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Acqua in bocca di Antonio Giovanni Pesce
ACQUA IN BOCCA Antonio Giovanni Pesce Saggista antoniogpesce@gmail.com
BENE LA CULTURA DELL’ANTIMAFIA MA I NOSTRI STUDENTI HANNO BISOGNO
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Ci credono davvero alla cultura dell’antimafia i miei studenti. A qualcosa sono servite le ore che vengono spese ogni anno scolastico per far capire loro il discrimine tra barbarie e diritto. Non sempre si bivacca nelle ultime file dell’aula magna, quando vengono a parlare di mafia magistrati, uomini delle forze dell’ordine, giornalisti, ecc. Non sempre si crede che ogni scusa sia buona – anche quella di commemorare giudici ammazzati venticinque anni fa – per saltare un compito o perdere due ore di quella o di quell’altra odiata materia. Andrea, Claudia, Pierpaolo e gli altri non erano neppure nati, i loro genitori forse non stavano neppure insieme, quando io persi, a causa della mafia, le mie prime ore di lezione. Frequentavo la terza media. Correva l’anno 1992. Era di lunedì. Noi avevamo italiano in quell’ora, ma il preside ci riunì tutti in aula magna davanti al televisore. Eravamo ammutoliti. Io me la ricordo ancora la professoressa Valeria di educazioni fisica: piccola, bella, soprattutto ferrea nel tenere la classe. Quel giorno era lì anche lei, alla mia sinistra cinque metri più in là. La moglie dell’agente Schifani leggeva il suo discorso, ma io non guardavo il televisore. Fissavo lei, la professoressa più severa della scuola, lunghe lacrime a rigarne un viso tenero. La stessa espressione che, rincasando a sera, vidi stampigliata sul volto di mio padre quel maldetto sabato. Diventammo grandi proprio quella sera. Eravamo usciti di casa per festeggiare l’imminente fine dell’anno scolastico: pizzata di terza media, e per le vie scherzavamo rumorosamente, proprio come ora non accetto che facciano i ragazzini, che mi distolgono da Aristotele. Andrea, Claudia, Pierpaolo, e anche Cristian, che ho incontrato in altra classe, non sanno che cosa abbia significato per noi quel 23 maggio di venticinque anni fa. Come glielo spiego che Alfio, l’amico fraterno più emotivo del nostro gruppo, quel giorno, davanti al televisore, piangendo diceva a denti stretti: «Bastardi, bastardi!», e lo diceva contro quei mafiosi, che fino a qualche ora prima non andavano neppure nominati? Come glielo spiego che vuol dire rincasare il pomeriggio del 19 luglio, dopo una bella partita a Risiko nella casa vecchia di Alfio, e vedere sconfitto tuo padre in poltrona, ancora col viso rigato dalle lacrime davanti ad un televisore che grida ancora dolore? 1992-1994: furono begli anni. Qualcosa cambiò in noi proprio a partire da quel biennio di passione civile. Poi, più nulla. Se non fossi troppo impegnato a spiegare e interrogare, troppo ansioso per il loro esame di maturità, e troppo angosciato per il loro futuro da studenti universitari o da lavoratori, mi fermerei un attimo con i miei ragazzi e, con uno strappo al protocollo, dividerei con loro una birra – la squallida birra in lattina che compravamo al circolo dei cacciatori per pagarla meno – sedendomi come una volta nella penombra del mio studio, giù in garage, quando lo spazio era riempito dalla compagnia degli amici, e non come ora dalla solitudine dei libri. E direi loro del perché, poi, non ci fu più nulla. Perché nulla può crescere senza radici. La rabbia da invasati, l’indignazione da benpensanti non crea convinzioni, non radica costumi, non produce istituzioni. Avere una cultura non è avere un foglio di carta con un voto, qualche buona lettura alle spalle. Avere una cultura significa avere una civiltà, sapere di chi si è figli e di chi si vuole essere padri. È una dimensione dello spirito più che uno stato dell’intelletto. L’antimafia – quella vera, quella di chi combatte e rischia davvero – non è cultura. Se ne alimenta. È passione per la giustizia, non mero rispetto della legalità. Perché un uomo che rischia la vita lo fa per qualcosa di più di un codice. Ma la passione per la giustizia impone che si abbia una visione della vita e del mondo. Che sono un bene, non semplicemente una mera contrapposizione al male. Falcone e Borsellino, solo per fare qualche nome, non sono morti, perché avevano un’idea di come si combatta la mafia. Sono morti, perché avevano una un’idea chiara di come si conduca un’esistenza. Ecco, se non fossi l’incapace docente che sono, avrei il coraggio di fermarmi un attimo, di mettere da parte le mie ansie, e di dire ai miei ragazzi: ripartiamo da un’idea, da una visione della vita e del mondo. Ripartiamo da Platone, Aristotele, Agostino, Tommaso, Dante, Petrarca. Ripartiamo dal dare un senso al nostro esistere come uomini. E saremo in grado, al momento opportuno, anche di morire da buoni cittadini.
OBIETTIVO G7

Foto diVincenzo Barbagallo
APPROVAZIONE TARI PER LA COPERTURA DEI COSTI SERVIZIO RACCOLTA E SMALTIMENTO RIFIUTI
di Agata Amantia
S. P. CLARENZA
A SAN PIETRO CLARENZA IL VOLONTARIATO FA RETE
Al via il progetto “Antenna Sociale”, arriva lo sportello contro le solitudini
di Gaia Aiello
Anno 2017, approvato in Consiglio comunale la componente TARI che poco si discosta da quella dello scorso anno. Rimane invariato il coefficiente delle utenze domestiche con il 38% mentre si innalza di poco quello delle utenze non domestiche, raggiungendo il 62%. Anche per quest’anno gli importi da pagare potranno essere rateizzati da luglio a gennaio 2018. Così anche quest’anno, nonostante gli sforzi di sensibilizzazione per quanto riguarda la raccolta differenziata ,i risultati sono stati modesti con un 19/20%. «Stiamo facendo di tutto per mantenere il paese pulito», ha risposto l’assessore all’ecologia Orazio Caruso «ed abbiamo ottenuto molte soddisfazioni. Per quanto riguarda la differenziata il problema è complesso. I Comuni virtuosi, che arrivano anche al 50% hanno a disposizione un CCR oppure una videosorveglianza attiva. Anche noi ci stiamo adoperando per raggiungere questi obiettivi. Per quanto riguarda il CCR il progetto è già pronto e abbiamo chiesto un finanziamento alla Regione per circa seicentomila euro. Ci permetterebbe di raccogliere plastica, vetro, legname e non dover ricorrere all’isola ecologica di Sant’ Agata Li Battiati.Tante polemiche hanno accompagnato questo centro di raccolta perché vicino ai centri abitati. Ma anche l’isola di Battiati lo è ed anche al nord Italia è così perché non si tratta di umido e di discarica, pertanto non crea problema alcuno ai cittadini. Inoltre mi sono affrettato a presentare tutto il necessario per espletare la nuova gara d’appalto per la raccolta rifiuti ma l’URECA ci tiene bloccati da mesi. Le condizioni prevedono che i proventi della differenziata vadano per il 70% al Comune di San Giovanni La Punta e per il 30% alla ditta che se ne occuperà. Se i nostri progetti andranno a buon fine, con la collaborazione dei cittadini dovremmo finalmente arrivare ad una diminuzione della tassa sui rifiuti». Intanto l’Amministrazione comunale si sta adoperando con una serie di controlli e iniziative per venire incontro alle esigenze dei cittadini, come ad esempio l’istituzione di un’ufficio ecologia, di un calendario per lo scerbamento ed un programma per lo spazzamento in modo che i cittadini possano segnalare eventuali disservizi. «Purtroppo siamo ricorsi anche a metodi più duri», ha continuato Caruso, «come le multe. Attualmente abbiamo diviso il paese in dieci settori dove, dopo l’avviso pubblico, non verrà raccolta la spazzatura indifferenziata ma verrà contrassegnata con un bollino rosso. Inoltre è alla firma della Regione l’autorizzazione all’installazione delle telecamere mobili che verranno dislocate in varie zone del paese, soprattutto quelle in cui sono presenti microdiscariche abusive. Questo dovrebbe far diminuire i costi perché lo smaltimento dell’indifferenziata è di 1,30 a tonnellata contro lo 0,40 della differenziata ed inoltre si può scaricare fino a venti tonnellate. Anche con i Centri Commerciali presenti nel territorio non possiamo realizzare degli introiti alti perché appunto non c’è un centro di raccolta e quindi tutto va nell’indifferenziata, divenendo antieconomico. Certo il 19% è poco. Stiamo cercando di fare il possibile ma ancora mancano gli strumenti ».
“Antenna Sociale”. Si è tenuta, presso l’aula consiliare del comune di San Pietro Clarenza, la riunione dei presidenti e rappresentanti di tutte le associazioni di volontariato presenti sul territorio allo scopo di presentare il progetto promosso e guidato dall’associazione Anteas San Pietro Clarenza. Scopo principale è quello di creare una rete di associazioni del terzo settore e membri dell’amministrazione che possa combattere il fenomeno sempre crescente della solitudine, “captando” eventuali situazioni di bisogno e muovendosi per trovare le soluzioni più adeguate. La proposta è quella di creare uno sportello di ascolto che coinvolga al suo interno dei volontari di tutte le associazioni aderenti, in modo che ognuna di esse possa mettere in campo le proprie peculiari esperienze e conoscenze e offrire a chi ne abbia necessità il miglior aiuto possibile, nello spirito di collaborazione che dovrebbe essere l’anima dell’impegno sociale. Lo sportello sarà ospitato in locali forniti in modo del tutto gratuito dall’amministrazione comunale, dotati di apposita linea telefonica e telematica e gli operatori seguiranno un corso di formazione per poter esercitare il compito. Lo sportello sarà aperto due volte a settimana e sarà messo a disposizione di tutti i cittadini. La speranza è quella che a recarvisi non siano solo le persone che hanno effettivamente bisogno di aiuto, ma anche persone che vogliano segnalare situazioni di disagio e di solitudine di cui sono testimoni. L’idea innovativa dietro il progetto Antenne sociali sta proprio in questo cambio di prospettiva: vuole essere un modo con il quale le associazioni stesse possano andare dalle quelle persone che magari non hanno il coraggio, la forza o la voglia di chiedere aiuto. Lo sportello dovrebbe diventare appunto un raccordo dove le antenne sociali, volontari o semplici cittadini, possano indirizzare i loro segnali, che saranno poi “recapitati” alle associazioni o agli enti che più efficacemente possono occuparsene. Alla riunione di presentazione erano presenti i rappresentanti di sette associazioni, nonché i membri dell’amministrazione comunale, ai quali sono stati presentati la dichiarazione d’intenti, una vera e propria guida alla collaborazione tra enti, e la bozza del protocollo d’intesa per la realizzazione pratica delle attività dello sportello sociale. La firma ufficiale di entrambi i documenti è avvenuta Giovedì 4 Maggio, in modo tale da dare a tutti i presidenti delle associazioni il tempo di leggere la documentazione e proporre eventuali modifiche. Una volta che saranno apposte le firme, inizieranno i lavori di preparazione all’apertura ufficiale dello sportello che sarà preceduta da un grande evento Sabato 3 Giugno 2017, un festival della solidarietà con stand dedicati a tutte le associazioni coinvolte e materiale informativo sul progetto Antenna Sociale e sul nuovo sportello.