Piacere Magazine n.67 / Giugno 2012

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mese e mezzo di assoluta libertà creativa, immerso in uno scenario fiabesco e fuori dal tempo. L’imponente struttura, di proprietà della famiglia Ranieri di Sorbello, si è via via trasformata nel cenacolo di artisti che è oggi, grazie alla passione e all’impegno di Ursula Corning, cugina statunitense di Ludovica Ranieri: fin dagli anni Cinquanta la donna era solita trascorrere le vacanze estive nel castello, circondandosi di artisti, musicisti, poeti e amici intellettuali provenienti da tutto il mondo. Ormai anziana, nel 1994 volle trasformare quella che era una piacevole consuetudine di natura privata in una fondazione. Nonostante l’istituzionalizzazione, la vita quotidiana a Civitella Ranieri è tuttora scandita dagli stessi riti e animata dal suo stesso spirito, grazie al lavoro di uno staff disponibilissimo, competente e discreto: la Direttrice Dana Prescott, che si divide tra Civitella e New York, il coordinatore Diego Mencaroni, l’amministratrice Paola Serpolini, il giardiniere Maurizio Bastianoni e la cuoca Romana Ciubini. Come succedeva quando era Ursula a fare gli onori di casa, il momento principale della giornata è ancora oggi la cena. Mentre gustano piatti tipici umbri a Km 0, gli artisti hanno l’ occasione ideale per condividere, dialogare, conoscersi e rompere qualunque barriera culturale. Dopo aver passato gran parte della giornata a lavorare negli splendidi studi privati ai piani superiori del castello, ci si ritrova tutti allo stesso tavolo, in un clima lontanissimo dalla competitività che di solito

“La calma nell’azione. Come una cascata diventa nella caduta più lenta e sospesa, così il grande uomo d’azione suole agire con più calma di quanto il suo impetuoso desiderio facesse prevedere prima dell’azione.” (Friedrich Nietzsche, Umano, troppo umano, I)

regola i rapporti tra colleghi, ma autenticamente sincero. A Civitella c’è un’atmosfera distesa, e gli ospiti ne approfittano a piene mani per studiare, meditare, maturare, crescere. La riconoscenza degli artisti per l’esperienza che vivono è tale che si è andata formando, anno dopo anno, una collezione eterogenea di opere donate dai fellows alla fondazione, purtroppo chiusa al pubblico. Il regalo più grande che possano ricevere è la possibilità di dedicarsi interamente alle loro poetiche; che portino a compimento opere già iniziate o ne avviino di nuove poco importa, arte & dintorni*pm | 37


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