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Editoriale NEXT LIFE Spa info@next-life.it - www.next-life.it PRESIDENTE Paolo Fimiani DIRETTORE GENERALE Loredana Bruscia DIRETTORE FINANZIARIO Carlo Pinna ________________________________ N.L.D srl DIRETTORE RESPONSABILE Riccardo Palmieri r.palmieri@nextfamily.it SEGRETERIA DI REDAZIONE Angela Girardelli ART DIRECTION IMPAGINAZIONE E GRAFICA Fabio Passi IN REDAZIONE Ilaria Dioguardi - Maria Nicoletta Tulli redazione@nextfamily.it HANNO COLLABORATO Valentina Guidetti (grafica) Giacomo Andreazzi - Ambra Blasi Enzo Giannelli - Vincenzo Prizzi Paola Guarnieri - Anna Sofia Viola Letizia Terra - Carmelo Schininà Luciano Tirinnanzi - Virginia Di Marno FOTOGRAFIE Ufficio Stampa Cartoon Network Boomerang, Boing FOTO DI COPERTINA Passyfax ________________________________ STAMPA E FOTOLITO Edicomprint - Roma DISTRIBUZIONE e ABBONAMENTI abbonamenti@nextleveldistribuzione.it

Famiglie extralimits n’estate al mare, sì, ma sempre affacciati sul mondo con un occhio “aperto”. La famiglia italiana sta cambiando e non tutti se ne accorgono, così questa sorta di missione che si è posta Next Family si fa di mese in mese più piacevole e stimolante. Capire come si evolve, o talvolta come si involve, il costume degli italiani in materia di comportamento sociale o domestico, questo è il problema, soprattutto nel mare magno dello sviluppo tecnologico, che ha il potere di modificare i nostri atteggiamenti e, alla fine, le nostre emozioni e, quindi, relazioni. In una famiglia che si allarga e che alcuni pensano, invece, si sfasci, mentre semplicemente cresce e si sviluppa in direzioni diverse rispetto a quella cosiddetta tradizionale, il centro della riflessione assume molte facce. Può essere il padre che ruba il joystick al figlio per stargli più vicino o perché il suo tempo delle mele è passato da un pezzo e ricerca un’identità perduta? Dimenticando la Playstation, può anche essere il biliardino, evergreen emblema di tutti i giochi, che più analogico non si può ma ancora tra i migliori mezzi di aggregazione generazionale. Ed ecco allora la ragione della nostra scelta di copertina così anonima, senza volto, ma in realtà universale, dedicata proprio a tutti i genitori e a tutti i figli che forse vorrebbero incontrarsi da qualche parte e lo possono fare, veramente, solo attraverso il gioco, che tuttavia vede i suoi tempi sempre più stretti e fuggevoli. Una faccia decisamente insolita e imbarazzante, per la sua arretratezza, è poi quella che riguarda l’educazione sessuale che non si fa nelle scuole. Nessuno sembra prendersi la briga di dare una svolta sensata a un discorso che viene affrontato, quando va bene, solo dal cabaret e dai comici televisivi. Noi ne abbiamo parlato con Marcello D’Orta, il maestro di Io speriamo che me la cavo. E noi pure speriamo che ce la caviamo, augurandoci che almeno il World Wide Web, il mezzo al momento più democratico che c’è, mantenga la sua libertà informativa. Salvo inquietanti censure.

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Riccardo Palmieri

PUBBLICITÀ adv@nextfamily.it ________________________________ INTERNATIONAL PUBLISHING ACTIVIRTUAL Corporation 500, Main Street North Little Rock - AR 72114 United State of America DIRECTOR Matthew Charles Stokes MARKETING MANAGER Peter Grevs PRODUCT MANAGER Sally Abbruscato

Reg. Tribunale di Roma Tutti i diritti di proprietà artistica e letteraria della rivista sono legalmente riservati. Ad eccezione di casi espressamente autorizzati dalla redazione, l’utilizzo da parte di terzi di materiale letterario o artistico contenuto nella rivista è severamente vietato e legalmente perseguibile. La redazione non assume responsabilità per prezzi, indirizzi e numeri telefonici pubblicati all’interno della rivista.

padri che RUBANO il

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14 MONDI PARALLELI. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14 Che la forza (e il web) sia con loro di Carmelo Schininà ALTRE FAMIGLIE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20 Ieri DICO, oggi DIDORE, domani dimmi tu di Paola Guarnieri FUTURAMA. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26 Dal pennello al mouse di Maria Nicoletta Tulli

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OBIETTIVI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32 Gli occhi sulla città di Luciano Tirinnanzi NUOVI SAPERI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38 Onorevole Web di Carmelo Schininà TOTEM&TABU’ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42 Sex and the School di Paola Guarnieri CONTRASTI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46 Angeli caduti di Vincenzo Prizzi COVER STORY . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52 Play it! di Riccardo Palmieri SPECIALE MODA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 60 Estate deluxe di Ambra Blasi

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sommario CRAZY NEWS . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 73 Questo pazzo pazzo mondo

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SOTTOTIRO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 79 Weak Wave Verderame Colmena Jesus Was Homeless

PILLOLE PER LA FAMIGLIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 85 Scuola Games Web Astronomia Animali Psiche Salute Ambiente MENU . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 91 Scienze Web vedo Web ascolto Web leggo Moda Fenomeni Gioco Est(etica) ITINERARI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 108 Un’ondata di cartoni

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EVENTI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 112 Da non perdere COLPO DI CODA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 114 Il digitale extraterrestre di Enzo Giannelli

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CHE LA FORZA (E IL WEB) SIA CON LORO di Carmelo Schininà

Non solo Yoda, il venerabile Jedi di Star Wars… Un sapiente di 700 anni molto più lucido di tanti “giovani” contemporanei. Oggi, in un mondo sempre più anziano, sono anche loro, quelli che Renato Zero ha chiamato “vecchi”, una parte degli ingranaggi di domani. Nonni e nipoti si sono rivitalizzati on-line in questa nostra piccola inchiesta via Facebook e Twitter


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i credereste che gli ultrasettantenni rappresentano attualmente la fascia demografica che segna il maggior incremento nell'utilizzo della Rete? Lo rivelano i dati di un rapporto del Pew Internet and American Life Project, presentati nella giornata di apertura della Conferenza Globale del World Wide Web, a Madrid lo scorso aprile. Se nel 2005 solo una persona su quattro (25%), fra coloro che avevano 70 anni e più, utilizzava Internet, l'anno scorso la percentuale si è attestata sul 45% e fra gli ultra 76enni è cresciuta nello stesso periodo dal 17% al 27%. Cifre che si riferiscono a due studi rispettivamente condotti in Scozia e Gran Bretagna. Ne deduciamo che gli anziani fanno più o meno le stesse cose degli altri: utilizzano il web per comunicare, cercare informazioni, effettuare operazioni bancarie e acquistare prodotti. Ma qual è la situazione italiana? Abbiamo sentito diversi pareri con un banale passaparola attraverso social network (Facebook, Twitter e altri). Franco di Pistoia, 65 anni, vedovo e pensionato, racconta di passare almeno 6 ore al giorno sul web, leggendo i giornali, controllando la posta elettronica e frequentando diversi forum (non ha voluto dirci quali, ndr). Giuseppe dalla provincia di Pordenone, 72 anni, pensionato, racconta: “Ho scoperto

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il meraviglioso mondo di e-Bay! Erano anni che volevo aprire una piccola attività. Sono un collezionista di trenini elettrici. Ho pezzi unici della Lima e Rivarossi che fanno gola agli appassionati. Qualche anno fa provai a metterli in vendita in un locale di mia proprietà nel centro storico della mia città. Speravo di trovare acquirenti italiani e stranieri, magari turisti interessati alla cosa, ma niente. Dopo qualche mese dovetti chiudere bottega. Poi mi parlano di questo e-Bay, una specie di negozio virtuale dove è possibile vendere di tutto e dove, soprattutto, non si paga alcun affitto, tranne una piccola percentuale ai gestori del sito su ogni pezzo venduto. Ho iniziato tre mesi fa e ho guadagnato oltre 12 mila euro netti. Trascorro davanti al mio computer almeno 3-4 ore al giorno e poi, tramite questa ‘cosa’ di e-Bay, ho conosciuto molti collezionisti e abbiamo anche fatto un gruppo su Facebook”. Un’importante segnalazione sulle problematiche dell’invecchiamento e le opportunità offerte dal web ce la dà invece Umberto da Sarzana, 68 anni, pensionato: “Spesso noi di una certa età soffriamo senza avere reali disturbi o malattie, ma solo perché messi in panchina, e l'utilizzo di Internet può risultare utile per ritrovare nuovi impulsi. C’è un sito Internet bellissimo, www.internetsaloon.it , con corsi gratuiti per ultrassessantenni organizzati a Milano dall'Associazione Interessi Metropolitani (Aim)”. Lo


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La terza età e la

terza età del web

finalmente si

INCONTRANO

afferma anche un'indagine condotta dal Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell'Università di Milano – Bicocca. Internet Saloon offre diversi corsi young old, come preferiscono definirli gli esperti, nei quali si insegnano ad usare programmi come Word, Excel e Front Page. E iniziative di questo tipo partono in altre città, da Torino a Roma, da Cagliari a Trieste, registrando sempre una notevole partecipazione. Ma come viene visto il fenomeno degli ultrasettantenni in Rete dai giovanissimi? Giulio, 12 anni, romano, ci scrive: “Chatto tutti i

” giorni e passo molto tempo su YouTube e vari blog, ma non ho mai incontrato gli anziani!”. Flavio, 15 anni, da Pistoia, al contrario, racconta: “A casa ogni giorno è guerra tra me e mio nonno per chi deve stare più tempo al pc. Ma ho cambiato la password d’accesso e lui crede che ci sia un virus che non lo fa più entrare. Così ha deciso di comprarsi un portatile tutto suo e io potrò navigare quanto voglio!”. Le vie dei ragazzi sono infinite…

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IERI DICO, OGGI DIDORE,


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DOMANI DIMMI TU

Quando il 4% non si può considerare una minoranza, ovvero, la storia infinita dei patti di solidarietà sociale. Un iter legislativo impantanato, che nessuna parte politica sembra più affrontare di Paola Guarnieri


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Dobbiamo

de-ideologizzare questo tema sia da sinistra che da destra

POLITICA ARRETRATA e rinnovare una

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opo i Pacs e i DICO, adesso spuntano anche i DIDORE, Diritti e Doveri di Reciprocità dei conviventi. È l’ultima tappa, ma solo in ordine temporale, di un percorso in cui non si intravede ancora la fine. E mentre la Francia festeggia dieci anni di onorati Pacs davanti ad una destra che ammette i passati errori, in Italia non esiste ancora una legge sulle coppie di fatto. Un buco legislativo che la classe politica giustifica con un’assenza di pressione sociale. Secondo recenti dati Istat infatti, solo il cinque per cento delle coppie conviventi nel nostro Paese non è coniugato. Una percentuale che non rende le reali dimensioni del fenomeno perché tiene in considerazione solo le coppie che per una qualche ragione, per esempio la richiesta di un certificato o l’iscrizione di un bambino a scuola, si sono rivolte all’amministrazione pubblica. Dei sei disegni di legge attualmente depositati in Parlamento, c’è quello della deputata Pd Paola Concia, esponente del movimento per i diritti civili di lesbiche, gay, bisessuali e trans gender. “Il mio disegno di legge prevede tre diverse proposte. La prima riguarda l’estensione del matrimonio alle coppie omosessuali; la seconda riguarda la partnership, cioè un istituto giuridico specifico per gli omosessuali già in vigore in Germania e in Inghilterra; la terza prende come modello i Pacs francesi, il modello più completo attualmente esistente in Europa”.

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UN PO’ DI STORIA…

… E DI GEOGRAFIA

Nel 2007 si chiamavano DICO. Proposti dai ministri Pollastrini e Bindi prevedevano diritti e doveri per chi sceglieva di preferire la convivenza al matrimonio e avrebbero aperto la strada anche alle unioni omosessuali. Poi venne il Family Day e i buoni propositi della Sinistra finirono nel gran calderone dei “vorrei ma non posso”. Dopo una breve parentesi di speranza incarnata dal senatore Cesare Salvi con i CUS, Contratti di Unione Solidale, tocca ora al centro destra affrontare la spinosa questione delle unioni di fatto. Dei sei disegni di legge depositati in Parlamento che dovrebbero approdare alla Camera entro settembre, ha fatto parlare quello dei DIDORE dei ministri Brunetta e Rotondi, sottoscritto da sessanta deputati del Pdl. Tra i diritti previsti, quello di visitare il convivente e di accudirlo in caso di malattia, di designarlo come rappresentante per le decisioni in materia di salute, donazione di organi e celebrazioni funerarie; di succedergli, infine, nel contratto di locazione. Fra i doveri, quello di provvedere agli alimenti del partner per un periodo proporzionale alla durata del contratto.

Decimo compleanno per i Pacs francesi, i Patti civili di solidarietà. Anche se la prima cerimonia risale all’agosto 2001, il provvedimento venne, infatti, approvato nel 1999. Furono i socialisti a volerlo, riuscirono a spuntarla contro il muro delle forze di centro e di destra terrorizzate dall’idea che il provvedimento avrebbe incrementato la pedofilia, destabilizzato la società e provocato un’irreparabile decadenza della civiltà. Oggi i Pacs riguardano più di un milione di francesi, soprattutto eterosessuali e registrano un incremento annuale medio del 30 per cento. Confermano il successo i dati di natalità che in Francia sono i più alti d’Europa così come la percentuale dei Pacs dissolti che si aggira intorno al 18 per cento, pari cioè a quello dei divorzi. Quanto ai Paesi europei che ammettono le unioni civili la lista è molto lunga e comprende Austria, Danimarca, Finlandia, Germania, Gran Bretagna, Islanda, Norvegia, Repubblica Ceca, Slovenia e Ungheria.

Parliamo di quest’ultima proposta. Che cosa prevede? All’art. 1 si chiede il riconoscimento giuridico della coppia e una serie di diritti e doveri che ne conseguono. Per esempio si parla del diritto ad ereditare la pensione del compagno dopo il decesso, di ereditarne il contratto di affitto e c’è il diritto di essere assistiti in ospedale quando, purtroppo, si è malati. Passiamo ai doveri... La proposta prevede il dovere di assistenza reciproca sia sul piano economico che sanitario e la possibilità di sciogliere l’unione. Quello che il patto non prevede, e ci tengo a chiarirlo, è il diritto all’adozione che, invece, compare nelle altre due proposte, pensate espressamente per equiparare giuridicamente le coppie omosessuali e quelle eterosessuali. Come mai ha avanzato ben tre proposte? Credo sia necessario portare in Parlamento progetti completi che rispondano alle esigenze delle coppie italiane eterosessuali e omosessuali. Soprattutto considerare tutte le situazioni possibili. Il disegno di legge del centrodestra, quello dei DIDORE di Brunetta e Rotondi, ha una differenza fondamentale rispetto al suo, cioè non prevede il diritto a ereditare la pensione del compagno dopo il decesso. Il Ministro Brunetta ha ribadito che un simile diritto esteso alle coppie di fatto intaccherebbe il nostro già fragile sistema previdenziale. Cosa ne pensa?

Non si capisce perché se la coppia viene riconosciuta non le si debba riconoscere un diritto sacrosanto come questo. La proposta del centrodestra è minimalista e per certi aspetti umiliante. Inizia citando l’art. 29 della Costituzione in cui si dice che la famiglia è fondata sul matrimonio. È come mettere le mani avanti, vietando a prescindere ogni altro riconoscimento di qualsiasi forma di unione. Inoltre, questo va contro la legislazione europea che chiede il riconoscimento di altre forme di famiglia. Cosa direbbe ai suoi colleghi per convincerli a votare la sua proposta? Che dobbiamo guardare alla vita degli uomini e delle donne di questo Paese, alle loro esigenze pratiche e quotidiane. Dobbiamo de-ideologizzare questo tema sia da sinistra che da destra e rinnovare una politica arretrata. Nei Paesi dove i diritti sociali e civili viaggiano sullo stesso piano senza ordine di priorità, questo fa crescere la società e la rende più aperta e più ricca anche economicamente. In una recente intervista ha dichiarato che ha intenzione di sposare la sua compagna e che lo farà in Germania… Certo che ci penso. Nel momento in cui una coppia omosessuale si trova nelle condizioni di poter fare la scelta di sposarsi, di prendersi delle responsabilità rispetto al proprio rapporto, perché in quel Paese è possibile, ci pensa e lo fa. NEXTFAMILY

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DAL PENNELLO

AL MOUSE di Maria Nicoletta Tulli

Software Art: quando la tavolozza è digitale e permette di esplorare i limiti di un modello, di lasciarsi guidare dall'improgrammabile. L'esperienza di John Simon e altri pionieri


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ai sentito parlare di Software Art? Strano, ma possibile. Nonostante siano trascorsi più di quarant’anni dalle prime sperimentazioni artistiche audiovisive realizzate al computer, le opere d’arte software continuano ad essere per molti un oggetto misterioso, destinato solamente ad un pubblico esperto e tecnologicamente aggiornato, capace al massimo di suscitare curiosità da parte dei mass media. Eppure oggi il software è ovunque: nei computer, nei dispositivi di comunicazione, nei telefoni, nelle lavatrici e in tanti altri macchinari ancora. In un ambiente sempre più mediatizzato e digitalizzato, anche senza conoscerlo, più nessuno può evitare il software. Spesso non si vede e funziona come se fosse dietro le quinte, ma in realtà domina tutto e ha raggiunto tutti, o quasi, i campi. Per questo era inevitabile che arrivasse anche nell’arte. Detto fatto. È nata la Software Art, che comprende tutte le opere basate sulla tecnologia e sulla logica del software. Le creazioni che nascono sono programmi artistici che spesso danno vita a processi il cui risultato non

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è direttamente prevedibile dall’artista. In questo senso, l’opera non è costituita da un oggetto finito ottenuto attraverso il programma, ma dal programma stesso e dal processo creativo che innesca. La Software Art focalizza la nostra attenzione su tutto il codice grezzo di programmazione dominante su cui sempre più è basato il nostro ambiente ed usa questo codice, o questo software, come materiale artistico. Emergono alcuni nomi nel panorama di questa nuova forma espressiva, come l’americano John Simon, ospitato per la prima volta in Italia, a Reggio Emilia, negli scorsi mesi con la mostra Outside In. Ten years of Software Art, che con le sue opere esplora un percorso decennale di ricerca intrapreso nella Software Art. Genera composizioni e colori in movimento in uno spettro infinito di combinazioni che non si ripetono mai, producendo una pluralità di esperienze visive. Simon dichiara: “La Software Art non è come un video in cui si registrano sequenze di immagini, esse grazie al mio software sono create mentre vengono visualizzate: il software è la scena che si sviluppa e non si ripete mai… Scrivere un software come opera d’arte segue le tradizioni del


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XX secolo. Trova una sua corrispondenza nell’arte analitica di Klee, Albers e altri artisti della Bauhaus, oltre all’arte concettuale di Sol LeWitt, Weiner e Kosuth. La Software Art - continua Simon - mira ad espandere ed attivare le pratiche iniziate dagli artisti che hanno codificato la loro esperienza artistica. Nello scrivere software ho imparato che una serie di regole ben definite può sortire effetti imprevisti. Di solito, inizio un progetto di software con un modello mentale, disegno l'idea a matita su carta per aiutarmi a definire le regole e poi le codifico nel software. I numeri nel software che controllano forme e colori sono incrementati automaticamente mentre io aggiungo nuove regole ispirate da ciò che vedo. In questo modo esploro i limiti del modello; da questo processo emerge, quindi, un nuovo modello mentale e così inizia nuovamente il ciclo di feedback”. A New York, una grande artista vive e lavora per promuovere l’arte del software. Il suo nome è Mary Flanagan. Lavora nel campo della Software Art dalla metà degli anni Novanta creando progetti in Rete e installazioni site-specific, che riflettono gli effetti del forte impatto tecnologico sulla nostra cultura. Al centro dei suoi lavo-

ri è l’inconscio collettivo virtuale, creato dal computer e da Internet. Attraverso il software la Flanagan ricontestualizza i dati superando, così, ogni controllo della macchina per fargli assumere forme nuove organizzate liberamente e in maniera creativa. Le sue opere sono state esposte al Whitney Museum of American Art di New York, il Musée d’Art Contemporaine di Montréal e ad alcune prestigiose manifestazioni d’arte digitale. Anche in Italia si sta valorizzando l’arte digitale. In primo piano si può citare Mauro Ceolin, di Milano, diventato famoso a livello internazionale grazie a una pittura a mano libera realizzata con l’uso della penna ottica. Un artista multimediale la cui ricerca, fin dal 1996, consiste nello studio delle forme estetiche delle ambientazioni videoludiche e delle realtà connesse al mondo della Rete informatica. Tra i suoi lavori più significativi ricordiamo la serie di ritratti dedicati ai game designer (Gamepeople), i paesaggi tratti dai videogame (Solid Landscapes), le sculture-oggetto realizzate con le cartucce del Game Boy e le vedute dei quartieri generali delle multinazionali dell’Elettronica di Consumo e della New Economy (Promotional Landscapes).

NON SOLO SOFTWARE ART Diretta da Daniel Birnbaum e intitolata Fare Mondi, la 53a Esposizione Internazionale d’Arte resterà aperta al pubblico fino a domenica 22 novembre, ai Giardini, all’Arsenale e in vari luoghi di Venezia. Con un record di biglietti venduti nella prima giornata (4.776 visitatori paganti), riunisce - inclusi i collettivi - più di 90 artisti di tutto il mondo, con nuove opere di tutti i linguaggi. “Il titolo stesso”, ha dichiarato il Direttore, “esprime il mio desiderio di sottolineare il processo creativo. Un’opera d’arte è una visione del mondo e, se presa seriamente, può essere vista come un modo di fare mondi. Prendendo il concetto come punto di partenza, possiamo anche evidenziare la fondamentale importanza di alcuni artisti chiave per la creatività delle generazioni successive. In mostra saranno presenti tutte le forme artistiche: installazioni, video e film, scultura, performance, pittura e disegno, e anche una parata. La mostra creerà nuovi spazi per l’arte, che si dispiegheranno oltre le aspettative delle istituzioni e del mercato. L’enfasi posta sul processo creativo e sulle cose nel loro farsi, non escluderà un’esplorazione della ricchezza visiva, indagata dagli stessi artisti, e riguarda possibili nuovi inizi: è ciò che vorrei condividere con i visitatori della Biennale”. NEXTFAMILY

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GLI OCCHI SULLA CITTA’


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Alcune recenti proposte a vari sindaci d’Italia avanzano l’idea di installare telecamere ovunque. Per una migliore garanzia di sicurezza, si dice. Ma la privacy? Come crescono i nostri figli in un mondo sempre piÚ monitorizzato? di Luciano Tirinnanzi


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ll’inizio furono le banche. Poi gli edifici statali. Dopo le piazze e le strade. Quindi, anche gli esercizi commerciali e le case. E ancora gli stadi, i benzinai, i garage, persino le stanze. Le telecamere, veri e propri occhi sulla città, si trovano ovunque in mezzo a noi: al mattino, quando usciamo da casa, svoltiamo a destra e, prima di arrivare a prendere un cappuccino al bar, siamo già stati inquadrati e filmati più volte dal circuito della banca e dalla telecamera del tabaccaio all’angolo. L’obiettivo della telecamera all’incrocio del viale riuscirebbe persino a mettere a fuoco il baffo di cappuccino della colazione appena consumata. Entriamo in metro e il circuito video osserva interamente il nostro tragitto. Altre telecamere, poi, ci accompagnano mentre superiamo il commissariato e la gioielleria, quindi scrutano dalla piazza cosa acquistiamo dal giornalaio e ci guardano, infine, entrare nel palazzo di fronte. Siamo arrivati a lavoro, lo sanno già tutti. Passino le fobie orwelliane o da Truman Show, sappiamo però con certezza che siamo continuamente osservati: quasi ogni giorno della nostra vita qualcuno ci guarda senza che lo immaginiamo. È un fatto reale. Anzi, verrebbe da dire “reality”. La tecnologia non è una qualità che si sposa sempre bene con la privacy: ogni nostra conversazione telefonica può essere ascoltata, ci arrivano mail di aziende che ignoriamo ma che già conoscono i nostri gusti, le nostre foto caricate su Facebook da chissà chi circolano indisturbate sul web, le banche hanno persino le nostre impronte e, come se non bastasse, con Google map si può vedere se innaffiamo o meno le piante del nostro terrazzo. Il privato è una garanzia suscettibile di modifiche, lo sanno bene anche i satelliti. Ma torniamo a terra. Le notizie sulla nostra vita sono di facile accesso e, in pratica, di dominio pubblico. Se si ha intenzione di assumere una persona, prima del CV spesso si cercano sulla Rete notizie che la riguardano ed è facile che si controllino le sue credenziali su YouTube piuttosto che altrove. La battaglia per garantire la privacy è,

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L’ecosistema che cambia Nel 2004 fu un criminale italiano, Luciano Liboni detto Il Lupo, a dare un esempio di quanto sia facile essere controllati. Nell'estate 2004 egli si rese, infatti, protagonista di una fuga disperata per l'Italia centrale, dopo aver sparato ad un Carabiniere. La vicenda del latitante attrasse l'attenzione dei media e fu seguita, istante per istante, fino al drammatico epilogo. Quando il fuggitivo arrivò a Roma per nascondersi, la polizia riuscì a monitorare i suoi movimenti, a capirne gli spostamenti e lo inquadrò più e più volte nelle varie telecamere sparse per la città, seguendolo fino a braccarlo. Il triste epilogo lo vide protagonista di una sparatoria presso il Circo Massimo, nella quale restò ucciso. I telegiornali riproposero con soddisfazione le numerose immagini di Liboni che passeggiava per le vie del centro, ma in pochi si chiesero come fosse possibile riuscire a monitorare un’area vasta come la Capitale con tale efficienza e capillarità. Significava che le telecamere erano, e sono, ovunque, come in un set cinematografico. Nessuno, però, lo aveva mai esplicitato, ma da quel momento fu chiaro a tutti: non provare a scappare, piuttosto fai un bel sorriso che ti stanno inquadrando. Il bandito Liboni veniva da un’altra epoca e credeva di potersi perdere nel caos della giungla urbana, mimetizzandosi per sfuggire agli occhi vigili delle forze del’ordine, ma si sbagliava. Anche se in questo caso è stato un bene, oggi l’ecosistema è cambiato: i lupi non hanno più la loro foresta. NEXTFAMILY

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oggi più che mai, un tema scottante e molto discusso in Parlamento, motivo di aspri scontri politici. Tutti, perciò, siamo divenuti vittime del sistema che ci ha visto prima impossessarci della tecnologia e poi perderne il controllo. Il ricatto legato ai dati sensibili è divenuto, per qualcuno, un nuovo mestiere e assistiamo sempre più spesso a battaglie istituzionali con politici che si combattono a colpi di foto piccanti e bassezze simili, che tendono a minare le reciproche credenzialità. Ne siano esempi le vicende di Sircana o il più recente Noemigate. I regolamenti parlano chiaro e la legge sulla privacy è perentoria, non altrettanto può dirsi per le sanzioni che l’accompagnano. Dove non arriva la giurisprudenza, imperversano gli occhi indiscreti di obiettivi e telecamere sempre più piccole e invisibili: da lì a sbattere il mostro in prima pagina il passo è breve. Posto che la tecnologia dovrebbe servire per garantire più controllo e maggiore sicurezza ai cittadini, viene da porsi una domanda: davvero giovano queste intrusioni nel privato? Possiamo affermare di essere più sicuri perché più monitorati? O piuttosto grazie a questi mezzi è divenuto troppo facile invadere la privacy, perdendo perciò lo scopo primario, cioè garantire la nostra riservatezza e incolumità? Certo, i nostri comportamenti dicono chi siamo ma la verità di alcuni fotogrammi è pur sempre parziale e suscettibile di cattive interpretazioni da parte di chi osserva. Oggi siamo tutti un po’ più spioni e il voyeurismo, nonché il protagonismo, sembrano divenuti una malattia cronica della società: i giornali stampano sempre più volentieri e riversano sul web argomenti frivoli e futili come l’abbigliamento della First Lady americana anziché la nuova politica estera Usa. Oppure, pubblicano le intercettazioni di personaggi indagati ancor prima che inizi il processo a loro carico. Le foto di scatti osé sono ormai divenuti una rubrica fissa e quasi quotidiana. I telegiornali, infine, dedicano sempre più spazio ai filmati messi in Rete da sconosciuti occhi digitali, eliminando il filtro giornalistico e aprendo la strada a quel cosiddetto “giornalismo dal basso” che spinge sempre più persone a riprendere ogni istante della vita propria e degli altri che, inconsapevoli o impotenti, non possono far altro che arrendersi. La fuga nel privato ha generato anche questa realtà da Grande Fratello; non c’è, insomma, più spazio per godere della privacy. Dobbiamo, in definitiva, iniziare a fare i conti con la chimera del nuovo millennio: non combattiamo più una battaglia per ottenere la libertà ma piuttosto una sempre più cruenta lotta per riuscire a garantire a noi stessi una reale intimità. 34

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Dopo la cover del nostro primo numero dedicata all’uso di Internet da parte dei governanti italiani, ecco a sei mesi di distanza un aggiornamento della situazione di Carmelo SchininĂ


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eb: tutti lo conoscono, lo usano e ne abusano. Ma che utilizzo ne fa la classe dirigente italiana? Pare proprio che anche la dignità mondana dei nostri politici imbrillantinati (e non) sia caduta nella Rete. Certo non si può dire che da noi governo e parlamento abbiano seguito l’esempio d’oltreoceano dell’homo novus Obama (cui avevamo dedicato la copertina del primo numero di Next Family), il cui rapporto simbiotico con Internet, come analizzato, è stato fondamentale per comunicare in maniera diretta e interattiva con gli elettori e vincere le primarie democratiche, ma è già qualcosa che il Palazzo abbia capito che il web sia un territorio da presidiare. Paolo Gentiloni (Pd), ex ministro delle Comunicazioni, ha messo su un sito dal 2005, uno dei più longevi e ben organizzati, così anche quello di Dario Franceschini. Un buon successo lo ha riscosso il blog di Antonio Di Pietro (Idv), che ci scrive quotidianamente: conta almeno un centinaio di commenti per ogni intervento pubblicato ed ha un’agenda sempre aggiornata. Un politico gettonatissimo su Facebook è il ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, che però tuona sull’uso privato di Internet negli uffici pubblici, minacciando tremende sanzioni per i disobbedienti. E che dire del ministro per le pari opportunità Mara Carfagna, anche lei piena di fan facebookiani? Pari opportunità per tutti, ma non per i gay visto che recentemente ha fatto cancellare sul sito del suo ministero la pagina della lotta all’omofobia. Diligente e moderno, invece, Antonio Palmieri (Pdl), che mantiene un contatto costante con il suo elettorato e risponde puntualmente alle mail, tanto da essersi guadagnato più volte il titolo di miglior sito personale. Di buon livello anche il sito di Carlo Giovanardi (Udc), del radicale destro Marco Cappato e la versione blog del sito della Lega Nord. C’è poi anche

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Facepolitibook. Prima la Gelmini Se andiamo sul social network dei social network (Facebook), guardando solo ai sostenitori che compaiono cliccando sulla voce politici , in prima posizione c’è Mariastella Gelmini: il ministro dell'Istruzione (foto in basso) conta 8.053 fan. Al secondo posto l’ex segretario Pd Walter Veltroni, con 7.798 supporter, seguito dal ministro delle Riforme Umberto Bossi che raggiunge quota 5.660 e dal ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta che vanta 5.129 sostenitori. Al quinto posto troviamo il leader dell'Idv Antonio Di Pietro, con 4.661 amici. Al sesto, inaspettatamente, fa la sua comparsa il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, con 4.045 fan. Al numero sette troviamo il ministro della Difesa Ignazio La Russa, con 2.030 sostenitori, seguito da Massimo D'Alema con 1.478. Scende in ottava posizione il ministro dell’Interno Roberto Maroni, quota 1.343. Al penultimo posto c’è l'ex presidente del Consiglio Romano Prodi, che si ferma a 1.234 amici e in ultima posizione Emma Bonino, con 942 fan.

L’uso del web da parte dei politici italiani non è . Per questo la classe dirigente del nostro Paese stenta a

strategico

DECOLLARE

chi, come Walter Veltroni (Pd) e Letizia Moratti (Pdl), adoperano il web per dialogare con i cittadini solo in clima elettorale. Ma l’uso che viene fatto di questi strumenti cambia secondo i casi. Ed è qui che si capisce perché la classe politica italiana stenti a decollare in Rete: secondo Stefano Epifani, docente di Comunicazione Interattiva e Tecnologie della Comunicazione Digitale alla Sapienza di Roma, quasi tutti i nostri eroi “usano la Rete in maniera unidirezionale, come fosse una trasmissione televisiva, senza una vera e propria interazione con i cittadini”. Secondo una recente indagine di Nextplora e Microsoft Italia, il 79% degli italiani critica il modo in cui politici e partiti dialogano con gli elettori attraverso il web. Si chiede l’aumento di spazi virtuali di discussione e interazione e, soprattutto, di riferire con maggiore trasparenza sulle attività che i politici svolgono quotidianamente in Parlamento o nelle amministrazioni locali. Il 61% vorrebbe partecipare on-line alla stesura dei nuovi disegni di legge (percentuale composta in massima parte da uomini di oltre 55 anni), il 52% vorrebbe parlare e confrontarsi direttamente con i politici attraverso chat o Instant Messenger (percentuale in cui prevale la fascia d’età che va dai 25 ai 34 anni), infine il 48% vorrebbe poter leggere e commentare i blog dei politici più influenti a livello nazionale e locale. E non è tutto: il 64% degli italiani non ha mai visitato il sito del proprio schieramento o partito di riferimento. E tra chi li ha visitati emergono comunque richieste di modifiche: i siti di partito dovrebbero contenere al loro interno la possibilità di effettuare sondaggi (44%), forum di discussione aperta (34%), calendari di convegni e manifestazioni (26%), maggiori informazioni sull’excursus politico dei diversi leader (21%) e la presenza di un blog del leader del partito (20%). Quando il nostro web sarà in grado di spostare voti come già fa la tv? A sei mesi dalla vittoria di Obama, insomma, aspettiamo ancora l’effetto Obama... NEXTFAMILY

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SCHOOL I ragazzi vivono il sesso senza considerarne i rischi, addirittura lo filmano e lo mandano in rete. Ma quanto lo conoscono e, soprattutto, cosa fanno le istituzioni educative a riguardo? di Paola Guarnieri


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isti dalla cattedra, il Sesso e la Scuola non sono mai andati d’accordo. Lo dimostrano i tentativi, puntualmente falliti, di inserire l’educazione sessuale nei piani di studio di scuole elementari e medie. La storia è sempre la stessa: da una parte l’istituto scolastico tenta di avviare i propri allievi ad una prima, sommaria, precauzionale conoscenza della materia, dall’altra i genitori, paladini del pudore e dell’eterna purezza, alzano la voce per prevenire pericolose intrusioni nel nido familiare. In mezzo ci sono loro, gli adolescenti, sempre più curiosi, impazienti, incoscienti e soprattutto incapaci di aspettare il momento giusto, la persona giusta, l’età giusta. A Milano, poche settimane fa, l’ennesimo polverone sollevato dal Coordinamento Promozione e Difesa della dignità della Persona (raggruppa 16 associazioni e gruppi di area cattolica) che, spinto anche dalle proteste dei genitori, accusava la Regione Lombardia di finanziare corsi dal contenuto pericoloso e diseducativo. A Novara, in una scuola elementare, una maestra di scienze è stata ammonita dal preside - allertato dai genitori - per aver risposto in maniera troppo esplicita alle domande degli alunni in materia di sesso. Intanto negli Stati Uniti la psicologa Sharon Maxwell è diventata celebre con il libro The Talk (in Italia edito da Feltrinelli con il titolo È ora di parlarne), in cui invita i genitori ad affrontare il tema del sesso fin dalle elementari e spiega come farlo mettendo da parte l’istintivo imbarazzo. Un manuale che arriva dopo dieci anni, durante i quali la Maxwell ha tenuto corsi e incontri di educazione sessuale nelle scuole, partendo sempre dalla propria esperienza di madre. È, infatti, fuori discussione che in tema di educazione al sesso la famiglia dovrebbe rimanere il primo punto di riferimento, come cita l’articolo 30 della Costituzione: “È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli”. Se questo non accade (e non accade sempre più spesso) tocca alla scuola intervenire. “Quando si parla di educazione la società dovrebbe reggersi su due istituzioni fondamentali “, ha spiegato lo scrittore ed ex insegnante elementare Marcello D’Orta (i più lo ricordano sicuramente per il best seller Io speriamo che me la cavo), “ma entrambe sono ormai allo sbando: la famiglia è sempre più fragile e non si preoccupa di dare ai ragazzi questo tipo di informazioni, la scuola non lo fa perché ha paura o perché non ci sono leggi che lo prevedono. Eppure medici e psicologi sono concordi nel ritenere che bisogna formare gli adolescenti. Il problema è che il sesso è una

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patata (sic!) bollente che la famiglia passa alla scuola e viceversa. I genitori pensano che qualcuno prima o poi dirà ai figli come stanno le cose e commettono un errore gravissimo, perché i ragazzi parlano continuamente di sesso e registrano informazioni sbagliate”. E mentre in Italia si discute se sia giusto parlare di sessualità a scuola, le statistiche dimostrano che l’incontro tra gli adolescenti e il sesso avviene. Presto e spesso. Secondo i dati Istat, infatti, in Italia gli aborti spontanei sono cresciuti negli ultimi vent’anni del 30 per cento, con punte del 67 per cento per le giovanissime tra i 15 e i 19 anni. Quanto ai metodi contraccettivi, l’impennata dei consumi della pillola del giorno dopo, registrata dal 2007 ad oggi, è dovuta al fatto che le prime ad usarla (il 55%) sono proprio le ragazze con meno di vent’anni. È la prova che i ragazzi vivono il sesso senza considerarne i rischi, addirittura lo filmano e lo mandano in Rete, alieni a quel sentimento di cui sempre più spesso anche i grandi sentono la mancanza: il pudore. Ma come si insegna il pudore? Il filosofo Roger Scruton, uno dei più influenti pensatori al mondo, autore di saggi e romanzi sul pensiero occidentale, ha scritto che “la vera educazione sessuale consiste nell’educazione al pudore”. Come si fa allora a insegnare il pudore agli adolescenti parlando di sesso? “Basta trovare un modo soft per far capire che non è qualcosa di sporco, di sbagliato, ma qualcosa di naturale”, spiega D’Orta, “e soprattutto eliminare tutti i pregiudizi che ruotano intorno al sesso e rispondere a tutte le domande. Dare agli adolescenti più strumenti possibili perché possano formarsi un proprio pensiero”. E una volta formato il pensiero, il pudore verrà da sé. Marcello D’Orta

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QUELLI CHE GIÀ’ LO FANNO Dal 2011 le scuole inglesi dovranno prevedere lezioni di educazione sessuale in cui si parlerà di coppie gay, unioni civili, contraccezione e malattie sessualmente trasmissibili. È il contenuto di una riforma appena varata dal governo volta a ridurre il numero di gravidanze tra le adolescenti, che in Gran Bretagna è il più alto d’Europa. In Germania ci sono arrivati molto tempo prima. Negli istituti tedeschi, l’educazione sessuale fa parte dei programmi scolastici dagli anni Settanta, così come in Francia, dove dal 1973 le scuole sono tenute ad impartire 30-40 ore di educazione sessuale e a distribuire profilattici agli studenti di terza media e prima superiore. In Finlandia tutti i quindicenni ricevono un kit introduttivo di educazione sessuale dalla Family Welfare Foundation, mentre in Olanda dagli anni Ottanta il Governo pubblicizza il programma Amore per tutta la vita per insegnare ai giovani a prendere decisioni responsabili in tema di salute e sessualità.

CONTRO LE SESSO BUFALE L’EUROPA HA CREATO SAFE C’è ancora troppa ignoranza tra le adolescenti in tema di sesso. Dalle ultime stime della SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia), in Italia appena lo 0,3% delle ragazze under 19 possiede una buona educazione sessuale. Ecco spiegato il rapido diffondersi di bufale e luoghi comuni. La maggior parte delle adolescenti crede, ad esempio, che per evitare gravidanze indesiderate occorrano lavande a base di cocacola o che basti avere rapporti sessuali rapidi o immersi in acqua. Sono anche convinte che non raggiungere l’orgasmo scongiuri il pericolo di rimanere incinte. Una spaventosa confusione che trova eco nei sondaggi europei dai quali risulta che la principale fonte d’informazione sul sesso per i ragazzi sono i media e gli amici. La Commissione Europea è corsa ai ripari e nel 2007 ha lanciato il progetto SAFE (“sicuro”) che prevede, tra le altre cose, corsi di educazione sessuale obbligatori fin dalle elementari, rivolti anche ad insegnanti e genitori. L’obiettivo è di informare gli adolescenti sul sesso in tutti gli aspetti, per una sessualità sicura, senza peccato e senza pregiudizi. Peccato che da noi è ancora poco sicuro parlarne...

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ANGELI CADUTI Un’estate senza Michael Jackson e Farrah Fawcett. Due che hanno fatto cantare, ballare e sognare milioni di famiglie e che in meno di 12 ore, per motivi diversi e distanti tra loro, se ne sono andati di Vincenzo Prizzi


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e James Dean è stato un “ribelle senza causa” (da Rebel Without a Cause, titolo originale di Gioventù bruciata ) anche Farrah Fawcett, l’eroina di Charlie’s Angels e una decina d’anni dopo Michael Jackson, re del pop funky mondiale e molto altro, lo sono stati. Il fatto è ovviamente arcinoto e consumato, eppure non è ancora trascorso così tanto tempo dal loro decesso, avvenuto in meno di dodici ore per entrambi, e per cause differenti, il 25 giugno scorso. Forse non è neanche appropriato chiamarli ribelli, tuttavia agli occhi delle oceaniche platee che li hanno amati si erano un po’ ribellati alla vita, naturalmente ciascuno a suo modo. Quanti brividi ha dato a milioni di famiglie il videoclip, uno dei primi in assoluto, diretto da John Landis (il regista dei Blues Brothers), che racconta una storia all’interno di una canzone. Durava tantissimo quel Thriller del 1982, che contribuì a far vendere a Jacko, come lo chiamavano i fan, oltre 4 milioni di copie. Era già lunga e consolidata, la fama di Jackson, agli inizi degli anni Ottanta, visto che si esibiva fin da quando aveva tre anni con suo padre e i suoi fratelli con il nome di Jackson Five. Era nero, Michael, e sembrava andar fiero delle sue radici, poi ad un tratto, dopo il successo clamoroso di Thriller e di Billie Jean, iniziò o si interruppe qualcosa dentro di lui. La sua musica rock, pop e funk si arricchì, per la verità, attraversata da vene rap e pompata da coronarie soul, mentre subiva un’altrettanto significativa compromissione, non del tutto positiva, forse, con romanticismi e melodie mainstream. Commerciali e popolari, svilenti, a detta di molti critici. Che contrastavano però con i ritmi e la spettacolarità dei suoi concerti, i suoi tour, i suoi live

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davvero magici, con effetti pazzeschi (dove ha messo mano perfino l’illusionista David Copperfield per far apparire il cantante dal nulla in mezzo al pubblico). Jackson partecipò al mitico Live Aid, cantò insieme a tanti celebri colleghi We Are the World, poi si perse un po’ dietro a fantasie adolescenziali, infantili, iniziò a cambiar pelle. Letteralmente, sottoponendosi dagli anni Novanta in avanti a decine di tocchi e ritocchi plastici facciali, ingerendo farmaci schiarenti, rimodellando il naso all’insù, sempre di più, assottigliando la bocca fisiologicamente negroide fino a farla diventare una fessura sottilissima. Appariva sempre più debole, Jackson, e sempre più chiacchierato per le sue discutibili scelte in fatto più di atteggiamenti che di musica. Amava i bambini come il Peter Pan che si era sempre sentito, al punto da chiamare il suo mega ranch Neverland, l’isola che non c’è. E forse da un certo momento in poi della sua tormentata esistenza Michael Jackson ha voluto sparire anche lui, sarebbe voluto volare via. Proprio come gli è alla fine accaduto il 25 giugno scorso, quando un attacco cardiaco l’ha stroncato nella sua villa di Bel Air. Non sono servite le cure immediate e la corsa in ambulanza. Aveva 50 anni. In un battito d’ali se n’è andata, insieme a Jacko, anche la diva televisiva più in vista degli anni Settanta, Farrah Fawcett, divorziata dal primo marito Lee Majors, eroe buono de L’uomo da un milione di dollari e sposata con il collega Ryan O’Neal. Quella con O’Neal fu una delle relazioni più belle, turbolente e spettacolari della Hollywood dell’epoca. La Fawcett, bellezza tipicamente yankee, bionda con occhi azzurro-verdi, fisico perfetto ma tutt’altro che palestrato o rifatto secondo gli attuali canoni estetici, ebbe il suo massimo successo interpretando l’angelo biondo


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Jackson’s records 1972 - Got to Be There 1972 - Ben 1973 - Music & Me 1975 - Forever, Michael 1984 - Farewell My Summer Love 1979 - Off the Wall 1982 - Thriller 1987 - Bad 1991 - Dangerous 1995 - History: Past, Present and Future - Book 1 1997 - Blood on the Dance Floor: History in the Mix 2001 - Invincible

del Bene in Charlie’s Angels, che, come dicevamo, rappresenta una delle serie televisive di maggior successo in assoluto in tutta la storia della tv americana. Ancora adesso rivanno in onda le puntate e al telefilm è stato anche dedicato un film per il cinema con Cameron Diaz, Drew Barrymore e Lucy Liu. Non fu molto visibile, in seguito, la Fawcett, se non come si diceva per l’amore burrascoso tra lei e Ryan O’Neal. Si lasciavano e si riprendevano, secondo i tabloid scandalistici che oggi si definiscono di gossip, tanto quanto Liz Taylor e Richard Burton. Si sono sposati pochi giorni prima della morte di lei e hanno avuto un figlio, Redmond, oggi 24enne e tossicodipendente, che per andare al funerale della madre ha chiesto un permesso speciale al centro di riabilitazione dov’è in cura. Angeli caduti, dicevamo. Li abbiamo voluti chiamare così, esseri che si sono ribellati alla natura e che la natura ha a suo modo punito, a volerla vedere in un’ottica che non ci appartiene troppo ma che fa comunque sempre i conti almeno con il fato, il destino. Un karma che ci costruiamo noi stessi. Nel tempo, chissà, di Michael Jackson ricorderemo più la musica che le accuse di pedofilia, il matrimonio fallito con la figlia di Elvis, le mille cause in tribunale, i dischi sempre più diradati fino al tour che sarebbe dovuto partire da Londra e proseguire fino al 2010, prima che avesse l’infarto mortale. Della bella Farah Fawcett, invece, ricordiamo il sorriso aperto, il corpo mozzafiato e non gonfiato da silicone, l’intensa interpretazione al cinema in Oltre ogni limite, poi il ritorno con Altman ne Il Dr. T e le donne, fino al gesto deciso che l’ha portata nuovamente sotto i riflettori ma solo per denunciare, quasi accusare, il tumore che l’aveva attaccata. Se ne sono andati quasi insieme, curiosamente, Farrah e Michael.

Tour Con i Jacksons 22 gennaio 1979 - 19 dicembre 1979, Destiny Tour 9 luglio 1981 - 19 settembre 1981, Triumph Tour 6 luglio 1984 - 9 dicembre 1984, Victory Tour Da solista 12 settembre 1987 - 27 gennaio 1989, Bad World Tour 27 giugno 1992 - 11 novembre 1993, Dangerous World Tour 7 settembre 1996 - 15 ottobre 1997, HIStory World Tour 13 luglio 2009 - 6 marzo 2010, This Is It Film 1978 - The Wiz 1986 - Captain EO 1988 - Moonwalker 1991 - Dangerous - The Short Films 1997 - Ghosts 2002 - Men in Black II 2004 - Miss Cast Away Apparizioni televisive 1976/1977 - The Jacksons TV Show 1991 - I Simpson 1997 - Telegatto 2003 - South Park Quell’Angelo di Charlie. I film di Farrah Fawcett 1969 - Un tipo che mi piace di Claude Lelouch 1970 - Il caso Myra Breckinridge di Michael Sarne 1976 - La fuga di Logan di Michael Anderson 1978 - Somebody Killed Her Husband di Lamont Johnson 1979 - Sunburn - Bruciata dal sole di Richard C. Sarafian 1980 - Saturn 3 di Stanley Donen 1981 - La corsa più pazza d'America di Hal Needham 1986 - Oltre ogni limite di Robert M. Young 1988 - Ci penseremo domani di Alan J. Pakula 1995 - L'uomo di casa di James Orr 1997 - L'apostolo di Robert Duvall, The Lovemaster di Michael Goldberg 2000 - Il Dottor T e le donne di Robert Altman 2004 - The Cookout di Lance Riviera


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Raccomandate da chi ha in tes ta Le mele migliori nascono solo in Südtirol su migliaia di alberi fatti proprio come me. E per farti scoprire la tua preferita tra le mie 7 succose varietà, certificate IGP, ogni giorno arrivo fino in città per portarti tutta la loro freschezza e bontà. Ecco perché se scegli Marlene® sai sempre di trovare la qualità come appena colta. Cosa aspetti? Le mie mele sono già nel tuo negozio di fiducia.

www.marlene.it


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es ta solo le mele.

la ta na


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CoverstoryL’importanza di giocare


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AY IT!

I videogiochi non influenzano i bambini. Voglio dire, se Pacman avesse influenzato la nostra generazione a quest’ora staremmo tutti saltando in sale scure, magari masticando pillole magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva. Kristian Wilson, Nintendo Inc., 1989 di Riccardo Palmieri


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nche i nani hanno cominciato da piccoli, titolava il regista Werner Herzog nel lontano 1970 in uno dei suoi film più irridenti, ma rivelatori, della diversità sociale. Diversamente abili sembravano i nani, e non era vero, e diversamente, potenzialmente abili, sono i bambini di oggi, ovvero gli adulti di domani. Anche gli adulti, infatti, hanno cominciato da piccoli, ma in molti se lo sono dimenticato. E qui sta la questione che ci accalora. Perché più ci si allontana dalla sfera ludica tanto più perdiamo il contatto con i nostri figli, con noi stessi, con la realtà. Il gioco è il grande schema e insieme il grande spazio aperto, concetto e luogo di incontro, di scontro, di confronto creativo tra umani. L’animale uomo ha via via articolato il suo sviluppo, il suo adattamento all’ambiente e ai propri simili non più solo su basi sopraffattorie. Il gioco ha regolato i rapporti umani fin dalla notte dei tempi, prima solo per necessità, quindi l’uomo è stato sempre più consapevole del valore costruttivo, sociale, del gioco e ne ha fatto il medium, il mezzo attraverso il quale trasmettere la conoscenza. Ma il gioco è anche e soprattutto libertà d’espressione, creatività, azione senza schemi e soprattutto schematismi. Ha la sua logica stringente e viceversa può fuggire qualsiasi tentativo di imprigionamento. È la sua forza, il suo valore, la sua peculiarità. Ed è importantissimo giocare, saper giocare, imparare a giocare. È attraverso il gioco che gli educatori e gli insegnanti trasmettono nozioni agli studenti, ma ancor prima, in famiglia, i genitori, quelli che si rendono presenti e presentabili. Il gioco, dunque, è l’azione umana più antica e insieme la più moderna ed ha anche l’esclusiva caratteristica di annullare la differenza tra “rozzo” e “raffinato”, tra “ricco” e “povero”, tra “artigianale” e “artistico”. Quanto è ritenuta nobile, raffinata, oggi, una giostra medievale solo perché recupera radici comuni e tradizioni che, almeno in questi ultimi trent’anni, sembravano accantonate a favore di altri giochi più di tendenza? E invece oggi rischia di essere più seguito un torneo di cavalieri incappuc-

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Il gioco è

l’azione umana più antica e insieme la più MODERNA

ciati a colpi di alabarda di una serata in discoteca sulla spiaggia. Ma vogliamo mettere una serata in famiglia a colpi di biliardino? Quella, anche sulla spiaggia di cui sopra, non la batte nessuno, ovvero batte ancora tutti i record di aggregazione generazionale. Bastano aste ben oliate, pupazzetti-calciatori in rosso e blu e tante palline di plastica di quel particolare peso che, una volta usate, non le dimentichi più per tutta la vita. Basta inserire una moneta o un gettone nel fianco del calcio balilla anche dopo trent’anni di astinenza e l’emozione si riaccende come d’incanto. Le narici colgono il profumo salmastro di quello stabilimento di tanti anni fa, gli occhi immaginano-rivedono il sorriso di tuo padre di fronte a te che ti sfida all’ultimo gol, magari da fondo campo e guai a chi fa il “girello”. Non vale. I punti bisogna guadagnarseli. Come nella vita di ogni giorno. Grande scuola di vita, il biliardino, così come il flipper, che le ultimissime generazioni conoscono più sotto forma di PinBall, versione miniaturizzata e computerizzata in dotazione al pacchetto base di Windows, che di armadio metallico superaccessoriato di luci, suoni, molle, special e contapunti analogico. Qualche bar ce l’ha ancora, o l’ha rimesso in circolazione sotto forma di cimelio d’antiquariato, rumoroso come un martello pneumatico. Eppure quante sfide, quante sconfitte all’ultima pallina, quanti game-over adolescenziali, quanti flirt si sono consumati all’ombra del flipper. Niente a che vedere con slot machine o videopoker, ma questa è un’altra storia. La nostra stoNEXTFAMILY

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ria di copertina punta al gioco puro, alla sua capacità di far incontrare ancora e nuovamente genitori e figli, oppure fratelli e sorelle o ancora amici, persone che senza accorgersene scoprono e affinano la propria identità in questo caleidoscopio di possibilità praticamente infinito che è il tempo, e lo spazio, del gioco. Giocare fa bene, dunque, per incontrare persone, ma anche e soprattutto per conoscere meglio se stessi. Una ricerca della Washington State University del 2003, in merito al valore del gioco quale motore evolutivo dell’essere umano, afferma infatti che l’attività ludica favorisce lo sviluppo neurale delle aree coinvolte nelle funzioni “più elevate” del cervello, come le reazioni emotive e l’apprendimento sociale. In tale ambito una pratica come la lotta, ad esempio, rappresenta non solo uno sport ma anche un’attività che induce la produzione di un fattore neurotropico il quale, a sua volta, è stimolo di crescita di nuovi neuroni. Questo grazie all’osservazione di 13 topi liberi di interagire rispetto ad altri 14 tenuti, invece, in isolamento. Ma lasciando i topi e parlando di uomini, per dirla con Steinbeck, il fattore di libertà organizzata o assoluta di una situazione di gioco crea associazioni e induce comportamenti proficui, positivi. Il cosiddetto “gioco di fantasia”, per esempio, come lo chiamavano i nostri nonni e anche i primi pionieri delle nuove teorie educative e didattiche, stimola i bambini ad usare un linguaggio più articolato, più utile e insieme ricco, che non può che migliorare il loro approccio adattivo alla vita. I giochi di ruolo, di ascendenza teatrale, in cui l’atto di immedesimazione in un altro da sé è fondante, ci dicono che non sono solo i bambini a progredire, ma i grandi, i cosiddetti adulti, fratelli maggiori e perfino genitori. Non è un fatto nostalgico giocare ancora ai pirati, ai cowboys, ai marines, ai signori degli anelli all’età di 20-25 e anche 30 anni. Si tratta di una variante di crescita che, proprio attraverso determinate regole non scritte ma condivise, canalizza le nostre pulsioni inespresse. Ma restiamo allo scambio di sudore che provocava, ieri, una partita di Pacman e, oggi, una di golf o tennis o baseball alla Wii. Senza dimenticare il gioco libero, quello che ha pure le sue regole ma all’interno del quale ci si pongono meno limiti. Dobbiamo a questo tipo di attività, secondo statistiche universali e pluridecennali, il fatto che un bambino apprende da solo il modo di fabbricarsi le sue fantasie, motori di un’immaginazione che lo porterà a superare non pochi ostacoli della crescita. Nel gioco libero si impara a gestire meglio il proprio corpo e anche a trattare meglio se stessi, gli oggetti e gli altri. Giocare insegna una cosa fondamentale: il rispetto per il compagno oppure, ma è più raro, per l’avversario. Ed è in questo secondo ambito che bisognerebbe fare maggiore attenzione e monitorare le situazioni e i

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SÌ, D RAM MAT IZZA La dr RE… amm ta a

tizza tivo, z arric simulazio ione è g ioc chito ne di uno s d ruolo o imitrum i gesti e , mim pa zione en o di ca to utile p role. E’ lingu p e a r c i l tà ’a a è un ggio origi , è una fo cquisinaria mezz rma o comu d d nicaz di espres el bambi i n tator ione s o, ione i, t relaz favorisce ra i picco e di io li sione ni che m ed incent speti i r v e vo. D d al coin ano alla a le co a v lizzaz l punto d olgiment ndivio em i vist ione, a del otisvilup la dr la a p mezz a lo spir mmatizza sociait o z ed em della co o di grup ione n p d o o i v z per isio ion zare e rap i nel cost ne di ide e r pres enta uire, rea re un liza sto ria.

gradi dell’eventuale competizione. È scientificamente determinato che circa il 75% degli adulti (53% uomini e 47% donne) supponenti o, meglio, arroganti nel traffico (48%%), in coda a fare la spesa (35%) o nel posto di lavoro (17%) sono risultati individui che ricordavano di non aver giocato granché da piccoli (39%) o di aver giocato parecchi tempo da soli o lontani da parenti o amici (61%). Sarà pertanto ovvio ripetere, ma non scontato, che giocare è importantissimo. E’ fondamentale non perdere il gusto del gioco, quella voglia di mettersi in discussione che, purtroppo, in genere tende a decrescere proporzionalmente con l’età che avanza. Si perdono allora i contatti con una zona franca della psiche, mai del tutto sperimentata, spesso sottovalutata o, semplicemente e incolpevolmente, trascurata. La vita ci porta, anche per necessità contingenti, certo, a lavorare sempre di più e a giocare sempre di meno, ma occorre forse tenere presente che il gioco è uno dei principali e meno costosi antistress che abbiamo a portata di mano. Investiamo sul tempo del gioco e investiremo meglio sul futuro dei figli, nostri e altrui. Anche i nani, come si diceva all’inizio, hanno cominciato da piccoli. Ma anche noi, non lo dimentichiamo. NEXTFAMILY

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INCONTRI (E SCONTRI) GENERAZIONALI Il biliardino, il flipper, il Monopoli, la Playstation, la Wii: sono sicuramente alcuni dei più importanti giochi che hanno fatto incontrare grandi e piccoli… Il calcio balilla sembra sia nato tra gli anni ’20 e ’30 in Germania, ad opera di Broto Watcher, ma fu brevettato nel 1937 in Spagna da Alejandro Finisterre, che lo costruì nella sua forma più moderna con omini sagomati. Il flipper, creato negli anni Trenta in versione interamente meccanica, fu trasformato da “gioco di fortuna” in “gioco di abilità” dalla Gottlieb nel 1947 con “Humpty Dumpty”, il primo flipper con le palette. Il più famoso gioco da tavolo, il Monopoli, fu ideato nel 1934 dall’ingegnere americano Charles B. Darrow, che propose alla casa editrice Parker Brothers un gioco di sua invenzione, basato sulla compavendita di terreni e di immobili, che venne rifiutato. Così Darrow produsse il gioco da solo, mettendolo in vendita in un negozio di Philadelphia: riscosse grande successo e la Parker Brothers decise di acquistarlo. Passando dai giochi in scatola a quelli tecnologici, la PlayStation è stata così popolare da portare a definire i giovani degli anni '90 come la “Generazione PlayStation”. Uscita nel 1994 sul mercato giapponese, sfidando la competizione del Saturn di Sega e di Ultra 64 di Nintendo, in sei mesi conquistò il cuore di oltre un milione di giocatori. Ha provocato un fenomeno curioso: se inizialmente ha allontanato grandi e piccoli per la sua natura individualista, poi ha finito per innescare la voglia dei padri di imitare i figli, nel tentativo di tornare indietro nel tempo, di tirare fuori il “fanciullino” che è in loro. Un gioco tecnologico più recente, che appartiene alla settima era delle console per videogiochi, è la Nintendo Wii, uscita alla fine del 2006. Ha proseguito la filosofia dell’azienda giapponese nell’unire le generazioni, coniugando parecchie fasce d’età.

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STRUTTURATO E NON STRUTTURATO Il gioco strutturato è un momento in cui in un contesto delimitato, in spazi e con materiali definiti, l’educatrice sollecita direttamente il bambino. Nella definizione più semplicistica rappresenta il giocattolo, ovvero un oggetto costruito che possiede una o due finalità pedagogiche. Il gioco non strutturato, invece, è un’attività caratterizzata dalla libera scelta del bambino: ha una forte valenza simbolica perché percorre più volte sia le esperienze più impegnative sia quelle più rassicuranti attraverso il gioco. L’educatrice assume il ruolo di osservatore, lasciando libero sfogo alla fantasia e alla creatività del bambino. Esso è costituito da tutti gli elementi, di per sé senza significato ludico, ma che composti ed usati in varie maniere, formano tante attività di gioco.

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Speciale Moda - Mare

Bikini

coloratissimi e trendy per vivere una

STAGIONE DI LUSSO di Ambra Blasi foto di Luciano Usai www.lucianousai.com

icercatezza e femminilità, dinamismo e contemporaneità sono alla base delle collezioni beachwear, che per l’estate presentano brillanti e coloratissime tinte unite, abbinate a decorazioni preziose e luminose composte da pietre e strass. Dettagli che, oltre ad arricchire il protagonista del mare, il bikini, rifiniscono anche i vari accessori, quali pantaloni, abiti e shorts.

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Riaffiora, attraverso numerosi particolari, l’anima avvincente degli anni Settanta, la grinta degli anni Ottanta, uniti alla leggerezza e alla libertà tipica del nuovo millennio. Una moda pensata per una donna esuberante e vitale, che vuole vivere l’estate da protagonista e si diverte a mostrarsi senza eccessi, per affermare il proprio stile. Fuori e dentro la famiglia, con seduzione e unicità.

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Occhiali CHANEL Bikini e pantalone VDP BEACH (idem nella pagina precedente)


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Occhiali CHANEL Costume con ricamo e pareo FISICO

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Bikini con paillettes e strass VDP BEACH

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Bikini tulle e pareo FISICO

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In alto a sinistra: tuta fantasia chiffon di seta e strass VDP BEACH A lato: abito tulle fantasia FISICO Nella foto grande: bikini patchwork e gonnellone folk FISICO


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Il servizio è stato realizzato al Porto Romano sullo splendido yatch “MOJITO”. Si ringrazia la Danimar nella persona di Giovanni Danieli per la sua disponibilità e Stefano e Fabio dell’equipaggio. La modella ELISA Un ringraziamento particolare AB - Via Bevagna, 10 Roma


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www.jacobcohen.net - TEL. 0426 42500 - Showroom Milano Galleria del Corso n.2

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QUESTO PAZZO

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MONDO


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ISRAELIANA SALVATA DAL SILICONE NEL SENO

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Deve la vita ad un’operazione di ingrandiATTENTO AL mento del seno un’israeliana di 24 anni. RINCULO Colpita al petto dalla scheggia di un razzo katiuHa tentato di imitare una scia sparato dai miliziani Hezbollah, famosa scena del film Jackass la ragazza si è salvata proprio ma è finito all'ospedale. perché “maggiorata”. Il quotiC’ERA UNA VOLTA… Per ravvivare un party che diano Maariv ha precisato in UNA “BARBONA” stentava a decollare, un seguito che, durante l'interUna signora ridotta purtroppo sul lastrico si è soldato inglese di 22 vento chirurgico, lo staff ricordata di aver fatto alcuni investimenti, anni anni, appena rientrato a medico si è accorto che prima, a Wall Street. Alice Perley, 48 anni, aveva vissucasa dall'Iraq, si è calato la protesi aveva fermato to per otto anni da barbona a Nashville, nel Tennessee, i pantaloni, ha infilato un la scheggia mentre si ma grazie all’intermediazione della banca d’affari A.G. petardo tra le natiche e trovava a distanza miniEdwards and Sons ha ritrovato i suoi risparmi e addirittura il ha acceso la miccia. ma dal cuore. fratello. Michael Guess, impiegato della A.G.Edwards, si è imbatMa il petardo è schizzatuto nella donna all’ingresso dell’ufficio. “Era vestita di stracci” ha to fuori dalla specialissiriferito. “Aveva uno sguardo da pazza. Chiaramente era senza ma piattaforma di lanCADE AL tetto”. Alice, vittima per anni di amnesia, aveva detto a Guess cio ed è esploso sul CIMITERO che si era improvvisamente ricordata di aver investito soldi posto, proprio “in un anni fa con la loro banca. Ma non ricordava nè dove né E MUORE certo punto anatomico quando. La A.G Edwards ha mobilitato la sua struttura per SUL COLPO - riferisce il Times - prorintracciare il conto a nome della donna; è stato ritroMuore a causa di una curando gravi lesioni vato presso la filiale di Atlanta in Georgia. E con il caduta da un terrazzaall'intestino”. conto, è riapparsa sul computer anche la mento del cimitero di famiglia di Alice che otto anni fa ne Palermo. L'uomo, 59 aveva perso le tracce. anni, è deceduto nel pomeriggio dopo essere stato trasportato all'ospedale in seguito alle ferite riportate per essersi schiantato al suolo da un'altezza di circa quattro metri. L'incidente era avvenuto in una zona del luogo sacro dove le tombe sono sistemate in terrazzamenti scavati sul fianco della montagna; per raggiungerle si percorrono tratti privi di protezioni malgrado si affaccino sul vuoto.

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IL PADRETERNO CITATO IN GIUDIZIO Pavel M., un prigioniero rumeno, ha citato Dio per non averlo tenuto lontano dal diavolo. Rinchiuso nel penitenziario di Timisoara, sta scontando una pena di 20 anni per omicidio. Chiede un'azione legale contro Dio, residente in cielo e rappresentato in Terra dalla chiesa ortodossa rumena. L'accusa è di truffa, dissimulazione, abuso contro gli interessi della collettività, traffico d'influenza. Il suo avvocato sostiene che tra il suo cliente e Dio ci sia un contratto: l'Altissimo avrebbe dovuto tenerlo lontano da Satana e dai guai. “Dio ha ricevuto da me offerte e preghiere, in cambio del perdono e della promessa che sarei rimasto fuori dai guai e avrei condotto una vita migliore, ma sono finito nelle mani del diavolo”. La denuncia è stata trasmessa alla Corte di Giustizia di Timisoara e spedita all'ufficio del procuratore. Quest'ultimo sostiene che probabilmente l'esposto cadrà, poiché non è possibile citare in tribunale… Lui.

ELEFANTI UBRIACHI Un branco di elefanti, dopo aver bevuto litri di birra di riso nelle giare di un villaggio del Nord-Est dell’India, l’hanno distrutto. Le guardie forestali dello Stato dell’Assam, a Marongi, hanno riferito che gli animali devastavano tutto ciò che incontravano al loro passaggio, uccidendo tre persone e ferendone altre due.

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QUELLA FATALE PIPÌ Il freddo polare russo può creare disagi seri ed inaspettati. A Stavropol, nella Russia meridionale, uno sfortunato signore aveva deciso di urinare vicino a una fermata dell’autobus proprio quando la temperatura segnava meno 30 gradi. Ma dopo aver toccato con il suo pene la parete metallica di una cabina, c’è rimasto attaccato. Fino a quando un passante ha versato sui genitali del malcapitato dell’acqua bollente, liberandolo.

MUSICA CLASSICA CONTRO LA CRIMINALITÀ Musica classica nelle stazioni della metro per allontanare barboni, drogati e malintenzionati: il metodo si va diffondendo in Germania. Anche a Berlino, dove, sfruttando l'esperienza positiva di Monaco di Baviera e Amburgo, i responsabili del trasporto pubblico (Bvg) hanno deciso di diffondere nelle stazioni melodie di musica classica. Esperti e psicologi assicurano che la diffusione regolare di musica seria e riposante agisce positivamente sui nervi di clochard, tossicodipendenti, sbandati.

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seicomesei di Virginia Di Marno

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Probabilmente di noi non resterà niente, ma chissà per cosa saranno ricordati i nostri politici tra qualche tempo, tipo tra duemila anni.

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I libri di storia non promettono bene. Caligola, ad esempio, ha lasciato il segno della sua follia, un cavallo per senatore, e il celebre digitus impudicus . Di lui, l’imperatore che avrebbe voluto essere proclamato dio, si dice che usasse alzare al cielo il dito medio per poi farselo baciare dai subordinati in segno di sottomissione.

Stravaganze romane queste che, sulla storia del “dito medio”, cedono il passo a tempi più recenti. Correva il 1337 e inglesi contro francesi combattevano la guerra dei Cento anni. L’arma per niente segreta dell’esercito bretone era l’astuzia degli arcieri.

Con i loro archi riuscivano a scoccare frecce fatali anche a trecento metri di distanza. I francesi non potevano fare altro che catturarne il numero maggiore e amputare loro l’indice e il medio della mano: due dita in meno per un arciere fuori uso.

Da allora gli inglesi, per intimorire l’avversario, iniziarono a mostrare le due dita in questione ai nemici, schernendoli per la loro impotenza di fronte alla forza degli archi. La “V” con indice e medio oggi sta per “vittoria”, un tempo era simbolo di onore e coraggio.

Ma uno rimane il dito medio più famoso e longevo, si fa per dire, della storia: quello di Galileo Galilei. Staccato dalla sua salma nel 1737, il medio destro del padre della scienza moderna si conserva ben eretto sotto una teca a Firenze, nel Museo di Fisica e Storia naturale.


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ak Wav e We rderam e Ve e m ol n

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Weak ono giovanissimi, sono nati tre anni fa, le idee chiare ce le hanno avute da sempre ma hanno già cambiato tre volte il nome o, meglio, ne usano attualmente due. Dipende se fanno musica cantata in italiano oppure quello che si modula come un rock-blues di antiche ispirazioni, andando “da Tom Waits a Muddy Waters, passando per i Dire Straits e molti altri” racconta Francesco Lori, ovvero la voce e chitarra solista della band romana. “All’inizio eravamo i Rage and Love” precisa lui “cioè Rabbia e Amore, avevamo una cantante, che poi è andata via e abbiamo rimodellato la formazione, cambiando anche genere. E abbiamo fatto un rock all’italiana sotto il nome di Le Querce Dorate, tutto un altro repertorio dai Weak Wave, all’interno del quale qualche canzone degli inizi l’abbiamo però portata con noi”. In realtà i Weak Wave sono appena nati… “Già, come Weak ci siamo costituiti solo da quattro mesi” prosegue Lori, spiegandoci meglio il tipo di musica di questa secon-

S

di Vincenzo Prizzi

Wave da versione del gruppo. “Non disdegnamo incursioni nel funky, ma non dell’ultimo momento, mentre prendiamo parecchi spunti prog dai Dream Theater”. Insomma, ce n’è quasi per tutti i gusti, ascoltando i Weak Wave, che ad un primo ascolto comunicano un sound pieno, magari aspro, in cui l’inglese della voce di Francesco è sempre lì pronta a tracimare, a uscire dai canoni, anche a graffiare verso il basso, verso le viscere, così come vuole la buona tradizione del blues delle origini. Oltre a Francesco Lori, i Weak Wave sono Maurizio Biuso (chitarre ritmiche), Alberto Tantalo (basso “non contrabbasso” aggiunge Lori “perché portarselo appresso nei concerti era troppo scomodo!”), Flavio Baffa (batteria), mentre il loro coordinatore è Antonio Buldini. I Weak Wave, a sentire Francesco Lori, rendono meglio live, dal vivo, che in studio. “Come in ogni contesto rock, con pezzi tirati e una buona dose di fiato sul collo…”.

La continua rinascita del

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Verderame n suono maturo, intimistico e professionalmente curato nei dettagli. È questa la musica che propongono i Verderame al loro pubblico. Un tentativo che sta aprendo le porte ai quattro componenti della band romana che da anni e con grande tenacia portano avanti il loro sogno. Fabrizio Morigi, voce e chitarra, la cui vena poetica e creativa affiorò già durante la sua infanzia: la musica è la sua continua resurrezione. Antonio Mattoccia, al basso, il gigante buono del gruppo, il tramite metaforico e reale fra la sezione melodica e quella ritmica. Valerio Salustri, alla chitarra, entrato a far parte del gruppo nel 2005, “la persona che cercavamo da anni e che è arrivata per caso e... per fortuna!” – commentano Fabrizio e Antonio, i due veterani della band. Bruno Valente, alla batteria, l’ultimo tassello, il camaleonte della band che ha sperimentato senza posa le principali forme d’arte, apportando sempre ai brani un tocco personale. Oltre 60 brani, tanti concerti live e partecipazioni a manifestazioni canore, i Verderame

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continuano a creare musica e a suonare con la stessa passione degli esordi. La ricerca del suono è tipicamente inglese con tratti che ricordano le sonorità californiane. I loro ritmi ricercati non vogliono scioccare ad ogni costo. Quella dei Verderame è una musica che nasce interamente dalle emozioni. “Sono laureato” afferma il cantante “ma sono sempre stato più un musicista che uno studente. Dopo la laurea ho provato a fare quello per cui avevo studiato. Il risultato? Ho capito davvero il mio futuro: fare musica, perché è un’esigenza, una necessità. Non potrei fare altro nella mia vita”. Un pensiero che condivide anche Antonio: “La musica mi riempie. Mi piace suonarla e ascoltarla. È un modo di evadere, una passione che non mi delude mai. Non potrei pensare di vivere senza”. In attesa di ascoltare il prossimo disco dei Verderame, in uscita dopo l’estate e che li accompagnerà in giro per l’Italia con il loro tour, non resta che augurare ai quattro giovani talenti un enorme in bocca al lupo!

Una vita dedicata alla di Maria Nicoletta Tulli

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Colmena inque volti, un sole nome. Sono i Colmena, una giovane band romana che, con grinta e passione, sta emergendo nel panorama musicale italiano. In questi giorni è uscito il loro terzo progetto musicale: 12 brani, carichi di energia, che esaltano la loro sonorità rock. Le nuove canzoni hanno una veste musicale molto intima e piena di carica. Ascolteremo pezzi melodici e colorati come Disco Rock, Tamurriata, I miei ricordi e Jerusis, quest’ultima tra l’altro dà il nome all’intero album. I Colmena hanno da sempre prediletto un canale comunicativo ampio per dare la possibilità a tutti, giovani e non, di ascoltare la loro musica con la stessa passione che li contraddistingue ormai da anni. Il gruppo nasce nel 1998 da un’idea di Daniele Masci, il cantante e chitarrista d’accompagnamento del gruppo e Angelo Costantini, seconda voce e chitarrista. Entrambi scrivono testi e compongono

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di Maria Nicoletta Tulli

musica da quando erano giovanissimi. Ad accompagnarli agli esordi c’era anche Emiliano Rufini alla batteria, che tuttora fa parte della band. Nel 2005 arriva Riccardo Palluzzi al basso. Momento decisivo per i Colmena, che infatti da quel momento si propongono con nuove composizioni, registrano le prime demo e si affacciano al pubblico con concerti live. Nel settembre 2006 i Colmena registrano una demo per lo staff di Cecchetto allo Zoo Sinphony di Roma. Nel gennaio 2008 entra nel gruppo Alessandro Moretti alle tastiere. Ad aprile dello stesso anno la band registra una seconda demo per la Sony Entertainment alla Legend Studio di Roma. La loro forte vocazione per le esibizioni dal vivo si può riscontrare dalle numerose performance che hanno già alle spalle. L’ estate 2009 vedrà i Colmena protagonisti di altrettanti live e sarà, come sempre, piena di successi e di riconoscimenti.

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Was Homeless

l risultato finale è una miscela innnovativa di rock ed elettronica che porta in breve tempo a un contratto con la Halftonic, una sub-label della famosa etichetta Giapponesel Marquee Records, che pubblica The Landing in Giappone e Asia nel maggio 2008 con risultati di rilievo. Stiamo parlando dei Jesus Was Homeless, un gruppo giovanissimo che dopo quel successo decide di proporre l'album anche al pubblico europeo. Jesus Was Homeless è un progetto nato on the road durante un viaggio da Los Angeles a San Francisco e ritorno. Un viaggio originato da un desiderio di sentirsi vivi ancora una volta. Un viaggio, come racconta chi sta loro molto vicino, in cui “la libertà di movimento è diventata libertà espressiva, le diverse istanze artistiche, sociali e culturali sprigionate dalle città americane hanno rinvigorito e arricchito gli spunti creativi dei fondatori di questo progetto e hanno portato alla nascita dell'album The Landing, che raccoglie sicuramente le fila dell'esperienza del viaggio, aprendosi alla tendenza mul-

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ticulturale e al melting pot, che è di fatto la cultura che ha nutrito la West Coast americana”. Questo progetto (prodotto dall'etichetta indipendente O.B.E. Records che si divide tra il triangolo Los Angeles, Londra e Roma) è nato, dunque, su radici internazionali, slegato dalle logiche del mercato Italiano, ed aperto verso orizzonti più ampi. La band è un quartetto con un background musicale molto variegato: Tiziano Rizzuti alla voce e alla chitarra, Federico Amorosi al basso, Maruko alle chitarre ed all’elettronica, Alessandro Vona alla batteria. Adesso. dopo il successo in Asia e Giappone, arriva in Italia Melting, ovvero il singolo dei Jesus Was Homeless, già presentato su RaiDue a Scalo76. Lo troviamo in rotazione su Virgin Radio, All Music, Radio Rock e Rock Tv e presto su tutte le radio. Melting unisce sonorità elettroniche e alternative rock ai testi del progetto on the road.

Dall’Asia all’Italia con di Maria Nicoletta Tulli

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Pillole per la famiglia

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a cura di Maria Nicoletta Tulli


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NATI D’ESTATE? MIGLIORE SUCCESSO A SCUOLA Secondo una ricerca svolta dal Cambridge Assessment, l’agenzia di valutazione e di ricerca istituita dalla prestigiosa università, i ragazzi e le ragazze nati in estate e in particolare nei mesi di giugno, luglio e agosto incontrano maggiori difficoltà a scuola dei loro coetanei. Queste le parole del rapporto, gli adolescenti nati in estate “hanno un chiaro svantaggio di lungo termine nel sistema educativo”. I risultati dell'indagine derivano da un esteso campione di ricerca effettuato sia negli istituti primari sia in quelli secondari nel Regno Unito. Non solo. Lo stesso Cambridge Assessment è andato a vedere la carta d’identità dei calciatori professionisti nel campionato inglese e olandese, oltre che dei famosi hockeysti canadesi. Ebbene, coloro che compiono gli anni in autunno “hanno tendenzialmente più successo degli altri”. Strano: Beckham è nato in maggio. E Gerrard (asso del Liverpool) anche. Per non parlare del “tulipano volante” Johann Cruyff, che è di aprile. È invece di ottobre (unica conferma) la vecchia gloria del football inglese Sir Bobby Charlton. Nessuna spiegazione scientifica, solo dati statistici. Quanto dobbiamo fidarci di questi dati? Forse è bene andarci cauti. Risulta, infatti, tanto per dirne una, che il Nobel John Maynard Keynes, laureato in economia proprio a Cambridge e di cui in tempi di crisi si parla tanto, nacque in giugno. Eppure di difficoltà a scuola e all’università non ne incontrò molte! www.corriere.it

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games

TETRIS, 25 ANNI DI SUCCESSO Nato in Unione Sovietica nel giugno del 1984, il famosissimo videogame Tetris compie 25 anni. Creato da Alexey Pajitnov all’Accademia delle Scienze di Mosca, durante la Guerra Fredda, e sviluppato dall’imprenditore Henk Rogers, il gioco ha venduto oltre 125 milioni di copie. Il passatempo preferito di tantissimi bambini, adolescenti e adulti sfida il tempo e le generazioni. Oggi, infatti, Tetris è ancora di grande tendenza e continua ad avere largo successo. Tanto che i produttori del videogioco, dopo aver conquistato pc, console e portatili, stanno cercando nuovi mercati su cui affacciarsi. Tra i prescelti c’è il mondo degli smartphone, fra cui, ovviamente, l’immancabile ‘iPhone. “Per noi - ha detto Adam Sussman, vice presidente di EA Mobile, divisione di Electronic Art all’agenzia Reuters la sfida è continuare a crescere. La nostra speranza è che creando una versione per iPhone e vendendola sull’Appstore, la gente riesca a trovare Tetris e a comprarlo, facendo crescere il numero dei giocatori”. Da quando è entrato nell’Appstore di Apple, a luglio 2008, Tetris è diventato uno dei 10 videogame più venduti di tutti i tempi. Incredibile se si pensa che lo storico videogioco ha già un quarto di secolo!


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I GIOVANI PREFERISCONO IL WEB A MTV A parlare è una ricerca del Regno Unito, condotta da Ipsos MediaCT su un campione di 1.500 persone, da cui emerge che la maggioranza dei ragazzi inglesi tra i 15 e i 24 anni preferisce ascoltare le canzoni sul web. Dai dati, infatti, risulta che il 57% dei giovani guardano la musica su YouTube, ‘snobbando’ Mtv. La percentuale scende con l’avanzare dell’età. Soltanto il 30% di quelli con un’età compresa tra i 25 e i 34 anni accendono il pc per ascoltare il loro cantante preferito. Intorno al 25% per chi ha meno di 54 anni. Più tradizionalisti gli over 55 che non amano internet per sentire le ultime novità in classifica. Tra questi, solo il 3% ascolta la musica sul computer. Le vecchie generazioni sono ancora legate ai mezzi tradizionali come la radio e la televisione. Molti, infatti, ancora non hanno familiarità con le nuove tecnologie e preferiscono non perdere le vecchie abitudini. I giovani, invece, cresciuti a pane e internet, non possono fare a meno del loro computer, soprattutto quando a parlare, anzi a cantare, sono i loro idoli. “È un cambiamento generazionale importante - ha commentato il direttore dell’istituto di ricerca Ipsos, Ian Bramley - una vera e propria rivoluzione. Il campione di persone che guardano la musica in televisione sta diventando sempre più anziano. I giovani preferiscono il web”.

web

astronomia

ARRIVANO LE STELLE ULTRAFREDDE Scoperte di recente, queste stelle subnane ultrafredde mostrano un'ampia varietà di orbite, da quelle molto eccentriche a quelle molto esterne, ma sono tutte velocissime. Le subnane ultrafredde, una categoria di stelle di recente scoperta, percorrono cammini assai fuori dell'ordinario, mentre sono in orbita intorno alla Via Lattea, e una di esse potrebbe essersi formata addirittura al di fuori della nostra galassia. È quanto ha mostrato una ricerca presentata all'annuale convegno dell'American Astronomical Society in corso a Pasadena, in California da Adam Burgasser e John Bochanski del Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston. Il risultato chiarisce le origini di queste peculiari e deboli stelle e può fornire nuovi dettagli sui tipi di stelle che la Via Lattea ha acquisito da altre galassie. Le subnane ultrafredde sono state scoperte nel 2003 e sono caratterizzate da una bassa concentrazione di elementi diversi dall'idrogeno e dall'elio e dalle loro basse temperature. Si trovano a un estremo dell'intervallo di dimensioni delle stelle, e alcune sono così piccole da avvicinarsi ai “quasi-pianeti”, noti come nane brune. A differenza della maggioranza delle stelle vicine, la maggior parte delle subnane ultrafredde passano la maggior parte del tempo a migliaia di anni luce al di sopra o al di sotto del disco della Via Lattea. Attualmente sono note solo alcune decine di subnane ultrafredde, dal momento che sono molto rare ed emettono in modo estremamente debole, circa 10.000 volte meno del Sole. www.lescienze.espresso.repubblica.it NEXTFAMILY

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I PAPPAGALLI BALLERINI Gli uccelli sanno ballare. Lo dicono gli esperti e i video di Youtube. Il pappagallo Snowball è diventato l’involontario protagonista di un originale studio scientifico grazie alla quantità di video on line che lo vedono impegnato a ballare sulla musica dei Backstreet Boys. Ma non solo. Su internet ci sono video di moltissimi animali domestici che sembrano ballare. Fino ad oggi gli scienziati pensavano che percepire la musica fosse un’abilità solo umana, e che questi movimenti inusuali fossero la reazione a “rumori” di cui l’animale non comprende il significato. I ricercatori di Harvard, invece, hanno scoperto che i pappagalli non solo riconoscono la musica, ma amano anche ballare e cantare sul ritmo. Per scoprirlo hanno analizzato fotogramma per fotogramma alcuni di questi video, il cui protagonista, Snowball, è un pappagallo di 11 anni che a quanto pare ama la musica leggera. Confrontando i movimenti del pennuto con la velocità e il ritmo della musica, sono giunti alla conclusione che erano troppo ben sincronizzati perché si potesse parlare di comportamento casuale. I ricercatori pensano che la mimica vocale, comune ai pappagalli e all'uomo, sia alla base della possibilità di percepire la musica, tipica di entrambe le specie, e che potrebbe essere una delle cause che ha portato allo sviluppo della musica nelle società primitive. www.focus.it

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psiche

NEL MONDO DEI… BRUTTI SOGNI Per la maggior parte delle persone, gli incubi sono un fenomeno occasionale, legato a forti stress. L’85% degli adulti ha almeno un incubo all’anno. Non spaventiamoci. Sulla rivista “Current Directions in Psychological Science”, Ross Levin e Tore Nielsen sostengono che fare regolarmente brutti sogni è parte del sistema con cui il cervello elabora le emozioni. I brutti sogni non sono niente di strano: in contrasto con i sogni usuali, gli incubi possono formarsi quando il processo che regola le emozioni fallisce. I sogni e, in genere, il sonno REM, potrebbero servire a elaborare i ricordi paurosi in modo che il cervello non ne venga sopraffatto. Una funzione che l’evoluzione umana ha reso indispensabile, perchè rende l’individuo in grado di cambiare e reagire alle minacce dell’ambiente circostante, superando le difficoltà. Gli studi hanno mostrato che durante il sonno REM l’attività di alcune regioni del cervello - tra cui il sistema limbico, che regola le emozioni e la memoria - aumenta notevolmente. Nel caso degli incubi, invece, chi dorme è talmente spaventato da risvegliarsi, interrompendo il normale processo di elaborazione delle emozioni. Svegliarsi apporta un sollievo al momento, ma è un sollievo solo apparente: chi ha fatto l’incubo resta con l’impressione che la minaccia sia reale; per questo gli studiosi dicono che in questo caso l’elaborazione delle paure non è andata a buon fine. Gli incubi diventano un problema quando continuano ad angosciare le persone che li hanno fatti anche durante il giorno. Capire il perchè degli incubi aiuta a mettere a punto cure più efficaci: oggi si tende a trattarli con la cosiddetta terapia di ripetizione immaginativa, in cui il paziente immagina e poi modifica le cose viste nell’incubo mentre è sveglio. www.lastampa.it


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PIÙ MUSICA, MENO STRESS Ascoltare musica procura sollievo ai pazienti con malattie cardiache che soffrono di ansia, riducendo il ritmo cardiaco e la pressione del sangue. “La musica può influenzare le nostre emozioni, le nostre risposte psicologiche e la nostra prospettiva di vita - ha detto Joke Bradt, che lavora a Philadelphia presso il Centro di Ricerca delle Arti e della Qualità della Vita - e questi risultati preliminari indicano che è necessario approfondire i meccanismi attraverso i quali la musica può aiutare i pazienti con malattie cardiache. In particolare può essere interessante studiare i potenziali benefici della musica offerta da terapisti esperti, che potrebbero essere differenti da quelli che si manifestano quando si ascolta semplicemente musica pre-registrata”. È stressante convivere con malattie cardiache: l’ansia legata alla diagnosi e ai successivi trattamenti può peggiorare la condizione. Lo stress aumenta la pressione del sangue e si è a rischio di complicazioni. Ascoltare musica è un ottimo rimedio che riduce questo pericolo. I ricercatori hanno considerato i risultati riportati da 23 studi, per un totale di 1461 pazienti. Due degli studi inclusi coinvolgevano pazienti trattati da terapisti musicali esperti, mentre in molti altri i pazienti ascoltavano musica pre-registrata su CD proposta da un operatore sanitario. Ascoltare la musica, inoltre, migliora l’umore, anche se non sembrano esserci miglioramenti per i pazienti che soffrono di depressione dovuta alla malattia. www.saluteeuropa.it

salute

ambiente

DODICI BOSCHI MANGIA-CO2 Sono stati creati per catturare l'anidride carbonica prodotta da eventi, istituzioni, aziende. Queste incredibili aree verdi elimineranno 63 mila tonnellate di CO2. In tutto sono 116 ettari di boschi piantati in 12 parchi italiani. Una cifra ancora piccola ma in fortissima crescita: nei prossimi sei mesi si pianteranno 10 volte più alberi dei due anni precedenti. Tra le aree verdi ne ricordiamo qualcuna. Nel parco del Gargano c'è il bosco nato per compensare le emissioni serra prodotte dagli inviti della regina Elisabetta che ha voluto festeggiare il suo compleanno senza il rimorso di aver accelerato, sia pure di poco, il riscaldamento planetario. A Ferrara c'è il bosco ordinato dalla Fiera di Rimini per annullare le emissioni serra prodotte dagli ambientalisti che sono andati a Ecomondo. A Campagnano Romano c'è il parco pagato dalla LeasePlan, l'azienda di noleggio auto sul lungo periodo, per azzerare le emissioni prodotte dalla sua flotta aziendale. Sul Po c'è il parco commissionato dalla Nikon per compensare la campagna pubblicitaria del 2008. In Sicilia sorge il Parco delle Madonie, 10 ettari, che Banca Mediolanum ha offerto come omaggio ai clienti che sono passati dal cartaceo all'online. Sul Vesuvio c'è il bosco che azzera le emissioni del Teatro Festival di Napoli. A Buccinasco, in Lombardia, 6 ettari di bosco che Ecogas ha fatto nascere per compensare le operazioni di conversione delle auto da tradizionale a GPL. NEXTFAMILY

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Scienze

Alice e il mal di testa

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lice nel Paese delle Meraviglie è stato frutto delle allucinazioni dello scrittore? L’ipotesi è molto accreditata. Charles Lutwidge Dogsons, pseudonimo di Lewis Carroll, l’autore del racconto che fa del nonsense il suo senso, soffriva di aura emicranica, caratterizzata spesso da distorsioni nella percezione somestetica, ovvero relativa alla forma e alle dimensioni del proprio corpo o di una parte di esso. La parola “aura” indica i disturbi che, a volte, precedono la cefalea, tra i quali quella visiva è la più frequente. L’ipotesi non potrà mai essere verificata, ma è sostenuta da chiare evidenze biografiche: Carroll aveva l’abitudine di registrare in un diario i fatti della sua vita quotidiana e in più pagine si possono leggere racconti degli effetti della sindrome, come i disturbi percettivi chiamati spettri di fortificazione, ossia la visione di linee a zig-zag luminose e colorate, o gli scotomi, cioè il venir meno della percezione visiva. Nel suo capolavoro Carroll costruisce una rete di significati così complessa tra personaggi talmente incredibili da far sembrare molto plausibile che si sia ispirato alle sue aure visive che precedevano gli attacchi emicranici per dare vita allo Stregatto, al Bianconiglio, al Cappellaio Matto, alla Regina di Cuori e a tutte le altre bizzarre figure che animano il romanzo. Sulla questione è nato un caso neurologico, oggetto di dibattiti in Inghilterra, tanto da coniare il nome di Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie, caratterizzata da alterazioni della percezione visiva che provocano una distorsione delle dimensioni degli oggetti e delle persone. Si decise di attribuire un titolo letterario alla sindrome neurologica scoperta per l’analogia tra le percezioni alterate e le peripezie fisiche di Alice, che ha la sensazione di fluttuare nell’aria, di percepire il suo corpo che si ingrandisce o si rimpicciolisce, che il collo si allunghi “come un telescopio”. La prima descrizione scientifica dell’emicrania con aura fu opera del neurologo californiano Walter Lippmann, che nel 1952 pubblicò l’articolo Alcune allucinazioni tipiche dell’emicrania sul Journal of Nervous and mental Disease. “Durante gli attacchi mi sembra di diventare piccolo piccolo e, quando cammino, d’essere rasente al terreno” affermò Lippmann, che soffriva di emicrania. Se notate sintomi come quelli descritti o avete voglia di capire meglio questo strano fenomeno potete cogliere l’occasione per rileggere il famoso libro sotto un’altra... “ottica”. 92

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di Ilaria Dioguardi

“Alice in Wonderland” di Lewis Carroll (1865)


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Emicrania: altro che

PAESE DELLE MERAVIGLIE!

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Web Vedo

Lotta fra titani, o quasi

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ia moglie dice: quando un macchinista sbaglia o finisce sotto terra o subisce un processo penale, allora io non ho sbagliato”. Così dichiara Riccardo Poggi, uno dei 4 ferrovieri licenziati da FS nella puntata-inchiesta di Report del 2005 sulla sicurezza dei treni. Contributo inserito nel docu-film Quando combattono gli elefanti, scritto e diretto dal giovane regista romano Simone Amendola e prodotto dalla The Bottom Line di Sergio Pelone, produttore indipendente di pellicole come L’ora di religione e Buongiorno, notte di Marco Bellocchio. Il film è stato rifiutato al Festival di Venezia perché considerato troppo militante, nonostante Amendola lo definisca “uno sguardo sulla militanza da un’angolazione non militante”. Si tratta di un’interessante retrospettiva sui licenziamenti, il dolore e le proteste dei macchinisti, il cinismo delle aziende e la solidarietà tra lavoratori che lottano per la propria pelle e per la salvaguardia dei passeggeri. Dal disastro di Crevalcore del 7 gennaio 2005, quando due treni si scontrarono causando la morte di 17 persone e decine di feriti alle scomode confessioni di Dante De Angelis, macchinista e delegato alla sicurezza licenziato due volte dalle FS. La prima nel 2006 per essersi rifiutato, insieme a quaranta colleghi, di utilizzare il cosiddetto “uomo morto”, congegno che impone al macchinista di spingere un pedale a tempi cadenzati per evitare che il treno si fermi. Quando le ferrovie, per tagliare i costi, eliminarono il doppio conducente hanno reintrodotto questo vecchio meccanismo, affidando la sicurezza che prima dipendeva da due persone alla responsabilità di una sola. La seconda volta, De Angelis fu licenziato nell’agosto 2008 per avere parlato pubblicamente di un certo stato di degrado e insicurezza in cui versano i treni delle ferrovie italiane. Degne di nota le testimonianze della giornalista Milena Gabanelli, vicina con Report alle vicende dei macchinisti licenziati, e del regista Ken Loach con il quale Amendola aveva lavorato. Il caso ha voluto che il docu-film fosse proiettato l’11 maggio scorso al Tekfestival presso il Nuovo Cinema Aquila di Roma. Proprio il giorno in cui il Gup del tribunale di Bologna ha assolto gli imputati dei "piani alti" per la vicenda di Crevalcore. Una sentenza reputata “giusta, perché dimostra che le ferrovie italiane sono sicure”, che scarica la colpa dell’accaduto solo sul macchinista di turno. Lo stesso giorno diversi ferrovieri arrivati da tutta Italia hanno portato 17 finte bare davanti alla Procura della Repubblica di Bologna in segno di protesta contro il sistema "agente unico" che lascia un solo ferroviere alla guida dei treni. È proprio vero ciò che recita un vecchio proverbio africano: “quando gli elefanti combattono sono i fili d’erba a soffrire”. 94

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di Carmelo Schininà

Quando un documentario spinge a pensare come una

LOCOMOTIVA


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“Quando combattono gli elefanti” di Simone Amendola NEXTFAMILY

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Web ascolto

Di tutto un MASH UP

di Letizia Terra

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n’arte povera, un po’ readymade, un po’ collage e un po’ arte concettuale. Questa è l’essenza del mash-up, diventato ormai anche sinonimo di creatività. Il termine deriva dal creolo giamaicano mas hit up e significa distruggere. Si tratta di una forma di remix ormai diffusissima su Internet, che vede l’intreccio di brani diversi, in genere di due o tre canzoni che viaggiano parallele lungo tutta l’opera, spesso ritornando anche nel titolo, per esempio uno dei primi mash-up, Smells Like Teen Booty, univa Smells Like Teen Spirit dei Nirvana a Bootlycious delle Destiny’s Child. Il fenomeno è nato da poco, è infatti situabile tra la fine degli anni Novanta e i primi del nuovo Millennio; con il tempo è diventato un vero e proprio genere molto affascinante, che trae linfa dalla sua natura illegale. Alla base c’è anche l’umorismo degli autori che creano un mash-up usando musica che non potrebbe stare neppure vicina sugli scaffali dei negozi. All’inizio il mash-up poteva sembrare un gioco, ma la sua persistenza fino ai nostri giorni ha ampiamente dimostrato il contrario. Oggi è diventato simbolo di come sta mutando la musica nell’incontro con Internet. Il fenomeno, inoltre, solleva molte questioni, primo fra tutti quello sul copyright o sulle nuove forme di creatività nell’era del Web. Uno dei grandi eroi tra i più conosciuti di questo fenomeno è un dj di Pittsburgh, Girl Talk, nome d’arte di Gregg Gillis. Il suo disco del 2008, Feed the Animals è suddiviso in quattordici tracce, ma in realtà è un unico collage di circa quattrocento canzoni che appartengono alla storia della musica leggera degli ultimi quarant’anni, dai Police, ai Metallica, fino a Sinead O’Connor e ai Nirvana, passando per i Cranberries e Avril Lavigne. A volte le citazioni sono difficili da individuare perché sono presenti per una manciata di secondi. Il risultato è un flusso unico, che può richiamare alla mente i mix da discoteca. Il CD è stato realizzato da Girl Talk senza autorizzazioni, in piena violazione del diritto d’autore. Eppure questo e altri album dello stesso tipo oggi vengono considerati allo stesso livello dei tradizionali album. Inoltre la vendita, trattandosi di un prodotto illegale, avviene solo attraverso Internet, con soluzioni a volte originali, come la libera scelta del prezzo del CD da parte dell’acquirente. Insomma, il mush-up è proprio come un frullatore, che contiene e sa mischiare suoni ma anche idee e pensieri del secolo passato, mostrandoci come risultato qualcosa di familiare, ma al contempo qualcosa di completamente nuovo, mai visto, in grado di stupirci. 96

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CREATIVITA’

allo stato puro e tanta tecnologia per riscoprire quasi un’arte povera


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asi

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Web Leggo

Wikiban VS Scientology

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di Ilaria Dioguardi

enciclopedia "che chiunque può modificare" ha escluso da quel "chiunque” un elenco di indirizzi Ip usati dagli appartenenti alla Church of Scientology. Il provvedimento è stato preso da una commissione arbitrale dopo aver scoperto che alcuni membri del movimento, fondato da L. Ron Hubbard nel 1954, scrivevano articoli che miravano a propagandare le idee dell’organizzazione e ad eliminare le voci negative. Wikipedia si è vista costretta a prendere questa decisione per mantenere la neutralità e l’imparzialità che da sempre sono i suoi cardini principali. Con 10 voti a favore, un astenuto e nessun contrario, l'Arbitration Committee (ArbCom) dell’enciclopedia telematica ha deciso di porre il ban su “tutti i contributi provenienti da indirizzi gestiti o di proprietà della Chiesa di Scientology e di tutti i suoi adepti”. Non è

Una commissione che difende la

NEUTRALITÀ della

metropoli virtuale ha bandito il

MOVIMENTO RELIGIOSO

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raro che gli amministratori di Wiki bandiscano soggetti che pensano di sfruttare il sito per divulgare i propri interessi, ma per la prima volta il provvedimento riguarda un’intera organizzazione. La decisione è stata chiarita in una nota: “L'obiettivo di Wikipedia è creare un'enciclopedia di alta qualità e dal contenuto gratuito in un'atmosfera di cameratismo e reciproco rispetto tra i partecipanti alla stesura delle voci. Usare l'enciclopedia per trarre vantaggi personali è proibito”. Roger Davies, membro dell’ArbCom, ha affermato che la commissione ha “soltanto bloccato gli indirizzi noti: chi vuole potrà continuare a diffondere le proprie idee su Scientology da altri computer e dai laptop dei figli o dei vicini di casa”. Secondo le prove raccolte, dietro le modifiche alle voci sugli articoli relativi al movimento ci sarebbero vari utenti, coordinati tra loro, che agivano con apparecchiature fornite da Scientology. La disposizione ha alimentato il dibattito tra chi pensa che siano necessari accorgimenti restrittivi per salvaguardare l’identità dell’enciclopedia libera e chi accusa il sito di ipocrisia, poiché sostiene che l’esistenza di un’autorità a controllo dei contenuti rappresenterebbe un limite d’espressione. Riportando una riflessione del sociologo Max Weber, Joseph Reagle, autore di una tesi di dottorato sulla storia di Wikipedia e sulla cultura collaborativa ( In Good Faith: Wikipedia Collaboration and the Pursuit of the Universal Encyclopedia ) ha scritto: “La burocrazia è inevitabile. Anche quando sussiste una presunta forma d’anarchia, questo non significa che non ci siano regole, ma semplicemente che sono implicite”. Il corrispondente del New York Times Noam Cohen descrive Wikipedia come “la cosa più simile a una metropoli, ma virtuale”. La trasformazione dell’enciclopedia telematica da società anarchica a metropoli moderna è ormai avviata.

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Modi di Moda

Gioielli d’amare

E

di Ambra Blasi

cco finalmente l’estate! Con il sole che brilla anche la donna glamour è attenta alla scelta del gioiello affinché impreziosisca e renda unico il suo look, donandole esclusività e personalità. Quando la luce diurna inizia a calare e la temperatura scende di conseguenza, il fascino femminile è reso ancor più lucente e personale dall’ampia scelta di morbidi e freschi tessuti da abbinare a gioielli che ne esaltino l’identità e l’appeal, a seconda delle occasioni mondane o, semplicemente, sociali. Naturalmente i vari tipi di pelle e il colorito della pelle abbronzata influenzeranno l’orientamento in tema di gioielli, così come lo stato d’animo e il carattere di ognuna di noi. La donna che “interpreta” l’estate 2009 non ha che l’imbarazzo della scelta e ogni stilista ha lasciato anche quest’anno il suo segno. Come abbiamo potuto ammirare, infatti, già dalle ultime sfilate, uno dei temi preferiti e ricorrenti nella moda del gioiello è il mare; è stata presentata una vasta scelta di preziosi dalle forme più varie con gemme e coralli di ogni tipo e con toni che variano dal rosso al rosa più delicato. Stelle marine, pesciolini, polpi, meduse, cavallucci marini e addirittura squali in oro bianco, rosso o rosa, ricchi di diamanti, zaffiri, rubini, sono stati i soggetti scelti dalle più importanti Maison del Gioiello per la realizzazione di ciondoli, anelli, bracciali ed orecchini. Il mondo del gioiello viene reinterpretato e si veste di gioia, passione, fantasia ed allegria, donando suggestioni che parlano il linguaggio del mare. Gioielli come accessori per rifinire anche le più lussuose e famose passerelle della moda internazionale, usati come dettagli finali sia nel look minimalista ed essenziale del grande Giorgio Armani (vedi foto a destra), che nei look più grintosi di altri stilisti famosi. Il gioiello dell’estate è, dunque, di totale ispirazione marina, esempio di un lusso che suggerisce e comunica emozioni e, a volte, dà vita ai sogni.

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Un ornamento prezioso, non solo inteso come lusso ma come

MODO DI ESSERE

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Fenomeni

Febbre da

di Anna Sofia Viola

SIMS 3

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opo essere stato aspettato per cinque anni, a giugno è uscito il terzo capitolo della saga del videogioco che consente di ricreare in tutto e per tutto la vita reale. Accolto con file lunghe anche un chilometro e attese che hanno superato le 48 ore, nella prima settimana The Sims 3 ha potuto contare su 1,4 milione di copie vendute. Basta digitare su un motore di ricerca il nome del videogame per trovare 66 milioni di pagine, siti e forum. Con 110 milioni di pezzi acquistati dal 2000, The Sims si attesta al terzo posto, dopo Super Mario Bros, sul primo gradino del podio con 200 milioni, e Pokèmon, sul secondo con 190. Presente in 60 Paesi e tradotto in 26 lingue, è diventato il videogioco più venduto di sempre su pc. Per dare vita all’ultima creazione della EA hanno lavorato più di cento persone di un team formato da programmatori, game designers, psicologi, sociologi, genetisti ed esperti di trend. L'aspetto più rivoluzionario è che i personaggi virtuali non saranno più chiusi nei loro lotti, da dove potevano uscire solo per andare in altri edifici, ma potranno esplorare tutto il mondo in tempo reale. Il terzo capitolo della serie è in grado di soddisfare anche i più esigenti del popolo dei Sims: è il primo social-videogame in cui si possono creare più di 700 milioni di vite, diverse per tratti somatici, caratteristiche psicologiche e caratteriali. Il software realistic personality system permette di dotare il proprio avatar di una personalità complessa. Nel sito ufficiale, dopo aver registrato la copia di cui si è in possesso, si può accedere ad una vasta scelta di beni scaricabili, divisi in due sezioni: l’Exchange e lo Store. Nel primo è possibile condividere le proprie creazioni con gli altri e nel secondo si possono scaricare elementi tramite pagamento di SimPoints, che si hanno in dotazione al momento della registrazione sul sito della copia del gioco e che sono acquistabili in pacchetti da 500, 1000 e 2000. The Sims 3 vanta la più grande community on line del mondo: solo in Italia si registrano 220 mila iscritti “simsizzati”.

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Più di mezzo miliardo di SIMSIZZATI nel mondo


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SE L’ECONOMIA È IN ROSSO, INVESTITE IN MATERIA GRIGIA!

PROVATE TUTTI I BESTSELLER ORIGINALI, TANTI TITOLI DA COLLEZIONARE PER DIVERTIRSI IN MANIERA UNICA E INTELLIGENTE!

La vita è fatta di prove e di sfide spesso dure. Il bello di Brain Training è che per una volta sarete voi a scegliere quali affrontare, divertendovi. Allenate la vostra mente giocando con Brain Training e More Brain Training per Nintendo DS. Bastano pochi minuti al giorno.

www.nintendo.it

Fate una pausa intelligente con Brain Training per Nintendo DS: ogni giorno potrete tenere in allenamento la vostra materia grigia, stuzzicando le vostre capacità mnemoniche e logiche. E soprattutto divertirvi, da soli o in compagnia, in sfide accese e coinvolgenti. Vivacizzerete il vostro cervello a qualsiasi età, in maniera semplice ed immediata, grazie a uno “stretching mentale” che tonifica la materia grigia, come ha dimostrato il neuroscienziato Dr. Kawashima. Una ginnastica mentale sempre in tasca, che ha conquistato oltre 10 milioni di persone nel mondo. E se già vi allenate con BRAIN TRAINING, allargate i vostri orizzonti con MORE BRAIN TRAINING, potrete contare su nuovi esercizi di algebra, test e prove, utilizzando la console proprio come se fosse un libro, scrivendo sul touch screen e leggendo gli utili consigli del Dr. Kawashima.

TM, ® AND THE NINTENDO DS LOGO ARE TRADEMARKS OF NINTENDO. © 2009 NINTENDO.


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Gioco

Tutti in scatola

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di Jolanda Spina

l dato è tratto. “Sempre più famiglie in America” scrive il Washington Post “proprio in tempo di crisi, non sono più disposte a spendere come in passato per accontentare i gusti super tecnologici dei figli. C’è una voglia di ritorno alla semplicità e per questo le famiglie, già dal Natale 2008, hanno riscoperto il piacere dei giochi intelligenti ma soprattutto duraturi”. Anche in Italia le famiglie sembrano seguire questo trend: oltre 7 italiani su 10 continuano ad acquistare almeno un gioco in scatola all’anno. Il ritratto del gioco ai tempi della crisi emerge da una ricerca effettuata su 1088 italiani, maschi e femmine, di età compresa tra i 20 e i 55 anni, realizzata di recente dall’Osservatorio Metropolis per Hasbro Italy, che fornisce una serie di dati interessanti che vogliamo analizzare in questo nostro spazio… giochi. In primo luogo, oggi per gli italiani il gioco è relax e divertimento (31%), socializzazione (24%) e un modo per tornare bambini (14%), mentre la componente tecnologica è un fattore essenziale per uno su cinque (18%) e per il 9% il gioco è competizione. Giocare al tempo della crisi assume un significato nuovo, che registra l’incremento del 13% dei giochi online, in particolare del poker, ma segna il grande ritorno dei giochi in scatola, dai classici Trivial Pursuit e Cluedo ai nuovi giochi come Pictureka o alle trasposizioni tv di successo di Chi vuol essere milionario? Il segreto è senz’altro nella durata. A differenza dei videogame, non diventano obsoleti nel giro di qualche mese o di una settimana. Si impara facilmente e si coinvolgono grandi e piccini, facendo riscoprire il piacere di stare insieme. “Se prima della crisi la tendenza era quella all’individualità”, ha commentato la psicologa e psicoterapeuta Monica Centellini, “ora le persone rivedono i propri bisogni e sentono la necessità di sentirsi parte di una famiglia per affrontare insieme le difficoltà. Oggi più che mai si avverte la spinta verso la ricerca di aggregazione, con i propri cari e con gli amici. Nell’epoca dei videogiochi e dei social network, strumenti che consentono una comunicazione individuale, i giochi in scatola piacciono sempre di più, non solo perché sono economici, ma soprattutto perché favoriscono la socialità, il divertimento sano e la positività”. I giochi da tavola, dunque, piacciono perché aiutano a stare insieme in allegria: il 37% degli acquirenti li sceglie perché permettono di divertirsi in compagnia. Importante il fatto che i board-games durano a lungo (21%): ogni partita è a sé e può durare ore e ore a seconda dei partecipanti. I giochi in scatola piacciono anche per il basso costo (17%) e perché consentono a tutti di giocare insieme: il 16% sostiene che sono transgenerazionali, mettendo allo stesso tavolo il nonno con il nipotino. Un po’ il segreto del successo della Nintendo Wii. Ma quando si gioca? Non si tratta di passatempi stagionali, tanto che il 37% degli intervistati afferma di utilizzarli sempre, a fronte di una minoranza (22%) che preferisce le festività per passare il tempo con parenti e amici. Insomma, ogni momento è buono per “fare una partita”. 104

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Evergreen come Trivial o Cluedo, ma anche La corsa delle lumache o Affonda la flotta. E il nonno sfidò il

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Est(etica)

Botox contro il caldo

di Maria Nicoletta Tulli

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afa ci fa sudare e talvolta la naturale secrezione delle nostre ghiandole provoca imbarazzanti disagi. Ma con qualche specifico accorgimento certi disagi possono essere ovviati. Ne parliamo con il chirurgo Marco Gasparotti, al quale chiediamo innanzitutto cos’è la sudorazione. “È un processo fisiologico” dichiara “la cui funzione principale è quella di escrezione di sostanze di scarto e di abbassamento della temperatura corporea, tramite l’evaporazione dell’acqua contenuta nel sudore. Il sudore è composto da acqua, sali minerali e acidi catabuleti, che sono le sostanze di rifiuto. La sudorazione avviene attraverso le ghiandole sudoripare. L’uomo dispone di circa 3 milioni di ghiandole sparse sulla superficie cutanea: la massima concentrazione si raggiunge sulla punta dei piedi, sul palmo delle mani, sulle ascelle e intorno alle aperture corporee di faccia e genitali”. Quali accorgimenti e consigli per un’estate senza imbarazzo? Oggi, grazie all’utilizzo della tossina botulinica, esiste una soluzione semplice, rapida ed efficace all’iperidrosi. Tecnicamente, il botox blocca, temporaneamente, la produzione di acetilcolina, il composto chimico coinvolto nella trasmissione degli impulsi nervosi alle ghiandole sudoripare. In questo modo manca alla ghiandola il catalizzatore dell’impulso, e la produzione del sudore viene limitata. Il botulino viene iniettato localmente, a seconda delle aree da trattare, attraverso delle infiltrazioni superficiali, effettuate con un ago sottilissimo. La seduta dura dai 15 ai 30 minuti. Gli effetti saranno apprezzabili entro la prima settimana, per avere un effetto massimo a distanza di un mese dal trattamento. L’effetto permane per 6 mesi circa, poi va ripetuto. Non ci sono controindicazioni, a parte eventuali allergie, delle quali è opportuno parlare con il medico. Differenze di comportamento quando si suda tra uomini, donne, ragazze e ragazzi, bambini… C’è molto interesse da parte delle adolescenti al trattamento con botox, ma il disagio più forte all’eccessiva sudorazione è quello di uomini e donne, ed è tanto più imbarazzante quanto più è intensa la loro attività lavorativa e sociale. È fonte di enorme disagio non poter stringere la mano perché sempre bagnata, dover cambiare scarpe tre o quattro volte al giorno perché bagnate e… maleodoranti, per non parlare degli abiti chiazzati. Insomma un forte handicap, oltre che nella sfera privata, nella quotidiana vita di relazione. Il Prof. Marco Gasparotti Specialista in Chirurgia Plastica Estetica (Clinica Ars Medica Roma) 106

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Consigli per combattere il SUDORE


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Dalla tv alle spiagge con tutta la famiglia, insieme a Cartoon Network, Boomerang e Boing di Ilaria Dioguardi


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nche in piena estate i canali d’animazione non si dimenticano dei più piccoli. La programmazione di Cartoon Network, Boomerang e Boing è ricca di eventi in tv e in alcuni luoghi di villeggiatura della riviera romagnola. Per il quinto anno consecutivo Cartoon Network allestisce, all’interno dell’Aquafan di Riccione, il Cartoon Network Beach. Una piscina con una grande Arca di Noè e quattro scivoli accoglie i ragazzi, che possono trascorrere la giornata tra nuotate e tanto divertimento con regali, sorprese e momenti di animazione offerti dai personaggi del canale, come l’eroe Ben 10 e la chica latina Flor, alla quale è dedicata un’area interattiva, dove le fan della cantante possono navigare sul sito www.specialecomete.it ed iscriversi al blog. Cartoon Network è partner della promozione di Aquafan Venerdì Happy Family: i piccoli fino a 5 anni entrano gratis, mentre per i bambini tra i 6 e gli 11 anni il biglietto costa solo 6 euro. Il Pacchetto Vacanza Cartoon Network prevede un’offerta su un soggiorno di 3 notti a mezza pensione, in hotel a 3 o 4 stelle a Rimini o Riccione, con spiaggia attrezzata e un voucher per l’ingresso nei grandi parchi della Riviera Adriatica (oltre ad Aquafan e Oltremare, anche Italia in miniatura, Tim Imax, Acquario di Cattolica - Parco Le navi). Cartoon Network è presente anche a una manifestazione per i ragazzi e le loro famiglie che si tiene ogni anno a Rimini: Cartoon Club , il Festival Internazionale del Cinema d’Animazione e del Fumetto , che ha luogo dal 10 luglio al 1° agosto. Il programma prevede film, cortometraggi d’animazione, mostre, con-

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corsi, fumetti, mostre-mercato, cosplay e spettacoli ad ingresso gratuito. Il Festival è stato scelto dal canale di Sky per presentare, in anteprima, Ed, Edd & Eddy : il grande film , poi trasmesso su Cartoon Network il 24 luglio. Dopo 10 anni è stato realizzato il lungometraggio delle avventure dei tre amici che possono vantare oltre 100 milioni di fan nel mondo. Cartoon Network, Boomerang e Boing partecipano al Fiuggi Family Festival , primo evento in Italia dedicato appositamente alle famiglie. Al Parco delle Terme di Fiuggi è possibile vedere, tra le anteprime presentate da Cartoon Network, Secret Saturdays e Ben 10 Forza Aliena . Boomerang ha pensato anche ai bambini in età prescolare, inserendo nella programmazione Le avventure di Piggley Winks , serie vincitrice di 6 Emmy Awards e di un BAFTA, che vede come protagonisti un porcellino ed i suoi amici. Lo stesso canale satellitare proietta, in anteprima italiana, Garfield . La nuova serie delle avventure del gatto arancione, che quest’anno compie 31 anni ma non li dimostra affatto, è realizzata interamente in 3D. Protagonisti dell’estate sui canali di Boomerang sono anche Hello Kitty , l’intramontabile gattina, e i Puffi , in onda tutti i giorni. Boing tv, primo canale gratuito per ragazzi, al Fiuggi Family Festival presenta Piccole Donne per la serie Febbre a ’80 , programmazione dedicata ai cartoni degli anni Ottanta e Gesù: un regno senza confini , lungometraggio che racconta le vicende di Gesù. A luglio Boing tv manda in onda per la prima volta Principesse sirene e ripropone i due fuoriclasse del calcio Holly e Benji. Ce n’è per tutti i gusti: grandi e piccoli, fatevi travolgere da quest’ondata di cartoni…


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UN’ESTATE MOLTO ANIMATA Cartoon Network Aquafan, Riccione: Cartoon Network Beach, 1 giugno – 13 settembre Cartoon Club, Rimini: 10 luglio - 1° agosto. Ed, Edd & Eddy: il grande film (17 luglio) Fiuggi Family Festival, Fiuggi: 25 luglio - 1° agosto. Secret Saturdays (26 luglio), Ben 10 Forza Aliena (29 luglio)

Boomerang Fiuggi Family Festival, Fiuggi: 25 luglio - 1° agosto. Le avventure di Piggley Winks (28 luglio), Garfield (29 luglio)

Boing tv Fiuggi Family Festival, Fiuggi: 25 luglio - 1° agosto. Febbre a ’80: Piccole Donne (27 luglio), Gesù: un regno senza confini (30 luglio)

Ce n’è per tutti i e tutte le in questa estate televisiva ma anche

gusti età

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EventiDa non perdere

DUE GRANDI VOCI

SENZA TEMPO

Info: www.boxofficeitalia.com

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aolo Conte, con l’Orchestra Sinfonica di Venezia, si esibisce in Piazza San Marco venerdì 31 luglio. L’evento si inserisce nell’ambito di Venezia Jazz Festival, il festival organizzato da Veneto Jazz in collaborazione con la Regione del Veneto, la Città di Venezia e la Fondazione Teatro La Fenice. Nel breve tour estivo dell’artista, la tappa di Piazza San Marco è un’occasione letteralmente unica per ascoltare il cantautore piemontese, accompagnato dalla sua nutrita band, in una formazione straordinaria diretta da Bruno Fontaine, nome di alto prestigio e direttore di squisita sensibilità, e che vede: Daniele di Gregorio (pianoforte, batteria, marimba), Jino Touche (contrabbasso, chitarra), Daniele Dall'Omo (chitarra), Massimo Pitzianti (pianoforte, tastiera, fisarmonica, bandoneon, clarinetto, sax baritono), Claudio Chiara (basso, tastiera, fisarmonica, sax alto, sax tenore, sax baritono, flauto), Luca Velotti (sax soprano, sax tenore, sax contralto, sax baritono, clarinetto), Lucio Caliendo (oboe, fagotto, percussioni, tastiera), Piergiorgio Rosso (violino). Ascolteremo l’ultimo album Psiche, prodotto da Renzo Fantini per Platinum e distribuito per la prima volta in tutto il mondo da Universal. Le canzoni contenute nel disco sembrano nate per essere contemplate, come accade davanti ad un bel quadro. Ricordandoci un’altra grande passione di Paolo Conte, la pittura. 112

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Venezia è ancora protagonista, ospitando un altro grande della musica, perché il 3 agosto Piazza San Marco ospita il poeta e scrittore canadese Leonard Cohen per la sua unica data italiana. Un artista dalla classe inimitabile che incanterà il pubblico riproponendo i brani più famosi della sua ultra quarantennale carriera, nel corso della quale ha venduto oltre 21 milioni di dischi in tutto il mondo. Tra le particolarità che riguardano Cohen, con tre versioni simultaneamente piazzate nella Top 40, il suo mitico brano Hallelujah (citato e cantato perfino nel cartoon Shrek) si aggiudica il record di singolo digitale con la più fulminea performance di vendite nella storia musicale europea. Cohen ha pubblicato anche 12 libri, tra i quali due romanzi (The Favorite Game nel 1963 e Beautiful Losers nel 1966) e nel 2006 Book of Longing, una raccolta di poesie, prosa e disegni. I suoi brani hanno influenzato generazioni di autori e le sue canzoni sono state negli anni interpretate da numerosi altri cantanti e artisti tra cui Neil Diamond, Nick Cave, Diana Ross, Joan Baez, Rita Coolidge, Joe Cocker. Nel discorso di insediamento dell’artista nella Rock & Roll Hall of Fame (marzo 2008), Lou Reed ha annoverato Leonard Cohen tra i "più encomiabili ed influenti compositori di ogni tempo”. È uscito recentemente Live In London, il nuovo album di Leonard Cohen, una suggestiva cronistoria musicale del memorabile concerto tenuto a Londra nel 2008.


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COME AVREMMO FATTO SENZA DI LUI? Le prime scoperte di Galilei risalgono a 400 anni fa e per celebrare la ricorrenza l’Onu ha eletto il 2009 quale Anno internazionale dell’astronomia. Firenze gli rende omaggio con la mostra Galileo. Immagini dell'universo dall'antichità al telescopio, allestita a Palazzo Strozzi fino al 30 agosto. L’esposizione celebra lo scienziato che cambiò il modo di pensare e di interpretare l’universo, sconvolgendo la concezione astronomica dei tempi e sovvertendo l’aristotelismo. Si esalta, in particolare, il contributo più famoso di Galilei: il perfezionamento del telescopio. Il percorso espositivo propone anche gli sviluppi della concezione del cosmo dall’antichità alla rivoluzione scientifica, attraverso le tappe di un percorso culturale, storico e religioso. Il viaggio nel tempo e nello spazio parte dalle visioni mistiche e poetiche dell’antico Egitto e della Mesopotamia, passa per le tesi eliocentriche di Copernico, per finire con Newton, che diede un contributo decisivo alla nuova concezione dell’universo.

Info: www.louvre.fr

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Info: www.palazzostrozzi.org

MAGHI DEL PENNELLO IN GARA Fino al 16 agosto il Museum of Fine Arts di Boston e, in autunno, il Louvre di Parigi, ospitano una mostra che stimolerà il gusto della competizione innato nei ragazzi e favorito, spesso, dai genitori. Ma si tratta di una gara tutta particolare. Si intitola Tiziano, Tintoretto, Veronese: Rivals in Renaissance Venice, un'esposizione interamente dedicata alla competizione che all'epoca si sviluppò tra i tre grandi maestri, creatori del cosiddetto stile veneziano. Il racconto di una storica - e produttiva - continua contrapposizione, fatta di relazioni turbolente, protettori contesi, prestigio e riconoscimenti, sarà l'occasione per ammirare ben 57 opere dei tre artisti, provenienti dai maggiori musei d'Europa e degli Stati Uniti. Tiziano divenne celebre per le monumentali pale d'altare e si guadagnò fama anche attraverso le innovazioni che portò nella ritrattistica, con la raffigurazione audace dei potenti del tempo. Più tardi gli si contrappose Tintoretto, che preferì l'energia e l'estetismo alla serenità e alla magniloquenza. Infine, venne il Veronese e con lui la fama di straordinario decoratore di dimore private. NEXTFAMILY

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IL DIGITALE

EXTRATERRESTRE

di Enzo Giannelli

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e ne era sentito parlare per anni. Ma, da come vanno le cose in Italia, nessuno ci aveva creduto. Il contrario sarebbe come essere certi di venire processati e finire in galera per avere ucciso un paio di persone guidando in stato di ubriachezza, stuprato qualche chierichetto o usato la politica per rinverdire i fasti dei balletti rosa. Invece, il digitale terrestre è arrivato, annunciato da un serpentone che per giorni e giorni ha attraversato ossessivamente il video, gettando nel panico l’intera Penisola, prostrata come l’America del 1938, quando Orson Welles scatenò La guerra dei mondi . Per quanto se ne sa, il digitale terrestre potrebbe essere un folletto, un venusiano o una nuova pandemia. Fatto sta che, con i canali saltati, si vedono Anna La Rosa a strisce, Pupo con il ballo di san Vito, Rosy Bindi trasformata in Jean Gabin sul Porto delle nebbie. isintonizzare i canali non è cosa da umani, anche perché il guasto si poteva prevedere, ma non prevenire al pari del colesterolo. Capirci qualcosa equivale a inoltrarsi nei misteri eleusini. Trovare un tecnico è come voler raggiungere l’isola che non c’è. A un certo punto, qualcuno ha gettato il televisore dalla finestra. Ma un’operazione del genere pone lo stesso dilemma che si presenta al suicida: lo faccio o non lo faccio? E si opta quasi sempre

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per la soluzione peggiore: quella di tirare a campare. A uno di quei giornaletti gratuiti che si lanciano quotidianamente ai malcapitati come noccioline alle scimmie, è arrivata la lettera di un non meglio identificato signor Luca, che scrive testualmente: “Vogliono che si passi al satellite con il decoder, ma dove vivo io non c’è copertura! Devo restare senza tv e pagare il canone?” erché no? Mezzo secolo fa, quando l’Italia venne invasa dai juke-box, e non si poteva più entrare in un bar senza essere aggrediti dagli strillacci di Mina, dagli urli di Tony Dallara o dai singhiozzi di Jenny Luna, furono inseriti, in quelle macchine infernali, dei quarantacinque giri non incisi. Chi voleva sorbire un caffè in pace non doveva fare altro che gettonare un disco muto. La situazione non è molto dissimile. Con la modica spesa annuale di un canone televisivo si possono cancellare dalla propria vita, e in un colpo solo, Bruno Vespa, Carlo Conti, Antonella Clerici, Rosanna Lambertucci, Massimo Giletti, Lamberto Sposini, Albano e tutta la corte dei miracoli catodica. Si pensi, per un momento, alla fortuna degli abitanti di quelle zone dove il decoder non decodifica. Saranno gli unici a liberarsi di un Cavaliere Errante, per esempio, evitando perfino la scocciatura di recarsi alle urne.

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