Luglio/agosto

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Nuove Proposte |

_ uglio | Agosto 11

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| Editoriale e periscopio

| Attualità

4 _ Oggi scelgo (b)io 5 _ Il velo di Maya

6 _ Silenzio: ci sono i referendum 8 _ Un delicato restauro Contro l’analfabetismo economico 9 _ Storie di ordinaria privazione 10 _ Bio Energia 11 _ Per un pugno di voti 12 _ Quando il cassonetto è colmo… 14 _ Paradiso nascosto 15 _ Nuovo cinema italiano 16 _ Cosa è la Kabbalah? 17 _ Disastro Colposo 18 _ Come acquistiamo? 19 _ Mercato che vai, prezzo che trovi 20 _ Il nostro pane “quotidiano” 21 _ Detersivo ben spillato 22 _ Dalla parte consumatore

| La nostra proposta

| A tu per tu

23 _ Più libertà al nostro domani

24 _ Dalla periferia a Piazza Exed(ra) | Focus 25 _ Gas, energia del consumo critico 27 _ Una scelta (BIO)logica

31 | Arti & culture

29 _ I like (?) 30 _ Laboratorio di immagini 31 _ Lacrime e sangue sulla Palestina Non c’è solo il Cupolone 32 _ Dove il teatro è di casa 33 _ Welcome back Italy 34 _ Risveglio Rock 35 _ L’amore folle 36 _ Luglio? Suona bene! Aspettando Fiuggi 37 _ Nerone, tra storia e mito 38 _ Elogio della bellezza Dove si poggia il cielo 39 _ Filo dopo filo | Tech & business 40 _ Questione di infrastrutture 41 _ Scripta manent 42 _ Gioiellino targato Google 43 _ Nuda certezza | Modi & Mode 44 _ Di che costume sei? 45 _ La bellezza non va in vacanze 46 _ Fragrante…da millenni 47 _ Sport o vacanza organizzata? Passeggiate metropolitane 48 _ Ludika1243 Pesce e sano divertimento

| Post it

49 _ Agenda / Auguri 50 _ Auguri / Oroscopo

direzione editoriale | Borgia Edizioni | borgia@nuove-proposte.com direttore responsabile | Luigino Borgia | direttore@nuove-proposte.com direttore | Andrea Riccio | ariccio@nuove-proposte.com vicedirettore | Mario Russo | mrusso@nuove-proposte.com assistente editoriale | Pierpaolo Polcaro | ppolcaro@nuove-proposte.com art director | Stefano Greco, Alessandro Borgia | capiredattori | Francesca Carli, Andrea Vitale | fcarli@nuove-proposte.com avitale@nuove-proposte.com segreteria di redazione | Lina Borgia | redazione@nuove-proposte.com lettori@nuove-proposte.com hanno collaborato a questo numero: | Angela Abozzi, Rosalba Abozzi, Piero Ambrosi, Fernanda Annicchiarico, Luigi Bernardi, Riccardo Borgia, Beatrice De Sanctis, Carlo Franciosa, Iwona Grzesiukiewicz, Priscilla Rucco Buzzantro, A.Rita Scheri, Marinella Sicuso, Tommaso Travaglini, Michele Trotta, Luciana Zanuccoli | fotografo | Alessandro Giustiniani | pubblicità in proprio Tel. : 06 43598964 / 43683672 Mobile : 335 6611311 direzione e amministrazione Via L.V. Bertarelli, 29/i - 00159 Roma Tel. 06 43598964 / 43683672 Fax 06 43566719 www.nuove-proposte.com abbonamento (spedizione postale) annuo ordinario euro 30,00 annuo sostenitore euro 60,00 per abbonamenti: Codice IBAN: IT56 B050 3503 2011 1857 0266 387 VENETO BANCA Fil. Roma Tiburtina Nuove Proposte Via L.V. Bertarelli, 29/i - 00159 Roma iscrizione nel registro stampa del tribunale di Roma n. 660/92 del 19/12/1992 stampa C.S.R. La riproduzione di testi e immagini deve essere autorizzata per iscritto dall’editore. La responsabilità dei contenuti dei testi è esclusivamente degli autori. Salvo accordi scritti o contratti di cessione copyright, la collaborazione è da considerarsi del tutto gratuita e non retribuita. Manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Finito di stampare: luglio 2011 Si ringraziano gli inserzionisti pubblicitari per il loro contributo che consente la pubblicazione e la diffusione di questo periodico.

Associato all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana


_ uestione di etica Come cancellare 20 anni di informazione

uove Proposte è un giornale che esiste da 20 anni. E che da 20 anni svolge con attenzione e passione l’obiettivo che si è prefissato: fornire un servizio alla cittadinanza, raccogliendo storie, vicende e problematiche degli abitanti della Capitale, facendoli parlare in prima persona, aiutandoli – fin dove è possibile – a combattere le loro battaglie. Da alcuni mesi a questa parte, c’è un fattore che sta mettendo a repentaglio il mio lavoro e quello dei tanti giovani che, giorno dopo giorno, danno vita alla rivista. Questo fat-

tore ha un nome ben chiaro: inadempienza contrattuale. Non è mai stato fatto mistero, infatti, che il principale introito, e strumento di sussistenza, di Nuove Proposte siano le inserzioni pubblicitarie, i nostri sponsor, come amiamo definirli per sottolineare la logica supportiva e informale che ha da sempre caratterizzato i nostri rapporti. Ma, ovviamente, di pari passo con il rapporto confidenziale – un elemento per noi molto importante, ma nella prassi non necessario per intrattenere un rapporto di lavoro – esiste, e deve esistere, una documentazione formale e precisa che sancisca l’esistenza di un reciproco impegno. E a Nuove Proposte questa documentazione è sempre esistita sottoforma di contratti chiari e, soprattutto, concordati e firmati da entrambe le parti. Venire meno in maniera arbitraria, senza rispettare le giuste clausole (comprese quelle di recessione) e la tempistica di un contratto, non solo rappresenta un illecito sanzionabile ma, ancor di più, significa svilire il lavoro di tante persone che profondono fatica ed impegno in un progetto in cui credono. Si-

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Direttore Responsabile Luigino Borgia

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gnifica svilire il presente, ma anche il passato: 20 anni di storia, fatta di carta stampata, attenzione al cittadino e sudore. Significa, in estrema sintesi, essere poco etici ancor prima che poco onesti. A maggior ragione se si cerca di estendere questa inadempienza contrattuale ad altri inserzionisti, creando un vero e proprio “cartello”. Quello che sta accadendo a Nuove Proposte è una goccia (sebbene per noi di rilevanza notevole, tanto da mettere a repentaglio la nostra stessa esistenza) nell’oceano del quotidiano imbarbarimento sociale. Una piccola ma esemplare storia della progressiva decrescita del rispetto verso il lavoro e la serietà altrui, soprattutto se di natura concettuale piuttosto che pragmatica. E questa tendenza permea oggi ogni livello della società e favorisce quel tanto diffuso atteggiamento bieco secondo il quale, oggi, con l’informazione e la cultura “non si compra il pane”. Sottovalutare questi due pilastri di ogni forma civile del vivere associati, partendo dai piccoli giornali e arrivando ai sistemi complessi, equivale a negare il concetto stesso di


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_ l Sommerso della Repubblica Quando l’anti-Stato diventa Stato

Direttore Andrea Riccio

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2, P3, P4. P alla ennesima. Ma anche mafia, camorra, ndrangheta, sacra corona unita, crimine organizzato senza nome e senza paura. E ancora, lobby economiche, corporation, enti a tutela dell’ordine. La lista potrebbe essere pressoché infinita. Quello che è certo è che da quando esiste la nostra giovane Repubblica, esistono dei poteri paralleli che mirano a gestirla in concomitanza - o in antitesi - alla politica, creando centri di potere alternativi e sostanzialmente privi di regole. Se

guardiamo al passato, la nostra storia è costellata di tentativi eversivi (o irreggimentati) di sovvertimento dello status quo: una miriade di piccoli golpe, ideati, abbozzati, in pochi casi tentati, ma mai riusciti fino in fondo. Prima del clamore della P2, la loggia massonica più potente d’Italia, che per la prima volta ha portato agli onori della cronaca, e nelle case di un pubblico vastissimo, questa logica dei potentati extrapolitici come sistema di gestione parallela dello Stato, ci furono Tambroni nel 1960, il Piano Solo nel 1964, l’ardita impresa fallita di Junio Valerio Borghese nel 1980. E non è fantasioso affermare che la Strategia della Tensione, l’omicidio Moro, i delitti Falcone e Borsellino, così come tanti altri casi analoghi, siano parte del medesimo fenomeno, tutto italiano. Piccoli e grandi abusi perpetrati da poteri diversi all’integrità della Res Publica. Atti dalle conseguenze più o meno rilevanti, realizzati con codici strumenti e logiche differenti ma - in fondo - dettati dal me-

desimo scopo: guadagnare una fetta di potere a discapito del potere dello Stato. Ma da dove nasce quello che uno storico del calibro di Francesco Biscione definisce il “sommerso della Repubblica”? Sicuramente da un endemico vuoto politico proprio dei partiti italiani, che negli anni hanno lasciato il fianco scoperto all’insinuarsi di poteri – istituzionali e non - che hanno sfruttato l’“opacità” e la complessità di questi rapporti di forza per insinuarsi nel cuneo del difetto democratico, della scarsa rappresentanza del nostro sistema politico, per prendere in mano le redini dell’Italia. E allora ecco esplodere la loggia P2, Tangentopoli (e conseguente crisi - apparente? – di un sistema valoriale) e, in tempi più recenti, la P3 e la P4. Ecco il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica. Ecco la rinascita dello Stato. Solo a parole. Perché i nuovi nomi - e i nuovi sistemi - celano le vecchie magagne e il medesimo difetto democratico. E la politica? Non interviene. Ci sguazza.

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_ e spiagge ai privati Le costruzioni che copriranno le nostre estati future _ di Michele Trotta Priscilla Rucco Buzzantro

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i chiama decreto per lo sviluppo, ma contiene norme di ogni genere. Pubblicato in gazzetta ufficiale il 12 Maggio 2011, il decreto legge, tra le tante cose, presenta anche un nuovo provvedimento concernente la concessione delle spiagge ai gestori degli stabilimenti balneari. Non più 90 anni, come si era proposto inizialmente, ma 20; è questa la durata della nuova concessione d’uso ai privati dei suoli demaniali lungo i litorali. Le novità rispetto alla normativa vigente, che comunque rimarrà in vigore sino al 2015, sono più di una. Innanzi tutto il profilo temporale: la gestione odierna prevede l’assegnazione per un periodo di sei anni, eventualmente rinnovabili per ulteriori sei. Non secondari però gli aspetti giuridici: se sino ad oggi il titolo giuridico di assegnazione delle aree è stato la concessione, da ora in poi la norma emendata consentirà di attribuire ai privati il diritto di superficie sulle coste e sugli eventuali manufatti già esistenti che possono essere abbattuti e ricostruiti. Spetterà alle Regioni, d’intesa con

sociazioni come il WWF che intende scendere in piazza per mostrare tutto il proprio disappunto su questo decreto legge, evidenziando tutte le problematiche che ne deriverebbero, come l’aumento della cementificazione sulle coste italiane e la sottrazione delle spiagge ai cittadini per svenderle ad un triste futuro. A ben vedere il rischio che una colata di cemento investa di qui a poco le spiag-

Comuni e Agenzia del demanio, occuparsi dell’ organizzazione delle aste mentre il Ministero del Tesoro stabilirà il canone corrispettivo; il tutto, come sentenziato dall’UE, nel rispetto dei principi come parità di trattamento, efficacia ed economicità. Intanto insorgono le as-

ge italiane non è neanche troppo velato. Con la concessione amministrativa traslativa veniva infatti semplicemente trasferito ai gestori delle spiagge un diritto soggettivo all’utilizzo del suolo demaniale. Eventuali costruzioni e migliorie apportate dagli stessi sarebbero dovute passare attraverso un controllo ex ante della P.A. che comunque rimaneva titolare del diritto in questione. Tutto ciò viene stravolto dalla nuova norma che, prevedendo l’assegnazione di un diritto

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di superficie attribuisce ai beneficiari un vero e proprio diritto reale di godimento che ha ad oggetto il diritto di edificare su un suolo, come le spiagge, di proprietà altrui (in questo caso dello stato). A poco serve, denunciano le associazioni, il menzionato limite all’edificabilità rappresentato dai vincoli paesaggistici, in quanto sulle nuove costruzioni si applicherebbe un controllo a posteriori come avviene per qualsiasi edificio che sa tanto impunità per i futuri trasgressori.


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_ n pannolino è per sempre? Guida all’acquisto consapevole dei pannolini lavabili _ di Beatrice De Sanctis

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l pannolino usa e getta compie 50 anni e rischia di andare in pensione. Sempre più mamme hanno infatti assunto a tempo pieno il pannolino lavabile nelle proprie case. Se infatti il pannolino monouso lanciato sul mercato da Victor Mills nel 1961 era stato perfezionato in voluminosità e adesivi ai tempi del boom economico, non poteva che lasciare spazio al lavabile in tempi di crisi e di sensibilità verso le tematiche ambientali. Non a caso il pannolino lavabile viene scelto dal 54% delle famiglie per rispettare l’ambiente e in secondo luogo per la salute del bambino. L’associazione di genitori conosciutisi sul web, NonSoloCiripà, è una delle più attive in Italia tra quelle che hanno deciso, dal 2008, di impegnarsi nella E-book | promozione dei pannolini lavabili. Il sito a cui fanno riferimento gestisce le informazioni relative all’argomento, dando consigli concreti alle famiglie e stimolando le amministrazioni comunali. I vantaggi che emergono dall’uso dei lavabili sono notevoli. Con i pannolini monouso ogni bambino, nei primi tre anni di vita, crea almeno una tonnellata di rifiuti non riciclabili: in pratica i pannolini sporchi finiscono per costituire il 20% dei rifiuti delle discariche! I lavabili, invece, impattano sull’ambiente per i consumi idrici ed energetici necessari al lavaggio, che possono comunque essere attutiti mediante degli accorgimenti, ad esempio facendo la lavatrice a pieno carico, a temperatura non troppo elevata ma aggiungendo bicarbonato di sodio per igienizzare maggiormente e asciugando il bucato al sole. In questo modo l’emissione di anidride carbonica in atmosfera verrebbe ridotta, come evidentemente quella di rifiuti solidi. Solo a Roma i rifiuti urbani potrebbero essere così ridotti del 9-10 %. Ma la salute non va certo a discapito dell’impatto ambientale. I pannolini lavabili consentono al bimbo una migliore traspirazione e vengono prodotti o con fibre vegetali, che allontanano il rischio delle allergie, o con fibre sintetiche impermeabili e traspiranti allo stesso tempo. Spesso i pannolini usa e getta contengono componenti chimici non meglio identificati, mentre bisognerebbe sapere

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che, ad esempio, il sodium polyacrilate dei gel superassorbenti può far sorgere eritemi da pannolino o il battericida tributyl-stagno (TBT) potrebbe avere effetti tossici sui sistemi immunitario e ormonale del bambino. Inoltre, i lavabili

e porta avanti attività informative concrete. Durante la settimana internazionale del pannolino lavabile è stato sia organizzato un incontro presso la clinica Santa Famiglia di Roma, incentrato sui vantaggi e le strategie di utilizzo del

permettono un corretto sviluppo delle anche e un maggiore controllo delle funzioni fisiologiche dato dall’associazione della sensazione di bagnato alla pipì. E il risparmio economico? Notevole! Un pannolino lavabile costa in media sui 13 euro (dai 2 ai 25 per intenderci) e per ogni taglia conviene prendere un kit da 15 o 20 pannolini, così da poter usare la lavatrice ogni due o tre giorni senza il timore di restare senza cambi. Facendo un confronto, il risparmio oscillerebbe tra i 2000 e i 2500 euro per i primi tre anni di vita del bambino. Il sito dell’Associazione NonSoloCiripà consiglia diversi modelli e materiali (non solo gli antichi ciripà, appunto, ma pannolini lavabili con strip o bottoncini facili da gestire) e addirittura condivide dei cartamodelli per chi, esperto nel cucito, vuole realizzare il proprio pannolino lavabile. L’Associazione ha referenti attivi in quasi ogni regione d’Italia

lavabile, sia allestito un gazebo durante la premiazione dell’evento “Giornalisti nell’erba” a Frascati, in collaborazione con gli organizzatori della SERR (Settimana europea di Riduzione Rifiuti). Per fortuna oggi sono molte le aziende italiane che si stanno specializzando nel settore, così come gli asili nido disposti ad accettare il cambiamento. Grazie a blog, forum e negozi on line è possibile capire di più e magari scegliere il tipo di pannolino per i propri figli con maggiore consapevolezza. E come annuncia Valeria Pulieri, referente di NonSoloCiripà Lazio e mamma soddisfatta dei pannolini lavabili: “A settembre aspettatevi novità importanti su Roma”.

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_ a casa dei Papà Il Comune aiuta i padri separati _ di Priscilla Rucco Buzzantro

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a nostra società, per forza di cose, deve essere aperta alle nuove esigenze in ogni campo, soprattutto in quello familiare. Per fronteggiare le problematiche, anche finanziarie, nate da un divorzio o da una separazione molteplici associazioni vanno incontro principalmente alle mamme, sottraendo agli uomini un ruolo fondamentale: quello del papà. Le sentenze che vedono affidare i figli ai padri sono sempre inferiori rispetto a quelle che vedono la custodia alle madri, anche se rispetto a qualche anno fa i dati in favore dei papà sono in crescita. Il distacco che si crea dopo un divorzio non riguarda solo i coniugi, ma soprattutto i figli della coppia, che vengono catapultati in una nuova realtà senza saperne nemmeno le ragioni, trovandosi a vivere, per scelta di un giudice, o peggio ancora per scelta propria, con uno solo dei due genitori. A Roma, per merito di Sveva Belviso, Assessore alle Politiche Sociali della Capitale, è nata nel 2009 la prima Casa per tutti i papà separati. A di-

stanza di qualche anno, i progetti per ampliare la struttura sono già stati presentati, ma necessitano ancora di un grande sostegno economico da parte della giunta capitolina: servono tanti altri posti e il residence di viale della Torre di Prato Lungo non può essere l’unica struttura a Roma, questa è la richiesta dei numerosi genitori che, soprattutto per l’aumento delle spese che una separazione, un divorzio, il mantenimento del coniuge e dei figli comportano, lamentano un ulteriore indebolimento a livello economico. La struttura ha 20 appartamenti con tanto di saloncino e angolo cottura, elettrodomestici, le camere sono doppie, nel caso in cui i figli volessero restare a dormire con i papà, in più c’è uno spazio comune per tutti coloro che volessero confrontarsi e raccontare le proprie storie, condividendo questi momenti così difficili. La struttura è stata progettata proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza che i genitori restino comunque accanto ai propri figli nonostante la fine del proprio matrimonio e ciò è sinonimo di responsabilità nei propri

confronti e dei figli stessi, che hanno il diritto di avere vicino i genitori, restando, per quanto possibile, fuori dalle questioni che non li riguardino direttamente. Nella casa dei papà, com’è stata ribattezzata, i genitori potranno trovare anche aiuti sia a livello sociale che psicologico, con sostegni che arrivano fino a vere e proprie terapie di gruppo, messe a disposizione sempre dal Comune. I papà divorziati potranno in questo modo, e per 12 mesi, rimanere accanto ai propri figli pagando un canone simbolico di 200 euro mensili; per accedere a questa iniziativa si deve essere residenti a Roma e chiedere al proprio municipio di appartenenza la documentazione da presentare. La crescita di un bambino e il suo benessere fisico e psicologico sono componenti essenziali per far sì che diventi un adulto sereno.

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o dimenticato il bimbo in macchina

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Genitori disattenti e poco amorevoli o stressati _ di Anna Rita Scheri

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roppo spesso in questi ultimi questo momento storico, possiamo commesi i media hanno titolato sulla prendere (ma non giustificare) il perché disattenzione di genitori che di- di tanti accadimenti degli ultimi tempi. menticano figli in macchina, o nei luoghi E’ un dato di fatto che negli ultimi cindi pic nic o chissà dove, con conseguenze quant’anni c’è stato uno spostamento spesso mortali. Invesignificativo nel considerare ce di essere accompail bambino e i suoi bisogni. gnati a scuola, riporSempre più genitori cercatati a casa o accuditi, no di informarsi su come questi figli diventano crescere bene il figlio, sul pacchi che ci si dipercorso educativo e scolamentica di consestico più adeguato, su come passare tempo di qualità ingnare… almeno così sieme e tanto altro. E spessembra! Ma quale è so, proprio perché si vuole la verità che si nadare il massimo ai propri fisconde dentro questi gli, si lavora sempre di più, fatti che ci indignano si corre a destra e a sinistra e ci fanno puntare il dito contro genitori Daniela Wenger Uslenghi per portarli a danza, calcio, musica e a lezione di inglese troppo presi da loro stessi e colpevoli di poco amore e atten- e si arriva a sera stremati. Molto spesso inoltre, le famiglie sono isolate e non zione nei confronti di un figlio? La dottoressa Daniela Wenger Uslenghi possono fare affidamento su nonni, zii, Psicologa, psicoterapeuta della famiglia, vicini di casa. I bambini “pesano”, quindirettore scientifico dell’Istituto Hoff- di, unicamente sulla coppia. man ci aiuta a darci delle risposte: “Vi- Nella mia pratica clinica sento spesso la viamo” in una società sovra-dosata in disperazione di genitori che non sanno tutte le sue manifestazioni. Oggi giorno più come star dietro a tutto, che si veruna persona dovrebbe riuscire ad essere gognano nel sentire in loro sentimenti un ottimo lavoratore - preferibilmente negativi verso i figli, che non sanno come in carriera - e un partner impegnato; do- arrivare a fine mese. In questa trottola di vrebbe tenersi in forma fisica perfetta ed impegni perdiamo pezzi e, con l’idea di essere aggiornato sulle cose che capitano dare un futuro buono ai nostri figli, facnel mondo. Mangiare e dormire bene, ciamo male proprio a loro”. dedicare spazi al divertimento, alla cul- Oggi con l’informazione più capillare tura e soprattutto alle pubbliche relazio- alcuni fatti vengono portati a cononi, ed infine essere un genitore attento scenza di molti e ci sembra che tutto e presente ai propri figli. Già elencando dentro questi nostri tempi si sia detutte queste cose ci si sente stanchi! Se teriorato soprattutto i rapporti interpoi consideriamo lo stress aggiunto da personali e familiari, è poi così vero?

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“Non credo ci sia un aumento delle tragedie e della negligenza umana. Credo invece che proprio l’attenzione al benessere e la possibilità di divulgazione delle notizie mettano maggiormente in luce dove l’essere umano fallisce. Ciò detto, l’impegno e il dovere di ognuno di noi è lavorare affinché situazioni del genere possano smettere di accadere”. Per questa nuova generazione di bambini che sembra debbono badare a se stessi prima del previsto, cosa possiamo e dobbiamo fare? “I bambini al giorno d’oggi crescono sempre più rapidamente perché sempre più rapidamente si muove il mondo adulto. A loro serve, in primis, affetto e presenza. Ed è responsabilità di noi adulti dar loro quello che serve. Dobbiamo noi adulti metterci in discussione e trovare consapevolezza e strumenti per vivere meglio con noi stessi e ridurre le quote si stress che ci annientano. E’ vero che la vita va così, è altrettanto vero che dentro di noi abbiamo risorse e abilità che, se messe al servizio di un vero benessere, possono aiutarci a togliere dagli accadimenti di vita il carico da novanta che ci mettiamo noi, con il nostro passato disordinato e con l’inconsapevolezza di noi stessi. Proprio perché i tempi sono difficili, credo fermamente nella necessità che ogni adulto cresca, si formi caratterialmente e possa saper usare tutto il potenziale di cui è fornito per il suo bene e per quello dei bambini. Affetto e presenza… sono queste, quindi, le cose che un genitore dovrebbe sempre fare attenzione a non dimenticare” .


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_ l caso Muti

Dal Campidoglio all’intera città: non si è trattato solo di una brutta figura _ di Piero Ambrosi

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tavolta l’hanno fatta grossa. L’autonomia e la sovranità di un Consiglio Comunale non sono mai in discussione. Quello di Roma, carico di storia e di onori, è destinato giustamente a salire di grado con le nuove leggi sulla Capitale. Tuttavia al rango si addice uno stile. E qualche dovere in più nell’essere voce dei cittadini. È indubbio che il sentire comune di una città non possa che trovare gli interpreti naturali sia nel Sindaco che nell’assise degli eletti. Riccardo Muti è uno dei messaggeri eccelsi, affermati e straconosciuti della cultura italiana nel mondo. Orchestre nazionali e internazionali si sono offerte ovunque alla sua direzione, ricevendone impronte universali. S’incorre in inevitabili omissioni a citarne le gesta ed i tributi concessigli ovunque. Basti citare un episodio recente: quando Muti ha diretto il Nabucco di Verdi nella ricorrenza del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, non ha avuto soltanto le consuete ovazioni. Sia gli spettatori presenti che milioni di connazionali si sono identificati nella sua italianità, nella sua dichiarata fedeltà alle radici storiche, alle tradizioni e alla qualità dell’alta scuola del popolo tricolore. Lo stesso Sindaco di

Roma si fece portavoce insieme al maestro partenopeo di un incontro con il governo, allo scopo di ripristinare cospicui fondi per sostenere il mondo della cultura e dello spettacolo. In seguito, Alemanno ha ritenuto meritoriamente di completare l’opera, proponendo l’attribuzione della cittadinanza onoraria di Roma a Riccardo Muti. Ma una nobile intenzione si tinge di grottesco almeno per tre ragioni. Chissà chi ha immaginato che un passaggio così specifico e ricco di significati potesse esser equiparato ad un normale atto deliberativo. Solo così se ne può giustificare l’inserimento nei lavori d’aula proprio nei giorni in cui il Sindaco era in visita a Washington. Altrimenti, non si può giustificare l’assenza del ‘primo cittadino’ quando ad un grande italiano viene conferito il titolo di nuovo cittadino di Roma. Secondo: la maggioranza di ciascun comune può attraversare fasi di tensione, vivere alti e bassi, veder minacciata la sua tenuta. C’è però un codice di comportamento che porta a distinguere aspetti “super partes” dalla discussione e votazione su decisioni che riguardano il trasporto pubblico o misure di contabilità. Non stupisce allora che emergano atteggiamenti articolati, anche in seno agli stessi schieramenti,

dettati da questioni di merito o dalla diversità di collocazione politica; sorprende semmai che ciò possa avvenire nel contesto di una scelta unica nel suo genere, come quella del riconoscimento di un titolo onorifico ad uno dei più grandi direttori d’orchestra viventi. Infine, la circostanza è ancor più commendevole per la lesione di un sentimento di spontanea ed appassionata connessione tra Riccardo Muti e i cittadini di Roma, un moto popolare di ammirazione e di condivisione. A cui aggiungiamo il danno d’immagine per Roma al cospetto di un’opinione pubblica che non avrà risparmiato incredulità rispetto a quel che è successo in una seduta consiliare in Campidoglio. Opportunamente, fatto il danno, si è cercato di correre ai ripari da parte dei vertici istituzionali, azzerando l’accaduto. In seconda battuta, è stato “perfino” approvato il conferimento della cittadinanza onoraria. La prima reazione di Riccardo Muti di ringraziare per l’attenzione, ma di non poter più accettare il dono civico ci conferma di aver perduto una meravigliosa occasione. Il direttore, bontà sua, ha detto che è sua volontà continuare a lavorare a Roma e per Roma. Da romano, per noi sarebbe stato meglio.

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ontro Soccorso alla Garbatella

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“Sicurezza” è una parola di cui oggigiorno si sente continuamente parlare _ di Marta Siciniano

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’è necessità di sicurezza nel paese, sicurezza nelle città, sicurezza nei quartieri. Da cosa bisogna stare al sicuro, non si è capito ancora molto bene. C’è chi parla di immigrati poco raccomandabili, chi accusa di pedofilia i preti e chi si accanisce contro i guidatori in stato di ebbrezza. Così adesso le camionette della polizia addobbano silenziosamente la città, aumentate nelle ore notturne dei quartieri che, in base a criteri non resi noti, sono ritenuti più “insicuri”. Eppure per essere al sicuro, molte volte non è necessario difendersi da qualcuno. O forse sarebbe più corretto dire che semplicemente non è abbastanza. Elementi come la manutenzione dei palazzi e delle strutture pubbliche, un’abituale riasfaltatura delle strade, la salubrità degli ambienti scolastici sono spesso visti come dettagli, accortezze, ma stanno invece alla base di quel che rende “sicuro” un quartiere. Primo fra tutti, la presenza di una struttura ospedaliera a cui fare riferimento, e soprattutto un pronto soccorso efficiente. Con i suoi palazzi in più occasioni dichiarati pericolanti e persino casi di amianto nelle scuole, le zone di San Paolo e Garbatella appartenenti all’XI municipio non vantano alla sera delle lucide automobili con la scritta POLIZIA sul fianco, però da qualche mese mancano di un pronto soccorso che, nonostante la poca criminalità nella zona, era certamente uno dei capisaldi della sicurezza del quartiere. Poco prima di Natale, con una lettera inviata dalla Regione Lazio, è stato dato l’avviso che anche l’ospedale del Cto, come molti altri ospedali della città, sarebbe stato oggetto di tagli. Tagli che vedevano la riduzione dei posti letto, la chiu-

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sura di reparti considerati piuttosto prestigiosi o comunque decisamente importanti, quali quello di chirurgia d’urgenza, cardiopatia, urologia, neurochirurgia. E, infine, ma non meno importante, la cessazione del servizio di pronto soccorso,

sovraffollamento del pronto soccorso andrà a discapito. In seguito all’avviso di chiusura del pronto soccorso, il Cto è stato oggetto di grande polemica: manifestazioni, occupazioni, richieste d’incontri, lettere istituzionali, let-

L’esterno del CTO che accoglieva più di 30.000 accessi all’anno, in un territorio piuttosto vasto con circa 140.000 abitanti, dove ci sono università e diverse scuole elementari. Si sa: quando c’è crisi si deve tirare la cinghia, e certamente a risentirne sono innumerevoli settori. Sta di fatto, però, che soldi pubblici sono stati investiti nel policlinico privato del Campus Biomedico in zona Trigoria, che, a dire del Presidente dell’IX Municipio Andrea Catarci, vuole essere l’ennesimo segnale di una politica che favorisce il privato a discapito del pubblico. Il sindacato USB, occupatosi della faccenda, testimonia che vittime di questa mutilazione non è tanto il personale, per una volta, il quale è stato riassorbito all’interno della struttura ospedaliera, quanto gli utenti della zona, estremamente estesa. Si arriva all’assurdo che, se qualcuno dovesse farsi male all’ospedale del Cto, ci sarebbe bisogno di chiamare un’ambulanza esterna, proveniente dai più vicini ospedali come possono essere il Sant’Eugenio o il San Camillo, non certamente dietro l’angolo. E, soprattutto, che già presentano una elevata utenza alla quale il

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tere aperte e assemblee pubbliche all’interno dell’aula magna, ma senza risultati. Molte critiche mosse a discapito di questa manovra infatti, mettono in luce anche il totale rifiuto del confronto con i territori e con le parti sociali. Alcune proposte alternative alla chiusura dell’ospedale sono state mosse dal presidente dei Verdi nel Lazio, Nando Bonessio, il quale dichiara che il risparmio nell’ambito sanitario andrebbe fatto su altro, per esempio controllando le spese farmaceutiche o mediante l’informatizzazione dei ricettari. Che questi siano metodi efficaci, al punto di permettere la diminuzione dei tagli sanitari, è difficile a dirsi. Ma, sotto una certa prospettiva, appaiono certamente più innovative di chi, come unica risposta all’insicurezza cittadina, propone una sfilata automobilistica delle forze dell’ordine come sfondo alle serate “pericolosamente” divertenti dei quartieri con più attrattive


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_ na persona…di ghiaccio La criogenesi: opportunità e limiti tra fantascienza e realtà

_ di Fernanda Annicchiarico Rosalba Abozzi a fine del tempo, la morte, l’abbandono del corpo: ecco il grande cruccio della maggior parte degli uomini. Da sempre nei cartoni animati, nei film di fantascienza e nei libri vengono proposte alternative alla realtà che permettono

è stata teorizzata la possibilità di ibernare gli individui prima della morte celebrale, in caso di coma irreversibile a causa di un male incurabile. La speranza: potersi risvegliare un domani quando le scoperte scientifiche potrebbero essere avanzate a tal punto da aver trovato cure a oggi

di fermare il tempo e l’invecchiamento del corpo umano. Ma oggi tutto questo sembra sia diventato una possibilità reale, o quasi. Nel corso degli ultimi anni, infatti,

inesistenti. Questo stato di conservazione è chiamato criogenesi. Ma, come funziona? Il corpo umano scambia energia ed invecchia, per questo possiamo definirlo “ sistema aperto”. Una volta immerso in azoto liquido diventa un sistema isolato, tale da diminuire lo scambio di energia e

di qui il processo d’invecchiamento delle stesse cellule. L’ibernazione post mortem si basa sulla vetrificazione: non si arriva ad un vero e proprio congelamento del corpo, ma il sangue viene sostituito da una soluzione vetrificante, appunto, che impedisce la formazione dei cristalli di ghiaccio (che danneggerebbero le pareti cellulari). Un ulteriore problema che si sta cercando di controllare è quello della formazione di rotture del corpo, essendo questo sottoposto a diverse tensioni. Gli scienziati, a riguardo, stanno affrontando l’identificazione di queste rotture attraverso microfoni particolari che monitorano i movimenti interni. Si arriva, così, ad una condizione di stand-by delle cellule stesse alle quali non viene più apportato ossigeno. I limiti e le difficoltà di questa pratica, però, sono ancora molto alti, soprattutto perché, delle persone che hanno deciso di intraprendere questo lungo viaggio, nessuno è mai stato ancora risvegliato. Ai posteri l’ardua sentenza. A noi scegliere se provare a sovvertire la natura.

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_ uova vita per Ostia Presto anche il nostro litorale si farà bello _ di Fernanda Annicchiarico

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anti sono stati i progetti presentati negli ultimi mesi dal Comune di Roma per valorizzare la nostra tanto cara Città Eterna. Ma, questa volta, un occhio di riguardo è stato lanciato anche verso il litorale: troppe le potenzialità non valorizzate. Proprio per questo è stato messo a punto un insieme di interventi mirati, per sfruttare e rendere degne di nota anche le risorse che la nostra Ostia ci offre: di carattere ambientale, territoriale, economico e culturale. L’unicità del suo affaccio al mare con le sue dune, l’antico porto romano, un quartiere marino dove testimonianze liberty e razionaliste vivono perfettamente in armonia tra di loro: questa è la base di partenza per un progetto destinato a fare del nostro litorale una meta per intrattenimento, sport, cultura, tempo

libero e turismo oltre la stagione estiva. Riqualificazione del verde urbano e degli spazi pubblici di comune interesse la faranno da padrone, creando così dei piccoli poli all’interno dell’area principale, arricchiti ed agevolati da infrastrutture e viabilità rimodernate e potenziate. Gli interventi presentati, dalla foce del fiume Tevere e dalla tenuta di Castel Porziano fino al litorale, mirano alla riqualificazione non solo della passeggiata sul lungomare, attraverso un “parco lineare” e spazi aperti attrezzati, ma anche delle zone limitrofe. Infatti sono previste: una città dell’acqua, con potenziamento attrezzature sportive esistenti; una città dei giochi e della scienza, con parco tematico ed edilizia ricreativa; una città del benessere e del ricettivo, con parco ginnico, ostello e terme; un parco acquatico, con valorizzazione delle dune e della spiaggia

con servizi balneari; un’area centrale, con spazi per manifestazioni culturali ed integrazione del centro commerciale naturale; ed un polo della nautica e parco ambientale della foce, con elimi-

Il progetto per Ostia nazione del borghetto dell’ex idroscalo, la riqualificazione dei cantieri navali e la creazione di un parco ambientale della foce. Tutto questo per un solo obiettivo: una nuova Ostia!

_ ì Viaggiare…consapevolmente L’ecoturismo, una risorsa economica e ambientale _ di Fernanda Annicchiarico Rosalba Abozzi

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a cultura, o forse la moda, dell’“eco” e del “bio” sta dilagando in ogni settore. Quante volte capita di sentire o leggere nelle campagne pubblicitarie “ecocompatibile”, “biologico”, “ecologia” e quant’altro? Forse, per i meno interessati, è solo

una parola come tante, ma in realtà ha in sé un valore profondo ed importante per tutta la specie umana. L’inquinamento ambientale e lo sfruttamento del territorio hanno impoverito e reso vulnerabile il nostro dono più grande: la terra. Ad oggi, si è arrivati a parlare anche di ecoturismo, perché il turismo è uno dei mezzi economici più importanti e fruttuosi di ogni paese. Come ogni altro settore che si rispetti, si è sentita la necessità di rimanere al passo con i tempi. Studi e campagne di sensibilizzazione hanno portato avanti la battaglia sulla sostenibilità ambientale, sull’uso di fonti rinnovabili e sul rispetto del territorio. Ci si è accorti, così, della necessità di spostare il centro d’attenzione dall’uomo alla natura, un bene prezioso e inestimabile. Proprio grazie a questo primo cambio di mentalità sono iniziati gli approcci verso l’ecoturismo che diventa, così, non solo un turismo responsabile, ma un nuovo ramo del settore terziario, che segue le

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regole del rispetto ambientale fin dai criteri di progettazione.Tutto questo con il fine ultimo di arrivare alla promozione di uno sviluppo sostenibile sia dal punto di vista ambientale che sociale ed economico, minimizzando l’impatto con il luogo e la popolazione circostanti. Infatti, nella presentazione e nell’esecuzione dei progetti, vengono messi in pratica i consigli sia dettati dal buon senso che dalla bioarchitettura, che spiega il modo migliore per sfruttare le risorse ambientali a disposizione. Tutte queste accortezze, insieme alla promozione del rispetto dell’ambiente e della natura nella quale si è di passaggio, ci insegnano ad operare un turismo differente, senza grandi sconvolgimenti ma di sicuro con una consapevolezza maggiore riguardo alla ricchezza che abbiamo tra le mani e che troppo spesso abbiamo dimenticato. Certo è, più semplice a dirsi che a farsi, ma con le giuste accortezze siamo in grado di risparmiare e di aiutare l’ambiente!


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_Tevere da scoprire Crociere per tutti i gusti e le tasche _ di Priscilla Rucco Buzzantro

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opo le maggiori capitali europee e non solo, come Londra, Praga e Parigi, anche Roma, dal 2003, ha imparato a “sfruttare” le sue bellezze, dapprima trascurate, come il Tevere. D’importanza secolare, simbolo della Capitale deriso e maltrattato per anni e anni, nonostante i coraggiosi tuffi che una volta all’ anno si ripetono, il Tevere sta riscuotendo un grande successo e una meritata approvazione da turisti e semplici curiosi, per l’organizzazione e la cura con le quali è finalmente trattato. Ogni giorno, soprattutto nel weekend, cerchiamo novità da vivere in centro, ignorando per disinformazione eventi che con la loro particolarità ci portano “sotto” l’asfalto urbano, immersi in quello che viene considerato il primo monumento di Roma. Ci sono società che organizzano delle mini crociere che attraversano la Capitale da Ponte Risorgimento fino ad arrivare all’ Isola Tiberina, passando per bellezze sempre eterne e suggestivi scenari come Castel Sant’Angelo, da dove avviene l’ imbarco. Le proposte per questa particolare navi-

gazione sono 3, con prezzi che si aggirano tra i 15 e i 60 euro, a seconda del tipo di viaggio scelto e se si vuole cenare o meno all’ interno di questi battelli, con particolari agevolazioni per i bambini e per gli over 65. Una prima tipologia di viaggio dura circa 90 minuti e include la navigazione con commento in ben 7 lingue differenti, italiano compreso. Una seconda proposta prevede una crociera di poco più di due ore con cena dall’antipasto alla frutta, con possibilità di cambiare menù per chi ha problemi di allergie alimentari, per i vegetariani e per i bambini, mentre una terza soluzione prevede sempre una cena a bordo, denominata “wine bar”, con assaggi a base di salumi, formaggi, dolce e naturalmente dell’ ottimo vino; questo servizio è attivo solo dal giovedì al sabato. Inoltre c’è la possibilità di prenotare un battello per l’organizzazione di eventi importanti, o per campagne pubblicitarie ad hoc. Un altro punto a favore di questa organizzazione è la possibilità per tutti i

diversamente abili di poter accedere tranquillamente a queste crociere, contattando preventivamente un numero verde. Le crociere non si limitano solo al periodo estivo, ma proseguono fino al 31 ottobre, fermandosi per l’inverno per poi riprendere il 1° aprile. Se cercate un luogo particolare per il vostro compleanno o per organizzare il

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ricevimento del matrimonio, se volete sorprendere il vostro partner con una serata “alternativa”, le Crociere sul Tevere sono una validissima sorpresa da fare e da farsi.


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_ ulla spiaggia con il mio cane Il mare anche per i nostri amici a quattro zampe _ di Anna Rita Scheri

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state, sole, mare ma… il cane dove lo metto? Un bel problema per i padroni di questi animali che amano il loro cane e non hanno nessuna voglia di lasciarlo solo in casa per ore mentre loro si godono una giornata o più al mare… Ma, si sa, un cane in spiaggia non è mai ben accetto. Spesso si temono aggressioni ai bambini, o ma-

lattie, seppur improbabili o inesistenti, oppure semplicemente il disagio per i gestori degli stabilimenti balneari che si sentono costretti a mettere il cartello “vietato l’ingresso ai cani” per non perdere la clientela. Sulle spiagge libere, comunque, la situazione non è certo diversa, visto che esistono delibere comunali che vietano ai cani la libertà di un bagno a mare. Da un po’ di tempo però la situazione sembra essere stata alleggerita da alcune associazioni che si sono adoperate affinché questi animali possano essere tutelati nel loro diritto alla spiaggia e alla compagnia dei loro padroni anche d’estate. A Roma, sulle rive del Tevere fra Ponte Milvio e il

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viadotto di Corso Francia, il Villa Bau Village, nato nel 2009, mette a disposizione degli amici a quattro zampe una piscina e un arenile di 2 ettari. A Maccarese, località balneare vicino Fiumicino (Roma), al Bau Beach i cani possono scendere in spiaggia con i loro padroni, così pure a Capocotta nell’ultimo tratto della spiaggia al confine con il comune di Pomezia. Altri arenili dove è possibile portare il cane si trovano vicino al Lago di Bracciano presso la Spiaggia dei Gabbiani, al Lago di Martignano con ingresso sulla via Cassia presso Valle del Bracciano e a Trevignano Romano dove l’Associazione Franca Valeri, grazie all’impegno di Angelika Goring, che all’interno dell’Associazione si occupa dei rapporti con le Istituzioni, l’anno corso è riuscita a d avere due pezzettini di spiaggia sul lago dove poter accedere, sostare e fare il bagno. “è stato molto difficile - ci spiega Angela Goring durante un simpatico colloquio telefonico - superare le resistenze mentali di persone che di animali ne sanno ben poco, ma anche quest’anno speriamo di ottenere dal Sindaco e dalla Giunta la possibilità di un pezzo o più di spiaggia dove poter portare i nostri amici cani. Tramite un nostro giornalino mensile, La Repubblica delle code, facciamo informazione qui a Trevignano sui cani per sensibilizzare le persone. Raccontiamo anche storie su di loro che accadono qui nel nostro Paese come la storia di Floppy, un cane randagio che ora, grazie alle nostre battaglie, è diventato il cane del quartiere, accettato da tutti e con la possibilità di fare il bagno al lago sempre e ovunque senza incorrere in multe in quanto appartiene al Comune.” Floppy indubbiamente è un cane fortunato, ma è anche l’esempio che i cani possono convivere benissimo tra gli esseri umani ovunque se sono amati, curati e accettati senza pregiudizi.

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Al mare con fido _ di Anna Rita Scheri Andare in spiaggia con il nostro amico a quattro zampe è un grande piacere, per noi e per lui soprattutto. È però fondamentale rispettare alcune semplici regole, che garantiranno la salute del nostro cane e il benessere dei vicini di ombrellone. In primo luogo è fondamentale sapere che per portare qualunque animale al mare è necessario che questo abbia il microchip identificativo. Altrettanto importante è informarsi preventivamente presso il veterinario circa le eventuali profilassi da seguire prima di andare in spiaggia, in quanto in alcune zone d’Italia vi possono essere pericoli di rabbia, filaria, leishmania. Leggere poi attentamente le norme di sicurezza previste dal gestore dello stabilimento balneare o, in caso di spiaggia pubblica, quelle contenute nel regolamento comunale. Per il benessere del nostro amico, invece, accertiamoci che sia sempre in postazione ombreggiata, teniamolo costantemente vicino, senza mai fargli fare il bagno da solo e, se in spiaggia è consentito che si sposti liberamente, non perderlo comunque mai di vista. È indispensabile avere a disposizione acqua fresca - non gelata - per dissetarlo e cercare di non cedere alle sue richieste di leccornie al di fuori della sua dieta, come ad esempio i gelati. Per essere un buon padrone, infine, bisogna evitare assolutamente di toccare, accarezzare i cani altrui o permettere agli sconosciuti e ai bambini di farlo con il nostro amico senza chiederne il permesso o in nostra assenza e non fare il bagno con un altro cane che non sia il nostro. Buona regola è, oltretutto, non svegliare di soprassalto o sottoporre a scherzi o schiamazzi ravvicinati il cane mentre dorme, non potendo sapere quali potrebbero essere le sue reazioni. Per tutto il resto, l’educazione nostra e del nostro amico a quattro zampe è sempre una carta vincente per trascorrere delle buone vacanze.


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_ ’ultimo giorno di sQuola Anche quest’anno Colli Aniene festeggia la fine dell’anno scolastico

_ di Massimo Bissattini Andrea Vitale apà....avete fatto una cosa meravigliosa..!!!” Probabilmente il senso di tutto sta qui, in queste poche sincere e spontanee parole di una bimba di poco più di sei anni che con gli occhi spalancati e la bocca aperta guarda volare in cielo centinaia di palloncini multicolore. Questo è stato solo uno dei tanti momenti che hanno riempito una giornata frenetica, spensierata, divertente e piena di magia come solo “l’Ultimo giorno di Scuola” forse può essere. Una giornata particolare, nella quale per tutti i ragazzi dall’asilo al liceo i nodi vengono al pettine, si tirano le somme e si fanno i conti con l’impegno principale della loro vita. Si cresce un po’ e magari, solo per un attimo, ci si ferma a riflettere sulle piccole cose della vita. Tante domande ingenue che portano un turbinio di pensieri ai ragazzi - in modo sicuramente più forte a chi tra loro si appresta a passare da una scuola all’altra - e che si esprimono in mille reazioni diverse, ma per tutti con un unico denominatore comune: un’intensa commozione. Celebrare questo magico giorno è stata l’idea e la volontà dei papà e delle mamme dell’Asso-

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ciazione “I Nostri Figli al centro della Squola”, che ormai per tutti è, semplicemente, “l’associazione dei genitori” del V Municipio. Tante riunioni, discussioni amichevoli, confronti, nottate, ripensamenti, cominciati già a partire da quella lontana sera di un anno fa, quando si era appena conclusa l’edizione precedente della festa (siamo giunti ormai alla quarta). E come i loro figli anche i genitori sono cresciuti e continuano a farsi mille nuove domande ed anche per loro l’ultimo giorno di scuola assume un significato tutto speciale, e la festa si trasforma in un piccolo “esame”. Uno dei punti fermi, e alla fine delle decisioni migliori, prese in uno dei primi lontani “consigli direttivi” del comitato organizzatore fu la parola d’ordine: semplicità! E cose semplici sono state messe in campo: i cavalli per far divertire tutti i ragazzi e ragazze di ogni età, un po’ di musica di sottofondo, qualche sfida sportiva per mettere in gioco la propria abilità. Una pesca piena di premi, anzi di giocattoli, bellissimi. A una festa che si rispetti non possono mancare le merende. Centinaia di torte, dolci rustici, panini, pizze e pizzette, crostate sono stati sfornati senza parsimonia dalle mamme dell’asso-

ciazione. Rigorosamente fatte in casa in un’ideale competizione a chi la faceva più buona. Ma non solo, pizzerie e ristoranti di quartiere hanno sfornato decine di teglie di pizza golosissima. Inutile dire che non è avanzato un biscotto. Ma proprio per la semplicità di quanto offerto, si è avuto il successo di pubblico. Tutte le scuole di Colli Aniene si sono date appuntamento sotto lo splendido sole del parco Baden Powell e poco meno di un migliaio di bambini, con relativi genitori e nonni al seguito, hanno affollato per l’intero pomeriggio gli spazi allestiti nottetempo dagli stessi genitori. Quanti erano? Una battuta ieri girava tra i membri del direttivo: “duemilaecinquecento per gli organizzatori, milleecinque per la questura”. Troppi per poterli veramente contare tutti! Gli unici numeri certi che si possono dare: 298 i genitori che hanno sottoscritto una nuova tessera dell’associazione e 32 le “maglie gialle” degli organizzatori che da soli hanno gestito il tutto, affrontato le difficoltà e risolto i problemi. Solo per sentirsi dire “papà ...avete fatto una cosa meravigliosa!”

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_ iù verde per tutti Tutelare la biodiversità?Basta davvero poco _ di Pierpaolo Polcaro Roma capitale ecologica? Possibile, se si pensa che il 68% del territorio romano risulta ricoperto da parchi, giardini e spazi verdi, che rimuovono ozono dall’atmosfera, consentendo di risparmiare fino a 4 milioni di euro in costi sanitari per l’impatto degli inquinanti atmosferici. Questi i dati emersi ultimamente dal progetto europeo Hereplus (Health Risk from Environmental Pollution Levels in Urban Systems), che ha visto al partecipazione numerosi gruppi europei di ricerca per valutare l’impatto sanitario dell’inquinamento atmosferico. Il verde pubblico inteso non solo come parte del territorio sottratta alle edificazioni private, in vista di una sempre crescente lottizzazione, ma come un vero ecosistema urbano, elemento di unione tra

delegato alla gestione delle aree verdi, tramite uffici tecnici di settore. Il sistema delle Aree protette della Capitale è gestito da Roma Natura e comprende 9 riserve naturali costituite da aree terresti, fluviali, lacustri. Nicchie ecologiche che contano la presenza di oltre 1000 specie vegetali,

Villa Panphili città e ambiente naturale, mirato al miglioramento della qualità della vita del cittadino e alla tutela della biodiversità. In Italia le aree dedicate al verde pubblico e le possibili nuove aree da realizzare sono individuate in cartografie tecniche realizzate dall’Amministrazione Locale, attraverso lo sviluppo di strumenti urbanistici quali il PRG (Piano Regolatore Generale), il PAT (Piano di Assetto del Territorio) e il PI (Piano degli Interventi). Il Comune, inoltre, è l’ente pubblico

5000 specie di insetti e altre 150 specie fra mammiferi, uccelli, anfibi e rettili. L’inesorabile crescita della città ha portato molto spesso alla frammentazione degli spazi verdi e all’impoverimento delle risorse, tanto da rendere necessari diversi interventi per incrementare gli spazi già esistenti, potenziare i corridoi ecologici e favorire una serie di servizi ed attività, come l’edilizia pubblica ecosostenibile, la raccolta differenziata e l’utilizzo delle energie rinnovabili. Una

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nuova progettazione di aree verdi potrebbe coinvolgere competenze diversificate che vanno da architetti e geometri, a giardinieri, forestali e rappresentanti delle associazioni ambientaliste ed animaliste locali. Basterebbero tuttavia davvero pochi accorgimenti per migliorare, lo stato delle cose. Partendo da una valutazione dei siti che tenga conto delle caratteristiche del suolo, della posizione strategica nel tessuto urbano, del collegamento con altri spazi verdi, delle condizioni climatiche è possibile effettuare una scelta delle specie vegetali che meglio potrebbero adattarsi, preferendo esemplari autoctoni. Può essere utile favorire la presenza di insetti predatori come vespe e larve di coccinella, predatrici di afidi, nonché quella di uccelli insettivori, che si nutrono delle dannose larve di lepidotteri, installando apposite cassette per la riproduzione. Non asportare dal suolo foglie e materia organica permette inoltre al terreno di ospitare quella comunità di organismi come lombrichi, funghi e batteri che ne rinnovano l’humus, rendendolo più fertile. Inoltre, meglio evitare per quanto possibile i trattamenti chimici battericidi e le potature aggressive degli alberi, le cosiddette “capitozzature”, che stressano la pianta compromettendone la stabilità. La soluzione è davvero a portata di mano, si fonda sul rispetto della natura e passa prima di tutto per il cittadino.


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_ os biodiversità Le risposte della UE sul tema

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_ di Michele Trotta

l nuovo focus della UE sulla biodiversità si chiama “La nostra assicurazione sulla vita, il nostro capitale naturale: una strategia comunitaria per la biodiversità fino al 2020”. Il documento redatto dalla Commissione Europea, organo che da sempre si occupa di promuovere strategie e obiettivi conformi agli interessi comunitari, affronta il problema della perdita di biodiversità in Europa vincolando le politiche settoriali a sei grandi obiettivi da raggiungere entro dieci anni; il tutto in conformità con gli impegni assunti in campo internazionale dalla UE a Nagoya. Il problema della biodiversità in Europa è andato assumendo negli anni proporzioni sempre più critiche. Con l’estinzione di moltissime specie a ritmi mai registrati prima (si calcola che circa il 25% delle specie animali europee sono a rischio estinzione), intere catene alimentari risultano sconvolte mettendo a rischio, oltre che la salute di fauna e flora, anche quella dell’uomo: l’inquinamento idrico e atmosferico sono le principali cause, la progressiva diminuzione dell’impollinazione delle culture e il dissesto

idrogeologico alcune tra le immediate conseguenze. La questione riguarda, più in generale, la compatibilità delle attività umane con il territorio su cui esse si svolgono e impone di far fronte ad importanti tematiche

quali cambiamenti nell’utilizzo del territorio, inquinamento, sfruttamento eccessivo delle risorse, diffusione incontrollata di specie non autoctone e cambiamenti climatici. I costi sociali di questa emergenza sono elevatissimi. Secondo alcune stime la sola impollinazione vale qualcosa come 15 miliardi di euro all’anno nella UE. Con il nuovo documento,

che rientra nel più ampio progetto Europa 2020, la Commissione intende coordinare le politiche settoriali dei vari paesi membri al fine di apportare notevoli migliorie allo stato di conservazione di habitat e specie, indicando - come già accennato - sei obiettivi da conseguire: la piena attuazione della normativa vigente in materia di protezione della natura e della rete di riserve naturali; il miglioramento e ripristino degli ecosistemi e dei servizi ecosistemici laddove possibile, in particolare aumentando l’uso delle infrastrutture verdi; la garanzia della sostenibilità delle attività agricole e forestali; la salvaguardia e protezione degli stock ittici dell’Ue; il contenimento delle specie invasive, sempre più spesso causa della perdita di biodiversità; l’aumento del contributo dell’Unione all’azione concertata internazionale per scongiurare la perdita di biodiversità. La strada delineata vede come nuovi protagonisti del processo d’integrazione non più solo gli stati, ma i singoli individui in quanto tali, nel segno di un’Europa dei diritti e dei valori.

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_ iazza dolce piazza Il Collettivo Orizzontale e l’urbanizzazione creativa _ di Francesca Carli

trade dissestate. Buche. Deviazioni. Incuria. Cronaca quotidiana del suolo pubblico romano. Siamo troppo spesso lontani dall’idea dell’agorà greca, dove la piazza era luogo deputato alla socializzazione. Sentirsi a casa, fuori casa: è questo che manca nelle metropoli del terzo millennio. Troppo spesso il disinteresse degli amministratori locali, unito alla negligenza dei cittadini, rende gli spazi urbani più simili a un ostile percorso a ostacoli, che a uno spazio da considerare proprio, alla stregua di una grande casa comune. L’architettura anonima di interi quartieri popolati di palazzi costruiti in serie. Divieti o norme che – in nome dell’ordine pubblico – rendono difficile lo svolgimento di molte attività da piazza. Tutto questo ha contribuito ad allontanare i cittadini dagli spazi comuni, diventati ormai troppo spesso una mera giungla di auto da attraversare nella frenetica corsa verso casa, quella vera. Ma c’è chi dice no. Il Collettivo Orizzontale: un gruppo di azione metropolitana, che ha trovato nelle strade di Roma il luogo migliore dove dare sfogo alla propria

utile creatività. L’obiettivo è riabilitare il significato di “luogo pubblico”, riconquistarne intere aree e restituirle alla comunità cui appartiene. Proporre una nuova visione dello spazio urbano. Semplice, ma rivoluzionario. Partendo da un atteggiamento giocoso, ma da solide competenze tecnico-creative, il Collettivo – come si legge nel suo manifesto “vuole provocare reazioni anomale, scoprire sinergie insospettate, risvegliare le energie che si annidano negli spazi residui delle nostre città”. Al Pigneto, il Collettivo è stato protagonista di un’azione ad alto tasso di eco-urbanizzazione: “Luogo Comune. Spazio pubblico 2.0”, con cui Orizzontale ha cercato di innescare un processo per la “riattivazione” di Largo Perestrello. L’ampia area - dopo un abbandono di sette anni (da quando cioè è stato terminato il parcheggio interrato) - era stata rioccupata con un cantiere (mal visto dagli abitanti) per la presunta costruzione di un mercato rionale. Orizzontale ha realizzato Work-watching, un’installazione posta fuori dell’area del cantiere, con la funzione di seduta e presidio: un punto di osservazione sui lavori da

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parte degli abitanti, che potessero così tutelare il proprio diritto allo spazio collettivo. Un’altra inziativa del Collettivo - sempre al Pigneto - è stata “Le Orecchie di Giussano”. Utilizzando come materiale principale dei cartoni destinati al macero, Orizzontale ne ha reinventato un uso possibile - senza costi finanziari, né ambientali - creando una “piazza portatile”: tavolini, sedie, panche, installazioni, casette e giochi per i più piccoli. In un attimo giovani, anziani e bambini erano in piazza, nella loro piazza, a leggere il giornale, fare quattro chiacchiere o giocare insieme. Perché il miglior social-network è fuori dalla porta di casa.


Assistenza Roma Goes a rischio green |

_ ’orto sul tetto

I giardini sugli edifici: belli e convenienti _ di Mario Russo

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ggi è possibile portare il verde, le piante, i fiori laddove fino a ieri sembrava impossibile: sui tetti, sui muri, sulle terrazze condominiali. In tutti questi casi la vegetazione non ha solo un ruolo estetico, ma soprattutto funzionale, proteggendo dagli sbalzi termici, la grandine, i raggi UV e il rumore, creando un microclima favorevole per la vita dell’uomo e utilizzando l’acqua piovana altrimenti sprecata. L’inverdimento pensile appare un mezzo efficace per migliorare la vita urbana, consentire un significativo risparmio energetico e ridurre l’inquinamento. I giardini pensili hanno un’origine antica e affascinante. I più celebri sono quelli di Babilonia costruiti vicino all’odierna Baghdad dal re Nabuccodonosor II come omaggio alla moglie Semiramide e considerati una delle Sette Meraviglie del mondo. Se da allora si riconosce ai giardini pensili una notevole valenza estetica, oggi i tetti verdi vengono riscoperti sotto una nuova luce. Secondo Angelo Mingozzi, docente di edilizia ecocompatibile dell’università di Bologna, “sono una delle strategie più efficaci per il controllo bioclimatico del costruito”. Il tetto verde può essere sfruttato in molti modi: come prato verde, per avere un bel giardino con fiori, oppure

come orto nel quale coltivare in modo naturale. Senza dimenticare che, se i nostri tetti fossero tutti così, anche l’estetica ne guadagnerebbe. Secondo un recente studio, condotto per conto del Ministero dell’ambiente canadese, se si realizzassero tetti verdi su appena il sei per cento degli edifici di una grande città, si ridurrebbe la temperatura estiva di uno o due gradi, risparmiando dal 5 al 10 per cento di energia. In Germania la legge impone che il sette per cento dei tetti delle città sia verde, e così a oggi si contano quattordici milioni di metri quadrati di giardini pensili. Fra i più famosi, quello di ben 5.000 metri quadrati della Cassa di Risparmio di Monaco. Anche in Italia i concetti di tetto verde e di giardino pensile negli ultimi anni stanno prendendo piede. Una delle proposte più recenti è quella di Firenze, che punta sui condomini e dove presto si intende realizzare i primi giardini pensili sulle case popolari di nuova costruzione. Ai condomini aveva già pensato, alla fine degli anni ‘90, il Comune di Roma, con il bando “Cortili, Pareti e Tetti Verdi a Roma”. L’iniziativa intendeva incentivare gli sforzi dei condomini e offrire loro un riconoscimento per la realizzazione di sistemazioni verdi che contribuissero alla riqualificazione dell’ambiente urbano. Ma l’iniziativa

non ha avuto un grande seguito né sono seguite altre forme di incentivo. Eppure si stima che una città come Roma abbia 15.000 lastrici solari che potrebbero essere trasformati in giardini pensili creando una significativa opportunità di fornitura e di manutenzione per il settore florovivaistico. Tra gli architetti sono in molti a credere che i tetti verdi siano fra le conquiste più interessanti della nuova architettura. Lo stesso Renzo Piano ha creato per l’Auditorium di Roma un giardino pensile di tre ettari, con piante striscianti sulle superfici più inclinate e una serie di uliveti sulle terrazze. In Italia, riguardo alle coperture verdi, un passo in avanti è stato sicuramente fatto con l’emanazione della normativa “Istruzioni per la progettazione, l’esecuzione, il controllo e la manutenzione di coperture verdi”, del maggio 2007. Una buona notizia, a livello di incentivi, per chi vuole trasformare il tetto della propria abitazione in una copertura eco-sostenibile è arrivata quest’anno. È prevista, infatti, una detrazione dell’imposta lorda pari al 36% degli importi a carico del contribuente, fino ad un valore massimo di 45.000 euro. Un bonus che premia il verde pensile, l’isolamento termico e acustico degli edifici, il risparmio energetico e quindi la riduzione dell’inquinamento.

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_ tutto orto quel che luccica Orti urbani, una necessità _ di Marta Sicigliano

namento e sovraffollamento rendono il pianeta invivibile e le nuove, avanzatissime tecnologie predominano nei più piccoli ed insignificanti eventi della vita di ogni giorno. Un mondo in cui la globalizzazione ha reso le città tutte uguali, così come tutte uguali sono le realtà all’interno della città singola: etnie, lingue, culture, si sono mischiate, cancellate, perse in un’unica grande, fatiscente cornice. Chi ha immaginato per la Terra un simile futuro non doveva essere così lontano dall’averci preso: sarà per questo che le politiche mondiali cominciano lentamente a volgere le loro attenzioni nei confronti del Pianeta? La Convenzione sulla Diversità Biologica, firmata a Rio de Janeiro nel 1992, è basata sulla presa di coscienza del valore della biodiversità, assieme alle sue componenti ecologiche, genetiche, sociali, economiche, scientifiche, educative, culturali, ricreative ed estetiche. Essa aveva fissato per il 2010 il raggiungimento da parte dei Governi di tutto il mondo di alcuni obbiettivi finalizzati alla riduzione significativa del tasso di perdita di biodiversità. Nel 2009 anche i paesi del G8 giungevano di comune accordo a riconoscere la necessità economica e politica di delineare un “cammino comune verso il contesto post 2010 sulla biodiversità”,

a causa della evidente minaccia globale di scomparsa di habitat, specie e risorse naturali. Un tentativo, insomma, di virare lievemente da una politica di sviluppo antropocentrica che, nonostante il giovamento trattovi dai paesi occidentali dal Novecento in poi, sta dimostrando il proprio fallimento per via dell’evidente esaurimento delle risorse naturali. Le nuove filosofie naturocentriche vedono l’uomo come parte integrante dell’ecosistema e quindi in dovere di contribuire alla sua salvaguardia. Particolarmente interessante è il fenomeno della biodiversità urbana: nelle grandi capitali e città occidentali, piegate in gran parte ai gusti comuni della globalizzazione, l’iniziativa di ricreare spazi che siano prima di tutto al servizio del Pianeta, della cultura e della salute deriva molto spesso dagli stessi cittadini. Roma è stata piuttosto in ritardo, rispetto alle altre città europee, ad abbracciare uno stile di vita attento al benessere della natura, ma particolarmente rilevante sta diventando l’esperienza degli orti urbani. A Garbatella, vicino alla Regione Lazio, alcune associazioni tra le quali Casetta Rossa Spa e Legambiente hanno promosso l’idea di utilizzare diversi appezzamenti di terra, da anni in disuso e a rischio della speculazione edilizia, al fine di creare uno spazio condivisibile per la coltivazione di prodotti della campagna. In questo modo è possibile ottenere produzioni agricole a buon mercato e a chilometri zero. L’orto sorge nel cuore del tessuto cittadino, un fazzoletto di terra scrutato dai palazzi del quartiere: è la campagna che torna nelle città, modificando le sue proposte estetiche e coinvolgendo le classi sociali più deboli. I cittadini, infatti, diventano loro stessi lavoratori della terra, alleviando le barriere che pongono il contadino in uno status di inferiorità sociale. Un’iniziativa anche educativa quindi, volta a trasmettere non soltanto all’atto pratico l’arte della coltivazione e della piantagione, ma anche e soprattutto il valore dell’uguaglianza, della collaborazione fra classi sociali e della consi-

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hilip Dick immaginava nel suo libro “Il cacciatore di Androidi”, meglio conosciuto dal pubblico con il nome del famosissimo film, “Blade Runner”, un futuro estremamente angusto nella Terra del 2019. Inqui-

derazione nei confronti di un diverso tipo di patrimonio culturale italiano. Chissà se Philip Dick aveva preso in considerazione delle iniziative del genere, certamente non ancora determinanti ma indiscutibilmente significative. Per il momento, di replicanti fuggiti dalle colonie extramondo non se ne sono ancora visti, e sembra altrettanto improbabile che se ne vedano nel 2019: gli appassionati di fantascienza si dovranno accontentare di un futuro che si apre al biologico piuttosto che al bionico. Difficile, d’altra parte, è prevedere se il perfezionamento dell’intelligenza artificiale sia davvero più complesso e utopico del raggiungimento di una completa, esemplare intelligenza…naturale

H abemus O rti _ di Priscilla Rucco Buzzantro Anche Roma si è data da fare per mettere a disposizione dei propri cittadini oltre 200 orti biologici. Grazie all’ incontro di molteplici enti, più o meno istituzionali, come la Regione Lazio, Arsial (Agenzia Regionale per lo sviluppo e l’Innovazione dell’ Agricoltura del Lazio), Roma Nature, Legambiente e l’associazione Acqua-Sole-Terra sono stati ottenuti due ettari di terreni concessi dal Comune di Roma. Non ci sarà alcun canone da versare come contributo per l’orto e il comodato d’ uso sarà per ben otto anni. In questo periodo di crisi è un bel gesto d’ aiuto e di presenza che il Campidoglio ha voluto dare ai cittadini. Semplice e basilare regola da rispettare, pena il lascito immediato del campo, è il divieto assoluto di sostanze inquinanti. L’agro romano da sempre è potenzialmente ricchissimo, ma in pratica poco “sfruttato” rispetto alle sue potenzialità. L’autoconsapevolezza di ciò che c’è dietro a quello che si mangia fa sì che si evitino sprechi. Si spera che il contatto con la natura, spesso dimenticato a causa della quotidianità, e il recupero dal degrado di determinate zone sottovalutate possano indurci a rispettare noi stessi e l’ambiente che ci circonda.


_ alla terra al cielo

Presto a Roma le opere di “Dino”, artista della metamorfosi _ di Mario Russo

“L

’opera d’arte trova la propria verità nel tempo e nel divenire. È l’inquietudine che spinge ogni finito oltre se stesso”, si legge nel commento a uno dei suoi quadri. A volte un incontro può cambiarti la vita. Può trattarsi di una persona, ma anche di un luogo. A portare una svolta nella vita di Dino è l’incontro con la Sardegna, terra mistica e misteriosa. Nato in Svizzera dove per anni lavora come modellista d’architettura anche per grandi “firme”, come Santiago Calatrave, nel ‘90 conosce la Sardegna. Non è amore a prima vista, ma l’inizio di una ricerca che, se da una parte lo appassiona, dall’altra lo tormenta. Un gioco di energie che si attraggono e si respingono. Alla fine quella terra, con il suo calore, i suoi colori, le sue asperità, i suoi spazi ha il sopravvento e c’è il trasferimento definitivo. E proprio la terra, quella terra, diventa l’elemento principe della sua arte. Una fonte di materiali che permettono ai suoi quadri di essere in continuo divenire, in perenne metamorfosi.

Quali sono gli elementi base delle sue opere? Sabbia, ferro, legno, carbone, sale. Materiali cercati in natura di cui questa terra è molto generosa. Come fondo, in genere, uso la sabbia. Un elemento che mi lega profondamente alla Sardegna. A volte uso anche polvere di ferro. Anche questo ha un significato particolare. Rievoca la popolazione nuragica che è stata una delle prime a estrarre il metallo dalla terra. Uso molto anche il sale, altro elemento tipico sardo. Il sale è un componente molto interessante, che ha sempre delle sorprese: quando, ad esempio, lo esponi all’umidità inizia a lavorare. Ci sono dei quadri che, sotto l’effetto del sale, si sono trasformati completamente, tanto che a volte se qualcuno mi chiede “come hai fatto questo?” devo rispondere “non lo so, l’ha fatto la natura”. Il ferro unito ai colori bronzei e al sale si tinge di incredibili tonalità in continua trasformazione. Tutte le cornici dei suoi quadri hanno gli angoli aperti. C’è un motivo parti-

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colare? All’inizio dipingevo solo sulle tavole, perché pensavo che il quadro dovesse essere libero, non rinchiuso in una cornice. Poi però, esteticamente parlando, vedevo che mancava qualcosa. Sì, la tavoletta appesa

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era bella, il quadro era sempre lo stesso, ma racchiuso in una cornice è comunque qualcosa di meglio. Allora ho aggiunto la cornice, ma volutamente lascio gli angoli aperti per dargli la possibilità di essere libero. Nei suoi quadri ci sono linee semplici eppure c’è un grande senso di movimento. Qual è il segreto? Il senso del movimento, oltre che dalle linee, è dato anche dal fatto che c’è la sab-

che ho fatto come modellista. Sono molti gli aspetti tridimensionali reali, e anche virtuali, creati attraverso accorgimenti e sfumature particolari. Ho cercato di valorizzare le qualità e l’esperienza accumulati in 25 anni di precedente attività. L’elemento che lega la “grande madre”, soggetto ricorrente dei suoi quadri, e quindi la terra al cielo, è la luce. Che significato attribuisce alla luce? La luce è simbolo della ricerca di equilibrio da parte dell’essere umano che è sballottato da una parte all’altra. La luce per alcuni può essere la religione, per altri il lavoro, una persona. Il sole, la luna rappresentati spesso nei miei quadri sono simbolo della luce “conduttrice” della nostra esistenza.

Altre opere su: www.galleriartedino.it

Un’opera esposta ad Exed Art | Nuove Proposte | luglio | agosto ‘11

bia che è sfaccettata come un cristallo e comunque la giri dà riflessi e sfumature diversi. E poi ci sono i colori metallici, che riflettono più di qualsiasi altro tipo di tinteggiatura. Lei non usa mai tele o colori di tipo tradizionale? È stata una scelta precisa quella di non usare né tele né tempere od oli. Li usano veramente in tanti e molto più bravi di me, sicuramente con un talento diverso dal mio, per cui ho preferito non entrare in quel filone. La mia pittura in fondo è anche una continuazione del mestiere

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Presto i suoi quadri saranno in una galleria di Roma. Cosa si aspetta da questa esperienza, lo considera un punto di arrivo o di partenza? Roma è una città aperta ad ogni tipo di proposta culturale. Attenta e generosa verso chi lavora con passione. È anche una vera sfida, e per gli stessi motivi, ossia perché è satura di arte, l’offerta a volte è veramente eccessiva, ma è sicuramente una grande opportunità soprattutto di incontro e di confronto. Diciamo che è un punto di arrivo per poter sperare in nuove partenze. Roma in un attimo può cambiarti la vita.


Corpi

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_ ’insostenibile leggerezza del tattoo Storia, curiosità e significati del tatuaggio _ di Francesca Carli

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ltro che moda del momento. Persino la – evidentemente non troppo fashion – Mummia del Similaun, giovanotto classe 3300 a. C. da noi meglio conosciuto come Ötzi, ha sul suo corpo ben cinquantasette tatuaggi, a riprova di quanto quest’arte sia un’usanza antica (quasi) come l’uomo. Ötzi, a dire il vero, un po’ fashion lo è diventato davvero, dopo la sua scoperta avvenuta nel 1991 sullo Hauslabjoch: basti pensare che una delle star più belle (e tatuate) di Hollywood ha deciso di imprimersi la sua figura indelebilmente sul corpo. Parliamo di Brad Pitt, che fa bella mostra della sagoma di Ötzi su un avambraccio. Insomma, sono millenni che l’uomo segna la propria pelle con simboli e disegni più o meno incancellabili. Il tatuaggio ha mutato forma e significato sociale, ma è restato sempre simbolo e portavoce di momenti importanti nella vita di chi sceglie

di farsene uno. Soprattutto oggi, la mera ricerca estetica ha senz’altro un peso considerevole, ma anche il buzzurro più pluri-tatuato, se adeguatamentre intrepellato, vi snocciolerà i significati profondi di tutti quei disegni: la nascita di un figlio, un viaggio importante, la perdita di una persona cara, una data significativa o una frase-mantra. Paradossalmente, il tatuaggio, con la sua funzione sostanzialmente estetica, è emblema di qualcosa di profondo che si annida in ognuno di noi: il bisogno di fermare l’attimo usando come tela quanto di più mutevole abbiamo, il corpo. Tra le civiltà antiche, quella egiziana fu forse la più legata alla pratica del decorare i corpi, ma anche nell’antica Roma non la si disdegnava, almeno fino a quando venne assolutamente vietata - dopo la conversione al Cristianesimo - dall’imperatore Costantino. Che evidentemente non

la pensava come il suo omonimo, tatuatissimo, contemporaneo. Non per niente, se uno sedeva sul trono da imperatore, l’altro il tronista lo ha fatto a Canale Cinque. Questione di status symbol. Nel Medioevo, fu il Cristianesimo a convertirsi al tattoo: i pellegrini erano soliti tatuarsi con i simboli dei santuari visitati. Il rapporto tra spiritualità religiosa e

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| Corpi

moderni

tatuaggi è controverso non solo sul versante cattolico: la religione ebraica, seguendo quando scritto nel Levitico, vieta i tattoo permanenti e il culto musulmano consente esclusivamente decorazioni temporanee fatte con l’hennè, pigmento organico di color rosso-amaranto. Tra tanti divieti, c’è invece chi - per motivi sociali e spirituali - a tatuarsi viene costretto: nella tribù Dinka (Sudan meridionale), le donne sono obbligate, anche contro la loro volontà, a esibire sul proprio corpo ogni tappa importante della loro esistenza: un tatuag-

Il parere del sociologo di _ Ernesto Fabbricatore «Il miglior modo di testimoniare a se stessi e agli altri che si fa parte del medesimo gruppo, è di imprimersi sul corpo una medesima marca di distinzione» – osservava E. Durkheim nelle Formes élémentaires. Il tatuaggio, il branding, il body-painting – non si perde occasione di ribadire – sono innanzitutto marchi d’identità, crismi d’appartenenza, iscrizioni a un gruppo (magari ideale) e sulla propria pelle (per convenzione ‘reale’). La letteratura etnografica ha per molto tempo restituito interpretazioni di pratiche come il tatuaggio in termini di segni tradizionali per mezzo dei quali la collettività viene ad imprimere sulla e nella carne degli individui marchi indelebili di un’appartenenza e identità comuni. Si tratterebbe – secondo l’antropologo Le Breton - di un vero e proprio rito intimo parallelo, capace ci mettere in scena la liberazione dalle costrizioni sociali, il simbolo di una provocazione costantemente visibile contro le norme dell’apparenza, corsia preferenziale verso la riappropriazione del corpo, delle sue sensazioni, dei suoi confini.

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Etichetta biologica |

gio per il periodo fertile, uno per festeggiare il matrimonio, un altro per celebrare la maternità, fino al tattoo che fa onore all’arrivo della menopausa. Ditelo alle vostre nonne, quando si lamenteranno per un po’ di osteoporosi.

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Il Parere dello psicologo di _ Marco Camilli Decorare il proprio corpo con disegni, oggetti metallici e incisioni sono pratiche che hanno un’origine lontana, spesso preistorica. Oggi ci chiediamo cosa spinga le persone a coprire in modo permanente una parte del proprio corpo con un disegno, a forare sopraccigli, naso o lingua con oggetti metallici, a incidere decorazioni sulla propria pelle. Quello che probabilmente ci porta a incuriosirci verso queste pratiche è la loro lontananza dall’attuale cultura occidentale industrializzata e la loro lontana origine. Il tatuaggio è stato utilizzato in moltissime culture come una sorta di carta d’identità o come segno di passaggio all’età adulta. Nel Medioevo, nella cultura Cristiana, tatuarsi simboli religiosi era usato per rimarcare la propria identità cristiana. Il piercing ha, molto probabilmente, origine preistoriche ed era un’usanza finalizzata a distinguere e rendere visibile i differenti ruoli dei membri delle tribù. La scarificazione ha origini africane ed era associata al rito che accompagnava il passaggio dall’infanzia all’età adulta. Le origini di queste usanze dicono molto sulle motivazioni che spingono molte persone a utilizzare ancora oggi queste “pratiche”. Le motivazioni personali possono essere le più varie, tuttavia appare evidente che l’affermazione del sé nella società e nel gruppo e la “celebrazione” di un rito dopo il superamento di un percorso complesso e sofferto possono rappresentare le due macro-categorie di ragioni che spingono le persone a fare questa scelta. Un discorso diverso dovrebbe essere fatto per la pratica della scarificazione, per i piercing genitali così come per i più svariati abusi di queste pratiche: il corpo può diventare il campo di battaglia di conflitti profondi non risolti e l’autodistruzione della propria immagine può divenire l’unica via per sentirsi vivi nel dolore. Nonostante per alcuni può essere manifestazione di sofferenza, l’uso di forme “soft” di decorazione del corpo sembra anche un modo per portare con sé, in maniera “indelebile”, un sentimento che si sente come irripetibile.


Corpi

moderni

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_ e lo hanno fatto loro Decalogo semiserio a favore del piercing _ di Francesca Carli

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tate faticando non poco nel convincere mamma e papà a darvi il permesso di fare un piercing? Pensate che, ai giovani delle tribù del Borneo, sono gli stessi genitori a forare i lobi delle orecchie, in un rito di passaggio all’età adulta. Un lobo per uno e il pargoletto diventa ufficialmente un uomo. Scherzi dell’antropologia. Per quanto non originari del Borneo, il piercing lo avete fatto e ora a lavoro vi tocca dare spiegazioni a chi ne critica il valore estetico? Niente paura, la storia vi offre illustri alleati da sciorinare a d’uopo: ne era grande fan Giulio Cesare, che aveva introdotto la moda tra gli uomini dell’impero romano, lo portavano Shakespeare, il navigatore e poeta inglese Sir Walter Raleigh e Sir Francis Drake, famoso navigatore insignito del ruolo di cavaliere niente po po di meno che dalla regina Elisabetta I. E le donne? Anche il gentil sesso piercing-addicted ha i suoi precedenti storici di tutto rispetto: nel libro della Genesi si narra di Rebecca, moglie di Isacco, la quale ricevette in

dono un gioiello per il naso. E se è scritto nella Bibbia… Ma anche le donne indiane usano sfoggiare tutt’oggi un anello alla narice sinistra: la medicina ayurvedica associa questa parte del corpo agli organi riproduttivi. Potrete sempre dire che ve lo ha ordinato il dottore. La funzione curativa del piercing è sostenuta anche dagli sciamani aborigeni dell’Australia, che si bucano la lingua per essere in grado di succhiare via il male dal corpo dei pazienti. Ecco, questo è di certo un aneddoto folcloristico, ma come scusa forse non regge, in Italia e nel 2011. A meno che non siate figli segreti di Vanna Marchi e del Mago Do Nascimento. Lobi, naso, lingua: fin qui tutto normale. Roba da educande, insomma, se si confronta con la moda del XIV secolo: alla corte della regina Isabella di Baviera andavano di moda scollature che scendevano fino all’ombelico. Alla faccia dei benpensanti, le dame - non paghe di aggirarsi a corte così succintamente vestite - ornavano i loro seni con anelli tempestati di pietre preziose,

che pendevano da capezzoli a loro volta dipinti con colori sgargianti. Come tutte le mode, anche questa sparì per ritornare. Sul finire del XIX secolo, riecco il boom degli anelli da seno: in Inghilterra erano detti “bossom ring”, a Parigi “anneaux de sein”, ma la sostanza non cambiava. Insomma, i precedenti non mancano. E poi, al limite, dite che si può sempre togliere.

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| Corpi

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_ nti-corpi Eccesso o tendenza?

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_ di Pierpaolo Polcaro

iù invasiva di un tatuaggio, più dolorosa di un piercing. Molto più che una semplice moda passeggera, per molti versi ancora un tabù, la “body modification” o “body alteration” consiste nell’alterazione del corpo umano per ragioni non mediche. Va subito chiarito che non si tratta di autolesionismo e che alla base delle sue numerose pratiche ci sono motivi spirituali, artistici o puramente estetici, uniti spesso alla volontà di stupire o esprimere al meglio la propria individualità. Una rivisitazione di antichi elementi tribali, usati per proiettarsi in una società sempre più caotica e spesso priva di riferimenti e di morale. Praticata in passato dalle tribù africane in occasione dei riti di passaggio dall’infanzia all’età adulta, la scarificazione consiste nel provocare vere e proprie cicatrici ornamentali sul corpo. Il “cutting” (letteralmente tagliare) è una pratica che consiste nell’effettuare ripetutamente incisioni in uno stesso punto della pelle, fino a creare delle cicatrici permanenti. Spesso ci si serve dell’aiuto di cenere (ash rubbing), liquidi chimici o inchiostro (ink rubbing)

per poterne manipolare meglio il processo di cicatrizzazione e rendere così il risultato più pronunciato. Si differenzia dallo “skin removal”, conosciuto anche come “skin peeling” o “spinning”, una forma di scarificazione che consiste nella rimozione di aree di pelle, con lo scopo di lasciare segni ancora più vistosi. Il “branding” è invece una vera e propria marchiatura a fuoco con forme di metallo, con risultato simile ad un tatuaggio. Richiamando le marchiature che in passato venivano riservate agli schiavi e agli eretici, è un’esplicita forma di rivendicazione della proprietà di se stessi, che inevitabilmente passa per il corpo. Ci sono poi gli impianti, dispositivi in silicone o titanio, compatibili dunque con il nostro organismo, che vengono applicati chirurgicamente al di sotto della pelle al fine di alterarne la forma. Essi possono essere interamente sottocutanei (subdermal), dalle corna sulle tempie, alle stelle, fino ad arrivare alle forme più eccentriche e disparate. Negli impianti transdermici e percutanei (transdermal o microdermal), invece, sotto la pelle viene generalmente inserita una base metallica da cui emerge una vite, a cui va avvitato un piercing esterno. A diffe-

renza del semplice piercing però, può essere applicato anche nelle parti del corpo più inusuali, come le zone piatte, senza più fori in bella vista. Gli impianti oculari consistono in delicate applicazioni nella zona interpalpebrale congiuntiva dell’occhio, dove vanno poi inseriti piccoli gioielli decorativi. Tuttavia la pratica di body modification più estrema, se non quella maggiormente impressionante, è la sospensione. Una vera forma di rituale, che consiste nell’appendere il corpo umano a piercing temporanei infilati nella carne di più parti del corpo. Un’esperienza di adrenalina pura e ritrovato rinnovamento interiore, da effettuare con la dovuta preparazione e da sconsigliare a chi ha una bassa sopportazione del dolore. L’attenzione infatti non è mai troppa, in un settore dove basta davvero poco per sconfinare nel patologico. In Inghilterra, ad esempio, un medico ha amputato una gamba perfettamente sana a due pazienti cui era stata diagnosticata una sindrome chiamata “body dismorphic disorder”. Gli affetti da questa malattia cominciano ad odiare una parte del loro corpo sino a volersene sbarazzare. Ma siamo davvero sicuri che non bastava il tatuaggio?

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_ tile e cordialità Pirò, quando mangiare bene conviene

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_ di Andrea Riccio

rendi un imprenditore con il pallino del mangiare bene e della buona compagnia. Aggiungi una tradizione

Il ristorante Pirò | familiare nel settore della ristorazione, un prestigioso chef, ingredienti freschissimi e di qualità e un ambiente caldo ed accogliente. Amalgama il tutto con cura e otterrai Pirò, un ristorante unico nel suo genere per il sapiente connubio di cibi gustosi, rapporto qualità -prezzo e cordialità . Meri-

to di Rocco, padrone di casa premuroso ed attento, della madre, veterana della ristorazione, e di Michael, ottimo chef che con piacere abbandona i fornelli per delle brevi “incursioniâ€? in sala per valutare gusti e impressioni dei commensali. Situato nel cuore del quartiere Trionfale, Pirò è una piccola oasi della buona cucina in un quartiere che manca di un’offerta gastronomica adeguata. Ma è anche un ristorante di livello, la cui fama ha ampiamente travalicato i confini del quartiere per accogliere clienti provenienti da tutta la Capitale, sia a pranzo che a cena. Merito del menu vario, capace di soddisfare tutti i palati, della preparazione scrupolosa dei piatti e della loro presentazione, del personale di sala gentile ed attento, dell’ambiente intimo, curato nel dettaglio, elegante e informa-

le al contempo, animato dalla naturale simpatia e dalla professionalitĂ di Rocco. Entrando da Pirò si ha solo l’imbarazzo della scelta: sfiziosi antipasti di terra e di mare, primi stuzzicanti e fantasiosi, tanti tagli di carne provenienti da allevamenti selezionati (personalmente testati da Rocco, che è solito definirsi un “carnivoroâ€?, oltre che un intenditore), pesce freschissimo tutti i giorni, cucinato secondo tradizione ma anche tanta creativitĂ (notevole la zuppa di crostacei) e, per finire, dolci fatti in casa preparati sul momento. Molto interessante anche la carta dei vini, capace di offrire valide scelte per ogni pietanza. Un must assoluto le serate gastronomiche a tema, organizzate con cadenza settimanale, tra le quali spicca quella dedicata ai fritti, tradizionali e non solo, croccanti, leggeri e buonissimi. Un peccato di gola imperdibile. E per i clienti piĂš “viziatiâ€? c’è anche la sala fumatori. Avete giĂ l’acquolina in bocca? Bene, non vi resta che assaggiare!

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| Design

_ esign solidale Idee innovate per i popoli poveri del mondo _ di Francesca Carli

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ltre 6000 persone al giorno muoiono a causa di malattie derivate dall’acqua contaminata o marcia. A causa della mancanza di acqua potabile e della scarsità di servizi igienici 1,8 milioni di bambini sotto i cinque anni sono vittima di colera, tifo e dissenteria. Il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente ha dichiarato che “la sporcizia diffusa nelle acque implica il decesso di un numero maggiore di persone rispetto a quelle che muoiono a causa di ogni forma di violenza, incluse le guerre’’. Cosa c’entra questo, con il design? C’entra eccome, da quando la creatività si è messa al servizio dei meno fortunati. Nell’ambito dell’esposizione intitolata “Design for Other 90%”, in mostra al museo nazionale di design Cooper Herwitt-Smithsonian Institution di New York, sono stati presentati due progetti low-cost in grado di aiutare concretamente le popolazioni più povere del pianeta. Lifestraw – progettata da Mikkel Vestergaard Frandsen – è una cannuccia azzurra a carboni attivi in grado di filtrare l’acqua sporca e restituirla direttamente limpida a chi la sta

utilizzando. Si tratta in sintesi di un depuratore portatile: lunga 31 cm per 140 grammi, è provvista di un laccio per essere legata al collo, in modo da rendere potabile anche l’acqua stagnante delle pozzanghere. Il filtro è autonomo, non funziona con l’elettricità, né ha bisogno di batterie: se si stima che una persona – soprattutto nei paesi più caldi – necessita di almeno due litri di acqua al giorno, LifeStraw risulta utilizzabile per un anno. Non richiede pezzi di ricambio, né manutenzione. Un piccolo, spartano, ma preziosissimo oggetto, in grado di salvare molte vite. Sempre dalla mente di Mikkel Vestergaard Frandsen sono uscite altre due geniali idee salva-persone: PermaNet, una zanzariera impregnata d’insetticida (utilissima per combattere la malaria) e ZeroFly, un telo di plastica che uccide le mosche, vero e proprio flagello per le popolazioni africane. Un’altra trovata geniale, di quelle che fanno esclamare “come ho fatto a non pensarci prima” è Q Drum. In effetti, l’idea di base è già in uso da decenni nei paesi industrializzati: è lo stesso principio con cui si usano i rulli compressori utilizzati nella preparazione dei prati

Life straw | inglesi, che riempiti d’acqua, rotolando pesanti, schiacciano il terreno sottostante. Come applicarli per un fine solidale, in paesi dove di floridi giardini verdi non c’è neanche l’ombra? Q Drum è una sorta di tanica di forma cilindrica concava, che sfrutta la capacità di rotolare e scaricare l’intero peso dell’acqua a terra. Consente così di trascinare fino a 50 litri d’acqua. Con uno sforzo assolutamente inferiore rispetto a quello che migliaia di persone fanno trasportando l’acqua ai propri villaggi, a braccia, ogni giorno, per decine di chilometri. Quando il design, oltre che bello, è anche buono.

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Concerti |

_ erate di grande musica S. Ivo alla Sapienza ospita la XXX edizione _ di Mario Russo

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rentesima stagione concertistica. Un fantastico traguardo. Per celebrare questo evento l’International Chamber Ensemble presenta una festosa e coinvolgente serie di eventi musicali che, come avviene da 15 anni, si terranno tra i cinquecenteschi archi dello stupendo Cortile di S. Ivo alla Sapienza, nel cuore di Roma. La nuova edizione delle Serate di Grande Musica, in programma dal 5 luglio al 9 agosto, offre 15 appuntamenti veramente da non perdere. Una ricca selezione di meraviglie musicali di grande attrattiva che, insieme ad alcuni dei più grandi successi nostrani, in occasione del XXX anniversario, propone anche una serie di nuove ed allettanti proposte. Attraverso serate tematiche il pubblico potrà godere delle amatissime melodie e degli inconfondibili ritmi della grande canzone americana, da Gershwin a Porter, da Mancini a Bernstein, gustando classici come Summertime o New York New York. Ma oltre alla musica, sensuali passi dei danzatori argentini accompagnati dalle struggenti melodie e dagli irresistibili ritmi del loro paese ne La Noche

de Tango. Non mancherà il grande cinema internazionale evocato con le sue indimenticabili musiche, tra Colazione da Tiffany e Il Padrino, Schindler List e Il Gladiatotre, Titanic, Star Wars e tanti altri. Tutti i brani saranno eseguiti dall’Orchestra dell’International Chamber Ensemble sotto l’eccellente guida del Maestro Francesco Carotenuto capace di amalgamare, con bravura e sensibilità, le varie sezioni musicali. L’orchestra, fondata a Roma nel 1980 dallo stesso Carotenuto e da altri musicisti italiani e stranieri, oggi vanta una fama internazionale e numerose incisioni. L’idea era quella di formare un organico strumentale straordinariamente elastico e duttile, capace di abbracciare gran parte dell’immenso repertorio della musica strumentale. Un obbiettivo che visti i risultati è stato ampiamente raggiunto. Come sempre le esecuzioni saranno arricchite dagli attesi interventi di prestigiosi ospiti solisti: fra i tanti i musicisti e i danzatori del Cuartetango Ensemble, seguitissimi protagonisti della musica argentina, il soprano Burcu Bukem e il tenore Hakan Aysev. La grande musica e la magnifica cornice del Cortile di S. Ivo alla Sapienza, sede originale dell’antica Università

romana (Corso Rinascimento n. 40), si incontreranno ancora una volta rinnovando lo stupefacente e miracoloso connubio tra l’arte musicale e questo gioiello del barocco romano, capolavoro dell’arte del Borromini. Con l’innegabile fascino della sua architettura ed un’acustica eccezionale, il Cortile offre, infatti, una straordinaria ed affascinante esperienza nella sua veste notturna di magnifico auditorium sotto le stelle.

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Noche de Tango |


| Libri

_ ’aritmetica di Cupido Matematica e letteratura, una convivenza accertata _ di Mario Russo a Dante a Calvino, da Borges a Poe. Ma anche Carroll, Swift, Queneau, Mann: da sempre gli scrittori si sono incontrati, o scontrati, con i numeri, con i calcoli e i loro misteri. Nel suo libro, “L’aritmetica di Cupido”, Carlo Toffalori, professore di logica matematica all’Università di Camerino, ripercorre questi sentieri. “Adesso sei uno zero senza un numero davanti. Io son da più di quel che sei ora: almeno sono un pazzo, e tu non sei nulla”. È così che re Lear, esautorato dalle figlie, viene apostrofato dal suo stesso buffone. Shakespeare, a suo modo, ci conferma che lo zero da solo non vale niente, ma quando si accoda a qualche altro numero provvede ad aumentare, oltre all’importanza di questo, anche la propria. “Matematica, afferma Toffalori, per molti

scrittori è sinonimo di rigidità, oppressione, predeterminazione soffocante contro cui ribellarsi: la vita è ‘pur sempre la vita, e non solo una radice quadrata’ protesta Dostoevskij. Ma le cose non stanno proprio così”. Numeri e calcoli fanno la loro apparizione nelle pagine di alcuni fra i maggiori scrittori di tutti i tempi: si va dalla semplice menzione di un problema matematico all’uso di strutture e concetti complessi. I classici ci propongono svariati modelli di società matematiche come, ad esempio, l’isola del terzo viaggio di Gulliver, sperduta tra le nuvole e popolata da goffi e sbadati abitanti. “Il libro – sottolinea l’autore – descrive il rapporto tra matematica e letteratura, apparentemente difficile e anzi conflittuale. In genere si è portati a pensare che ci sia una contrapposizione tra la cosiddetta cultura umanistica e la cultura scientifica. Forse le cose non sono così semplici, ma ci sono dei legami molto sottili”. Dai testi di Borges, Carroll, Musil, Queneau e altri ancora emerge, invece, un’altra

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immagine della matematica che è gusto del paradosso e dell’aforisma, libertà dagli schemi costituiti, fantasia di inventarne di nuovi, levità e giocosità: quel che Calvino chiama la ‘leggerezza della pensosità’ e Mann un ‘gioco dell’aria’. Uno, nessuno e centomila è un’iperbole di Pirandello, ma sono anche tre numeri. “Noi due dobbiam restar due,/ se pur i nostri indivisi amori son uno” dice Shakespeare che, dando voce poetica a un luogo comune degli innamorati, arriva nel profondo e tocca corde tenere, ma fa anche un’equazione. Il tentativo del libro è quello di presentare un’immagine della matematica forse più confacente alla realtà e anche più gradevole. Matematiche esotiche e variegate presentate così come sono descritte dai vari autori, ma senza trascurare divagazioni stuzzicanti sulla teologia, per esempio, o sulla politica o sulla matematica dell’amore, dai matrimoni a tre sessi di Azimov alle prodezze aritmetiche di Don Giovanni e Casanova.


Architettura |

_ lto potere simbolico

Il Ponte della Musica, dove cultura e sport idealmente si incontrano _ di Angela Abozzi Cecchetto

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l nuovo Ponte della Musica, che collega il Foro italico al quartiere Flaminio e all’Auditorium, si slancia sul Tevere con 190 metri di acciaio, cemento e legno. Percorribile a piedi e in bici, presto sarà percorso da linee di bus elettrici e tram.“È un’opera strategica che migliorerà tutte le realtà culturali e sociali. Un ponte ecosostenibile che va verso il futuro” ha rilevato nel suo discorso il sindaco Alemanno il giorno dell’inaugurazione alla presenza dell’assessore all’ambiente Marco Corsini, del sottosegretario ai Beni Culturali Francesco Giro e un vasto pubblico. L’opera ha un costo di circa 8 milioni ed è stato realizzato in poco più di due anni. Una densa folla interessata e curiosa sosta e si rinnova in continuazione, nel luogo dove è stato costruito lo spettacolare e luminoso Ponte della Musica, proteso con armonia ed eleganza tra le due rive del Tevere ed il cielo azzurro. Provenendo in automobile dal Quartiere Trionfale e percorrendo tutta via Guido Reni è facile imbattersi nello

Il Ponte |

splendido nuovo monumento e incontrare passanti e turisti che osservano strabiliati. Una signora dal piglio sicuro che scatta foto del ponte in tutte le pose ci spiega: “la fotografia è il mio hobby. Da pensionata, da quando ho lasciato i miei alunni come professoressa di lettere, ho scoperto questa bellissima e imponente passione.

Mi aggiro per la città e fisso ciò che ogni giorno si rivela ai miei occhi curiosi”. Quale sensazione prova attraversando il ponte? “È quasi un abbraccio. Le sue ‘ali’ si stendono per accogliere tutti i popoli, come dice la storia, per gustare tutta la bellezza, la storia, l’arte, la cultura di Roma del passato del presente e del futuro. Mi affascina anche la ragione del nome. È un ponte che idealmente congiunge la musica con lo sport, anche come ubicazione, partendo dal Parco della Musica e percorrendo a piedi o in bicicletta, si raggiunge il centro di tutti gli sport di Roma, il Foro Italico, quasi come un anello di congiunzione tra la musica e lo sport.

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| Libri

_ etture d’estate A ciascuno il suo...fumetto _ di Marta Sicigliano

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è un vantaggio che i mesi di luglio ed agosto hanno sulla lettura di un fumetto, e cioè uno stimolo immaginativo dato dalle belle giornate, dalla vivacità dei colori e dai nuovi paesaggi in cui ci si imbatte nel corso delle vacanze. Perciò, anche per chi non è un appassionato della narrazione tramite le immagini, o chi ne ha abbandonato da tempo la lettura, perché non approfittarne questo mese per mettere alla prova anche questa straordinaria forma alternativa di espressione? Cinquemila Chilometri al Secondo – graphic novel di Manuele Fior, edito da Coconino Press che si propone di illustrare la situazione affettiva, precaria e confusionale di una generazione, quella dei giovani del ventunesimo secolo, cresciuti con fin troppi modelli, in una realtà incapace di offrire delle solide linee guida. Realtà, dunque, che spinge i suoi protagonisti alla costante ed emblematica ricerca di un’identità. Con le sue illustrazioni che richiamano vagamente alcune ambientazioni variopinte dei quadri di Picasso, una storia che sembra voler comunicare più con i suoi colori che con le linee scure dei contorni. Persepolis – autobiografia a fumetti della più celebre fumettista iraniana, Marjane Satrapi, che racconta con il suo tratto semplice ma armonioso la sua personale storia ripercorrendo così anche quella travagliata dell’Iran, a partire dalla rivoluzione islamica degli anni 80. Un racconto che non perde mai la sua umanità, la sua freschezza nonostante la tragedia, la sua grande comicità, ma soprattutto la sua concretezza. Un’opera che mette a confronto popoli per poi dichiarare che popoli forse non esistono, ma solo paesi e storie di persone. LIZARD edizioni; Quinoterapia – Dall’autore di Mafalda, Quino, una raccolta di vignette che si affacciano nel quotidiano di situazioni tra pazienti e dottori, facendo meditare e sorridere sulla società odierna, fatta di lavoro, famiglia, politica e rapporti umani. L’ editore è: Magazzini Salani;

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il romanzo da esordiente

di _ Priscilla Rucco Buzzantro

il romanzo noto

di _ Fernanda Annicchiarico Attraverso il suo stile crudo e semplice anche con il suo nuovo romanzo, “Nessuno si salva da solo” (Mondadori), Margaret Mazzantini riesce a toccare l’animo e la sfera quotidiana dei suoi lettori. Questa volta i protagonisti sono una coppia di giovani quarantenni sposati e separati. Dalla passione iniziale nascono una famiglia e due figli, fino ad arrivare alla rabbia e all’inquietudine che portano alla loro separazione. Una coppia come tante, finita come tante al giorno d’oggi. La straordinaria quotidianità e la semplicità della loro routine permette a molti lettori di immedesimarsi negli stessi protagonisti. A cena in un ristorante si trovano a riflettere sugli errori commessi, senza una totale consapevolezza. Ed è proprio questa incapacità che diviene il fulcro attorno al quale ruotano i pensieri e le emozioni trasmessi da questa storia. Romanzo contemporaneo e vivo, di sentimenti semplici che forse possono far riaffiorare pensieri e, perché no, piccole risposte.

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Si sa: l’estate, e più precisamente le vacanze, sono per gli amanti della lettura il traguardo più ambito in cui poter concentrare questa nobile attività. Sia per una maggiore quantità di tempo libero che per uno stato mentale particolarmente predisposto al relax e all’immaginazione, grazie alla lontananza dagli ambienti lavorativi e dagli impegni quotidiani. Un libro si gusta già dalla copertina e il romanzo “Protagonista di vita” di Anna Rita Scheri (Edizioni Aracne) appare molto interessante, un uomo e una donna “imprigionati” da un triangolo che può essere identificato come un amore non vissuto completamente, soggetto a terzi incomodi, è un dettaglio di un dipinto dalla scrittrice; già perché l’autrice è un’artista a 360°: poetessa, modella, pittrice e scultrice. Il romanzo, vissuto in prima persona racconta della disperata voglia/ricerca d’amare ed essere amata, forse dal sentimento stesso o forse dall’utopia di una chimera continuamente irraggiungibile. Pagina dopo pagina non si può fare a meno di ritrovare frammenti di storie vissute da chiunque abbia mai amato; con tutti i pro ed i contro che una storia inevitabilmente porta con sé. Malinconia e tristezza, sensualità e intrighi si intrecciano in giorni indimenticabili, imprigionandosi nei ricordi ormai indelebili nella carta. Pagina dopo pagina vi sentirete risucchiare dalle vicende narrate da Anna Rita Scheri, domandandosi come possa l’ autrice arrivare al cuore di ogni lettore; già perché che cosa sarebbe la vita di ogni individuo senza una carezza, un gesto di speranza, un sorriso. Tra tanti amori “sbagliati” se così possiamo identificare le storie andate a finire come non volevamo, Anna Rita Scheri ha potuto contare sull’ affetto di alcuni componenti della sua famiglia che le hanno fatto da salvagente nel mare della tristezza in cui l’attrice era sprofondata. Sogni di donna, speranze infrante vissute da storie anche clandestine, questo e molto altro si prospetta nel romanzo “Protagonista di vita”.


Gallerie |

_ a galleria Gallerati La fotografia come forma artistica _ di Rosalba Abozzi

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n una traversa di via Livorno, a due passi da Piazza Bologna, si apre un locale piccolo ma accogliente in cui l’estro si coniuga con la fotografia. Nata nel gennaio 2007 con l’intento di esporre opere contemporanee, la galleria Gallarate ha l’obiettivo di far conoscere lavori di chi utilizza, al posto dei pennelli e colori, la macchina fotografica. Dottor Gallerati da quando ha aperto questo spazio si sono succeduti diversi artisti. Quali sono le caratteristiche che cerca in ognuno? La selezione degli artisti da esporre è il lavoro più faticoso per un gallerista. Generalmente non sono solo in questo compito ma ho dei collaboratori che mi affiancano. Ogni volta che mi trovo di fronte ad un autore cerco di non osservarlo secondo il mio gusto ma d’immedesimarmi, di comprendere le sue idee, di capire che cosa vuole dire con la sua opera. Certo la selezione non è facile, perché sono molti gli artisti che si propongono e che noi stessi cerchiamo, sia giovani

che meno giovani. Attualmente ci sono circa venti fotografi consolidati nella mia galleria e che figureranno anche sul sito perché vogliamo che siano sostenuti nel loro lancio commerciale. Galleria espositiva ma non solo.... Sì, infatti in sede si organizzano incontri e seminari, sia per addetti ai lavori che per profani, condotti - oltre che da me - anche dal professore Andrea Attardi, docente dell’Accademia delle Belle Arti. Il più seguito è “la fotografia nell’arte contemporanea”. Quando è nata in lei questa passione? Fin da giovane ho avuto questa passione anche se inizialmente dovevo capire bene quale aspetto darle. I miei studi mi hanno portato verso l’indirizzo giuridico, ma la passione che vibrava in me era talmente forte da prendere il sopravvento. Ho iniziato come giornalista, scrittore di attualità, critico fotografico. Pian piano si è fatta strada in me l’idea di far diventare la mia passione un lavoro. Da autore, quale sono sempre stato ad osservatore-relatore, mi sono messo in gioco anche come promotore. È stata un

sfida con me stesso. Perciò lei, fotografo, espone opere di altri fotografi. Come mai? È vero, ogni autore è geloso di un confronto e difficilmente si fa sostenitore di altri. Ma per me è stata una sfida. L’Italia ha una più che salda tradizione classica legata alla pittura ed anche tra persone colte c’è la mentalità che sia solo quella “ l’arte seria”. Da qui il desiderio di far affermare anche nel nostro Paese la fotografia come forma artistica. Ciò mi ha fatto superare il mio stretto interesse, dedicandomi alla ricerca di altri talenti. Un esempio di come una passione ben coltivata faccia sbocciare un’attività che contribuirà alla diffusione dell’arte moderna.

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Il Dott. Gallerati |


| Documentario

_ ivere al Corviale Un docu-film racconta la periferia romana _ di Angela Abozzi Cecchetto

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t in terra pax, titolo e musica solenni e spirituali, tratti da una composizione del musicista Vivaldi, in contrasto con il contenuto e l’azione del racconto. Orrore, crudeltà e violenza, senza sorriso e senza speranza. Un film notevole, voluto da due giovani registi, Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, girato completamente in digitale usando una telecamera Red One. “Un successo inatteso – dichiara Coluccini – era nostra intenzione rendere visibile il degrado di questo grande quartiere, chiamato Corviale, sorto per divenire una cittadella della convivialità e delle socialità”. Una realtà ben diversa, oggi, dopo tanti anni dalla nascita, visto che il degrado non solo continua, ma aumenta nella misura dell’abbandono costante delle istituzioni, della solitudine e dell’isolamento. Nel quartiere s’impone un grande palazzo lungo un chilometro, noto con il nome di Serpentone. Servizi e socialità sembrano inesistenti. La gioventù della zona non respira esattamen-

te aria democratica. Oggi gli abitanti sono più di diecimila e, nonostante il degrado, sono riusciti insieme ad essere una vasta popolazione solidale. Ma certamente non è esemplare per la crescita, l’educazione e la scolarità specialmente dei bambini e dei giovani con altre aspirazioni. Per non citare la popolazione degli anziani, che al tramontar del sole si barrica in casa. Il film ci racconta la difficile realtà del Corviale attraverso la storia di tre giovani disadattati che, accettando le logiche del quartiere, hanno scelto la strada più facile per vivere, quella del delinquere. Altrettanto forte il disagio femminile, fatto di silenzi, stupri di massa, violenze perpetrate per anni nell’anonimato. Giovani donne vulnerabili e terrorizzate, incapaci di tornare ad una vita normale. Tante storie di abbandono si susseguono al Corviale. Storie che hanno toccato le corde sensibili dei due registi che, attraverso il successo insperato avuto dal film, reclamano un’ attenzione particolare affinché vengano fissati

La locandina | servizi d’ordine e ristrutturazioni per migliorare la vita dei diecimila abitanti della zona. Un appello alle Istituzioni e alle Strutture Sociali perché si responsabilizzino più efficacemente rendendo il Corviale, finalmente, un posto migliore.

_ ulturale, internazionale, per tutti Il Bellaria Film Festival e il valore divulgativo del documentario _ di Angela Abozzi Cecchetto

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l festival di Bellaria, specializzato nel documentario, si è distinto anche quest’anno per la spiccata attenzione verso il cinema indipendente povero di mezzi, ricco di idee e fucina di nuovi talenti.

Il BFF ha consolidato il proprio ruolo divenendo una delle più autorevoli manifestazioni cinematografiche italiane, contribuendo a far conoscere e lanciare registi come Silvio Soldini, Daniele Segre, Ciprì e Maresco, Roberta Torre e tanti altri. Nell’edizione appena conclusa, il Festival ci ha regalato la proiezione in anteprima del primo documentario italiano in 3D, Foibe, di Roberto Olla, prodotto dalla Rai. Un’appassionata e al tempo stesso dolorosa testimonianza dell’orrore dello sterminio di massa nelle foibe del Carso, durante e subito dopo la Seconda Guerra Mondiale. Fabio Tonelli, neodirettore artistico del Bellaria Festival, autore

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e regista di documentari internazionali e trasmessi dalle televisioni di tutto il mondo, ha scritto giovanissimo con Sergio Leone “Un posto che solo Mary conosce”, l’ultimo progetto del grande maestro, ancora non realizzato. E ha deciso di raccontare cosa significa per lui il BFF. ‘’Questa rassegna è stata pensata per il pubblico, che ha risposto numeroso e con grande interesse. Abbiamo portato a Bellaria film importanti, che hanno ricevuto riconoscimenti prestigiosi ai più grandi festival internazionali, ma che da noi non sono stati visti, tutti di attualità e intrattenimento. Il documentario è un grande mezzo di cultura e di conoscenza della realtà e del mondo, uno strumento filmico che occorre apprezzare e valorizzare specialmente in ambito scolastico”.


Mostre |

_ l contemporaneo nel classico Matisse in mostra ai Musei Vaticani _ di Luigi Bernardi

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a Collezione d’Arte Contemporanea dei Musei Vaticani, situata fra l’Appartamento Borgia e le sale che precedono l’ac-

La cappella Rosario di Vence | cesso alla Cappella Sistina, si è arricchita con la Sala Matisse, inaugurata il 21 giugno scorso. Esposti i grandi cartoni preparatori dell’opera che

Henri Matisse (1869-1954) realizzò nella Cappella del Rosario di Vence in Provenza (Francia) tra il 1947 e il 1951. Opere che Pierre Matisse, figlio dell’artista, donò nel 1980 ai Musei Vaticani. I monumentali cartoni, alti oltre cinque metri e larghi fino a sei metri, hanno trovato sistemazione nella grande sala chiamata in precedenza “Marescalcia”, spazio reso adeguato dal conservatore Vittoria Cimino con la supervisione di Chiara Fornaciari, responsabile del Laboratorio Restauro Carta. I soggetti raffigurati sono le vetrate policrome di abside, coro e navata della Cappella del Rosario, nonché il disegno de “La Vierge à l’Enfant” per la bianca ceramica del presbiterio. A queste opere si affianca la già presente fusione in bronzo del Crocifisso per l’altare, donato dalle suore domenicane di Vence nel 1973, quando venne inaugurata la Collezione di Arte Contemporanea

voluta da papa Paolo VI. Presto in esposizione anche la prima tessitura delle cinque “casule” colorate, sempre disegnate dall’artista, e la maquette dell’alta Flèche che corona la Cappella. L’apertura al pubblico della Sala è avvenuta al seguito di un processo lungo e complesso, curato da Micol Forti, responsabile della Collezione d’Arte Contemporanea, con l’imprescindibile sostegno del prof. Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani. La realizzazione è stata possibile grazie al contributo dei Patrons of the Arts in the Vatican Museums e, in particolare, al generoso sostegno di Liana Marabini, che ha sponsorizzato l’intero progetto. In autunno verrà presentato il volume dedicato alla Cappella del Rosario di Vence, comprendente anche l’inedito scambio di lettere inviate da Matisse a Suor Agnès de Jesus tra il 1949 e il 1952.

Convento di Tor de’ Specchi |

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| Storia

romana

_ l Tevere domato

I muraglioni tiberini, grande conquista architettonica della Capitale _ di Carlo Franciosa

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ualunque sia il giudizio artistico, non si sarà mai abbastanza grati per un’impresa che da quasi un secolo ha liberato la Città Eterna dalla sua piaga tradizionale: le alluvioni tiberine. Una concatenazione cronologica - nella quale qualcuno volle vedere un monito provvidenziale - volle che quaranta giorni dopo l’arrivo degli italiani a Roma, questa venisse allagata dal suo fiume in tutta la parte centrale. In quell’occasione, Vittorio Emanuele II era andato al Teatro Tor di Nona, allora famosissimo, la sera del 27 dicembre 1870 e ne uscì bagnandosi i piedi, un’onta gravissima per un reale. Fu soprattutto l’interessamento di Giuseppe Garibaldi alla Camera dei Deputati a far rompere gli indugi e, anche se non venne accolto il suo radicale programma di spostamento del “biondo Tevere”,

si diede mano abbastanza rapidamente ai lavori di difesa contro le piene. La costruzione di un’erta muraglia di travertino sulle due sponde costituì la parte centrale del programma, che previde anche interventi a monte e a valle. Il progetto esecutivo prescelto fu quello dell’ingegnere Raffaele Canevari, basato sulla regolarizzazione della larghezza dell’alveo a cento metri, sulla costruzione di muri di sponda alti diciassette metri, distruggendo gli edifici che si affacciavano sul fiume e - simultaneamente - sulla realizzazione di due canalizzazioni parallele al corso del fiume per convogliare a valle, secondo il modello parigino e londinese, due ampi lungofiume. L’impresa venne iniziata nel 1876 e si concluse nel 1926, dopo la costruzione di ben quindici chilometri di sponde che incatenarono il fiume. Oggi ci vorrebbe che un grande personaggio cadesse nel Tevere inquinatissimo - e non si bagnasse solo i piedi come Re Vittorio Emanuele II - per far rispettare la legge Merli e successive, così che tra qualche anno i romani possano ribagnarsi nel “Biondo Tevere” come si faceva un tempo. In attesa di tornare a fare i bagnanti sulle sponde del fiume romano, non dimentichiamo che è solo grazie alla costruzione dei muraglioni che il Lungotevere ogni estate può vestirsi a festa con bancarelle, stand gastronomici, iniziative culturali e un po’ di fresco a due passi dall’acqua.

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Concerti |

_ ote tra Siena e dintorni Ricco calendario per l’estate musicale chigiana _ di Ivona Gresiukiewicz

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nche quest’anno saranno i prestigiosi teatri di Siena e le più belle abbazie e chiese del territorio a ospitare i concerti dei grandi maestri della musica internazionale. Due importanti novità in programma nell’odierna stagione dell’estate chigiana: la prima assoluta del Faust di Silvia Colasanti (11 luglio) e la prima ripresa italiana in tempi moderni de “La fede ne’ tradimenti” di Attilio Ariosti (12 e 13 luglio). In programma anche due concerti straordinari: il 9 agosto con Maurizio Pollini e, in chiusura, il 6 settembre l’Orchestra Filarmonica della Scala con Daniel Barenboim. L’orchestra des Champs Elysees diretta da Philippe Herreweghe, insieme al Collegium Vocale Gent – Accademia Chigiana Siena inaugura la 68° Settimana Musicale Senese sabato 9 luglio al Teatro dei Rinnovati. Programma tutto dedicato a Brahms, con la più monumentale delle sue opere per coro e orchestra, Ein deutsches Requiem op. 45, seguita da Schicksalied op. 54 e Be-

gräbnisgesang op. 13. Haendel e Bach sono invece i protagonisti del concerto in programma domenica 10 luglio alla Chiesa Sant’Agostino. Protagonista uno dei più raffinati e vivaci complessi italiani di musica antica di oggi: l’Accademia Bizantina e il suo direttore Ottavio Dantone. A seguire, martedì 12 e mercoledì 13 luglio, un altro importante complesso barocco: Europa Galante e il suo direttore Fabio Biondi presentano al Teatro dei Rozzi il già citato “La fede ne’ tradimenti”, dramma per musica in tre atti di Attilio Ariosti su libretto di Girolamo Gigli. Grande ritorno a Siena giovedì 15 luglio al Teatro dei Rinnovati anche per Alexander Lonquich, pianista di spicco nel panorama internazionale, nella doppia veste di musicista e direttore dell’Orchestra da camera di Mantova. Venerdì 16 luglio sarà la volta della Camerata Salzburg diretta da Philipp Von Steinäcker; prossima a festeggiare - nel 2012 - i 60

anni di attività. Il complesso salisburghese è uno dei più rinomati nel panorama internazionale e presenterà un programma con musiche di Stravinskij, Rameau e Brahms. E, per concludere in grande stile, con un occhio alla musica contemporanea di qualità, in piazza Jacopo della Guercia, Goran Bregovic con la Wedding and Funeral Band presenta il suo album “Champagne for Gypsies”. Folk balcanico ed elettronico, tempi sacri e ritmi sfrenati: successo grazie alle colonne sonore dei film di Kusturica.

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Il Maestro Baremboim |


| Economia

_ e la crisi la paga la collettività Il valore di beni pubblici e beni comuni _ di Michele Trotta

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e crisi finanziarie, si sa, pongono sempre importanti questioni circa la tenuta e l’adeguatezza del sistema economico, sino a riversare l’incertezza

oltre il mero aspetto materiale, ci accorgiamo che beni pubblici sono anche il sapere, la salute, i diritti, nel senso che hanno anch’essi un valore economico dato dai costi che la collettività deve sostenere per far fronte a una loro lesione. Basti pensare all’inquinamento atmosferico prodotto da una raffineria. Se questa dovesse affrontare, oltre ai costi delle materie prime, anche i costi sopportati dalla collettività in termini, per esempio, di assistenza sanitaria ai malati di cancro causati dalle emissioni,

dominante nei vari contesti sociali colpiti, dove - assieme al depauperamento delle ricchezze - sono gli stessi rapporti di forza ad esser messi in discussione, andando a determinare anche il ruolo e la forma dello Stato. Anche la crisi del 2008 presenta tutt’ora queste caratteristiche: le riforme dell’università, la privatizzazione dell’acqua, il ritorno al nucleare, le nuove norme sulla concessione delle spiagge, le lotte operaie di Mirafiori e Pomigliano sono tutte questioni, affrontate più volte anche dal nostro mensile, che recano in sé la risposta che l’establishment intende dare alla crisi: creare nuovi mercati su cui concentrare investimenti e profitti. Un tempo questa impellente esigenza avrebbe condotto a guerre fra stati e potenze coloniali. Oggi la nuova frontiera sono i beni pubblici. Cos’è un bene pubblico? è pubblico quel bene che ha le caratteristiche della non escludibilità dal consumo e della non rivalità nel consumo. Il mare, le strade, la stessa acqua, l’ambiente sono infatti beni che possono soddisfare più persone simultaneamente (da qui la non rivalità) e dal cui godimento non si può escludere alcun essere umano. Se però andiamo

sarebbe impossibile per la stessa realizzare il medesimo livello di profitti. Un modo per riequilibrare le esternalità negative di un’attività produttiva è la tassazione: non solo è eticamente giusto tassare chi inquina, ma, come direbbe l’economista Pigou, ciò è anche funzionale all’efficienza del sistema economico. La questione delle imposte è strettamente collegata al rilievo che l’esistenza dei beni pubblici ha in economia. Se l’ordinamento consente al proprietario di un bene privato di escludere un terzo dal godimento dello stesso,

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per i beni pubblici, salvo alcune eccezioni, questo non può succedere: il corrispettivo da pagare per il godimento di un bene privato altrui si chiama canone e chi non lo paga ne viene escluso dall’utilizzo. I costi dell’erogazione di servizi o beni pubblici sono invece sostenuti dalla collettività con il pagamento delle imposte che, per loro natura, sono proporzionali al reddito di ciascuno. Chi non paga non può, in linea di principio, essere privato del bene ma diviene evasore fiscale. L’idea di stato sociale moderno passa proprio per l’esigenza di affiancare alla tradizionale funzione etica delle imposte proporzionali, una funzione redistributiva e allocativa basata su un’amministrazione efficiente e di qualità, svincolata sia dalla logica del profitto ad ogni costo, sia dalle logiche clientelari troppo spesso promosse dai partiti. Un modello di stato totalmente opposto rispetto a quello promosso dai governi italiani degli ultimi anni. La vicenda che ha riguardato la privatizzazione dell’acqua è emblematica: dato che l’acqua è un bene pubblico si proponeva di privatizzarne gli enti che ne gestiscono la rete distributiva con la scusa di dover attrarre investimenti per risolverne le problematiche di manutenzione. Con la differenza che se il fine ultimo di un’amministrazione è l’erogazione di un servizio di qualità remunerato da ciascuno proporzionalmente alle proprie possibilità, l’obiettivo di un imprenditore è il conseguimento di un profitto: sarebbe maggiore la tassazione oppure il canone preteso da un privato? La risposta non è proprio scontata ma gli italiani hanno dimostrato di saper distinguere gli interessi lobbistici dalle ragioni del pubblico benessere e non hanno mancato di esprimerlo nei referendum del 12 e 13 Giugno.


_ ai più troppo pigro

New

business

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Too lazy to do it, il blog dei piani business creativi _ di Andrea Vitale

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oo Lazy To Do It è un blog dove si possono condividere e discutere idee di business creative. Qui possono trovare ogni tipo di idee innovative e originali per avviare nuovi progetti, ma anche idee interessanti già applicate, che possono però essere utili per trovare ispirazione e confronto. Per le idee più interessanti, lo staff di Too Lazy To Do It realizza un Tiny Business Plan (un’analisi preliminare su come realizzare l’idea, gli investimenti necessari e le opportunità di sviluppo e guadagno). Inoltre, la redazione pubblica notizie sullo stato dell’imprenditorialità e l’innovazione, sia a livello globale che su quanto accade attorno a noi, intervista imprenditori, membri della comunità imprenditoriale e tante altre persone che hanno qualcosa di interessante e creativo da dire. Too Lazy To Do nasce nel 2008 come un progetto personale di Paolo C. Conti, un giornalista imprenditore che ha pensato di rendere utili ad altri le tante idee imprenditoriali che aveva avuto nel corso degli anni e che raramente riusciva a mettere in pratica. Too Lazy To Do It si fonda sull’idea che condividere un’idea è uno dei sistemi più

qualcosa di più. Da questo blog è subito nata l’idea di scrivere un libro che trattasse gli stessi argomenti, intitolato come il sito, edito da

Loft Media Publishing e scritto da Lazy Guy (cofondatore di Toolazytodoit.com) in lingua inglese. Un viaggio attraverso 44 idee di business originali e creative, dalla più pragmatica alla più ambiziosa, pensate per stimolare lo spirito imprenditoriale del lettore, raccontate con ironia e organizzate in tre categorie (Totally Creative, Smaller Ideas e Bigger Ideas). Secondo lo scrittore L.Guy questo viaggio, attraverso il percorso che conduce all’idea di impresa, si basa su idee concretamente e assolutamente realizzabili, con la speranza che chi leggerà il libro possa trovare un’occasione per lanciarsi in una nuova attività e riscoprire in se stesso quel desiderio di provaci, magari con un idea tutta tua. Il lancio di Too Lazy to do it è coinciso con l’inaugurazione di un nuovo progetto di Loft Media Publishing: IdeasON Support Program. L’iniziativa, internazionale e permanente, ha l’obiettivo di finanziare gli aspiranti imprenditori che vogliono avviare un nuovo business con piccoli contributi a fondo perduto (da 1.000 a 3.000 dollari), destinati a favorire la prima fase di start up.

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efficaci per stimolare la creatività. Nessuno sul sito vende le proprie idee: le offrono come un regalo a chiunque voglia trasformarle in


| Tech

_ oodbye Cellulare? Il VoIP, telefonare a costo zero o quasi grazie al web

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_ di Riccardo Borgia

artiamo dalla definizione di VoIP (Voice Over the Internet Protocol) per spiegare meglio cos’è e come si utilizza sui nostri telefoni cellulari questa utile soluzione. Volendo spiegare il concetto in due parole, si può dire che il VoIP si riferisce ad una tecnologia che rende possibile effettuare una conversazione telefonica sfruttando una connessione Internet o un’altra rete dedicata. Da anni a questa parte, da quando è stato inventato il telefono mobile, si è cercato di arrivare a soluzioni sempre più economiche e vantaggiose per telefonare. Attraverso gli scatti alla risposta e le tariffe a tempo, ormai chi utilizzava il cellulare si sapeva muovere discretamente. Ora, che ormai sembra davvero che i cellulari abbiano i giorni contati per i costi elevati, si potrà passare con facilità alla telefonia via WEB? L’ipotesi è percorribile, almeno a livello tecnologico. Sulla rete, infatti, può passare di tutto, anche la voce, dopo essere stata digitalizzata, tramutata in una sequenza di bit e trasmessa via Internet. La conseguenza più rilevan-

te è che il costo di una telefonata diventa uguale al costo dell’invio di un qualsiasi altro tipo di file, cioè quasi nullo. Da qui il notevole interesse che si è scatenato intorno ai sistemi per telefonare utilizzando la rete. Sono nati operatori che offrono minuti di conversazione gratuiti in cambio della visione di un messaggio pubblicitario o altri che praticano tariffe scontate rispetto agli operatori tradizionali per le chiamate internazionali e nazionali, ne è un esempio clamoroso il famosissimo Skype. Occorre dire che per telefonare tramite Internet non si è arrivati ancora a un livello di semplicità pari al telefono tradizionale; insomma, telefonare tramite Internet non è ancora un’attività da consigliare a chiunque. Alcune tipologie di persone, come quelle fra i 16 e i 40, oggi trovano in questa tecnologia un’alternativa interessante alla telefonia tradizionale ed è lecito pensare che nel prossimo futuro diventerà una strada percorribile per ogni fascia di età. Accantonando per ora il mondo della telefonia mobile affrontiamo gli altri utilizzi del

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VoIP come effettuare una chiamata da un computer a un altro, in questo caso, però, occorre che entrambi gli utenti siano collegati a Internet e dotati dello stesso software per gestire le chiamate. Oltre a questa pecca ve n’è un’altra: ad oggi non è possibile avvertire la persona chiamata, cioè far squillare il computer. Per parlarsi, quindi, le due persone devono essere già collegate a Internet e avere avviato il software. Il VoIP si configura quindi come una tecnologia molto importante e vantaggiosa, ma ancora in fase di sviluppo. Assolutamente da portare avanti al meglio in un futuro prossimo.


Tech |

_ l risparmio corre su internet Tanti brand a poco prezzo, fanno crescere lo shopping online

I

_ di Priscilla Rucco Buzzantro

ndossare abiti di marca, sfoggiare gioielli all’ultima moda, avere sempre quel particolare che ci rende invidiati, o più semplicemente essere vittime degli acquisti, non esiste un’età, non c’è distinzione di sesso. La parola magica è essere fashion risparmiando.

Conosciamo tutti il libro, seguito poi dall’omonimo film, “I love shopping” dove la brama di comprare diventa patologia. Sarà perché nella nostra società l’apparire conta molto di più dell’ essere, perché per appagarci desideriamo avere sempre più o – più banalmente - perché con tutti i siti che sono nati, lo shopping online è davvero conveniente, soprattutto se si paragonano i

prezzi a quelli dei negozi. Ma come funzionano gli acquisti su questi siti? Solitamente è il passaparola a farla da padrone: gli inviti arrivano direttamente nella nostra posta elettronica dagli amici - che hanno già provato il servizio e che riceveranno ulteriori agevolazioni se riusciranno a portare altre persone a fare acquisti - o dai siti stessi. Le campagne di acquisto di un determinato brand durano su questi portali in media tre giorni e vedono susseguirsi generi di ogni tipo, dall’abbigliamento alle scarpe, dai generi alimentari al make up, dalla biancheria all’ oggettistica per la casa. Acquistare è semplice e assolutamente conveniente e i costi sono davvero accattivanti. Ma come mai i prezzi che si trovano su internet sono molto più bassi rispetto all’acquisto in un negozio vero e proprio? Perché molte campagne sono basate su pezzi invenduti, altre fanno arrivare la merce direttamente dai magazzini esteri e, tranne il “venditore on line”, non ci sono altri intermediari, così come i quantitativi di merce messi a disposizione sono davve-

ro numerosi rispetto a quelli che potrebbe prendere un normale venditore. Per gli acquisti on line esistono leggi precise e severe che tutelano l’acquirente tramite il diritto di recesso, rimborsando l’acquisto anche nel caso in cui il pacco venga smarrito. Venendo alle modalità di acquisto, quando è necessario pagare con carta di credito, si consiglia sempre una prepagata, poiché, nel caso di siti poco onesti, non potrà essere prelevata più della somma che avete ricaricato. Per poter indossare i nuovi acquisti però è necessario essere perfetti e informa smagliante. Ecco allora moltiplicarsi le offerte di cerette, depilazioni con il laser, sbiancamento dei denti, massaggi, visite mediche specialistiche. Se poi tutto questo shopping on line vi avesse stancato, potrete ritemprare la vostra mente e il vostro corpo con le numerosissime offerte di siti dediti a procurare fino all’80% in meno per vacanze in mete ambite, lontane e vicine. Il tutto stando comodamente seduti davanti al pc.

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| Beauty

_ ite Cheese! Denti bianchi per un sorriso perfetto _ di Priscilla Rucco Buzantro

L’

aspetto esteriore è la prima cosa che si nota in una persona e, secondo i più recenti sondaggi, l’attenzione cade in particolare su determinati punti del corpo, tra cui la bocca e naturalmente i denti. Un sorriso perfettamente bianco non è impossibile da raggiungere e si possono ottenere buoni risultati senza dover spendere un capitale dal dentista, poiché in commercio si vendono dei prodotti più o meno professionali. E poi ci sono i vecchi rimedi della nonna… È comunque buona norma an-

con lo spazzolino e utilizzare il filo interdentale; il dentifricio dovrebbe

dare una volta l’anno dal dentista per un controllo generale ed ogni 6 mesi recarsi a fare la pulizia dei denti, lavarsi i denti dopo ogni pasto

essere scelto a seconda delle nostre esigenze, ma è fondamentale evitare le sostanze abrasive che possono minare i nostri sorrisi. Anche il colluttorio è molto importante, in commercio ce ne sono di tutti i tipi: contro la placca, per rinfrescare l’alito, per fumatori. Bisogna poi scegliere uno spazzolino che non sia eccessivamente duro, ma nemmeno troppo morbido per non ferire le gengive o per evitare che non svolga il suo ruolo, se ne vendono di tutte le forme, sono in continua evoluzione, ci sono quelli che hanno in mezzo alle setole una “gomma” sottile a forma di “S” per

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lucidare i denti, ci sono quelli elettrici per una pulizia più accurata e ci sono perfino quelli per pulire la lingua! Per lo sbiancamento una credenza popolare vede utilizzare il bicarbonato con il limone; diffidatene, in quanto non si tratta di un connubio perfetto poiché il bicarbonato potrebbe graffiare lo smalto naturale dei denti. Utile invece il rimedio che vede l’applicazione di strisce da mettere per un paio di settimane per 1ora al giorno, anche qui però potrebbe esserci ipersensibilità dei denti, che dovrebbe però ridursi interrompendo il trattamento per un paio di giorni, salvo poi riprenderlo. In vendita c’è l’ imbarazzo della scelta, ricordatevi però che assumere sostanze quali il caffè, il vino rosso e la nicotina crea macchie alla nostra dentatura che, inevitabilmente, con il passare degli anni tenderebbe comunque ad ingiallire. Scegliete con cura il prodotto che ritenete più adatto alle vostre esigenze e ricordate che i metodi e le marche più conosciute sono sempre più attendibili, rispetto a prodotti di fantomatiche case produttrici sconosciute. La cura della nostra bocca è importante ed un sorriso “non costa nulla, ma arricchisce l’anima di chi lo riceve”.


Moda |

_ hic da spiaggia L’elegante versatilità del pareo _ di Rosalba Abozzi Fernanda Annicchiarico

L’

estate è finalmente arrivata. Sole, vacanze, mare e un grande desiderio di abbandonare in città, le preoccupazioni e

la stanchezza di un anno di lavoro. In questa ricerca di benessere giocano un ruolo importante i colori. La tavola si veste di rosso, arancio, viola, i balconi di fiori multicolori e le strade di tonalità sgargianti.

Come poteva non partecipare a questa allegria anche la moda e soprattutto quella dedicata al mare? Dai costumi alle borse, fino ai versatili pareo. Proprio quest’ultimo capo è riuscito a coniugare praticità ed eleganza, diventando ormai elemento immancabile del guardaroba estivo. Ripreso dal costume delle isole del Pacifico, il pareo - che nella lingua tahitiana significa gonna - fu lanciato nel film Uragano da Dorothy Lamourche e, negli anni ‘50 e ‘60, dalle commedie musicali. Nel tempo è diventato un copricostume. Realizzato con vari tipi di stoffa e in tantissime fantasie, sa trasformarsi in un indumento chic: basta scegliere tessuti preziosi, trasparenti ed arricchiti di paillettes. La dimensione del tessuto varia a seconda di come si vuole indossarlo. La sua caratteristica è la versatilità dell’allacciatura: può diventare gonna, copricostume, abito da sera. Vari sono i modi per poterlo annodare, alla vita, al collo o al petto. Può essere anche trasformato in pantaloni facendolo passare tra le gambe ed annodando le estremità intorno alla vita. Una variante è il panta-pareo che utilizza spesso tessuti più preziosi come il raso e la seta, eleganti di giorno e di sera. E... chi non lo ha mai usato al posto

del classico asciugamano per stendersi in spiaggia? Praticità a parte, ormai è diventato uno dei capi più cool del momento, tanto che gli stilisti più importanti l’hanno reso adatto ad ogni occasione. Quindi basta un po’ di semplicità per vestirsi d’estate: un pareo e via, magari abbinato a ciabattine in tinta e a qualche accessorio trendy. Con pochi gesti (e accorgimenti) si è pronti per godere a pieno di questa meravigliosa e rilassante stagione, sempre impeccabili e alla moda.

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| Cucina

_ eggero, ma con gusto Estate in cucina, trionfo dei piatti light _ di Rosalba Abozzi Priscilla Rucco Buzzantro

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assata la piovosa primavera, oltre alle belle giornate piene di luce, arriva il caldo afoso e torrido, che debilita i più facendo diminuire anche l’appetito. E’ giunto così il momento di cambiare il menù giornaliero rendendolo più accattivante con cibi freschi e leggeri. D’estate si suda di più e conseguentemente si perdono sali minerali e vitamine, che bisogna reintegrare per stare bene. Ecco la

T rofie P rimavera La ricetta è stata gentilmente fornita da Michael, chef del ristorante Pirò

necessità di avere, in questa stagione più che mai, un’alimentazione bilanciata. Il consiglio di medici e nutrizionisti è quello di cibarsi di pasti leggeri che non vadano ad affaticare l’organismo. La frutta e la verdura sono alimenti che dovrebbero far da padroni sulle nostre tavole così come l’acqua, che andrebbe bevuta in quantità non inferiori ai due litri al giorno, senza aspettare che il nostro organismo c’invii un segnale. La natura dal canto suo in questo periodo ci dà una mano offrendoci una varietà di ortaggi in grado di appagare sia il palato che la vista con un’esplosione di colori sulla tavola imbandita: dall’anguria al melone, dalle ciliegie alle pesche e albi-

cocche, alle melanzane, sedani e carote. Tutti alimenti che, pur saziandoci, non ci appesantiscono. È importante ricordare che nutrirsi in modo errato affatica il fegato e crea nell’organismo uno stato di sofferenza, facendo sorgere malori come l’abbassamento della pressione. Uno studio di esperti ha evidenziato che una cattiva alimentazione influisce sull’umore delle persone, facendole diventare spossate, meno pazienti, più permalose ed irascibili. Chef noti e casalinghe attente d’estate si cimentano nel proporre portate povere di grassi ma allo stesso tempo gustose. Trionfano i piatti freddi, ricche insalate e tanti gelati. Anche i carboidrati però, come la pasta, il riso e l’orzo possono essere utilizzati per preparare primi leggeri e freschi, offrendoci anche un aiuto al sonno notturno che con il gran caldo tende ad essere disturbato. Buona norma sarebbe evitare, ora più che mai, cibi fritti, in scatola, cioccolato e superalcolici. Perciò addio per il momento, ma sarebbe un regalo alla nostra salute se lo facessimo anche in altri periodi dell’anno, alle patatine ed ai tanto saporiti ed amati fritti in genere, ai sughi elaborati, alle paste ripiene e quant’altro. Via libera invece alle ricche e fresche insalate arricchite da formaggio o pesce. Buona leggerezza a tutti!

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Ingredienti per 4 persone: 350 gr di trofie 1 zucchina 1 peperone 1 melanzana 3 carote 3 fiori di zucca 1 mazzetto di basilico Qlio extra vergine di oliva qb Sale qb Preparazione Lavare le verdure e tagliarle a cubetti molto piccoli. Cuocerle singolarmente con uno spicchio d’aglio e olio di oliva, poi metterle a scolare per eliminare l’olio in eccesso. Nel frattempo preparare l’olio al basilico frullando l’olio extravergine e il basilico stesso fino a renderli una crema. Contemporaneamente, portare ad ebollizione l’acqua per la pasta. Una volta che le trofie sono scolate, metterle in padella con un po’ d’acqua di cottura della pasta, le verdure e, infine, l’olio al basilico. Servire con una guarnizione di basilico fresco e, se piace, parmigiano o pecorino.


Sport |

_ olpi di sabbia Beach soccer: sport amatoriale o vera disciplina sportiva? _ di Riccardo Borgia Andrea Vitale er beach soccer, come da traduzione inglese, si intende una disciplina giocata sulla spiaggia. Detto così molti pensano che sia un gioco amatoriale per bambini e ragazzi che si vogliono divertire al mare. Ma in realtà non è così, si pensi che

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negli anni 2000 il calcio sulla “sabbia” è stato riconosciuto dalla FIFA come disciplina sportiva professionistica e tuttora si svolgono quindi campionati a livello nazionale ed internazionale. In Italia nel 2003 il beach soccer fu inserito nella struttura della FIGC, lega maggiore del gioco calcio nel nostro

paese. Sebbene fosse già praticato da molto tempo, le regole del gioco sono state fissate solo nel 1992, con la fondazione dell’organismo di governo Beach Soccer Worldwide. Il regolamento ufficiale contiene 18 regole, strutturate quasi come quelle del calcio a cinque su campo d’erba. La squadra è costituita da 5 giocatori, compreso il portiere; la panchina deve essere costituita da 3 o 5 giocatori e il numero di sostituzioni può essere illimitato. Parliamo dei direttori di gara, sono due e arbitrano 3 tempi da 12 minuti ciascuno con 3 minuti di intervallo tra un tempo e l’altro. La partita, come nelle migliori finali delle competizioni europee, non può finire in parità, infatti, si giocano tempi supplementari di 3 minuti con Golden Goal (chi segna per primo vince il mach) ed eventualmente i rigori. Le punizioni sono sempre dirette, senza barriera e devono essere battute da chi subisce il fallo. A differenza del calcio, il portiere ha la possibilità di prendere il pallone con le mani su un retropassaggio intenzionale di piede da parte di un giocatore della propria squadra. In fine non bisogna scordare che la partita si gioca senza scarpe. L’omologazione

dei campi è affidata alla Figc, e in particolare alla Lega Nazionale Dilettanti, nel cui ambito è stato costituito il Dipartimento Beach Soccer. Parliamo ora, dopo aver affrontato il regolamento del campo da gioco che deve avere una lunghezza compresa tra i 34 e i 40 metri e una larghezza massima di 30 metri e minima di 24 metri. Un campo standard infatti è 37m per 28m. Il rettangolo di gioco inoltre deve essere delimitato da quattro linee, due laterali e due sui lati corti. Ci sono due porte, di materiale plastico, larghe 5,50 metri ed alte 2,20 metri sul livello della sabbia. In conclusione, sull’onda del grande sviluppo che questa giovane disciplina sta avendo negli ultimi anni sulle nostre spiagge, stanno nascendo sempre più scuole di beach soccer, con l’obiettivo di fornire, sia lo spunto per un consolidamento e miglioramento dei valori tecnici-tattici e coordinativi relativi al gioco del calcio, sia la possibilità di vivere un entusiasmante esperienza di gruppo su una superficie completamente nuova e imprevedibile come la spiaggia. Nel Lazio le principali scuole per la formazione dei calciatore sono principalmente a Latina, Formia, Cervia e Fiumicino.

_ ove vanno a finire gli aquiloni? Aquilone: un gioco, uno sport, uno strumento di lavoro _ di Tommaso Travaglini

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forma di pesce, di drago, di uccello o di insetto. Indipendentemente dal colore, dalla dimensione o dalla forma gli aquiloni sono sempre un piacere per gli occhi, tanto quanto lo sono per le orecchie le urla allegre dei bambini che li fanno volare. Ma la bellezza esterna e immediata dei colori sfavillanti degli aquiloni, la loro danza nel vento non sono le uniche cose che esercitano un fascino incredibile sulle persone. Sono le immagini che questi oggetti scintillanti rievocano a far sognare. Quel desiderio di libertà, di volare, restando comunque aggrappati a terra con un filo, fa seguire senza batter ciglio il percorso disegnato nell’aria da quei rombi colorati. Può stupire, quindi, che i Cinesi, quando inventarono l’aquilone circa 2.200 anni fa, lo utilizzasseroper scopi puramente religiosi: per esempio per invocare la benevolenza degli dei o per chiedere stagioni propizie per il raccolto, o ancora per celebrare le maggiori festività. E alcune di queste pratiche sono rimaste intatte col passare degli anni. Ma lo scopo più diffuso di oggi è sicuramente quello ludico: sono numerosi, infatti, gli eventi

in cui molte persone si riuniscono per partecipare alle gare più insolite ed emozionanti, a seconda che si faccia uso di un aquilone statico, combattente, da trazione o acrobatico. Quest’ultimo è, ovviamente, il più utilizzato per le manifestazioni sportive. La competizione si divide solitamente in tre parti: le figure di precisione (raffigurazione nel cielo di figure obbligatorie riportate su carta), il free-style - una sessione di volo libero in cui si deve dimostrare la padronanza dell’aquilone, tramite “tricks” a piacere - e il balletto, acrobazie a tempo di musica. Le gare sono divise a seconda dei cavi che si utilizzano per manovrare il “cervo volante” e vi si può prendere parte individualmente, in coppia o in squadra. Interessanti sono pure le competizioni sportive “ibride”, perché abbinano il fattore vento ad altri fattori: il “kitesurf” al mare o sui laghi è il più famoso, ma sono molto praticati anche lo “snowkite” sulla neve con sci o snowboard ai piedi, il “buggy” su prato o spiaggia a cavallo di un apposito triciclo. Nell’ultimo ventennio è diventato famoso un ingegnere neozelandese, Peter Lynn, un vero e proprio maestro nella realizzazione di aquiloni dalle forme e

dalle dimensioni più impensabili, tanto da essersi guadagnato il primato per gli aquiloni soffici più grandi al mondo. Ma Lynn non è certo il primo che si sia dedicato così intensamente a quest’arte. Tra gli artefici più celebri si ricordano il matematico Archita di Taranto, Marco Polo, Benjamin Franklin, Alexander Graham Bell, Guglielmo Marconi, i fratelli Wright, che dettero inizio all’era dell’aeronautica volando proprio con un aquilone a motore, e Francis Rogallo, ingegnere NASA che nel primo dopoguerra inventò la cosiddetta “ala a Delta”. Oltre che per gioco, l’aquilone viene oggi impiegato per gli usi più disparati, come la rilevazione dei parametri dell’atmosfera in meteorologia, la fotografia aerea, le trasmissioni radio e persino per la pesca e la falconeria. In Italia, come all’estero, si svolgono da anni manifestazione sportive a base di aquiloni, come “Vulandra” a Ferrara, “Cervia Volante” a Cervia e “Coloriamo i Cieli” a Castiglione del Lago Trasimeno, perlopiù in date fisse. Se in “Il cacciatore di aquiloni”, il best-seller di Khaled Hosseini, “il tempo degli aquiloni è finito” qui non è che cominciato.

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| Fuoriporta

_ talia Surf Expo 2011 A Santa Severa l’evento più famoso del settore _ di Mario Russo

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ambini, giovani, adulti, donne, famiglie. Il surf in Italia oggi conta quasi 300 mila appassionati. Non ci sono limiti per gli amanti del mare e della surf culture. Per tutti l’appuntamento è per fine luglio, da venerdì 29 a domenica 31. Tre giorni no-stop, ad ingresso gratuito, per dare vita alla più grande “adunata” del mondo watersports e non solo. Dopo il successo dello scorso anno (20.000 visitatori) riparte, con nuovi stimoli e nuove proposte, la macchina organizzativa di Italia Surf Expo, XIII edizione, con prestigiosi patrocini: Regione Lazio, Consiglio Regionale Lazio, Provincia di Roma, Comune di Santa Marinella, Surfing Italia e AICS (Associazione Italiana Cultura e Sport). La cornice, invariata, è quella della spiaggia che si estende ai piedi

stello vero e proprio venne costruito nel XIV secolo ed il borgo si formò man mano con varie fasi di edificazione tra il XV e il XVI secolo. Nel corso dei secoli la proprietà del Castello passò attraverso vari proprietari finché nel 1482 divenne un possedimento dell’ Ordine del Santo Spirito che ne fu proprietario per

attraverso il quale si potranno ripercorrere le vicende storiche del sito. Il Surf Expo, di cui il castello è ormai il simbolo, sarà un “Energy Village”, promotore di puro divertimento attivo che da anni coinvolge ed emoziona il grande pubblico tra eventi spettacolari e prove di tutte le discipline del surf, windsurf, grinch, indoboard e

Momenti di Ludika |

del suggestivo Castello di Santa Severa, tra le più belle di tutto il litorale laziale, a soli 30 minuti da Roma. Una cornice che sembra fatta apposta per incontrarsi e divertirsi con il mondo del surf. Al Castello si arriva lasciando la via Aurelia al Km 52,500 e percorrendo un suggestivo viale alberato in direzione del mare. Santa Severa era anticamente conosciuta con il nome di Pyrgi che fu prima etrusca e poi romana. In epoca arcaica fu uno dei più importanti scali portuali dell’antica Cerveteri, frequentato da greci e fenici. Durante la dominazione romana, sopra una parte dell’insediamento etrusco, venne edificata la città fortificata. Nel corso dell’alto medioevo, il nome della martire Severa sostituì, probabilmente, quello di Pyrgi. Il Ca-

quasi cinquecento anni, fino al 1980. Oggi la proprietà del complesso monumentale appartiene alla Regione Lazio che ne ha affidato la gestione al Comune di Santa Marinella. Grazie ai recenti lavori di restauro, il Castello di Santa Severa si avvia a diventare uno dei più importanti poli culturali sul litorale a nord di Roma. È prevista, infatti, la creazione di un polo museale che comprenderà i già esistenti Museo Nazionale Antiquarium di Pyrgi, Museo del Mare e della Navigazione Antica e il nuovo Museo della Rocca,

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della nuova tendenza di questa generazione: il SUP, Stand Up Paddle. In modo particolare verranno proposti, da alcuni tra i marchi più importanti del settore, corsi gratuiti e aperti a tutti. Tra gli ospiti alcuni tra i migliori atleti nazionali ed internazionali. È già stata confermata la presenza dell’australiano Terry Fitzgerald, leggenda del surf mondiale, definito con l’appellativo di “surfista totale”. Ma non mancheranno autorità e personaggi dello spettacolo musicale e televisivo. Sport di giorno, ma divertimento dal tramonto fino a notte inoltrata. Con il calare del sole, infatti, il Surf Expo si trasformerà dando vita a serate indimenticabili: sfilate di moda e bikini show, film festival, shopping on the beach, feste in spiaggia con Dj session e tanto, tanto altro. Sport e fascino del luogo, un matrimonio davvero indovinato per una festosa kermesse tutta dedicata al surf, l’arte di cavalcare le onde.


Agenda |

_ rammenti d’estate

Dall’1 al 17 luglio La tempesta di W.Shakespeare, con Giorgio Albertazzi – Globe Theater ore 21.15

Dal 7 al 20 luglio Il Lago dei Cigni, coreografie di G.Samsova – Terme di Caracalla ore 21.00

12 luglio 2011 Franco Califano in concerto – Teatro Romano di Ostia Antica ore 21.30

17 luglio Mercatino retrò di abiti, accessori e oggettistica a Roma Vintage Parco di San Sebastiano dalle 18.30 21 luglio Goran Bregovic in concerto Roma Incontra il Mondo – laghetto di Villa Ada ore 21.00

22 – 24 luglio Sagra della bistecca tolfettana – Tolfa (RM) dalle 17.00

Fino al 24 luglio Arena della Garbatella, Cinema sotto le stelle – Piazza Benedetto Brin, tutti i film iniziano alle 21.15

25 luglio Lou Reed & Band “Sweet Tooth” in concerto – Cavea dell’Auditorium ore 21.00

16 agosto VIII Sagra degli gnocchi – Canterano (RM)

1 luglio

2 agosto Betta, quest’a

nno festeggia mo

insieme!

immerse in u na splendida av ventura. Ti voglio ben e

Andrea

Auguri |

Tanti auguri

28 luglio

A Valerio, il nostro piccolo grande

Massimiliano!

Con affetto... la mamma, i frate lli e Riccardo

uomo di casa

Tanti auguri da Andrea, icuginetti e il nonno 49

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| Auguri

e t a i r u g Au A te che hai reso possibile tutto questo | Oroscopo

_

voti delle stelle

_ a cura di Max Prescott

Ariete Avete davvero bisogno di una lunga vacanza! Approfittatene per riposare e cercare di chiarire una volta per tutte le piccole incomprensioni con il partner Amore: 5 Lavoro: 5 Salute: 7 Toro Questa sarà per voi un’estate che vi vedrà al top, energici e in splendida forma agli occhi degli altri. Giove e Urano vi renderanno inoltre particolarmente ricettivi agli stimoli esterni. Amore: 10 Lavoro: 10 Salute: 9 Gemelli Si prospetta un periodo estivo all’insegna del benessere e della spensieratezza. Potrete finalmente permettervi la giusta dose di relax che aspettate da tempo. Amore: 7 Lavoro: 10 Salute: 8 Cancro Non lasciate che le preoccupazioni possano oscurare le calde giornate estive. Durante il mese di agosto sarete maggiormente riflessivi, con Marte in posizione favorevole nel vostro segno. Amore: 9 Lavoro: 7 Salute: 4

Leone Si aprirà un periodo di crescita, con Mercurio e Venere nel segno. Tanto carisma, unito alla giusta dose di fascino, vi permetterà così di cogliere al meglio le opportunità estive. Amore: 10 Lavoro: 10 Salute: 9 Vergine Periodo tendenzialmente piatto, che preclude ad un altro di stabilità duratura. Avete bisogno di prendervi un po’ di tempo per pianificare progetti a lungo termine Amore: 6 Lavoro: 6 Salute: 6 Bilancia Saturno e Giove vi permettono di sfruttare al meglio risorse e opportunità. Approfittatene dunque per buttarvi a capofitto in progetti o investimenti. Amore: 9 Lavoro: 9 Salute: 7 Scorpione Dovrete impegnarvi al massimo se volete ottenere almeno una parte dei risultati che vi siete prefissati. Cercate tuttavia di non trascurarvi e regalarvi un po’ di svago. Amore: 8 Lavoro: 8 Salute: 6

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Sagittario In questo periodo burrascoso il vostro umore rischierà di essere messo a dura prova. Non disperate e impegnatevi a gestire al meglio la vostra emotività. Amore: 7 Lavoro: 8 Salute: 8 Capricorno Grandi soddisfazioni in arrivo. L’influsso benefico di Marte vi renderà forti e vigorosi, permettendovi di portare a termine con successo i compiti che vi sono stati assegnati. Amore: 7 Lavoro: 10 Salute: 7 Acquario Vivrete una fase di cambiamento e rinnovamento interiore. Fate attenzione a non perdere di vista quello in cui credete fermamente, per evitare di smarrirvi. Amore: 7 Lavoro: 6 Salute: 6 Pesce Finalmente arriva il giusto riconoscimento per i vostri sforzi. Potrete così permettervi di rilassarvi e almeno nel periodo estivo, godervi un po’ di meritato relax. Amore: 7 Lavoro: 10 Salute: 8




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