Leopoldo Cassese

Page 1

LEOPOLDO CASSESE Leopoldo Cassese, personaggio poliedrico ed intellettuale di finissima cultura, dirigerà l’Archivio di Stato di Salerno dal 1934 al 1960, data della sua scomparsa prematura. Fin dall’inizio caratterizzerà il proprio impegno in maniera innovativa rispetto alle concezioni ereditate, proiettando la sua azione ben oltre il chiuso recinto in cui di norma era contratta e relegata la vita di un archivio provinciale. E’ utile innanzitutto ricordare che Cassese era laureato in lettere con un’esperienza, seppure breve, di docenza nella scuola. E in verità ciò non risulterà indifferente all’impronta immediatamente assunta nel suo impianto progettuale circa il perseguimento di un più stretto rapporto tra archivio e ricerca storica. L’affermarsi dell’indirizzo idealistico, da tempo in voga, aveva accentuato la tendenza a prendere le distanze dalla paziente ricerca e dallo studio rigoroso delle fonti, introducendo obiettivamente- con l’utilizzo di una tale metodologia- unilateralismi squilibrati e parzialità. Invece il giudizio storico, secondo Cassese, per essere sempre più scientifico e fondato, avrebbe dovuto essere ancorato alle fonti ed alla certezza della loro autenticità, da lì ripartendo per ulteriori e progressivi avanzamenti. A Salerno , secondo Cassese, in verità “ mancava una vera tradizione di studi scientifici” e soprattutto c’era l’assenza di “ un vero ambiente culturale” Ciò era dovuto, come osserverà Italo Gallo, soprattutto all’accentramento ed alla centralizzazione quasi totale delle varie iniziative culturali nella città di Napoli, che in tale campo- anche per la sua storia secolare- svolgeva una funzione monopolizzatrice, ed all’assenza di un’Università locale. Limite grave, che in parte verrà colmato solo più avanti nel tempo, con la nascita dell’Istituto Superiore Magistero. A giudizio di Cassese, invece, tra archivista e storico, tra chi sistemava ed interpretava fondi archivistici stabilendone genesi e provenienza, riconoscendoli ed inquadrandoli correttamente nel loro ambiente storico, rintracciandone i nessi giuridici con altri archivi, e lo storico che invece doveva lavorare per interpretare con correttezza i contenuti dei documenti in relazione a valori, non astratti ma concreti, inerenti l’affidabilità della ricostruzione critica storica, andava stabilito un filo di stretto dialogo e di collaborazione permanente. Come opportunamente sostiene Giuseppe Palmisano, nella visione di Cassese l’Archivio- ordinato o riordinato con metodo storico- è sempre una forza attiva, che suscita il fruire continuo di giudizi storici. L’archivistica in tal senso si caratterizza come disciplina autonoma, distinta ma non separata dalla storia. Insieme a quest’ultima, ed unitamente alle altre discipline affini, essa compone un sistema culturale unitario. L’Archivio è un fatto sociale tipico e complesso: tipico in quanto si riferisce ad una particolare attività, complesso in quanto rispecchia rapporti molteplici: Lavoro di equipe, reversibilità tra storia e documento. Documento e storiografia vanno considerati pertanto e necessariamente come “un sistema culturale unitario”. E tuttavia, quella laboriosa attività nel suo costante divenire non avrebbe dovuto procedere in maniera seccamente distante e separata rispetto alla realtà circostante ed alla sua evoluzione. Tenace il contrasto- a tal proposito- rispetto ad ogni concezione, di netta distinzione e di separatezza, e forte ed immediato l’ impulso e la proiezione del lavoro di ricerca ben al di là del chiuso recinto in cui di norma si restringeva la vita di un archivio provinciale. Fatto storico e documento non sono “ forze contraddittorie e discordi. Spirito da una parte e materia sorda dall’altra che, mediante lo svolgimento dialettico degli opposti- vengono ridotti all’unità- ma (…) elementi reversibili i quali formano insieme un omogeneo durante il quale il documento assolve ora il compito di stimolo risuscitatore di situazioni storiche e ora di prova o conferma di individuali acquisizioni”. 1 In gioventù Leopoldo Cassesea aveva iniziato a frequentare Carlo Muscetta e Guido Dorso ai quali per tutta la vita lo legherà una profonda amicizia. E’ pertanto del tutto possibile che tali intense e culturalmente fruttuose frequentazioni personali abbiano concorso a far maturare ed ad accrescere 1

L. Cassese, Del Metodo storico in archivistica, in “ Società”, XI, 1955, 5.


in lui sempre di più la convinzione della bontà e dell’efficacia di una tale impostazione. Per Cassese, il lavoro d’archivio e di catalogazione non poteva essere visto in maniera seccamente distante e separato dalla contemporaneità e dai problemi che in essa tumultuosi si agitavano. Il lavoro paziente e sistematico intrapreso doveva concorrere ad aprire nuovi squarci di luce e di pensiero sul presente, così che in esso si potesse agire ed operare al meglio per l’attuazione delle trasformazioni strutturali necessarie. E l’archivistica andava considerata quale scienza ausiliaria della storia, ed esaltata nella sua autonomia, mai interpretata però quale separatezza. Individuare, tra i fatti e gli avvenimenti del passato, ciò che continuava a vivere ed ad agire nel pieno fluire del presente era un imperativo ed una necessità per orientarsi al meglio nel reale e per operare in esso nella maniera più opportuna. ( RISORGIMENTO E QUESTIONE AGRARIA E CONTADINA)* Anche in tal senso sostenne con convinzione la tesi dell’opportunità del passaggio dell’Archivio dal Ministero degli Interni a quello dell’Istruzione. All’inizio dimostrerà un interesse prevalente per questioni di storia non contemporanea ( da frequentatori archivi), prima che più avanti la sua attenzione si concentri, in maniera sempre più forte e prevalente, sulle questioni economico-sociali temporalmente più vicine, ed in specie sulle concrete condizioni delle classi subalterne, quali apparivano nel corso degli anni appena antecedenti all’unità d’Italia ed al Risorgimento: “ La storia delle classi subalterne è l’oggetto privilegiato della sua attenzione”. Da ciò lo sguardo rivolto allo studio delle condizioni economiche delle masse popolari, per la questione operaia, tema questo centrale e decisivo, e tuttavia studiato e approfondito soltanto parzialmente. Evidente a quel punto una visione, ed una concezione della storia, antagonista a quellad’ispirazione crociana- intesa come “ sviluppo di idee ed espressione di forze etico- politiche”. E’ la comparsa illuminante del modello e del metodo d’indagine d’ispirazione gramsciana, non la “ screditata storiografia agiografica e apologetica, che si esauriva nell’illustrazione, o peggio, nell’esaltazione di questa o quella notabilità locale o di un solo gruppo di persone, preso come attore storico unico e insostituibile”. Si trattava invece produrre un intenso e rigoroso lavorio, organizzato e praticato in maniera collettiva tra studiosi, per la ricostruzione di una “ storia integrale”, in quanto -come aveva sostenuto Gramsci - la storia dei gruppi sociali subalterni è ancora in larga parte “disgregata ed episodica”. La questione sociale diventerà sempre più il problema tra tutti più importante. Di conseguenza la sua attenzione si concentrerà, e molto, sul Risorgimento, sulla sua genesi ed il suo sviluppo, sulle sue caratteristiche peculiari ed -in specie- approfondirà il problema contadino, nell’origine e nella specificità storicamente assunta. E, come acutamente sosterrà Pasquale Villani, Cassese potrà a ragione considerarsi “storico dei contadini del Mezzogiorno”. In tale contesto, più volte ritornerà la questione del conflitto- durante e dopo il Risorgimento- insorto per l’egemonia tra moderati e democratici e la responsabilità della sconfitta di questi ultimi in sostanza dovuta all’incapacità di affrontare- in maniera efficace ed esaustivo- il problema agrario e contadino.2 Cassese in sostanza si relaziona in sintonia con l’opera di revisione della storiografia liberale avviata su queste tematiche dagli studiosi cattolici e marxisti a partire dal secondo dopoguerra. Anche nell’Introduzione al catalogo Cassese insisterà su un nuovo modo d’impostare una mostra dell’età risorgimentale, non per evidenziare solo martiri ed eroi ma anche “ le correnti d’idee, i problemi economico – sociali, lo sforzo collettivo per il miglioramento delle condizioni di vita nelle sue lontane radici, le aspirazioni verso le libertà politiche”3

2

Esempio dell’approfondimento, storico e filologico, profuso dal Cassese in tale direzione,è senza dubbio il suo lavoro su “ Contadini e operai del salernitano nei moti del’48” , in “ Rssegna Sorica salernitana”, IX (1948), 1-4. Per una comprensione ancora più approfondita è utile altresì la lettura parallela di “ La borghesia salernitana nei moti del’48”, in “ Archivio Storico Napoletano”, nuova serie-vol. XXXI ( 1947-1949). Si può in tal modo meglio comprendere il ruolo delle diverse classi sociali nel Risorgimento. 3 In Archivio di Stato di Salerno, La provincia di Salerno nell’età del Risorgimento, Mostra documentaria, Catalogo, Salerno, Arti Grafiche Orfanotrofio Umberto I, 1957, p.5.


Ancora una volta è Gramsci che ritorna, con le sue tesi sul Risorgimento, sulla questione meridionale, sulla questione agraria e contadina, sulle sue origini e le sue specificità. Come ha opportunamente osservato Eugenia Granito, Cassese è un archivista profondo conoscitore ed interprete del Risorgimento. A suo giudizio gli archivi devono essere “ promotori di nuovi indirizzi nel campo della conoscenza del passato. E’ la passione degli storici a guidare il lavoro dell’archivista. L’archivista ha il dovere di “ non perdere mai il contatto con le correnti vive del pensiero”4. Avanza così un’interpretazione, marxista, d’altro segno, ancorata alla rigorosa analisi economicosociale, della Storia del Risorgimento nel Sud. Oltre che a Gramsci ed alle sue tesi, rivolgerà grande attenzione anche al pensiero di Piero Gobetti e dei gruppi democratici della sinistra risorgimentale. Punto di partenza è sempre l’analisi economico-sociale. Il sottosviluppo del sud non era il suo ineluttabile destino, piuttosto la conseguenza ovvia di ritardi, limiti ed errori accumulati nel tempo dalle diverse componenti democratiche che nel corso del tempo avevano operato. Cassese favorisce l’acquisizione di un’ampia mole di materiali documentari ed allarga lo sguardo a documenti non statali (catasti antichi ed atti demaniali).5 Volendo salvaguardare e conservare la memoria del passato, aveva l’intenzione di intraprendere l’immane lavoro di raccolta e di sistemazione del notevolissimo patrimonio archivistico dei diversi comuni della provincia.6 Un intendimento che- per varie difficoltà- non porterà a buon fine e tuttavia va a lui l’enorme merito di avere evitato, durante il periodo degli intensi bombardamenti che si abbatteranno su Salerno tra il giugno 1943 ed il gennaio 1944, la distruzione della documentazione più importante in dotazione all’Archivio di Stato. Egli si attiverà con ogni mezzo per trasferire i documenti ad Atripalda ( al Monastero S. Maria della Purità); In quel periodo- difficile e convulso- verranno salvati gli archivi con la documentazione del periodo fascista, seppure poi risulterà che gli atti della Federazione Provinciale sono stati in larga parte distrutti. Molta documentazione compromettente di quel tipo in verità sarà passata al comando di polizia segreta inglese che, su proposta di Cassese, sarà invitata dalla Prefettura a consegnare documentazione ( così da poter dare seguito all’epurazione). Le carte saranno poi trasferite non all’archivio ma alla questura. Non si trattava solo, evidentemente, di raccogliere, assemblare, sistemare la grande mole di documenti disponibili. Il punto decisivo era quello di favorirne l’interpretazione storicamente più attendibile e corretta. In tal senso sarebbe stato fuorviante evitare un tale nodo. Va perciò senza dubbio ancora a suo merito la pubblicazione di una guida storica all’archivio, con un commento dei vari atti in dotazione, che sarà pubblicata dalla Società salernitana di Storia Patria e data in dono ai partecipanti al Convegno sulla Storia del Risorgimento.7 Ulteriore e specifico terreno del suo impegno militante sarà l’attivo e rilevante contributo fornito alla nascita ed allo sviluppo della “Libreria Macchiaroli”, nel centro della città di Salerno, in Piazza Malta, nel 1949. Tanti i frequentatori della libreria, che raccoglierà il meglio dell’intellettualità locale ed ospiterà nelle sue diverse iniziative intellettuali di primo piano di livello nazionale, da Elsa 4

La citazione di Eugenia Granito è riportata da “ Cassese, gli Archivi e la storia dell’economia degli Stati italiani prima dell’unità” In “ Rassegna degli Archivi di Stato”, a.XVIII (1958), 2, pp. 202-212.

5

Il Cassese era intenzionato a raccogliere e sistemare il patrimonio archivistico dei diversi comuni della Provincia. Atto necessario ed indispensabile per l’individuazione dell’origine di frequente spuria ed impropria nei rapporti di proprietà. Questa la ragione del ricorso a numerosi furti e distruzioni documentarie per evitare che nel merito della questione, che avrebbe potuto causare dei conflitti, si potesse produrre piena luce ripristinando il legittimo stato di diritto. 6 Felicita De Negri, “ Leopoldo Cassese, archivista ed organizzatore di cultura” Seminari di Studio in occasione del ’50 anniversario della scomparsa” L’Aquila, 18 giugno 2010- Salerno 29 ottobre 2010; Atripalda (AV) 29 ottobre 2010. Ministero per i beni e le attività culturali- Direzione Generale per gli Archivi, 2011. Il volume, curato da Felicita De Negri, Giuseppe Pennella, Luigi Rossi, è stato stampato a cura delle Edizioni Cantagalli s.r.l., Siena, Novembre 2011. La lettura del volume consente una ricostruzione dei vari e principali aspetti dell’azione profusa da Leopoldo Cassese sia in tema d’innovazione nel campo della catalogazione e dell’interpretazione della documentazione archivistica che sotto l’aspetto di intellettuale militante, organizzatore e promotore di cultura. 7 Il XXXVI Congresso di Storia del Risorgimento si terrà a Salerno, presso la sede dell’Archivio di Stato di Salerno, operante dal 1939, in Piazza Abate Conforti, nell’autunno del 1957.


Morante ad Italo Calvino, da Sibilla Aleramo a Tommaso Fiore, Francesco Iovine, Michele Prisco, Renato Caccioppoli. Tra i frequentatori abituali Francesco Quagliariello e Giuseppe Leone, Aurelio Petrone, Luigi Bruno, Mario Pini ( crociani);tra i marxisti, oltre a Cassese e a Macchiaroli, anche Pietro Laveglia, Roberto Volpe, Pasquale Villani, Italo Gallo, Manlio Viola, Filiberto Menna, Roberto Visconti, Antonio Castaldi. Tanti dibattiti ed occasioni di pubblico confronto. Tra le più pregevoli le Mostre ed i cataloghi, su cui in particolare si era specializzato il Macchiaroli.8 Un’esperienza che si dispiegherà tra il 1949 ed il 1953, e che lo vedrà tra i più attivi animatori. In quella sede avrebbero dovuto entrare in relazione, in un rapporto di contaminazione reciproca e feconda, innanzitutto le varie espressioni dei principali filoni di cultura a quel tempo prevalenti, da quello d’ispirazione liberale a quello crociano e marxista . E tuttavia non ci si sarebbe dovuto limitare a ciò. Lo sguardo avrebbe dovuto essere rivolto anche ai molteplici e difformi esperimenti e flussi, di più recenti tendenze e sperimentazioni di cultura che, dopo la rigida chiusura del periodo fascista, dovevano favorire il pieno dispiegarsi e l’attecchire di un’azione sistematica ed incisiva per la sprovincializzazione del sapere e della cultura nazionale. Il modo più efficace, questo, per aprire una nuova finestra sul mondo, da cui introiettare l’aria nuova di una letteratura e una cultura rinnovate, ulteriori snodi e basi di partenza indispensabili per il radicamento di una diffusa crescita civile, su un terreno nuovo, insieme d’avanguardia e popolare. Una stagione appassionante, carica di grandi speranze e di un fervore straordinario, assai di rado nel futuro replicata nella stessa intensità, che tuttavia in breve e come per inerzia finì per esaurirsi, bruscamente interrotta nelle sue straordinarie potenzialità espansive. E’ utile ricordare che Salerno, di lì a poco, nel dicembre 1949, ospiterà l’Assise per la Rinascita del Mezzogiorno, la grande assemblea meridionale, passaggio assai importante per il rilancio e l’intensificazione della battaglia meridionalistica, introdotta da una relazione di Giorgio Amendola. Insieme a Cassese, Marcello Gigante, Pietro Laveglia, Gaetano Macchiaroli, Eugenio Della Valle, Giuseppe Martano, Armando Marone, alcuni dei principali animatori di questo ambizioso e generoso tentativo. Un gruppo che, pur proveniente da tradizioni, riferimenti e radici culturali diverse, appariva generosamente intenzionato a ricercare, più che i motivi di distinguo e di contrapposizione al proprio interno, le comuni ragioni di convergenza, di aggregazione e di coesione col comune obiettivo di concorrere al riscatto delle comunità locali e meridionali. Le differenze, date tali premesse, potevano costituire, più che difficoltà e ostacoli, o cause di separazione, straordinari fattori di ricchezza, individuali e collettivi. Ci si sarebbe dovuti confrontare, in via sperimentale, su ogni aspetto ed espressione delle diverse forme assunte dalla nuova cultura militante, nelle sue diverse discipline, dal cinema, alla politica, al teatro, alla letteratura. Tentativo ancora più ambizioso, e per più aspetti di rottura, in quanto esso intendeva dispiegarsi in una realtà d’orientamento conservatore ossificato, non certo progressista. Italo Gallo sembra condividere questa interpretazione ed esplicita pertanto un giudizio del tutto positivo della sperimentazione tentata con la nascita della Libreria Macchiaroli, promotrice tra l’altro de “Il Giovedì del lettore”. Nell’occasione, in maniera inedita e inconsueta, l’autore era impegnato nella lettura di un suo scritto, che poi veniva pubblicamente commentato. Esperienza originale, quella della “ Macchiaroli” in Piazza Malta, e della ricerca di una reciproca contaminazione, che purtroppo si protrarrà solo per pochi anni, e che tuttavia rappresentò un segno importante e significativo del tentativo di una ripresa della cultura laica e democratica locale9. Ciò 8

Tra le varie in quegli anni la Mostra su Leonardo. E’ anche il caso di ricordare il grande successo conseguito in occasione della proiezione del film di Alessandro Blasetti : “ 1860”, con la partecipazione del regista ed il dibattito che ne seguì. Macchiaroli continuerà, negli anni a venire, con i cataloghi e con le mostre. Tra le più importanti quelle su Leopardi (1987), su Benedetto Croce e la cultura a Napoli (1983), su Goethe ( 1983) e sul brigantaggio ( 1984) . Come editore darà vita ad importanti riviste come “ Acropoli”, “ Cronache Meridionali”, “ La Città Nuova” 9 Italo Gallo, La cultura a Salerno nel secolo XX, pp131 e seg. “ Rassegna Storica salernitana”, n.40, Laveglia Editore.


che avrebbe potuto essere e che invece purtroppo non avvenne, ed anzi s’interruppe in corso d’opera, anche per incomprensioni e dissapori insorti all’interno della parte più attiva del gruppo originario. Oltre agli intellettuali già citati, al progetto diedero il proprio attivo ed efficace contributo anche Aldo Falivena, con Roberto Volpe e Tullio Lenza, uno dei maggiori specialisti della letteratura moderna di quegli anni. Nel 1950 farà la sua comparsa anche un’altra rivista, d’ispirazione di sinistra, “Maestrale”, che durerà un solo anno, con la pubblicazione limitata a quattro numeri. Tra essi è il caso di ricordare quello di Roberto Volpe sul filosofo americano John Dewey. Un’altra rivista d’orientamento di sinistra “Salerno Quadrante”, uscirà a metà degli anni ’50, ed avrà vita ancora più grama, limitandosi a due soli numeri. E’ ad ogni modo in conclusione considerare che nella realtà locale e provinciale non si era sedimentata una borghesia ed un’imprenditoria dinamica ed attiva, in grado di generare le strutturali trasformazioni economico, sociali e produttive invece indispensabili. Nel 1949 a Salerno troppo pochi erano i benestanti e gli operatori industriali ( Florio, Tortorella; Crudele, Baratta, Ferro, Pezzullo, Amato, D’Agostino, D’Amico, Scaramella). La borghesia locale era in larga parte di estrazione terriera e portatrice in larga parte di una mentalità conservatrice e retrograda e ciò peserà, e non poco, sugli sviluppi futuri della situazione. In ogni caso, le azioni profuse dal Cassese non erano passate del tutto inosservate. Ed anzi, in verità, il grande lavoro svolto gli era valso il plauso dell’Ufficio Centrale degli Archivi di Stato che, contattato ben più avanti nel tempo dallo stesso Cassese, nell’ottobre 1958 esprimerà il proprio “vivo compiacimento” ed il pieno sostegno all’idea di creare, presso l’Archivio di Salerno, uno specifico Centro Culturale. Dal 1954 al 1963 la nascita e lo sviluppo del “Circolo Democratico”, il primo dell’intero mezzogiorno. Due i punti programmatici essenziali : stringere un forte e proficuo rapporto coi docenti e massima apertura ai giovani, grande sollecitazione al confronto tra le diverse scuole di pensiero, la crociana, la marxista, la liberale innanzitutto; Il Centro Culturale dell’Archivio di Stato sarà invece inaugurato il 4 maggio 1958. L’idea- forza essenziale che avrebbe dovuto caratterizzare l’attività del Centro Culturale ruotava, nella visione di Cassese, attorno all’ individuazione d’un forte ancoraggio alle radici storiche d’una peculiare realtà e tradizione, fino alla valorizzazione d’ogni forma delle antiche memorie ricomposte, dando in tal modo nuova linfa e vitalità alla sollecitazione di rinnovati interessi di cultura. Per Cassese il Centro Culturale si sarebbe dovuto trasformare in uno strumento di elevazione permanente della coscienza civica della Provincia di Salerno e dell’intero Mezzogiorno, un riferimento importante e imprescindibile per gli uomini di cultura e per tutti i cittadini. L’idea di fondo era quella di evitare la disgregazione dell’azione dei ceti intellettuali progressivi, ed anzi favorirne l’azione di collaborazione, di confronto e di coesione che avrebbe dovuto innanzitutto incentrarsi, essenzialmente, nell’affermazione di un nuovo, moderno ed avanzato meridionalismo. Un luogo libero, di libera ricerca, di studio e di confronto, capace di riscoprire, tramite un intenso e sistematico lavoro collettivo, scientificamente organizzato e perseguito con rigore, le tracce ed i filoni originari d’una antica cultura e tradizione. Le linee di un raccordo ed un’aggiornata relazione tra ciò che era antecedente e quanto era attuale. Un sussulto democratico, originale ed inedito, mosso dall’intenzione di smuovere la coscienza della realtà locale ormai da troppo tempo piuttosto intorpidita. L’azione intrapresa procedeva in parallelo con quanto s’era tentato di mettere in movimento sul tema del rilancio d’attenzione per la produzione e la ricerca storica. Era infatti ripresa, dopo l’interruzione causata dalla guerra, nel 1944, la pubblicazione di “Rassegna storica salernitana”, diretta prima da Emilio Guariglia, poi da Venturino Panebianco e dallo stesso Leopoldo Cassese, che ne era diventato responsabile nel giugno del 1945. Alla scuola di Cassese si sarebbero formati storici importanti come Pasquale Villani ed Antonio Cestaro. Ad essi si sarebbero in seguito aggregate altre personalità, Luigi De Rosa, Ernesto Pontieri,


Raffaello Morghen, Domenico De Marco, Giuseppe Ricciotti, il medioevalista Nicola Acocella ed il rettore dell’Archivio Diocesano Antonio Balducci. Nel Centro Culturale, sotto l’autorevole direzione di Cassese, vennero programmati piani di Conferenze annuali, che ripercorrevano la storia del territorio, dalle vicende più antiche e più lontane a quelle più moderne e di stringente attualità. In genere, esse venivano seguite con grande partecipazione ed attenzione, da cittadini e studenti. Tanti gli storici coinvolti, da Rosario Romeo a Franco Della Peruta, Rosario Villari, Armando Sapori, Fausto Fonzi. Solo per citare alcune tra le tante iniziative e relazioni previste per il 1959, anno di particolare fervore culturale, grande interesse suscitò quella con Fiorentino Sullo, a quel tempo sottosegretario al ministero delle Partecipazioni Statali sul tema :“ Storia ed economia del Mezzogiorno tra le due guerre mondiali”, nel mese di gennaio, e di Rosario Villari “ Gaetano Salvemini meridionalista” e ancora- a febbraiola conferenza di Franco Della Peruta :“ Mazzini e la Democrazia meridionale : 1831-1847” e di Romualdo Trifone, “Aspetti della questione demaniale nel Mezzogiorno”; di Fausto Fonzi, dell’Università di Roma : “Le correnti cattoliche nel mezzogiorno dopo il 1860”( marzo). Rosario Romeo tenne , in quell’anno , una relazione sulla storia dei comuni meridionali in rapporto agli avvenimenti nazionali. Pasquale Villani presentò a sua volta una dotta relazione su Eboli “ Vicende della proprietà fondiaria in un comune del Mezzogiorno nel secolo XVIII”. L’Archivio, con queste e tante altre iniziative e convegni di valore, si era indubbiamente aperto alla città e, fatto di grandissimo rilievo, gli studenti iscritti al corso di Storia, sempre più numerosi, ne avevano iniziato la frequentazione stabilmente. Cassese era fiero dei risultati conseguiti “ Il nostro centro …obbedisce ad uno scopo preciso, che è quello di prospettare i problemi essenziali della vita del Mezzogiorno nel loro processo di formazione, per meglio poter valutare i motivi profondi che li rendono ancora oggi in vario modo operanti. È chiaro che noi riteniamo che lo studio dei modi e delle forme del vario confluire del passato nel presente abbia un rilevante interesse per chi voglia acquistare chiara coscienza dei molteplici aspetti della vita attuale nell’incessante travaglio che mette capo alla vita futura. Quindi è che la nostra non è dilettantistica e rapsodica erudizione attinta a carte polverose, ma vuole essere opera di cultura, attiva, operante, impegnata, sanamente polemica, che valga a richiamare al dovere di un continuo, attento esame dei problemi, basato su testimonianze criticamente vagliate e su una moderna e spregiudicata concezione della storia. Richiamo alle fonti, dunque, che è richiamo anche agli archivi, non come meta fine a sé stessa, ma come una salutare vigilia che rende più urgente l’amore alla vita attuale e più vivo il desiderio di conquistarne i segreti. Contemporaneità perenne della storia e disciplina scientifica sono perciò i criteri direttivi della organizzazione nel corso di quest’anno”10. Comparivano più autori, verso cui mai prima di allora si era rivolto lo sguardo e l’attenzione dal Max Weber de “Il metodo delle scienze storico-sociali” al Dewey di “ Logica, teoria dell’indagine” e il loro pensiero veniva indagato in maniera aperta e antidogmatica,. Ed essi avevano un posto d’eguale rilievo rispetto a grandi pensatori come Hegel, Labriola, Gramsci, Croce. Il Circolo Democratico, quasi gemmazione diretta del “Lettore” durerà quasi dieci anni, dal 1954 al 1963, e promuoverà importanti dibattiti e confronti con personaggi di rilievo della letteratura e della cultura nazionale, da Pier Paolo Pasolini ad Alfonso Gatto, Domenico Rea, Michele Prisco, Carlo Salinari. Più avanti, negli anni 60, sarà pubblicata una rivista di giovani cattolici di sinistra, “Il Genovesi”, messa però ben presto all’indice dall’arcivescovo di Salerno Demetrio Moscato e poi rapidamente liquidata. Date queste premesse, il Centro, sotto la sua direzione, divenne per qualche tempo uno dei punti di promozione culturale di maggiore rilievo della città, della Provincia, dell’intero Mezzogiorno. Il Cassese stabilì rapporti d’intensa collaborazione con la Provincia, con la Curia Arcivescovile (Mons.Antonio Balducci) e con vari docenti di rilievo nazionale.

10

ASS; Presentazione di Leopoldo Cassese al corso di lezioni del 1959.


L’ex Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, rispondendo positivamente all’invito di Cassese, tenne il 4 maggio 1958, nella Sala “Bilotti” dell’Archivio una lezione sul tema “Ricordi di uno studioso negli Archivi”. Intenso, illuminante, appassionato il saluto rivoltogli nell’occasione da Cassese “…il Mezzogiorno, come in altri settori della vita civile, anche in quello umbratile degli archivi é animato da una profonda volontà di rinascita, la quale, come sempre avviene nelle grandi svolte della vita delle nazioni, ricorre alla storia per attingervi consapevolezza, esperienza e quindi forza morale nella lotta per il conseguimento di più alte forme di vivere civile”.11 Nell’impostazione di programmazione, veniva privilegiata, in conclusione, l’analisi d’insieme della concreta situazione del Mezzogiorno nei suoi distinti aspetti, dell’origine e delle ragioni di fondo dei vari problemi irrisolti che in esso si agitavano. Da tale impianto si partiva per proiettarsi poi nei dettagli più reconditi della storia locale, della sua genesi, delle molteplici ragioni alla base dei vari conflitti periodicamente insorti, delle loro particolari e distintive caratterizzazioni e peculiarità. Grande il rilievo assunto, come in precedenza si è accennato, allo studio dei problemi sociali ed economici e un’accentuata attenzione veniva rivolta anche alle scienze sociali, oltre che all’idealismo ed al marxismo. E tuttavia iniziative, anche lodevoli e di qualità, come quelle che sono state appena ricordate, capaci a primo acchito di aggregare forze qualitativamente significative e pure di una qualche quantitativa consistenza, dopo una fase in genere relativamente breve, lungi dal radicarsi stabilmente, finiranno per regredire ed alla fine spegnersi. Più avanti, infatti, anche personalità eminenti, salernitane di nascita, destinate a rivestire un ruolo di primo piano a livello nazionale, nella cultura, nella poesia, nella letteratura, saranno in genere costrette- di frequente- ad agire in altre realtà e città italiane più recettive e in grado di riconoscerne il talento. Il meglio dell’intellettualità locale, come opportunamente rileverà Giuseppe Foscari12, opterà per la scelta di escludere un proprio diretto cimento nell’agone politico, “dove la “ purezza” dell’uomo colto è notoriamente destinata ad entrare in conflitto con gli “accomodamenti” di crociana memoria imposti dalla gestione amministrativa e politica di una città e dalla fisiologica esigenza di trovare formule di mediazione politica e di compromesso moralmente accettabili” 13. Allo stesso modo per ciò che concerne le rigorose leggi della fisica, risulta evidente come un qualsiasi vuoto finisca per essere colmato, quasi istantaneamente, da forze d’altro segno. Non è pertanto casuale il fatto che, in assenza d’una iniziativa e d’un proprio proporsi in via diretta nella gestione della cosa pubblica, altri soggetti, non di rado di ben più mediocre caratura, negli anni a venire rispetto a quelli ricordati, finiranno per svolgere un ruolo importante di supplenza, centrale e di rilievo, seppure non di rado pernicioso per il destino delle comunità locali. Ne deriverà un obiettivo impoverimento, che non di rado condurrà- in certe fasi- ad uno snaturamento e ad processo di autentico, inevitabile degrado della vita pubblica. Si avranno casi assai emblematici, da quelli del poeta Alfonso Gatto e del filosofo Nicola Abbagnano, a quelli di docenti assai apprezzati, Sanguineti, Gabriele De Rosa, Valentino Gerratana, Biagio De Giovanni, solo per citarne alcuni che, pur insegnando nell’Università locale, in conclusione non riusciranno ad integrarsi organicamente, pienamente e con continuità nel tessuto locale e nella specificità dei processi di mutazione in atto. E ciò costituirà un limite evidente nel perseguire il salto di valore indispensabile rivolto ad inserire la realtà culturale e le istituzioni formative locali nell’alveo del circuito d’eccellenza, della cultura nazionale ed europea. Né sarà superata, nel corpo dei docenti intermedi, pur non di rado d’alte capacità scientifiche, l’annosa tendenza, propria della tradizionale storia dell’intellettualità italiana, e in specie meridionale, a rinchiudersi in ristrette conventicole, per lo più separate, quasi fisicamente, dal contesto sociale ed economico d’insieme della realtà locale. Un vizio, se coniugato ad un’evidente difficoltà o non disponibilità ad esercitare pienamente, costantemente ed efficacemente la funzione 11

ASS; Discorso introduttivo di Cassese, 4 maggio 1958. G. Foscari, “ Un cenacolo di viva cultura a Salerno”, Rassegna Storica Salernitana, n?, pp.197 e seg. 13 Giuseppe Foscari, cit, p.197. 12


di sollecitazione critica sulla politica e sulle istituzioni, che ha segnato, in maniera dirimente, la peculiare storia della realtà locale, regredita in tal modo di frequente verso chiusure municipalistiche e neocorporative. Per questa ragione, l’assenza di simbiosi e integrazione, tra ceti intellettuali e società, non si è inciso a sufficienza, né è stato favorito il ricambio, fisiologicamente necessario e indispensabile, del personale politico, economico, amministrativo più volte non selezionato in relazione ai requisiti di comprovata competenza e professionalità. E tanti problemi persistono irrisolti. Discorso questo, di necessità, appena fugacemente tratteggiato, che obbligherebbe a ben altri approfondimenti, che evidentemente non è il caso di sviluppare in questa circostanza, e che tuttavia- essendo ancora oggi questione dirimente- continua puntualmente a riproporsi, con una sua frequente e ciclica scadenza ed una sua stringente attualità. * In conclusione, non è azzardato sostenere che, a un certo punto, si è determinata una cesura ed una brusca interruzione di un percorso attivamente promosso ed animato da un uomo di cultura e da un intellettuale di altissimo profilo. Un uomo, ed un intellettuale persuaso della necessità dell’autonomia della ricerca e del suo rigore, di una visione unilaterale della storia, e della cultura, da non strumentalizzare mai per spirito di parte e da non piegare mai alle esigenze di lotta politica o propaganda contingente. In ciò l’insegnamento tra tutti più valido ed attuale. Esperienze, di grandissimo valore, mai prima istruite né sperimentate in sede locale, purtroppo si concluderanno in larga parte in concomitanza con la prematura morte di Cassese, avvenuta a Roma il 18 Aprile 1960. Ancora non aveva compiuto i 60 anni, lasciava un grande vuoto.


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.