Polizia Penitenziaria - Giugno 2014 - n. 218

Page 23

crimini e criminali confronto serrato, lo guardò fisso e disse: «Allora, vuoi finalmente liberarti la coscienza?». «Vabbene, si arrese il Giudice - L’assassino che cercate sono io. E’ inutile continuare a mentire. Ho ammazzato otto donne. Ma erano tutte battone. Le odiavo. Mi richiamavano alla mente la mia matrigna». Lo interruppe Sassi: «Scusa, dici otto. Volevi dire sette?». E l’altro: «No, no, sono proprio otto. Se aspetta un attimo da questo mazzo le tiro fuori le foto. Una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette. Non ha contato quest’ottava. Si chiamava Federica Pecoraro. Risulta scomparsa, ma non siete mai riusciti a identificarla perché vi ho fatto trovare il cadavere completamente sfigurato». Ecco la confessione definitiva che il poliziotto cercava, ecco la sequenza dei delitti, ecco le sette vittime diventare otto con nome e cognome persino a un cadavere sfigurato e archiviato come ignoto, ecco il gran finale: « Sì, sono l’assassino. E delle otto, quattro le ho ammazzate a casa. Poi mi sono sbarazzato dei corpi portandoli in un sacco a pelo. Facevo poi il bucato per eliminare le tracce di sangue. Non so perchè l’ho fatto. Mi ricordavano la mia matrigna. Così le ho ammazzate. Lo so, lo so: per tutto questo meriterei la pena capitale». Il Giudice, confessò in definitiva nove vittime: sei strangolate, una sgozzata, due uccise a colpi di pistola. Prima, durante o dopo un rapporto sessuale. Restavano ancora diverse donne uccise ma, gli inquirenti, non ritenevano che l’autore fosse l’assassino reo confesso. Chi era Giancarlo Giudice? Sino ad allora l’individuo era conosciuto alle forze dell’ordine per piccoli problemi legati alla droga, piccoli furti, detenzione illegale di arma da fuoco e soprattutto per una denuncia di aggressione che portò al suo arresto: nel 1984 aggredisce una prostituta nel suo appartamento, cerca di legarla e fotografarla in posizioni pornografiche ma lei si ribella, cerca poi di prenderla per il collo e di picchiarla, ma lei riesce a scappare.

Scappa via e lo denuncia ai Carabinieri, i quali lo arrestano subito dopo. Viene condannato a 5 mesi di carcere che sconta tutti, dal 6 aprile al 18 settembre 1984. Particolare importante se si considera che in coincidenza del suo stato di detenzione, di circa un anno, non risultano uccise prostitute in provincia di Torino. Il serial killer inizia a disseminare corpi dal 1983, quando il 29 dicembre viene trovato il corpo di una donna carbonizzato all’interno di un auto alla periferia di Torino, il cui cadavere verrà però identificato solo qualche anno dopo a seguito della confessione del Giudice. Si tratta di Francesca Pecoraro, una prostituta originaria di Prizzi (Palermo), ma residente a Torino.

prono di una donna, Addolorata Benvenuto, 47 anni, anch’essa prostituta, torinese, scomparsa da tre settimane, vestito solo di un corpetto elastico e delle calze. Sul corpo escoriazioni e tagli causati dai continui ribaltamenti della corrente del fiume e dietro la nuca una ferita profonda, il segno di un bastone, una mazza, o comunque di un oggetto molto pesante, che l’ha colpita con forza. Trascorre circa un anno, quando il 2 marzo del 1986 è la volta di Maria Corda, 44 anni, di Torino, nubile e madre di tre figlie, prostituta, ad essere trovata morta strangolata nello storico canale De Pretis: ha le mani legate e al petto le è stato legato un enorme gancio di ferro. Non trascorre neanche un mese e il

Il 10 gennaio dell’anno successivo, fu trovato il cadavere di Annunziata Pafundo, 48 anni, originaria di Potenza ma residente a Moncalieri (To), strangolata e gettata lungo la superstrada per Chiasso, non molto lontano dal ritrovamento del primo corpo. Nell’aprile del 1985 - il Giudice è uscito dal carcere -, viene rinvenuto nel Po, all’altezza della confluenza con la Stura, il cadavere di Giovanna Bichi, 64 anni, torinese, costretta a prostituirsi per mantenere il figlio ventenne disoccupato, il quale la dissangua per una dose di eroina: dall’autopsia risulterà che è stata uccisa per soffocamento. Qualche giorno dopo, la Stura restituisce un ulteriore corpo riverso

corpo carbonizzato di Maria Galfè, 44 anni, viene ritrovato in mezzo alle macerie di un capanno abbandonato e dato alle fiamme. Il 2 aprile del 1986, ancora, il cadavere di Laura Belmonte, 67 anni, la più anziana delle vittime. L’assassino dopo aver avuto un rapporto con lei la strangolò. Il 23 maggio 1986, in pieno centro di Torino, in un piccolo pied-a terre in via XX Settembre fu scoperto il cadavere di un altra prostituta: Clelia Mollo, 58 anni, originaria di Monticello, provincia di Cuneo, soffocata dopo l’amplesso con una calza nel letto del suo monolocale. Nove donne barbaramente uccise il cui unico sbaglio è stato incontrare sulla propria strada un serial killer.

23

Nella foto la pagina di un giornale dell’epoca

‡ Polizia Penitenziaria n.218 giugno 2014


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.