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CRIMINI E CRIMINALI

Pasquale Salemme Segretario Nazionale del Sappe salemme@sappe.it

La strage di via Caravaggio

S

l’anomalia. Così, accompagnato da due agenti di polizia e da un vigile del fuoco, l’avvocato Zarrelli raggiunge il quarto piano del civico 78 di via Michelangelo da Caravaggio, nella parte alta del quartiere Fuorigrotta a Napoli, dove Gemma Cenname abita con il marito, Domenico Santangelo, e la figlia di questi di primo letto, Angela. Forzando la serranda di una finestra, il gruppetto di persone entra nell’appartamento della Cenname. Una volta entrati, e dopo aver riattaccato l’interruttore centrale dell’energia elettrica, la scena che si presenta davanti al manipolo di persone è raccapricciante: sulle pareti, sul pavimento del corridoio, sulla porta del bagno, in cucina, ampie chiazze di sangue. Nella vasca, i corpi di Domenico Santangelo e Gemma Cenname in avanzato stato di decomposizione. Sotto di loro, la carcassa di un cane. La vicenda che propongo questo mese, In una camera, sul letto matrimoniale, il cadavere di Angela Santangelo per l’atrocità dell’esecuzione, creò avvolto in una coperta(1). paura e sgomento in una città come La mattanza si sarebbe consumata, Napoli, tanto da ritenerla uno dei delitti più efferati e misteriosi avvenuti secondo I medici legali, una decina di giorni prima, nella notte tra mercoledì nella città partenopea. La strage che si consumò in via 29 e venerdì 31 ottobre, all'incirca tra Caravaggio e i successivi sviluppi le ore 23:00, 23:30 e le 5 del mattino. processuali che ebbe, se non fosse una I corpi, al momento del ritrovamento, storia realmente accaduta, avrebbe erano in avanzato stato di tutte le caratteristiche per essere decomposizione e presentavano tutti ripresa in un thriller mozzafiato: per le evidenti e diffusi colpi alla testa, inferti, modalità di esecuzione con cui con molto probabilità, con un oggetto vennero ammazzate le vittime; per le contundente, oltre a ferite da arma da vicissitudini del presunto colpevole, taglio alla gola. Le vittime della strage prima condannato e poi assolto e, sono: Domenico Santangelo, 54 anni, soprattutto, per la presenza di un ex capitano della marina mercantile di libro, il cui racconto contribuì a Napoli e all’epoca dei fatti scagionare il colpevole. Il telefono rappresentante di vendita; Gemma della signora Gemma Cenname, da più Cenname, 50 anni, di professione di una settimana, squilla a vuoto. ostetrica, originaria di Camigliano in Il nipote della donna, l’avvocato provincia di Caserta e la figlia di prime napoletano Mario Zarrelli, si nozze dell’uomo, Angela Santangelo, insospettisce e la sera dell’8 novembre 19 anni, impiegata dell'INAM, nonché 1975 decide di recarsi al il loro cane un yorkshire terrier, di commissariato di zona per segnalare nome Dick. Nel corso dei primi olitamente le storie che racconto terminano sempre con l’individuazione di uno o più colpevoli che, dopo essere stati processati, vengono condannati. Dopo più di 60 racconti, a memoria, mi sembra che in un solo caso un delitto sia rimasto privo di un colpevole (“se vinco a scacchi uccido ancora”, n.227 aprile 2015).

Nelle foto: sopra Domenico Santangelo e Gemma Cenname sotto Angela Santangelo

26 • Polizia Penitenziaria n.251 • giugno 2017

sopralluoghi sulla scena del crimine, la polizia scientifica, oltre a ricavare delle impronte di scarpa (numero 4142) impresse nel sangue sui pavimenti di alcune stanze e del corridoio, rileva delle impronte digitali su una bottiglia di whisky e una di brandy poggiate su un mobile-radio dello studio di Domenico Santangelo. Inoltre, dall’appartamento risultano spariti alcuni oggetti, tra cui una statuetta di bronzo e il diario personale di Angela. In ultimo, dal garage era sparita l’automobile del Santangelo, un Lancia Fulvia di colore rosso. Particolare importante, soprattutto per i risvolti che avrà la vicenda, è che all’epoca dei fatti, purtroppo, non era ancora possibile rilevare, ricostruire e identificare le tracce biologiche lasciate sui reperti della scena del delitto. Qualche giorno dopo la scoperta dei cadaveri, un uomo, Eugenio Laudicino, che abitava nei pressi della casa del Santangelo, riferì agli inquirenti, che tra la notte del 30 e il 31 ottobre, intorno alle 2, lungo via Caravaggio, a bordo della sua Fiat 500, aveva incrociato una Lancia Fulvia rossa, identica a quella della vittima, che viaggiava contromano a forte velocità. Al volante, secondo la descrizione dell’uomo, vi era un uomo sui 30 anni, aitante e con i capelli mossi. La Lancia sarà ritrovata la sera del 10 novembre in via Nuova Marina, nella zona del porto, abbandonata e con la batteria scarica. Gli inquirenti, dopo alcuni mesi di indagini serrate, giunsero alla conclusione che esistesse un collegamento tra la strage e Domenico Zarrelli, nipote di Gemma Cenname una delle vittime del massacro. La supposizione degli inquirenti si basava su delle dichiarazioni rilasciate da un testimone e su altri elementi indiziari, tra cui, una ferita alla mano del Zarrelli compatibile con un morso di cane. Domenico Zarrelli, all’epoca dei fatti, era un giovane studente universitario della facoltà di giurisprudenza di Napoli, di 34 anni, Il ragazzo figlio di un presidente di Corte d'Appello deceduto, nonché fratello dell'avvocato Mario Zarrelli: l’uomo che aveva segnalato la scomparsa della Cenname.


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