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CRIMINI E CRIMINALI della NCO (Michelangelo D'Agostino, Gianni Melluso, Mario Incarnato, Pasquale D'Amico, Salvatore Sanfilippo, Luigi Riccio, Andrea Villa, Vincenzo Esposito e Guido Catapano) pronti a rivelare di tutto e di più sull’organizzazione seppur nell’incertezza normativa perchè la legge sulle collaborazioni con la giustizia era solo per i terroristi. La notte del 17 giugno 1983 un maxi blitz delle forze dell’ordine portò in carcere 400 persone accusate di essere affiliate alla NCO, in esecuzione di un ordine di cattura nei confronti di 850 inquisiti, firmato dai sostituti procuratori Felice Di Persia e Lucio Di Pietro. Le rivelazioni dei pentiti contribuirono in maniera determinante all’operazione, anche se l’attività svolta dagli inquirenti negli anni precedenti, grazie all’apporto di numerosi documenti sequestrati nelle diverse carceri sparse su tutto il Paese, costituì il nucleo fondamentale dell’accusa. Gli arresti e le successive condanne decretarono la fine della Nuova Camorra Organizzata, il cui declino era già iniziato dopo la liberazione, grazie alla mediazione di Raffaele Cutolo, dell’esponente democristiano Ciro Cirillo (vicenda riportata nella II parte dell’articolo). La trattativa, operata fuori dall’azione congiunta della magistratura e delle forze dell’ordine, con l’appoggio di esponenti politici nazionali, sancì di fatto la fine della NCO e l’annientamento di Raffaele Cutolo. Cominciò da quel momento la corsa a far sparire ogni traccia e prova della trattativa. Dopo la disfatta della NCO, il clan Nuvoletta diventa l’organizzazione più importante dell'area napoletana, supportato dai clan di Giuseppe Polverino di Marano, di Nicola Nuzzo di Acerra, di Valentino Gionta e del suo braccio destro Migliorino di Torre Annunziata. Finita quindi la guerra con i cutoliani, i Nuvoletta iniziano una nuova battaglia con i restanti capi della Nuova Famiglia, rappresentata dai clan Alfieri di Nola, Galasso di Poggiomarino, Moccia, Bardellino di

Aversa, Contini, Licciardi e Mallardo. Oggi Raffaele Cutolo ha settantacinque anni ed è dal 1979 nelle patrie galere dove deve scontare una decina di ergastoli ed è in regime di 41bis. Probabilmente è l’unico boss, tra tutti quelli citati nei tre articoli, a non essersi mai pentito. Vorrei chiudere l’articolo ricordando i colleghi che barbaramente sono stati uccisi per mano di assassini della camorra a cui vorrei dedicare questo mio modesto lavoro: Appuntato Alfredo Paragano, ucciso il 12 febbraio 1982 nei pressi della sua abitazione ad Arzano, provincia di Napoli. In servizio presso la Casa Circondariale di Napoli. Nel mentre si recava al lavoro, veniva dapprima inseguito e poi freddato mortalmente da alcuni sicari. L'attentato, pochi giorni dopo, è rivendicato da un ignoto gruppo che si sigla con l’acronimo di N.C.S.. A distanza di oltre 28 anni dalla sua morte, si chiarirà la matrice camorristica del delitto. Alfredo Paragano è stato riconosciuto come Vittima del Dovere dal Ministero dell'Interno ai sensi della Legge 466/1980. Brigadiere del Corpo degli Agenti di Custodia, Antimo Graziano, in servizio presso la Casa Circondariale di Napoli Poggioreale. Il 14 settembre 1982 rientrando dal servizio appena prestato, all'interno della propria autovettura nei pressi dell'abitazione, è raggiunto mortalmente da numerosi colpi d'arma da fuoco da parte di tre sconosciuti. Il Brigadiere Graziano è stato riconosciuto Vittima del Dovere ai sensi della Legge 466/1980 dal Ministero dell'Interno. A lui è intitolata la Casa Circondariale di

Avellino, nonché intestata, insieme ad altri sette Caduti del Corpo, una targa ricordo nel corridoio d'ingresso della Casa Circondariale di Napoli Poggioreale. Agente Gennaro De Angelis, ucciso in un vile agguato nel Comune di Cesa, il 15 ottobre del 1982 nelle vicinanze della sua abitazione. L'Agente lasciò la moglie Adele e i tre figli Vincenzo, Marianna e Annunziata che rimangono orfani rispettivamente all'età di nove, cinque e due anni. Il ministero dell'Interno prima lo ha riconosciuto Vittima del Dovere ai sensi della legge 466/1980 e successivamente Vittima della criminalità organizzata ai sensi della legge n.407/1998. Il 12 maggio del 2013 l’Anppe (Associazione Nazionale Polizia Penitenziaria) di Aversa (CE) ha intitolato all’agente Gennaro De Angelis la propria sezione. Appuntato Nicandro Izzo, in servizio nel Carcere di Napoli Poggioreale, assassinato il 31 gennaio del 1983. L’appuntato fu raggiunto da un proiettile alla testa, sparato da un ignoto a bordo di una motocicletta. Izzo lavorava nel carcere napoletano dove da tempo erano state rinvenute armi e stupefacenti. L’appuntato lavorava all'ufficio accettazione pacchi, uno dei varchi

Polizia Penitenziaria n.242 • settembre 2016 • 27

Nelle foto: i colleghi assassinati dalla camorra Alfredo Paragano, Antimo Graziano, Gennaro De Angelis e Nicandro Izzo

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