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CRIMINI pudore paesano”, costituiva “l’attrazione, l’infatuazione, il delirio sessuale” che univa le due imputate, a spingerle ad ammazzare Nadia, da loro considerata “il terzo incomodo, l’ostacolo di un rapporto fulgido”; il riferimento a Lucifero, emerso nel corso delle intercettazioni ambientali, si spiegava proprio con la circostanza che per le due ragazze “rappresentava un’eccitazione reciproca” (ANSA, 27 marzo 2001). La condanna delle imputate fu ridotta perché i giudici di appello esclusero le aggravanti dell’aver agito per motivi futili e abietti e ritennero equivalenti alle attenuante generiche le aggravanti contestate, tra le quali la premeditazione. La Corte di Cassazione, il 23 settembre del 2003, accogliendo parzialmente il ricorso, annullò la sentenza e ordinò di celebrare un nuovo processo

Nella foto: Anna Maria Botticelli

d’appello, al termine del quale la pena fu ulteriormente ridotta a 21 anni di reclusione (2). Nel 2003, Anna Maria Botticelli è stata scarcerata in quanto affetta da sclerosi multipla. Nell’aprile del 2013, sia Marilena Sica che Anna Maria Botticelli hanno terminato di scontare le loro pene e sono tornate ad essere persone libere. Sono trascorsi 18 anni da quel pomeriggio in cui i compiti si sono trasformati in un incubo a vita. Alla prossima. F (1) www.cronacanera.org (2) I grandi delitti italiani, Andrea Accorsi-Massimi Centini, Newton 2013

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Sovraffollamento penitenziario: quando la matematica diventa opinione

S

ovraffollamento, sovraffollamento e ancora sovraffollamento. Un’unica parolina che ha condizionato, anzi, monopolizzato, l’attività del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria negli ultimi anni e che ancora oggi fa gridare allo “scandalo” per i quattromila detenuti in più - 3.950 per l’esattezza - rispetto alla capienza delle carceri italiane, nonostante le rassicurazioni del Ministro Orlando e dei vertici del DAP che cercano di dire a tutti che l’emergenza è finita.

Il carcere di Latina è il più sovraffollato d’Italia - dati di marzo 2016 - con una percentuale di sovraffollamento del 189,47% dei detenuti previsti. Un’emergenza? Neanche per sogno. Semplicemente i detenuti previsti sono di molto inferiori a quelli che il carcere potrebbe accogliere ed infatti nessuna delle persone ristrette a Latina, a quanto ci è dato sapere, ha a disposizione meno di tre metri quadri nella sua camera detentiva, quando vi soggiorna.

Ma cosa significa “sovraffollamento”? Tecnicamente vuol dire che in un dato carcere ci sono rinchiusi più detenuti di quanti ne possa contenere. Un concetto talmente semplice che il DAP è riuscito a monitorarlo solo dal 2015 o, per meglio dire, a rappresentarlo alla politica, in particolare quella europea. Il dato di partenza, dunque, è la conta dei detenuti presenti: e quella è facile; ma questi numeri, poi, bisogna confrontarli con la capienza di ogni carcere, e questo è un po’ più difficile perché la capienza non è sempre un dato “certo”, ma soggetto a molti fattori. Si prenda ad esempio il carcere di Latina.

Qualcuno del DAP, in qualche giorno che ormai si è perso nelle nebbie del tempo, ha deciso che il carcere di Latina poteva contenere 76 persone detenute: amen! Se a Latina la stima è stata fatta per difetto, è logico supporre che tra i circa duecento penitenziari italiani ci sia stata qualche altra stima per eccesso e, pertanto, ci si deve affidare ad un dato arbitrariamente fornito dal DAP, senza alcun riscontro oggettivo. Quindi, è lecito supporre che i dati diffusi dal DAP non rispecchiano perfettamente la realtà. Ci sono poi da considerare gli spazi detentivi temporaneamente indisponibili, che il DAP si guarda

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