Aperture

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INTRODUZIONE Le finestre tecnicamente vengono definite come una apertura perlopiù di forma rettangolare praticata sui muri esterni degli edifici per dare aria e luce all’interno[1]. Ma che cosa ci viene in mente quando pensiamo alle finestre? Forse la finestra del ufficio che si frequenta giorno dopo giorno, la finestra della nostra stanza, della nostra scuola... finestre che vediamo quotidianamente, oppure a uno spazio che per noi viene definito attraverso la finestra.

[1] Definizione trovata in: dizionari.corriere.it/dizionario_ italiano/F/finestra.shtml [2] CUSANO, Giannino. La finestra e la comunicazione architettonica. Dedalo libri, Bari. 1979.

Per capire questa seconda possibilità dobbiamo rimorchiare nelle grotte della nostra memoria; per esempio, se ne pensiamo a un ricordo della nostra infanzia sicuramente ci viene in testa uno spazio che di solito ci piaceva per le forme, i colori, l’ombre, i profumi, i texture, forse anche per la compagnia che ne avevamo; adesso a questo spazio le togliamo la luce sia di giorno che di sera, ci rimane uno spazio buio dove ricordiamo che cose o persone ci sono dentro ma non le vediamo, non capiamo ne meno il passare del tempo e quel spazio che di solito ci piaceva non è più quello che ne abbiamo pensato prima è diventato uno spazio inabitabile con il solo gesto di togliere la finestra. Come diceva Giannino Cusano: la finestra non è un semplice “buco nel muro”, ma uno strumento linguistico fondamentali in due sensi: a) configura e vitalizza lo spazio quantificandone e qualificandone la luce; b) segnala nel volume e sulle superfici le funzioni interne del edificio [2]. il secondo senso del cui parla Cusano si può relazionare più a una definizione architettonica come nel caso del complesso di case popolari “Siedlung Onkel-Toms-Hutte”in Berlino-Zehlendorf per l’architetto Bruno Taut, dove dal fuori si può capire naturalmente la distribuzione spaziale interna della casa. L’uso di colori viene scelto dal architetto d’accordo alla diversità di esposizione solare, rappresentando sia nelle facciate come nei serramenti il verde freddo della luce del mattino est,

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Bruno Taut-Dettaglio finestra-Onkel Toms Hutte.

rosso scuro il tramonto ovest e il luminoso beige del nord; a differenza di Le Corbusier e il suo pensiero di pianta libera, Bruno Taut pensava che la pianta di livello e la facciata erano strettamente collegate tra di loro[3].

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[3] SCHOMAKER, Manu Tai. Urban analysis of ONKEL TOMS HUTTE. http://www. lostmodern.net/biglinks/en_ onkeltom_web.pdf


Pianimetria di casa Tipo IIOnkel Toms Hutte-Bruno Taut.

Sebbene le prime forme di finestre erano delle aperture che permettevano controllare la quantitĂ de ventilazione e luce che entrava a uno spazio, per tanto la sua introduzione al mondo viene completamente funzionale, abbiamo giĂ visto un esempio nella architettura. Ma che altre definizioni possiamo trovare sulla finestra? Questo libro ha come scopo mostrare attraverso un piccolo percorso fotografico le diverse definizioni di finestra in diversi spazi reali e immaginari, un po di storia e un po di presente, il futuro ormai lo farĂ ogni lettore.

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DAL BIANCO ALLE FINESTRE DELLA MEMORIA “Un muro vuoto non sarà mai uguale a un muro che ha finestre” Il filosofo francese Gaston Bachelard in 1957 scrisse uno saggio titolato LA POETICA DELLO SPAZIO, in cui viene spiegato dal punto di vista fenomenologico come lo spazio influenzi l’immaginazione poetica[4]. Intendendo come fenomenologia lo studio dei fenomeni attraverso l’esperienza intuitiva (cioè fenomeni associati indissolubilmente al nostro putno di vista) come punti di partenza e prove per estrarre da esso le caratteristiche essenziali delle esperienze e l’essenza di ciò che sperimentiamo[5]. Una parete con fotografie diventa una parete con finestre; dove ognuna è l’apertura a un mondo diverso, a un mondo conoscitivo e sensitivo diverso, un rapporto diretto ma improprio tra ciò che si mostra e ciò che si vede. Un passaggio tra il oggetto di visione e la memoria dello spettatore. Un insieme d’immagini dialettiche[6], dove il passato, il presente e il futuro convivono congiuntamente in ogni spazio illusorio presentato. Forme e ombre giocano geometricamente, facendo una distorsione della

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[4] http://it.wikipedia.org/ wiki/La_poetica_dello_spazio [5] http://it.wikipedia.org/ wiki/Fenomenologia [6] Definizione per Walter Benjamin. Immagine capace di tenere insieme almeno tre distinte dimensioni temporali, il passato, il presente, il futuro.


Fotografia di muro.

realtà del oggetto fotografato, è la lettura della nostra memoria attraverso di ciò che conosciamo o crediamo di conoscere. In questo capitolo si presenta una serie di fotomontaggi giustapponendo la fotografia che si vede nel muro e un possibile immaginario spaziale evocato dalla prima immagine.

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LA DIFFERENZA TRA LA PORTA E LA FINESTRA La porta come la finestra è una apertura, che permette il passaggio da un ambiente ad un altro, una struttura mobile uttilizata per bloccare o permettere l’accesso ad un dettermianto spazio, in effetti un elemento construttivo che ne ha bisogno di una forza meccanica per essere attivata, la porta come è stata concepita inizialmente non permeteva il passo di luce, aria, persone u oggetti al essere chiusa, al essere aperta succede la transito, ecco perché viene utillizzata come metafora in diversi casi. Nel caso della litteratura se si accolgono le reverie della porta aperta e della porta chiusa si accettano due prospettive nette, quella della libertà e quella della sicurezza. Rimane del poeta la possibilità di accedere alle sfumature che veicola la porta socchiusa, che di volta in volta può sognificare possibilità, esitazione, tentazione[7]. Tanto porte come finestre fanno composizioni nelle facciate degli edifici, vediamo per esempio la casa di Monsieur Hulot nel film Mon oncle di Jacques Tati come un collage di aperture, che ugualmente al Onkel Toms Hutte di Bruno Taut permettono leggere chiaramente la attività che si sviluppa al interno del palazzo, le stanze, le scale, i corridoi... aperture che possono essere paragonabili a gli occhi e bocche delle persone, il palazzo

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Fotografia sinistra superiore: WINDOWS per Jaroslaw Grudzinski. Fotografie destra superiore: Casa di Monsieur Hulot, nel film Mon Oncle di Jacques Tati. Fotografia inferiore: DOORS OF EUROPE per Peter Carlsson.

[7] BACHELARD, Gaston. La poetica dello spazio. Cap. Porte. 1957.


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diventa un essere abitabile grazie a queste aperture. Nel film Monsters Inc.(2001) disney fa la introduzione con un’animazione di un collage di porte come aperture tra il mondo umano e il mondo dei mostri, questa è servita da spunto alle composizione fotografiche dell’artista francese Anne-Laure Maison, il suo lavoro consiste in fotografare finestre e porte da sera, così l’illuminazione del interno evidenziano l’struttura, poi incollandole tra di loro fa configurazioni diverse che permettono un dialogo con strutture immaginarie.

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DREAMY WINDOW COLLAGE STRUCTURES/ TABLEAUX D’INTIMITÉS. Anne Laure Maison. 2007-2013. http://www.annelauremaison.com/Tableaux-d-intimites?lang=fr

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Certamente tra finestra e porta troviamo una definizione uguale in quanto che sono delle aperture di passaggio, ma cosa lasciano passare?, per comodità noi come uomini abbiamo trovato la porta come una apertura di accesso, non come la finestra, non si riesce a pensare alla finestra come un elemento che ti permette passare di una stanza ad un’altra o non almeno di un modo comodo, ma si come un oggetto che permette passare l’area e la luce, elementi relazionati a una presenza meno corporea e più eterea, una cosa che non possiamo vedere ma si respirare e sentire, la luce invece viene maggiormente associato a una presenza divina o spirituale, di solito vediamo le grandi vetrate di chiese colorate che illuminano l’interno religioso dandoli un’aria magica e misteriosa, forse la presenza dello spirito che invade il luogo.

Fotografia superiore: Duomo di Milano-Milano, Italia. Fotografia inferiore: Catedral la sagrada familia-Barcelona, Spagna.

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Fotografia: Iglesia catedral bailica metropolitana de santa mariaValencia, Spagna.

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Fotografia di Porta Garibaldi da Corso Como. Milano-Italia.

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IL MODERNISMO E LA SFUMATURA DEL MURO ALLA FINESTRA Nella storia dell’architettura il movimento moderno fu un periodo collocato tra le due guerre mondiali, teso al rinnovamento dei caratteri, della progettazione e dei principi dell’architettura, dell’urbanistica e del design. Ne furono protagonisti quegli architetti che improntarono i loro progetti a criteri di funzionalità ed a nuovi concetti estetici. In 1929 Bruno Taut nel suo libro MODERN ARCHITECTURE riassume in cinque punti i caratteri del movimento moderno: 1. La prima esigenza in ogni edificio è il raggiungimento della migliore utilità possibile; 2. I materiali impiegati e il sistema costruttivo devono essere subordinati a questa esigenza primaria. 3. La bellezza consiste nel rapporto diretto tra edificio e scopo, caratteristiche dei materiali ed eleganza del sistema costruttivo. 4. L’estetica di tutto l’edificio è nel suo insieme senza preminenza di facciate o piante o particolare architettonico. Ciò che è funzionale è anche bello. 5. Come le parti vivono nell’unità dei rapporti reciproci, così la casa vive nel rapporto con gli edifici circostanti. La casa è il prodotto di una disposizione collettiva e sociale[8].

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Ma prima di questi caratteri in 1923 sulla rivista L’Espirit Nouveau apparsi una raccolta di saggi del architetto Charles-Edouard Jeanneret-Gris (Le Corbusier) con il nome di Vers une Architecture (Verso una architettura), dove in pratica l’architetto enuncia i cinque punti dell’architettura moderna: 1. I Pilotis (pilastri) sostituiscono i voluminosi setti in muratura che penetravano fin dentro il terreno, per fungere infine da fondazioni, creando invece dei sostegni molto esili, poggiati su dei plinti, su cui appoggiare poi isolai in calcestruzzo armato. L’edificio è retto così da alti piloni puntiformi, di cemento armato anch’essi, che elevano la costruzione separandola dal terreno e dall’umidità. L’area ora disponibile viene utilizzata come giardino, garage o – se in città – per migliorare la viabilità facendovi passare le strade. 2. Il Toit terrasse (tetto a terrazza) ha la funzione di restituire all’uomo il suo rapporto con il verde, che non è solo sotto l’edificio ma anche e soprattutto sopra. Tra i giunti delle lastre di copertura viene messo il terreno e vengono seminati erba e piante, che hanno una funzione coibente nei confronti dei piani inferiori e rendono lussureggiante e vivibile il tetto, dove si può realizzare anche una piscina. Il tetto giardino è un concetto realizzabile anche grazie all’uso del calcestruzzo armato: questo materiale rende infatti possibile la costruzione di solai particolarmente resistenti in quanto resiste alla trazione generata dalla flessione delle travi (gravate del peso proprio e di quanto vi viene appoggiato), molto meglio dei precedenti sistemi volti a realizzare piani orizzontali. 3. Il Plan libre (pianta libera) è resa possibile dalla creazione di uno scheletro portante in cemento armato che elimina la funzione delle murature portanti che ‘schiavizzavano’ la pianta dell’edificio, permettendo all’architetto di costruire l’abitazione in tutta libertà e disponendo le pareti a piacimento.

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[8] TAUT, Bruno. Modern Archutecture. 1929. [9] LE CORBUSIER. Vers une architecture. 1923.


Le Corbusier painting in the nude at Eileen Gray’s Villa E-1027. 1939.

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4. La Façade libre (facciata libera) è una derivazione anch’essa dello scheletro portante in calcestruzzo armato. Consiste nella libertà di creare facciate non più costituite di murature aventi funzioni strutturali, ma semplicemente da una serie di elementi orizzontali e verticali i cui vuoti possono essere tamponati a piacimento, sia con pareti isolanti che con infissi trasparenti. 5. La Fenêtre en longueur (o finestra a nastro) è un’altra grande innovazione permessa dal calcestruzzo armato. La facciata può infatti ora essere tagliata in tutta la sua lunghezza da una finestra che ne occupa la superficie desiderata, permettendo una straordinaria illuminazione degli interni ed un contatto più diretto con l’esterno[8]. Quest’ultimo punto da origine alla facciata continua o libera, una particolare tipologia di involucro leggero continuo che garantisce, di per sé o congiuntamente all’opera edilizia, tutte le funzioni normali di una parete esterna, che non porta altro carico che il peso proprio e la spinta del vento. Questi carichi sono trasferiti alla struttura portante principale attraverso i collegamenti ai solai o aipilastri dell’edificio. Con la costruzione delle complete facciate vetrate il curtain wall è andato a definire un più stretto rapporto tra ambiente costruito interno ed esterno degli edifici, con diverse connessioni con gli elementi naturali (luce, aria, acqua, ecc.) rispetto alle costruzioni edilizie tradizionali. Negli ultimi anni il settore delle costruzioni ha conosciuto una nuova fase di forte crescita, trainato dalla domanda di nuove costruzioni . In riferimento alla normativa vigente sul risparmio energetico tutti i prodotti rientrano nella categorie per cui è possibile richiedere la detrazione fiscale prevista dalla recente normativa. Il mutamento delle modalità di progettazione, costruzione, ristrutturazione e demolizione dell’ambiente costruito può consentire un notevole

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[10] http://it.wikipedia.org/ wiki/Facciata_continua


miglioramento delle prestazioni ambientali e dei risultati economici delle città, nonché della qualità della vita dei cittadino; è possibile ottenere edifici più sani e naturali e creare ambienti di alta qualità entro una logica di risparmio di risorse sia materiali che energetiche attraverso una maggior accortezza in fase progettuale nella scelta dell’impiantistica, dei materiali e delle modalità costruttive eco-compatibili[10]. Immagine a sinistra: Il Seagram Building di Mies van der Rohe e Philip Johnson a New York, 1958. Immagine superior destra: Padiglione di vetro, Burno Taut, 1914. Immagine inferiore destra: Stuttgart, Weißenhofsiedlung, Haus Le Corbusier, 1927.

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LA FINESTRA COME RIFLESSO DELLA SOCIETA Irene è la città che si vede a sporgersi dal ciglio dell’altipiano nell’ora che le luci s’accendono e per l’aria limpida si distingue laggiú in fondo la rosa dell’abitato: dov’`e piú densa di finestre, dove si dirada in viottoli appena illuminati, dove ammassa ombre di giardini, dove innalza torri con i fuochi dei segnali; e se la sera è brumosa uno sfumato chiarore si gonfia come una spugna lattigginosa al piede dei calanchi. I viaggiatori dell’altipiano, i pastori che transumano gli armenti, gli uccellatori che sorvegliano le reti, gli eremiti che colgono radicchi, tutti guardano in basso e parlano di Irene. Il vento porta a volte una musica di grancasse e trombe, lo scoppiettio dei mortaretti nella luminaria d’una festa; a volte lo sgranare della mitraglia, l’esplosione d’una polveriera nel cielo giallo degli incendi appiccati dalla guerra civile. Quelli che guardano di lassù fanno congetture su quanto sta accadendo nella città, si domandano se sarebbe bello o brutto trovarsi a Irene quella sera. Non che abbiano intenzione d’andarci- e comunque le strade che calano a valle sono cattive- ma Irene calamita sguardi e pensieri di chi sta là in alto[11]. In questo capitolo si confrontano tre diverse società [Milano (Italia), Amsterdam (Paesi Bassi)e Gaoua-Burkina Faso (Africa occidentale)] pensando sempre alle finestre come un elemento di riflesso delle stesse; nel caso di Milano troviamo una città un po omogenea una città che si sveglia presto la

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Fotografia presa (Maciachini)

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Milano

[11] CALVINO, Italo. Le città invisibili. Torino, Italia, 1972.


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Fotografia presa a Milano-Piazza Duomo-Museo del ‘900

mattina, tra un po’di nebbia e gli odori tipici dei caffè nei bar. I tratti sono simili a quelli di tante altre città italiane, che tuttavia qui assumono colori e profumi diversi. La pioggia a volte sembra dare ad alcuni dei suoi edifici un aspetto severo, forse pesante, ma come accade per altre grandi città europee del nord, per esempio Londra, l’umore che qui si respira è tutt’altro che grigio[2].Finestre che se ripetono in luoghi senza memoria, facciate ritmiche, una città che si diverte facendo shopping, persone che escono da sera a fare aperitivi, a fare vita sociale ma che una volta entrati a casa, si chiudono le tende, si toglie il trucco e si diventa un essere inesitente per gli occhi di fori, solo quelli che entrano a i suoi spazi, ai suoi bar, ai suoi palazzi, riescono a vedere la verità dietro l’apparenza.

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[12] Descrizione presa di: http://www.informagiovani-italia.com/milano.htm


Fotografia superiore: presa a Milano-Viale Stelvio. Fotografia in medio: presa a Milano-Piazza Gae Aulenti. Fotografia inferiore: presa a Milano-Interno del Politecnico di Milano-Piazza Leonardo Da Vinci.

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Fotografie presa a Milano, Via Edoardo Bassini-Lambrate.

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Fotografie prese a Milano, Corso Como-Porta Garibaldi.

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Amsterdam invece è una città dai ritmi rilassati, che si sveglia tardi la mattina e dove il traffico, se esiste, è causato dalle biciclette. Una delle poche capitali dove ti può capitare di incrociare le stesse persone più volte al giorno, dove si ascolta musica jazz passeggiando per la strada. La brezza che soffia tra i capelli quando si gira in bicicletta, il sole che risplende sui canali, i colori dei fiori appena sbocciati lungo le strade, le case antiche e le nuove senza tende alle finestre, i profumi che si mescolano lungo le vie, le barche ormeggiate dove ancora vivono delle persone. Ma anche la neve che copre i ponti, la pioggia e il vento che non ti lasciano camminare, che rendono la città grigia e misteriosa[13].

Fotografia presa di: www.shortstay-amsterdam.com

Una città che al precorrerla mostra tutto quello che è, quello che c’è finestre aperte a tutti, una società che non ha paura, che non si nasconde, sempre autosufficenti e innovativi, una città dove la trasparenza del vetro delle finestre rimane sempre trasparente.

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[13] Descrizione presa di: http://www.saintclub.it/cities/amsterdam


Fotografia superiore presa ad Amsterdam. Fotografia inferiore: Red Light District, Amsterdam presa di: http://it.wikipedia. org/wiki/De_Wallen#mediaviewer/File:De_Wallen.JPG

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Da un’altra parte abbiamo l’etnia Lobi di Gaoua-Burkina Faso, le costruzioni, realizzate in fascioni sovrapposti di terra e fango, sono fortificate per difendersi dai nemici e pertanto non sono dotate di finestre. Nelle pareti sono tuttavia praticate piccole aperture, in genere circolari con un diametro di circa venti centimetri, aventi un preciso scopo. Sono infatti espressamente realizzate perché i promessi sposi possano comunicare prima del matrimonio lontano da occhi indiscreti: per tradizione i matrimoni sono combinati dai genitori, per cui, agli occhi del villaggio, una ragazza non può ribellarsi al volere della famiglia, ma le e concesso di vedere il promesso sposo attraverso tali aperture, ed eventualmente di rifiutarlo: un tipico esempio di come un’apertura possa assumere come unica funzione quella di permettere la comunicazione. Altre aperture, sempre circolari ma più piccole, vengono realizzate nelle abitazioni dove ci sia stato un lutto infantile: secondo un’antica credenza, grazie a opportuni riti di purificazione dei muri della casa e dei fori in essi praticati, lo spirito del bambino defunto può nottetempo passare attraverso queste aperture per visitare la madre durante il sonno[14]. Una società che mantiene ancora tradizioni ancestrali, dove le credenze giocano una parte fondamentale nelle loro vite, tanto così che viene riflesso nel suo modo di costruire, una architettura vernacolare dove la terra è considerata sacra, le case sono costruzioni d’argilla dalla forma rettangolare con spesse mura di strati sovrapposti che danno l’idea di una fortezza in miniatura[15].

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[14] Descrizione presa da: http://www.frc.it/storia.htm [15] Testo preso da: http:// www.itinerariafricani.net/burkinafasocasedecorate.htm


Fotografia superiore: the secret of ethnic lobi, near gaoua, south of Burkina Faso- Anthony Pappone. https://www.flickr.com/ photos/ronnyreportage/6854317536/ Fotografia inferiore: Casa vicino Gaoua- Martin Steiger. http://www.panoramio.com/ photo/8038038

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CONCLUSIONEWINDOWS OF NEW YORK Le finestre sono e saranno sempre un importante elemento architettonico che evidenza momenti storici nelle facciate dei palazzi, può anche essere utilizzato come metafora o semplicemente ridefinito per gli occhi che le vedono, per quello per chiudere il piccolo percorso fatto attraverso delle finestre si presenta il progetto WINDOWS OF NEW YORK del graphic designer Jose Guizar, lui introduce il suo lavoro come un progetto di illustrazione aggiornato ogni settimana per un’ossessione che è nata in lui da quando la vita lo ha messo in quella città. un’ossessione che ha sempre coltivato in me dal caso mi ha messo in questa città. Un prodotto di innumerevoli passi del viaggio attraverso le strade della città, questo è un insieme di finestre che in qualche modo hanno tirato fuori la mia attenzione inquieta dal brusio incessante della città. Questo progetto è parte un inno all’architettura e parte un’auto-sfida per non smettere mai di guardare. Sono un Graphic Designer che vive a New York. E mi piacciono le finestre[16].

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[16] Introduzione tradotta dal sito web: http://www.windowsofnewyork.com/#aboutwofny


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INDICE CAPITOLI

PAGINE

INTRODUZIONE

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Dal bianco alle finestre della memoria

06

La differenza tra la porta e la finestra

10

Il modernismo e la sfumatura del muro alla finestra

17

La finestra como riflesso della societÃ

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CONCLUSIONE- Windows of new york

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INDICE

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BIBLIOGRAFIA

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BIBLIOGRAFIA ABALOS, Iñaki. Ia buena vida, visita guiada a las casas de la modernidad. Barcelona, Spagna. 2000. BACHELARD, Gaston. La poética dello spazio. Porte. 1957. CALVINO, Italo. Le città invisibili. Torino, Italia, 1972. CUSANO, Giannino. La finestra e la comunicazione architettonica. Dedalo libri, Bari. 1979. LE CORBUSIER. Vers une architecture. 1923. SCHOMAKER, Manu Tai. Urban analysis of ONKEL TOMS HUTTE. TAUT, Bruno. Modern Archutecture. 1929. http://www.windowsofnewyork.com/#aboutwofny http://www.saintclub.it/cities/amsterdam http://www.frc.it/storia.htm http://www.itinerariafricani.net/burkinafasocasedecorate.htm http://www.informagiovani-italia.com/milano.htm http://it.wikipedia.org/wiki/Facciata_continua http://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/F/finestra.shtml http://www.lostmodern.net/biglinks/en_onkeltom_web.pdf


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