L'Oratorio Oggi

ca r e ic ma r lla Cre 6 e d di 1 0 a r 2 i tu ces aio t e l ri Dio enn a l G er ella p to ori d n e rat m u Str ugli O s

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ORATORI DIOCESI LOMBARDE

La presente pubblicazione è stata resa possibile grazie al contributo di Regione Lombardia che attraverso la legge 22/2001 riconosce la funzione sociale ed educativa degli Oratori e con il contributo di

indice Lettera del Vescovo Introduzione Report

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Responsabili

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Strutture

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Gestione economica

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Regia educativa

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Apertura e attivitĂ

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Percorsi di fede

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Frequentanti

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Stranieri

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Risorse umane

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Formazione

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Personale retribuito

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Programmazione

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Collaborazioni interne

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Problematiche giovanili

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Collaborazioni esterne

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Coordinamento oratori

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Conclusioni

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Il Vescovo di Crema

N

ella nostra diocesi di Crema sono ancora numerosi i ragazzi e gli adolescenti che frequentano con regolarità l’Oratorio, che si conferma e si qualifica così come un importante e irrinunciabile punto di riferimento educativo, di cui la Comunità cristiana fortunatamente ancora dispone.

Lo conferma una lettura attenta e critica dei risultati della recente inchiesta, presentata in questo sussidio, che mette in evidenza le particolari caratteristiche dell’Oratorio nella nostra Chiesa particolare, in consonanza con l’esperienza degli Oratori della altre diocesi lombarde.

Il sussidio è proposto soprattutto alle diverse persone che svolgono attività educative in Oratorio, perché possano amichevolmente confrontarsi tra loro in un dialogo sincero e cordiale, per giungere a condividere uno stile comune, dopo essersi accordati sugli obiettivi fondamentali, e così poter offrire, sempre e comunque, ai ragazzi che lo frequentano un messaggio univoco.

Sappiano questi amici che spendono il loro tempo, le loro energie ed offrono entusiasmo ed amicizia ai ragazzi della propria parrocchia di essere considerati con simpatia, riconoscenza ed affetto da parte di tutta la Comunità cristiana.

Con le numerose proposte dell’Oratorio si dà spazio alla creatività, si aiutano i ragazzi a crescere insieme attraverso le molteplici attività che arricchiscono la vita di nuove esperienze e permettono una crescita armonica e integrale della personalità, nell’accoglienza e nel rispetto di tutti. È indispensabile però e irrinunciabile la compresenza, vigile e amorevole, attenta ed insieme esigente, di quanti rivestono compiti educativi, nei modi loro propri.

In collaborazione con i sacerdoti e le famiglie dei ragazzi, questi educatori si proporranno essi stessi come modelli di riferimento, per accompagnare e sostenere il cammino di crescita dei nostri ragazzi, come uomini e come cristiani.

Infine, attraverso questa opportunità che mi è data, raccomando di nuovo che, con l’aiuto della pastorale giovanile diocesana, ogni Oratorio disponga di un progetto educativo ben elaborato, per aiutare le nuove generazioni a crescere nella propria umanità, a stabilire rapporti cordiali con gli altri, a vivere generosamente disponibili a fare della propria vita qualcosa di bello, ad appartenere alla Comunità cristiana non come ospiti di passaggio, ma come membri attivi e solidali con i fratelli.

Anche l’Oratorio deve contribuire, con le opportune modalità, a “formare al pensiero di Cristo”, a raggiungere una comprensione della realtà, frutto di aver assimilato il Vangelo, riconosciuto come la via buona e bella per vivere la vita che ci è donata.

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Introduzione

Vedere, guardare, osservare…

Prendiamo in mano una lente d’ingrandimento quando non vediamo bene i dettagli oppure quando vogliamo analizzare qualcosa più a fondo. Prendiamo in mano una lente di ingrandimento per leggere meglio, per giocare con la luce, per focalizzarci su un particolare, oppure, per poter indagare tutti gli elementi possibili e trovare la soluzione. Come il famoso Sherlock Holmes.

Dal suo autore prendiamo in prestito questa citazione: “Il mondo è pieno di cose ovvie che nessuno si prende mai la cura di osservare” (Arthur Conan Doyle, Il mastino dei Baskerville) e ci chiediamo: ma cosa vuol dire osservare? Cerchiamo, ci informiamo e scopriamo che questa parola ha radici latine che riconducono al custodire e al considerare (ob indica moto verso; servare esprime l’idea del guardare, avere cura, custodire): osservare significa considerare con attenzione al fine di conoscere meglio, rendersi conto di qualcosa. E’ un’azione profonda che non coinvolge solamente lo sguardo fisico ma anche quello della mente e del cuore. Osservare, continua il dizionario, si lega ai verbi vedere e guardare. Ma quali sono le differenze? Vedere è percepire con gli occhi, cogliere con la facoltà della vista: ha a che fare con la superficie visibile degli oggetti. Guardare, invece, è vedere volontariamente, fissarsi su un elemento, soffermare lo sguardo su un particolare, per approfondire, per esaminare.. per osservare!

Questa pubblicazione che oggi vogliamo restituire agli oratori cremaschi, nasce proprio dal gesto che in questi ultimi mesi abbiamo compiuto insieme: vedere la realtà dei nostri oratori, prendere in mano una o più lenti d’ingrandimento, guardare alcuni elementi specifici, osservarne i dettagli, le sfumature, le relazioni. Il tutto a partire dalla ricerca condotta da IPSOS grazie al coordinamento di ODL con il contributo di Regione Lombardia.

Osservare la realtà dell’Oratorio non è affatto semplice: svariate situazioni, contesti diversi, punti di vista che hanno partenze e viaggi differenti. Il Team Oratorio diocesano ha scelto 16 temi, tutti punti emersi dai dati IPSOS, e ha chiesto ad alcuni personaggi di osservare i dati e raccontarli attraverso il loro specifico sguardo.

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Sono state coinvolte sia persone che abitano all’interno dei nostri oratori sia personalità del territorio che si trovano, in qualche modo, a collaborare con l’Oratorio.

L’obiettivo della pubblicazione è creare un’occasione per far si che tutte le persone che vivono l’Oratorio, dentro e fuori la struttura, possano riflettere sulla propria esperienza a partire da una rilevazione oggettiva. Per ogni tema è quindi possibile trovare i seguenti elementi: • gli sguardi sui dati, uno interno e uno esterno all’Oratorio; • un focus pastorale, ossia un affondo su cui lavorare per il cammino del nostro Oratorio; • il magistero; • spunti progettuali per facilitare il passaggio dalla lettura dei bisogni alla concretizzazione nel progetto educativo dell’Oratorio.

L’augurio è di poter leggere questa pubblicazione con in mano la vostra personale lente di ingrandimento: scegliete voi gli elementi su cui soffermarvi, analizzare, osservare, scarabocchiare, lasciandovi accompagnare da chi con passione e dedizione ha collaborato per la buona riuscita di questa ricerca. Il ringraziamento principale va innanzitutto a voi, oratori cremaschi, che avete risposto al questionario e che ogni giorno alimentate il cuore giovane delle nostre comunità parrocchiali facendo dell’Oratorio il luogo di aggregazione primaria proponendo un tipo di socialità destrutturata, dove l’attenzione è posta sull’essere. É proprio qui il valore educativo dell’Oratorio.

Team Oratorio Servizio per la Pastorale Giovanile e degli Oratori

Sguardo Macroscopico Da diversi anni i nostri oratori svolgono, attraverso molteplici attività, una funzione educativa nei confronti delle giovani generazioni. Tale ruolo è stato riconosciuto ufficialmente, all’inizio dello scorso decennio, da Regione Lombardia che, approvando la legge regionale sugli oratori, ha identificato questa struttura come “uno dei soggetti sociali ed educativi della comunità locale” riconoscendogli “la facoltà di contribuire alla programmazione e alla realizzazione di interventi e di azioni nell’area dei minori”. Per questo motivo gli oratori dimostrano di abitare il territorio, ciascuno con le proprie risorse, mettendo a disposizione tutta la loro passione educativa.

Il coordinamento regionale delle pastorali giovanili, denominato ODL (Oratori Diocesi Lombarde), ha avviato nel luglio 2013, grazie alla collaborazione di IPSOS, un’indagine volta ad incrementare la conoscenza del mondo oratoriale regionale permettendo quindi anche alle singole diocesi di fotografare la situazione dei propri oratori.

Durante il periodo settembre 2013 – marzo 2014 i responsabili degli oratori hanno compilato il questionario di rilevazione contenete una varietà di domande volte alla misurazione oggettiva dello stato di funzionamento degli Oratori. Nelle fasi successive a tale periodo sono stati elaborati i dati e redatta la restituzione a livello regionale comprendente sia la valutazione quantitativa, ovvero il commento a quanto emerso, sia quella qualitativa, attraverso l’intervista di diversi portatori d’interesse.

Tale restituzione, contenuta nella collana Gli sguardi di ODL n. 9, ha permesso una lettura ragionata dell’assetto educativo dei nostri Oratori a livello regionale e avviato la fase di rilettura nel diocesano.

L’indagine rileva, per la diocesi di Crema, che sono presenti 53 Oratori attualmente funzionanti e 2 senza attività. In 8 parrocchie non è presente l’Oratorio: si tratta di realtà molto piccole o che condividono le attività di un Oratorio vicino. Altro dato interessante è quello che in tutti i comuni della nostra diocesi è presente almeno un Oratorio.

Questa informazione è una piacevole sorpresa: la diocesi di Crema si pone al secondo posto in Lombardia per la presenza di oratori parrocchiali attivi e al primo posto in regione per numero di strutture.

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Report

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Responsabili

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Responsabili

Sguardo di don Stefano Savoia, curato Penso sia importante che la cura dei nostri Oratori passi anche attraverso la cura dei responsabili, che in esso spendono tempo, energie e risorse per il bene delle nuove generazioni. Soffermandoci sui dati di questo tema si nota che i responsabili dei nostri Oratori, per la quasi totalità, sono sacerdoti.

Indubbiamente penso sia una grazia il fatto che i sacerdoti abbiano impegno, attenzione e passione per gli Oratori, ma penso sia necessario creare delle équipe di corresponsabilità, dove vocazione/lavoro/ passione siano condivisi e arricchiti dal contributo di più figure educative. Responsabile non è solo ed esclusivamente chi detiene le chiavi o pone una firma, ma chi trova in quel tempo e luogo una possibilità concreta e autentica di relazioni e azioni da mettere in atto per aiutare i ragazzi a crescere nella fede e in umanità. Una responsabilità condivisa potrebbe risultare, in questi contesti, una grande testimonianza di comunione e di condivisione per aiutare a crescere, non solo gli altri ma anche se stessi. Certo, questo non è né un cammino né una prospettiva semplice per noi sacerdoti, ma indubbiamente una visione futura che già ora è da costruire e condividere.

Sguardo del Team Oratorio diocesano L’abbondanza di sacerdoti ha permesso anche nelle comunità più piccole, sino a non molti anni fa, di contare sulla presenza fissa di un curato in Oratorio oltre al parroco. Questo aspetto, oggi, si configura con una posizione privilegiata rispetto al panorama italiano ma significativamente in difficoltà rispetto al resto della regione. Tale presenza in Oratorio è legata sia alla riduzione del numero delle ordinazioni sacerdotali sia all’assetto delle nostre parrocchie che, molto spesso, hanno una dimensione ridotta rispetto alla media regionale. Dai dati, inoltre, emerge che ad oggi, nella nostra diocesi, solo le parrocchie più grandi hanno un vicario parrocchiale (il curato) come responsabile dell’Oratorio.

Confrontando i dati emersi da questa ricerca con quelli in possesso dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero affiorano alcune collocazioni anagrafiche dei responsabili dei nostri oratori rispetto alla media dei 53 anni emersa dalla ricerca: a Crema l’età media di un parroco responsabile di un Oratorio è di 55 anni mentre quella di un vicario parrocchiale è di 36 anni.

La presenza laica con ruoli di responsabilità è ridotta al minimo: si intravedono alcuni spiragli di miglioramento nel periodo successivo alla rilevazione grazie alla sperimentazione di progetti specifici (es. Giovani Insieme).

Favorire la formazione di sacerdoti e laici verso una corresponsabilità condivisa.

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MAGISTERO Interpreti fondamentali dell’identità ecclesiale dell’Oratorio sono i responsabili e gli educatori. Chi assume il compito di educatore non può farlo semplicemente a titolo personale, ma deve sentirsi espressione della comunità: stimato e seguito, incoraggiato e sostenuto. Tale servizio, infatti, rappresenta una vera e propria chiamata: è una vocazione che ha bisogno del discernimento e del dovuto accompagnamento formativo (Laboratorio dei Talenti 22). La tradizione ecclesiale conferma che ogni autentica esperienza educativa rivolta alle giovani generazioni manifesta storicamente e concretamente la compassione di Cristo verso le esigenze e i bisogni del tempo (Laboratorio dei Talenti 6). In virtù di questa funzione è opportuno garantire la presenza dei responsabili degli oratori negli organismi di coordinamento e di consulta del Servizio per la pastorale giovanile e la loro rappresentatività nei Consigli pastorali diocesani e parrocchiali (Laboratorio dei Talenti 12).

PROSPETTIVE • Creazione di équipe di corresponsabilità con la finalità di seguire e accompagnare i responsabili nel ministero del loro ruolo.

• Sperimentazione di progetti specifici (es. l’inserimento di figure educative professionalizzate) per coordinare le attività presenti in Oratorio.

• Favorire la nascita di organismi collegali (es. Consiglio dell’Oratorio) abitati da figure laiche con competenze e ruoli diversi.

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Strutture

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Strutture

Sguardo di don Achille Viviani, parroco Quante volte mi son sentito dire e ho anche detto “Quella parrocchia ha proprio un bell’Oratorio” pensando alla qualità e alla quantità di strutture che lo accolgono. Se questo fosse vero anche l’Oratorio più “povero” della nostra diocesi metterebbe in ridicolo l’Oratorio di don Bosco. Il primo Oratorio di don Bosco altro non era che un campo e un porticato, arrichitosi nel corso degli anni di nuove strutture che garantivano un servizio sempre migliore alle persone che lo frequentavano. L’insegnamento di don Bosco mi porta a considerare le strutture un insieme di strumenti che servono all’Oratorio per vivere la sua “missione” che è sempre rivolta alle persone. È facile però subirne il fascino e la seduzione, ritenere che siano l’unica cosa fondamentale e necessaria e buttarsi così in una corsa sfrenata all’ultima novità tecnologica o di tendenza. Penso che il nocciolo della questione stia nel definire l’identità e le finalità dell’Oratorio, le strutture servono per mantenerle e valorizzarle. Tutti sogniamo un Oratorio bello, accogliente e con tutti gli strumenti più aggiornati, ma più di tutto sogniamo un Oratorio dove le persone trovino un ambiente che le aiuti a vivere bene.

Concludo sintetizzando con questo motto: “Non esiste Oratorio senza strutture, ma le strutture non sono tutto: non è questione di cose ma di persone”.

Sguardo di Mauro Provana, architetto Le moderne strutture di un ambiente pubblico o aperto al pubblico devono garantire tre requisiti fondamentali: fruibilità, sicurezza e compatibilità energetica-ambientale. Degli oratori cremaschi solo l’11% ha avuto una fondazione da meno di 20 anni, cioè dopo il 1995, mentre la maggior parte degli Oratori è stata realizzata prima della metà degli anni 90 con una parte molto rilevante (circa il 50%) che risale a prima del 1973. Questo significa che la maggior parte degli Oratori è stata realizzata senza criteri di antisismicità e di efficienza energetica pur essendo strutture aperte al pubblico.

I volontari degli Oratori che hanno dato risposta all’item del questionario Giudizio sullo stato di conservazione delle strutture con tutta probabilità si riferiscono al requisito più evidente, per un operatore, della fruibilità della struttura o tutt’al più alla necessità di una manutenzione superficiale.

Normalmente un operatore non tecnico ignora gli altri due requisiti che riguardano la sicurezza strutturale, in particolare antisismica, statica (di cui sono carenti la maggior parte degli edifici realizzati prima degli anni 2000), la sicurezza impiantistica ed antincendio (un po’ meno quest’ultima), ed il requisito della compatibilità energeticaambientale, tra cui l’efficienza energetica degli ambienti climatizzati che oltre ad essere un tema etico produrrebbe costi di gestione drasticamente più bassi, liberando delle risorse economiche per le altre attività oratoriane.

Valorizzare la presenza dei volontari a servizio della struttura dandole senso e valore.

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MAGISTERO Si possono valorizzare al meglio i luoghi che ci sono e pensare con cura a nuove strutture. Gli ambienti, il loro utilizzo e la loro gestione possono dire molto in riferimento alle scelte educative. È importante che gli ambienti dell’Oratorio siano adatti alle attività educative e quindi sobri, ordinati e dignitosi.

Essi dovrebbero essere percepiti dai ragazzi quasi come una seconda casa e perciò devono essere da loro in qualche misura custoditi e mantenuti al meglio. Ogni scelta relativa agli ambienti dell’Oratorio va contemperata con le esigenze delle attività educative e non deve snaturare le finalità principali dell’Oratorio.

Per quanto possibile, si cercherà di dotare l’Oratorio di tutte le strutture utili alle attività giovanili, in particolare degli spazi esterni per il gioco libero e per lo sport e quelli interni per le altre attività, tra cui l’angolo della preghiera o una piccola cappella.

Tutte le strutture di servizio, come un piccolo bar all’interno dell’Oratorio, devono essere in linea con la proposta educativa dell’Oratorio (Laboratorio dei Talenti 20).

PROSPETTIVE • Rivalutazione degli ambienti dell’Oratorio al fine di crearli su misura dei destinatari.

• Rendere i ragazzi responsabili e custodi degli ambienti che frequentano.

• Valorizzare in modo educativo gli ambienti dell’Oratorio sfruttando la capacità di ogni scelta (sobrietà, ordine, dignità, oggettistica, strumentazione,...) di trasmettere un messaggio.

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Gestione economica

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Gestione economica L’Oratorio ha una amministrazione autonoma?

L’Oratorio è economicamente autosufficiente?

Sguardo di Ettore Ferrari, presidente Centro S. Luigi Il primo dato che emerge, e che sicuramente è anche molto positivo, è la scelta da parte delle nostre parrocchie di amministrare in modo autonomo le attività dell’Oratorio. Un altro dato interessante è la capacità di trasparenza che deriva da questi dati: l’amministrazione autonoma permette di rendicontare alla comunità in modo preciso e puntuale le singole voci di spesa e incasso. L’autosufficienza economica dell’Oratorio è un obiettivo importante: ciò significa gestire e curare le esperienze strutturate ed economicamente in attivo a sostegno di quelle attività che, per impostazione o valore, non possono prevedere introiti di tipo economico.

Secondo i dati l’attività può essere economicamente sostenibile se il bar funziona bene e se le iniziative sono ben organizzate: troviamo infatti al terzo e al primo posto queste due fonti economiche. I contributi dalla parrocchia, seppur nei primi tre posti della classifica, incidono solo in parte alla stabilità dell’Oratorio.

Interessante aspetto è quello dei contributi erogati dal pubblico, in modo particolare dai comuni. Gli Oratori pur ricevendo elargizioni dai comuni non vivono solo su queste erogazioni; questo è importante perché rispecchia la funzione sociale dell’Oratorio come una struttura a servizio della comunità ma che vive, economicamente, di risorse proprie.

L’Oratorio riceve contributi dal comune?

Sguardo di Comunità Sociale Cremasca Dai dati si intuisce come gli Oratori cremaschi sentano la necessità di identificarsi in una realtà autonoma che, se dotata di personalità giuridica, permetterebbe loro di stipulare più agevolmente accordi e convenzioni con le amministrazioni locali.

Nell’ultima rilevazione della spesa sociale sostenuta dai Comuni Cremaschi, i contributi erogati ad associazioni e realtà con finalità sociali ammontano a € 312.262,00, di cui € 113.886,00 per l’area minori e famiglia, che ricomprendono i contributi erogati alle Parrocchie e agli Oratori.

La sfida che si pone oggi per le istituzioni è quella di valorizzare, nella logica della sussidiarietà richiamata fortemente dalla legge 328/2000 e dal nuovo articolo 118 della Costituzione, le funzioni sociali ed educative svolte dagli Oratori, quali coprotagonisti nella rete locale. Per perseguire questo obiettivo è necessario pensare a forme giuridicamente «strutturate», in cui gli Oratori non si limitino a proporre alle Istituzioni il risultato di iniziative autonome, ma intendano attuare forme più complete di assunzione di pubbliche funzioni. Una possibile cornice giuridica può essere rappresentata oggi dal processo di “accreditamento”, svolto nel Distretto Cremasco attraverso l’azienda speciale consortile “Comunità Sociale Cremasca” che oltre a riconoscere pari opportunità a tutte le realtà operanti nel territorio, favorisce la creazione di un sistema di risposte adeguato ai bisogni della comunità.

Costruire relazioni di fiducia non solo con il ben agire ma anche attraverso la trasparenza economica.

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MAGISTERO La gestione di un Oratorio, quindi, dal punto di vista amministrativo, può essere molto complessa e per alcuni aspetti anche in continua evoluzione. Il rispetto delle leggi e delle norme relative a tali attività è parte integrante della proposta educativa di un Oratorio. Vanno evitate forme di spontaneismo e di improvvisazione garantendo all’Oratorio una precisa configurazione giuridica e organizzativa. Ogni Oratorio, a seconda della sua concreta strutturazione, deciderà come organizzarsi rispetto alla gestione amministrativa, nel rispetto della normativa canonica e civile. È importante, comunque, mantenere sempre il riferimento diretto alla comunità ecclesiale, relazionando periodicamente, nelle sedi opportune, sulla conduzione economica dell’Oratorio e condividendo con le autorità ecclesiastiche preposte anche le fondamentali scelte di carattere giuridico e amministrativo (Laboratorio dei Talenti 27).

PROSPETTIVE • Rendicontazione trasparente delle attività attraverso racconti e resoconti.

• Progettare insieme al territorio collaborando con le istituzioni.

• Qualificare la presenza dell’associazione in Oratorio come organizzazione al servizio delle attività.

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Regia educativa

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Esiste un’organismo che gestisce la realtà oratoriale?

Sguardo di don Remo Tedoldi, parroco Nelle piccole realtà è comprensibile che la funzione del Consiglio d’Oratorio (CDO) sia svolta, per esempio, dal Consiglio pastorale parrocchiale (CPP), oppure direttamente dall’incaricato preposto; in quelle più grandi invece è necessario un organismo che collabori responsabilmente con il pastore della comunità a leggere la situazione, a valutare gli interventi già in atto o quelli da attivare, a verificare l’impostazione data, al fine di promuovere una bella ed efficace pastorale giovanile. Mi sembra però un po’ troppo abbondante il dato che dice che l’89% degli Oratori della nostra diocesi abbia un CDO, o almeno vorrei introdurre nella riflessione la distinzione tra gestione, diciamo così, della struttura e promozione della pastorale giovanile attraverso lo strumento (struttura) e la scelta (progetto) che va sotto il nome di Oratorio. Il fatto che non tutti i CDO siano organismi primariamente orientati alla promozione di pastorale, forse, è confermato dal dato che solo il 28% ha redatto un progetto educativo. Dal mio punto di vista e dalla mia esperienza prima come curato e ora come parroco, considero il CDO alla stregua di una commissione giovani del CPP poiché, da pastore, mi interessa condividere, raccogliere il parere, suscitare, elaborare insieme, non solo la gestione, che tante volte ha una velocità di esecuzione che un CDO non riesce a soddisfare, a meno che non si convochino riunioni tutte le settimane, ma l’indirizzo d’azione, le scelte più importanti, le azioni mirate e, in base alle forze (sia numeriche sia operative), collaborare nella realizzazione di quanto intravisto, scelto, deciso. La questione poi del chi forma il CDO mi ha toccato meno perché chiunque assume un ruolo di servizio (a qualsiasi età venga coinvolto) è chiamato a rivolgersi ai più giovani, ad interessarsi a loro, a pensare a loro e non certo ai propri interessi, cosa che evidentemente non nasce da sé ma va spiegata, educata, richiamata... Rimane aperta però la questione dei nostri oratori come centri di comunità che vedono, ormai da un paio di decenni a questa parte, una forte e decisa presenza (abitazione) delle famiglie ovvero dei genitori dentro una struttura/progetto nata/pensato per i più giovani.

Regia educativa Sguardo del Team Oratorio diocesano Emerge un dato interessante che, rapportato con il resto della regione, conduce ad affermare che gli oratori cremaschi hanno una regia educativa organizzata. Il dato è sicuramente da leggere secondo due sfaccettature. In primo luogo la presenza di un organismo di regia indica la volontà dei nostri oratori di pensare e organizzare le attività. Secondariamente abbiamo sperimentato, come Team durante la visita agli oratori, che il Consiglio dell’Oratorio non ha una definizione comune dentro la nostra diocesi. Difatti abbiamo incontrato consigli strutturati e rappresentativi dei singoli soggetti della comunità educante, altri invece che raccordavano alcuni catechisti ed educatori, altri ancora in fase di definizione.

Notiamo come in poco meno della metà dei consigli degli oratori è presente un rappresentante del consiglio pastorale, nonostante sia importante ed essenziale mantenere il collegamento con questo organismo in quanto luogo primario della pastorale parrocchiale. La definizione delle attività deve prevedere sia un pensiero (che trova sede del CPP) sia un progetto (rappresentato dal progetto educativo dell’Oratorio). La nostra diocesi sta investendo molte energie sotto questo aspetto: è importante e auspicabile che tutti gli oratori familiarizzino con lo strumento del progetto, non come carta che arricchisce le nostre librerie ma come strumento per orientare il cammino educativo.

Migliorare il gruppo di coordinamento crescendo nella progettazione educativa.

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MAGISTERO L’Oratorio deve, inoltre, poter contare su di un clima di costruttiva collaborazione con tutti i soggetti ecclesiali presenti nel territorio. È fondamentale l’apporto dei consigli pastorali e delle consulte di pastorale giovanile, ai diversi livelli (parrocchiale, zonale, diocesano) sia per l’elaborazione del progetto sia per la costante verifica dell’attività educativa dell’Oratorio. Il progetto educativo, mentre evidenzia l’identità dell’Oratorio, ne favorisce anche la crescita nella condivisione e nella sapiente regia, nella progettualità, nella responsabilità, nella operatività di tutti i soggetti e di tutte le persone coinvolte. Tale progetto deve essere largamente condiviso e verificato da tutti i soggetti coinvolti: sacerdoti, educatori, giovani e famiglie. Tutto ciò richiede pazienza, attenzione e corresponsabilità condivisa (Laboratorio dei Talenti 22).

PROSPETTIVE • Creazione del “gruppo di progetto” per l’analisi dei bisogni e la stesura della bozza del Progetto Educativo dell’Oratorio.

• Elaborazione del Progetto Educativo dell’Oratorio.

• Mantenere e sollecitare l’accompagnamento che offre il Servizio diocesano per la stesura del Progetto Educativo dell’Oratorio.

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Apertura e attivitĂ

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Apertura e attività Attività per fascia di età

Sguardo di Andrea Berselli e Chiara Nichetti, educatori d’Oratorio È evidente come la maggior parte dei nostri oratori credano nell’apertura del fine settimana arrivando a sfiorare picchi del 91%, scelta forse dovuta a due fattori principali: il minor numero di attività extra oratoriane che hanno i ragazzi nel week-end e la maggior disponibilità dei volontari. Solamente il 2% sceglie di tener chiuso l’Oratorio la domenica e il 4% il sabato (giorni nei quali solitamente hanno luogo attività di catechesi e Iniziazione Cristiana).

Per quanto riguarda le attività proposte sono necessarie alcune considerazioni. Emerge innanzitutto l’abilità Apertura e orari dei nostri oratori, in sintonia con quelli lombardi, nell’organizzare momenti creativi e ricreativi, dando risalto allo spirito della festa. In particolare le nostre realtà sono specializzate nell’organizzazioni di eventi tra cui feste speciali (94%), attività ricreative (96%) e iniziative estive (93%). Le prime vedono coinvolti soprattutto i ragazzi dai 19 anni in su, le seconde i bambini e i ragazzi fino ai 12 anni, mentre le terze gli adolescenti. Due dati, però, devono suscitare una riflessione sulla formazione liturgica e spirituale. In particolare nel primo caso la media diocesana è inferiore del 21% rispetto a quella regionale, mentre nel secondo “solo” dell’11%. A cosa può essere dovuto questo fatto? A idee di Oratorio diverse? A strutture, progetti, contesti e capacità di osare differenti? Le risposte possono essere molte ma è comunque opportuno fare una riflessione su questo dato: questo tipo di proposte si differenziano da quelle presentate precedentemente le quali si manifestano sottoforma di eventi, di spot. La formazione, invece, ha la caratteristica di proporre un percorso, un qualcosa inserito in un cammino che ha degli obiettivi. Si può quindi provare a ipotizzare che anche nei nostri oratori c’è la tendenza da parte di bambini, ragazzi e giovani a fare scelte molto selettive delle proposte che vengono rivolte loro, prediligendo l’iniziativa che piace in quel momento piuttosto che un percorso continuativo.

Sguardo di Comunità Sociale Cremasca La partecipazione degli adolescenti all’attività dell’Oratorio, come si evince dalle stesse proposte della diocesi per questa fascia di età, è concentrata durante l’estate e nelle occasioni di feste speciali.

Tale scelta è fortemente influenzata da un importante fattore: il tempo libero. Parlare di tempo libero oggi assume un significato particolare in quanto esso riveste un posto sempre più importante e significativo per gli adolescenti e perché in questi ultimi anni ha assunto un valore e delle caratteristiche del tutto diverse dal passato. Oggi più che di tempo libero bisognerebbe parlare di “tempo liberato” e questo elemento rappresenta un valore nella scala dei bisogni dei giovani d’oggi. In questa cornice il tempo trascorso nell’Oratorio, oltre che uno spazio per un’esperienza spirituale, diventa a tutti gli effetti un luogo e un tempo privilegiato per l’incontro con l’altro, per conoscere strumenti formativi in un clima “leggero” e spesso di vera e propria festa. Ecco che proprio le feste, proposte da sempre dagli oratori, rappresentano a tutti gli effetti, fenomeni di “generatività sociale”: luoghi di narrazione di esperienze, ciascuna a suo modo paradigmatica, che hanno saputo reinventare la tradizione, hanno prodotto valori e significati, hanno saputo affrontare le sfide della contemporaneità in modo generativo.

Generatività che per gli oratori si traduce da sempre in azioni creative alla ricerca di strade affidabili su cui impostare il proprio futuro. Azioni in grado di gettare le basi per le innovazioni sociali. La progettualità “Fare legami”, sostenuta e condivisa da tutti gli attori sociali del territorio, intende svilupparsi proprio in quest’ottica, intersecando le proprie azioni con quelle parrocchiali già esistenti, al fine di realizzarne altre comunitarie insieme.

Trasformare le attività per trasfigurarle in esperienze che siano umanamente e cristianamente significative.

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MAGISTERO È all’interno della prossimità, spazio indicato da Gesù per vivere il comandamento dell’amore, che si svolge l’attività educativa oratoriale, attenta alle fragilità e alle povertà dei ragazzi di ogni tempo, ma anche capace di svilupparne le risorse e le potenzialità per una vera promozione della persona (Laboratorio dei Talenti 6). Tutte le attività dell’Oratorio costituiscono pertanto occasioni proficue per far maturare un adeguato senso vocazionale. La gradualità è il criterio imprescindibile per accompagnare i ragazzi e i giovani nelle tappe della loro crescita, tenendo fisso lo sguardo sulla meta del progetto educativo, che costituisce il paradigma di tutta la proposta oratoriale: la maturità integrale, umana e religiosa, dei ragazzi e dei giovani (Laboratorio dei Talenti 10).

Tutte le attività dell’Oratorio sono, perciò, improntate a favorire un contesto di dialogo sereno e costruttivo nella consapevolezza che nessuna attività può sostituire il primato della relazione personale (Laboratorio dei Talenti 15).

PROSPETTIVE • Prediligere la costruzione di esperienze continuative (gruppi, percorsi,...) alla proposta di eventi “spot”.

• Scegliere temi che rispondano alle esigenze odierne inventando nuove impostazioni maggiormente corrispondenti agli effettivi bisogni dei giovani.

• Valorizzare le relazioni personali, autentiche e significative per i ragazzi.

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Percorsi di fede

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Percorsi di fede

Sguardo di don Angelo Pedrini, responsabile CDV I percorsi di fede proposti dai nostri Oratori mettono in evidenza una realtà di Oratorio che non vive solamente di aggregazione, tempo libero, sport e altre attività ludico-ricreative, ma rilevano l’esistenza (e sembra ben strutturata) di una proposta educativoformativa che si inserisce a pieno titolo nell’offerta oratoriana, in evidente collaborazione con la comunità parrocchiale (di cui l’Oratorio è, e deve sempre esserne, l’espressione). In quasi il 90% degli oratori cremaschi si evince la presenza di una proposta di fede, che ancora coinvolge la stragrande maggioranza dei bambini. Dato interessante è la tenuta, negli oratori della diocesi, della fascia preadolescenziale (63%!), e, dato ancora più sorprendente, è la discreta presenza di gruppi e di proposte di fede ai 18-19enni (23%), che si riduce vistosamente in riferimento ai gruppi giovanili (4%). Presenze, queste due ultime citate, che, a dir la verità, non sono state riscontrate negli incontri di ascolto e di confronto nelle singole zone pastorali, promossi dall’equipe formazione educatori della pastorale giovanile diocesana lo scorso anno pastorale (2014-2015). Un’altra problematicità riguarda la (presunta) esistenza di tali gruppi parrocchiali e il loro coinvolgimento nelle proposte formative diocesane, che hanno lo scopo di arricchire questi cammini (e non di sostituirsi ad essi). Questa feconda interazione, nella diocesi di Crema, risulta altamente problematica. Per ciò che riguarda i dati circa la fascia giovanile, essi sembrano evidenziare un bisogno (che, in prospettiva ecclesiale, diventa anche una necessità), a livello diocesano, di cammini-itinerari organici, continuativi e progressivi di crescita nella fede.

Nell’esemplificazione delle figure coinvolte nella programmazione ai percorsi di fede si nota, a livello diocesano, una diminuzione quantitativa degli educatori implicati, rispetto al campione lombardo. Sicuramente non è un segnale positivo, in quanto dimostra una fatica degli Oratori della nostra diocesi a pensare e progettare gli interventi educativi e soprattutto le proposte di educazione all’esperienza di fede, nonché una carenza di menti “pensanti” e non solo operative.

Numero medio di frequentanti dei percorsi di fede

Sguardo dell’ Ufficio catechistico diocesano L’indagine svolta mette in evidenza quanto la proposta di Iniziazione Cristiana nella diocesi di Crema raggiunga un numero considerevole di fanciulli e di ragazzi. L’introduzione di un nuovo percorso diocesano (anno pastorale 20152016) apporta un ulteriore sforzo nel presentare un cammino che risponda meglio alle esigenze attuali. Anche se quantitativamente inferiore rispetto al trend generale lombardo, è comunque importante considerare la sensibile diminuzione dei soggetti nel tempo immediato del postcresima, che permane momento primario e cruciale nella formazione alla vita cristiana.

Questo comporta un’ulteriore riflessione riguardo la tipologia di proposta d’intervento attualmente messa in campo. Rimane aperta la questione del gap esistente tra il numero importante di catechisti investito nell’ambito della Iniziazione Cristiana e una drastica riduzione sul versante adolescenti e giovani, cosa che si evidenzia ancor più in maniera macroscopica sul versante degli adulti. La scomparsa di gruppi giovanili per mancanza di forze e di numeri nell’ambito parrocchiale, porta ad un’analisi propositiva nell’ambiente diocesano sull’urgenza e necessità di proposte sistematiche di cammini di fede per la fascia giovanile. Inoltre la situazione attuale di non poche comunità parrocchiali evidenzia l’urgenza di un lavoro in rete sia sul versante della formazione dei formatori come di esperienze significative di fede per i giovani in un coinvolgimento più attivo e responsabile di figure laicali di riferimento.

Personalizzare la proposta di fede valorizzando i contesti di vita dei destinatari.

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MAGISTERO Adattandosi ai diversi contesti, l’Oratorio esprime il volto e la passione educativa della comunità, che impegna animatori, catechisti e genitori in un progetto volto a condurre il ragazzo a una sintesi armoniosa tra fede e vita. (Laboratorio dei Talenti Introduzione) Le nostre comunità ecclesiali, impegnate principalmente nella trasmissione della fede, da sempre dedicano alle giovani generazioni un’attenzione speciale con cui intendono esprimere la loro responsabilità educativa e pastorale. Benedetto XVI ha definito «fortunati» i ragazzi che hanno la possibilità di frequentare gli oratori e ha ricordato che «l’Oratorio, come dice la parola, è un luogo dove si prega, ma anche dove si sta insieme nella gioia della fede, si fa catechesi, si gioca, si organizzano attività di servizio e di altro genere». (Laboratorio dei Talenti 7) L’Oratorio si configura come un variegato e permanente labOratorio di interazione tra fede e vita (Laboratorio dei Talenti 13).

PROSPETTIVE • Scegliere la gradualità come criterio imprescindibile per accompagnare i ragazzi nelle fasi della loro crescita spirituale.

• Incentivare l’autoformazione e sostenere la formazione degli educatori attraverso percorsi organizzati a livello parrocchiale e diocesano.

• Coltivare l’esperienza di fede degli educatori permettendo e sostenendo il confronto con le dimensioni di catechesi, liturgia e carità, sia a livello personale che a livello di gruppo.

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Frequentanti

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Frequentanti

Sguardo di Andrea Berselli, educatore d’Oratorio Il dato relativo alla frequenza rispecchia la realtà delle parrocchie nelle quali viviamo, (tendenzialmente piccole con un numero di abitanti mediamente inferiore ai 3000). Si nota come la maggior parte dei ragazzi vive l’Oratorio tra i 6-12 anni, ovvero il periodo nel quale le parrocchie propongono l’Iniziazione Cristiana. Probabilmente i genitori che accompagnano i loro figli per la catechesi, ritengono ancora l’Oratorio uno spazio sano e utile alla crescita dei loro ragazzi. Una domanda che ci si può porre è però di quale tipo di crescita si stia parlando, poiché anche nelle nostre realtà dopo la Cresima si nota una forte diminuzione dei frequentanti. Ciò lascia intuire che all’Oratorio viene attribuita una buona capacità educativa e relazionale ma forse viene data poca attenzione alla crescita nella fede. Questo dato può interrogarci su quale progetti e idee di Oratorio abbiamo e quali riusciamo a comunicare agli altri. Tale elemento viene confermato dal numero medio dei partecipanti alle iniziative. Si nota che quelle ludico-ricreative hanno di solito una buona partecipazione, mentre in quelle di formazione spirituale la media locale è inferiore rispetto a quella regionale. Possiamo quindi affermare che da una parte i frequentanti percepiscono in modo forte il legame Chiesa-Oratorio al punto da avere il picco di frequenza proprio in corrispondenza dell’Iniziazione Cristina, dall’altra parte è evidente la difficoltà delle nostre realtà a proporre cammini credibili che educhino alla fede, concentrandosi quasi interamente su altri aspetti della crescita dei ragazzi. Forse la sfida è proprio questa.

Sguardo del Team Oratorio diocesano Osservando i dati che emergono dalla ricerca si nota come gli oratori hanno la potenzialità di raggiungere quasi la metà dei bambini e buona parte degli adolescenti che abitano il territorio. Questo aspetto non è trascurabile perché l’Oratorio si rivela come una delle poche istituzioni ancora in grado di attirare ragazzi e di conseguenza uno dei pochi agganci che la Chiesa ha per raggiungere un “pubblico più vasto”. Sorge quindi una domanda: come? Su questo punto è utile che si inizi una riflessione a livello sia parrocchiale che diocesano per poter potenziare e sfruttare al meglio questa capacità oratoriana. È quindi indispensabile che le proposte che vengono fatte abbiano un senso pastorale molto forte, che siano inserite all’interno di un percorso elaborato e verificato nel tempo per poter raggiungere e portare a compimento il primo compito che l’Oratorio ha per sua natura, ovvero educare alla fede. Sarebbe un grande spreco ridurre le proposte alle sole attività ricreative e sportive solo perché sono quelle che attirano più gente. In questo modo si perderebbe di vista l’obiettivo. Si può puntare più in alto e far sì che le proposte che l’Oratorio fa siano realmente di qualità e che utilizzino tutte le risorse e le strategie (ben pensate e programmate in precedenza) per favorire sempre di più una gioiosa educazione alla fede.

Ripensare le modalità con il quale il percorso di fede può intrecciare l’esperienza dei ragazzi.

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MAGISTERO L’Oratorio educa ed evangelizza, in un contesto ecclesiale di cammino comunitario, soprattutto attraverso relazioni personali autentiche e significative. Esse costituiscono la sua vera forza e si attuano sia attraverso percorsi strutturati sia attraverso espressioni informali. L’attuale emergenza educativa è letta da più parti come esito di un impoverimento delle relazioni educative personali. In particolare va sottolineato come l’accrescersi esponenziale della comunicazione virtuale costituisca una sorta di surrogato della relazione, che rischia di trarre in inganno molti giovani. Anche laddove i social network sembrano semplicemente prolungare e rafforzare rapporti di amicizia, appare necessario aiutare i giovani che abitano il mondo della rete a scendere in profondità coltivando relazioni vere e sincere. L’Oratorio risponde a questa situazione favorendo il più possibile il consolidarsi di un preciso stile relazionale fatto di accoglienza semplice e schietta, ascolto profondo e sintonia empatica. Particolare cura richiede l’accompagnamento educativo personale, specie a partire dall’età delle preadolescenza (Laboratorio dei Talenti 15).

PROSPETTIVE • Favorire attraverso la dimensione dell’Oratorio attività di partecipazione che nutrono la fase della mistagogia.

• Consolidare un accompagnamento educativo personale (accoglienza, ascolto, sintonia empatica) nei confronti degli adolescenti e giovani creando un punto di riferimento stabile e sicuro.

• Valorizzare la sinergia educativa con le famiglie salvaguardando la distinzione e l’autonomia di questo spazio tipicamente giovanile.

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Stranieri

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Stranieri

Sguardo dell’Oratorio S. Angela Merici (Crema) Riguardo alla situazione degli stranieri presenti negli Oratori la nostra esperienza ricopre uno spaccato interessante.

Partendo dai dati in evidenza è stimolante sottolineare come la percentuale a livello diocesano sia molto più bassa rispetto alla realtà della parrocchia di Sant’Angela Merici: stiamo parlando di una presenza quasi quattro volte superiore rispetto a quella diocesana con aspetti anche problematici legati alla condizione economica delle famiglie. Analizzando la nazionalità dei ragazzi presenti in Oratorio emerge che la presenza maggiore nei nostri Oratori riguarda ragazzi di origine rumena e albanese, dato che non corrisponde con la nostra realtà dove la presenza maggiore riguarda famiglie di origine sud americana e dell’Africa centrale che, grazie anche alla presenza dei bambini, riescono a convivere e condividere gli stessi spazi. Attività specifiche per l’integrazione dei ragazzi non sono mai state fatte; si è sempre partiti dal coinvolgimento dei bambini per poi cercare di arrivare ai genitori. Si sono proposte attività di supporto a bambini e ragazzi per lo svolgimento dei compiti, l’aiuto nell’apprendimento della lingua italiana e un aiuto verso le famiglie in difficoltà come, ad esempio, la preparazione della prima colazione per tutti i bambini della comunità come gesto di condivisione, aiuto ed integrazione.

Presenza di bambini o ragazzi stranieri in Oratorio

Attività organizzate solo per i ragazzi stranieri

Sguardo della Caritas diocesana I nostri oratori sono frequentati da bambini e ragazzi di origine straniera. Al di là delle percentuali, il dato che emerge è proprio questo: i ragazzi stranieri, ci sono. Non sono invece presenti delle attività dedicate a questa tipologia di ragazzi: il 78% dei nostri oratori dichiara infatti di non inserire all’interno della sua progettualità proposte ad hoc, destinate a giovanissimi con tradizioni diverse. Questo dato è ambivalente e non necessariamente negativo: da una parte potrebbe significare l’assenza di attenzioni verso ragazzi con una cultura, una lingua e a volte anche una religione diversa dalla maggioranza dei coetanei presenti in Oratorio; dall’altra potrebbe sottintendere la tendenza ad accogliere e coinvolgere questi ragazzi a partire dalle stesse attività animative e formative proposte agli italiani, evitando quindi ghettizzazioni ed esclusioni. A fare la differenza in Oratorio non è quindi la presenza o assenza di spazi e tempi specifici per gruppi stranieri, ma lo stile e gli atteggiamenti di accoglienza, incontro, conoscenza reciproca, rispetto, condivisione che come italiani cristiani mettiamo in atto verso questi ragazzi. La Caritas diocesana da qualche mese sta proponendo alle parrocchie l’accoglienza diffusa dei richiedenti asilo proprio a partire da questa convinzione e questo stile: ad oggi le esperienze avviate ci dimostrano che la scelta di abitare insieme la quotidianità, senza creare spazi o attività nuove ma partendo da quel che già si vive, è vincente sia per chi accoglie sia per chi viene accolto. Facciamo allora tesoro di queste esperienze, e continuiamo sulla strada dell’integrazione, che non significa né relegare l’accoglienza solo a proposte specifiche (es. scuola di italiano), né evitare di pensare alla loro peculiarità (es. non proporre menù alternativi per musulmani, momenti di preghiera interreligiosa, ecc), ma significa piuttosto coinvolgere quel gruppetto di stranieri che ogni pomeriggio dalle tre alle quattro viene in Oratorio a usare il campetto senza parlare e interagire con nessun altro, in una partitella a squadre miste, nello stesso luogo: giocare insieme per divertirsi, conoscersi. Incontrarsi.

Lasciarsi provocare e mettersi in discussione guardando l’altro, rispondendo alla sua presenza.

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MAGISTERO Di fronte alla sfida dell’interculturalità, inoltre, gli oratori rappresentano oggi uno dei luoghi più avanzati e maggiormente coinvolti nei processi di accoglienza e di integrazione dei figli degli immigrati. Sono gli stessi ragazzi, messi nella condizione di confrontarsi con i coetanei di altre nazionalità e di altre religioni, che aiutano le nostre comunità a crescere nella dimensione dell’apertura, della cordiale convivenza e della testimonianza della fede. Il linguaggio dell’accoglienza fa già parte, di fatto, del patrimonio e della sensibilità educativa dell’Oratorio. Tale contesto può favorire un confronto, anche per superare una certa indifferenza diffusa, rispetto alle questioni più profonde dell’identità, compresa quella religiosa (Laboratorio dei Talenti 25).

PROSPETTIVE • Educare la comunità all’accoglienza attraverso il coinvolgimento quotidiano della diversità culturale e religiosa.

• Farsi promotori di momenti di incontro/confronto tra diverse identità culturali.

• A partire dalla partecipazione dei più piccoli o dall’ascolto degli adulti, coinvolgere e creare legami con l’intero nucleo familiare straniero.

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Risorse umane

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Le diverse figure presenti in Oratorio

Sguardo di don Stefano Savoia, curato Il tema delle risorse umane è una bella e grande provocazione, e di conseguenza la lettura di questi dati deve comunque condurci alla gratitudine e non solo ed esclusivamente alla valutazione dei delle informazioni numeriche e statistiche.

I nostri Oratori, nella maggior parte, possono godere di una presenza varia di figure educative che dedicano tempo e risorse. Siamo un terra generosa!

Ma questo non ci deve far trovare “seduti” davanti a ciò che già abbiamo. Sicuramente il coinvolgimento dei giovani e degli adolescenti deve essere più forte e profetico; gli adulti presenti sono molti, anche se pochi in rapporto alla popolazione totale della diocesi. È necessario, a mio avviso, ricercare sempre un equilibrio, che non è per niente semplice, tra le varie presenze: educare gli adulti a fidarsi dei giovani condividendo con loro responsabilità e ruoli, educare i giovani a guardare agli adulti non come ostacolo ma come risorsa. Due importanti prospettive: favorire la collaborazione tra le diverse risorse umane anziché lasciare che vivano i loro preziosi servizi a compartimenti stagni; coltivare le figure all’interno dei nostri Oratori senza dimenticarsi di ricercare anche al di fuori di essi.

Rispetto a tre anni fa, i volontari sono

Risorse umane Sguardo di Mauro Bignami, formatore La lettura di questi dati è certamente di buon auspicio per tutta la realtà ecclesiale e civile. In particolare i dati indicano che il 17% dei ragazzi tra i 13 e i 18 anni frequentano l’Oratorio. Questo dimostra la persistenza di una forza attrattiva di questa esperienza per le nuove generazioni. Anche il dato riferito ai giovani dal 19 ai 30 anni, che è percentualmente molto più alto di quello lombardo, permette di osservare come le realtà di Oratorio della diocesi di Crema siano in grado di mantenere “viva” una proposta di servizio gratuito in un’età di svolta della vita di una persona. Da un punto di vista complessivo, i dati ci aiutano a definire una realtà di Oratorio non solo sbilanciata sulle nuove generazioni (ragazzi e giovani), ma che vede un 48% di adulti coinvolti a vario titolo nell’attività. Questa informazione ci permette di immaginare gli oratori come spazi intergenerazionali veri, nei quali sono possibili percorsi di condivisione e collaborazione tra età diverse. Emerge inoltre la tendenza, rispetto al dato lombardo, di una minor presenza di risorse umane dedicate all’attività sportiva. È un indicatore importante sul quale riflettere, per darsi un obiettivo di crescita, vista l’importanza della pratica sportiva per le nuove generazioni. Un’ultima considerazione sul trend che indica come sia in crescita la presenza di educatori, collaboratori e volontari: è questo un segnale significativo che va confrontato con una realtà sociale che tende sempre più all’individualismo e che vede negli oratori un’esperienza di comunità e di cittadinanza attiva ancora in grado di coinvolgere e aggregare.

Prendersi cura dei volontari creando relazioni autentiche e significative.

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MAGISTERO In Oratorio chi arriva nuovo così come chi lo abita da tempo, il ragazzo come l’adulto, vi trova il suo spazio di espressione e di partecipazione, la valorizzazione delle capacità, e soprattutto l’opportunità di essere riconosciuto e accolto come persona. (...) L’Oratorio deve aiutare ciascuno a scoprire i propri talenti e a metterli a frutto per il bene di tutti (Laboratorio dei Talenti 18). Ancor oggi il più grande patrimonio dei nostri oratori è rappresentato dalle decine di migliaia di educatori, formatori, animatori e collaboratori che prestano un generoso servizio, donando tempo e competenze. Tutti possono fare qualcosa per il proprio Oratorio, ma secondo i ruoli e le responsabilità non potrà mancare una specifica e adeguata formazione. La disponibilità da sola non basta, è necessaria anche la competenza che si realizza attraverso un attento cammino di formazione pensato e progettato insieme nei luoghi e nelle forme più appropriate (Laboratorio dei Talenti 23).

PROSPETTIVE • Cercare collaborazioni e coinvolgimenti esterni per dare dinamismo e freschezza alla realtà oratoriale.

• Diminuire l’individualismo a favore del senso di comunità mediante lo strumento del mandato.

• Favorire momenti aggreganti e di confronto al fine di non ridurre il servizio alla sola dimensione del fare.

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Formazione

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Tipo di formazione

Sguardo di Madre Elisa Doldi, religiosa Il dato che balza inevitabilmente all’occhio è la percentuale della formazione dedicata ai nuovi educatori che, per quanto in diocesi non si scosti ampiamente dal dato regionale, mi pare estremamente significativo.

Una formazione dedicata penso sia importante almeno per tre ragioni. La prima è quella più concreta ed operativa di attrezzare i nuovi educatori a progettare e gestire in modo efficace il servizio scelto. La seconda, più sostanziale, è quella di assumere consapevolezza del ruolo di accompagnamento all’interno di una esperienza di crescita umana e spirituale come quella che vuole essere l’esperienza oratoriana. Terza ragione, anche se non di minor importanza, per condividere i principi di una linea educativa autorevole. Nei dati in evidenza si indicano quali attività dedicate alla totalità degli educatori, proprio gli incontri di programmazione/ verifica, gli incontri sull’andamento delle attività e quelli di socializzazione che permettono all’educatore di vivere in un tessuto relazionale significativo anche in relazione all’età. Oltre alla focalizzazione sugli aspetti più operativi, a quali temi è dedicata la formazione?

Sarebbe allora interessante comprendere meglio gli argomenti dei “corsi/incontri interni di formazione” che raggiungono l’81% nella nostra diocesi. Sorge spontaneo l’interrogativo di quale e quanto spazio è dedicato alla comprensione e alla condivisione del senso del servizio, alla rielaborazione dell’esperienza ed in ultimo alla consapevolezza del prezioso/faticoso ruolo di accompagnatori (testimoni!) all’Annuncio e inoltre quale e quanto spazio è dedicato ai temi più strettamente educativi.

È prevista qualche attività formativa per gli educatori?

Attività indirizzate agli educatori

Formazione

Sguardo di Mauro Bignami, formatore I dati che emergono dalla proposta formativa agli educatori permettono di poter sottolineare come la formazione sia divenuta prassi ordinaria nella vita degli oratori della diocesi di Crema. Un dato importante che, se confrontato con quello lombardo, stimola la realtà diocesana a un ulteriore sviluppo e diffusione della formazione. Se poi più di due terzi degli educatori decidono di continuare un percorso di sviluppo delle proprie competenze e conoscenze, vuol dire che, a differenza di molte realtà di volontariato che operano nel sociale, la realtà ecclesiale locale ha ben compreso l’importanza di una formazione sistematica. Il dato di riferimento, invece, per la formazione dei giovani educatori volontari, potrebbe necessitare di un’ulteriore analisi, al fine di indagare le cause di una partecipazione limitata a un solo 2%. Facendo riferimento ai dati in evidenza, è opportuno cercare di comprendere la natura dei corsi che vengono realizzati all’interno delle singole realtà di Oratorio, per verificarne l’efficacia dei contenuti e dei formatori impiegati. In tal senso, rispetto al dato lombardo, sono molto interessanti due aspetti: l’alta percentuale di formazione promossa dalla realtà diocesana e quella proposta da associazioni o movimenti.

Questa articolazione di proposte programmate in un quadro più ampio della singola realtà, permette certamente di superare l’occasionalità dei percorsi formativi e di creare un quadro di alleanze con il territorio, individuando una serie di bisogni formativi condivisi. Una particolare attenzione va invece rivolta al dato che prende in considerazione le proposte di natura spirituale, che risulta visibilmente inferiore rispetto al dato lombardo: solo educatori con un percorso di fede significativo e con un’identità forte, possono essere un punto di riferimento per le nuove generazioni, per la famiglia e per altre agenzie educative del territorio.

Acquisire competenze educative attraverso l’accompagnamento spirituale e professionale.

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MAGISTERO Chi assume delle responsabilità pastorali è, insieme, chiamato ad un rapporto particolarmente intimo e assiduo con il Signore.

Questo richiede la maturazione di una particolare familiarità con la Parola; una generosa assiduità e fedeltà ai sacramenti e un’ampia disponibilità alla contemplazione. In questo ambito non sarà mai troppo sottolineata l’importanza di momenti prolungati di preghiera (ritiri ed esercizi spirituali) e la pratica della direzione personale (Itinerari educativi, C.M. Martini).

PROSPETTIVE • Proporre percorsi di formazione capaci di nutrire sia la dimensione del personale cammino di fede sia le competenze necessarie al servizio educativo.

• Incentivare collaborazioni diocesane e interparrocchiali al fine di proporre percorsi efficaci qualitativamente e quantitativamente.

• Sperimentare il tutoraggio ossia l’accompagnamento degli educatori da parte di testimoni adulti.

• Coltivare il discernimento vocazionale dei giovani che rispondono “si” al servizio educativo.

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Personale retribuito

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Personale retribuito Sono presenti educatori professionali?

Sguardo dell’ Oratorio di Castelnuovo (Crema) Nelle parrocchie della diocesi di Crema è presente del personale retribuito. Sono diversi i ruoli per i quali queste figure sono proposte all’interno dell’Oratorio: balza all’occhio la percentuale di personale dedito alla cura educativa, ossia persone, spesso giovani, qualificate e formate per costruire e coordinare un Oratorio sempre più casa e spazio in cui vivere anche le fasi più delicate e critiche della crescita.

Da sottolineare il fatto che queste figure, seppur retribuite, non sarebbero capaci da sole di portare avanti un progetto: la presenza di volontari che si incontrano di giorno in giorno e vivono l’Oratorio come una seconda grande famiglia è essenziale e arricchente a prescindere.

Oltre al compito educativo, l’esperienza della nostra parrocchia testimonia come l’Oratorio sia capace di offrire facilmente occasioni per coinvolgere soggetti fragili, con in atto una difficoltà economica e/o sociale; proporre loro un’attività, un impegno (pulizia degli spazi, controllo del magazzino, …) in cambio di un “piccolo compenso” mette in luce come le nostre parrocchie non siano interessate solo ai giovani, ma abbiano a cuore anche le persone che vivono l’Oratorio e vivono in situazioni più precarie.

Distribuzione del personale retribuito

Sguardo del Consultorio familiare diocesano La società negli ultimi anni si è trasformata in maniera rapida, culturalmente e socialmente, e alcune istituzioni educative, come la scuola e anche gli oratori, hanno vissuto e forse vivono un momento di disorientamento. La relazione interpersonale educativa è spesso in crisi ed è quindi messa alla prova: è forse arrivato il momento di ripensarla e di ripensare alle modalità di incontro e di formazione che si propongono in una società dove la relazione ha cambiato le sue regole e le sue metodologie. Se in passato l’Oratorio era uno dei luoghi privilegiati dell’incontro anche con gli adulti - oltre che con i pari - e quindi luogo di crescita, oggi è per molti ragazzi un luogo sì di incontro ma rapido e spesso “da mordi e fuggi”. Crediamo sia un bene acquisire nella realtà dell’Oratorio la presenza di figure più specializzate, come possono essere gli educatori professionali, capaci di declinare in maniera efficace un approccio educativo “al passo con i tempi” senza rinunciare alla sostanza di un messaggio formativo che si rivolga al ragazzo nella sua completezza considerando gli aspetti psicologici, morali e spirituali. È quindi un fatto positivo il dato che mostra la presenza di educatori professionali inseriti nella rete delle relazioni parrocchiali e del territorio dell’Oratorio, anche se ci saremmo aspettati un numero leggermente più elevato di questi professionisti. Che sia arrivato il momento di iniziare a destinare più risorse?

Favorire la professionalità nell’ottica del servizio alla Chiesa.

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MAGISTERO La questione dell’eventuale remunerazione di laici impegnati in modo stabile deve essere affrontata con prudenza e saggezza, tenendo conto che è sempre bene promuovere la gratuità e il volontariato, anche per una chiara scelta educativa, senza però che questo pregiudichi la qualità della proposta. Quando l’impegno richiesto e il mandato affidato assumono carattere di prolungata stabilità ed implicano alta professionalità, non sempre possono essere ricondotti ad un profilo di solo volontariato (…).

In ogni caso occorre tener presenti alcuni criteri: l’appartenenza e la dedizione ecclesiale, la testimonianza di vita coerente con la morale cattolica, le competenze e la professionalità, il livello di responsabilità e l’impegno richiesto, il senso della giustizia, la sostenibilità dell’onere da parte della comunità o dell’ente titolare dell’Oratorio (Laboratorio dei Talenti 23).

PROSPETTIVE • Valutare la reale necessità dell’inserimento di figure professionalizzate in Oratorio.

• Valorizzare la consulenza professionale quale strumento competente, efficiente ed efficace.

• Scegliere di investire risorse economiche in progetti a lungo termine.

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Programmazione

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Programmazione Coinvolgimento delle figure educative nella programmazione

Sguardo dell’Oratorio di Capergnanica Questi dati sottolineano la complessità di un’attività oratoriana che vede coinvolti numerosi soggetti nell’elaborazione dei programmi di formazione ed educazione. Per analizzare al meglio i dati sarebbe interessante comprendere come le programmazioni delle singole attività (catechesi, tempo libero e volontariato) siano in relazione tra loro. La difficoltà degli oratori in una progettazione educativa unitaria rimane infatti come sfondo al tema della programmazione delle attività. I dati indicano come la figura del sacerdote sia ancora una costante nella programmazione delle proposte, con una prevalenza nella catechesi e nel Grest, mentre per le altre attività di tempo libero e volontariato il suo ruolo sembra meno centrale, con un coinvolgimento, non solo attivo ma anche in termini di responsabilità, degli animatori e degli educatori. Dai dati inoltre si potrebbe supporre che il responsabile dell’Oratorio sia prevalentemente un coordinatore delle risorse umane presenti in Oratorio, e che non entri in modo sistematico nella programmazione delle attività. Un’ultima osservazione ci porta a considerare il coinvolgimento attivo dei genitori e di altre figure di adulti: l’Oratorio rimane in questo senso ancora un contesto aggregativo significativo, oltre che essere una esperienza di servizio gratuito.

Sguardo di Mauro Bignami, formatore La realtà dell’Oratorio della diocesi di Crema esprime un grande dinamismo che coinvolge una serie di soggetti non solo nella realizzazione dell’attività, ma anche nella sua progettazione e programmazione. Questo dato ribadisce l’idea stessa di Oratorio che punta ad avere un laicato attivo, responsabile e competente. In un quadro più generale sarebbe opportuno trovare forme per condividere questa programmazione anche con il territorio e con la scuola. Nel dato della diocesi di Crema, ma anche in quello lombardo, sorprende la capacità di coinvolgimento attivo dei genitori nel “pensare”, potendo quindi creare un asse tra la famiglia e la vita del ragazzo molto forte e significativo. È questo un dato in controtendenza rispetto al panorama sociale nazionale, nel quale il coinvolgimento di genitori e adulti in attività al servizio delle nuove generazioni è sempre meno prevalente. Un altro aspetto si può certamente individuare e sottolineare in questi dati: il numero di altre figure di adulti, rispetto alla media lombarda, nelle attività di tempo libero e di volontariato. È davvero un segnale interessante di come gli oratori siano capaci di aggregare molti adulti disponibili, nella maggioranza dei casi a donare una loro competenza o un po’ di tempo gratuitamente, assumendosi delle responsabilità specifiche, anche in ordine alla progettazione e alla programmazione delle attività. In sintesi, guardando l’Oratorio dall’esterno e leggendo questi dati si può affermare che le singole realtà fanno esperienza di una rete di relazioni e responsabilità significative che contribuisce a sostenere un più ampio contesto di cittadinanza attiva.

Coinvolgere l’intera comunità nella programmazione delle attività.

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MAGISTERO Il progetto educativo dell’Oratorio intende attuare, in misura sintetica e in modo articolato, il ministero educativo della parrocchia per l’evangelizzazione dei ragazzi e dei giovani. In pratica, vuole descrivere le competenze e le capacità dell’Oratorio come comunità di educatori, che interpella la corresponsabilità e la capacità di tutti gli adulti nella fede. Ogni parrocchia deve formulare il suo progetto educativo, che tenga conto dei ragazzi e dei giovani del territorio, del programma pastorale diocesano, e della tradizione pastorale della parrocchia stessa (Itinerari educativi, C.M. Martini).

PROSPETTIVE • Valorizzare i carismi di ciascun gruppo (sport, teatro,...) accompagnandoli con lo stile e il linguaggio dell’Oratorio.

• Programmare le attività declinando il pensiero contenuto nel Progetto Educativo dell’Oratorio.

• Esprimere valutazioni oggettive sull’efficacia delle iniziative.

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Collaborazioni interne

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Collaborazioni interne Esiste una collaborazione con altri oratori del territorio?

Sguardo dell’Azione Cattolica diocesana L’Oratorio è il punto nevralgico della vita parrocchiale: è tra le sue mura che risiedono le associazioni, che prendono vita i gruppi, che si scandiscono gli incontri (nel senso vivo del verbo “incontrarsi”). Dai dati emerge che gli oratori della diocesi di Crema sono abitati in particolar modo dall’Azione Cattolica, con percentuali maggiori rispetto alla media regionale: conosciamo quanto la tradizione dell’AC sia forte nelle nostre parrocchie.

Lo dimostra la presenza di gruppi adultissimi (over 60 che con costanza e passione si incontrano con costanza per pregare e conoscere) e le testimonianze degli associati che spesso raccontano di aver scelto di vivere un servizio in AC perché ne hanno fatto esperienza in famiglia e/o da piccoli. L’Azione Cattolica a Crema è in continua evoluzione: recentemente è stato rilevato che i singoli laici di AC sono protagonisti attivi di molti ambiti e servizi della vita comunitaria. Ciò significa che il mandato associativo, soprattutto per la fascia dei giovani e degli adulti, si incarna in uno stile che vive l’Oratorio e la parrocchia, più che in proposte di percorsi e gruppi così detti “di AC”. Questo accade perché da una parte è forte il senso di corresponsabilità e partecipazione, dall’altra perché c’è una particolare fatica a vivere in modo pieno, riconosciuto e condiviso l’associazione in quanto tale in parrocchia. È forse da una difficoltà di comunicazione, contagio, scambio che nasce la percezione di un’associazione chiusa in sé stessa, percezione che accumuna anche le altre associazione e gli altri movimenti presenti nelle nostre parrocchie, spesso troppo poco conosciuti, ospiti degli spazi dell’Oratorio, coinquilini in affitto anziché presenze familiari, con strumenti ed esperienze consolidate, con cui costruire insieme, in modo partecipato, una comunità viva e missionaria.

Per quale attività?

Sguardo del Team Oratorio diocesano Un dato interessante che emerge è la volontà degli oratori della nostra diocesi a collaborare tra loro e con il centro diocesano.

Sono molto pochi quelli che preferiscono essere in tutto e per tutto autonomi, la stragrande maggioranza accoglie con più o meno interesse la possibilità di collaborare. Un dato in particolare si discosta dagli altri, ovvero quello delle proposte estive. La nostra diocesi ha una percentuale notevolmente più alta rispetto alla media lombarda di interazione tra oratori. È interessante chiedersi il perché di questo dato. La risposta può essere, semplicemente, la volontà di dimezzare i costi, oppure quella di unire le forze perché ci si rende conto che da soli non si hanno i numeri né le risorse. In ogni caso può essere utile chiedersi perché le collaborazioni per le proposte estive si cercano e funzionano, mentre per la maggior parte delle altre iniziative si fa molta più fatica a lavorare insieme. Il Grest non rientra, forse, nella proposta di pastorale giovanile della parrocchia? Un rischio che corriamo è quello di considerarlo solamente una parentesi della pastorale e non parte integrante. Le collaborazioni del Grest possono essere il modello da esportare, ovviamente adattandolo, anche per altri momenti dell’anno. Inoltre si nota come il gruppo maggiore presente in Oratorio è l’Azione Cattolica, seguito dagli Scout e Comunione e Liberazione. La prima realtà è quella che si discosta maggiormente dal dato regionale. Forse perché nella nostra realtà l’AC sta entrando sempre più a far parte della proposta pastorale parrocchiale e diocesana. Una scelta che è ancora in sperimentazione e, soprattutto a livello parrocchiale, si stanno iniziando a vedere i primi risultati. Questo non vuol dire che le associazioni e i movimenti debbano rinunciare al proprio carisma, ma che mettersi a servizio della propria Chiesa locale è la scelta più opportuna per seguire quello che sempre più i vescovi ci stanno chiedendo, ovvero di attuare una vera e propria pastorale integrata.

Principali gruppi presenti in Oratorio Esercitarsi all’ascolto reciproco valorizzando i carismi e le proposte di ciascuno.

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MAGISTERO Il desiderio della collaborazione non è la ricerca di un compromesso, ma è la ricerca di un itinerario educativo per tutti gli adolescenti del territorio sul quale è collocata la Chiesa locale e per quegli adolescenti, tra tutti, che sono chiamati a una specifica formazione vocazionale apostolica. Dal punto di vista pratico, ogni Oratorio, naturalmente se provvisto di una minimale consistenza, dovrebbe orientarsi in una duplice direzione. Nella prima, gli educatori d’Oratorio facciano parte dell’AC o almeno ne condividano e vivano la spiritualità; nella seconda, l’Oratorio preveda accanto alla catechesi sistematica e alle iniziative per tutti i ragazzi della parrocchia, anche per ogni fascia d’età, la proposta chiara di un gruppo di AC, ben coordinato e collocato nell’Oratorio, da rivolgere ai ragazzi, agli adolescenti e a i giovani che si sentano di intraprendere questo cammino vocazionale (Itinerari educativi, C.M. Martini).

PROSPETTIVE • Creare un clima per una proficua alleanza educativa.

• Coinvolgere nella medesima missione le realtà affini per finalità e valori.

• Condividere il Progetto Educativo dell’Oratorio rispettando le autonomie e condividendo sinergie a beneficio dei ragazzi e dei giovani.

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Problematiche giovanili

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Problematiche giovanili Problematiche giovanili rilevate dagli oratori

Sguardo del Consultorio familiare diocesano La lettura dei dati relativi alle problematiche giovanili presenti sul territorio di riferimento dell’Oratorio sinceramente ci lasciano molto perplessi. In particolare per quanto concerne le percentuali relative ai problemi di occupazione del tempo libero dei ragazzi e quelli sull’alcolismo e sull’uso di sostanze stupefacenti. Le due dimensioni tra l’altro sono molto interconnesse. Le percentuali probabilmente fanno riferimento a coloro che frequentano l’Oratorio che purtroppo, dobbiamo riconoscercelo, non sono la stragrande maggioranza e che il più delle volte sono meno propensi a comportamenti a rischio.

Ma l’Oratorio non può né deve essere solo di chi lo frequenta. Anzi l’Oratorio dovrebbe diventare il crocevia delle storie personali più diverse in una dimensione di accoglienza. Il mondo giovanile vive un momento di profonda crisi, sarebbe pericoloso non ammetterlo e soprattutto non dirselo: il riconoscere che molti ragazzi abusano di alcolici e che l’uso di alcune droghe sia molto diffuso anche nelle generazioni più giovani deve essere non un motivo di scoraggiamento ma anzi uno stimolo ad attivarsi per rendere l’Oratorio stesso presenza viva che agisce con i suoi operatori ma soprattutto con coloro che lo frequentano in una dimensione di rivitalizzazione del territorio e delle relazioni tra i ragazzi. Probabilmente anche l’Oratorio deve diventare più “in uscita”.

Specifica delle più presenti

Sguardo di Comunità Sociale Cremasca I dati sono ormai noti, la povertà in Italia è divenuta un fenomeno strutturale. Il 10% della popolazione minorile non riesce ad uscire da una condizione di povertà assoluta e il 5,7% delle famiglie si trova in questo status.

Questo aspetto rientra in modo significativo nella voce problematiche familiari, ma ovviamente non è l’unico, infatti sono molteplici i fattori sia endogeni che esogeni, culturali e a carattere epocale che incidono nel definirla. Emerge però chiaramente la necessità di farsi carico delle problematiche familiari, delle difficoltà, dei bisogni della famiglia, così come quelli di un individuo, nonostante i passaggi storici rimangono sostanzialmente gli stessi. “Curare” la famiglia significa in un certo senso “curare” la comunità, essendo questa costituita da un’aggregazione di soggetti che include i minori, i giovani, gli adulti e gli anziani. Poiché i minori e i giovani rappresentano il futuro, ed occupandoci quotidianamente della tutela dei minori e del penale minorile, riteniamo importante soffermarci non tanto sulla cura di questi soggetti, ovviamente fondamentale, ma sul “come” realizzarla. Da subito riteniamo fondamentale esprimere l’importanza di puntare sui servizi e sull’empowerment dei soggetti. Affrontare la problematica vuol dire stimolare i potenziali latenti, quelli personali e collettivi, innescare processi che investano la sfera dell’autoconsapevolezza, delle competenze relazionali e della resilienza. Le risorse della solidarietà familiare, quelle affettive e valoriali, quelle genitoriali e personali rappresentano infatti la chiave di svolta per un nuovo welfare generativo.

Affiancare i giovani cercando con loro vie concrete.

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MAGISTERO La pastorale giovanile, così come eravamo abituati a svilupparla, ha sofferto l’urto dei cambiamenti sociali. I giovani, nelle strutture abituali. Spesso non trovano risposte alle loro inquietudini, necessità, problematiche e ferite (Evangelii Gaudium 105).

Anche se non è sempre facile accostare i giovani, si sono fatti progressi in due ambiti: la consapevolezza che tutta la comunità li evangelizza e li educa, e l’urgenza che essi abbiano un maggiore protagonismo (…). Che bello che i giovani siano “viandanti della fede”, felici di portare Gesù in ogni strada, in ogni piazza, in ogni angolo della terra (Evangelii Gaudium 106).

PROSPETTIVE • Esercitarsi a riconoscere e farsi carico con generosità delle difficoltà dei giovani e delle loro famiglie.

• Aprirsi per conoscere il contesto e i luoghi abitati dai giovani.

• Formare educatori capaci di aiutare, accompagnare e guidare i ragazzi.

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Collaborazioni esterne

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Collaborazioni esterne L’Oratorio collabora con enti del territorio?

Sguardo di don Francesco Gipponi, parroco I dati relativi alle collaborazioni che i nostri oratori intrattengono con il mondo esterno evidenziano la fatica a collaborare con altre agenzie educative. La prima considerazione che mi sorge spontanea riguarda la consapevolezza che si ha circa il ruolo dell’Oratorio e le sue finalità, più o meno espresse e sintetizzate nel progetto Oratorio. E’ evidente che, dove si ritiene che l’Oratorio è un luogo solo di aggregazione oppure un luogo per la formazione cristiana, ci si sente demotivati dal cercare relazioni e collaborazioni con altri. Mi sembrerebbe interessante poter comparare le risposte a questo tema con la presenza o meno di un progetto educativo e con le finalità specificate.

L’altra sottolineatura che mi sembra rilevante riguarda il significato che si attribuisce alle collaborazioni, quanto si ritengano funzionali all’organizzazione e alla sua efficienza piuttosto che un contributo concordato finalizzato alla crescita dei fruitori dell’Oratorio.

Ritengo sempre più fondamentale la capacità di costruire vere e stabili reti di collaborazione tra i soggetti che intercettano i minori. Il territorio sempre più va proposto non solo come luogo in cui si cresce, e quindi da cui si riceve, ma anche come luogo da curare e di cui essere protagonisti. L’Oratorio non è più l’unico spazio possibile ma un pezzo, seppur importante, del territorio che sempre più i minori abitano.

Sguardo di Paola Orini, dirigente scolastico Ho trovato la lettura della ricerca IPSOS particolarmente interessante e coinvolgente, soprattutto per quanto concerne il rapporto tra le strutture territoriali e il territorio. A questo riguardo, ho notato come le relazioni generali della diocesi con il territorio siano piuttosto proficue, ma la percentuale dei rapporti svolti in modo stabile con le realtà scolastiche (istituti comprensivi) sia piuttosto bassa (15%) e inferiore alla media lombarda. Ebbene, a tal proposito mi sorgono spontanee due riflessioni. La prima, di carattere generale, mi vede certa della necessità di una maggiore e più stabile collaborazione tra le strutture oratoriali ed educative delle parrocchie e le realtà scolastiche, poiché entrambe sono molto presenti nella vita di bambini ed adolescenti e una loro “alleanza” può essere veramente significativa sia per affrontare con più successo svariati tipi di problematiche sia per sviluppare corrette strategie formative dei ragazzi, visti come soggetti destinatari di interventi volti a farli crescere come persone nella loro interezza e completezza intellettuale, affettiva, sociale e spirituale.

La seconda riflessione è più personale e si basa sulla mia esperienza di dirigente scolastico dell’I. C. “Rita Levi – Montalcini” di Bagnolo Cremasco; in questa veste, infatti, ho sperimentato quanto sia fruttuosa la collaborazione con la parrocchia di Bagnolo. Tra la scuola, la parrocchia e il Comune si è, infatti, sviluppata un’azione sinergica che, pur nel rispetto dei diversi ruoli, è imperniata di una strategia basata sul dialogo, sulla collaborazione e sulla realizzazione di iniziative volte alla comprensione e all’aiuto delle famiglie e miranti a favorire la crescita dei bambini e ragazzi del territorio.

Aprirsi al territorio conoscendolo e interpellandolo.

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MAGISTERO E’ necessario che tutti i soggetti e gli ambiti propriamente educativi – a cominciare dalla famiglia e dalla comunità cristiana – sappiano correttamente rapportarsi, interloquire, collaborare con la scuola per continuare a svolgere il ruolo che spetta loro, primario per la famiglia, nell’educazione dei giovani (…). Un ruolo di primaria importanza compete ai docenti, perché a essi è affidata in larga misura l’educazione degli alunni. È altresì richiesto loro di offrire un prezioso contributo alla formazione permanente dei genitori, oltre che di preoccuparsi seriamente della propria autoeducazione (Itinerari educativi, C.M. Martini).

PROSPETTIVE • Creare progettualità con le agenzie educative del territorio.

• Leggere e condividere il percorso educativo per fronteggiare situazioni di disagio.

• Promuovere e sostenere i servizi di integrazione scolastica in dialogo con la scuola e la famiglia.

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Coordinamento oratori

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Coordinamento oratori Rapporto tra l’Oratorio e il Comune

Sguardo di Luca Uberti Foppa, collaboratore PGO Da diversi anni la nostra diocesi ha scelto di strutturare alcune attività d’Oratorio attraverso la presenza dell’associazione NOI quale strumento per la realizzazione di determinate attività. La presenza associativa, come emerge dalla ricerca, è indubbiamente un punto di forza dei nostri oratori: rendersi utili attraverso una forma rappresentativa genera, negli oratori che vivono appieno questo stile, un senso di responsabilità nei confronti dell’intera comunità. La capillare presenza associativa consente inoltre alla diocesi di strutturare un coordinamento degli oratori che altrimenti non potrebbe esistere, creando una rappresentanza qualificata ai tavoli di coordinamento delle politiche educative del territorio. L’associazione non conclude la propria vita all’interno di se stessa ma è sempre stata, sin dalle sue origini, il sostegno, anche economico, delle attività di pastorale giovanile parrocchiali e diocesane. Questa reciprocità tra PG e associazione ha creato il coordinamento diocesano come lo conosciamo oggi, permettendo allo stesso di elaborare proposte pastorali, educative e di fornire alcuni servizi specifici per gli oratori. La capillarità di una presenza non sempre è sinonimo di buona funzionalità: nei nostri oratori è giunta l’ora di riflettere e valorizzare la presenza associativa come strumento a servizio della pastorale dell’Oratorio.

L’Oratorio è affiliato ad una delle seguenti organizzazioni?

Sguardo di don Damiano Vianello, Forum Oratori Italiani L’esperienza oratoriale, nelle sue complessità relazionali, rappresenta una situazione pastorale unica e tipica. La conoscenza reciproca, dei progetti, della storia, delle tradizioni e delle risorse di ogni Oratorio, conduce alla crescita comune della Chiesa locale. In uno scenario ampio come quello lombardo con 2307 oratori esistenti, la focalizzazione diocesana è la strada per costruire una rete di buone relazioni per il coordinamento.

Può nascere questa domanda: perché dialogare, confrontarsi, costruire insieme? La risposta, anche se difficile da riconoscere, va data in ordine all’identità oratoriale: l’esperienza ecclesiale infatti, nella sua forma oratoriale vede scritto nel proprio DNA la propensione all’incontro con l’altro. La presenza di 53 oratori su un bacino di 63 parrocchie cremasche fa del coordinamento un buon metodo di lavoro per la crescita integrale della comunità diocesana: la metà di queste esperienze a livello regionale ha ricevuto il kerigma da un’organizzazione, con la sua tipicità e origine, fino ad arrivare alla quasi totalità delle appartenenze a livello diocesano. Un buon coordinamento richiede innanzitutto la possibilità di una conoscenza reciproca quale espressione educativa della chiesa, perché la ricchezza di ciascuno sia a disposizione di tutti.

Definire una meta del cammino riconoscendo di essere parte della Chiesa.

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MAGISTERO È fondamentale ribadire lo stretto legame che intercorre tra pastorale giovanile e Oratorio. L’attenzione da parte delle Chiese locali per l’educazione dei giovani, lungo tutto l’arco dell’età evolutiva, ha ispirato l’elaborazione di molteplici itinerari di educazione alla fede che, secondo le urgenze locali, ha sviluppato modelli diversi di pastorale giovanile. Essendo l’Oratorio uno strumento privilegiato con cui la comunità educa e accompagna i giovani all’integrazione fede-vita, la pastorale giovanile ne accoglie la funzione educativa nel suo progetto, riconoscendo e promuovendo nelle parrocchie la sua diffusione (...). Questa prospettiva di pastorale integrata cresce grazie al raccordo con tutte le realtà ecclesiali, gruppi, associazioni e movimenti ecclesiali, che anche nel contesto dell’Oratorio sono chiamate ad offrire il loro peculiare contributo (Laboratorio dei Talenti 12).

PROSPETTIVE • Condividere e creare occasioni di confronto con il coordinamento diocesano degli Oratori.

• Valorizzare la presenza dell’Associazione NOI come esercizio di corresponsabilità a servizio dell’Oratorio e della comunità parrocchiale.

• Sollecitare il coordinamento diocesano nella costruzione di alleanze con le agenzie educative del territorio.

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Conclusioni

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Conclusioni

Progettare. Progettare. Progettare.

PROGETTARE è l’unica strada per rendere utile il lungo lavoro di analisi dei dati della ricerca ISPOS sugli oratori lombardi. Un’approfondita osservazione della realtà a partire da alcune parole chiave determinanti, che trovano nella progettazione l’unico percorso di sintesi.

Questo report e questa pubblicazione vogliono quindi servire a tutti i RESPONSABILI degli oratori della diocesi di Crema, per attuare un’azione nelle proprie comunità e per rendere l’oratorio più adatto alla crescita delle nuove generazioni. Una responsabilità nella corresponsabilità, per fare in modo che i nostri ambienti siano luoghi di passione educativa condivisa, arricchita dal contributo di più figure educative.

Le nostre STRUTTURE hanno bisogno di sentirsi abitate in modo attivo, superando l’idea che sia sufficiente un bell’oratorio per garantire la riuscita delle attività e una presenza significativa di ragazzi, adolescenti e giovani. Strutture quindi il più possibile realizzate e progettate in funzione della missione dell’oratorio e dello stile educativo che si intende attuare. Strutture che hanno bisogno di una GESTIONE ECONOMICA attenta e proiettata all’autosufficienza, in modo che l’oratorio non incidi fortemente sulle casse della parrocchia. Solo una progettazione che tenga conto anche di questo aspetto permette all’oratorio di realizzare attività strutturate ed economicamente in attivo.

Per poter coinvolgere tutti i soggetti presenti nell’oratorio e orientarli in modo unitario, è necessaria una progettazione pensata in una cabina di REGIA EDUCATIVA definita: una regia in grado di comporre nel dettaglio orari di APERTURA E ATTIVITÀ che rendono la sfida educativa interessante nella “continuità” di una proposta. I nostri ambienti hanno bisogno di calibrare ogni singolo sforzo per essere luoghi generativi di educazione, di narrazione di esperienze, di azioni creative, di innovazione. Spazi di incontro nei quali vengono proposti PERCORSI DI FEDE progettati con cura e qualità, puntando alla crescita di cammini “oltre” l’iniziazione cristiana e che coinvolgano attivamente preadolescenti, adolescenti e giovani. Sono loro i FREQUENTANTI verso i quali i nostri oratori devono maggiormente “sbilanciarsi”, per evitare di “perderli” dopo i sacramenti. Progettare l’oratorio non solo per i più piccoli, diventa quindi un’azione di forte responsabilità per tutte le équipe educative, che sono chiamate ad essere creative e a sperimentare proposte di forte protagonismo dei ragazzi.

Un’azione progettuale che deve concentrarsi anche sull’attuazione di processi di integrazione con i numerosi ragazzi STRANIERI accolti nelle nostre comunità.

Abbiamo bisogno di cogliere tutte le opportunità che le diverse RISORSE UMANE presenti in oratorio ci offrono, con una particolare attenzione ai numerosi adulti coinvolti a vario titolo nell’attività. Un dato che permette di immaginare gli oratori come spazi intergenerazionali veri, nei quali sono possibili percorsi di condivisione e collaborazione tra età diverse.

Abbiamo bisogno di progettare percorsi di FORMAZIONE permanente di qualità, per sostenere l’impegno dei numerosi educatori coinvolti nelle attività, per farli crescere in competenza e per dare loro strumenti attuali in ambito educativo e spirituale. Competenze che, in alcune realtà, sono garantite dall’investimento in un PERSONALE RETRIBUITO. Sono giovani ai quali affidiamo la responsabilità di affrontare le situazione più complesse da un punto di vista educativo e ai quali chiediamo di sostenere i volontari nella PROGRAMMAZIONE dei vari percorsi.

Pensare le attività di catechesi, di tempo libero, di volontariato ed estive in modo unitario rappresenta una delle sfide più alte della progettazione, nella consapevolezza che solo questa prospettiva garantirà alle nostre comunità di crescere.

Abbiamo bisogno di generare “interdipendenza positiva” tra il maggior numero di risorse umane e del territorio, tra COLLABORAZIONI INTERNE e COLLABORAZIONI ESTERNE, per superare le difficoltà a lavorare insieme e per valorizzare tutte le agenzie educative con le quali i ragazzi entrano in rapporto. Solo un lavoro di sistema e di rete permetterà ad ogni oratorio di sentirsi a “suo agio” nell’affrontare le numerose PROBLEMATICHE GIOVANILI della realtà sociale in cui viviamo.

Una realtà nella quale si inserisce con determinazione il lavoro del COORDINAMENTO ORATORI, in un paziente “mettere insieme”, per creare occasioni di crescita strutturata delle singole realtà e di buone prassi.

Progettare. Progettare. PROGETTARE.

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Pubblicazione a cura di: Luca Uberti Foppa, don Stefano Savoia, Andrea Berselli.

Con il contributo di: Umberto Bianchetti, Mauro Bignami, Marco Cò, Ettore Ferrari, don Gabriele Frassi, Michele Gennuso, don Francesco Gipponi, Davide Mazzini, Fabrizio Motta, Chiara Nichetti, Paola Orini, don Angelo Pedrini, Mauro Provana, don Paolo Rocca, Erika Tacchini, don Remo Tedoldi, Paola Vailati, don Damiano Vianello, don Achille Viviani, Azione Cattolica diocesana di Crema, Caritas diocesana di Crema, Consultorio Familiare diocesano di Crema, Comunità Sociale Cremasca, Oratorio San Giovanni Bosco di Capergnanica, Oratorio San Giovanni Bosco di Castelnuovo in Crema, Oratorio Sant’Angela Merici in Crema, Ufficio Catechistico diocesano di Crema.

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