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Per una pedagogia della materialità di Beate Weyland

Title: Comfort at School? In Support of a Material Pedagogy

Premessa Da qualche tempo le qualità degli ambienti scolastici, in termini estetici e di benessere della persona, stanno diventando elementi molto discussi negli studi nazionali e internazionali (Barnett, 2015) e il pensiero pedagogico si concentra sull’individuazione di categorie per definire lo ‘stare bene a scuola’ e le qualità della vita scolastica (Iavarone, 2008; Favorini, 2012; Matteucci, 2014; Parricchi, 2015). Questi stimoli offrono alla scuola l’occasione di riflettere sulla propria fisicità: il corpo che ha, il corpo che è, il corpo che racconta di abitudini e di stili di vita, di qualità e di impegni. La metafora del corpo consente di pensare oggi alla scuola sotto un punto di vista ancora poco esplorato: essa è fatta di materia, dunque, di mattoni, di ambienti, di scelte progettuali, di organizzazioni interne, che tutte insieme segnano le tracce di un discorso pedagogico-didattico implicito. In effetti la scuola è il luogo fisico che per eccellenza accoglie la relazione educativa, che si attua nella nota triade insegnamento-apprendimento-sapere (Avanzini, 2006). Lo spazio e gli oggetti che essa contiene informano pedagogie e didattiche che, qualora siano oggetto di pensieri consapevoli, possono diventare un insieme di discorsi e risonanze che conducono a perfezionare o a dare luce a ciò che si intende con questa relazione educativa.

special issue:  Sociomaterialità in educazione

Comfort a scuola?

Beate Weyland, Libera Università di Bolzano, beate.weyland@unibz.it

Scuola democratica  1/2016

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