dall'F.B.I. più del 60% degli assassini seriali colpisce negli Stati Uniti) e ai numerosissimi film e le serie tv di produzione americana, dedicati a tale fenomeno criminale.
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Il serial killer è da sempre un personaggio inquietante che nasconde, dietro una apparente normalità, una personalità sadica e spietata, guidato da logiche che sfuggono alla normale comprensione. In Italia il fenomeno è molto più diffuso di quello che si crede e, volendo circoscriverlo solo agli ultimi 20 anni, possiamo classificare come assassini seriali circa una ventina di criminali: alcuni di questi già ampiamente illustrati in questa rubrica (Giancarlo Giudice, Luigi Chiatti, Michele Profeta, Wolfgang Abel e Marco Furlan). Il serial killer italiano è, quasi sempre, un uomo e le sue vittime preferite sono le prostitute, lo afferma uno studio dell’Osservatorio sui casi di rilevante allarme sociale della cattedra di Psicopatologia Forense dell’Università La Sapienza, secondo cui «spesso l’omicidio seriale delle prostitute è motivato da desiderio di espiazione, delirio religioso o voglia
di pulire il mondo». E’ proprio di un serial killer italiano, che ha ucciso dapprima a Genova e poi, a distanza di circa quindici anni, a Torino, che voglio riportare le gesta criminali in questo articolo. La scia di sangue lasciata da Maurizio Minghella, soprannominato il «mostro del Valpolcevera» o il «mostro del Giro del Vento», inizia il 9 aprile del 1978 quando, a Costa di Trensasco, poco sopra la ferrovia Genova-Casella, alcuni pastori scoprono il corpo senza vita di Anna Pagano, una tossicomane di 20 anni che si prostituiva per comprare l'eroina. Il corpo della ragazza viene ritrovato con la testa fracassata a colpi di pietra. L'assassino, inoltre, aveva dapprima infierito sul cadavere e poi, con l’intento di depistare le indagini, scritto frasi sgrammaticate, con una penna bic rossa sulle gambe e, "Brigate Rose Moro" (con una sola “s”) sulla schiena. Non soddisfatto le aveva infilato nella cavità anale la biro. L’8 luglio successivo è rinvenuto, all’interno di un’auto rubata alla periferia di Genova, il corpo senza vita di un’altra prostituta, Giuseppina Jerardi, di 23 anni. Il 19 luglio a Prelo di Valbrevenna, in Valle Scrivia, viene trovato il cadavere di Maria Catena Alba, detta “Tina”, di soli quattordici anni, che era scomparsa la sera prima. L'assassino l'aveva strangolata con il tirante del portapacchi e l'aveva poi legata ad un albero, dopo averla violentata. Il 22 agosto successivo, l’assassino uccide ancora in un bosco vicino a Manessero, periferia di Genova. Maria Strambelli, aveva 21 anni, il suo corpo in avanzato stato di decomposizione viene ritrovato dopo nove giorni dal fratello della vittima. I periti stabilirono che era stata strangolata dopo essere stata
violentata. Maria era un'ex compagna di collegio di Wanda Scerra destinata, nel successivo mese dicembre a diventare la quinta e ultima vittima accertata del Minghella, anche lei strangolata e violentata. Nella maggior parte dei profili dei serial killer, si evidenziano le difficoltà che hanno queste persone a rapportarsi con gli altri. Questi rapporti comunicativi distorti sono sempre il frutto di problemi relazionali insorti durante l'infanzia e/o l'adolescenza del soggetto. Le caratteristiche comportamentali e le influenze ambientali consentono ai successivi modelli, normali e patologici, di svilupparsi durante l'età adulta. Maurizio, nasce a Genova il 16 luglio del 1958, nel quartiere di Bolzaneto in Val Polcevera (una delle principali vallate del genovesato), in una famiglia segnata da diversi problemi. Il padre si separò dalla moglie quando lui aveva 6 anni; la madre dovette lavorare per crescere da sola i 5 figli. Dopo qualche anno dalla separazione, inizia una storia con un nuovo compagno, che si rivelerà ben presto violento con lei e i figli. Senza dubbio la violenza subita da quest’uomo sarà una delle tante scintille che accenderanno un odio sempre più profondo nella mente del piccolo Minghella: «Era un alcolizzato e ci menava di brutto. Lo detestavo parecchio, sovente ho sognato di ucciderlo, stringendogli una corda al collo da dietro le spalle». (La stampa, 1 marzo 2002). Frequenta la scuola senza riuscire a superare la seconda elementare e, a 12 anni sarà ancora studente di prima elementare. Qui si dimostrerà un bambino violento: prende per il collo i compagni e tappa loro la bocca. Nel 1978 viene riformato dal servizio militare per “insufficienza mentale”, dopo essere scappato per non sottoporsi all' elettrocardiogramma. Un ulteriore episodio che segnerà la sua “carriera” criminale sarà anche la morte del fratello avvenuta in un incidente motociclistico; come affermerà lo psichiatra che lo avrà in cura qualche anno dopo: «Da questo