Bollettino parrocchiale mar apr 2018

Marzo - Aprile 2018

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“Le Grazie� Pubblicazione dal 1925 - Nuova serie - Anno X, - Numero 0DU]R $SULOH

Notiziario della Parrocchia di Santa Maria Immacolata delle Grazie Viale PDSD Giovanni XXIII, 13 - 24121 Bergamo

Indice Lettera del parroco È possibile essere santi oggi?

Dai quotidiani Papa Francesco: 5 anni di pontificato La Voce della Chiesa Messaggio del santo Padre Francesco per ... … la 33a giornata mondiale della gioventù Itinerario parrocchiale Programma del mese di maggio 2018 Dies Bernardinianus 2018 Opere di Stefano Prati donate alla Parrocchia Peregrinatio Calendario parrocchiale Maggio — Giugno Le nostre preghiere L’offertorio dei ragazzi Da marzo ad aprile Vita della Parrocchia La Prima Riconciliazione Il ritiro dei comunicandi I fidanzati si preparano al Matrimonio Studenti portoghesi alle Grazie La processione della Domenica delle Palme La lavanda dei piedi del giovedì santo Venerdì santo Veglia di Pasqua Lavori in corso Gli alberi di Villa Jesus Centro Culturale Le iniziative nel mese di aprile Primo incontro di effettobibbia alle Grazie Chiesa delle Grazie: il fregio dell’altare Lorenzo Lotto: lettura scenica alle Grazie Arte e catechesi: la pala della Madonna delle Grazie Dal teatro FARElaPACE BergamoFestival Cronaca parrocchiale Nel mese di marzo Nel mese di aprile Ruba la borsetta in chiesa Temi e discussioni Alfie, il «miglior interesse» e l’interruzione della vita Alberto Maggi: Radici cristiane?

Il Santo del mese San Marco evangelista Il libro del mese A come archeologia di Andra Augenti Rubrica di poesia La risposta sta soffiando nel vento di Bob Dylan Anagrafe Da marzo ad aprile Avviso Offerte Informazioni utili per la vita parrocchiale Quarta di copertina Chiesa delle Grazie: acquerello di Stefano Prati

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Itinerario parrocchiale Lettera del parroco È possibile essere santi oggi? dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi». Il Papa ricorda che le persecuzioni non sono una realtà del passato, come succede con “gli scherni che tentano di sfigurare la nostra fede e di farci passare per persone ridicole”.

Nel grande quadro costituito dalle Beatitudini vengono poi fatte cinque sottolineature sullo stile della vita cristiana che rendono più trasparente la manifestazione dell’amore a Dio e al prossimo. Si tratta di: sopportazione, pazienza, mansuetudine, gioia e audacia. Per esempio, il Papa lamenta da una parte che i cristiani facciano uso della violenza verbale su Internet o che nei mezzi di informazione si diffami e si calunni, e dall’altra non esita a invitare al silenzio e alla preghiera personale: “Dunque mi permetto di chiederti: ci sono momenti in cui ti poni alla sua presenza in silenzio, rimani con Lui senza fretta, e ti lasci guardare da Lui? Lasci che il suo fuoco infiammi il tuo cuore? Se non permetti che Lui alimenti in esso il calore dell’amore e della tenerezza non avrai fuoco”(n.151).

Nell’ultimo capitolo ricorda esplicitamente che il diavolo esiste e che è qualcosa di più che un mito. “Non pensiamo che sia un mito, una rappresentazione, un simbolo, una figura o una idea.

Tale inganno ci porta ad abbassare la guardia, a trascurarci e a rimanere più esposti. Egli non ha bisogno di possederci. Ci avvelena con l’odio, con la tristezza, con l’invidia, con i vizi. E così, mentre noi riduciamo le difese, lui ne approfitta per distruggere la nostra vita, le nostre famiglie e le nostre comunità, perché «come leone ruggente va in giro cercando chi divorare»” (n.

161).

Conclude distinguendo il discernimento spirituale da una semplice autoanalisi interiore, perché con la santità “si mette in gioco il significato della mia vita davanti a Dio che mi conosce e mi ama, il vero perché della mia esistenza che nessuno conosce meglio di lui” (170). È un tema che richiama quanto espresso fin dall’inizio della esortazione con le parole di santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein): “Nella notte più oscura sorgono i grandi profeti e santi. Tuttavia, la corrente vivificante della vita mistica rimane invisibile. Sicuramente gli avvenimenti decisivi della storia del mondo sono stati essenzialmente influenzati da anime sulle quali nulla viene detto nei libri di storia. E quali diano le anime che dobbiamo ringraziare per gli avvenimenti decisivi della nostra vita personale, è qualcosa che sapremo soltanto nel giorno in cui tutto ciò che è nascosto sarà svelato” (n.8).

La figura e la predicazione popolare di San Bernardino riproposte ogni anno nel “Dies Bernardinianus” e lo stile semplice e affabile del nostro papa san Giovanni XXIII che con la “peregrinatio” ritorna tra la sua gente in terra bergamasca ci siano di stimolo e aiuto a considerare come possibile e concreta anche per noi la via della santità!

Cari parrocchiani e amici delle Grazie, di fronte agli scenari di guerra, corruzione e sofferenza che scorrono davanti ai nostri occhi, è realistico sostenere la proposta di un'esistenza felice, dedita al prossimo, colma di speranza e, per di più, accessibile a tutti?

Nella recente Esortazione apostolica «Gaudete et Exsultate (Rallegratevi ed esultate)» sulla chiamata alla santità nel mondo di oggi papa Francesco afferma di si. La struttura del testo è facilmente riconoscibile dall’indice: la chiamata alla santità (cap. 1), due ostacoli subdoli, individuati attraverso i nomi antichi di gnosticismo e pelagianesimo (cap. 2), il fondamento evangelico costituito dalle Beatitudini e dalla Grande regola del cap. 25 del vangelo di Matteo (cap. 3), cinque aspetti importanti per tradurre oggi la santità senza tradirla (cap. 4), la serietà del male e l’importanza del discernimento (cap. 5). Con questo documento Papa Francesco fa una sintesi di tutta la tradizione delle nuove istituzioni sorte nel XX secolo e riconosciute dal Concilio Vaticano II, e fa un passo avanti spiegando in che modo si può vivere questa proposta cristiana nel contesto attuale.

I santi non sono supereroi: la chiamata alla santità riguarda tutti attraversando ruoli e compiti (ecclesiali e civili) che si estendono da quello del Papa ai gesti di cura di genitori e nonni, di uomini e donne “della porta accanto”, capaci di grandi missioni e di “piccole vie”. “Per essere santi non è necessario essere vescovi, sacerdoti, religiose o religiosi. [...] Tutti siamo chiamati a essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova”. Ricorda che ognuno ha un proprio “cammino di santità” per mettere in luce il meglio di sé e che non si deve perdere tempo nel tentativo di imitare ciò che è stato pensato per altri: i genitori che crescono con tanto amore i loro figli, gli uomini e le donne che lavorano per portare il pane a casa, i malati, le religiose anziane che continuano a sorridere, oppure la signora che non parla male delle amiche, ascolta con pazienza e affetto i figli, prega quando si presenta un problema e tratta i poveri con affetto. Il Papa mette però in guardia dal pericolo di fermarsi alle indicazioni del Vangelo senza vivere un rapporto personale con il Signore, e “trasformare il cristianesimo in una sorta di ONG”, come anche dal “diffidare dell’impegno sociale degli altri, considerandolo qualcosa di superficiale, mondano, secolarizzato, comunista, populista [...], come se interessasse soltanto una determinata etica o una ragione che essi difendono”. Si tratta di: due forme costanti e quindi attuali di errori, cioè la riduzione della fede a pretesa intellettualistica (gnosticismo) o a efficienza volontaristica (pelagianesimo). Sono due forme ingannevoli che anche oggi possono sedurre il cuore di molti cristiani, anche senza che se ne accorgano.

La via autentica e sicura della santità la possiamo e dobbiamo trovare invece nelle Beatitudini e nel protocollo secondo san Matteo sul quale saremo giudicati: «Ho avuto fame e mi avete

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Dai quotidiani Papa Francesco: 5 anni di pontificato Cinque anni di pontificato del Papa chiamato dai suoi “fratelli cardinali” dalle periferie urbane del mondo e dalle peripezie delle migrazioni, ma ancor più dal grembo profondo della Chiesa. Qualche mese in più del pontificato di un altro Papa proveniente da quella stessa matrice pulsante e radicato nel cuore contadino della campagna bergamasca, Giovanni XXIII. Sì, perché la Chiesa è realtà molto più viva e diversificata di quanto si sia soliti pensare, una realtà nella quale arde sempre il Vangelo, anche quando sembra ridotto a poche braci, pronte però a divampare nuovamente non appena qualcuno ha l’audacia di smuovere le ceneri con il soffio della profezia.

L’età avanzata alla quale è stato eletto Papa Francesco fa sì che cinque anni siano molti paragonati alle aspettative – come lui stesso aveva confidato: “Ho la sensazione che il mio pontificato sarà breve: quattro, cinque anni” – e tuttavia consente di misurare la continuità nel cammino di un pastore di consumata esperienza e di ponderata valutazione della corrispondenza tra scelte operate ed esigenze evangeliche. Così ciò che apparve come una novità inattesa, un nuovo stile, un nuovo soffio nella istituzione del successore di Pietro, prosegue senza contraddizioni o cambiamenti, troppo spesso ipotizzati soprattutto dagli osservatori eloquenti nei mass media. È forse questa la domanda più adeguata per rileggere cinque anni di pontificato: quale continuità, quale coerenza emerge dalle parole, dai gesti e dallo stile di Papa Francesco nell’affrontare l’ampio spettro di speranze e preoccupazioni che abitano il cuore della chiesa e del mondo nel terzo millennio? È vero infatti che Francesco riesce costantemente a sorprendere per le iniziative che intraprende dettando e ribadendo priorità alla Chiesa, è vero che in questi pochi anni i mutamenti da lui voluti, indicati e in parte anche attuati sono molti, come emerge dai contributi raccolti nelle pagine che seguono, ma credo siano tutti accomunati da alcune opzioni maggiori e traversali che possono essere evidenziate come caratteristiche del suo ministero petrino.

Innanzitutto una volontà di riforma della Chiesa, che va ben al di là di una rimodulazione del funzionamento della curia.

Sulle labbra di Francesco abbiamo ascoltato le parole “Ecclesia semper reformanda”, parole inusuali nel magistero papale recente: la Chiesa è sempre in stato di riforma. La Chiesa – realtà che nella storia è corpo di Cristo

perché costantemente purificata dal Signore, ma che è anche realtà umana annoverante peccatori nel suo grembo – abbisogna di ritrovare la “forma” che Gesù Cristo, il suo Sposo, attende da lei, una forma che deve essere coerente con il Vangelo, la buona notizia che Gesù sempre annuncia attraverso di essa a tutta l’umanità.

Riforma, per Francesco, è conversione, mutamento e ritorno al Signore, cammino che non può esaurirsi in una riorganizzazione degli assetti ecclesiastici. Purtroppo la ricezione di questa volontà del Papa tende a far coincidere riforma della Chiesa con riforma della curia romana e anche del modo di esercitare il ministero papale ma, senza un processo di conversione personale, la riforma finirebbe per essere non solo un fallimento, una menzogna.

Non a caso il Papa evoca sovente la “riforma pastorale”, la riforma missionaria, cioè una riforma che coinvolge l’intero popolo di Dio: in questo processo di ritorno al Vangelo anche la curia romana dovrà operare mutamenti, perché il Papa stesso l’ha indicata come soggetta a tentazioni e a malattie che lo Spirito può guarire.

Una riforma dunque, in capite et in membris, che eviti il rischio – paventato da p. Yves Congar settant’anni fa – di una “falsa riforma”, una riforma solo di facciata, e conduca invece a una Chiesa non mondana, una Chiesa che sappia opporre resistenza alle tentazioni del potere, della ricerca del successo, una Chiesa che sappia non solo servire i poveri, gli ultimi, ma sia anche capace di imparare alla loro cattedra, una Chiesa che sia pellegrina nella carovana dell’umanità verso il regno di Dio. In questa prospettiva si coglie meglio anche un’altra tematica “trasversale” che Francesco indica alla Chiesa tutta: la sinodalità. Nella Evangelii gaudium il Papa aveva manifestato l’urgenza di una Chiesa più fraterna, senza tuttavia che emergesse il termine “sinodalità”.

Però nella celebrazione del sinodo dei vescovi sulla famiglia, scandito in due tappe proprio per permettere un cammino maggiormente comunionale, la sinodalità è apparsa come “il cammino che Dio attende dalla Chiesa nel terzo millennio”. È venuta l’ora per la Chiesa cattolica di intraprendere un cammino sinodale, cioè un cammino percorso insieme da tutto il popolo di Dio: fedeli, pastori e Papa impegnati insieme a essere nella storia la Chiesa del Signore nella compagnia degli uomini, pellegrina verso il Regno.

Secondo Papa Francesco la sinodalità deve

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Dai quotidiani

essere promossa a tutti i livelli, fino a diventare uno stile quotidiano e ad attuare nella vita ecclesiale il principio formulato nel medioevo cristiano: “ciò che riguarda tutti, da tutti deve essere trattato e deliberato”.

Francesco ha persino dato un’immagine della Chiesa che si è impressa nella mente e nel cuore dei semplici fedeli: una piramide capovolta, con in cima il popolo di Dio e sotto, al suo servizio, i pastori e il Papa.

L’impegno per una chiesa sinodale costituisce una autentica novità per la Chiesa cattolica, anche se non di facile attuazione: non ci sono solo resistenze aperte, ma anche pigrizie, lentezze, paure per le responsabilità che anche il popolo di Dio deve assumere. Sinodalità significa infatti un mutamento della forma della Chiesa cui oggi non siamo preparati: occorrerà educare alla sinodalità, serviranno maturità cristiana, una fede pensata e l’esercizio di una comunione plurale non uniforme, una sinfonia delle differenze.

Infine, un’ulteriore opzione di Papa Francesco che percorre le diverse sottolineature approfondite nelle pagine di questo dossier è il desiderio di “una chiesa povera per i poveri”, desiderio che, per sua stessa ammissione, ha determinato anche il nome scelto come Vescovo di Roma. Questa connotazione di povertà si declina in due aspetti complementari, entrambi riconducibili al rispetto e alla difesa della dignità di ogni essere umano: da un lato il riconoscimento del diritto universale ad avere “terra, tetto e lavoro” e, dall’altro, la sollecitudine verso i migranti, qualunque sia il motivo del loro esodo dalla propria terra. Una porzione di terra, una casa e un’attività lavorativa non sono solo le condizioni minime per garantire una sussistenza a sé e alla propria famiglia, ma anche il presupposto della dignità cui ogni essere umano ha diritto per potersi sentire collaboratore del Creatore nella custodia del creato affidatogli: poter vivere del lavoro delle proprie mani – e far vivere con esso anche le persone più care – è un nutrimento indispen-

sabile per il cuore e la mente umana, tanto quanto gli alimenti lo sono per il corpo. Per questo Papa Francesco vede nei migranti forzati – dalla guerra o dalla fame poco cambia – le persone più vulnerabili e più bisognose non solo e non tanto di un’assistenza nell’emergenza, ma ancor più di una solidarietà umana che sappia riconoscere nell’altro in difficoltà il proprio fratello, la propria sorella in umanità.

Alla luce di questi orientamenti di fondo, ripercorrere le analisi proposte nelle pagine che seguono permette di cogliere a tutto tondo non tanto l’immagine di questo papa giunto “dall’altra parte del mondo”, quanto piuttosto il volto di una Chiesa che, come affermò Papa Giovanni XXIII nel discorso di apertura del concilio, “preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore; pensa che si debba andare incontro alle necessità odierne, esponendo più chiaramente il valore del suo insegnamento piuttosto che condannando”.

Forse, a oltre cinquantacinque anni dal Vaticano II e a cinque dall’elezione di Papa Francesco, non ci siamo ancora assuefatti a questa semplice, evangelica verità.

Una semplice evangelica verità Jesus - Speciale Papa Francesco 5 anni di pontificato - Marzo 2018 di ENZO BIANCHI

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La Voce della Chiesa Messaggio del santo Padre Francesco In occasione della 33a giornata mondiale della gioventù e in concomitanza della convocazione dell’assembla pre-sinodale che si sta tenendo a Roma con più di 300 giovani, vorremmo far avere a tutti i giovani il messaggio di Papa Francesco. da: https://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/youth/documents/papa-francesco_20180211_messaggio-giovani_2018.html «Non temere, Maria, perché hai trovato

grazia presso Dio» (Lc 1,30)

Cari giovani, la Giornata Mondiale della Gioventù del 2018 rappresenta un passo avanti nel cammino di preparazione di quella internazionale, che avrà luogo a Panamá nel gennaio 2019. Questa nuova tappa del nostro pellegrinaggio cade nell’anno in cui è convocata l’Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema: I giovani, la fede e il discernimento vocazionale.

E’ una buona coincidenza. L’attenzione, la preghiera e la riflessione della Chiesa saranno rivolte a voi giovani, nel desiderio di cogliere e, soprattutto, di “accogliere” il dono prezioso che voi siete per Dio, per la Chiesa e per il mondo.

Dio, che in un momento la pone davanti all’immensità del proprio disegno e le fa sentire tutta la sua piccolezza di umile creatura. L’angelo, leggendo nel profondo del suo cuore, le dice: «Non temere»! Dio legge anche nel nostro intimo. Egli conosce bene le sfide che dobbiamo affrontare nella vita, soprattutto quando siamo di fronte alle scelte fondamentali da cui dipende ciò che saremo e ciò che faremo in questo mondo. È il “brivido” che proviamo di fronte alle decisioni sul nostro futuro, sul nostro stato di vita, sulla nostra vocazione. In questi momenti rimaniamo turbati e siamo colti da tanti timori.

Come già sapete, abbiamo scelto di farci accompagnare in questo itinerario dall’esempio e dall’intercessione di Maria, la giovane di Nazareth che Dio ha scelto quale Madre del suo Figlio. Lei cammina con noi verso il Sinodo e verso la GMG di Panama. Se l’anno scorso ci hanno guidato le parole del suo cantico di lode – «Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente» (Lc 1,49) – insegnandoci a fare memoria del passato, quest’anno cerchiamo di ascoltare insieme a lei la voce di Dio che infonde coraggio e dona la grazia necessaria per rispondere alla sua chiamata: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio» (Lc 1,30). Sono le parole rivolte dal messaggero di Dio, l’arcangelo Gabriele, a Maria, semplice ragazza di un piccolo villaggio della Galilea.

E voi giovani, quali paure avete? Che cosa vi preoccupa più nel profondo? Una paura “di sottofondo” che esiste in molti di voi è quella di non essere amati, benvoluti, di non essere accettati per quello che siete. Oggi, sono tanti i giovani che hanno la sensazione di dover essere diversi da ciò che sono in realtà, nel tentativo di adeguarsi a standard spesso artificiosi e irraggiungibili. Fanno continui “fotoritocchi” delle proprie immagini, nascondendosi dietro a maschere e false identità, fin quasi a diventare loro stessi un “fake”. C’è in molti l’ossessione di ricevere il maggior numero possibile di “mi piace”. E da questo senso di inadeguatezza sorgono tante paure e incertezze. Altri temono di non riuscire a trovare una sicurezza affettiva e rimanere soli. In molti, davanti alla precarietà del lavoro, subentra la paura di non riuscire a trovare una soddisfacente affermazione professionale, di non veder realizzati i propri

1. Non temere!

Come è comprensibile, l’improvvisa apparizione dell’angelo e il suo misterioso saluto: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te» (Lc 1,28), hanno provocato un forte turbamento in Maria, sorpresa da questa prima rivelazione della sua identità e della sua vocazione, a lei ancora sconosciute. Maria, come altri personaggi delle Sacre Scritture, trema davanti al mistero della chiamata di

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La Voce della Chiesa per la 33a giornata mondiale della gioventù sogni. Sono timori oggi molto presenti in molti giovani, sia credenti che non credenti. E anche coloro che hanno accolto il dono della fede e cercano con serietà la propria vocazione, non sono certo esenti da timori. Alcuni pensano: forse Dio mi chiede o mi chiederà troppo; forse, percorrendo la strada indicatami da Lui, non sarò veramente felice, o non sarò all’altezza di ciò che mi chiede. Altri si domandano: se seguo la via che Dio mi indica, chi mi garantisce che riuscirò a percorrerla fino in fondo? Mi scoraggerò? Perderò entusiasmo? Sarò capace di perseverare tutta la vita?

credere alla bontà fondamentale dell’esistenza che Dio ci ha donato, confidare che Lui conduce ad un fine buono anche attraverso circostanze e vicissitudini spesso per noi misteriose. Se invece alimentiamo le paure, tenderemo a chiuderci in noi stessi, a barricarci per difenderci da tutto e da tutti, rimanendo come paralizzati. Bisogna reagire!

Mai chiudersi! Nelle Sacre Scritture troviamo 365 volte l’espressione “non temere”, con tutte le sue varianti. Come dire che ogni giorno dell’anno il Signore ci vuole liberi dalla paura.

Il discernimento diventa indispensabile quando si tratta della ricerca della propria vocazione.

Questa, infatti, il più delle volte non è immediatamente chiara o del tutto evidente, ma la si comprende a poco a poco. Il discernimento da fare, in questo caso, non va inteso come uno sforzo individuale di introspezione, dove lo scopo è quello di conoscere meglio i nostri meccanismi interiori per rafforzarci e raggiungere un certo equilibrio. In questo caso la persona può diventare più forte, ma rimane comunque chiusa nell’orizzonte limitato delle sue possibilità e delle sue vedute. La vocazione invece è una chiamata dall’alto e il discernimento in questo caso consiste soprattutto nell’aprirsi all’Altro che chiama. E’ necessario allora il silenzio della preghiera per ascoltare la voce di Dio che risuona nella coscienza. Egli bussa alla porta dei nostri cuori, come ha fatto con Maria, desideroso di stringere amicizia con noi attraverso la preghiera, di parlarci tramite le Sacre Scritture, di offrirci la sua misericordia nel sacramento della Riconciliazione, di farsi uno con noi nella Comunione eucaristica.

Nei momenti in cui dubbi e paure affollano il nostro cuore, si rende necessario il discernimento. Esso ci consente di mettere ordine nella confusione dei nostri pensieri e sentimenti, per agire in modo giusto e prudente. In questo processo, il primo passo per superare le paure è quello di identificarle con chiarezza, per non ritrovarsi a perdere tempo ed energie in preda a fantasmi senza volto e senza consistenza. Per questo, vi invito tutti a guardarvi dentro e a “dare un nome” alle vostre paure. Chiedetevi: oggi, nella situazione concreta che sto vivendo, che cosa mi angoscia, che cosa temo di più? Che cosa mi blocca e mi impedisce di andare avanti?

Perché non ho il coraggio di fare le scelte importanti che dovrei fare? Non abbiate timore di guardare con onestà alle vostre paure, riconoscerle per quello che sono e fare i conti con esse. La Bibbia non nega il sentimento umano della paura né i tanti motivi che possono provocarla. Abramo ha avuto paura (cfr Gen 12,10s), Giacobbe ha avuto paura (cfr Gen 31,31; 32,8), e così anche Mosè (cfr Es 2,14; 17,4), Pietro (cfr Mt 26,69ss) e gli Apostoli (cfr Mc 4,38-40; Mt 26,56). Gesù stesso, seppure a un livello incomparabile, ha provato paura e angoscia (cfr Mt 26,37; Lc 22,44).

Ma è importante anche il confronto e il dialogo con gli altri, nostri fratelli e sorelle nella fede, che hanno più esperienza e ci aiutano a vedere meglio e a scegliere tra le varie opzioni. Il giovane Samuele, quando sente la voce del Signore, non la riconosce subito e per tre volte corre da Eli, l’anziano sacerdote, che alla fine gli suggerisce la risposta giusta da dare alla chiamata del Signore: «Se ti chiamerà, dirai: “ spirituale, ma è anche chi ci aiuta ad aprirci a tutte le infinite ricchezze dell’esistenza che Dio ci ha dato. È necessario aprire spazi nelle nostre città e comunità per crescere, per sognare, per guardare orizzonti nuovi! Mai perdere il gusto di godere dell’incontro,

«Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?» (Mc 4,40). Questo richiamo di Gesù ai discepoli ci fa comprendere come spesso l’ostacolo alla fede non sia l’incredulità, ma la paura. Il lavoro di discernimento, in questo senso, dopo aver identificato le nostre paure, deve aiutarci a superarle aprendoci alla vita e affrontando con serenità le sfide che essa ci presenta. Per noi cristiani, in particolare, la paura non deve mai avere l’ultima parola, ma essere l’occasione per compiere un atto di fede in Dio... e anche nella vita! Ciò significa 7 7

La Voce della Chiesa Messaggio del santo Padre Francesco dell’amicizia, il gusto di sognare insieme, di camminare con gli altri. I cristiani autentici non hanno paura di aprirsi agli altri, di condividere i loro spazi vitali trasformandoli in spazi di fraternità. Non lasciate, cari giovani, che i bagliori della gioventù si spengano nel buio di una stanza chiusa in cui l’unica finestra per guardare il mondo è quella del computer e dello smartphone. Spalancate le porte della vostra vita! I vostri spazi e tempi siano abitati da persone concrete, relazioni profonde, con le quali poter condividere esperienze autentiche e reali nel vostro quotidiano.

noi. E Dio chiama ciascuno di voi per nome.

Voi siete il “tu” di Dio, preziosi ai suoi occhi, degni di stima e amati (cfr Is 43,4). Accogliete con gioia questo dialogo che Dio vi propone, questo appello che Egli rivolge a voi chiamandovi per nome.

3. Hai trovato grazia presso Dio Il motivo principale per cui Maria non deve temere è perché ha trovato grazia presso Dio. La parola “grazia” ci parla di amore gratuito, non dovuto. Quanto ci incoraggia sapere che non dobbiamo meritare la vicinanza e l’aiuto di Dio presentando in anticipo un “curriculum d’eccellenza”, pieno di meriti e di successi!

L’angelo dice a Maria che ha già trovato grazia presso Dio, non che la otterrà in futuro. E la stessa formulazione delle parole dell’angelo ci fa capire che la grazia divina è continuativa, non qualcosa di passeggero o momentaneo, e per questo non verrà mai meno. Anche in futuro ci sarà sempre la grazia di Dio a sostenerci, soprattutto nei momenti di prova e di buio.

2. Maria!

«Io ti ho chiamato per nome» (Is 43,1). Il primo motivo per non temere è proprio il fatto che Dio ci chiama per nome. L’angelo, messaggero di Dio, ha chiamato Maria per nome. Dare nomi è proprio di Dio. Nell’opera della creazione, Egli chiama all’esistenza ogni creatura col suo nome. Dietro il nome c’è un’identità, ciò che è unico in ogni cosa, in ogni persona, quell’intima essenza che solo Dio conosce fino in fondo. Questa prerogativa divina è stata poi condivisa con l’uomo, al quale Dio concesse di dare un nome agli animali, agli uccelli e anche ai propri figli (Gen 2,19-21; 4,1). Molte culture condividono questa profonda visione biblica riconoscendo nel nome la rivelazione del mistero più profondo di una vita, il significato di un’esistenza.

La presenza continua della grazia divina ci incoraggia ad abbracciare con fiducia la nostra vocazione, che esige un impegno di fedeltà da rinnovare tutti i giorni. La strada della vocazione non è infatti priva di croci: non solo i dubbi iniziali, ma anche le frequenti tentazioni che si incontrano lungo il cammino.

Il sentimento di inadeguatezza accompagna il discepolo di Cristo fino alla fine, ma egli sa di essere assistito dalla grazia di Dio.

Quando chiama per nome una persona, Dio le rivela al tempo stesso la sua vocazione, il suo progetto di santità e di bene, attraverso il quale quella persona diventerà un dono per gli altri e che la renderà unica. E anche quando il Signore vuole allargare gli orizzonti di una vita, sceglie di dare alla persona chiamata un nuovo nome, come fa con Simone, chiamandolo “Pietro”. Da qui è venuto l’uso di assumere un nuovo nome quando si entra in un ordine religioso, ad indicare una nuova identità e una nuova missione. In quanto personale e unica, la chiamata divina richiede da noi il coraggio di svincolarci dalla pressione omologante dei luoghi comuni, perché la nostra vita sia davvero un dono originale e irrepetibile per Dio, per la Chiesa e per gli altri.

Le parole dell’angelo discendono sulle paure umane dissolvendole con la forza della buona notizia di cui sono portatrici: la nostra vita non è pura casualità e mera lotta per la sopravvivenza, ma ciascuno di noi è una storia amata da Dio. L’aver “trovato grazia ai suoi occhi” significa che il Creatore scorge una bellezza unica nel nostro essere e ha un disegno magnifico per la nostra esistenza.

Questa consapevolezza non risolve certamente tutti i problemi o non toglie le incertezze della vita, ma ha la forza di trasformarla nel profondo. L’ignoto che il domani ci riserva non è una minaccia oscura a cui bisogna sopravvivere, ma un tempo favorevole che ci è dato per vivere l’unicità della nostra vocazione personale e condividerla con i nostri fratelli e sorelle nella Chiesa e nel mondo.

Cari giovani, l’essere chiamati per nome è dunque un segno della nostra grande dignità agli occhi di Dio, della sua predilezione per

4. Coraggio nel presente

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La Voce della Chiesa

Dalla certezza che la grazia di Dio è con noi proviene la forza di avere coraggio nel presente: coraggio per portare avanti quello che Dio ci chiede qui e ora, in ogni ambito della nostra vita; coraggio per abbracciare la vocazione che Dio ci mostra; coraggio per vivere la nostra fede senza nasconderla o diminuirla.

Sì, quando ci apriamo alla grazia di Dio, l’impossibile diventa realtà. «Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?» (Rm 8,31). La grazia di Dio tocca l’oggi della vostra vita, vi “afferra” così come siete, con tutti i vostri timori e limiti, ma rivela anche i meravigliosi piani di Dio! Voi giovani avete bisogno di sentire che qualcuno ha davvero fiducia in voi: sappiate che il Papa si fida di voi, che la Chiesa si fida di voi! E voi, fidatevi della Chiesa!

Alla giovane Maria fu affidato un compito importante proprio perché era giovane. Voi giovani avete forza, attraversate una fase della vita in cui non mancano certo le energie.

Impiegate questa forza e queste energie per migliorare il mondo, incominciando dalle realtà a voi più vicine. Desidero che nella Chiesa vi siano affidate responsabilità importanti, che si abbia il coraggio di lasciarvi spazio; e voi, preparatevi ad assumere queste responsabilità.

questo avverrà non per opera di un uomo, ma per opera dello Spirito Santo. L’angelo aspetta la risposta; […] Aspettiamo, o Signora, una parola di compassione anche noi. […] Per la tua breve risposta dobbiamo essere rinnovati e richiamati in vita. […] Tutto il mondo è in attesa, prostrato alle tue ginocchia. […] O Vergine, da’ presto la risposta» (Om. 4, 8; Opera omnia, ed. Cisterc. 4, 1966, 53-54).

Vi invito a contemplare ancora l’amore di Maria: un amore premuroso, dinamico, concreto. Un amore pieno di audacia e tutto proiettato verso il dono di sé. Una Chiesa pervasa da queste qualità mariane sarà sempre Chiesa in uscita, che va oltre i propri limiti e confini per far traboccare la grazia ricevuta.

Se ci lasceremo contagiare dall’esempio di Maria, vivremo in concreto quella carità che ci spinge ad amare Dio al di sopra di tutto e di noi stessi, ad amare le persone con le quali condividiamo la vita quotidiana. E ameremo anche chi ci potrebbe sembrare di per sé poco amabile. È un amore che si fa servizio e dedizione, soprattutto verso i più deboli e i più poveri, che trasforma i nostri volti e ci riempie di gioia.

Carissimi giovani, il Signore, la Chiesa, il mondo, aspettano anche la vostra risposta alla chiamata unica che ognuno ha in questa vita!

Mentre si avvicina la GMG di Panamá, vi invito a prepararvi a questo nostro appuntamento con la gioia e l’entusiasmo di chi vuol essere partecipe di una grande avventura. La GMG è per i coraggiosi! Non per giovani che cercano solo la comodità e che si tirano indietro davanti alle difficoltà. Accettate la sfida?

Dal Vaticano, 11 febbraio 2018 VI Domenica del Tempo Ordinario Memoria della B.V. Maria di Lourdes

Vorrei concludere con le belle parole di San Bernardo in una sua famosa omelia sul mistero dell’Annunciazione, parole che esprimono l’attesa di tutta l’umanità per la risposta di Maria: «Hai udito, Vergine, che concepirai e partorirai un figlio; hai udito che

FRANCESCO

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Itinerario parrocchiale Programma del mese di maggio 2018 GIORNO

ORA

PREGHIERA

LUOGO

REFERENTE

1 martedì

ore 20,30

Rosario di apertura del mese di maggio

Central Hostel Via Ghislanzoni, 30

9 mercoledì

ore 20.30

Rosario

Via Camozzi, 84

Sig. Lella Fornoni Tel. 035 23 52 51

16 mercoledì

ore 20.30

Rosario

Via Paglia 27/29

Sig.ra Pinuccia Aresi Tel. 035 21 84 10

23 mercoledì

ore 20.30

Rosario

Via Paleocapa, 8

Sig. Cesare Pesenti tel. 035 23 81 15

30 mercoledì

ore 20.30

Rosario di chiusura del mese di maggio

Chiostro delle Grazie

Sig. Emilio Scandella Tel. 035 21 13 59

Sacrestia Tel. 035 23 76 30

Perché maggio è il mese dedicato a Maria Vergine?

Ha a che vedere con i fiori e la primavera, ma non solo.

Milioni di persone partecipano nel mese di maggio a pellegrinaggi ai santuari mariani, recitano preghiere speciali in onore della Madonna e le fanno dei doni, sia spirituali che materiali.

Dedicare il mese di maggio – chiamato anche mese dei fiori – a Maria è una devozione popolare radicata da secoli.

La Chiesa l'ha incoraggiata, ad esempio concedendo indulgenze plenarie speciali e con riferimenti ad alcuni documenti del Magistero, come l'enciclica Mense Maio di papa Paolo VI del 1965. “ Il mese di maggio ci incoraggia a pensare e a parlare in modo particolare di lei”, constatava papa San Giovanni Paolo II in un'udienza generale all'inizio del mese di maggio del 1979.

“Infatti questo è il suo mese. Così, dunque, il periodo dell’anno liturgico e insieme il mese corrente chiamano e invitano i nostri cuori ad aprirsi in maniera singolare verso Maria”.

Perché, però, proprio questo mese, se altri contengono feste liturgiche più importanti dedicate a Maria? Il beato cardinale John Henry Newman offre varie ragioni di questo nel suo libro postumo Meditazioni e Devozioni.

“La prima ragione è perché è il tempo in cui la terra esplode in tenero fogliame e verdi pascoli, dopo le dure gelate e le nevi invernali e l'atmosfera rigida, il vento violento e le piogge primaverili”, scriveva da un Paese dell'emisfero nord.

“Perché i virgulti sbocciano sugli alberi e i fiori nei giardini. Perché le giornate si allungano, il sole sorge presto e tramonta tardi”, aggiungeva. “Perché una gioia simile e un tripudio esteriore della natura è il miglior accompagnamento della nostra devozione a Colei che è la Rosa Mistica e Casa di Dio”.

E se il mese di maggio è piovoso? “Anche così, nessuno può negare che sia almeno il mese della promessa e della speranza”, rispondeva l'ecclesiastico inglese. “Anche se il tempo è brutto, è il mese che costituisce il preludio dell'estate”.

“Maggio è il mese, se non della consumazione, almeno della promessa. Non è questo il senso in cui ricordiamo più propriamente la Santissima Vergine Maria, alla quale dedichiamo questo mese?”, chiedeva nella sua opera, pubblicata nel 1893.

Alcuni autori come Vittorio Messori vedono in questa manifestazione di religiosità popolare un'altra cristianizzazione di una celebrazione pagana: la dedicazione del mese di maggio alle dee della fecondità: in Grecia Artemisia, a Roma Flora. Maggio, del resto, deve il suo nome alla dea della primavera Maia.

In alcuni Paesi, inoltre, nel mese di maggio si celebra la Festa della Mamma, e il ricordo e gli ossequi si elevano spesso anche alla mamma del cielo.

Per molti, maggio è il mese più bello come Maria è la donna più bella. È il mese più fiorito, che porta il cuore a Lei, Parola diventata fiore.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti] da Avvenire

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Itinerario parrocchiale

Itinerario parrocchiale Opere di Stefano Prati donate alla Parrocchia L’artista Prati Stefano ha donato alla nostra parrocchia un acquarello (56x76 cm) - raffigurato a colori in quarta di copertina - volendo dar risalto alla nostra chiesa situata nel centro della città.

Durante la scorsa Quaresima ci anche regalato tre dipinti su tavola (56x76 cm) realizzati con colori acrilici con scene della Via Crucis interpretati in chiave moderna (La condanna di Pilato, Il Cireneo aiuta Gesù a portare la croce e La deposizione nel sepolcro).

Stefano Prati è artista autodidatta.

La passione per le arti visive lo accompagna fin da quando era bambino e da allora l’ha sempre coltivata e ciò scaturisce dall’intima convinzione che essa sia mezzo per comunicare il suo sentire, anche il più intimo.

Pur seguendo altri studi ha sempre dedicato il tempo libero a questa passione che, nel tempo, si è rafforzata.

Sotto la guida dei maestri Stefano Travi e Alessandro Verdi si è affinato seguendo corsi di composizione e anatomia artistica. Da qualche anno segue corsi per l’approfondimento

della tecnica dell’acquerello e in riferimento a quest’ultima, l’artista si prefigge di unire il disegno, rigorosamente eseguito, alla libera interpretazione del colore. Nei suoi acquerelli predomina, quindi, l’effetto della luce, ottenuto mediante l’accostamento dei colori.

Da una quindicina d’anni collabora con le parrocchie cittadine di Longuelo e della Malpensata, con i Padri Cappuccini di Borgo Palazzo e con la parrocchia delle Ghiaie di Bonate attraverso l’esecuzione di alcuni cicli di paliotti d’altare rappresentanti i momenti liturgici “forti”: Avvento, Natale, Quaresima, Pasqua, Pentecoste. Questi paliotti sono stati inclusi nell’Inventario dei Beni Artistici della Diocesi di Bergamo.

Per il resto i temi sono fra i più vari, ma la predilezione è, oltre al ritratto e ai paesaggi, i temi del lavoro e del sociale.

L’inserimento nelle sue opere dei prodotti dell’ingegno umano, quali aeroplani, cantieri, gru, macchine e stabilimenti, come elementi di focalizzazione all’interno di contesti paesaggistici, non sono infrequenti. È alla sua quinta personale e come Coordinatore del Gruppo Artisti Malpensata (Bergamo), ha organizzato varie collettive che hanno toccato i temi del sociale seguendo gli eventi proposti dalla pastorale ecumenica del momento.

La prossima esposizione sarà a Caravaggio, presso il Centro Culturale San Bernardino da Siena, durante i fine settimana che vanno dal 19 Maggio fino al 3 Giugno.

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Itinerario parrocchiale Peregrinatio Nell’ambito della Peregrinatio di S. Giovanni XXIII a Bergamo la Parrocchia di S. Maria Immacolata delle Grazie organizza una lettura drammatizzata di testi di Papa Giovanni tratti dal Giornale dell’anima, dai suoi discorsi ai giovani e dai suoi scritti riguardanti la chiesa delle Grazie dove si recava spesso sia pregare che in occasioni solenni come l’inaugurazione dell’altare maggiore, nel 1907, e il discorso da lui tenuto in occasione del Congresso Eucaristico nazionale nel 1920. L’evento si terrà la sera del 7 giugno alle ore 20.45 in chiesa. Nel periodo della Peregrinatio verranno esposte vicino al quadro di Papa Giovanni le reliquie e i ricordi del Santo in possesso della nostra parrocchia.

Presentazione Dal 24 maggio al 10 giugno 2018, per concessione di Papa Francesco, l’urna con il corpo di San Giovanni XXIII lascerà la Basilica di San Pietro e sarà accolta a Bergamo e a So o il Monte Giovanni XXIII. Questa “peregrina o” coinvolgerà il territorio bergamasco e darà vita a momen di celebrazione, di preghiera, di incontro e di condivisione aper a tu .

Dato il forte legame del Papa con la terra di provenienza, l’evento assume grande valore spirituale per la Diocesi di Bergamo, ma non solo. Infa l’importanza di San Giovanni XXIII lo rende un momento di riflessione e di commemorazione per tu coloro che amano e vogliono celebrare la sua figura.

A organizzare l’evento è la Diocesi di Bergamo in accordo con la Santa Sede. A ospitare l’urna saranno la Ca edrale di Bergamo e la Parrocchia di So o il Monte. Data la portata della personalità sono coinvolte tu e le is tuzioni civili e le amministrazioni locali, coordinate dalla Prefe ura di Bergamo Calendario GIOVEDÌ 24 MAGGIO

VENERDÌ 1 GIUGNO

* Arrivo dell’urna a Bergamo, accoglienza di istituzioni e cittadini * Trasferimento nel carcere di via Gleno, poi in Seminario in Città Alta * Ore 21.00: arrivo in corteo alla Cattedrale

* Incontro del cardinale Giovanni Battista Re con le associazioni laicali SABATO 2 GIUGNO * Celebrazioni per le famiglie con il patriarca di Venezia monsignor Francesco Moraglia

VENERDÌ 25 MAGGIO

DOMENICA 3 GIUGNO

* Maratona musicale dei giovani del Conservatorio * Ore 20.30: veglia dei giovani in Cattedrale — Città Alta * Per tutta la giornata venerazione del Santo

* Concelebrazione dei Vescovi della Lombardia presieduta dall’arcivescovo metropolita di Milano monsignor Mario Delphini (60° della morte di Papa Giovanni)

SABATO 26 MAGGIO * Ordinazioni sacerdotali

GIOVEDÌ 7 GIUGNO

DOMENICA 27 MAGGIO * Solenne celebrazione con il Vescovo Francesco Beschi * Trasferimento all’ospedale Papa Giovanni; nel pomeriggio al santuario della Cornabusa in Valle Imagna * Ore 20.00: fiaccolata dal convento francescano di Baccanello fino a Sotto il Monte GIOVEDÌ 31 MAGGIO * Sotto il Monte: processione diocesana del Corpus Domini 13 13

* Incontro di sindaci, mondo politico e sociale, del lavoro con il cardinale Angelo Scola SABATO 9 GIUGNO * Celebrazione conclusiva con il cardinale Pietro Parolin,

Calendario parrocchiale MAGGIO 1 Martedì

S. Giuseppe, lavoratore ore 20.30: Inizio mese di maggio (recita del rosario al Central Hostel)

2 Mercoledì

S. Atanasio, Vescovo e Dottore RITIRO CITTADINO DEL CLERO ore 17.00: Confessioni ragazzi di V elementare ore 20.45: Il Vescovo presenta le Comunità ecclesiali territoriali (CET)

3 Giovedì

SS. Filippo e Giacomo, Apostoli

4 Venerdì

VEGLIA DIOCESANA PER LE VOCAZIONI Primo Venerdì del mese ore 7.30: S. Messa nella cappella del Santo Jesus ore 8.00 -18.00: Adorazione Eucaristica continuata (in Chiesa) ore 17.00: Confessioni ragazzi di I media

5 Sabato

B. Caterina Cittadini Primo sabato del mese ore 21.00 - 24.00: Adorazione Eucaristica (Cappella dell’Oratorio)

6 Domenica

VI DOMENICA DI PASQUA II Settimana del Salterio At 10,25-27.34-35.44-48: Anche sui pagani si è effuso il dono dello Spirito Santo.

Sal 97: Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.

1Gv 4,7-10: Dio è amore.

Gv 15,9-17: Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. ore 9.30: nel Chiostro inizio celebrazione S. Messa di Prima Comunione ore 16.00: Adorazione eucaristica in chiesa ore 16.30: Vespri

7 Lunedì

B. Alberto da Villa d'Ogna ore 20.30: Preghiera sul Vangelo della domenica presso COMUNITÀ EFFATÀ (via Ghislanzoni, 38)

8 Martedì

S. Maddalena di Canossa ore 10.30: Catechesi per gli Adulti (Cappella del Santo Jesus) ore 16.00: Catechesi per gli Adulti (Sala carte) ore 19.00: Incontro parrocchiale (in oratorio)

9 Mercoledì

SERATA DI RESTITUZIONE CARITAS ore 20.30: Rosario via Camozzi, 84

11 Venerdì

Pellegrinaggio cresimandi ad Assisi ore 7.30: S. Messa nella cappella del Santo Jesus ore 8.00-10.00: Adorazione Eucaristica in Chiesa

12 Sabato

S. Grata Pellegrinaggio cresimandi ad Assisi ore 20.45: ELEVAZIONE MUSICALE DEI CORI PER S. BERNARDINO Convegno diocesano ambito festa

13 Domenica

ASCENSIONE DEL SIGNORE Pellegrinaggio cresimandi ad Assisi At 1,1-11: Fu elevato in alto sotto i loro occhi.

Sal 46: Ascende il Signore tra canti di gioia Ef 4,1-13: Raggiungere la misura della pienezza di Cristo.

Mc 16,15-20: Il Signore fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. ore 15.00: BATTESIMI ore 16.00: Adorazione eucaristica in chiesa ore 16.30: Vespri

14 Lunedì

S. Mattia Apostolo III Settimana del salterio ore 20.30: Preghiera sul Vangelo della domenica presso COMUNITÀ EFFATÀ (via Ghislanzoni, 38)

15 Martedì

ore ore ore ore ore

10.00: S. Messa in S. Jesus 10.30: Catechesi per gli Adulti (Cappella del Santo Jesus) 16.00: Catechesi per gli Adulti (Sala carte) 19.00-21.00: Ritiro Opus Dei (maschile) 19.00: Incontro parrocchiale (in oratorio)

14 14

Calendario parrocchiale MAGGIO 16 Mercoledì

S. Luigi Orione INCONTRO CITTADINO COL VESCOVO ore 20.30: Rosario via Paglia 27, 29

17 Giovedì

DIES BERNARDINIANUS ore 20.45: Elevazione musicale in onore di S. Bernardino con il coro Canticum Novum, il coro dell’Immacolata di Bergamo e il coro Dulce Canticum di Stezzano; direttore Erina Gambarini.

SS. Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa DIES BERNARDINIANUS ore 7.30: S. Messa nella cappella del Santo Jesus ore 8.00-10.00: Adorazione Eucaristica in Chiesa ore 18.00: Concelebrazione con i parroci delle chiese del territorio dedicate a S. Bernardino

18 Venerdì

19 Sabato

VEGLIA DI PENTECOSTE PRESIEDUTA DAL VESCOVO ore 20.45: Elevazione musicale del Coro di Losanna

20 Domenica

SOLENNITA’ DI PENTECOSTE Festa dei Popoli DIES BERNARDINIANUS At 2,1-11: Tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare.

Sal 103: Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra.

Gal 5,16-25: Il frutto dello Spirito.

Gv 15,26-27; 16,12-15: Lo Spirito di verità vi guiderà a tutta la verità. ore 15.00: Visita guidata alla nostra chiesa a cura del Centro Culturale delle Grazie ore 16.00: Visita guidata alla chiesa di S. Bernardino in Pignolo a cura del Museo Diocesano Bernareggi ore 16.30: Vespri solenni ore 17.00: S. Messa solenne

21 Lunedì

III Settimana del Salterio ore 20.30: Preghiera sul Vangelo della domenica presso COMUNITÀ EFFATÀ (via Ghislanzoni, 38)

22 Martedì

B. Luigi Maria Palazzolo, S. Rita da Cascia ore 10.30: Catechesi per gli Adulti (Cappella del Santo Jesus) ore 16.00: Catechesi per gli Adulti (Sala carte) ore 20.30: Incontro parrocchiale (in oratorio)

23 Mercoledì

ore 20.30: Rosario nel cortile (palazzo MIA di via Ghislanzoni)

24 Giovedì

Beata Vergine Maria Ausiliatrice

25 Venerdì

S. Gregorio VII, Papa ore 7.30: S. Messa nella cappella del Santo Jesus ore 8.00-10.00: Adorazione Eucaristica in Chiesa

26 Sabato

S. Filippo Neri ORDINAZIONI PRESBITERIALI IN CATTEDRALE Prove per cresimandi, genitori e padrini

27 Domenica

SANTISSIMA TRINITA’ Dt 4,32-34.39-40: Il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra; non ve n’è altro.

Sal 32: Beato il popolo scelto dal Signore.

Rm 8,14-17: Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».

Mt 28,16-20: Battezzate tutti i popoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. ore 9.30: Nel Chiostro inizio celebrazione CRESIME ore 16.00: Adorazione eucaristica in chiesa ore 16.30: Vespri

28 Lunedì

IV Settimana del Salterio ore 20.30: Preghiera sul Vangelo della domenica presso COMUNITÀ EFFATÀ (via Ghislanzoni, 38)

29 Martedì

ore 10.30: Catechesi per gli Adulti (Cappella del Santo Jesus) ore 16.00: Catechesi per gli Adulti (Sala carte) ore 20.30: Incontro parrocchiale (in oratorio)

30 Mercoledì

ore 17.00: Chiusura catechismo ragazzi — festa e merenda in oratorio ore 20.30: Chiusura mese di maggio (in oratorio o in chiesa)

31 Giovedì

Visitazione della Beata Vergine Maria GIORNATE EUCARISTICHE CORPUS DOMINI DIOCESANO Messa e processione presiedute dal Vescovo Francesco Beschi a Sotto il Monte

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DIES BERNARDINIANUS

Calendario parrocchiale GIUGNO 1 Venerdì

S. Giustino, martire GIORNATE EUCARISTICHE ore 8.30-18.00: Adorazione Eucaristica continuata ore 18.00: Messa – Vespri e Benedizione Eucaristica

2 Sabato

GIORNATE EUCARISTICHE ore 8.30-18.00: Adorazione Eucaristica continuata ore 17.30: Vespri ADORAZIONE (PRIMO SABATO DEL MESE)

3 Domenica

SOLENNITA’ DEL SS. CORPO E SANGUE DI CRISTO Es 24,3-8: Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi.

Sal 115: Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore.

Eb 9,11-15: Il sangue di Cristo purificherà la nostra coscienza.

Mc 14,12-16.22-26: Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue. ore 10.00: S. MESSA con PRESENTAZIONE CRESIMANDI 2019 ore 15.00: Esposizione ore 16.00: Adorazione Eucaristica comunitaria ore 16.30: Vespri Solenni ore 17.00: S. Messa Solenne e Benedizione Eucaristica (con coro Canticum Novum)

4 Lunedì

I Settimana del Salterio ore 20.30: Preghiera sul Vangelo della domenica presso COMUNITA’ EFFATA’ (via Ghislanzoni, 38)

5 Martedì

S. Bonifacio, Vescovo e martire

6 Mercoledì

TRIDUO SACRO CUORE ore 10.00: Tavoli parroci e curati a sessioni parallele

7 Giovedì

TRIDUO SACRO CUORE ore 20.45: in chiesa, lettura drammatizzata di testi di Papa Giovanni

8 Venerdì

FESTA DEL SACRO CUORE GIORNATA PER LA SANTIFICAZIONE DEL CLERO

9 Sabato

ore 15.00: ASSEMBLEA PARROCCHIALE

10 Domenica

X DOMENICA TEMPO ORDINARIO II Settimana del Salterio Gen 3,9-15: Porrò inimicizia tra la tua stirpe e la stirpe della donna.

Sal 129: Il Signore è bontà e misericordia.

2Cor 4,13-5,1: Crediamo, perciò parliamo.

Mc 3,20-35: Satana è finito. ore 15.00: BATTESIMI ore 16.00: ADORAZIONE EUCARISTICA IN CHIESA ore 16.30: VESPRI

11 Lunedì

S. Barnaba Apostolo ore 20.30: Preghiera sul Vangelo della domenica presso COMUNITA’ EFFATA’ (via Ghislanzoni, 38)

13 Mercoledì

S. Antonio da Padova, Dottore ASSEMBLEA DEL CLERO

15 Venerdì

ore 7.30: S. Messa nella cappella del Santo Jesus ore 8.00-10.00: Adorazione Eucaristica in Chiesa ore 10.00: S. Messa in S. Jesus

17 Domenica

XI DOMENICA TEMPO ORDINARIO III Settimana del Salterio Ez 17,22-24: Io innalzo l’albero basso.

Sal 91: È bello rendere grazia al Signore.

2Cor 5,6-10: Sia abitando nel corpo sia andando in esilio, ci sforziamo di essere graditi al Signore Mc 4,26-34: È il più piccolo di tutti i semi, ma diventa più grande di tutte le piante dell’orto. ore 16.00: ADORAZIONE EUCARISTICA IN CHIESA ore 16.30: VESPRI

TRIDUO SACRO CUORE

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Calendario parrocchiale GIUGNO 18 Lunedì

S. Gregorio Barbarigo, Vescovo ore 17.00: Riunione Caritas parrocchiale ore 20.30: Preghiera sul Vangelo della domenica presso COMUNITA’ EFFATA’ (via Ghislanzoni, 38)

19 Martedì

S. Romualdo, abate ore 19.00-21.00: Ritiro Opus Dei (maschile)

21 Giovedì

S. Luigi Gonzaga

22 Venerdì

SS. Giovanni Fisher, Vescovo e Tommaso Moro, martiri ore 7.30: S. Messa nella cappella del Santo Jesus ore 8.00-10.00: Adorazione Eucaristica in Chiesa

24 Domenica

XII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO IV Settimana del Salterio SOLENNITA’ DELLA NATIVITA’ DI S. GIOVANNI BATTISTA GIORNATA PER LA CARITA’ DEL PAPA Is 49, 1-6: Ti renderò luce delle nazioni.

Sal 138: Io ti rendo grazia: hai fatto di me una meraviglia stupenda At 13, 22-26: Giovanni aveva preparato la venuta di Cristo.

Lc 1, 57-66. 80: Giovanni è il suo nome. ore 16.00: ADORAZIONE EUCARISTICA IN CHIESA ore 16.30: VESPRI

25 Lunedì

ore 20.30: Preghiera sul Vangelo della domenica presso COMUNITA’ EFFATA’ (via Ghislanzoni, 38)

26 Martedì

S. Josemaria Escrivá de Balaguer

27 Mercoledì

S. Cirillo d'Alessandria, Patriarca e Dottore

28 Giovedì

S. Ireneo, Vescovo e martire

29 Venerdì

SS. Pietro e Paolo, Apostoli SOLENNITA’ DEI SS. PIETRO E PAOLO

AVVISO AI GENITORI DEI RAGAZZI DELLA CATECHESI

VARIAZIONE GIORNO DEGLI INCONTRI DI CATECHESI Si comunica che a partire da Ottobre 2018, anche gli incontri di catechesi per i ragazzi di 5a elementare, 1a e 2a media si svolgeranno di MERCOLEDI dalle 17.00 alle 18.30 e non più il venerdì pomeriggio.

I sacerdoti e i catechisti

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Le nostre preghiere L’offertorio dei ragazzi Durante il periodo quaresimale, i bambini e ragazzi del catechismo hanno preso l’impegno di animare l’offertorio della messa domenicale delle ore 10.00.

4 marzo 2018 III Domenica di Quaresima

Ti preghiamo Signore che anche noi possiamo giungere alla conversione piena che ha vissuto Nicodemo nel dialogo con Te. In questa ultima parte del nostro cammino quaresimale fa’ che guardiamo alla tua Passione e tramite la nostra preghiera possiamo arrivare a vivere pienamente la Pasqua della tua Risurrezione

Con il pane ed il vino oggi offriamo a Dio questo cero che testimonia la meta del nostro cammino di quaresima e mostra la nostra fede, nonché la vera Chiesa, “tempio del risorto”.

O Signore, ti chiediamo di darci la forza di discernere tutto ciò che rende la casa del Padre un mercato.

Come questo mp3, compagno nelle nostre ore di svago.

Tu ci chiami, ma noi non ti sentiamo, perché le nostre orecchie sono piene di sogni e illusioni scambiate per realtà.

Ti preghiamo, Signore, di non stancarti di chiamarci, apri le nostre orecchie e riportaci con pazienza e amore dentro la realtà.

I ragazzi di V elementare 18 marzo 2018 V Domenica di Quaresima “SE IL CHICCO DI GRANO CADUTO IN TERRA MUORE, PRODUCE MOLTO FRUTTO”.

Signore, in questa quinta domenica di Quaresima, con il pane e il vino, ti offriamo dei chicchi di grano, un cuore e degli occhiali.

Questi chicchi di grano ci fanno ricordare ciò che tu ci hai insegnato: che la morte è principio di vita. Per portare frutto dobbiamo mettere da parte il nostro lato oscuro, arrogante ed egoista, per poterci donare agli altri con amore, gentilezza, generosità e, soprattutto, donare in maniera gratuita e smisurata perché “c’è più gioia nel dare che nel ricevere”.

I ragazzi di I media 11 marzo 2018 IV Domenica di Quaresima (Laetare) Signore Gesù, oggi ti ringraziamo per il tuo grande sacrificio che ha redento il mondo intero.

Portando questa croce al collo ci impegniamo a credere nel tuo Nome e a seguire la tua Parola.

Questo è il nostro cuore che dobbiamo tenere sempre aperto per accogliere con gesti semplici chi ha bisogno. Ti preghiamo di entrarci per allontanare da noi ogni male e cancellare ogni nostro peccato.

Grazie a questi occhiali riusciamo a vedere meglio ogni pericolo e a guardare oltre, per trovarti ed accoglierti in ogni fratello che ci passa accanto ogni giorno.

Sei un grande esempio da seguire e non ci vergogneremo mai di dire ai nostri amici che crediamo, preghiamo e andiamo in chiesa perché tu per noi sei veramente il centro dell’amore.

Signore fa che immersi nella tua luce, che oggi noi simbolicamente ti offriamo, possiamo compiere sempre opere gradite a Te, rinnegando le tenebre che ci spingono verso il male e il dolore.

I ragazzi di I media 19 19

Le nostre preghiere Da marzo ad aprile 25 marzo 2018 DOMENICA DELLE PALME

4 marzo 2018 III Domenica di Quaresima Gesù è il tempio della vera adorazione e per questo ha rovesciato i banchi dei cambiavalute.

Ti chiediamo di purificare i nostri cuori e la nostra vita da ogni grettezza e da quella ricerca religiosa segnata da interessi e da calcoli.

Fa', inoltre, che le nostre Chiese non si lascino abbagliare dalla ricerca dei poteri mondani perché Tu solo, Signore crocifisso, sei la potenza e la sapienza di Dio. Preghiamo

Per i giovani, nella 33a Giornata Mondiale della Gioventù. Perché Dio Padre li renda docili alla sua volontà, riempia i loro cuori di coraggio e compia anche in loro le sue meraviglie.

Preghiamo Gesù Cristo caccia i mercanti dal Tempio

(Affresco, G.B. Epis, 1867, S. Maria Immacolata delle Grazie)

11 marzo 2018 IV Domenica di Quaresima (LAETARE) Signore Gesù, sei venuto nel mondo come luce. Uscito dalle tenebre della morte, trasfigurato dalla risurrezione. La tua luce sia guida e incoraggiamento nel cammino di ogni uomo, in particolare illumina e guida le scelte di quanti si occupano del bene comune in Italia e nel mondo intero.

Preghiamo

Per il Vescovo ausiliare emerito di Bergamo, Mons. Lino Belotti, che il Signore ha chiamato a sé da questa vita. Perché Gesù Cristo ricompensi il suo generoso lavoro a servizio del Vangelo, accogliendolo nella gioia eterna del Paradiso.

Preghiamo 1° aprile 2018 Pasqua di Resurrezione

18 marzo 2018 V Domenica di Quaresima Gesù ci svela che perdere la vita, cioè vivere la vita come dono, è guadagnare la vita in pienezza, guadagnare la bellezza del vivere, è ritrovare la vita.

Donaci, Signore, di vivere le nostre giornate non con un amore pallido, spento, ma con un amore appassionato, forte, come quello di Gesù.

Preghiamo

O Signore alla timorosa Chiesa nascente che si apriva alla gioia hai donato questo annuncio: “Pace a voi”.

Fa’ che la Chiesa di oggi non si stanchi mai di donarci la pace e il perdono del Risorto.

Preghiamo

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Le nostre preghiere 8 aprile 2018 II Domenica di Pasqua in Albis

22 aprile 2018 IV Domenica di Pasqua

Per i responsabili delle nazioni e per tutti i popoli della terra. Perché il Signore Risorto, unica fonte della vera pace, orienti le loro scelte al bene, per il superamento dell’odio, delle divisioni e della violenza.

Preghiamo

Per la Fraternità Effatà, che dieci ani fa muoveva i suoi primi passi per volere del defunto vescovo Roberto, che ricordiamo con gratitudine al Signore.

Perché Dio padre, al quale eleviamo la nostra lode per il bene seminato in questi anni, continui a sostenere l’opera della Fraternità, soprattutto in favore dei giovani.

Preghiamo 15 aprile 2018 III Domenica di Pasqua 29 aprile 2018 V Domenica di Pasqua

Per l’Università Cattolica che celebra la 94a Giornata Universitaria affinché sappia far maturare in quanti si accostano ad essa un impegno generoso di testimonianza cristiana in tutti gli ambiti della vita personale, familiare e sociale.

Preghiamo

Per ciascuno di noi. Perché il Signore Gesù, senza il quale la nostra vita è sterile, ci ispiri il desiderio di vivere intimamente uniti a lui mediante la preghiera e i sacramenti come la vite e i tralci.

Preghiamo

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Vita della Parrocchia La Prima Riconciliazione Sabato 14 aprile hanno ricevuto il sacramento della Riconciliazione per la prima volta:

Paolo Fusca

Federica Fusca Sabato 14 aprile alle 9,30 ci troviamo in Oratorio con Federica, Ludovico, Marco e Paolo e i loro genitori. Sono presenti anche don Vinicio e Giorgio che distribuisce i libretti della prima Confessione personalizzati con la foto e i ritratti dei bambini. Don Vinicio legge dal Vangelo di Luca la parabola del padre misericordioso che è stato la guida del cammino di preparazione per la Confessione in questi anni di catechismo. Ogni bimbo è poi invitato a ripeterne una frase e successivamente ad invocare lo Spirito Santo come luce all’esame di coscienza. Rileggiamo tutti insieme i Comandamenti, poi viene consegnato ai bimbi un foglio per scrivere le loro mancanze.

Il foglio viene accuratamente ripiegato e tenuto in tasca da ciascuno di loro fino al momento della Confessione. Ci trasferiamo poi in Chiesa per partecipare alla S. Messa, celebrata da don Antonio. Il Vangelo è quello di Giovanni , cap 6, vv 16-20, che narra di Gesù che cammina sul mare agitato verso la barca dei discepoli sballottata dalle onde.

Non appena i discepoli accolgono Gesù, il mare si calma e la barca in breve raggiunge la riva. Al termine della Messa ci trasferiamo tutti nel locale del Battistero. Giorgio va a prendere quattro lumini e invita i genitori ad accenderli al cero pasquale in mezzo alla Chiesa. Con i lumini accesi, presso la fonte battesimale, rinnoviamo le promesse battesi-

Marco Ndambi

Ludovico Natali Sora mali e la fede in Gesù e nella Chiesa Cattolica.

Don Vinicio alla fine intona un canto e con una breve processione ci dirigiamo nei banchi.

Ecco ora il momento delle Confessioni individuali. Don Vinicio sull’Altare confessa i bambini e don Antonio nella cappella del sacro Cuore confessa i genitori. Giorgio accompagna ogni bimbo dopo la Confessione davanti al quadro miracoloso del Santo Jesus per una preghiera di lode e di ringraziamento.

Concludiamo con una preghiera di ringraziamento letta da ciascun bimbo e con il canto “Evenu shalom alejem, ” che don Vinicio canta in molte lingue suscitando grande stupore, ammirazione ed entusiasmo specie da parte dei bimbi. Ci portiamo ora in processione fuori sul sagrato della Chiesa dove Giorgio e Marco hanno preparato un braciere acceso. Attorno ad esso ciascun bimbo consegna il proprio foglio con scritte le mancanze a don Vinicio che ne fa un falò con un accendino acceso. II fuoco scoppietta nel braciere e la gioia si diffonde nel cuore tanto da coinvolgere anche i passanti che si fermano incuriositi, come una coppia di giovani polacchi che si unisce, nella loro lingua, ai nostri canti. Infine rientriamo in Chiesa dirigendoci verso l’Altare per ripetere insieme le 7 parole di Gesù sulla Croce ed una breve preghiera al termine della quale Don Vinicio impartisce su tutti la benedizione.

Anna 22 22

Vita della Parrocchia Il ritiro dei comunicandi Dio ci ama da sempre, ci chiama per nome: Alessandro Andrea Beatrice Federico Maria Valeria e ci invita al suo banchetto

Le madri sorvegliano con sguardo amorevole i bambini che riceveranno la Prima Comunione il prossimo 6 maggio durante una pausa di giuoco nel cortile delle Suore Canossiane di Borgo Palazzo

Il giorno 22 aprile i bambini, che si stanno preparando alla Prima Comunione, insieme con i genitori, dopo la S. Messa in Parrocchia hanno vissuto una giornata di ritiro presso le Suore Canossiane in via Borgo Palazzo.

Il tema condiviso è stato: “In cammino dietro a Gesù risorto”.

L’introduzione è stata animata dai bambini stessi i quali hanno sottolineato il tipo di percorso che ogni uomo può scegliere a seconda della propria concezione di vita maturata: cammino del nomade, del turista, del vagabondo, del migrante e del pellegrino…

Con grande impegno e con una sufficiente chiarezza hanno illustrato i vari itinerari presenti nel Vecchio Testamento, arrivando poi ad analizzare il cammino di Gesù, Uomo libero, al servizio dell’umanità nei suoi bisogni fondamentali.

Foto ricordo di genitori e comunicandi con Suor Annamaria e don Valentino

Anche il sacramento che si apprestano a vivere è stato presentato come partecipazione al memoriale della morte e Risurrezione di Gesù e di tutti i benefici ad essa connessi quando la Messa viene vissuta non come un dovere soltanto, ma come possibilità di alimentare la nostra vita spirituale attraverso l’amore di Gesù. È stata una esperienza positiva che ha permesso anche ai genitori di condividere le fatiche e le domande che nascono nella nostra quotidianità.

Suor Annamaria 23 23

Vita della Parrocchia I fidanzati si preparano al Matrimonio Percorrendo in auto via Spaventa in direzione di casa sotto la pioggia serale sbarazzina di Aprile, fermi al semaforo all’angolo con via Quarenghi, ci siamo guardati e improvvisamente colti da un certo timore ci siamo detti “caspita questa è la penultima volta… ci mancherà l’appuntamento del martedì!”

E così è stato impossibile non ripercorrere tutte le tappe anche interiori di questo bel percorso che ci ha accompagnato per più di due mesi, in cammino verso il Matrimonio: i dubbi iniziali prima di prendere la decisione, le telefonate, la prima lezione nella sala delle Carte – che credevamo si chiamasse così perché vi si firmavano importanti ma noiosi documenti – poi la domanda a bruciapelo di Don Valentino "che cosa è per voi Amore?”. E di lì una serie ancora più lunga di interrogativi ma anche di curiosità e aspettative che venivano naturali leggendo il programma degli incontri. Così fantasticavamo un po’ su come sarebbe stato ciò che ci aspettava … “Incontrare l‘altro”, Incontrare Dio”, e poi “Costruire … costruire una famiglia”.

E man mano che partecipavamo agli incontri, tutto prendeva una forma tra profonde lezioni teologiche, costruttivi confronti con le altre coppie e interessanti letture.

Da Francesco Alberoni ai capitoli dell’esortazione apostolica “Amoris Laetitia” con il suo messaggio di grande attualità: “Rendo grazie a Dio perché molte famiglie, che sono ben lontane dal considerarsi perfette, vivono nell’amore, realizzano la propria vocazione e vanno avanti anche se cadono tante volte durante il cammino”.

E ancora, da lucido e contemporaneo interprete dei grandi cambiamenti che stanno interessando molte società di questo pianeta in questo momento storico, Papa Francesco conti-

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Vita della Parrocchia nua: “Le consultazioni previe […] mi hanno fatto emergere diversi sintomi della cultura del provvisorio. […] (Le persone) credono che l’amore, come nelle reti sociali, si possa connettere o disconnettere a piacimento del consumatore”; “A rischio di banalizzare, potremmo dire che viviamo in una cultura che spinge i giovani a non formare una famiglia perché mancano loro le possibilità per il futuro”; “Abbiamo bisogno di trovare le parole, le motivazioni e le testimonianze che ci aiutino a toccare le fibre più intime dei giovani […] per invitarli ad accettare con entusiasmo e coraggio la sfida del matrimonio”.

Quest’ultimo è forse il messaggio che meglio riassume lo spirito del nostro percorso fidanzati e dei suoi momenti più intensi, come ad esempio il ritiro presso l’Istituto della Sacra Famiglia di Comonte.

Un’intera giornata di riflessione, confronto e spiritualità. Dopo un momento di preghiera mattutino, infatti, una interessante spiegazione e riflessione sono scaturite dalla lettura di alcuni estratti dell’Enciclica di Benedetto XVI “Deus Caritas est”. Una lettura a tratti difficile a cui è seguito un proficuo confronto fra le

coppie, che ha fatto emergere aspettative, domande e riflessioni sulla vita matrimoniale.

Non sono mancati durante la giornata i momenti conviviali, come il pranzo, che hanno offerto opportunità di approfondire la conoscenza di altre coppie.

Questi momenti hanno incluso anche la visita dei luoghi che hanno segnato la vita di Santa Paola Elisabetta Cerioli, fondatrice della congregazione della suore della Sacra Famiglia, che ancora oggi mantiene fede alla sua originaria missione educativa.

Il percorso fidanzati è stata una esperienza intensa e a tutto tondo insomma, che ci ha accompagnato in queste settimane aiutandoci e rendendoci più consapevoli dell’importante passo che stiamo per compiere.

Un grande grazie va alle nostre guide, Don Valentino, Silvio e Rosy che hanno dedicato molto del loro tempo per condividere la loro esperienza matrimoniale e a tutte le altre figure umane e professionali che si sono rese disponibili per rispondere alle varie domande, dalle più concrete alle più astratte, che accompagnano questa scelta.

Barbara e Francesco

Studenti portoghesi alle Grazie

Sabato 17 marzo : un gruppo di studenti portoghesi in gita scolastica per Milano e Venezia hanno fatto visita alla nostra chiesa: loro ci hanno inviato questa foto ricordo. da isabelgiraofilgueiras@gmail.com 25 25

Vita della Parrocchia La processione della Domenica delle Palme

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Vita della Parrocchia La lavanda dei piedi del giovedĂŹ santo

In vista del Sinodo dei Giovani, sono stati invitati proprio i giovani della nostra parrocchia a vivere il momento della lavanda dei piedi

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Vita della Parrocchia Venerdì santo

«La Croce ci interroga sul tema della giustizia» Il vescovo alle Grazie per l’iniziativa delle Acli: «A noi il compito di evocarla e coltivarla» L’appuntamento del venerdì nella chiesa delle Grazie durante la pausa pranzo ha visto in questo tempo di Quaresima, su iniziativa delle Acli bergamasche, un’alta presenza di persone. Ieri, nel giorno del Venerdì Santo, a guidare il momento di preghiera è stato il vescovo Francesco Beschi. Dopo la lettura di alcuni brani della Passione monsignor Beschi ha posto come punto di riflessione attorno alla morte di Cristo il tema della giustizia. «Il perseguimento della giustizia – ha detto – accompagna la storia dell’umanità e quella di ciascuno.

La croce di Cristo nella sua inesauribile ricchezza ispira anche l’approfondimento di questo tema. La croce è rappresentazione della suprema ingiustizia radicale e nello stesso tempo ci provoca e ci turba il fatto che da questa ingiustizia scaturisca la giustizia decisiva». Nella sua riflessione il vescovo ha richiamato quanto accaduto in Francia con il gesto del gendarme Arnaud Beltrame, offertosi come ostaggio al posto di una donna durante un attacco terroristico e poi ucciso. «È un gesto che ci ha colpito profondamente e nel quale riconosciamo sorprendentemente come in condizioni di evidente ingiustizia si manifesti una speranza di giustizia». Il vescovo ha insistito sul significato della croce che nel Venerdì Santo viene adorata.

«Quando esibiamo crocifissi nei luoghi pubblici

o a convalida di scelte pubbliche – ha osservato – non dobbiamo dimenticarci che nella croce ci troviamo davanti a un’ingiustizia radicale. A noi il compito non solo di evocare, ma di coltivare la meraviglia della nascita della giustizia». Nelle sue parole poi il no a vendette o a ingiustizie più grandi. «Entrare nella dimensione della croce – ha spiegato – significa rinunciare a restituire all’ingiustizia un’ingiustizia più grande». Quindi l’invito a non accontentarsi della giustizia. «È necessaria ma non basta – ha concluso –. È necessario lasciarsi plasmare e plasmare il mondo di un amore che assume declinazioni personali, comunitarie e sociali». Durante la preghiera sono stati letti testi padre David Maria Turoldo e di don Tonino Bello.

Mo. Gh. da L’Eco di Bergamo in data 31 marzo 2018

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Vita della Parrocchia Veglia di Pasqua

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Lavori in corso Gli alberi di Villa Jesus

Le intemperanze climatiche dello scorso inverno hanno raggiunto anche l’alta Valle Seriana e hanno provocato la caduta dei maestosi alberi che abbellivano Villa Jesus a Castione della Presolana.

Per ottemperare alle disposizioni del Corpo forestale dello Stato si è dovuto ricorrere ad una radicale sistemazione dell’area interessata. Per motivi di sicurezza , vista la vicinanza delle abitazioni, si è proceduto al taglio dei vecchi alberi ed effettuato una nuova piantumazione con specie arboree più adatte al terreno. Le fotografie a lato documentano i lavori eseguiti.

Una parte dei vecchi abeti è stata utilizzata per realizzare la capanna allestita sul nostro sagrato lo scorso Natale: questo pensiero allevia il rammarico per l’attesa di molti anni prima di avere nuova ombra nel prato di Villa Jesus.

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Centro Culturale

Le iniziative nel mese di aprile

a cura del Dott. Silvio Tomasini Museo Diocesano Bernareggi

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Centro Culturale Primo incontro di “effettobibbia” alle Grazie “Sansone culturista, Gedeone fifone. Solo Dio può salvare il suo popolo”: questo è stato il titolo dell’articolo a firma Vincenzo Guercio che L’Eco di Bergamo ha pubblicato in data 8 aprile e che qui di seguito riproduciamo per i nostri lettori per commentare la conferenza di apertura di “effettobibbia” riguardante il Libro dei Giudici e svoltasi in Sala delle Carte. Al termine dell’incontro il parroco don Valentino nella chiesa delle Grazie ha illustrato ai presenti il fregio bronzeo dell’altare maggiore che raffigura le eroine dell’Antico Testamento, alcune delle quali sono state oggetto di riferimento nella conferenza appena svolta.

Mons. Patrizio Rota Scalabrini ha inaugurato alle Grazie il ciclo di incontri con una lettura vivace dei testi sacri.

«Dalla salvezza alla rovina». Lo schema, la struttura narrativa del Libro dei Giudici è quello classico dei deuteronomisti: al peccato segue una punizione di tipo correttivo, pedagogico, e non vòlta a distruggere, ad annientare per sempre. Una conferenza di monsignor Patrizio Rota Scalabrini, lettura critica del VII Libro della Scrittura, ha inaugurato, ieri pomeriggio, alla Sala delle Carte del Centro culturale delle Grazie, la IX edizione di Effettobibbia, ciclo di incontri organizzato dal Comitato per la cultura biblica. Ha condotto Luciano Zappella, del Centro culturale protestante. Il popolo di Israele, ha spiegato Rota Scalabrini, «deve rendersi conto che ha mancato alle sue responsabilità. I deuteronomisti sono intellettuali che si sono messi a ripensare la storia di Israele dai tempi gloriosi di Salomone alla rovina»: plurime deportazioni, sconfitte, assoggettamento. E rileggono questa storia «in chiave profetico-teologica: un popolo che aveva fatto un patto con Dio, non

lo ha rispettato, ed è stato punito». Un modo per «rendere ragione a se stessi del proprio passato». Un libro straordinario, quello dei Giudici, anche perché «non presenta tanto la violenza dei nemici, quanto il male, la violenza, l’errore all’interno del popolo di Dio». I Giudici sono «una risposta mandata dal Signore, che si commuove per le sofferenze del popolo eletto». Protagonisti della narrazione, «strani eroi e donne forti». Eud, per esempio, un portatore di handicap, un «mancino», che letteralmente significa «impedito, legato nell’uso della mano destra». E però, proprio grazie a questo, portando la cinta della spada sul fianco destro, inganna l’ispezione prima di entrare nella reggia di Eglon, re dei Moabiti, che avevano sconfitto ed opprimevano gli ebrei, e può ucciderlo. «E poi Gedeone, il più fifone, talmente valoroso che si nasconde in un tino a battere il grano. O un “bastardo”, come lo chiamano i suoi fratelli, divorato dal bisogno di rivalsa, che pensa che tutto debba essere conquistato e pagato». O un «culturista, donnaiolo, tutto muscoli e niente cervello», come Sansone.

«Il Signore si avvale di strumenti inadeguati affinché appaia chiaramente che la salvezza non viene dagli uomini, ma da Lui». La priorità, nel testo, è data all’iniziativa divina. Non è il popolo che sceglie il Giudice liberatore. Ma anche la forma del Giudice «è destinata a fallire, come poi quella dei Re e dei Profeti». L’esempio più clamoroso è proprio Sansone: «Non ha salvato nessuno. È una caricatura di salvatore, assai più che un salvatore vero e proprio. Non ne indovina una. Sposa una filistea, con cui ha ben poco a che spartire». Poi si innamora di Dalila, «la piccola notturna». Fallisce «sia a livello personale che pubblico, nel compito di portare il suo popolo alla salvezza. Muore sterile, senza lasciare figli, come sterile è la sua avventura». È un’«implosione del dispositivo di salvezza voluto da Dio». Il cedimento di un sistema in cui «tutti sono perdenti, Dio incluso», perché non riesce a strappare gli uomini al loro peccato.

Il succedersi dei racconti evidenzia, piuttosto, la «pazienza di Dio», che rispetta la libertà del popolo e dei suoi protagonisti, o eroi. È proprio questa libertà che «mette in scacco Adonai». Prossimo appuntamento martedì alle 20,30 a Grumello del Monte, sala S. Chiara: «Ombre di rugiada», incontro sulla figura di Gedeone a cura di Manuel Rossi e Giulio Caio.

Vincenzo Guercio

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Centro Culturale Chiesa delle Grazie: il fregio dell’altare L’altare, in marmi policromi, fu consacrato il 7 dicembre 1907 dal vescovo Radini Tedeschi. Il progetto è dell’arch. Ernesto Pirovano, milanese che a Bergamo ha fatto, tra l’altro, la facciata del Cimitero Monumentale. L’esecuzione e le sculture sono di Andrea Paleni e del fratello Cesare, aiutati dal padre arch. Ernesto per la parte marmorea e progettuale.

L’altare è ricco di marmi e sculture, ma la parte più originale è quella “mariana”, carica di grande valenza simbolica per la scelta di un tema iconografico raramente utilizzato negli altari, che si esprime nel fregio bronzeo di Andrea Paleni sul paliotto: una vera e propria scultura che si estende, unica in diocesi, su tutta la superficie inferiore dell’altare, con la raffigurazione di undici “Donne dell’Antico Testamento” che annunciano e prefigurano la grandezza della Dodicesima costituita da Maria. Di seguito, accanto al loro nome è citato il testo biblico in cui compare la loro storia.

Da sinistra:

3 “Rebecca” (Genesi cap. 24 v. 3.10), che porge da bere al servo di Abramo, in cammino con dieci cammelli per cercare una moglie a Isacco: proprio Rebecca andrà sposa a Isacco e gli darà due figli, Esaù e Giacobbe.

Curioso ma reale il cammello che fa da sfondo alla vicenda.

4 “Rachele” (Genesi cap. 29 v. 8) che porta il gregge al pascolo con un bastone, e due pecore di squisita fattura. Rachele, bella di forma e di aspetto, conobbe il marito, il patriarca Giacobbe, proprio al pascolo delle greggi.

5 - 6 “Debora e Giaele” (Libro dei Giudici cap. 5 v. 3 — cap. 5 v. 26): Debora, profetessa è uno dei Giudici di Israele, è seduta con un cartiglio sul quale è inciso il cosiddetto “Canto di Debora”, nel quale la donna glorifica Dio per averla assistita nella lotta contro il nemico Sisara, generale del re di Canaan: prima messo in fuga dall’israelita Barak, spinto proprio da Debora, poi, come profetizzato sempre da Debora, ucciso da Giaele, nella cui tenda si era rifugiato e addormentato, che gli conficca nella testa un picchetto che qui ha nella mano sinistra.

1 “Eva” (Genesi cap. 4). Raffigurata solenne e statuaria, vestita come una matrona romana, incinta, con un germoglio in mano, un germoglio da cui fiorirà il Salvatore; sotto i suoi piedi schiaccia un serpente, condividendo un’unica immagine con l’Immacolata.

7 “Rut” (Libro di Rut cap. 2), la spigolatrice, al centro del paliotto, una donna che si china a raccogliere le poche spighe lasciate dai mietitori. Rut è personaggio femminile di grandi doti morali, rimasta vedova ma esempio di pietà filiale nei confronti della suocera, e che con grande dedizione e generosità fece i lavori più umili. È la capostipite di Davide

2 “Sara” e il figlio Isacco (Genesi cap. 23).

Moglie di Abramo è raffigurata anziana con il volto segnato dal tempo e il bimbo in braccio.

Per lungo tempo sterile, miracolosamente partorisce Isacco in tarda età dopo che tre angeli in sembianze umane glielo avevano preannunciato.

segue a pag. 38

Betsabea

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Centro Culturale

Eva

Sara

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Centro Culturale Chiesa delle Grazie: il fregio dell’altare

Rachele

Rebecca

Debora e Giale

Rut 36 36

Centro Culturale

Betsabea

Giuditta

Ester

Madre dei 7 fratelli 37 37

Centro Culturale Chiesa delle Grazie: il fregio dell’altare e di Giuseppe, ed è nominata all’inizio del vangelo di Matteo.

8 “Betsabea” (1° Libro dei Re cap. 2 v. 1) e il figlio Salomone, posto su un cippo celebrativo, rappresentativo del desiderio della madre di porre il figlio sul trono del padre Davide. Una rappresentazione di madre e figlio, una madre che molto fece per la gloria del figlio.

9 “Giuditta” (Libro di Giuditta cap. 13 v.

17) era una ricca vedova, bella, giovane e di indiscussa virtù. Quando la sua città, Betulia, sta per arrendersi al generale nemico Oloferne, Giuditta si veste in gran pompa e si presenta ad Oloferne con la sua serva e con doni, fingendo di essere venuta a tradire i suoi. Oloferne accetta entusiasta l'offerta e la invita al suo banchetto, credendo di poterla anche possedere. Ma quando viene lasciato solo con la donna è completamente ubriaco. Giuditta allora prende la sua scimitarra e con tutta la forza di cui è capace lo colpisce due volte al collo e gli stacca la testa. Qui è raffigurata con la testa del generale, affiancata dall’ancella che l’accompagna nel campo nemico, la cui complicità nella scabrosa impresa è data dalle mani che si incrociano attorno all’arma del delitto.

10 “Ester” (Libro di Ester cap. 15 v. 13 della Vulgata). Assuero, re persiano che dominava sull’Asia Minore, ripudiò la moglie e si fece portare 10 vergini del regno tra cui scelse Ester in moglie senza sapere che era ebrea e la incoronò regina; il primo ministro Aman, nemico degli ebrei e del padre di Ester Mardocheo che non si era prostrato a lui, promulgò una legge affinché tutti gli ebrei fossero uccisi; Mardocheo chiese alla figlia di intervenire presso il marito, ma la regola era che venisse ucciso chi si presentava al re spontaneamente, senza essere convocato; Ester lo fece e Assuero si adirò moltissimo; Ester svenne e Assuero, colpito da tanta audacia, tese lo scettro indicando che lei poteva vivere.

Maria ma la madre lo invitò a non lasciarsi corrompere.

12 “Maria” è, infine, la dodicesima donna, rappresentata con il Bambino che porta in mano un germoglio fiorito. L’ultima immagine non è accompagnata da alcun riferimento biblico, siamo nel Nuovo Testamento.

11 “Madre dei 7 fratelli Maccabei” (2° Libro dei Maccabei cap. 7): qui è con l’ultimo dei figli, tutti trucidati dal re siriano Antioco IV Epifane perché non volevano allontanarsi dalla loro fede. Dopo aver ucciso i primi 6 fratelli, Antioco cercò di convertire il più giovane promettendogli onori e cariche,

Fabio Pasquale e don Valentino

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Centro Culturale Lorenzo Lotto: lettura scenica alle Grazie Nel Teatro alle Grazie si è tenuto uno spettacolo particolare, una lettura scenica (Virginio Zambelli) con l’accompagnamento di musica rinascimentale (Angelo Botticini) per festeggiare il compleanno di Lorenzo Lotto. È stata Francesca Cortesi Bosco a ipotizzare che cadesse proprio il 21 aprile l’anniversario della nascita del grande pittore: Fernando Noris ne ha spiegato le ragioni. Di seguito riportiamo l’articolo a firma Vincenzo Guercio de L’Eco di Bergamo in data 21 aprile 2018.

«Primo testamento: 25 marzo 1531, registrato il 21 aprile. Secondo testamento: 25 marzo 1546, registrato il 21 aprile. Solo coincidenze?» Oggi, 21 aprile, secondo Fernando Noris, storico dell’arte, già curatore di mostre dedicate a Lorenzo Lotto e autore di un libro ispirato al ciclo di affreschi di Trescore, sarebbe il compleanno dell’artista. L’ipotesi, già formulata da Francesca Cortesi Bosco in occasione della grande mostra del 1998 sul «Genio inquieto del Rinascimento», è ora ripresa dal direttore della «Rivista di Bergamo». Per celebrare il dies natalis, la Fondazione Credito Bergamasco e il Centro Culturale delle Grazie hanno organizzato, sabato 21 aprile alle 20.45 al Teatro alle Grazie, la lettura scenica «Laurentio Loto pictor veniziano».

L’incontro è stato curato dallo stesso Noris; regista e voce narrante Virginio Zambelli con l’accompagnamento di musiche rinascimentali del maestro Angelo Botticini.

«Il primo testamento di Lotto che conosciamo – spiega Noris reca la data del 25 marzo 1531, con successiva registrazione il 21 aprile. Il secondo testamento è pure del 25 marzo ma dell’anno 1546, e registrato, parimenti, il 21 aprile. Già Francesca Cortesi Bosco aveva sottolineato che il 25 marzo è la data dell’Annunciazione di Maria e dell’Incarnazione di Cristo, data che veniva a segnare il principio della storia della salvezza e della rinascita: per il cristiano Lotto anche la propria rinascita, fisica o battesimale.

Contestualmente, il 25 marzo si celebrava l’anniversario della mitica fondazione della città di Venezia: per il veneziano Lotto anche questo aveva il suo peso. Analogamente, il 21 aprile era, ed è, celebrato come il giorno dei natali di Roma. La scelta di queste coincidenti datazioni non può essere stata casuale. Mettendo i suoi testamenti sono l’insegna di tali coincidenze anagrafiche, Lotto intendeva di sicuro sottolineare qualcosa che gli stava molto a cuore: innanzitutto la consapevolezza di essere un credente

Il programma dello spettacolo

Un autoritratto di Lorenzo Lotto nella cappella Suardi a Trescore

* “Iste est Johannes” flauto Ganassi in Sol * Primo testamento e codicillo di Lorenzo Lotto * “Chanson balladèe” liuto rinascimentale * Intervento di Fernando Noris * “Noci milà” flauto doppio * Monologo del muro (Oratorio Suardi —Trescore) * “Ordo Virtutum” salterio a percussione * Intervento di Fernando Noris * Secondo e ultimo testamento di Lorenzo Lotto * “King of Denmark’s Galliard” Il ritiro a Loreto con musica di liuto rinascimentale 39 39

fortunato e predestinato, per esser nato nel giorno del concepimento del Salvatore; e poi per aver trovato la curiosa coincidenza della sua nascita con le celebrazioni dell’amata Venezia e di Roma (forse un po’ meno amata, ma fondamentale nel corso della sua prima attività). Quale occasione migliore di un compleanno per riflettere sulla propria esistenza e avviarsi a decisioni fondamentali come quella di sequestrarsi dal mondo in luoghi quieti?». «L’idea di portare in teatro una lettura scenica su Lorenzo Lotto - aggiunge Zambelli - è nata in me dopo aver letto il romanzo di Noris “Autobiografia di un muro”» (Grafica & Arte, 2015), in cui una classe di scuola media scopre e reinterpreta gli affreschi dell’Oratorio Suardi. Da questo libro ho scelto il monologo del “muro” che riporta l’affresco delle Storie di Santa Barbara». La serata si è conclusa con la lettura dei testamenti.

Centro Culturale Lorenzo Lotto: lettura scenica alle Grazie Le vicende personali e i frequenti viaggi che Lorenzo Lotto praticò nella sua esistenza sono stati, come noto, da lui stesso direttamente raccontati. Lettere, memorie, corrispondenze, contratti, libri di spese ci hanno detto di lui molto. Ma non tutto. Ad esempio, pur lasciando intendere la cosa con allusioni varie, il pittore non ha lasciato scritto nulla di preciso sulle sue eventuali peregrinazioni europee, che pure si potrebbero ipotizzare come avvenute.

Fedele cronista della sua vita lavorativa e di relazione, Lorenzo Lotto ha scritto almeno due testamenti (noti) nel 1531 e nel 1546.

Ha spedito lettere a Bergamo dal 2 settembre 1524 al 6 marzo 1532. Ha registrato un "Libro di Spese Diverse" dal 1542 fino alla morte avvenuta nel 1557. Ed è proprio in occasione dei due testamenti che Lotto ha lasciato cadere, con apparente noncuranza, un'informazione preziosa, mimetizzata tra indizi criptati, tutti da decifrare. Nel testamento del 1531, avendo "voltato l'animo a

poveri de Jesu Christo" quelli dell'ospedale veneziano di San Giovanni e Paolo, Lotto domandò ai frati domenicani, destinatari di tutti i suoi beni, l'onore e il privilegio di essere sepolto rivestito del loro abito, senza alcun'altra cerimonia, secondo costume e usanza fratesca; e più esplicitamente ancora nel testamento del 1546 con un'autentica professione di fede "al nome dell'omnipotente eterno Iddio Sanctissima Trinità, con tutta la corte de la maestà sua celestiale".

Questo affidarsi alla corte celestiale, pur citando amici, conoscenti, destinatari di parziali lasciti, denota tuttavia uno stato di grande delusione del pittore, stanco "massime che de l'arte non guadagnava de spesarmi".

Più precisamente nel sentirsi solo "senza fidel governo et molto inquieto nella mente", senza una famiglia sua, senza affetti prossimi, disturbato da inquietudini ricorrenti, ma ancora fiducioso nella sua buona stella.

Fernando Noris

Arte e catechesi: la pala della Madonna delle Grazie

Il Dott. Silvio Tomasini del Museo Diocesano Bernareggi di Bergamo, martedì 24 aprile alle ore 10.30 nell’ambito degli incontri di “Arte e catechesi”, ha tenuto la conferenza “La pala della Madonna delle Grazie”.

L’opera di Giovan Paolo Cavagna (1556-1627)

porta la data 1619 e orna l’altare di sinistra della nostra chiesa; attorno all’alto trono della Vergine, che tiene il Bambino sulle ginocchia, ci sono S. Carlo Borromeo, S. Stefano e una rappresentanza di poveri. Questi ultimi sono presentati alla Vergine da un sacerdote ripreso 40 40

Centro Culturale Arte Arte e e catechesi: catechesi: la la pala pala della della Madonna Madonna delle delle Grazie Grazie nifestazione del sacro, tanto più credibile quanto più strettamente in rapporto con l’esperienza vissuta del fedele.

Il Cavagna in questo dipinto si ricollega per diversi aspetti alle opere di Lorenzo Lotto e a Giovan Battista Moroni: la verità esistenziale dei mendicanti ha la dignità dei ritratti di Moroni mentre il confidente colloquio tra la Vergine e i poveri, i poveri mendicanti e gli evangelicamente poveri S. Carlo Borromeo e S. Stefano richiamano Lorenzo Lotto. Anche il grande basamento del trono e il motivo del drappo sollevato dagli angeli richiamano Lotto, autore delle pale d’altare custodite nella chiese di S. Bartolomeo e in San Bernardino in Pignolo.

Bellissimi sono gli effetti di luce che mettono in risalto e contrasto i bianchi cinerei delle vesti con gli splendori dell’oro e del rosso.

L’opera ha una carica naturalistica di eccezionale intensità per il rapporto confidenziale ed umano delle figure, sottolineata da una luce che agisce a distanza ravvicinata.

La pala ornava in un primo tempo l’altare maggiore della ex chiesa di S. Carlo dei Mendicanti situata a metà della parte alta di via S. Alessandro, poco prima del bivio con via S. Benedetto, vicino alla demolita porta medioevale del Mattume. La dicitura “Mendicanti” rimandava invece ad un ospedale ricavato in alcuni edifici contigui alla citata porta, acquistati nel 1618 dal Vescovo, e utilizzati per ospitare una cinquantina di questuanti.

La tela in seguito, sul principio del XIX secolo, occupò la testata del coro nella vecchia chiesa delle Grazie in sostituzione del polittico del Foppa che, facile preda delle rapine napoleoniche, fu portato a Milano presso la pinacoteca di Brera.

di spalle con le braccia aperte in un ampio gesto materno, da identificarsi sicuramente nel sacerdote Regolo Belotti, all’epoca ancora in vita, che aprì già nel 1612 luoghi pii per soccorrere fanciulli e fanciulle, donne anziane e mendicanti. L’assortimento non è casuale ma esemplifica quattro categorie di poveri: fanciulli e fanciulle dai cinque ai dodici anni e anziani di ambo i sessi, di età superiore ai sessant’anni. Salvo le donne anziane, tutti vestono nel dipinto l’abito di panno bianco che era stato scelto per loro e benedetto il 6 giugno 1613 dal vescovo Giovanni Emo (16111622) nel corso della cerimonia di inaugurazione.

S. Carlo Borromeo, ritratto con le vesti cardinalizie sul lato destro della pala, con una mano indica le fanciulle ai suoi piedi e con l’altra intercede presso la Vergine Maria tramite il Bambino divino seduto sul ginocchio della Madonna. Sul lato sinistro della pala c’è S. Stefano, ritratto con una dalmatica scarlatta, che invoca l’aiuto di Maria Vergine: tiene nella mano un pane e il suo gesto sembra supplicare la grazia di poterlo moltiplicare per farne dono ai poveri.

Il Cavagna dà prova di un’attenzione lucida ai particolari: il mendicante con la brocca delle offerte e la donna anziana che guardano direttamente lo spettatore, i piedi nudi dei fanciulli e soprattutto la grande veduta di Bergamo che si spiega alle spalle della Vergine. La città con il profilo delle mura venete, terminate nel 1588, è sullo sfondo e spiega la sensibilità del pittore per esprimere la vocazione collettiva dei concittadini di Bergamo a promuovere e sostenere istituzioni caritative del genere. La città è il teatro della vita di ogni giorno e da essa non si vuole sciogliere la ma-

Giovan Paolo Cavagna, figlio di Giampietro, nacque a Bergamo, nel 1556: questa data è stata ricavata dalla scritta che il Cavagna aveva aggiunto alla firma e alla data 1591 sullo stendardo da lui realizzato per l’oratorio della Dottrina cristiana nella chiesa di S. Rocco a Bergamo.

La famiglia era originaria di Santa Croce, frazione di S. Pellegrino, e si era stabilita a Bergamo nella contrada Prato nel borgo San Leonardo dove il nonno Gian Antonio aveva una bottega di tintore. Il Tassi, che scrisse la biografia del Cavagna, nel 1793 precisava che egli dimorò in vicolo Zambonate.

Si sposò con Margherita Canubina, dalla quale nacquero quattro figli: Caterina e Francesco, che divennero pittori, Giacomo

Antonio, che prese l’abito talare, e Giovanni Battista.

Dai libri matrimoniali di S. Alessandro in Colonna risulta che il 16 novembre del 1611 il Cavagna sposò in seconde nozze Caterina Minetti. Nel testamento redatto il 17 maggio 1627 lasciò in eredità ai figli alcune proprietà che aveva acquistato a Spirano e una casa sulla strada di Cologno.

Morì a Bergamo il 20 maggio 1627 e fu sepolto in S. Maria delle Grazie, chiesa che venne demolita per l’edificazione nello stesso luogo dell’attuale S. Maria Immacolata delle Grazie. Durante la costruzione del santuario mariano, tra il 1857 e 1875, si persero i riferimenti della localizzazione della sepoltura del Cavagna.

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Dal Teatro “Riconciliazione. Ricucire strappi e riannodare fili nella società dei conflitti” è il tema della nuova edizione di Bergamo Festival Fare la Pace che si svolgerà dal 3 al 13 maggio 2018.

Il Festival propone ogni anno una riflessione ispirata alle questioni più attuali e scottanti del dibattito civile. Nel 2018 la parola chiave portata dal Festival all’attenzione generale è RICONCILIAZIONE, parola densa di significati che va intesa in una molteplice prospettiva – sociale, economica, politica e religiosa–e nella sua dimensione locale e internazionale. Per 11 giorni un ricco palinsesto di incontri, lectio magistralis, proiezioni e concerti, animerà la città di Bergamo: studiosi di fama internazionale, storici, filosofi e giornalisti dialogheranno e si confronteranno con il pubblico per capire come sia possibile progettare il futuro in un mondo sempre più segnato da tensioni e conflitti. In una società che ha bisogno di riannodare le relazioni che stanno a fondamento della sua tenuta civile, Bergamo Festival prova a dare il suo contributo individuando nella parola, nel confronto e nella comprensione critica gli strumenti decisivi per un percorso di riconciliazione e di pace.

A Bergamo sfileranno i grandi nomi della cultura internazionale e italiana, come Philippe Van Parijs, filosofo ed economista belga, uno dei principali teorici mondiali del basic income, il reddito di base, Josep Maria Esquirol, filosofo catalano vincitore del Premio Nazionale per la Saggistica, Padre Tomasz Trafny responsabile dell'ufficio “Scienza e fede” del Pontificio Consiglio della Cultura e Gideon Levy, giornalista israeliano. E ancora, Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Maurizio Cucchi, uno dei più importanti poeti italiani contemporanei, Padre Francesco Patton, Custode di Terra Santa e Agnese Moro, giornalista e scrittrice che in dialogo con Adriana Faranda, parlerà di giustizia riparativa e del coraggio del perdono.

Ad arricchire il Festival, dopo il grande successo delle passate edizioni, ritorna l’evento musicale Pianocity For Peace. La manifestazione porta il pianoforte in numerosi luoghi di Bergamo e provincia: la musica risuonerà nelle piazze, nelle strade storiche di Città Alta e Bassa e all’Aeroporto di Bergamo Orio al Serio. Un evento culturale in cui i veri protagonisti sono tutti i cittadini, dagli spettatori agli appassionati di musica, dai pianisti ai giovani talenti.

Tutti gli eventi sono gratuiti previa iscrizione on line sul sito www.bergamofestival.it.

Sabato 12 maggio 2018 ore 17.30—19.30

Teatro alle Grazie Viale Papa Giovanni XXIII, 13 24121 Bergamo Ospiti: Agnese Moro, Adriana Faranda, Anna Cattaneo Conduce: Claudia Mazzuccato, Professore associato di Diritto penale Università Cattolica di Milano La lotta armata degli Anni Settanta e Ottanta ha creato divisioni, violenza e morte i cui segni sono, per molti versi, tangibili ancora oggi. Per oltre trent’anni abbiamo convissuto con fantasmi e nodi irrisolti. Dieci anni fa alcune persone, tra le quali Agnese Moro e Adriana Faranda, accompagnate da alcuni mediatori penali - Claudia Mazzucato, Adolfo Ceretti e Guido Bertagna - hanno iniziato un cammino volontario e gratuito nel tentativo di riparare vissuti lacerati e feriti, offrendo le proprie storie personali inserite nella “Storia” di quegli anni. Al buio, senza sapere dove li avrebbe condotti quello che poteva sembrare un cammino azzardato, si sono incontrate per rispondere a una ineludibile domanda di giustizia, che si è rivelata essere un’apertura al dialogo. Si sono così ri-trovate in un percorso nuovo, che, non cancellando il dolore, ha permesso una lenta, graduale, faticosa ricomposizione e forse, per alcuni, una riconciliazione. Anna Cattaneo, mediatrice penale di Bergamo, fa parte del cosiddetto gruppo dei “Primi terzi”: dal 2010 ha seguito il cammino del gruppo e ne è testimone. Da questo itinerario è nato “Il libro dell’incontro Vittime e responsabili della lotta armata a confronto” (Il Saggiatore, 2015).

In collaborazione con Centro Giustizia Riparativa e Mediazione Caritas Bergamo.

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Cronaca parrocchiale Nel mese di marzo DOMENICA 4 MARZO III DOMENICA DI QUARESIMA I fidanzati hanno vissuto una giornata di ritiro spirituale presso l’ Istituto Sacra Famiglia di Comonte (Seriate) insieme a don Valentino e a Silvio e Rosy, coppia-guida del corso.

VENERDÌ 9—SABATO 10—DOMENICA 11 TRIDUO QUARESIMALE DI S. JESUS Abbiamo celebrato con un Triduo di preghiera il ricordo della prima sanguinazione del Santo Jesus raffigurato caduto a terra mentre porta la croce verso il Calvario.

Venerdì 9 e sabato 10 le celebrazioni si sono svolte nella cappella del Santo Jesus, mentre domenica 11, al termine di ogni Messa ci siamo recati nella cappella per recitare le preghiere per ottenere l’indulgenza plenaria concessa in questi giorni.

LUNEDÌ 5 MARZO Presso la libreria Buona stampa alle ore 18.00 si è tenuto il quarto ed ultimo incontro di approfondimento e riflessione sulla liturgia a cura di Mons. Antonio Donghi: La liturgia e le realtà create.

SABATO 10 MARZO Alle 20.45 presso la nostra chiesa parrocchiale, in occasione del triduo quaresimale del Santo Jesus, il coro Canticum Novum, diretto da Erina Gambarini, ha eseguito il Requiem di Donizetti.

MERCOLEDÌ 7 MARZO Alle 20.30 in chiesa si è svolta l’adorazione Quaresimale: la riflessione ha posto al centro il dialogo tra Gesù e la Samaritana presso il pozzo di Giacobbe.

MERCOLEDÌ 14 MARZO Ci siamo ritrovati in chiesa alle 20.30 per il Quaresimale. L’adorazione della quarta settimana di Quaresima ha proposto le figure di Filippo e Andrea, “uomini-ponte”, persone che non si sostituiscono a Cristo, ma che portano a Lui.

Gesù incontra la Samaritana al pozzo – Duccio di Buoninsegna (1308-1311) Museo Thyssen Bornemisza - Madrid 43 43

Cronaca parrocchiale Nel mese di marzo LUNEDÌ 19 MARZO Abbiamo celebrato la memoria liturgica di S. Giuseppe Sposo della Beata Vergine Maria.

l’adorazione eucaristica comunitaria. La chiesa è rimasta aperta fino alle 24.00 per l’adorazione personale.

MERCOLEDÌ 21 MARZO Alle 20.30 in chiesa ultima riflessione e adorazione Quaresimale: la figura guida è stata quella dell’apostolo Pietro, che in riva al lago riceve dal Risorto il compito di pascere il suo gregge e, nel contempo, accoglie il definitivo “Seguimi” da parte di Cristo (cfr. Gv 21, 19).

30 MARZO - VENERDÌ SANTO La liturgia del Venerdì Santo è stata scandita da diversi momenti di preghiera: alle 10.00 la meditazione per i ragazzi, alle 13.30 la preghiera promossa dalle ACLI con il nostro vescovo Francesco.

Alle 16.00 abbiamo vissuto l’Actio liturgica nell’ora della passione e morte del Signore. A causa del brutto tempo non si è svolta la processione con il Cristo morto per le vie del quartiere, ma la funzione è stata celebrata in chiesa.

VENERDÌ 23 MARZO Alle 20.30 in occasione della giornata di preghiera in memoria dei martiri missionari, si è svolta in Chiesa la Via Crucis; si è posta l'attenzione sul martirio di alcuni testimoni della Fede che hanno donato la propria vita unendosi a Cristo.

31 MARZO - SABATO SANTO Alle 10.00 abbiamo pregato insieme l’ora media e, a seguire, c’è stata la tradizionale benedizione delle uova.

La SOLENNITA’ DELLA RISURREZIONE DEL SIGNORE è iniziata in chiesa alle 21.00 con la Veglia.

DOMENICA 25 MARZO DOMENICA DELLE PALME E PASSIONE DEL SIGNORE Alle 9.30 nel chiostro dell’oratorio è iniziata la celebrazione con la benedizione dei rami d’olivo e la processione fino alla chiesa parrocchiale.

MARTEDI’ 27 MARZO

La processione delle palme lungo il viale papa Giovanni Alle 16.00 i fedeli hanno partecipato alla Confessione comunitaria. Al termine, come ormai da tradizione, c’è stato un piccolo rinfresco per lo scambio di auguri pasquali.

MERCOLEDI’ 28 MARZO La messa delle 7.30 è stata celebrata da don Paolo Rossi per gli studenti del Liceo Scientifico Lussana che hanno animato la celebrazione con preghiere e canti.

29 MARZO — GIOVEDÌ SANTO Le celebrazioni del triduo pasquale sono iniziate in chiesa alle 18.00 con la Messa “in Coena Domini”; alle 21.00 ci siamo riuniti nella cappella del S. Jesus per l’ora santa,

L’accensione del Cero pasquale sotto il pronao della chiesa 44 44

Cronaca parrocchiale Nel mese di aprile 1 APRILE – DOMENICA DI PASQUA Il Signore è davvero risorto, alleluia.

A lui gloria e potenza nei secoli eterni.

Alle 17.00 la S. Messa è stata accompagnata dal coro Canticum Novum.

SABATO 14 APRILE Alle ore 9.30 i bambini di III elementare insieme ai genitori si sono preparati per ricevere per la prima volta il sacramento della Riconciliazione. La celebrazione si è svolta in chiesa alle ore 11.00.

MERCOLEDÌ 18 APRILE I fidanzati hanno terminato il percorso di preparazione al matrimonio con una celebrazione nella cappella dell’oratorio insieme a don Valentino e a don Vinicio. È seguito un incontro conviviale presso il vicino Bistrot.

2 APRILE – LUNEDÌ DELL’ANGELO S. Messe con orario festivo

SABATO 21 APRILE In teatro ore 20.45 siamo stati invitati ad un’inconsueta rappresentazione: una lettura scenica su Lorenzo Lotto e musiche antiche.

SABATO 7 APRILE Alle 17.30 in Sala Carte Mons. Patrizio Rota Scalabrini ha inaugurato la IX edizione di effettobibbia con una conferenza dal titolo Il Libro dei Giudici: dalla salvezza alla rovina.

DOMENICA 22 APRILE IV DOMENICA DI PASQUA

DOMENICA 8 APRILE - II DOMENICA DI PASQUA IN ALBIS DELLA DIVINA MISERICORDIA Come ormai da tradizione durante la messa delle ore 10.00 sono stati ricordati i bambini battezzati negli ultimi sei anni.

Dopo la celebrazione le famiglie si sono ritrovate in oratorio per un piccolo rinfresco.

Alla S. Messa delle ore 17.00 abbiamo ricordato i 10 anni di fondazione della Fraternità Effatà con una Eucarestia presieduta dal parroco concelebrata con mons. Vittorio Nozza, vicario episcopale, mons. Giacomo Locatelli, assistente della Comunità, don Emanuele Poletti, responsabile della Pastorale giovanile, don Giambattista Boffi e don Andrea Mazzoleni dell’Ufficio missionario.

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Cronaca parrocchiale

Nel mese di aprile MARTEDÌ 24 APRILE Alle ore 10.30, durante il consueto incontro di catechesi, il Dott. Silvio Tomasini ha illustrato la pala di Giovan Paolo Cavagna che orna l’altare di sinistra della nostra chiesa.

VENERDÌ 27, SABATO 28 29 APRILE

E DOMENICA

Per tre pomeriggi consecutivi nel Chiostro delle Grazie si sono svolti i giuochi dei bambini cinesi che frequentano i corsi della loro lingua madre nei locali della parrocchia

Desideriamo ringraziare le signore Carla, Augusta e Franca che anche quest’anno hanno confezionato più di 1000 sacchetti con i rametti d’ulivo, il programma della Settimana Santa, come pure le boccette con l’acqua benedetta del fonte battesimale.

Ruba la borsetta in chiesa Il cinquantaquattrenne ha chiesto scusa: «Ho un disturbo bipolare». Arresto non convalidato Ha visto una donna inginocchiata, intenta a pregare, nella chiesa di Santa Maria delle Grazie e ha deciso di approfittarne, incurante sia della situazione che del luogo sacro: S. T., 54 anni, le ha afferrato la borsetta, lasciata per un momento sul banco, ed è fuggito in tutta fretta. Il gesto non è però passato né inosservato né impunito: la donna si è infatti subito resa conto dell’accaduto e ha inseguito il cinquantaquattrenne fino fuori dalla chiesa e lì ha gridato chiedendo aiuto. Pochi minuti dopo l’uomo è stato bloccato a un paio di centinaia di metri di distanza da un corriere della Tnt, aiutato da altre persone, ed è stato poi arrestato per furto aggravato dagli agenti delle Volanti, subito intervenuti. L’episodio in pieno giorno, giovedì: poco dopo le 10 la donna ha raggiunto la chiesa per un momento di raccoglimento e per pregare per una parente da poco deceduta, e nel farlo, come di consueto, ha lasciato la borsetta dietro di sé, appoggiata sul banco. Un movimento improvviso alle sue spalle e un rumore l’hanno distolta dalla pre-

ghiera e nel giro di pochi attimi la donna ha realizzato cosa stesse succedendo. Ha quindi seguito l’uomo fino all’esterno chiedendo aiuto: fortunatamente c’erano diversi passanti che, sentite le grida, sono prontamente intervenuti. A raggiungere per primo il ladro, appunto, un corriere che in quel momento era fermo per una consegna: lo ha bloccato all’esterno del bar Vox. Lì sono arrivati anche i poliziotti che lo hanno arrestato. Ieri in direttissima l’uomo, senza fissa dimora, domiciliato a Bergamo, ha ammesso spiegando: «Soffro di un disturbo bipolare: ero in ansia e ho preso la borsetta senza nemmeno pensarci». Il giudice ha dovuto anche considerare che a fermare il 54enne non era stata la polizia, arrivata diversi minuti dopo, ma un privato cittadino: è bastato a far mancare la flagranza dell’arresto, che non è stato convalidato. Atti restituiti alla Procura che procederà ora contro il 54enne a piede libero. da L’Eco di Bergamo in data 21/04/2018

Facendo tesoro di questa e di altre esperienze simili invitiamo i fedeli, che frequentano la nostra chiesa, a non lasciare incostudite borse o effetti personali durante i momenti di preghiera e al momento della comunione.

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Temi e discussioni Alfie, il «miglior interesse» e l’interruzione di una vita L’epilogo dell a vi cenda te rrena di Alfie non affonda le radici n ella millenaria ci vil tà gi uridica in glese (ed eu ropea), ma in una cultu ra che relativizza il valore intangibile dell a vita

Spontaneamente la gente ha portato doni e fiori vicino all'ospedale dov'è morto Alfie (Ansa) «In questa vi cend a giudizi ari a, non c ’è alcu n problema d ’in terpr etazione dell a legge che possa ri vestire un ’importanz a pubblica e generale». Ha scri tto anche questo la Corte suprema del Regno U nito in un a delle sue pronunce sul caso di Alfie. E, par ado ssalmente, ha ragio ne. Per ché la deci sione di in te rrompere i sostegni vi tali al piccolo Alfie non è stata presa dai giu dici ma dai medi ci. E i l diri tto, senza indagar ne i fondamenti, ha deciso di avallarl a. Una deci sione maturata su presu pposti tanto i ndimostrati q uan to ind imostr abili: «Non è nel miglior intere sse del bimbo proseguire i trattamen ti vitali», si sono li mitati a ripete re più e più volte i sanitari (e co n loro i giudi ci). Ma ciò che essi possono dire – e hanno detto – secondo le loro competenze tecni che è molto diverso: ve rosimilme nte, per il piccolo non ci sarebbe ro state spe ranze di guari gione. Un ’affe rmazione, questa, condi visa an che da Mariel la Enoc, la preside nte del Bambino Gesù di R oma, l ’ospe dale pe diatrico vaticano che in accordo con il Papa avre bbe voluto accoglie re Alfie per cur arlo f ino alla morte naturale. Ma sostenere, pur confortati anche dalla scienz a, che un bimbo n on potrà vive re a lungo è di verso dal l ’affermar e che il suo «miglior i ntere sse» sia quello di veder si interro tti i tr attam enti vi tali. La morte dunque può esse re un bene? È difficile pensarlo, anche perché il concetto stesso di "bene" implica la vita. E in sua assenza, sotto il profilo umano, non è possibile teorizzare alcun "bene" . Questo avre bbe dovuto ri cordare il diri tto, ma così 47 47

non è avvenu to. Tu tte le corti inglesi ed europee in teressate dalla vice nda, un a vo lta fatto proprio il giu dizio dei medici, hanno avu to gio co facile nel ri gettare integr almente le questioni gi uridiche propo ste dal la famigli a di Alfie. Pe r esempi o, affermando che le te rap ie salvavita «po ssono essere imposte, si a che si tr atti di un bambino così come di una person a adulta incapace a de cidere per sé, se qu este ri spondono al miglior in tere sse dell a persona in questione» , emerge ancora u na volta com e il discrimine tra la vita e la morte viene posto non su una legge, non su un valore e nemmeno su un dato scien tifico ma nuovamente sul lo stesso giu dizio.

E sì che l’ar ticolo 2 della Cedu, la grande Convenzione europea dei diritti dell ’uomo, sancisce che «il diri tto alla vita di ogni persona è protetto dalla legge».

E a riprova di qu anto il Regno Unito abbia finor a cre duto i n questa fonte norm ati va è impossibile non consider are come nel 1998, con lo «Hu man right act» il suo legisl atore abbi a direttamente trasposto nell ’ordinamento inte rno i di ritti i nviolabili sanciti d alla Ce du. Non solo: il Codice inglese di deon tologia medica afferma che «se gu endo consol idati pri ncì pi etici e legali, inclusi i diritti umani», il sani tario de ve «par tire da una presunzione in favore del pro lun gamento de lla vita». Appare dun que sempre più chiaro come l ’e pilo go della vice nda ter rena di Alfie non affondi le radi ci nella millenaria ci viltà giuridica inglese (ed europea), ma al contr ario in una cultur a che – rovesciando leggi civili prima ancora che valori rel i giosi – relativizza a monte il valore intangi bile della vi ta. Cercando e trovando nel "di ritto vi ve nte" un a tanto comoda quanto indispensabile spond a pe r ril an ciare que sto nuovo modo d ’inte ndere il vive re e il morire.

Marcello Palmieri domenica 29 ap rile

da Avveni re

Temi e discussioni Alberto Maggi: Radici cristiane? rezza che offre la sottomissione acritica al potente di turno.

La riflessione del biblista Alberto Maggi si rivolge a chi "rivendica le radici cristiane della nostra civiltà guardando a un passato più ideale che reale, a una società dove l’ordine era garantito dall’obbedienza e dalla sottomissione". Ma "se queste sono le radici, c’è solo da vergognarsene, e occorre estirparle".

Anche perché "il disegno del Signore non è quello di una società tutta cristiana, utopia irrealizzabile e neanche auspicabile...". E ancora: "Gesù non invita i suoi a occupare o sostituirsi alle strutture sulle quali si regge la società, ma di infiltrarsi, come il sale e come il lievito, per dare sapore, per dilatarle, per renderle sempre più umane e attente ai bisogni e alle sofferenze degli uomini"

Le radici di questa società saranno state anche cristiane, ma i frutti evidentemente no, e in questo clima di soggezione a ogni forma di potere, la libertà era vista come uno spauracchio, una minaccia all’ordine costituito dai potenti e sempre sostenuto e benedetto dalla Chiesa. Obbedienza, sottomissione sono vocaboli assenti nel linguaggio di Gesù, il quale invece di rifarsi al passato, alle radici, invita a osservare i frutti (“dai loro frutti li riconoscerete”, Mt 7,20).

Per Gesù “ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi” (Mt 7,17). L’albero che non produce frutti buoni è immagine di quanti non hanno cambiato vita a contatto con il suo messaggio; oppure hanno simulato tale cambiamento e continuano ad essere complici dell’ingiustizia della società. Più che di radici bisognerebbe parlare di catene. Questa civiltà, tanto cristiana e tanto cattolica, all’insegna dell’ordine e dell’obbedienza, ha da sempre temuto la libertà, vista più come una minaccia che come un dono del Signore (Gv 8,32-36): “Cristo ci ha liberati per la libertà!” (Gal 5,1). E la Chiesa, anziché promuovere la dignità umana e il diritto alla libertà, cercò, finché le fu possibile, di sopprimerli, basta pensare a Gregorio XVI, il papa che nell’Enciclica Mirari vos, nel 1832, arrivò a parlare di quella “perversa opinione…errore velenosissimo” [pestilentissimo errori] o piuttosto delirio, che debbasi ammettere e garantire per ciascuno la libertà di coscienza” (Denz. 2730).

Molti di quelli che rivendicano le radici cristiane della nostra civiltà guardando a un passato più ideale che reale, a una società cristiana dove l’ordine era garantito dall’obbedienza e dalla sottomissione, della moglie e dei figli al capofamiglia, dei sudditi ai governanti e dei fedeli alle autorità religiose, in una gerarchia di valori indiscussa, da tutti accettata o subita.

Costoro sono i nostalgici di un passato, quando le chiese erano piene di cattolici che assistevano alla messa domenicale perché precettati (l’unica alternativa possibile era commettere peccato mortale e finire all’inferno per tutta l’eternità). Alcuni rimpiangono la famiglia cattolica, quando l’educazione religiosa alle spose le invitava ad accettare con cristiana rassegnazione anche i maltrattamenti da parte del coniuge (ancora negli anni ’60 era in voga un manuale della sposa cattolica, dove tra i doveri delle mogli si elencava quello di obbedire al marito come a un superiore, tacendo quando lo si vedeva alterato, ed essere sottomessa alla suocera).

C’è da chiedersi quale frutto perverso queste radici cristiane possano aver generato, se papi come Niccolò V, nella bolla Dum Diversas (1452), ribadita poi con la bolla Romanus Pontifex nel 1454, arrivò ad autorizzare i regnanti cattolici a “invadere e conquistare regni, ducati, contee, principati; come pure altri domini, terre, luoghi, villaggi, campi, possedimenti e beni di questo genere a qualunque re o principe essi appartengano e di ridurre in schiavitù i loro abitanti”. Forte della sua autorità il papa, a difesa delle sue parole, conclude la bolla con questa minaccia: “Se qualcuno oserà attaccarla, sappia di stare per incorrere nel-

Altri vorrebbero ritornasse quel tempo in cui i treni viaggiavano in orario, non c’era la delinquenza, e si poteva lasciare la chiave sulla porta di casa, in un ordine sociale garantito dall’obbedienza all’indiscusso capo, un uomo sempre inviato dalla Provvidenza, in risposta al bisogno atavico degli uomini di barattare la propria libertà con la sicu48 48

Temi e discussioni lo sdegno di Dio onnipotente e dei beati apostoli Pietro e Paolo”. Queste aberranti e disumane dichiarazioni furono purtroppo confermate e convalidate dai pontefici successivi, sempre in nome di Cristo, naturalmente.

Se queste sono le radici c’è solo da vergognarsene, e occorre estirparle, liberando il terreno sassoso dalle pietre che non hanno permesso il loro sviluppo e dai rovi che le hanno soffocate e tornare a seminare a loro posto la buona notizia di Gesù (Mt 13,323), il cui progetto non è volto a conservare il mondo così com’è, ma a cambiarlo (“Convertitevi!”, Mt 4,17). Il disegno del Signore non è quello di una società tutta cristiana, utopia irrealizzabile e neanche auspicabile (il disastro di ogni teocrazia è evidente), ma Gesù chiede ai suoi seguitori di influire positivamente nel mondo, e per questo usa immagini come il sale e il lievito (Mt 5,13; 13,33), elementi che anche in minima quantità possono influire nella massa liberando tutte le loro potenzialità. Gesù non invita i suoi a occupare o sostituirsi alle strutture sulle quali si regge la società, ma di infiltrarsi, come il sale e come il lievito, per dare sapore, per dilatarle, per renderle sempre più umane e attente ai bisogni e alle sofferenze degli uomini. Per questo la fedeltà al Cristo non può essere rivendicata a parole (“Non chiunque mi dice: “Signore, Signore…”, Mt 7,21), ma solo nei fatti “Colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”, Mt 7,21). Non sono gli attestati di ortodossia la garanzia di vita cristiana, ma un comportamento il cui unico distintivo è l’amore; non basta rivendicare la sacralità del vangelo, ma è necessario che il credente diventi la buona notizia per ogni persona che si incontra. I cristiani non si riconoscono per i distintivi religiosi ostentati (“Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filatteri e allungano le frange”, Mt 23,5), ma per l’umanità che li rende attenti, sensibili e solleciti ai bisogni e necessità degli emarginati e di tutti gli esclusi della società: “Ero straniero e mi avete accolto… ero in carcere e siete venuti a trovarmi” (Mt 25,35).

Alberto Maggi è nato ad Ancona il 6 novembre 1945 ed è un teologo, biblista cattolico e religioso dell'Ordine dei Servi di Maria.

Ha studiato nelle Pontificie facoltà teologiche "Marianum" e Gregoriana di Roma e all'École biblique et archéologique di Gerusalemme.

Dal 1995 dirige il Centro studi biblici Giovanni Vannucci a Montefano (MC), dove insieme al confratello Ricardo Perez Marquez si dedica alla divulgazione degli studi biblici attraverso incontri, pubblicazioni e trasmissioni radiotelevisive.

Scrive per la rivista «Rocca» e ha condotto per la Radio Vaticana la trasmissione «La Buona Notizia è per tutti!».

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Il Santo del mese San Marco evangelista La figura dell’evangelista Marco, è conosciuta soltanto da quanto riferiscono gli Atti degli Apostoli e alcune lettere di s. Pietro e s. Paolo; non fu certamente un discepolo del Signore e probabilmente non lo conobbe neppure, anche se qualche studioso lo identifica con il ragazzo, che secondo il Vangelo di Marco, seguì Gesù dopo l’arresto nell’orto del Getsemani, avvolto in un lenzuolo; i soldati cercarono di afferrarlo ed egli sfuggì nudo, lasciando il lenzuolo nelle loro mani.

Quel ragazzo era Marco, figlio della vedova benestante Maria, che metteva a disposizione del Maestro la sua casa in Gerusalemme e l’annesso orto degli ulivi.

Nella grande sala della loro casa, fu consumata l’Ultima Cena e lì si radunavano gli apostoli dopo la Passione e fino alla Pentecoste. Quello che è certo è che fu uno dei primi battezzati da Pietro, che frequentava assiduamente la sua casa e infatti Pietro lo chiamava in senso spirituale “mio figlio”.

naba” ai Colossesi; e a Timoteo chiese nella sua seconda lettera da Roma, di raggiungerlo portando con sé Marco “perché mi sarà utile per il ministero”.

Forse Marco giunse in tempo per assistere al martirio di Paolo, ma certamente rimase nella capitale dei Cesari, al servizio di Pietro, anch’egli presente a Roma. Durante gli anni trascorsi accanto al Principe degli Apostoli, Marco trascrisse, secondo la tradizione, la narrazione evangelica di Pietro, senza elaborarla o adattarla a uno schema personale, cosicché il suo Vangelo ha la scioltezza, la vivacità e anche la rudezza di un racconto popolare.

Affermatosi solidamente la comunità cristiana di Roma, Pietro inviò in un primo momento il suo discepolo e segretario, ad evangelizzare l’Italia settentrionale; ad Aquileia Marco convertì Ermagora, diventato poi primo vescovo della città e dopo averlo lasciato, s’imbarcò e fu sorpreso da una tempesta, approdando sulle isole Rialtine (primo nucleo della futura Venezia), dove si addormentò e sognò un angelo che lo salutò: “Pax tibi Marce evangelista meus” e gli promise che in quelle isole avrebbe dormito in attesa dell’ultimo giorno.

Secondo un’antichissima tradizione, Pietro lo mandò poi ad evangelizzare Alessandria d’Egitto, qui Marco fondò la Chiesa locale diventandone il primo vescovo.

Nella zona di Alessandria subì il martirio: fu torturato, legato con funi e trascinato per le vie del villaggio di Bucoli, luogo pieno di rocce e asperità; lacerato dalle pietre, il suo corpo era tutta una ferita sanguinante.

Dopo una notte in carcere, dove venne confortato da un angelo, Marco fu trascinato di nuovo per le strade, finché morì un 25 aprile verso l’anno 72, secondo gli “Atti di Marco” all’età di 57 anni; ebrei e pagani volevano bruciarne il corpo, ma un violento uragano li fece disperdere, permettendo così ad alcuni cristiani, di recuperare il corpo e seppellirlo a Bucoli in una grotta; da lì nel V secolo fu traslato nella zona del Canopo.

Discepolo degli Apostoli e martirio Nel 44 quando Paolo e Barnaba, parente del giovane, ritornarono a Gerusalemme da Antiochia, dove erano stati mandati dagli Apostoli, furono ospiti in quella casa; Marco il cui vero nome era Giovanni usato per i suoi connazionali ebrei, mentre il nome Marco lo era per presentarsi nel mondo greco-romano, ascoltava i racconti di Paolo e Barnaba sulla diffusione del Vangelo ad Antiochia e quando questi vollero ritornarci, li accompagnò.

Fu con loro nel primo viaggio apostolico fino a Cipro, ma quando questi decisero di raggiungere Antiochia, attraverso una regione inospitale e paludosa sulle montagne del Tauro, Giovanni Marco rinunciò spaventato dalle difficoltà e se ne tornò a Gerusalemme.

Cinque anni dopo, nel 49, Paolo e Barnaba ritornarono a Gerusalemme per difendere i Gentili convertiti, ai quali i giudei cristiani volevano imporre la legge mosaica, per poter ricevere il battesimo.

Ancora ospitati dalla vedova Maria, rividero Marco, che desideroso di rifarsi della figuraccia, volle seguirli di nuovo ad Antiochia; quando i due prepararono un nuovo viaggio apostolico, Paolo non fidandosi, non lo volle con sé e scelse un altro discepolo, Sila e si recò in Asia Minore, mentre Barnaba si spostò a Cipro con Marco.

In seguito il giovane deve aver conquistato la fiducia degli apostoli, perché nel 60, nella sua prima lettera da Roma, Pietro salutando i cristiani dell’Asia Minore, invia anche i saluti di Marco; egli divenne anche fedele collaboratore di Paolo e non esitò di seguirlo a Roma, dove nel 61 risulta che Paolo era prigioniero in attesa di giudizio, l’apostolo parlò di lui, inviando i suoi saluti e quelli di “Marco, il nipote di Bar-

Il Vangelo Il Vangelo scritto da Marco, considerato dalla maggioranza degli studiosi come “lo stenografo” di Pietro, va posto cronologicamente tra quello di s. Matteo (scritto verso il 40) e quello di s. Luca (scritto verso il 62); esso fu scritto tra il 50 e il 60, nel periodo in cui Marco si trovava a Roma accanto a Pietro. È stato così descritto: “Marco come fu collaboratore di Pietro nella predicazione del Vangelo, così ne fu pure l’interprete e il portavoce autorizzato nella stesura del medesimo e ci ha per mezzo di esso, trasmesso la catechesi del Principe degli Apostoli, tale quale egli la predicava ai primi cristiani, specialmente nella Chiesa di Roma”.

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Il Santo del mese Il racconto evangelico di Marco, scritto con vivacità e scioltezza in ognuno dei sedici capitoli che lo compongono, seguono uno schema altrettanto semplice; la predicazione del Battista, il ministero di Gesù in Galilea, il cammino verso Gerusalemme e l’ingresso solenne nella città, la Passione, Morte e Resurrezione.

Tema del suo annunzio è la proclamazione di Gesù come Figlio di Dio, rivelato dal Padre, riconosciuto perfino dai demoni, rifiutato e contraddetto dalle folle, dai capi, dai discepoli.

Momento culminante del suo Vangelo, è la professione del centurione romano pagano ai piedi di Gesù crocifisso: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio”, è la piena definizione della realtà di Gesù e la meta cui deve giungere anche il discepolo.

Le vicende delle sue reliquie—Patrono di Venezia La chiesa costruita al Canopo di Alessandria, che custodiva le sue reliquie, fu incendiata nel 644 dagli arabi e ricostruita in seguito dai patriarchi di Alessandria, Agatone (662-680), e Giovanni di Samanhud (680-689).

E in questo luogo nell’828, approdarono i due mercanti veneziani Buono da Malamocco e Rustico da Torcello, che s’impadronirono delle reliquie dell’Evangelista minacciate dagli arabi, trasferendole a Venezia, dove giunsero il 31 gennaio 828, superando il controllo degli arabi, una tempesta e l’arenarsi su una secca.

Le reliquie furono accolte con grande onore dal doge Giustiniano Partecipazio, figlio e successore del primo doge delle Isole di Rialto, Agnello; e riposte provvisoriamente in una piccola cappella, luogo oggi identificato dove si trova il tesoro di San Marco.

Iniziò la costruzione di una basilica, che fu portata a termine nell’832 dal fratello Giovanni suo successore; Dante nel suo memorabile poema scrisse. “Cielo e mare vi posero mano”, ed effettivamente la Basilica di San Marco è un prodigio di marmi e d’oro al confine dell’arte.

Ma la splendida Basilica ebbe pure i suoi guai, essa andò distrutta una prima volta da un incendio nel 976, provocato dal popolo in rivolta contro il doge Candiano IV (959-976) che lì si era rifugiato insieme al figlio; in quell’occasione fu distrutto anche il vicino Palazzo Ducale.

Nel 976-978, il doge Pietro Orseolo I il Santo, ristrutturò a sue spese sia il Palazzo che la Basilica; l’attuale ‘Terza San Marco’ fu iniziata invece nel 1063, per volontà del doge Domenico I Contarini e completata nei mosaici e marmi dal doge suo successore, Domenico Selvo (1071-1084).

La Basilica fu consacrata nel 1094, quando era doge Vitale Falier; ma già nel 1071 s. Marco fu scelto come titolare della Basilica e Patrono principale della Serenissima, al posto di s.

Teodoro, che fino all’XI secolo era il patrono e

Venezia, Basilica di San Marco, Evangelista Marco, mosaico, XIII sec. l’unico santo militare venerato dappertutto.

Le due colonne monolitiche poste tra il molo e la piazzetta, portano sulla sommità rispettivamente l’alato Leone di S. Marco e il santo guerriero Teodoro, che uccide un drago simile ad un coccodrillo.

La cerimonia della dedicazione e consacrazione della Basilica, avvenuta il 25 aprile 1094, fu preceduta da un triduo di penitenza, digiuno e preghiere, per ottenere il ritrovamento delle reliquie dell’Evangelista, delle quali non si conosceva più l’ubicazione.

Dopo la Messa celebrata dal vescovo, si spezzò il marmo di rivestimento di un pilastro della navata destra, a lato dell’ambone e comparve la cassetta contenente le reliquie, mentre un profumo dolcissimo si spargeva per la Basilica.

Venezia restò indissolubilmente legata al suo Santo patrono, il cui simbolo di evangelista, il leone alato che artiglia un libro con la già citata scritta: “Pax tibi Marce evangelista meus”, divenne lo stemma della Serenissima, che per secoli fu posto in ogni angolo della città ed elevato in ogni luogo dove portò il suo dominio.

San Marco è patrono dei notai, degli scrivani, dei vetrai, dei pittori su vetro, degli ottici; la sua festa è il 25 aprile, data che ha fatto fiorire una quantità di detti e proverbi.

Antonio Borrelli 51 51

da www.santiebeati.it

Il libro del mese A come archeologia Non c'è niente di meglio di una trama da romanzo giallo per avvincere il lettore e condurlo alla soluzione del caso soprattutto quando la sorpresa finale riuscirà ad appagarlo, regalandogli una chiave di lettura avvincente e intrigante.

Giovanni Caldara Così, seguiremo i due alpinisti Erika ed Helmut Simon impegnati in un'escursione su un ghiacciaio della Val Senales, in Sud Tirolo, quando il 19 settembre alle 13.30 s'imbattono, a 3210 metri d'altitudine, nel corpo di un uomo intrappolato nel ghiaccio: «Abbiamo pensato a un alpinista sfortunato – scriverà Erika –: eravamo così sconvolti che non abbiamo toccato neppure il cadavere. […] Abbiamo supposto che la disgrazia si fosse verificata dieci o vent'anni prima. Non lontano dalla testa del morto c'era un oggetto schiacciato, a forma di tubo, un pezzo di corteccia di betulla ricoperto di rafia, canapa o cuoio, aperto alle due estremità». I Simon tornano al rifugio e danno la notizia dell'inquietante ritrovamento. Nei giorni successivi sul posto, tra le squadre specializzate, accorrerà anche un gigante delle nevi come l'alpinista Reinhold Messner.

Si scaverà nel ghiaccio per recuperare il cadavere insieme ai suoi oggetti: si utilizzerà il martello pneumatico, lo scalpello, piccozze, racchette da sci fino a un bastone che si trovava nei pressi del corpo. Il bastone però – e lo si scoprirà ben presto – era un pezzo dello zaino di quell'uomo sfortunato.

Un uomo assai particolare, in verità, che fu riconosciuto e identificato col nome di Ötzi, la mummia di Similaun. La sua è la storia di un uomo antichissimo, vissuto circa 5.000 anni fa e oggi conservato nel Museo Archeologico di Bolzano e che per noi rappresenta un viaggio nel tempo che ci aiuta a conoscere e ricostruire la Preistoria europea: «Di lui sappiamo che era alto 1 metro e 60 e che pesava 60 chili. Al momento della morte doveva avere tra i 40 e i 50 anni.

Aveva occhi e capelli castani.

Sul suo corpo si notano svariati tatuaggi, che consistono in serie di linee parallele; più che ornamenti, si pensa che siano delle incisioni curative, forse per rimediare ai sintomi di un'artrosi. Insomma, una specie di agopuntura di età preistorica». A parlare è l'archeologo Andrea Augenti – che insegna Archeologia medievale all'Università di Bologna – e che per Carocci editore ha

di Andrea Augenti

scritto un libro veloce e appassionatamente divulgativo: A come Archeologia. Dieci grandi scoperte per ricostruire la storia.

Dieci grandi scavi – dalla tomba di Tutankhamon a quella del re franco Childerico, dalla storia di Lucy, il più famoso scheletro di australopiteco ritrovato in Etiopia all'esercito cinese di terracotta di Xi'an – per catturare tutto il fascino e il significato di una scienza qual è l'archeologia che pur nelle sue mille sfaccettature nasce da un'ispirazione comune: l'archeologo non è semplicemente «un cacciatore di tesori – dichiara Augenti – ma uno storico che interroga gli oggetti per ricostruire il passato. Anche gli oggetti più umili, come un semplice coccio di ceramica».

Giovanni Caldara

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Rubrica di poesia La risposta sta soffiando nel vento di Bob Dylan

Quante strade deve percorrere un uomo prima di essere chiamato uomo?

E quanti mari deve superare una colomba bianca prima che si addormenti sulla spiaggia?

E per quanto tempo dovranno volare le palle di cannone prima che vengano abolite per sempre?

La risposta, amico mio, sta soffiando nel vento, la risposta sta soffiando nel vento.

Per quanto tempo un uomo deve guardare in alto prima che riesca a vedere il cielo?

E quanti orecchi deve avere un uomo prima che ascolti la gente piangere?

E quanti morti ci dovranno essere affinché lui sappia che troppa gente è morta?

La risposta, amico mio, sta soffiando nel vento, la risposta sta soffiando nel vento.

Per quanti anni una montagna può esistere prima che venga spazzata via dal mare?

E per quanti anni può la gente esistere prima di avere il permesso di essere libera?

E per quanto tempo può un uomo girare la sua testa fingendo di non vedere?

La risposta, amico mio sta soffiando nel vento, la risposta sta soffiando nel vento.

Questi versi sono del cantautore statunitense Bob Dylan, che nel 2016 ha ricevuto il Premio Nobel per la Letteratura, dopo che nel 2008 gli era stato conferito il Premio Pulitzer alla carriera. Hanno ormai più di cinquant’anni, sono stati tradotti e cantati in moltissime lingue, e sono ancora di una attualità spaventosa.

Non è la prima volta che nella nostra rubrica proponiamo voci di Autori diversi tra loro per epoca e stile, ma animati dalla stessa passione per l’impegno politico e soprattutto dall’amore per la pace.

Le parole di Dylan una volta di più scuotono la nostra indifferenza di fronte alle guerre che ancora insanguinano tante regioni del Pianeta, alle distruzioni di città intere, ai milioni di profughi costretti a fuggire dalle loro terre.

Quanti morti ci dovranno essere prima di capire che sono troppi? La risposta è nel vento “che non sa leggere” e che la porta lontano da noi.

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Anagrafe Da marzo ad aprile Rinato nel Signore ARTURO PIO SPOLTI

4 aprile 2018

Ci hanno preceduto nella casa del Padre

h h h ANNAMARIA ROTTA

MARIANGELA BUELLI

GIANCARLO MARZANI

20 marzo 2018

20 aprile 2018

27 aprile 2018

Avviso Come molti Parrocchiani avranno avuto occasione di constatare, a seguito delle reiterate dimissioni della sig.ra Franca Ferrari - alla quale va la profonda gratitudine dell’intera Comunità per il prezioso ed impagabile lavoro svolto nell’arco di 10 anni - si è proceduto ad una prima riorganizzazione dell’attività di “Amministrazione” della Parrocchia.

Le problematiche fiscali ed i contratti di affitto (loro stesura e gestione, nonché le relative contabilità) sono stati affidati ai commercialisti dello Studio Dati srl che, previo appuntamento, possono essere contattati personalmente presso gli Uffici della Parrocchia.

All’attività corrente dell’Amministrazione è stata chiamata la sig.ra Irene – da molti anni nostra fedele ed apprezzata catechista – che è presente negli Uffici di Viale Papa Giovanni XXIII, 13 tutte le mattine dalle 9,30 alle 12,30 dal martedì al venerdì, nonché dalle ore 16,00 alle 18,00 del lunedì: peraltro dovendo la sig.ra Irene svolgere anche tutte le incombenze presso Uffici Pubblici e Banche, chi avesse necessità può concordare un appuntamento telefonando al 035/237630 int.4 durante le ore di apertura.

Il Parroco

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Informazioni utili per la vita parrocchiale PRESBITERIO PARROCCHIALE

Can. Mons. Valentino Ottolini, Viale Papa Giovanni XXIII, 13 Don Vinicio Corti Viale Papa Giovanni XXIII, 13 Mons. Antonio Donghi, Viale Papa Giovanni XXIII, 48

Prevosto: tel. 035.237630 interno 8 vicario parrocchiale: tel. 035.237630 interno 6 vicario parrocchiale: tel. 035.214287

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Segreteria Oratorio Sacrestia Ufficio del Prevosto Amministrazione Sportello di ascolto Don Vinicio Caritas Parrocchiale Don Valentino (Prevosto)

Nei giorni feriali dalle 7.00 alle 11.45 e dalle 16.00 alle 19.00 La domenica e nei giorni festivi dalle 6.45 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.30 Aperto tutti giorni, tranne il martedì, dalle ore 16.00 alle ore 19.00.

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Lunedì 9.00-10.00 e giovedì 9.00-10.00 (ingresso da V.le Papa Giovanni XXIII. 15/A) a cura del C.I.F.

DISTRIBUZIONE ALIMENTI E INDUMENTI

Martedì 9.30-10.00 (ingresso dal Viale Papa Giovanni XXIII, 15/A) A cura della Conferenza Parrocchiale di S. Vincenzo

CONFESSIONI

Nei giorni feriali dalle ore 8.30 alle ore 11.30 – dalle 16.30 alle 18.30 (vedi orari ai singoli confessionali); per gli altri orari: rivolgersi in Sacrestia o con accordi telefonici

SANTE MESSE FERIALI

ore 7.30 – 10.00 – 18.00; la S. Messa delle 10.00 prevede l’omelia.

(Sabato e vigilia ore 18.00: messa prefestiva)

SANTE MESSE FESTIVE

ore 7.00 – 8.30 – 10.00 – 11.30 – 17.00 – 18.30

LITURGIA DELLE ORE

Feriale: Lodi ore 8.00 - Ora media ore 10.30 - Vespri ore 18.30 Festivo: Lodi ore 8.15 - Vespri ore 16.30

(Sabato e prefestivi ore 17.30)

ADORAZIONE EUCARISTICA

Domenica e festivi: dalle ore 16.00 alle ore 17.00 Ogni venerdì: dalle 8.00 alle 10.00 Primo giovedì del mese: tutto il giorno dalle ore 8.00 alle ore 18.00

PREGHIERA DEL ROSARIO

Rosario recitato: giorni feriali ore 17.30 Gruppi di preghiera del Rosario nelle famiglie: nel mese di ottobre (possibilmente il mercoledì dalle ore 21.00) Gruppi di preghiera nei cortili nel mese di maggio: mercoledì ore 21.00.

PERCORSI PER FIDANZATI BATTESIMO

Da febbraio ad aprile (si sospende durante le feste pasquali).

Il martedì sera alle 20.45 in Sala Carte La seconda domenica del mese (salvo eccezioni come indicato in calendario) .

Telefonare alla Comunità Effatà: 035.246287

VISITA E le date fissate in calendario e ogni volta che viene richiesto ai sacerdoti o al ministro COMUNIONE AGLI Vedi straordinario dell’Eucarestia.

AMMALATI UNZIONE DEI MALATI FUNERALI

Ogni volta che viene richiesta ai sacerdoti Nei giorni feriali e negli orari concordati con i sacerdoti (preferibilmente durante la messa delle ore 10.00)

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