Catalogo 1969-2009

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3)Gli altri incontri nel corridoio di provocazioni sono con dipinti di Capasso, che rintracciano una sorta di autobiografia collettiva, attraverso citazioni e “monumenti”. Il tutto percorso da una forte ironia critica, e al tempo stesso da un'appassionata dichiaratività. Non il suo “citazionismo” obitoriale, quando cita i suoi (e i nostri) pittori ”chiave”(morale non tanto formale, beninteso). E' una dichiarazione, appunto, che nasce sulla necessità profonda di un atto d'identità esistenziale. La citazione quindi passa per l'esistente e l'esistenza, e non ne prescinde, s'immerge nel tempo drammatico del vissuto (e del ricordato) ne è profondamente coinvolta e connotata. Quella che Capasso propone non è dunque una possibilità di pittura di ritorno di moda, ma una sorta di necessità dell'immagine, in termini pittorici, anziché oggettuali,entro un contesto di teatralizzazione dello spazio partecipativo. 4)Questo riferimento alla natura teatrale della preposizione di Capasso, che pure già sottolineavo dieci anni fa , acquista ora nella nuova proposta napoletana tutta la sua evidenza, ed esibisce tutto il senso provocatorio della sua efficacia. Teatralità dell'oggetto diciamo architettonico nel contesto urbano, teatralità dinamica della percorribilità interna di quel corridoio di provocazioni, teatralità metropolitana infine con il lancio aereo dei “souvenirs” ossei, ironicamente terrifici. E torniamo così al senso di azione estetica nello spazio urbano, inteso questo anzi rivendicato, il più attuale, esauriente, ed efficace campo d'intervento nella specificità di quell'intenzione di provocazione, di “scossa di alfabetizzazione”, alla quale Capasso, non dunque certo da oggi, sostanzialmente aspira, come “funzione” sociale del suo operare estetico, ricco come è di profondi echi di una cultura socialmente quanto antropologicamente caratterizzata nei luoghi e nei comportamenti.

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