2 minute read

OGGI C’È STATO BISOGNO DI ME

Lotta alla malnutrizione

Irène Flury è terapista nutrizionale presso il Centro svizzero per paraplegici.

Vent’anni fa Irène Flury divenne la prima consulente nutrizionale del Centro svizzero per paraplegici (CSP). Impiegata al 60 per cento, essendo all’epoca l’unica esperta, il suo lavoro consisteva prevalentemente nell’offrire consulenze a diabetici e nell’elaborare diete; non vi era tempo per molto altro. Oggi sono in tre e l’allora consulente nutrizionale è diventata terapista nutrizionale, che risponde a domande ben precise. Ad esempio: come si può favorire la cicatrizzazione di una lesione da decubito mediante la medicina nutrizionale? Cosa si può fare contro l’inappetenza? Quando è indicata l’assunzione di integratori alimentari e quando invece è indispensabile?

Individuare il fabbisogno

Irène ci spiega che lo stato nutrizionale individuale rappresenta il fulcro del suo lavoro: «Quest’ultimo influenza il decorso dell’intera riabilitazione e viene individuato in base a vari parametri.» È infatti questo il punto di partenza in base al quale calcola il fabbisogno calorico, proteico e minerale, tenendo conto di raccomandazioni scientifiche. Durante il colloquio informativo spiega al paziente le funzioni svolte dalle varie sostanze, l’importanza di queste nel contesto di una determinata malattia e quali conseguenze può avere nel lungo termine una loro carenza. In poche parole, combatte contro la «malnutrizione», un fenomeno osservato di frequente tra le persone mielolese, che oltre a poter causare sovrappeso, può richiedere trattamenti prolungati e intensivi.

Nelle giornate lavorative della 45enne lucernese con un Master in Medicina nutrizionale applicata la routine non esiste: «Se una persona ha bisogno di assumere più proteine, non possiamo semplicemente darle una doppia razione di carne e credere che questo risolva tutto.» Irène Flury rileva invece le abitudini alimentari del paziente e cerca di scoprire perché in ospe-

«Oggi c’è stato bisogno di me per sostenere le persone mielolese, per le quali mangiare può improvvisamente diventare una sfida.»

dale non abbia voglia di mangiare. È questione di psiche? O non c’è l’atmosfera giusta perché si è soli? Oppure perché bisogna mangiare in posizione coricata? È un’operazione che richiede molta pazienza. «Le persone para e tetraplegiche devono fare fronte a una grave emergenza personale», afferma. «Mentalmente, il corretto apporto proteico è l’ultimo dei loro problemi.»

Provato sulla propria pelle

Spesso i pazienti non sono in grado di alimentarsi autonomamente, poiché la capacità deglutitoria è compromessa o impedita a causa della lesione midollare. In questi casi, l’unica soluzione è la nutrizione artificiale tramite sonda gastrica o catetere venoso.

Che sensazione si prova? Per scoprirlo Irène l’ha provato sulla propria pelle, indossando per cinque giorni un sondino naso-gastrico. «Ora capisco perfettamente tutti quelli che vogliono liberarsi al più presto di questo tubicino», racconta. «Al contempo, però, ho anche realizzato quanto sia efficace questa forma di alimentazione e quali difficoltà si possono riscontrare.»

Lei stessa cerca di seguire una dieta sana ed equilibrata, che tuttavia lascia spazio anche a qualche «sgarro». Perché per lei «alimentazione» è anche sinonimo di gusto e compagnia: «Penso che l’importante sia lasciarsi guidare dal buon senso», conclude. Quando a Nottwil si prepara a svolgere le proprie mansioni, il suo obiettivo primario è uno solo: impiegare le sue conoscenze per il bene dei pazienti. (pmb / boa)

This article is from: