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CRIMINI E CRIMINALI

Pasquale Salemme Segretario Nazionale del Sappe salemme@sappe.it

Nelle foto: Nadia Roccia, Marilena Sica e Anna Maria Botticelli

Le amiche assassine Q uesta vicenda avrebbe potuto essere, senza l’epilogo che ha avuto, una delle tante storie di ragazzi e ragazze che crescono insieme, in un piccolo paese di provincia, e solidificano sempre più, nel tempo, i legami di amicizia.

fase evolutiva caratterizzata da profonde trasformazioni, accanto ad un disagio che potrebbe sfociare in condotte violente, spostando, attraverso l’agito impulsivo, nella relazione con l’ambiente una conflittualità psichica insostenibile.

Le amicizie, molto spesso, nascono già dalle scuole elementari - oggi scuole primarie - e a volte proseguono, a seguito di percorsi scolastici comuni, nelle scuole superiori, e fino all’università. La caratteristica comune è il legame di amicizia che si cristallizza nel corso degli anni e che porta a condividere il percorso adolescenziale: la trasformazione psico-corporea, i primi amori e soprattutto il sogno di trasgredire la quotidianità, che si accentua, soprattutto, quando il luogo di origine non soddisfa appieno le aspettative giovanili. Sogni che indubbiamente accomunano tutti i ragazzi nella fase adolescenziale. Ma spesso le crisi e le difficoltà affrontate dal singolo nella fase adolescenziale possono indurre lo sviluppo di condotte psicopatologiche e aggressive, nonché l’adesione a gruppi di coetanei violenti. Peraltro, non va sottovalutata la peculiarità dell’adolescenza in quanto

Forse è ciò che è avvenuto nel pomeriggio del 14 marzo 1998, a Castelluccio dei Sauri, piccolo borgo agricolo in provincia di Foggia. Le protagoniste sono tre studentesse diciottenni, a prima vista normali, due dell’Istituto Magistrale “Poerio” di Foggia, corso sperimentale di psicopedagogia e l’altra dell’Istituto Professionale Statale. Tre amiche unite sin da bambine sia nell’ambiente scolastico che din quello sociale. Le tre ragazze, Nadia Roccia, Marilena Sica ed Anna Maria Botticelli si incontrano nel primo pomeriggio nel garage dei genitori della Botticelli, per studiare e preparare insieme una tesina scolastica per la maturità. Non è la prima volta che le ragazze si incontrano nel box per studiare, ma quel maledetto pomeriggio è diverso da quelli precedenti. E’ diverso perché quello che accade in quel pomeriggio segnerà le anime in delle ragazze per tutta la vita.

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Verso le 20,00, Marilena e Anna Maria allertano i genitori di Nadia Roccia, riferendo che la porta del garage è chiusa dall’interno e che Nadia non risponde alla loro richiesta di aprire: loro due si erano allontanate poco prima. I genitori di Nadia si recano al garage della famiglia Botticelli, dove, dopo aver forzato la porta, entrano e trovano Nadia stesa sul pavimento con una corda al collo. Carmine Roccia, il papà di Nadia e Luigi Botticelli, papà di Anna Maria, sistemano rapidamente Nadia in macchina per trasportarla all’ospedale di Foggia, ma la giovane è ormai senza vita: la temperatura corporea è già bassa. La scena del crimine, a prima vista, fa pensare ad un suicidio: la ragazza sembra essersi impiccata con una corda avvolta al collo. Le circostanze della morte, però, non convincono gli investigatori e così vengono avviate indagini più approfondite. La stessa sera del ritrovamento i Carabinieri eseguono uno scrupoloso sopralluogo nel garage della famiglia Botticelli. Due degli elementi rinvenuti, in particolare, rendono poco plausibile la morte per impiccagione della giovane: la corda, della lunghezza di poco più di due metri, era troppo corta per essere legata al soffitto del garage, (che aveva una altezza di circa cinque metri) e soprattutto il soffitto non presentava “agganci” ai quali la ragazza avrebbe potuto attaccare la corda. Inoltre, sotto al tavolino dove le tre ragazze stavano studiando, viene rinvenuta una lettera dattiloscritta firmata da Nadia, in cui sono riportate le ragioni del suo gesto: Nadia sarebbe stata innamorata della sua compagna di banco Anna Maria e confessare la sua omosessualità sarebbe stato molto meno grave che suicidarsi, perché avrebbe dovuto sopportare le chiacchiere di paese. Il giorno seguente vengono convocate in Procura, come testimoni, Anna Maria Botticelli e Marilena Sica, in quanto ultime due persone ad aver


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