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A passo molto, molto lento

Presenze turistiche in Italia durante questa prima parte dell’anno: qualche segnale positivo c’è, ma la crisi è ancora grave per gli hotel

Settembre è la fine della stagione delle ferie estive per molti, ma non per tutti. Secondo un’indagine sulle vacanze degli italiani, realizzata da Federalberghi con il supporto tecnico dell’Istituto ACS Marketing Solutions, 5 milioni di nostri connazionali sfrutteranno il mese di settembre per passare almeno una notte fuori casa e godersi quel che resta dell’estate, con un soggiorno medio di sei notti. “Questo dato ci conforta – commenta la Federalberghi - perché significa che gli italiani si stanno riprendendo i propri spazi allungando la stagione turistica sul proprio calendario. In passato questo sarebbe stato un elemento di assoluto rilievo per noi che puntiamo a destagionalizzare i flussi turistici, ma a causa della pandemia oggi la priorità è la sopravvivenza delle imprese e dei posti di lavoro”. Se è vero che la stagione estiva è stata salvata grazie agli italiani che hanno scelto per la propria vacanza le località all’aria aperta dello Stivale (mare, montagna, lago e terme), i turisti stranieri, coloro che solitamente affollano le città d’arte, sono ancora lontani. Lo sono stati quest’anno così come nel 2020, con particolare riguardo a Russia, Cina e Usa, nazioni per le quali l’anno scorso le perdite di presenze sono arrivate a oltre il 95%. “In termini di teste gli stranieri, in un anno normale, rappresentano circa la metà delle presenze turistiche. Ma – continua la Federazione degli albergatori – in termini di spesa, chi attraversa il confine italiano generalmente spende di più rispetto a un nostro connazionale. Ci considereremo fortunati se a settembre riusciremo ad eguagliare il risultato dell’anno scorso: 8 milioni di turisti tra italiani e stranieri. Se pensiamo che la stessa cifra a settembre 2019 (anno record da un punto di vista turistico) è stata raggiunta solo dagli stranieri, ci rendiamo conto di quanto sia grave la situazione”. Parlano di crisi profonda anche i risultati dell’indagine Istat sul fatturato dei servizi relativi al primo semestre del 2021: -8,3% rispetto allo stesso periodo del 2020, che a sua volta aveva perso il 65,1% rispetto al primo semestre 2019. Il dato, che conferma come il cammino da percorrere per riportare in equilibrio i conti delle imprese turistico-ricettive italiane sia ancora lungo, è in linea con le rilevazioni dell’Osservatorio Federalberghi, che nel medesimo periodo ha rilevato un calo del 67,3% di presenze turistiche con la perdita di oltre 115 milioni di pernottamenti rispetto al 2019. Considerando che in un anno normale le presenze turistiche registrate tra gennaio e giugno valgono circa il 40% del movimento complessivo, significa che è andato bruciato circa il 25% del fatturato annuo. “La ripartenza delle grandi fiere, con Cibus e il Salone del mobile che proprio in questi giorni inaugurano la stagione, e l’ordinanza del 28 agosto che riapre le porte in sicurezza ai turisti vaccinati provenienti dal Regno Unito e dagli altri Stati appartenenti al gruppo D sono dei segnali di incoraggiamento a cui vogliamo credere” dicono in Federalberghi, precisando però anche che “per poter agganciare una vera ripartenza, occorre continuare a supportare le imprese, con interventi volti ad attenuare l’impatto dei costi di gestione degli immobili (in primis affitti, IMU, TARI, utenze) e attivando presto le risorse già stanziate per la riqualificazione delle strutture ricettive”.

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