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crimini e criminali
Luciano Lutring
Pasquale Salemme Segretario Nazionale del Sappe salemme@sappe.it
Nelle foto sopra Luciano Lutring acompagnato dai Carabinieri a destra con la moglie Yvonne
Polizia Penitenziaria n.222 novembre 2014
da ladro di polli a gangster col mitra uesto mese, sono stato sino alla fine molto dibattuto se riportare in questa rubrica la storia di Luciano Lutring. Lutring, soprannominato il solista del mitra, ladro e soprattutto rapinatore, negli anni sessanta, fu considerato il “pericolo numero uno” in Italia e in Francia, poiché con le sue razzie, seminava paura e terrore.
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una carriera da violinista per il figlio. Ma il giovane Luciano non ci pensa proprio a fare il musicista, la sua passione sono le macchine di lusso, il desiderio di giocare a fare il criminale e soprattutto le donne. Il primo “lavoretto” per procacciarsi i soldi necessari a fare la bella vita in modo spensierato è quello di andare nei locali in cui erano presenti delle
Le mie titubanze derivavano dal fatto che nonostante si fosse macchiato di una miriadi di crimini, per lo più riguardanti delitti contro il patrimonio, Lutring non aveva mai ucciso: mai prima d’ora ho parlato in questa rubrica di criminali che non si fossero macchiati almeno di un omicidio. Poi, alla fine, mi sono convinto a scrivere, anche grazie al materiale inviatomi da una mia amica che qualche anno fa, per ragioni di lavoro, lo aveva intervistato. Luciano nasce a Milano, alla vigilia del capodanno del 1937, da Elvira Minotti e Ignazio Lutring (di origine ungherese). I genitori gestiscono un bar e, oltre a vendere frutta e verdura, permettono il gioco d’azzardo sul retro del locale. Il bar diventa, così, il punto di riferimento della mala del quartiere ed è del tutto frequente notare persone girare armate per il locale, che ben presto diventano dei miti per il ragazzino. Non erano certamente queste le aspettative dei genitori, soprattutto della madre, che sognavano
slot machine, perdere qualche lira, arrabbiarsi e sfasciarle. Il tutto in comunella con il gestore delle macchinette mangia soldi che avrebbe cosi guadagnato con le riparazioni o con la sostituzione delle stesse. Tutto ciò era possibile anche grazie al fisico asciutto e scattante che Lutring aveva sviluppato nel corso degli anni facendo pugilato a livello dilettantistico. Con i soldi dello stratagemma delle macchinette, oltre a frequentare night e belle donne, Lutring compra una Cadillac 8800 di cilindrata, lunga nove metri. Inizia cosi a fare affari noleggiando l’autovettura per matrimoni, viaggi e soprattutto per alcune importanti produzioni cinematografiche che gli permettono, addirittura, di fare l’autista ad attori famosi dell’epoca come Rock Hudson e Jennifer Jones, impegnati nella provincia milanese nelle riprese del film “Addio alle armi”, tratto dal romanzo di Ernest Hemingway. La sfarzosa autovettura e soprattutto la divisa bianca che indossa per fare l’autista fanno sì che gli amici, del
quartiere milanese di San Siro, gli affibbiano l’appellativo “l’Americano”. Ma se la mattina “l’Americano” va in giro con la Cadillac per la città con i personaggi famosi, la notte si dedica ad una diversa attività: quella di ladro di polli. Lutring, insieme al “Barone”, il ladro più elegante di Milano dell’epoca, la notte va in cerca di pollai nella provincia milanese per fare razzia di pennuti. Sino a quando una notte, un contadino, accortosi della scorreria in corso nel suo pollaio, inizia a sparare e i due “soci” sono costretti a svignarsela a gambe levate. L’esperienza delle schioppettate fa maturare in Lutring la convinzione di girare armato e così si procura una Smith & Wesson a canna lunga. L’arma diventa parte integrante del look di Lutring, tanto che a volte si dimentica di averla addosso ed è ciò che avviene una mattina del 1957: “Mia zia mi mandò a pagare una bolletta della luce, un giorno piovigginoso del mese di novembre. Io andavo in giro con una Smith & Wesson nei pantaloni per fare il bullo di periferia: quando andavo la sera a ballare con le ragazzine volevo far sentire “l’angolare” per essere un guappo. Entrai nell’ufficio, l’impiegato non mi prestava attenzione, aspettai due minuti, tre minuti, lui stava lì a scartabellare le sue bollette. Ho dato una pugno sul banco dicendogli «allora ti muovi o no?» e facendo quel movimento si è spostata la giacca e si è vista la pistola. Questo impiegato, essendo probabilmente già stato derubato in passato, ha immaginato che io fossi li a compiere un gesto criminoso. Lui fa «prenda, prenda, prenda» e io «prenda che cosa?», mi dà un pacco di soldi perché a quell’epoca le mille lire erano grosse come lenzuola, erano dei pezzi di giornale. Mi ha dato tutto «prenda, prenda» e io ho preso tutto e da lì sono caduto”. (www.caniarrabbiati.it). Da quel momento inizia la sua carriera di fuorilegge, fatta di piccoli furti e remunerative rapine in banche e negozi di mezza Italia con il metodo della “spaccata”, di cui in molti attribuiscono a Lutring la paternità.