(2015) ARCHITECTURAL SURVEY

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PALAZZO REALE genova



UniversitĂ degli studi di Genova, Ingegneria Edile-Architettura

Rilievo dell’architettura: Palazzo Reale

2012 // 2013


Cos’è Palazzo Reale? - 1

Introduzione Storica [palazzorealegenova.beniculturali.it]

Quello che chiamiamo oggi Palazzo Reale è in realtà una grande dimora patrizia edificata, accresciuta nel tempo e decorata con splendore, oltre che dai Savoia nell’Ottocento, da due grandi dinastie genovesi: i Balbi (che lo costruirono tra il 1643 ed il 1650) e i Durazzo (che lo ampliarono tra la fine del Seicento e l’inizio del secolo successivo). Il

palazzo

è

forse

il

più

vasto

complesso

architettonico

sei-settecentesco

a

Geno-

va che abbia conservato intatti i suoi interni di rappresentanza, completi sia delle decorazioni fisse (affreschi e stucchi) sia di quelle mobili (dipinti, sculture, arredi e suppellettili). Le

volte

ni

dei

dei nomi

salotti più

e

delle

importanti

gallerie della

sono

decorazione

affrescate barocca

da e

alcurococò.

Tra gli oltre cento dipinti esposti nelle sale si trovano opere dei migliori artisti genovesi del Seicento insieme a capolavori dei Bassano, Tintoretto, Luca Giordano, Anton Van Dyck, Ferdinand Voet e Guercino.

I Balbi La vicenda storica del palazzo ebbe inizio il 4 febbraio 1643 quando Stefano Balbi (1581-1660), abile finanziere e protagonista dell’apertura della nuova strada, che dal nome della sua famiglia sarà poi ricordata, presentò il progetto per l’imponente fabbrica che sarebbe sorta di fronte alla chiesa di San Carlo. Gli architetti ricordati dalle fonti sono Pier Francesco Cantone e Michele Moncino, ai quali si unì, in seguito Giovanni Angelo Falcone. L’impianto secentesco della costruzione era allora limitato all’attuale corpo centrale, articolato come oggi in due piani nobili e tre ammezzati, con due brevi ali che stringevano il cortile d’onore verso il mare, e alla manica occidentale unita al corpo principale. Per la decorazione delle sale furono chiamati non solo alcuni degli artisti più apprezzati sulla scena genovese come Giovan Battista Carlone, insieme a giovani di grande ingegno come Valerio Castello, ma anche i bolognesi Angelo Michele Colonna e Agostino Mitelli.

I Durazzo Eugenio Durazzo (1630-1706) acquistò il palazzo nel 1679 e si può considerare il principale artefice dell’estensione della fabbrica verso levante che mutò drasticamente il suo aspetto primitivo. I nuovi lavori edilizi relativi alla costruzione dell’ala orientale, compresero anche la decorazione unitaria della lunga facciata su Strada Balbi. Della decorazione interna risalente alla fase Balbi restano oggi limitate tracce all’interno dell’edificio: la maggior parte delle sale sarà infatti decorata ex novo dai Durazzo. A Eugenio va anche ascritta la ricostruzione dell’antico teatro del Palazzo, detto Teatro del Falcone, che era andato distrutto in un incendio nel 1702. Alla morte di Eugenio, il nipote Gerolamo Ignazio si occuperà di soprintendere ai lavori di ampliamento e decoro dell’edificio nella prima metà del Settecento. Il palazzo assunse in questa fase l’articolazione e l’organizzazione scenografica, che in parte possiede tuttora, con la costruzione dei due corpi scala, del


grande terrazzo a U e dell’ampliamento del cortile d’onore. A detta di Ratti, che scrive nel 1766, fu l’architetto Carlo Fontana, chiamato da Roma da Eugenio poco prima di morire, l’autore del nuovo progetto. Risale a questa fase la realizzazione della nuova Galleria degli Specchi, per la quale vennero presi come modelli d’esempio le grandi gallerie dei Palazzi Colonna e Doria Pamphilj a Roma e specialmente la Galerie de Glaces, della reggia di Versailles. Il palazzo fu venduto nel 1824, forse per via della crisi economica che aveva notevolmente ridotto le risorse della famiglia; è noto che il primo ad interessarsi all’acquisto fosse stato Napoleone Bonaparte: nel 1808 fu redatto infatti un rapporto da funzionari dell’Imperatore che metteva in luce i pregi della dimora di via Balbi, già quindi disponibile alla vendita.

I Savoia Il 10 Maggio del 1816, Giuseppe Cardone, architetto ispettore del Reale Demanio per il re di Sardegna Vittorio Emanuele I, redasse una relazione per l’individuazione di un Palazzo Reale a Genova, annessa due anni prima al Regno di Sardegna. L’ex Palazzo Durazzo fu acquistato ufficialmente solo otto anni più tardi, nel 1824, anche se già nel 1822 furono trasportati in via Balbi i beni “della casa di sua Maestà” che si trovavano in un appartamento provvisoriamente allestito nel Palazzo Ducale. Furono subito previsti nuovi, importanti lavori di restauro, di decorazione, manutenzione e adattamento agli appartamenti al nuovo uso. Nel 1831, alla morte di Carlo Felice, il Palazzo passò a Carlo Alberto, settimo principe di Carignano e nuovo re di Sardegna: sotto il periodo albertino viene conclusa la maggior parte dei lavori di adattamento dell’edificio alla nuove funzioni, già progettata durante il regno di Carlo Felice: realizzazione di nuove scuderie e del maneggio, allestimento della Sala del Trono, della Sala della Udienze, del Salone da Ballo, di un appartamento nobile al primo piano e costruzione del passaggio coperto che univa la reggia su via Prè e alla Regia Darsena, scavalcando con un ponte la strada carrabile. Nel secondo piano nobile nell’ala di levante furono allestiti gli appartamenti del Re e della Regina, mentre l’ala di ponente fu destinata ad appartamento per il secondogenito del sovrano Ferdinando Duca di Genova. Gli artisti chiamati dai Savoia a decorare i nuovi ambienti erano tra i più rispettati professori della locale Accademia Ligustica: Michele Canzio, Santo Varni, Giuseppe Frascheri, Cesare Michele Danielli e Giuseppe Isola. Nel 1821 Carlo Felice aveva acquistato un importante raccolta di dipinti da un privato collezionista genovese, che era servita in gran parte a colmare le lacune della quadreria causate da alienazioni volute dagli ultimi eredi Durazzo e da trasferimenti di prestigiosi esempi di pittura a Torino, ordinati dallo stesso dallo stesso Carlo Felice e in special modo da Carlo Alberto. Nel

1919

Vittorio

Emanuele

III

cederà

il

Palazzo

allo

Stato

Italiano.


Cos’è Palazzo Reale? - 2

Il Museo [palazzorealegenova.beniculturali.it] [baroque.it]

Dal 1922 l’ala occidentale del primo piano nobile ospita la Soprintendenza ai Monumenti della Liguria, oggi Beni Architettonici e Paesaggistici della Liguria, alla quale in seguito si aggiungeranno quella per i Beni Artistici e Storici e quella Archeologica. Dalla stessa data il secondo piano nobile, da sempre piano di rappresentanza, diventa un museo aperto al pubblico. I bombardamenti del 1944 colpiranno il settecentesco Teatro del Falcone, ricostruito nei primi anni Cinquanta con una struttura completamente nuova, e il giardino pensile. L’attuale pavimentazione del giardino, realizzato con la tecnica a risseu, fu qui ricomposto dopo la demolizione del monastero delle monache turchine di Castelletto, per il quale fu originariamente creato. La realizzazione, nel 1964, della strada sopraelevata coinvolgerà l’abbattimento del “ponte reale” voluto dai Savoia per unire il palazzo alla Darsena.

Visita guidata La visita comprende l’atrio monumentale con stucchi settecenteschi, il cortile d’onore, il giardino pensile e l’appartamento nobile al secondo piano con scenografici ambienti di rappresentanza quali la Sala del Trono, il Salone da Ballo e la Galleria degli Specchi. Previa prenotazione è inoltre visitabile l’Appartamento dei Principi Ereditari detto anche del Duca degli Abruzzi fatto allestire dai Savoia al Primo Piano Nobile del palazzo: questo mirabile esempio di appartamento reale conserva ancora intatti arredi, tessuti e decorazioni ottocenteschi.

Appartamento dei Principi Ereditari La principesca suite nell’ala orientale al primo piano nobile del Palazzo Reale conserva ancora oggi il nome di uno dei suoi ultimi inquilini storici Luigi Amedeo di Savoia-Aosta (1873-1933), duca degli Abruzzi, celebre esploratore, navigatore, alpinista, ammiraglio, figlio di Amedeo, duca di Aosta e re di Spagna. L’appartamento che ha subito nel tempo numerose modifiche, ampliamenti e riduzioni, è formato oggi da dieci sale riccamente arredate, in occasione delle nozze del principe Vittorio Emanuele e Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena avvenute nel 1842. Nelle sale è possibile ammirare tele di artisti quali Giovanni Benedetto Castiglione detto il Grechetto, Vincenzo Camuccini, Luca Cambiaso, Carlo Maratta, Domenico Parodi, ritratti di casa Savoia e un notevole numero di arredi, suppellettili e tappezzerie risalenti all’allestimento voluto nel 1842 da Carlo Alberto.

La sala degli specchi La sala degli specchi è il locale più celebre del palazzo per il suo aspetto fastoso e scenografico. Fatta costruire da Eugenio Durazzo tra il 1682 e il 1685 si ispira alle gallerie dei più famosi palazzi del tempo. Modesta nelle dimensioni, sfrutta il gioco degli specchi per moltiplicare gli spazi. La decorazione a


fresco è di Domenico Parodi, completata da una serie di statue romane largamente restaurate. La galleria nell’insieme delle raffigurazioni che l’adornano costituiva una specie di messaggio morale per i potenti che la frequentavano: affreschi e statue vogliono infatti ammonire per i vizi possono condurre alla rovina coloro che la virtù ha innalzato. Sulla parete di fondo è situato il Ratto di Prosperina, famoso dipinto di Francesco Schiaffino.

Teatro del Falcone L’origine del teatro, sembra legata alle attività della locanda “ad signum Falconis” sulla strada di Prè, dove si poteva alloggiare prima di addentrarsi nel centro della città e assistere a spettacoli allestiti nel giardino, soprattutto da compagnie viaggianti. Nel 1602 l’hostaria fu acquistata da Gabriele Adorno, al quale si deve la trasformazione della locanda in un vero teatro. Nel 1652 ebbe forse luogo la prima rappresentazione di un’opera la Didone di Vincenzo Rena, o, più probabilmente, Gli amori di Alessandro e Rossane di Francesco Lucio su testi di Andrea Cicognini: la Repubblica di Genova si trovava ad avere così, seconda a Venezia, la prima sala pubblica a pagamento, anche se in realtà il teatro era a uso, quasi esclusivo, dell’aristocrazia. Nel 1679 la famiglia Adorno mise all’asta il teatro e l’acquirente, dopo non facili trattative, fu Eugenio Durazzo, protagonista poi della rinascita del teatro ricostruito e ristrutturato entro il 1705 forse su disegno di Carlo Fontana: cinque ordini in totale, quattro di palchetti in legno e una galleria comunicante con la platea per mezzo di scale simmetriche. Alla morte di Eugenio, il nipote Girolamo Ignazio diede nuovo splendore al teatro, ampliandolo e decorandolo ulteriormente; le cronache del secolo XVIII ricordano eventi culturali e mondani fra tutti, la presenza di Carlo Goldoni nel 1763. Marcello Giuseppe, erede di Gerolamo Ignazio, entrò in possesso anche dei teatri di San Agostino e delle Vigne, ottenendo il monopolio della gestione degli spettacoli cittadini. Col passaggio dell’intera proprietà dei Durazzo ai Savoia nel 1824 e l’inaugurazione del nuovo Teatro Carlo Felice nel 1828, per l’antico Falcone iniziò un lento, ma inesorabile declino. Fu qui in ogni caso che, nel 1825 Nicolò Paganini negò al re Carlo Felice la replica della sua esecuzione , meritandosi l’espulsione dal Regno Sabaudo. A partire dal 1892 si consumò il destino del teatro, usato allora come deposito di arredi e utensili. Fatale fu l’incursione aerea del 9 maggio 1944: uno spezzone incendiario squarciò il tetto, trascinando nella rovina gran parte dei palchi. Pur auspicando un restauro conservativo, Carlo Ceschi, soprintendente ai Monumenti, affermava che il Falcone “Fu così seriamente danneggiato (…) da dover essere demolito”. Fu innalzato al suo posto, nel 1953, un nuovo edificio, pensato per diverse manifestazioni culturali, che nel 2004, dopo ulteriori restauri finanziati dal Ministero per i Beni e le attività Culturali e progettatati dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Liguria, è stato riaperto al pubblico come sede di mostre.



Paolo Galelli Alesso Agnese

Palazzo Reale


Il più bello tra tutti i palazzi di Genova è a mio giudizio quello di Gerolamo Durazzo in via dei Balbi. Riuscirò a ricordare tutto quello che ho visto lì dentro? C. De Brosses, 1739



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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI GENOVA CORSO DI LAUREA IN INGEGNERIA EDILE- ARCHITETTURA

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RILIEVO DI PALAZZO REALE

A.A. 2012-2013

PROFESSORE: Guido Guidano

SCALA: 1:50

ALLIEVI: Alessio Agnese, Paolo Galelli ASSISTENTE: Carlo Battini

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