periodico d’informazione
marzo 2019
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N 23
CREDITS DIRETTORE RESPONSABILE Raffaele Donini // COMITATO DI REDAZIONE Dario Mantovani, Lorenzo Gualandi, Marco Calcinai, Alice Cesari, // REDAZIONE Via del Lavoro 25, Molinella (Bo) // PROGETTO GRAFICO Dario Mantovani, Riccardo Tullini // STAMPATO c/o Tipografia Cava, Castel S. Pietro Terme // AUTORIZZAZIONE del Tribunale Civile di Bologna n.7901 del 12 nov. 2008 // PROP. Partito Democratico Coord. Bologna // COMMITTENTE RESPONSABILE Gianni Grazia
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Eravamo quattro amici al bar Cinque anni fa volevamo cambiare il paese: missione compiuta, ma per chiudere un ciclo serve un altro mandato di Marco Calcinai
Non dovrei farlo, perché è quasi maleducato, ma lo farò lo stesso. Non dovrei usare il foglio di un giornale politico come un mio diarietto di pensieri. Dovrei ricordare che queste mie righe cercheranno di entrare nelle case delle persone di Molinella con educazione, e quindi non dovrei farne qualcosa di personale. Eppure, stavolta, lo farò. Perché per pensare a dove vorremmo andare, a volte, bisogna ricordarsi da dove si è partiti. Aiuta a non allontanarsi da se stessi, che è una cosa molto facile, soprattutto in fasi della vita come queste -in cui tutto tende a cambiare con una velocità sorprendente. Siamo più o meno quello che eravamo cinque anni fa, o almeno ci proviamo: un gruppo di ragazzi – forse non più del tutto, o forse sì, ancora per poco – che sul tavolino di un bar voleva cambiare le cose. Non eravamo soli: dietro di noi c’era un gruppo di “ex ragazzi” che per lungo tempo aveva lottato per creare le condizioni nelle quali ci trovavamo ora a prender la palla: Valentino, Stefano, Massimo, Daniele, il grande Taxi… a loro va il ringraziamento più grande. Decidemmo di provarci da soli, senza alleati, uniti da poche convinzioni: l’idea di avanzare proposte sostenibili, senza promesse cui n n si sarebbe mai potuto tener fede; (continua a p. 2)
L’ultimo socialdemocratico
Dalla parte di Molinella
Storia di 5 anni vissuti pericolosamente e del perché vorrei, cittadini permettendo, continuare a essere il Sindaco della cittadina più orgogliosa e autonoma dell’Emilia Romagna.
La nostra stella polare rimane la modernizzazione del paese. Altri vogliono il paese delle palme.
di Dario Mantovani
Io il 2014 me lo ricordo bene: se non altro perché il collo era il mio. Discutevano in tanti ( e tanto) sulla spregiudicatezza di un gruppo di ragazzini (accompagnati da qualche “maestro”) che si era lanciato alla conquista del “palazzo d’inverno” senza paracadute, senza giri di parole e senza piani “B”. Anche allora c’era il fuoco del campo avverso e c’era anche il fuoco amico: quello di chi aspettava “sol lo schianto”. Nei mesi precedenti alla campagna elettorale del 2014 ne discutevamo davanti ai bar, con gli amici che poi sono diventati
i collaboratori di questi anni: “dobbiamo salvare Molinella da questa dicotomia scema, in cui da una parte c’è la vecchia socialdemocrazia, che però ormai è a fine corsa, con una classe dirigente divisa su tutto mentre dall’altra parte il centrosinistra viene tacciato, e non sempre a torto, di essere stato lungamente antimolinellese e con la puzza sotto il naso.” Quello che facemmo poi è noto: andammo a dire dal palco della piazza che noi sì, rappresentavamo l’alternativa ma che la storia molinellese, quella dal dopoguerra alla contemporaneità, al netto degli errori che ci sono sempre in ogni vicenda umana, era una storia di sviluppo e di progresso. (continua a p. 2)
di Valentino Calori e Stefano Mantovani
È giunto il momento di tirare le somme: il 26 maggio andremo alle urne e misureremo il consenso che l’amministrazione ha raccolto attorno all’idea di paese che in questi anni abbiamo, tutti noi, messo in campo. Le chiacchiere stanno a zero: ci presenteremo con il lavoro svolto nell’ultimo lustro e gli oltre dieci milioni di investimenti pubblici che in questo mandato hanno consentito di mettere a norma scuole e impianti sportivi, riaprire il nido e le Fioravanti, mettere un punto sulla questione “cinema/teatro” e molto altro ancora. (continua a p. 2)