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SPETTACOLO
RITRATTO DI COMICO Carmelo Caccamo: il riso, i successi, la madre e il dramma della Sla diFernando Massimo Adonia foto di Francesca Santangelo
Èuno di quelli che arriva in anticipo, Carmelo Caccamo. Non solo agli appuntamenti, ma anche nelle risposte. Un ingrediente che aiuta tantissimo il lavoro, soprattutto quando c’è un’intervista di mezzo. Che abbia la risata facile, manco a dirlo. Ride e fa ridere, tanto. E non solo quando veste i panni della signora Santina o di Nuccio, i due personaggi che l’hanno fatto conoscere al pubblico siciliano. Ma anche nella vita normale. Trasmette empatia, una montagna di empatia: tanta quanta è la sua mole. «Umiltà, ci vuole umiltà nella vita! Oggi ti riconoscono per strada, ma domani, quando arriverà una nuova Signora Santina in Tv, si dimenticheranno di te e a quel punto che fai?», lo ripete più e più volte parlando di sé. Ha la faccia seria, quando lo dice. Lo fa senza battere ciglio, colpendo la mano destra sulla sinistra, quasi a emettere una sentenza. Già, perché nel vocabolario di Caccamo umiltà non è una formula vuota o uno strumento furbetto per captare l’approvazione degli altri. È sinonimo di teatro: quindi di studio, di arte, di disciplina. Teatro inteso nel vero senso della parola: alla stregua di un cantiere sempre aperto dove ci si sporca le mani e si resta con i piedi per terra.
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È PROSSIMA ALLA SVOLTA L’ARTISTA NATO E CRESCIUTO A SAN GIOVANNI LA PUNTA. IL PROSSIMO ANNO SARÀ AL FIANCO DI LUCA ZINGARETTI NEL COMMISSARIO MONTALBANO, E NON FINISCE QUI. PER LUI STA ARRIVANDO LA PRIMA ESPERIENZA CINEMATOGRAFICA E DA PROTAGONISTA, PURE. ROBA DA GRANDI. SI RACCONTA IL PADRE DI NUCCIO E DELLA SIGNORA SANTINA E CI FA SCOPRIRE I SUOI AFFETTI, I DOLORI, LE INQUIETUDINI

IL GRANDE PUBBLICO E ne serve di disciplina, parecchia pure, per stare in scena. Soprattutto quando la propria carriera è lì lì a un passo dalla
svolta. Dopo le uscite su Squadra Antimafia, la prossima stagione, infatti, Carmelo Caccamo sarà al fianco di Luca Zingaretti nel Commissario Montalbano. Non una comparsata, ma un personaggio che ci trascineremo lungo tre episodi. Si tratta del figlio di una signora sorda, colui che dovrà tradurre al poliziotto creato da Camilleri i pensieri della madre. Scene spassose, c’è da aspettarselo. Oltre a questo, però, il salto sta per arrivare su un altro fronte: con un vero e proprio film allestito da Alba Produzioni in cui Caccamo è tra i protagonisti. C’è il massimo riserbo sugli attori e la trama, sicuramente però saremo in presenza di alcuni maestri del cinema italiano. Spaventato? «Un po’ – rivela l’attore nato e cresciuto a San Giovanni la Punta – Siamo al cambio di binario e sono preoccupato. Insomma, una sceneggiatura è una sceneggiatura. Con 116 scene, di cui 8 o 9 da girare quotidianamente. È ‘n travagghiuni» (è un lavoraccio, nda).
IL MERITO Il timore c’è, ma anche la voglia e la consapevolezza che a monte di questa nuova
avventura ci sono dei valori. «Credo di meritarmelo. Fino ad oggi ho lavorato duramente. Se ho fatto il salto è grazie a quell’umiltà che mi hanno insegnato i miei genitori. Mio padre mi ha detto sempre: un passo indietro sì, due in avanti mai». Un insegnamento che non è da leggere come rinunciatario, tutt’altro. «In una scala da uno a venti, io sono a due, ho ancora tanto da perfezionare». Caccamo ha di sé una coscienza diversa rispetto a quella che gli spettatori hanno saputo scorgere finora: «Ho sempre detto che la mia esperienza nel cabaret doveva portare a risultati più grandi. A me non soddisfa la signora Santina. Lei può soddisfare il pubblico, soddisfare la gente, ma dentro di me resta


A fianco le maschere della Signora Santina e di Nuccio

sempre la grande passione per il teatro». Una passione che impone delle sfide nuove, ovviamente. Alcune di queste già vinte grandiosamente. Con Sono grosso ma piaccio, Caccamo ha dimostrato al pubblico di avere gli arnesi giusti per muoversi – anche letteralmente – nel mondo dell’arte e dello spettacolo. «Lì qualcuno si è accorto che non sono il ponchio (il ciccione, nda) che sa raccontare soltanto barzellette. Qualcuno ha visto che so anche ballare e cantare», è lo sfogo neanche troppo amaro dell’attore.
UN MOSTRO CHIAMATO SLA Il corpo. Un’arma di simpatia. Così lo ha trasformato Caccamo, ma anche la spia di un animo con le sue lacerazioni.
Come tanti, o forse più di altri. Ne parla, con serietà, ma ne parla. Ed è da lì che dal personaggio dello spettacolo si va verso l’intimo e si scorge l’uomo. «Dietro ognuno di noi c’è una storia, se oggi sono così grosso c’è un motivo. Sì, lo ammetto, mi piace mangiare e mangio. La verità è che alcuni dei miei problemi li riverso nel cibo. Sembro felice e contento, che rido sempre, ma ho le mie inquietudini…». Ed è qui che la storia si fa dura, commuovente. Certo, lui ci mette una nota di simpatia al racconto, facendo passare la cosa meno tragica di quella che è. Cinque anni fa, infatti, è stata diagnostica la Sla alla madre. Una mazzata incredibile, per lui che è figlio unico e per tutta la famiglia. Una malattia che definirla come fortemente invalidante è solo un eufemismo. Tanti gli interrogativi da allora: sulla fede, sul dolore, sulla speranza. «Sono molto cattolico, anche se so che la mia è una religione strana». Intanto, parole come eutanasia sono divenute una realtà da vagliare per poi rifiutare con uno slancio d’amore condito da gesti quotidiani. Da allora la madre è accudita costantemente: da lui, dal padre, dalla nonna. «Dopo mia moglie Ilenia, mia mamma è la donna più importante della mia vita», ci tiene a sottolinearlo. Ed è da crederci, anche perché la famiglia Caccamo fa di tutto per consentirle una dignità quanto più alta possibile. La portano al parco, la portano al teatro. La vestono, si telefonano e parlano, parlano, anche se lei il dono della parola ormai l’ha perso da tempo, anzi è stata proprio quella la prima funzionalità a venir meno. «Ormai non ricordo più neanche che suono avesse la sua voce. Ma lei ragiona benissimo e come tutte le donne non pensa ad altro che a sistemarsi i capelli o a sistemarsi le
«SIAMO AL CAMBIO DI BINARIO E SONO
PREOCCUPATO. INSOMMA, UNA
SCENEGGIATURA È UNA SCENEGGIATURA.


unghie», racconta. «Lei è innamorata della vita e soprattutto dei suoi nipoti. Questa gioia che le ho dato l’ha invigorita ulteriormente. Dall’ultima visita, infatti, è emerso che la malattia si è bloccata. Certo ormai tutto il danno che doveva essere fatto è stato fatto».
VITA D’ARTISTA «Oggi ne parlo con serenità, ma i primi quattro anni sono stati di distruzione
assoluta…». Nonostante questo, Carmelo Caccamo non si è fermato. Ha lavorato, ha messo la parrucca, ha fatto ridere. C’è chi la chiama professionalità, ma è proprio questa la disciplina dell’attore. Se lo spettacolo deve andare avanti, lo si fa. Punto. «Molte volte ho calato la visiera, e non ho pensato più a nient’altro se non alle scene – racconta – Lasciatemelo dire però: quando un comico ha un dolore, uno stato d’animo pesante, traspare. So che sarò criticato per quello che sto per dire: ma come fa un artista a rimuovere davvero un sentimento? Io non lo so. Guardate i quadri di Van Gogh, benché i girasoli siano dei fiori allegri, ogni pennellata è uno squarcio. Ma occhio che non vede, cuore che non duole. E noi non “duoliamo”». Eccola, una battuta. Se ne esce così Caccamo, rivelando però un'altra parte di sé. La passione per le arti grafiche. Anche lì torna in gioco sua madre, che voleva a tutti i costi che frequentasse il Polivalente di San Giovanni la Punta, che rimanesse lì nel paese. Ma lui voleva disegnare e ha scelto Catania. «Nel mio cuore ci sono l’Etna, sant’Agata e tutta la cultura e tradizione siciliana». Anche il padre aveva in mente altri progetti, ma alla fine si è dovuto arrendere ai fatti. «Nella mia carriera, devo ammettete, non c’è mai stato nessuno che mi ha ostacolato particolarmente, anche se quello dello spettacolo è uno degli ambienti peggiori che possa esistere. Mio padre aveva delle remore, voleva che trovassi un lavoro vero. Ora è con me e mi dà anche una grossissima mano sui testi. Ma posso dire soltanto – e conclude – che ha fatto bene a fare quello che ha fatto, mi ha fatto insistere sempre di più nel tentarci. Fino a riuscirci».

Carmelo Caccamo e la moglie, l’attrice Ilenia Liardo

