Camminiamo Insieme febbraio 2023

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Camminiamo Insieme

Dodici Morelli, Bevilacqua, Galeazza e Palata Pepoli

DON MATTEO E DON SILVIO. LA CHIESA IN CAMMINO

CATECHESI da pagina 3 EVENTI a pagina 20 FORMAZIONE a pagina 6 SOCIOPOLITICA a pagina 16
FEBBRAIO n. 19 2023

PRETI E MINISTERI

Daquello che mi sembra di aver capito nella mia esperienza di pastore di comunità è che il problema dei ministeri è nella testa dei preti. Per come è impostata la parrocchia in Italia è molto difficile stimolare il laicato, perché la parrocchia è da sempre identificata con il parroco che, di conseguenza, fa fatica a delegare, perché quando lo fa sente di perdere il controllo. Questo problema ecclesiale lo si nota anche nelle cosiddette unità pastorali, in cui, invece di accompagnare le singole comunità parrocchiali, le si gestisce come un’unica parrocchia. Il Concilio Vaticano II ci ha insegnato che, nella Chiesa popolo di Dio, tutti i fedeli sono chiamati a partecipare attivamente. Anche nelle prime comunità, così come sono descritte negli Atti degli Apostoli e nelle lettere di Paolo, i cristiani erano attivi e partecipi nelle co-

munità. I ministeri, quindi, dovrebbero essere una logica conseguenza della vita della comunità dei battezzati in Gesù Cristo. Il problema è che non trovano spazio, perché nonostante la scarsità del clero, è già tutto occupato da loro e non c’è verso di farsi da parte: non ci riescono, è insito nel loro DNA occupare tutti gli spazi della comunità. Il cambiamento, ancora una volta, non verrà dall’alto, da delle decisioni magisteriali, ma dal basso, dallo spazio che i laici e le laiche sapranno prendersi. Papa Francesco lo ha ricordato nel primo documento che ha scritto Evangelii Gaudium: prendete l’iniziativa. Coraggio sorelle e fratelli: la comunità vi aspetta.

2 Camminiamo Insieme
editoriale

catechesi

Prima Eucarestia 2023

Confessioni bambini che faranno la prima comunione in maggio 2023

Dodici Morelli: lunedì 17 aprile ore 17

Bevilacqua: venerdì 21 aprile ore 17

Palata Pepoli: giovedì 20 aprile ore 17

Ogni parrocchia sceglie un fotografo (sarà ammesso un solo fotografo. Non sarà ammesso fare foto con i cellulari durante la celebrazione).

I bambini vestiranno una tunica bianca fornita dalla parrocchia (mettersi d’accordo con le catechiste).

Per i fiori è necessario mettersi d’accordo con le catechiste. Ciò significa che non sono i genitori a parlare direttamente con i fiorai.

Formazione genitori dei bambini prima comunione delle 4 parrocchie

18 febbraio e 25 marzo alle 16,30

Presentazione bambini prima Eucarestia

sabato 25 marzo a Dodici Morelli

Domenica 26 marzo nelle messe di Bevilacqua e Palata Pepoli

Ritiro spirituale bambini prima comunione 4 parrocchie

Domenica 2 aprile alle ore 16 a Galeazza (finisce alle 17,30)

Confessioni genitori Sono invitati a tener conto del calendario delle celebrazioni penitenziali e delle confessioni personali previste durante la quaresima (trovate le date sul blog Vita Pastorale e nelle bacheche parrocchiali).

Giovedì Santo a Palata Pepoli

Tutti i bambini della prima comunione delle 4 parrocchie sono invitati ad essere presenti con i loro genitori. Si tratta, infatti, della celebrazione in cui Gesù ha istituito l’Eucarestia.

Indicazioni generali per il giorno della prima Eucarestia

I bambini saranno seduti intorno all’altare durante la celebrazione.

Data prima comunione

Dodici Morelli: sabato 6 maggio ore 18,30

Palata Pepoli: domenica 7 maggio ore 10

Bevilacqua: domenica 7 maggio ore 11,30

NB. Per eventuali chiarimenti rivolgersi alle catechiste o a don Paolo

INCONTRO GENITORI PRIMA EUCARESTIA 4 P

Sabato 18 febbraio, presso l’oratorio di Dodici Morelli, si è svolto l’incontro con i genitori dei bambini che in maggio faranno la prima Eucarestia. L’obiettivo dell’incontro consisteva nel verificare la percezione se il cammino dei figli sta coinvolgendo, in qualche modo, i loro genitori. Abbiamo parlato dell’importanza che, per i genitori, può avere il percorso di catechismo dei figli, che potrebbe risvegliare il cammino di fede, la dimensione spirituale, a volte lasciata da parte. Abbiamo condiviso anche le proposte che la parrocchia ha messo in campo in questi ultimi anni per aiutare i ge-

nitori a risvegliare il loro cammino di fede. Tra queste, abbiamo sottolineato l’importanza dei circoli biblici di quaresima che inizieranno lunedì 20 febbraio. Il circolo biblico nelle famiglie è l’occasione per vivere un momento spirituale con amici in un contesto familiare, più propenso per la condivisione personale. Infine,

leggendo un brano del Vangelo, abbiamo constatato quanto importante sia stato per Gesù l’attenzione alle relazioni interpersonali, indicando, in questo modo, il senso autentico di un cammino spirituale: umanizzare l’esistenza.

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Diecimila ragioni per dire GRAZIE

Da due anni il centro di ascolto delle 4 Parrocchie si è strutturato per ascoltare i bisogni di quanti, con umiltà e fatica, si avvicinano a questo servizio. Se non sempre è facile donare tempo ed energie agli altri, è altrettanto difficile avvicinarsi per chiedere aiuto. Parlando fra di noi “operatrici”, abbiamo trovato molto utile la rilettura che grazie a don Paolo abbiamo fatto lo scorso anno del libro degli Atti degli Apostoli. Avevano “un cuore solo e un’anima sola” i cristiani delle prime comunità. Tradotto: seguire Cristo vuol dire condividere tutto ciò che si ha. Siamo lontani anni luce da tutto ciò e forse anche questo è uno dei motivi che ci rende poco attrattivi come Chiesa. Ma non per questo disperiamo. Siamo uomini e donne con tutti i nostri limiti. In fondo la testimonianza che ci viene chiesta, quell’uscire e andare fuori incontro alla gente, nasce e si costruisce attraverso un rimettere in discussione il nostro stile di vita alla luce della proposta che Cristo ci fa. Nella misura in cui la troviamo buona e la sposiamo, diventiamo uomini e donne attrattivi. Unico modo per far conoscere a tutti l’amore che abbiamo ricevuto da Cristo e che ognuno può sperimentare nella propria vita se è disposto ad aprirsi alla sua misericordia. Certamente, come spesso ricorda anche Papa Francesco, le condizioni storiche rispetto alle prime comunità sono molto cambiate e solo uno stolto non se ne potrebbe accorgere. Ciò che però deve rimanere come punto centrale del nostro stile di vita cristiano, è la corresponsabilità. Quant’è brutta quell’espressione che anche noi cristiani tante

volte usiamo “vado a prendere la Messa”. Ecco, crediamo che proprio da questo uso improprio scaturisca implicitamente il nostro vivere la fede da spettatori e non da protagonisti. Il rischio infatti di una fede che si preannuncia e che annunciamo “morta” è l’indifferenza. Che, ahinoi, è il grande morbo che attanaglia anche la società contemporanea. Solo se ci lasciamo coinvolgere possiamo combattere l’indifferenza ed essere uomini e donne attrattivi perché felici. Una persona indifferente è infatti triste per definizione. Come si può formare comunità nuove se non si è felici? Ed è per questo che vogliamo ringraziare i tantissimi parrocchiani delle “4 Parrocchie” che, con la loro generosità e compartecipazione, ci stanno aiutando in questa missione che è il centro di ascolto della Caritas. Nel concreto anche l’anno appena trascorso ci ha consentito di aiutare in svariati modi chi si è avvicinato a noi per chiedere l’aiuto della comunità. Diecimila euro distribuiti attraverso buoni per fare la spesa, coperte e letti per l’emergenza freddo, aiuti nel pagare una parte dell’affitto, delle bollette del gas e della luce che hanno avuto aumenti “mostruosi”, aiuti per sostenere i bambini nello studio, donazioni e aiuti al popolo ucraino vittima di una guerra fratricida, sostegno a progetti umanitari fra cui quelli che ha contribuito a creare don Paolo in Brasile. Ed è per questo che dal profondo del cuore vi diciamo GRAZIE!!!!

Chiara, Grazia, Mirna

Accoglienza a Palata Pepoli

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missioni
Insieme caritas e

LE COMUNITA’ SUL RIO DELLE AMAZZONI

Durante il sabato visitiamo alcune famiglie, purtroppo dopo la partenza dei due militari che animavano le celebrazioni, la Comunità non si è più riunita. Incontro i bambini lungo le strade e sorridenti, mi accompagnano; “Ci vediamo questa sera, allora, verrà anche quel giovane che suona la chitarra, così possiamo cantare…”. La sera siamo in pochi, ma loro, i bambini, ci sono tutti. È sempre bello celebrare con loro! Chiedo un piccolo impegno alla Comunità, due signore tengono già pulita la cappella, ora bisogna riprendere a celebrare, così chiedo ai bambini di venire la domenica sera e, assieme a due mamme che sono disponibili, pregare il rosario. È la preghiera semplice che tutti conoscono, ricominciamo dalla fede del popolo: pregare il rosario e leggere insieme il vangelo della domenica. “Sì, padre, noi ci saremo”. La semente è gettata, speriamo il bene! Anche nella Comunità di Nova Esperança sono i bimbi che ci accolgono gioiosi e ci prendono per mano. “Oggi il papà e la mamma si sposano, lo sai padre?” “Che bello!” rispondo, non lo sapevo, ma sono molto contento. Ci sono anche due

battesimi di bambini, un ragazzo di 14 anni e… lo sposo. In verità era già battezzato e circonciso nella chiesa della croce, ma non costa nulla rinnovare il battesimo e completarlo con l’olio della fortezza e il crisma che ci configura a Cristo. Così, tra un canto e un segno di salvezza, celebriamo i battesimi e accogliamo la promessa di amore e fedeltà di chi ha già generato la vita e chiede la benedizione del Signore. A São João do Lago grande non incontriamo nessuno, sono tutti andati a preparare la terra per piantare e torneranno solo fra due giorni. Un signore anziano ci accoglie e ci offre macaxeira e granoturco. La cena sarà più appetitosa: friggiamo la macaxeira che assomiglia alle patate fritte, e cuociamo il granoturco nuovo e dolce da sgranocchiare. A São Pedro, quindici bambini ci portano a casa della nonna, che non c’è perché è andata in città a prendere la pensione e a fare rifornimento di cibo. Poi arrivano due mamme e tre papà. “Oggi sono solo perché mia moglie è andata in città, tornerà fra tre giorni, speriamo che sia stato depositato il ‘reddito di cittadinanza’, perché in casa non c’è più niente, solo il pesce che peschiamo e ci alimenta”.

PROGETTO KARATE’ MISSIONE BRASILE

Il giorno 11 di febbraio nelle due sedi del Progetto di Karatè, quartiere José Cavalcanti e quartiere delle Popolari, abbiamo consegnato uno strumento importante: il KIT scolastico. Formato da un quaderno personalizzato con la foto dell’alunno del progetto, astuccio, colori, matita, righello, quaderno di disegno, gomma e temperino. Tutto quello che serve per la scuola. Ci sono famiglie che, con la pandemia e le pressioni fiscali del governo precedente, non riescono più ad arrivare a fine mese ed allora anche una modesta spesa como il Kit scolastico (costa intorno di 40,00/45,00 reais) è un aiuto notevole per il bilancio mensile della famiglia. Abbiamo potuto fare questo grazie alle donazioni che ci sono arrivate dalla parrocchia di Dodici Morelli dove è parroco don Paolo Cugini; ringraziamo con molto affetto e riconoscenza parroco e parrocchiani tutti. La consegna è stata realizzata dal coordinatore del Progetto, Gianluca, insieme al professore Paulinho alla presenza degli alunni e dei loro genitori.

Miguel Calmon, 13 febbraio 2023

Gianluca Guidetti

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caritas e missioni

CICLO DI INCONTRI: IL CREDO DELLE DONNE

Organizzato dalle quattro parrocchie CREDO IN DIO CHE GENERA LA VITA

Relatrice: Lidia Maggi

Sintesi: Paolo Cugini

Alcune parole che hanno caratterizzato il nostro cammino si sono usurate. Occorre cercare altre parole. A volte si è più fedeli alla tradizione quando si ricercano parole in grado di dire, nell’oggi della storia, il mistero. Il generare rimanda all’attività che le donne conoscono attraverso l’esperienza del generare. Nel linguaggio biblico non è una storia astratta, ma è storia generata, partorita. Non a caso si parla di generazioni: toledot. I nostri padri e madri della fede attraversano una sterilità che deve essere liberata. Per generare la vita bisogna pensare che non tutto sia facile. Gen 1: si scopre che l’immaginario ricevuto dalla tradizione ci permette di intuire qualcosa su Dio e l’umanità. C’è un Dio che tratta la vita alla morte, che fa risorgere la vita. Pensiamo che lì tutto abbia inizio, si parla di creazione dal nulla, ma non è così. Dio sceglie la vita e a lottare per questa vita. Un Dio che genera la vita è un Dio che sente la passione della vita da affrontare tutti i rischi della morte. C’è il vuoto, le tenebre e c’è un vento fortissimo. Quando si parla di vuoto, di tenebre e di abisso si descrive una crisi. Entra in scena un Dio che grida la vita. Il primo atto di Dio è un sì alla vita di fronte ad una serie di segnali di morte. C’è la preoccupazione di raccontare qualcosa sul senso dell’esistenza. Nel linguaggio biblico quando non si vuole semplificare le cose si dice che bisogna andare al principio, all’inizio. Bisogna andare a fondo. Smettere di cercare la risposta facile, ma di andare a fondo, scavare. Andare a fondo sulla nostra umanità e su Dio che sente una grande passione per la vita. Il sì del Dio della vita si manifesta attraverso la Parola che dice relazione. Una Parola capace di entrare in comunicazione, di creare relazioni. C’è un gesto che separa, distingue. L’atto creativo di Dio chiama alla vita. La prima pagina della genesi è un cantico che inneggia alla vita. Preservare la biodiversità è un elemento importante per assicurare la vita. Dio dà spazio ad ogni elemento. Ci sono elementi di morte che Dio non elimina, ma dà spazio ad ogni elemento. Dio non elimina il buio. L’anti creazione è il diluvio. Dio separa, ma non elimina il negativo: gli dà uno spazio. Cosa sarebbe la luce senza il buio? La differenza diventa cifra che dà voce alla vita. C’è anche l’umanità. Nella prima creazione questa umanità creata alla fine riceve una vocazione regale: poter non essere sottomesso. Questa creatura umana ha una sua dignità, una creatura duale, uomo e donna, che rappresentano la cifra della diversità. Dio crea mettendo ordine, dando spazio ad ogni elemento. Dio crea chiamando. Dio nomina ed esprime un giudizio anche perché l’altro ha bisogno di un riconosci- mento. È l’abbraccio del neonato. L’umano nasce con una dignità regale, “facciamo”: cosa significa? L’umanità è un progetto e non un prodotto finito. Spesso abbiamo un immaginario che tutto è stato creato perfetto: la cosa è più complessa. L’umanità è cosa buona, creata ad immagine di Dio, è un progetto da costruire. La diversità maschile e femminile rappresenta la cifra di tutte le diversità. Seconda narrazione, Gen 2. Gli

elementi di morte sono rappresentati dal fatto che non c’è acqua. Ci troviamo dinanzi al tema del senso della vita. La creatura umana è presentata come una creatura al servizio ed è creata prima che il mondo fosse. Un racconto spesso interpretato male. Il racconto prende inizio da elementi di morte: Dio genera in condizioni pericolose. Non c’è un contadino che lavori la terra: Dio crea l’uomo. Senza qualcuno che si prenda cura la creazione non ha possibilità di svilupparsi. Dio crea la creatura umana dalla terra rossa. Dalla terra Dio crea il terrestre. Queste storie non ci raccontano gli inizi, ma il nostro presente. La vocazione originaria dell’umano è di custodire la terra. L’umano è posto nel giardino con l’invito di nutrirsi di ogni albero eccetto uno. La domanda è: che cosa ci nutre e che cosa ci è nocivo? Quali immagini di Dio ci nutrono o ci fanno male? Dio si rende conto che l’umano è solo. Non è il maschio, ma è il terrestre. Non si capisce se è maschio o femmina. Chi salverà il terrestre dalla sua solitudine? La scena ci porta in una dimensione dove l’umano deve scegliere per capire chi possa strapparlo dalla sua solitudine. Dio rimette le mani nella sua creazione. Dio prende un lato di questo terrestre e con l’altro lato richiude questo terrestre. Quando vede la donna il terrestre prende consapevolezza della sua alterità e inizia a parlare: c’è un riconoscimento. Il narratore ha dato delle indicazioni per capire che è una storia che non andrà a finire bene. L’uomo ha fatto qualcosa che spesso facciamo: dire all’altro la sua funzione. Dare un nome significa dare l’identità. Il terrestre dà il nome alla donna e gli dà un nome in sua funzione. L’inganno di questa storia è che abbiamo preso per buono lo sguardo dell’uomo e non abbiamo ascoltato la narrazione. Dio non ha tratto la donna dal maschio, ma dal terrestre. Questa storia d’amore è incrinata. La diversità uomo-donna è la cifra di tutte le diversità. La mia identità non è precostituita, ma si costruisce attraverso l’incontro con l’altro. La parola di Dio ci viene consegnata come una parola plurale, perché composta di tante narrazioni, non accostate le une accanto alle altre, ma che dialogano. Il codice della diversità permette a Dio di manifestarsi. Nel Nuovo Testamento nascono plurali. L’immaginario della Chiesa unica e omologata è vicino all’immagine della torre di Babele. Anche l’Apocalisse per parlare di Chiesa parla di sette chiese. Dio crea, genera la vita, che è sempre plurale. La differenza è importante e custodita.

6 Camminiamo Insieme formazione

Credo in Dio che custodisce la vita: la cura

Relatrice: Lidia Maggi

Sintesi: Paolo Cugini

Proviamo a ridire le parole della fede. C’è un Dio che continua a prendersi cura di un Dio della vita, della storia. La storia è abbandonata a se stessa? Oppure è accompagnata da un progetto? Dio si prende cura con la Parola che ci viene consegnata. Siamo stati creati con una voce che ci ha riconosciuto. Siamo affidati ad una Parola che per noi è di Dio. È una parola che ci strappa al nostro monologo ed è una parola che dice di tante voci, ci consegna delle narrazioni. Una Parola che ci circonda. Il canone biblico mette in scena una Parola dove Dio parla direttamente, dall’alto. Una Parola altra, che non ci appartiene, ma che comunica un messaggio per noi. Poi c’è la parola dei profeti, che sono la bocca di Dio. Cercano di ridire la Parola nelle faccende storiche dove Israele s’incarta, per provare a trovare senso. Spesso i profeti usano un linguaggio del corpo. Poi ci sono i Sapienziali, in cui Dio parla attraverso la vita laica. Tutte le volte che assolutizziamo un’immagine di Dio, rischiamo di farci un idolo. Rischio di fissarci su di un’immagine. Nella Bibbia troviamo mille modi di dire Dio. Occorrono tanti sguardi per dire Dio. Per troppo tempo Dio è stato detto in modo univoco, al maschile. Siamo diventati tutti un po’ più ricchi quando abbiamo scoperto voci nuove, parole nuove. Una Parola che è un discorso complesso, non è Babele, non è un pensiero unico. Dio che si prende cura: ci sono tante immagini. Alcune di queste sono legate alla genitorialità: Is 49: Può una madre dimenticarsi del figlio? Dio viene raffigurato dal profeta come una madre che non può dimenticarsi dei figli. Dio Padre. Gesù quando mette in scena il Dio che si prende cura lo fa per rialzare quelli che si sentono inutili. Uno sguardo diverso del potere capovolto. Gesù utilizza l’immagi-

ne della paternità per liberare dall’ansia di sopravvivere. Pensare che la vita è bella e Dio, come Padre, se ne prende cura. Si può entrare nella vita con fiducia. Gesù vede la donna e la chiama a sé e le dice parole che le offrono visibilità. Attraverso il tocco che la confermano come donna liberata e diventa una predicatrice. Il gesto di cura di Gesù è un gesto di liberazione. Esodo: è una grande storia di cura, perché è una storia di liberazione. Dio chiede aiuto a Mosè per liberare il suo popolo. A Mosè viene affiancato suo fratello Aronne. Prima di questo c’è un preambolo che mette in scena un pasto. Ci sono due donne che hanno ricevuto l’ordine di uccidere i bambini, ma non obbediscono all’ordine del faraone, ascoltano la loro vocazione e custodiscono la vita. Quando Dio entra in scena al capitolo tre di Esodo sembra richiamare i gesti che hanno fatto le donne nel capitolo precedente. È un Dio che sembra avere appreso la grammatica della liberazione attraverso le donne. C’è un’epopea di liberazione con un Dio vigoroso, condottiero. Dall’altra parte, c’è un Dio che si prende cura attraverso le braccia di levatrici. Il Dio della libertà: occorre mettere in atto una molteplicità diverse. In questa narrazione troviamo lo sguardo maschile e femminile. Anche Gesù fa lo stesso. Lo si coglie quando Gesù cita il salmo 22 sulla croce: Mio Dio perché mi hai abbandonato? Per ritrovare fiducia non basta la memoria collettiva, ma è necessaria la memoria personale dove l’immagine del divino è l’immagine di una levatrice: Cfr. Sal 22,9. Dio che si prende cura; Sal 91. Gesù riprende questa immagine del salmo come un lamento verso Gerusalemme. C’è una volontà di cura, che non sempre sono antropomorfiche. C’è l’immagine della responsabilità nel

gesto di cura, c’è Dio. Nel libro di Rut c’è l’esperienza di un Esodo laico. C’è una comunità che agisce e si assume la responsabilità di nutrire. Sal 22: il pastore è un’immagine maschile. Però, Gesù accosta l’immagine della moneta, un’immagine femminile. Dio ci consegna narrazioni, che ci risollevano dal sentirci impotenti. Dio custodisce il mondo con la cura. Nei primi 11 capitoli della Bibbia c’è un Dio che continuamente ricrea il mondo. Dio riapre continuamente una possibilità. Quando l’umanità si perde, Dio la ricerca. Quando il mondo sembra implodere nel diluvio, Dio chiama un uomo per far riprendere la vita. Fatica di una comunicazione che non sia semplicemente eco della mia voce. È in scena un Dio che offre continuamente una possi- bilità. È il Dio delle seconde volte più radicale. La vita risorge quando il peccato è perdonato, quando ci scambiamo misericordia, quando ci riconciliamo. Il Dio che si prende cura è il Dio che mi chiama. Dio riapre continuamente la vita. È il Dio delle seconde volte. È un Dio che riapre il giardino. Il Dio della cura è un Dio che non esclude. Il Dio che continuamente ricrea e non si rassegna a tutte le chiusure. Il tema del Dio personale, della relazione e del luogo privilegiato della Parola, non esclusivo. La Parola è umana e ci apre all’altro. Ci sono due opportunità per non farci delle immagini di Dio. Dove moltiplichi le immagini, crei delle possibilità di linguaggio.

7 Camminiamo Insieme formazione

Incontro formativo dei catechisti di febbraio formazione

Nell’incontro formativo dei catechisti del mese di febbraio Don Paolo ha trattato il tema della misericordia. Durante l’epoca moderna l’idea di misericordia era stata un po’ accantonata, perché essa era considerata nemica della giustizia, in quanto avrebbe alimentato il disimpegno dell’uomo e avrebbe prodotto la discolpa dei colpevoli a danno delle vittime, arrecando a queste una nuova ingiustizia. Alla svalutazione della misericordia hanno contribuito anche i sistemi economici, che esaltavano il profitto individuale e la competizione era fondamentale per il successo. In questo periodo anche il filosofo Nietzsche si scagliò contro la virtù della misericordia, perché era considerata espressione di debolezza e quindi non si addiceva all’uomo forte. Oggi direi che tutto ciò continua a caratterizzare largamente la nostra società e lo percepiamo bene in ogni ambito della nostra vita, ma ai cristiani la Bibbia cosa dice riguardo alla misericordia? Nella Bibbia e in particolare nell’Antico Testamento, il concetto di misericordia si manifesta con varie sfumature, che sono espresse con diversi termini, ad esempio: troviamo il termine RAHAMIM, che significa viscere e in senso lato si allude al grembo materno, al sentimento viscerale che una madre nutre verso il proprio figlio, per cui a Dio viene attribuito lo stesso sentimento materno che accoglie e perdona sempre (es. ISAIA 55,6-ISAIA 63,15-GEREMIA 31,20OSEA 14,2). Un altro termine, nell’Antico Testamento, che esprime il concetto di misericordia è HESED, indica un dono che va al di là di qualsiasi alleanza, Jahvè è sempre fedele al suo popolo, lo ama e lo perdona anche quando questo non rispetta l’alleanza. Nel Nuovo Testamento la misericordia occupa un posto molto importante, infatti viene considerata come la maggiore perfezione di Dio. Nel Nuovo Testamento

la novità consiste nel trasferire all’umanità di Gesù i tratti della misericordia divina, Gesù uomo ha le stesse capacità di Dio. Ci sono varie parabole nelle quali Gesù è espressione della bontà e della capacità di perdonare sempre, andando anche contro le leggi del tempo e contro la logica umana, ad esempio nella parabola del Buon Samaritano (Luca 10) oppure nella parabola del Figliol Prodigo (Luca 15), Gesù rappresenta l’amore infinito e perfetto di Dio che va oltre i nostri limiti, ci perdona, ci ama anche se non gli siamo fedeli. La Trinità, infine, è l’espressione completa della misericordia: Dio buono, fedele, madre amorevole si incarna in Gesù che, guidato dal Padre, arriva per amore a donare la propria vita e a perdonare chi lo ha crocifisso, poi con la Resurrezione, lo Spirito Santo è la forza divina che accompagna l’uomo nella vita dandogli la capacità di amare e di essere misericordioso come Gesù, come Dio.

L’ERBOLARIO

Continuando la presentazione di Madeleine Delbrel

Uno degli oggetti più belli appartenuti a Madeleine è l’Erbolario. Così lei chiamava il suo messale, con il quale si recava ogni giorno a messa. Questo libro con la copertina

di cuoio, eccezionalmente gonfio, conteneva fra le pagine delle letture del giorno anche moltissimi bigliettini, fotografie, stralci di lettere e nomi di persone. Madeleine apriva il suo Erbolario per trovare le parole da dire ma anche i volti da ricordare al Signore. Questo libro era, tuttavia, anche un Erbolario nel senso più stretto della parola, perché conteneva numerosi fiori fatti seccare fra le pagine. La creazione partecipava con la sua bellezza e i suoi insegnamenti alla vita di Madeleine. “Sentiamo il nostro debole amore espandersi come una rosa, come un rifugio immenso e dolce per tutta questa gente la cui vita palpita intorno a noi.” Essere cristiani è, per Madeleine, stabilire un’alleanza fra Dio e le sue creature, divenire una cerniera di carne, una cerniera di grazia, come dice lei stessa, fra il mondo e Dio. Pian piano, infatti, cresce in lei la consapevolezza che la preghiera non ci dona ali per volare in cielo ma piuttosto pesi che ci consentono di sprofondare nelle strade che percorriamo. Così lei ha imparato a camminare ancorata alle vite delle persone che la provvidenza le donava e che dilatavano il suo cuore e il suo messale.

8 Camminiamo Insieme
Maura M.

Brevi riflessioni per le nostre comunità sui percorsi sinodali

“Quando ascoltiamo con il cuore succede questo: l’altro si sente accolto, non giudicato, libero di narrare il proprio vissuto e il proprio percorso spirituale” dall’omelia di Papa Francesco del 10 ottobre 2021. Questa affermazione costituisce sicuramente la base per riflettere sul percorso sinodale che stiamo faticosamente cercando di portare avanti anche nelle nostre parrocchie, per camminare insieme nella Chiesa e per cercare di capire come la Chiesa può camminare insieme con il mondo. Non si può prescindere dall’azione dello SPIRITO SANTO, a cui dobbiamo aprire i nostri cuori, cercando la via da seguire per evitare di vivere nel disordine, con le nostre debolezze di peccatori, per evitare che l’ignoranza ci porti sulla strada sbagliata, con l’obiettivo di non allontanarci dalla via della verità e da ciò che è giusto.

Il Camminare insieme, riprendendo il titolo del nostro notiziario periodico delle quattro parrocchie, deve costituire il “mantra”, il tormentone social che ci porta come Chiesa ad interfacciarsi con le altre realtà del territorio, per farci compagni di cammino con il profondo desiderio di aumentare la fede e la speranza di cambiare il mondo con tutti i suoi drammi, le fragilità, le diseguaglianze. Nell’ambito del lavoro, dobbiamo domandarci che cosa possiamo fare per recuperarne il valore, quale contributo come Chiesa possiamo dare per evitare la logica del mero profitto e come lo stesso possa essere vissuto come diritto e dovere fondamentale della persona al fine di incrementarne la dignità. Rimanendo nel nostro piccolo, come primo passo fondamentale, dobbiamo capire se, ogni volta che ci incontriamo nel nome del Signore, sia come gruppi di preghiera, gruppo Caritas, esercizi spirituali, equipe liturgica, preparazione dei canti, circoli biblici nelle famiglie, gruppi di giovani, campi scuola, momenti formativi sia in video conferenza che in presenza, ecc, siamo realmente disposti ad aprire il nostro cuore all’azione dello SPIRITO SANTO, per avviarci ad una vita più autentica, sicuramente diversa dal modello che quotidianamente ci viene proposto da questa società in cui tutte le nostre azioni presentano risvolti materialistici ed edonistici. Auguriamoci un buon lavoro… spirituale a tutti per questo 2023.

Fede e omosessulaità

9 Camminiamo Insieme
formazione
Equipe zonale di pastorale

Carnevale… è qui la festa!!!!!

In occasione del Giovedì Grasso, nel teatro della parrocchia di Dodici Morelli abbiamo festeggiato, assieme a tutti i bambini delle quattro parrocchie, il Carne- vale 2023. È stata una festa all’ insegna dell’allegria e della spensieratezza, alla quale hanno partecipato, con grande gioia, tanti bambini. Arrivavano carichi di felicità e contagiavano tutti coloro che li circondavano. Sfoggiavano abiti e costumi coloratissimi, e per una serata tra stelle filanti e palloncini, si sono calati allegramente nei panni del loro personaggio preferito. Ad animare e rendere unica la serata c’erano le nostre colonne portanti e ormai idoli e punto di riferimento di tutti i bambini, gli Animatori di Estate Ragazzi, che con i loro balli di gruppo, giochi e laboratori dedicati alla serata, hanno intrattenuto e fatto divertire i bambini. Senza di loro, questa festa non sarebbe mai avvenuta, sono ragazzi dal cuore grande che, nonostante i tanti impegni scolastici, erano lì e hanno reso speciale e indimenticabile la serata, divertendosi e lasciando ai bambini un bellissimo ricordo!!!!

Piccoli programmatori crescono.

Ciao ragazze e ragazzi, come state?

Stanchi dei soliti pomeriggi passati davanti alla tv?

Annoiati dai soliti videogame che allenano soli i pollici delle vostre preziosissime mani?

Per provare a contrastare la logica di chi vi vuole tenere incollati ad uno schermo per ore e ore come semplici consumatori di prodotti preconfezionati, continua ad essere operativo il laboratorio informatico dai 6 ai 10 anni. Il giovedì pomeriggio dalle 17:00 alle 18:00, presso l’oratorio di Dodici Morelli si attivano le sinapsi per creare e animare. Si assemblano piccoli

robot fatti di lego, dotati di sensori di movimento e rilevatori di ostacoli. Si collegano via bluetooth ad un portatile e se ne programmano i movimenti con un basilare software di programmazione. Si prevede, si discute, si propongono soluzioni, ma soprattutto si sta insieme per vedersi, conoscersi, parlare e sorridere, divertendosi tanto. L’idea di fondo è arrivare a pensarsi non come semplici fruitori di un prodotto tecnologico, hardware o software che sia, ma come realizzatori stessi di quei prodotti che tanto ci affascinano. Il percorso è stato pensato su diversi livelli, siamo partiti dalle Bee Bot preassemblate e a programma meccanico-manuale. Ora siamo alla fase di assemblaggio e programmazione virtuale, con un programma dedicato che ci permette di muovere il nostro robot in uno spazio reale. Si pensano percorsi, si posizionano ostacoli da evitare e si ragiona sul percorso migliore. Sì, principalmente si ragiona e ci si confronta in uno spirito collabora-

tivo e mai banalmente competitivo. Poi accade anche che ci si sfida e si vince, cosa? Una bella pizza da mangiare insieme al prossimo incontro. La terza fase sarà quella di realizzare animazioni, disegni, storie del tutto digitali con il programma Scratch.

Incuriositi?

Esagerato?

Venite pure a dare una sbirciata, le porte del nostro oratorio sono sempre aperte per tutte e per tutti coloro che vogliono trascorrere un sano momento insieme agli altri.

10 Camminiamo Insieme
oratorio
C.C. Salvatore Dimilta

E’ iniziato il corso di FRANCESE

Grazie all’esperienza del doposcuola, ho deciso di prendere una nuova iniziativa con il progetto di lingua francese. Il corso è aperto a tutti i bambini delle elementari e delle medie. Perché ho deciso di intraprendere questo percorso? Si sa che l’inglese

è la lingua per eccellenza, ma che dire del francese? Il francese è la seconda lingua più studiata e parlata al mondo, il che lo rende una materia molto interessante per chi va a scuola. Imparare un’altra lingua è sempre benefico e, nel caso dei bambini, è anche facile. Con le lezioni di francese non solo impareranno la lingua, ma conosceranno anche una nuova cultura. La finalità di questo progetto è stimolare l’interesse dei bambini verso la lingua francese con attività ludiche che aiutino a valorizzare e sviluppare le loro competenze nell’interazione con gli altri bambini del corso, attraverso il rimando alle espressioni orali, qualche esercizio di completamento e soprattutto esercizi di pratica in coppia o in gruppo. I temi che ho deciso di affrontare assieme ai bambini sono “vicini” alla vita quotidiana, come ad esempio: salutare le persone, dire il mio nome e devo abito, dire come ci si sente… Credo che i bambini se iper stimolati rischino di avere poca creatività e fantasia, non sapere cosa fare se lasciati da soli a gestire il loro tempo, siano meno espressivi e loquaci. Questo genere di attività permette invece di stimolare la loro curiosità e arricchire il loro vocabolario linguistico in maniera leggera e divertente, senza dimenticare di essere bambini.

Il doposcuola è uno spazio in cui i bambini vengono seguiti nel loro percorso di apprendimento di un metodo di studio efficace, di autonomia e responsabilità, di acquisizione di sicurezza e autostima, nella speranza, non voglio negarlo, di ottenere buoni voti nel loro percorso scolastico. Ci piace pensare, però, che questo momento non si limiti solo allo svolgimen-

INSIEME

è un periodico mensile delle Quattro Parrocchie.

Direttore Responsabile

don Paolo Cugini

Capo Redattore

Massimiliano Borghi

Segretaria di Redazione

Mariarosa Nannetti

per info e contributi

mail:quattroparrocc@gmail.com

to dei compiti e degli studi assegnati, è per questo che ogni giorno vengono introdotti, dopo le ore di studio, attività alternative di lingua, di scoperta, cimentandosi in veri e propri laboratori manuali. Nel mese di marzo verranno introdotti un paio di pomeriggi incentrati su un’esperienza significativa che contribuisca alla costruzione del senso di legalità e di sviluppo di un’etica della responsabilità, che si realizza nel dovere di scegliere e agire in modo consapevole per un miglioramento continuo del proprio contesto di vita, a partire dalla vita quotidiana. Il progetto tratta del tema del riciclo della carta: scoprire quali sono le fasi necessarie per trasformare un foglio di carta utilizzato o rimanenze, in un nuovo foglio nuovamente utilizzabile, mettendo in risalto le differenze visibili tra quello che era e quello che otteniamo. Un progetto che consente di prendersi cura degli altri e dell’ambiente che ci circonda, favorendo inoltre forme di collaborazione.

11 Camminiamo Insieme oratorio
Marwa
La mia esperienza al doposcuola parrocchiale. Progetti in cantiere.
Arianna

LABORATORIO DI MASTERCHEF A DODICI MORELLI

“Masterchef “ è il nome dato dai bambini al laboratorio di cucina iniziato martedì 7 febbraio nella sala parrocchiale di Dodici Morelli, tenuto da Francesca e Gloria. La cosa che più mi ha colpito è l’omogeneità del gruppo sia per il sesso, ci sono 6 maschietti, sia per l’età, vanno dai 7 ai 12 anni. La prima lezione era sulla pasta fresca, per cui i bambini si sono presentati attrezzati di mattarello e tagliere. Hanno costruito vulcani con la farina, rotto le uova dentro, e con le mani hanno impastato fino a creare la pasta perfetta che poi hanno tagliato per fare le tagliatelle che hanno mangiato a cena

con la famiglia. Visto il periodo di carnevale, nella seconda lezione i bambini hanno fatto i biscotti di pasta frolla a tema, cotti e portati a casa. Il prossimo martedì in programma ci sono i tortelloni verdi di ricotta e, via via, tante ricette di pasta per le prossime lezioni con la finalità di insegnare a questi bambini le tradizioni che i nostri nonni hanno portato avanti per anni e fare di loro tante/i “sfogline/i”. Per chi volesse partecipare, ricordo che tutti i martedì dalle 17 alle 18 presso la sala parrocchiale dell’ex bar vi aspettiamo con tante nuove ricette.

DivertInglese is back!

Continua anche quest’anno Il DivertInglese, il laboratorio di inglese rivolto alle bambine ed ai bambini di età compresa fra i 7 e i 10 anni. Tutti i lunedì dalle 16:45 alle 17:45, i nostri giovani partecipanti hanno l’opportunità di imparare vocaboli e semplici frasi in inglese in maniera dinamica e divertente, con giochi e canzoni. Come già descritto nei precedenti articoli, al DivertInglese non si viene

per restare seduti ad un banco con carta e penna. Lo scopo del nostro laboratorio è infatti quello di imparare ascoltando e ripetendo, e di farlo in modo giocoso e gioioso! Ma quest’anno c’è una grande novità! Ad affiancarmi in quest’avventura c’è Valentina, la mia super collaboratrice che, con pazienza e grande senso di responsabilità, mi supporta (e mi sopporta ) in tutte le attività. Seeyou@DivertInglese

Attenti a quei cinque!

Ormai ne parlano tutti e i “morellesi” mormorano, è certo: a Dodici Morelli tutti i mercoledì alle 14:30 presso l’oratorio succede qualcosa di inaspettato.

Cinque, irriducibili, si incontrano e non li ferma il freddo, l’influenza, le fratture, gli impegni e le belle giornate. Puntuali con i loro device, si riuniscono attorno ad un tavolo e si confrontano su come creare un documento di scrittura, come inserire delle immagini, dei disegni, delle tabelle, come utilizzare la posta elettronica, come caricare un’immagine, come collegare un pc al proprio cellulare per navigare e tanto altro.

Alcune fonti, sicure, riferiscono: “e pare che si divertano pure!”. Sono guidati da uno sconosciuto, un certo Salvatore, tipo strano importato nella meravigliosa Emilia dalla “terronica” e fantastica Lucania; è senza capelli e parla troppo.

Dietro di lui c’è un boss, ma cosa scrivo un boss è IL BOSS, Don Paolo, realizza, coinvolge, spinge, attua e mentre fa è già avanti ad organizzarne di nuove… non si ferma mai per più di cinque minuti consecutivi.

I fantastici cinque sono: Rita, Morena, Lorenzo, Iva e Grazia, non fatevi ingannare, sembrano gente comune, ma alla

prima occasione sono pronti ad estrarre le loro qualità e i loro computer.

Rita si arma di perseveranza mentre utilizza il pc collegato al video proiettore.

Morena vi avvolge di calma mentre procede inesorabile a creare cartelle e a classificare documenti.

Lorenzo inforca gli occhiali e si concentra sul lavoro, ma sempre prodigo di aiuto per i suoi compagni.

Iva vi riempie di energia, mentre contemporaneamente crea una tabella, carica un’immagine dal telefono e manda una mail.

Grazia è sempre attenta, non perde una virgola, mentre elabora tabelle e crea sfondi colorati cella per cella.

Non mollano, puoi proporre qualunque tecno-innovazione, qualunque artificio informatico che sono lì sul pezzo, pronti a capire e a fare senza voler mai smettere.

Questo e tanto altro accade e continua ad accadere al corso di informatica per adulti.

Non ci credete? Venite a trovarci di persona e non crederete ai vostri occhi.

12 Camminiamo Insieme oratorio
Salvatore Dimilta

Sabato 18 febbraio, all’oratorio di Dodici Morelli, abbiamo realizzato un incontro con ragazze e ragazzi delle quattro parrocchie, per riflettere sul tema dell’adolescenza. Più di trenta hanno aderito alla proposta, che fa parte di un cammino. L’adolescenza è un periodo complesso. È in questa fase della vita che si costruiscono gli aspetti importanti dell’identità. Assieme alle ragazze e ai ragazzi 2009-2010 abbiamo assistito a un breve video del dottor Filippo Ongaro sul tema specifico e ci siamo fermati a riflettere e a confrontarci. Secondo il dr. Ongaro c’è nell’adolescenza il tentativo di distanziarsi dai valori e modelli ricevuti in famiglia, per affermare se stessi. Ci sono cinque caratteristiche che contraddistingue l’adolescenza. Il primo è che il

INCONTRO SULL’ADOLESCENZA festa di don Bosco

cervello dell’adolescente è fragile, perché sta passando una fase difficile e vive uno stato di confusione. In secondo luogo, il cervello dell’adolescente è conflittuale, proprio perché sta formando la propria identità ed entra in conflitto con tutto ciò che segnava la fase precedente dell’infanzia. Terzo punto: l’adolescente è molto influenzabile soprattutto da coloro che ha intorno, i suoi amici. Ecco perché è importante sapere chi sono i suoi amici. Quarto punto: l’adolescente cerca conferme, non dai famigliari, ma dal gruppo, dai suoi pari. Ultimo punto: l’adolescente non è lungimirante, perché è molto concentrato sul presente. Dopo l’incontro, come sempre, pizza e divertimento.

La redazione

incontro su don Bosco

Camminiamo Insieme oratorio

2009-2010

nuovo murales a Dodici Morelli

incontro con il clan degli scout di Cusumaro a Palata Pepoli

loboratorio di robotica

Camminiamo Insieme oratorio
Camminiamo Insieme oratorio

UN’ATROCE GUERRA E UN UOMO SOLO AL COMANDO.

“Un uomo solo al comando; la sua maglia è bianca, il suo nome è Papa Francesco”. Parafrasando la mitica frase con cui nel 1949 Mario Ferretti aprì la sua radiocronaca della Cuneo-Pinerolo, terz’ultima tappa del Giro d’Italia, potremmo dire che oggi Papa Francesco è l’unico dei potenti della Terra che crede nella pace. Non ha chiuso porte ma teso mani. Peccato che, al momento, nessuno si sia avvicinato per porgergli la propria. E pensare che il Covid non dovrebbe più esser preso a pretesto per mantenere le distanze. Continua a parlare di dialogo. Non credo si debba per forza sposare una linea piuttosto che un’altra. Quantomeno occorre non chiudere la porta al dialogo. Mi pare invece che a distanza di un anno da quel tragico 24 Febbraio del 2022 che ha segnato l’inizio dell’inva-

sione militare russa in Ucraina, solo Papa Francesco creda seriamente nella pace. Se leggiamo i resoconti degli inviati delle tv o dei giornali in Russia, vediamo come progressivamente sia cresciuta fra la gente la consapevolezza che la guerra sta creando problemi. Sempre meno sono quelli disposti a combattere. Ma si sa che la guerra è una questione che tratta e dipana chi non scende direttamente in campo a combattere. E a morire. Sono decine di migliaia i soldati morti. Non importa avere la certezza delle cifre ufficiali. Sono sempre troppi! Da una parte e dall’altra. Perché la vita non ha colore. Purtroppo ce lo ha la morte. Colore che ha anche l’enorme depressione economica che le sanzioni internazionali da un lato e gli ingenti costi per sfornare sempre più armi hanno provocato dall’una e dall’altra parte. In Ucraina, in particolare, si sta vivendo da mesi la difficoltà sempre più crescente a reperire le risorse alimentari e quelle energetiche per far funzionare gli impianti industriali. Manca il gas per il riscaldamento. Mancano beni primari. Se si guarda quello che sta accadendo semplicemente con i nostri occhi, la situazione appare davvero senza via d’uscita. Eppure mi vien da pensare e sperare che nelle mani di Dio tutto possa sistemarsi. Sono stati tanti gli eventi tragici che hanno attraversato gli anni che dal Dopoguerra ci hanno condotto ai giorni nostri. Tanti i momenti di apparente non ritorno. Ma il Dio di misericordia che non muove i fili come un burattinaio ma per amore, saprà certamente donare quella pace che porta serenità al cuore di ogni uomo. Non ci resta che pregare Massimiliano Borghi

Questa frase di Rosario Livatino mi ha sempre colpito, così come la vita di questo Magistrato nato a Canicattì (AG) nel 1952 e morto ammazzato nel 1990. Aveva appena 38 anni quando, la mattina del 21 settembre 1990, mentre si stava recando in tribunale senza scorta (“Meglio che muoia uno solo, piuttosto che di più“) con la sua utilitaria, veniva raggiunto da quattro sicari che gli spararono, tentò la fuga ma invano; raggiunto, fu freddato e l’ultimo colpo gli fu sparato in bocca. Credente, praticante, ma pure uomo di Stato, intransigente, fino alla fine. La mafia lo aveva messo nel mirino, in quanto quella fede così forte rappresentava un ostacolo insormontabile ad ogni forma di corruzione. Il 9 maggio del 2021 Rosario Li-

vatino, ad Agrigento, veniva proclamato Beato. Nel reliquiario del Beato è conservata la camicia rosa, intrisa del sangue del Magistrato, portata poi in pellegrinaggio in molte parrocchie della Sicilia. Ho pensato a Rosario Livatino quando, nel mese di gennaio di quest’anno, la sua reliquia è stata portata in pellegrinaggio a Roma nelle aule parlamentari, proprio nel periodo in cui, dopo trent’anni di latitanza, veniva assicurato alla giustizia Matteo Messina Denaro, capo mafioso, super ricercato e pluricondannato e mandante, tra gli altri, del rapimento (fu tenuto prigioniero per ben due anni), del piccolo Giuseppe Di Matteo (12 anni), stran-

golato e sciolto nell’acido nel 1996. Due vite opposte, distanti e distinte. Rosario Livatino ci lascia un messaggio chiaro e preciso: siate credibili! Anche se ciò ci può costare caro come è successo a lui che ha pagato con la vita la sua coerenza di uomo libero, che non si piega rimanendo fedele ai propri principi di Cristiano e di uomo di legge.

16 Camminiamo Insieme sociopolitica
“Non è importante credere ma essere credibili”

DAL MOTORE A BENZINA ALL’ELETTRICO. PAURE E SPERANZE.

Prendete il cellulare, aprite la app del calendario e annotatevi una data. 1 gennaio 2035. Da quel giorno in Europa, come in gran parte del mondo, circoleranno solo auto elettriche (ad emissione zero). I motori diesel e quelli a benzina non potranno più essere venduti. Una catastrofe per un Paese che ha fatto della brillantezza e unicità dei motori termici applicati alle auto, un vero e proprio cavallo di battaglia. Credo che un’analisi seria, pur se appassionata, possa aiutare a capire come ansie e preoccupazioni alla fin fine si dimostreranno ampiamente infondate. Per i detrattori, i consumatori si sveneranno per acquistare auto che mediamente, ora, costano un 40% in più di quelle a benzina. Non credo. Se ascoltiamo chi le auto le vende, i concessionari, prevedono che fra 3-4 anni il maggior costo sarà eliminato. Il maggior numero di auto prodotte e le economie di scala saranno fattori decisivi al riguardo. Per non parlare del costo “irrisorio” di una ricarica elettrica, rispetto al pieno di benzina. Mi incuriosisce al riguardo capire dove lo Stato applicherà i balzelli (leggasi accise) che ora applica a man basse al prezzo del carburante. Il vero problema, come sempre, riguarda il nostro endemico miopismo che, i vari Governi che si sono succeduti, hanno prodotto in termini di lungimiranza e visione strategica. Assieme alla Spagna siamo infatti fanalino di coda nell’acquisto di auto elettriche. Ecco spiegato il motivo della richiesta di un approccio più graduale sollevato a gran voce dalle forze dell’italico Governo in sede europea. Come quasi sempre avviene, purtroppo, non siamo stati ascoltati. Un’Europa unita che sembra dirci: ve lo avevamo detto a più riprese che il tempo stava per scadere e saremmo stati irrimediabilmente risoluti nel procedere nella transizione “verde”. La classe politica, svegliatasi bruscamente dal torporeo sonno invernale, grida: il mercato del lavoro sarà sconvolto! Le case automobilistiche non ce la faranno a riconvertirsi così in fretta e, meno che meno, la filiera che le accompagna. Un milione di posti di lavoro rischia di andare in frantumi. Siamo la Motor Valley del mondo in materia di motori a scoppio! Ferrari, Lamborghini, Maserati

e Stellantis, per citare le regine del mercato, subiranno pesanti perdite. Il tema è delicato e non si vuole di certo banalizzarlo. Ogni posto di lavoro perso porta dietro di sé un dramma che non riguarda solo la persona coinvolta ma spesso un’intera famiglia. Il tema si fa complesso. La storia insegna che i posti perduti saranno compensati da nuovi posti di lavoro. Questo è assodato. Il nostro Paese paga però un’inadeguatezza e un’incapacità di aggiornare costantemente le competenze della sua forza lavoro. Pare ci ricordiamo dell’importanza dello studio e della formazione solo in questi momenti. Per questo motivo risulta ancor più importante per noi che per altri Stati, che questa rivoluzione sia accompagnata con molto acume dall’Europa. Attraverso incentivi e politiche di sostegno nel passaggio dal motore termico al motore elettrico. Quell’Europa che siamo pronti a criticare ad ogni occasione ma che poi invochiamo ad ogni piè sospinto come si invoca la mamma. La rete elettrica, qui da noi, pare far coppia con quella idrica. Se questa fa acqua da tutte le parti, quella non la si vede proprio. Arriverà. Ne siamo certi. Speriamo in tempo per soddisfare le richieste crescenti che nei prossimi anni accompagneranno questo cambiamento. Il solco è tracciato. E come sa bene ogni agricoltore, da qui non si può tornare indietro. Non resta che sperare che la semina (da parte di chi ci Governa) sia proficua per la nostra comunità e per le nostre aziende. Non di solo pane vivrà l’uomo. Vero. Al momento però non sappiamo farne a meno.

UN MONDO SENZA GUERRE

Gli appelli alla pace da parte del Santo Padre sono tanti e molto ben circostanziati: tuttavia, specie negli ultimi tempi, sembrano essere ignorati dai potenti di questo mondo. Peccato! Purtroppo, anche quando dice che la terza guerra mondiale è già in atto, non si può far altro che constatare la veridicità della sua asserzione. D’altronde, a prescindere dalle prospettive di molti, il succedersi degli eventi di quest’ultimo quinquennio e soprattutto il loro riacutizzarsi nell’ultimo anno portano ad allinearci pienamente con il suo giudizio. D’altra parte ben pochi sanno che sul nostro pianeta sono in atto almeno 60 guerre, anche se i mezzi di comunicazione quasi sempre se ne disinteressano. Di queste, almeno sedici, sono di importanza globale tali da spostare gli attuali equilibri mondiali. I Paesi coinvolti dispongono

di enormi materie prime e di deterrenze energetiche. Va da sé che tutti i contrasti che sono in atto in questi ultimi tempi, gravitano sulla accaparramento di questi ingenti beni energetici di cui il mercato globale ha sempre più bisogno. Qualcuno potrebbe obiettare che è sempre stato così o quantomeno negli ultimi 70 anni! La globalizzazione è infatti una realtà che ci accompagna da decenni e tutti i suoi limiti stanno venendo a galla ora. Alcuni squilibri di mercato circa le granaglie (frumento, orzo, segale) sono profondamente connessi con l’industria alimentare mondiale e con l’annoso e mai risolto problema della “fame nel mondo”. Anche la guerra scatenata dalla Russia nei confronti dell’Ucraina un anno fa e tuttora in corso si ricollega, in grossa parte, a questo. Ora, se il popolo ucraino cedesse, tutta l’Europa si troverebbe coinvolta in una guerra che non vuole e dagli esiti incerti. La nostra vecchia Europa ha tutto ciò che gli altri vorrebbero avere: la cultura, il saper fare, il saper porsi, ma non è detentrice di beni basilari per l’industria elettronica (terre rare e loro derivati) né tantomeno di gas o di petrolio da cui le sue industrie d’avanguardia sono dipendenti. Gli Stati che possiedono queste strategiche materie prime si trovano ad avere un ruolo di primo piano nello

scenario geopolitico. Un “equivoco” o un pretesto qualsiasi può far crollare quel castello di carte che le Nazioni Unite hanno costruito dagli anni ’50 ai giorni nostri. La globalizzazione, che doveva accomunare tutti i popoli del pianeta a prescindere dalle culture, dai costumi e dalle lingue, ha implicitamente creato taluni “muro contro muro” di difficile soluzione. La fine della Seconda Guerra Mondiale e i conseguenti accordi internazionali, hanno portato molti anni di prosperità fra i popoli, specialmente nel mondo occidentale. Ora, quest’ultima contrapposizione fra Stati detentori di risorse e Stati poveri di risorse, sembra essere foriera di prodromi di guerra con conseguenze incalcolabili per il genere umano. Ancora una volta ha ragione Papa Francesco quando, nei suoi accorati appelli, non manca occasione per richiamare al senso di responsabilità i vari potenti della Terra, affinché mettano al primo posto del loro agire la salvaguardia e la tutela della vita! Solo in quest’ottica si previene il peggio! La vita è infatti il dono più prezioso che Dio ha messo a disposizione di ognuno di noi: dovrebbe essere di preminente importanza per tutti, escludendone negoziabilità di alcun tipo. Purtroppo negli ultimi tempi si è verificata una caduta di ideali e di bon ton in troppe Nazioni, mettendola in secondo piano. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. O quantomeno di chi vuol vedere. Un mondo senza guerre è senz’altro auspicabile, a cui tendere tutti i nostri intenti, nella speranza che non rimanga una pura chimera.

17 Camminiamo Insieme sociopolitica

PALATA PEPOLI: QUANTI SIAMO E CHI SIMO

PALATA PEPOLI: QUANTI SIAMO, CHI SIAMO

Popolazione italiana ed extra-comunitaria residente a Palata Pepoli al 05.01.2023 suddivisione per sesso e classi di età

18 Camminiamo Insieme sociopolitica FASCE DI ETA' MASCHI FEMMIN E TOTALE % MASCHI % FEMMINE TOTAL E 0 -14 46 48 94 11,95 % 13,15 % 12,53 % 15 - 29 56 56 112 14,55 % 15,34 % 14,93 % 30 -44 58 44 102 15,06 % 12,05 % 13,60 % 45 -64 124 108 232 32,21 % 29,59 % 30,93 % 65 - 90 97 98 195 25,19 % 26,85 % 26,00 % 91 - 999 4 11 15 1,04% 3,01 % 2,00 % TOTALE 385 365 750 FASCE DI ETA' MASCHI FEMMIN E TOTALE % MASCHI % FEMMINE TOTAL E 0 -14 17 14 31 24,64 % 23,73 % 24,22 % 15 - 29 11 7 18 15,94 % 11,86 % 14,06 % 30 -44 19 18 37 27,54 % 30,51 % 28,91 % 45 -64 20 16 36 28,99 % 27,12 % 28,13 % 65 - 90 2 4 6 2,90% 6,78% 4,69% 91 - 999 0 0 0 0,00% 0,00% 0,00% TOTALE 69 59 128
Popolazione
0 -14 15 - 29 30 -44 45 -64 65 - 90 91 - 999 FEMMINE 14 7 18 16 4 0 MASCHI 17 11 19 20 2 0 0 10 20 30 40 Popolazione Classi di età Popolazione
Palata Pepoli
0 -14 15 - 29 30 -44 45 -64 65 - 90 91 - 999 FEMMINE 48 56 44 108 98 11 MASCHI 46 56 58 124 97 4 0 50 100 150 200 250 Popolazione Classi di età Popolazione italiana
extra-comunitaria residente a Palata Pepoli al 05.01.2023 suddivisione per sesso e classi di età
extra-comunitaria residente a
al 05.01.2023
ed extra-comunitaria residente a Palata Pepoli al 05.01.2023

comunitaria residente a Palata Pepoli al 05.01.2023 suddivisione per sesso e classi di età

Popolazione comunitaria residente a Palata

al 05.01.2023

a Palata Pepoli al 05.01.2023

19 Camminiamo Insieme sociopolitica FASCE DI ETA' MASCHI FEMMIN E TOTALE % MASCHI % FEMMINE TOTAL E 0 -14 4 2 6 33,33% 15,38% 24,00% 15 - 29 0 1 1 0,00% 7,69% 4,00% 30 -44 8 5 13 66,67% 38,46% 52,00% 45 -64 0 5 5 0,00% 38,46% 20,00% 65 - 90 0 0 0 0,00% 0,00% 0,00% 91 - 999 0 0 0 0,00% 0,00% 0,00% TOTALE 12 13 25 NAZIONALITA' TOTALE % Albanesi 8 6,3% Moldavi 4 3,1% Kosovari 1 0,8% Afgani 1 0,8% Cinesi 7 5,5% Filippini 1 0,8% Pakistani 44 34,4% Egiziani 1 0,8% Marocchini 51 39,8% Tunisini 8 6,3% Brasiliani 1 0,8% Neonato (in corso di definizione) 1 0,8% TOTALE 128 Popolazione
Totale popolazione straniera residente
0 -14 15 - 29 30 -44 45 -64 65 - 90 91 - 999 FEMMINE 2 1 5 5 0 0 MASCHI 4 0 8 0 0 0 0 2 4 6 8 10 12 14 Popolazione Classi di età
Classi di età Dati
Crevalcore
Nannetti 6% 3% 1% 1% 5% 1% 34% 1% 40% 6% 1% 1%
straniera suddivisa per nazionalità Albanesi Moldavi Kosovari Afgani Cinesi Filippini Pakistani Egiziani Marocchini Tunisini Brasiliani Neonato (in
Pepoli
forniti dall'URP del Comune di
e rielaborati da Andrea
Popolazione
corso di definizione)

QUELLA PORTA CHIUSA: “VATTENE!”

Venerdì 3 febbraio alle otto e mezza di sera, ci siamo ritrovati tutti noi delle 4 Parrocchie sul sagrato della Basilica inferiore di San Francesco ad Assisi per celebrare insieme una Veglia di preghiera sulla tomba del Santo. Con Don Paolo e guidati da Cecilia e Giorgia, molto felici di questa opportunità tutta per noi (la Basilica era già chiusa, quindi saremmo stati solo noi in preghiera e meditazione), alle otto e mezza in punto Giorgia ha suonato il campanello del convento francescano in Basilica. Il tempo di attesa - oltre mezz’ora - è trascorso senza che qualcuno ci desse udienza e ci aprisse, fino a quando un frate ci ha aperto e ha detto: “Arriviamo” (richiudendo la porta). Tra commenti e battute varie, la speranza di entrare per la Veglia di preghiera stava via via scemando… Possibile? Tutto organizzato, tutto pronto, persino sul monitor sotto ad un porticato scorreva la scritta: “20,30 Veglia di preghiera Parrocchia XII Morelli”... (tralascio le battute scherzosamente indignate per il fatto che non fossero citate le altre tre Parrocchie). Il tempo passava, faceva anche freddo e si respirava un forte clima di scoramento e delusione.

Qualcuno (Don Paolo) ha detto: “Andiamo via!”.

NOI DONNE, però, abbiamo voluto demordere e ci siamo letteralmente “attaccate” al campanello e abbiamo bussato con insistenza al portone ostinatamente chiuso e.... FINALMENTE all’improvviso è apparso il faccione bonario di frate Alfio!! Lui non sapeva alcunché della nostra Veglia, non si capacita-

va del grave disagio che stavamo vivendo. E qui si sono proprio viste la “grande umiltà e la vera letizia”, perché frate Alfio - informato della situazione, prima incredulo poi indignato per l’accaduto- ci ha accolti a braccia aperte. Non solo si è scusato, bensì - sempre borbottando indignato verso non si sa chi - si è prodigato per: 1.trovare tutte le chiavi; 2.accompagnarci alla tomba di Francesco; 3.approntare luci, candele e microfoni per la nostra Veglia. Finalmente sistemati, nel silenzio ed in raccoglimento davanti alla tomba di Francesco, Cecilia e Giorgia hanno iniziato la Veglia intonando il canto “Alto e Glorioso Dio” sulle parole dello stesso Francesco. Sono seguite tre Letture. La terza in particolare, dalle Fonti francescane, ha raccontato di Francesco che “... di notte, in pieno inverno, scalzo, in un inverno così rigido che all’estremità della tonaca si formavano ghiaccioli di acqua congelata che mi percuotevano continuamente le gambe fino a fare uscire il sangue da siffatte ferite. E io tutto nel fango, nel freddo e nel ghiaccio giungo alla porta...”. Ma quella porta non viene aperta e il suo confratello lo caccia e gli ripete per tre volte: “VATTENE!”. Cosa dire o fare di fronte a questa disumanità? Urlare, minacciare, inveire o addirittura maledire?? No. Francesco perviene alla “Vera Letizia con la Grande Umiltà che è Vera Virtù e Salvezza dell’Anima, perché ha avuto pazienza e non si è conturbato”. E qui Giorgia ci ha fatto riflettere su quanto ci era appena accaduto: quante volte, nella nostra vita, ci siamo trovati davanti ad una porta chiusa o addirittura noi stessi abbiamo chiuso le porte del nostro cuore? Frate Alfio ci ha aperto quella porta, ci ha accolti pellegrini nella notte e nel freddo con cuore aperto, Grande Umiltà e Vera Letizia ! Non ci ha detto: “Vattene!”. Anzi, ci ha ricompensati con un incredibile tour notturno nello stupendo porticato e nel refettorio della Basilica (non visitabili dai pellegrini) facendo, per così dire, “ammenda” per quella porta chiusa di cui lui non era assolutamente responsabile. Abbiamo concluso la Veglia con il canto “Fratello Sole e Sorella Luna”, tenendo nel cuore quel senso di Vera Letizia e di Grande Umiltà che Francesco predicava e voleva per la nostra povera Umanità.

20 Camminiamo Insieme eventi

LA PORZIUNCOLA E LA MORTE DI SAN FRANCESCO

Nel secondo giorno del pellegrinaggio ad Assisi, Don Paolo, Cecilia e Giorgia (le due consacrate di Cadecoppi) ci hanno accompagnato a visitare la Basilica di S. Maria degli Angeli, che dista circa 4 Km da Assisi, ed è raggiungibile anche a piedi percorrendo una stradina il cui selciato è composto da tante mattonelle riportanti ognuna il nome dei benefattori che hanno contribuito a finanziare l’opera di pavimentazione, e lungo la quale si può godere la splendida vista della città di Assisi, arroccata sulle pendici del monte Subasio. La Basilica di S. Maria degli Angeli fu costruita tra il 1569 e il 1679, per volere del Papa Pio V, per custodire le cappelle della Porziuncola, del Transito ed altri “resti sacri” della memoria di San Francesco e per creare un adeguato luogo di accoglienza per i tanti pellegrini che arrivavano a visitarli. Appena entrati nella Basilica, nel mezzo della navata centrale, possiamo ammirare la piccola e graziosa chiesetta Porziuncola il cui nome deriva da quello del terreno sul quale è stata costruita (piccola porzione di terreno). E’ in questa chiesetta che San Francesco vive i suoi momenti più intensi di preghiera, in solitudine, e con suoi seguaci; la stessa gli è servita anche come dimora e qui ha avuto termine la sua vita terrena. Egli giunge alla Porziuncola dopo aver lasciato il Tugurio di Rivotorto, ove oggi vi è l’omonima chiesa che ne custodisce i resti. Il Tugurio era un piccolo capanno con un tetto di frasche distante circa 2 km da Assisi, che serviva ai contadini per il ricovero degli animali ed era talmente angusto che a fatica vi si poteva stare in piedi. Poiché il numero di persone che decidevano di condurre una vita religiosa e di povertà, secondo l’esempio del Santo, cresceva sempre più e quella dimora era diventata insufficiente, Francesco e suoi seguaci lasciano il Tugurio e si trasferiscono presso la chiesa della Porziuncola (ovvero S. Maria Porziuncola) ricevuta in uso gratuito dai Monaci Benedettini del monte Subasio. La Porziuncola era una piccola chiesetta che Francesco stesso, qualche anno prima, aveva ristrutturato per lo stato diroccato in cui si trovava (si dice su richiesta di Gesù, mentre pregava davanti al Crocefisso di San Damiano), dando vita a una nuova chiesa. Alla Porziuncola Francesco forma l’Ordine Minore dei Frati Francescani; qui scrive la Regola (Norme di Vita dell’Ordine dei Frati) che viene accettata, dopo varie difficoltà e rifiuti, da Papa Onorio III, che la bolla con il proprio sigillo il 29 novembre 1223. La Porziuncola è anche il luogo dove trova rifugio Santa Chiara, dopo essere fuggita dalla propria famiglia, e dove San Francesco la consacra a Dio con il taglio dei capelli (simbolo di povertà e rifiuto delle cose terrene) e con il rito della Vestizione. Dopo qualche tempo, arriva alla Porziuncola anche la sorella Agnese ed anch’Essa viene consacrata a Dio. Come già detto, San Francesco trascorre alla Porziuncola i momenti religiosi e di preghiera più intensi; è qui infatti, che un giorno mentre pregava per i tanti peccatori, ebbe la visione di Gesù che gli concesse la “Grazia del Perdono” di tutte le colpe per coloro che avessero visitato la Chiesa della Porziuncola a patto che si fossero confessati e pentiti. Ancora oggi, dal 31 luglio al 2 agosto, presso la Basilica di S. Maria degli Angeli viene celebrato il “rito dell’Indulgenza del Perdono”. Inoltre, in ricordo di questo fatto, sulla facciata superiore della Chiesetta Porziuncola è

stato dipinto un affresco che raffigura San Francesco che implora Gesù e Maria per la Concessione del Perdono ed anche sopra l’altare all’interno della chiesetta è stata dipinta la “Grande Pala” che raffigura diverse “Storie” tra cui l’Annunciazione e la Concessione del Perdono. San Francesco trascorre alla Porziuncola gli ultimi giorni della sua vita e muore, in seguito ad una grave malattia e a molta sofferenza, la sera del 3 ottobre 1226, alla giovane età di 44 anni. Il giorno seguente il corpo del Santo viene trasferito e deposto temporaneamente nella chiesa di San Giorgio ad Assisi, la quale accoglierà poi anche le spoglie di Santa Chiara e della sorella Santa Agnese e, successivamente ad una ricostruzione, verrà rinominata Basilica di Santa Chiara; i resti di San Francesco vengono nel frattempo trasferiti nella omonima Basilica (di nuova costruzione). La storia racconta che, qualche ora prima della sua morte, San Francesco si faccia portare fuori dalla Porziuncola e si faccia mettere a terra completamente nudo perché era estremo amante della natura e delle sue creature (vedasi il famoso cantico ad esse dedicato) e voleva così esalare l’ultimo respiro a contatto con la tanto amata terra; in realtà sembra invece che i suoi Frati, dopo qualche ora, per maggior decoro, abbiano convinto Francesco ad indossare il suo saio. Il terreno dove è rimasto sdraiato San Francesco è stato denominato “Luogo del Transito” ovvero del passaggio dalla vita terrena a quella del cielo, e viene ricordato con una cappella all’interno della Basilica di S. Maria degli Angeli, riportante la targa con la scritta: “Qui morì San Francesco - 3 Ottobre 1226”. La visita della Basilica di S. Maria degli Angeli con i suoi contenuti ed i relativi racconti storici della vita e morte di San Francesco, ci hanno fatto riflettere su quali devono essere i veri valori su cui basare la nostra vita di cristiani e cioè, ascoltare la Parola del Vangelo e da Essa farci guidare, come hanno fatto i Santi Francesco e Chiara, per metterci maggiormente al servizio di chi ha bisogno per affrontare le difficoltà e il sostentamento di ogni giorno, nonché prestare più attenzione al rispetto della natura e della terra che Nostro Signore ci ha donato, in contrapposizione alla ricerca frenetica di accumulo di beni terreni ed agiatezza che ci vengono proposti dal mondo attuale, ignorando valori quali fraternità, altruismo, amore e rispetto di cose e persone. Vogliamo infine ringraziare calorosamente Cecilia e Giorgia per tutte le informazioni ed i contenuti spirituali che ci hanno trasmesso, nonché Don Paolo e tutto lo staff organizzativo per la bellissima ed intensa esperienza vissuta nei 3 giorni di pellegrinaggio. Rita, Roberto, Emanuela e Giacomo. Assisi 3-5 Febbraio 2023

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UNA GIORNATA IN PELLEGRINAGGIO

Pronti per la nostra seconda giornata di pellegrinaggio ad Assisi, ed ancora carichi dalla veglia della sera prima, ci prepariamo per una giornata con un programma intenso. Prima tappa “Basilica di Santa Chiara”: davanti al sagrato delle Chiesa, Cecilia e Giorgia ci raccontano la storia di Chiara, una ragazza nobile del 1200 che, quando sente parlare Francesco, rimane affascinata dalla vera conversione del cuore e decide di fuggire dalla sua casa natale piena di privilegi e di ricchezze per servire Dio nella povertà e nella preghiera. Questa Basilica venne costruita sulla chiesa già esistente di San Giorgio con attiguo il convento dove le monache si trasferirono dopo la morte di Chiara, da San Damiano, ed in questa basilica sono presenti le reliquie del corpo di Santa Chiara e della sorella Santa Agnese. La stessa basilica ha accolto anche il corpo di San Francesco prima di essere trasferito nella basilica a lui dedicata. Entriamo in rigoroso silenzio e rimaniamo colpiti dal crocefisso di San Damiano. Un’enorme icona in legno appesa sull’altare piena di arte e di storia; l’opuscolo che Cecilia e Giorgia ci hanno dato all’inizio di questo pellegrinaggio ci aiuta a comprendere meglio anche queste opere d’arte. Facciamo un giro all’interno della chiesa, sostiamo un po’ in preghiera davanti alle reliquie delle sante e rimaniamo stupiti davanti a un cartello, con gli orari di preghiera delle Clarisse dove viene indicato come primo orario della giornata ”01.00 Celebrazione Ufficio delle letture“; “Sono monache Clarisse!” ci dice Giorgia. Seconda tappa ”Chiesa di San Damiano”: ci incamminiamo fuori dalle mura in un lungo percorso in discesa per arrivare in un luogo in mezzo alla natura, dove si percepisce subito pace. In questo luogo si dice che Francesco davanti al crocefisso di San Damiano abbia avuto la sua conversione e davanti la visione delle piaghe rappresentate su questo crocefisso, abbia percepito le piaghe dei lebbrosi, quegli stessi lebbrosi

che fino a quel momento teneva da lui lontano. Da quel momento in poi decide di liberarsi dei suoi averi per essere vicino ai poveri e fare una vita sull’esempio di Cristo. Questa piccola chiesa in rovina, da lui restaurata, è il luogo dove ha vissuto Chiara con le sue sorelle povere e dove è stato poi fondato l’ordine delle Clarisse. Per Francesco questo è stato sempre un luogo molto caro ma ci torna solo negli ultimi anni della sua vita per farsi curare da Chiara e dalle sorelle. Interessante il racconto del 1240 quando viene evitata l’invasione della chiesa da parte dei Saraceni grazie alle preghiere di Chiara ma anche grazie al fatto che era molto amica di frate Elia (che era stato generale dell’ordine) che a sua volta conosceva Federico II di Svevia; a dimostrazione che le “conoscenze” si possono utilizzare per un buon fine.

Ultima tappa

Santa Maria

degli AngeliPorziuncola: la porziuncola è il luogo dove si è spostato Francesco quando ha lasciato il tugurio; è il luogo che ha accolto Chiara dopo essere scappata dalla famiglia. La porziuncola era la sua casa, il luogo di fraternità, il luogo di digiuno, il luogo dove accoglieva, ascoltava e perdonava tutti. Per questo la Chiesa l’ha riconosciuta come luogo di perdono ed indulgenza. Nel momento precedente la morte si è fatto portare fuori dalla porziuncola e si è fatto stendere nudo sulla terra e le sue ultime parole rivolte ai frati che lo vegliavano sono state: “Io ho fatto la mia parte, la vostra Cristo ve la insegni”. Al rientro di questa giornata piena di emozioni nel relax e nella tranquillità della nostra camera chiedo a mio figlio cosa lo ha colpito di più di quello che ha ascoltato o visto della giornata e mi risponde il racconto di quando Francesco si è spogliato di tutto per vivere secondo il Vangelo. Cosa vorrà dire per un tredicenne del 2023 “spogliarsi di tutto e vivere secondo il Vangelo”? Cosa vuol dire per noi adulti “spogliarsi di tutto e vivere secondo il Vangelo”? Sono certa che in questo pellegrinaggio una qualche risposta San Francesco e Santa Chiara ce l’hanno data.

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Elena

IL CANTICO DI FRANCESCO. UN INNO ALLA GIOIA!

Avevo avuto già modo di analizzare il Cantico di Francesco come esempio di letteratura volgare pre-dantesca durante il liceo, con un approccio meramente sti-

listico- lessicale: linguaggio semplice con riferimenti alla vita quotidiana, intriso di latinismi. In seguito a quello che di Francesco ci hanno riferito Cecilia e Giorgia, ho potuto apprezzare il Cantico per quello che realmente è: un vero e proprio inno alla gioia e alla speranza date dalla Fede. Se così non fosse, come potrebbe un uomo quasi cieco lodare il sole e le stelle? Come potrebbe un povero ringraziare Dio per l’acqua e i fiori? O, ancora, come si spiegherebbe che una persona piagata nel corpo e prossima alla fine dei propri giorni possa lodare persino la morte? Il messaggio di Francesco, quindi, è che se abbiamo fede in un Dio misericordioso possiamo superare tutte le difficoltà e godere delle cose semplici che la vita ci offre. Alla luce di queste considerazioni, grazie anche a Cecilia, Giorgia e don Paolo, torno dal pellegrinaggio ad Assisi con una consapevolezza nuova ed una rinnovata speranza di ritrovare la mia fede.

LA SCELTA DIFFICILE DI FRANCESCO E CHIARA

Con il pellegrinaggio interparrocchiale ad Assisi abbiamo avuto la possibilità di meditare e approfondire quanto sia stata difficile la scelta che hanno fatto Francesco e Chiara di vivere in fedeltà radicale il Vangelo di Gesù. Subito hanno trovato tante persone che li hanno seguiti entusiasti, hanno condiviso la loro proposta di vita povera e semplice secondo il Vangelo; poi sono arrivate le incomprensioni dalle istituzioni religiose, Papa e vescovi, i divieti che impedivano la predicazione imponendo il pieno controllo della loro attività. Anche gli amici di Francesco dopo un po’ l’hanno abbandonato perché la proposta era troppo radicale; ha sofferto l’incomprensione, l’isolamento, parlava agli uccelli perché nessuno era disposto ad ascoltarlo. Visitando i luoghi francescani risulta evidente il contrasto fra la semplicità di vita, una ricovero per animali come casa, poi una chiesetta diroccata, capan-

ne come giacigli, stanze spoglie del convento, e quanto poi è stato fatto su questi luoghi dopo la morte. Nel giro di pochi anni sono stati riconosciuti Santi per dare gloria alla Chiesa, il Papa ha fatto costruire chiese abbellite dai migliori artisti del tempo come Giotto e Cimabue, conventi magnificenti con saloni enormi per accogliere il Papa in visita; la storiografia di Francesco si è riempita di racconti e leggende che miravano più alla suggestione che a conoscere l’essenzialità della vita di Francesco

e Chiara. Nonostante questi contrasti per me è stato possibile percepire la profondità del loro esempio di vita perché abbiamo avuto l’aiuto di persone che ci hanno amorevolmente accompagnato nella visita ai luoghi stimolandoci in continuazione ad andare oltre il semplice segno esterno. Non è stata una gita in compagnia ma una forte esperienza spirituale.

23 Camminiamo Insieme eventi
Eugenio C.

CREVALCORESI DA RECORD

marino, attività di pesca scientifica, indagini di laboratorio biologico e chimico fisico.

L’obiettivo finale di queste ricerche è studiare l’evoluzione dei cambiamenti climatici dando una risposta scientifica a questo fenomeno che interessa l’intero pianeta.

Della spedizione dei record fanno parte due crevalcoresi: Stefano Ferriani, di ENEA e responsabile del Laboratorio di navigazione e Andrea Gallerani (originario di Palata Pepoli, lo abbiamo intervistato nel numero 12/maggio 2022 di Camminiamo insieme), del CNR, responsabile del campionamento dei sedimenti marini.

La

italiana “Laura Bassi”, dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS) è riuscita a raggiungere il punto più a Sud mai raggiunto da una nave (latitudine 78° 44.280’ S), realizzando un record mondiale.

Il record è stato ottenuto per ragione scientifiche legate ai progetti di ricerca che la nave sta svolgendo, arrivando nella poco esplorata Baia delle Balene, dove è stata effettuata una profilatura CTD e attività di pesca scientifica a ridosso del Ross Ice SHelf - RIS che in questa posizione è particolarmente basso (circa 8 metri di altezza).

La nave è attualmente impegnata nella 38° campagna in Antartide finanziata dal Ministero dell’Università e Ricerca (MUR) nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide - PNRA, gestito dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile – ENEA per la pianificazione logistica e dal Consiglio nazionale delle ricerche - CNR per la programmazione scientifica.

La campagna oceanografica comprende sette diversi progetti che prevedono attività di il lancio e recupero di boe per lo studio della circolazione marina, il recupero e messa a mare di sistemi di misura (mooring) ancorati al fondo del mare utilizzati per lo studio di caratteristiche fisico e chimiche della colonna d’acqua, diversi carotaggi per lo studio geologico del fondale

Il continente circostante il Polo sud e il nostro paese sono legati ormai da anni: nel settembre 1987 Mario Zucchelli, nostro concittadino, ingegnere e scienzia-

to, direttore del Centro Ricerche ENEA del Brasimone, assume l’incarico di capo del progetto Antartide e di responsabile dell’attuazione del Programma nazionale di ricerche in Antartide (PNRA). A lui si deve la realizzazione della stazione scientifica italiana permanente, fra le più avanzate in Antartide e che ora porta il suo nome.

Dal Comunicato stampa del Comune di Crevalcore

MORTO MONSIGNOR IVANO GRIGGIO

Lunedì 20 febbraio all’età di 87 anni è deceduto alla Casa del Clero monsignor Ivano Griggio, parroco emerito di San Silvestro di Crevalcore. Monsignor Griggio era nato nel 1935 ed è stato ordinato sacerdote nel 1963. La salma, nella mattinata di giovedì 23 febbraio, è stata portata dalla Casa del Clero nella chiesa parrocchiale di Crevalcore dove, alle ore 17, è stata celebrata la Messa esequiale, presieduta dal Cardinale Arcivescovo. Monsignor Ivano è stato sepolto a San Giorgio delle Pertiche

(PD), suo paese di origine, venerdì 24 febbraio. La parrocchia di Palata Pepoli lo ricorda e lo ringrazia. Ha spesso officiato la S. Messa nella palestra comunale, dopo il terremoto e ha sempre risposto con generosità alla nostra richiesta, mai risparmiandosi, nonostante la fatica degli anni. E’ una Chiesa che non ci ha lasciati soli.Lo ricorderemo nella preghiera e lo affidiamo al Padre che saprà ricompensarlo per il bene fatto.

La comunità di Palata Pepoli

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nave rompighiaccio

LE PIETRE RACCONTANO

La parola più ricorrente è magone. Sussurrata, con la voce spezzata o bisbigliata a chi ti stava accanto. Ci siamo trovati in tanti, in momenti diversi, durante il giorno, attirati dal rumore delle macchine operatrici e dal fragore dei muri che crollano e diventano montagne di pietre. Me ne sono portata a casa due, insieme a una piastrella liscia del bagno, azzurro anni ‘70. Trovarsi lì è stato un po’ esorcizzare la paura del distacco, vivere insieme il dolore di una perdita, prendere coscienza della fine di un tempo. Mi rendo conto che si rischia di cadere nell’enfasi e nella retorica. Rimane però la verità: le pietre raccontano, sono dense della vita di chi le ha abitate. Piaccia o non piaccia la scuola è l’unica esperienza o l’unico edificio che ognuno di noi, per poco o per tanto, ha frequentato; tanto più vero se si parla di scuola elementare. C’è chi c’è stato 5 anni e chi 8: un tempo il piano superiore era riservato alle scuole medie. Se i primi anni la frequentavi solo con quelli di Palata, alle medie incontravi anche quelli di Bevilacqua e di Galeazza. Era, occorre già usare l’imperfetto, un edificio sobrio, pulito, anonimo; il progettista si è limitato all’essenziale. L’ingresso delle medie di fronte al cancello principale e quello delle scuole elementari di fronte all’asilo. Un bel cortile intorno in cui, ai miei tempi, potevi solo divertirti a correre per tutto il perimetro.

Voleva che ci rivolgessimo a lei chiamandola “signora”. Poi arrivava lui, sempre con un po’ di ritardo, con la sua mercedes bianca, alto, bello, imponente, dalla voce stentorea, dalla didattica originale, dal linguaggio non convenzionale, dagli interessi artistici e culturali grandi. Sempre con la sua borsa di pelle, bella allora come oggi. Carlo Zucchini… Un po’ troppo rivoluzionario e un po’ troppo sopra le righe per un paese reazionario come Palata Pepoli. La sua aula era di un disordine creativo originale; era bravissimo in tutto ciò che allora nella scuola non aveva un grande credito: arte, musica, teatro. Ci ha fatto imparare Stille Night in tedesco: me la ricordo ancora oggi.

a.s. 1978-1979 classe IV

Poi c’era Valeria, la bidella che teneva pulita tutta la scuola da sola.

La scuola elementare era di 6 giorni, dal lunedì al sabato; mi ricordo che si cominciava il 1° ottobre. I maestri venivano da Crevalcore: Bonora, Marchetti, Broccoli, Broccoli (marito e moglie). Venivano a scuola con un’unica automobile, mettendola a disposizione a turno. I maestri in camicia e giacca dall’autunno all’estate, la maestra fine, elegante, con un buon profumo.

DON PAOLO AL RAZDÒR

Le scuole medie di Palata erano lo spauracchio di tutti i professori. Mi è capitato, anche in anni recenti, di trovare colleghi che la conoscevano: era la sede più lontana da raggiungere e quindi sintetizzabile nella formula ….. speriamo di non finirci. Noi ne abbiamo visti tanti passare di lì: naif, singolari, inesperti. Di alcuni abbiamo pensato anche fossero stati “cacciati” da Bologna in una sorta di confino. Ma poi ce n’erano altri appassionati, travolgenti che, freschi di studio, sapevano coinvolgerti facendo uscire la cultura dai libri e trasformandola in vita. Di là sono passati insegnanti veri ed autentici, lasciando quel segno che portano nel nome.

Il giovedì ti trovi Don Paolo in giro per Palata con sporte di viveri per rimpinguare la cambusa per gli ospiti africani in canonica.

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Mariarosa Nannetti

IL CORO JOYFUL GOSPEL A XII MORELLI.

EMOZIONE ALLO STATO PURO.

Domenica scorsa, 19 febbraio, nella chiesa di XII Morelli si è esibito il coro Joyful Gospel. Questo gruppo formato da un coro di trenta voci e da una band di sei elementi, da oltre 20 anni unisce persone di Sant’Agostino, Terre del Reno, San Pietro in Casale, Cento e Pieve di Cento accomunate dalla passione per il canto e la voglia di fare qualcosa di concreto per il prossimo. Nei mesi scorsi avevano contattato don Paolo per chiedere la disponibilità ad esibirsi qui da noi. Mai scelta fu più azzeccata. Per capire la bellezza di quanto questi artisti hanno saputo creare in un paio d’ore di appassionata musica, inframezzata da racconti sulla situazione in cui vivono centinaia di bambini e in cui versa la nostra amata Terra, bastava ascoltare i commenti delle persone che al termine uscivano dalla chiesa. E’ raro trovare un consenso così unanime! Il repertorio musicale con cui questi artisti, capitanati

da Rossano Malaguti ci hanno deliziato, spazia da brani in stile Gospel americano a canzoni liturgiche, passando per pezzi celebri della cultura musicale italiana e qualche brano popolare riarrangiato. L’ingresso era ad offerta libera, la chiesa si è completamente riempita nel breve intervallo di venti minuti e l’intero ricavato, che ha superato i 1.200€ è stato donato al centro di ascolto delle 4 Parrocchie, a sostegno delle varie iniziative che si stanno accompagnando anche in questi giorni. A nome delle 4 Parrocchie, Massimiliano ha voluto ringraziarli per la splendida performance, per l’entusiasmo trasmesso che è frutto di autentica passione con cui vivono quello che fanno. Ha ringraziato i numerosissimi presenti (nonostante i tanti “carnevali” in contemporanea), strappando la promessa che il prossimo anno torneranno qui da noi per un’altra serata insieme. Anche Chiara, una delle responsabili del Centro di ascolto Caritas, visibilmente emozionata, ha ringraziato i presenti per quanto è stato raccolto e tutti i coristi e la band per il trasporto e la bravura con cui ci hanno saputo regalare due ore di autentica gioia. Al termine, per chi si era prenotato, gnocco e tigelle preparate dal gruppo feste parrocchiali hanno permesso di chiudere in bellezza questa giornata in cui il Dio misericordioso ancora una volta ha dimostrato come sia sempre pronto ad accompagnarci nelle nostre fatiche quotidiane.

PERCORSO DI RIGENERAZIONE DELLE EX SCUOLE

PALTRINIERI E PIZZOLI DI PALATA PEPOLI

Il 13 febbraio verso le 17 è arrivata la pala cingolata per iniziare la demolizione dell’ex scuola elementare di Palata Pepoli, posta sulla via Provanone. Dopo il terremoto del 2012, era chiusa e abbandonata alle intemperie insieme al più piccolo edificio ex asilo, in attesa di definire il loro destino. Pur con grande rammarico, in questi giorni sono iniziati i lavori di demolizione della scuola elementare, in quel luogo sorgerà la nuova piazza di Palata; a fianco della piazza (a Pa-

lata una piazza vera e propria manca) risplenderà il nuovo centro civico, che sarà realizzato nella struttura dell’ex asilo. Un progetto innovativo, che porterà valore al nostro paese. Aggiungiamo l’ormai prossima conclusione dei lavori di urbanizzazione del comparto denominato “Corte Palata”, dove pare siano già state vendute diverse abitazioni. Per cui dopo anni di declino del nostro paese si intravede una bella luce all’orizzonte.

26 Camminiamo Insieme eventi
Grazia

XII MORELLI, 18/03/2023

Sabato di festeggiamenti per i bambini delle scuole dell’Infanzia e Primaria di Bevilacqua. D’altronde il periodo è quello giusto: siamo a Carnevale! La giornata di sole non ha potuto che rendere perfetto un pomeriggio di divertimento e musica tutti in maschera, grandi e piccini. La merenda è stata ricca: cibo e leccornie accompagnati da giochi, laboratori e stelle filanti. Allegria e anche un po’ di spensieratezza: questo era proprio ciò che voleva creare l’O.D.V. Bimbilacqua con

la Festa di Carnevale tenutasi presso la sala polivalente del campo sportivo di XII Morelli. Preziosissimo è stato come sempre il contributo dei sostenitori, dei volontari e anche di tutti i genitori che hanno aderito e partecipato attivamente all’organizzazione e allo svolgimento del pomeriggio.Consentitemi dunque di rivolgere a loro e alla Polisportiva di XII Morelli per l’ospitalità, un sentito ringraziamento da parte di tutto il consiglio direttivo di Bimbilacqua. È solo grazie a gesti come questi che è possibile creare momenti di condivisione che per quanto “piccoli”, fanno un grande

bene alla nostra Comunità. Rinnoviamo dunque l’invito a tutti gli interessati a contribuire attivamente alla realizzazione di queste iniziative a mettersi in contatto con noi. Più siamo e meglio stiamo! Tutte le info sui progetti che sosteniamo e i nostri contatti sono disponibili sul sito www.bimbilacqua.it e sulla pagina Facebook Bimbilacqua.

Arrivederci alla prossima iniziativa!

Carlotta Gilli Bimbilacqua O.D.V.

PRANZO DEL 12/03/2023

Si terrà Domenica 12 Marzo 2023 il pranzo sociale di Bimbilacqua O.D.V. e sarà occasione per condividere con soci e sostenitori i risultati ottenuti durante l’anno 2022. Durante l’evento verranno presentati i progetti a cui si è deciso di devolvere i fondi ricevuti in donazione e raccolti tramite le diverse iniziative promosse, tra cui il “IV Trofeo Bimbilacqua”

e “Natale Con Voi”, tenutesi gli scorsi Settembre e Dicembre 2022. Il pranzo sarà inoltre occasione per presentare il calendario appuntamenti dell’anno 2023. La cornice elegante sarà quella di Villa Chiarelli e l’intrattenimento verrà affidato al saxofono di Andrea Poltronieri “Poltrosax”. Senza dimenticarci dei più piccoli per cui verrà predisposta un’area bimbi con animazione. Rinnoviamo dunque il nostro invito a

tutti, soci, amici, sostenitori a partecipare numerosi per una domenica di solidarietà in compagnia. Tutte le info sul menù adulti e bambini sono disponibili contattando i numeri 3405824927 e 3405122190 (ore pasti). Ricordiamo che la partecipazione è esclusiva previa prenotazione. Vi aspettiamo!!

Carlotta Gilli Bimbilacqua O.D.V.

- Carnevale a Bevilaqua - Consiglio pastorale di Palata Pepoli

- Aspettando San Remo

- Gnocchini e tigelle dopo il gospel

27 Camminiamo Insieme eventi
Da sinistra a destra dall’alto in basso:

COMPAGNI DI VIAGGIO

Essere “compagni di viaggio” può avere tanti significati. Si è compagni in un viaggio che visita luoghi e paesaggi, si è compagni in un viaggio lungo un tratto di strada, si è compagni in un viaggio che costruisce qualcosa di importante, si è compagni in un viaggio chiamato vita. Ciò che le vostre comunità parrocchiali ci stanno regalando è il costruire insieme un rapporto nuovo. Il pellegrinaggio ad Assisi è una delle diverse occasioni in cui abbiamo potuto entrare in contatto con voi. Partiti per la condivisione di un momento “alla scoperta di Francesco di Assisi”, siamo tornate con qualcosa in più: la vostra accoglienza e la vostra amicizia. Condividere insieme momenti di confronto, di riflessione, di passeggiata, di vedere qualcosa di bello, di “porte chiuse”, avere l’occasione per conoscersi, per quel poco possibile, un po’ di più, partendo da zero, ha un valore aggiunto. Alla partenza non ci conoscevamo, ma al ritorno si sono create basi e presupposti per costruire un’amicizia nuova. Come san Francesco, mattoncino per mattoncino, a modo suo, ha provato a costruire qualcosa, anche noi, grazie alla fiducia che ci avete regalato, grazie al modo fraterno con cui ci avete accolto, abbiamo visto porre la “prima

pietra” di qualcosa che, con il tempo, e con la cura, può prendere una sua forma unica ed irripetibile, come tutte le creature. Ma il “viaggio” di cui parliamo non è soltanto il pellegrinaggio. Quello iniziato con le vostre comunità è per noi un “viaggio” che è iniziato da poco, ed è bello pensare come le cose, desiderandole costruire insieme, possono nascere, trasformarsi, prendere forma. E’ bello pensare che le amicizie possano nascere attraverso momenti di condivisione, un passo dopo l’altro, creando occasioni diverse, nuove, ma con la fiducia e il desiderio di costruire insieme qualcosa, che non si guarda nelle sue dimensioni, ma nel valore che porta in sé. Ci piace, in questo articolo, cogliere l’occasione per ringraziare ciascuno di voi, a partire da don Paolo, che, a proprio modo e in occasioni diverse, ci ha accolto nella comunità. C’è chi ci sostiene e ci supporta, c’è chi ci dona fiducia, chi ci regala occasioni per conoscerci sempre meglio. Ci auguriamo allora, un passo alla volta, e con i tempi e i modi possibili, di poter proseguire il viaggio con voi. Grazie a ciascuno di voi perché stiamo camminando insieme su una strada nuova!

28 Camminiamo Insieme oltre l’ascolto

BOBIN “L’UOMO CHE CAMMINA”

“Se ne va a capo scoperto. La morte, il vento, l’ingiuria: tutto riceve in faccia, senza mai rallentare il passo. Si direbbe che ciò che lo tormenta è nulla rispetto a ciò che egli spera. Si direbbe che vivere è come il suo cammino: senza fine. È quanto si sfianca a dirci, l’uomo che cammina: non guardate a me. Guardate al primo venuto e basterà. Va diritto alla porta dell’umano. Aspetta che questa porta si apra. La porta dell’umano è il volto. Vedere faccia a faccia, da solo a solo, uno a uno... Quello che vuole, non per sé lo vuole. Quello che vuole è che noi ci sopportiamo nel vivere insieme. Non dice: amatemi. Dice: amatevi. Un abisso tra queste due parole”.

All’inizio del nostro

cammino verso la Pasqua

propongo di leggere questo testo di Bobin

“L’uomo che cammina”, di cui ho riportato qualche breve stralcio. Lo si legge in meno di 20 minuti, è un sorso d’acqua fresca nel deserto che stiamo attraversando; ci parla di Gesù come l’uomo che cammina. A noi che siamo stati così abituati a parlare di lui con termini quali salvatore, figlio di Dio e redentore, abbiamo bisogno di disimparare questa terminologia che ce lo ha reso distante, più simile ad un supereroe dotato di poteri speciali. Era come tutti noi, come me e te, un uomo che cammina, che fatica ad alzarsi al mattino, che ha bisogno di nutrirsi, di incontrare gli altri, di fare qualcosa per sentirsi utile e di intessere relazioni per creare legami.

“Guardate al primo venuto e basterà” con queste parole ci ricorda che il cuore della nostra esperienza religiosa non sono i riti ma le persone che

incontriamo, non in massa, ma una per volta perché ciascuno di noi è diverso, unico, insostituibile. Come Chiesa siamo spesso confusi di fronte a questi numeri che calano anno dopo anno; non abbiamo bisogno di capire cosa fare per aumentare di numero ma per ritornare ad essere umani. I numeri ci rassicurano ma ci nascondono, l’incontro a tu per tu ci destabilizza perché ci toglie le maschere ma ci permette di venire alla luce e smettere di vergognarci delle nostre fragilità; più le nascondiamo più perdiamo in umanità e il divino che siamo viene soffocato.

“Vuole che noi ci sopportiamo nel vivere insieme”, quanto sono belle queste parole nel loro realismo; non possiamo nasconderci che amare è bellissimo ma non è mai facile, né risolto una volta per sempre. Le nostre diversità, ferite e i cambiamenti, che ci attraversano, ci fanno sperimentare quanto sia senza fine il farsi dell’amore e dell’amare. Quell’uomo che cammina non ci chiede un amore idealizzato, quello che fa sentire le persone frustrate perché incapaci di vivere all’altezza di quei canoni impossibili perché impraticabili. L’amore possibile è quello che ci fa ridere e piangere, quello del passo che è praticabile oggi, che fa i conti con la rabbia e la delusione, con la speranza e il cambiamento purché la vita maturi e respiri. L’amore realistico è quello del passo possibile; quando non lo è, allora non è umano e quindi nemmeno divino.

29 Camminiamo Insieme parole che nutrono

Appuntamenti diocesani

Domenica 22 Gennaio alle 17.30, nel corso della Messa che presiederà in Cattedrale, l’arcivescovo Matteo Zuppi ha conferito il ministero del Lettorato a undici fedeli, tra i quali, per la prima volta, quattro donne. Di questo gruppo, quattro uomini sono in cammino per il ministero ordinato del diaconato, sette ricevono il Ministero istituito che eserciteranno nelle loro parrocchie e Zone pastorali. L’istituzione avviene nella Terza Domenica del Tempo ordinario, che, per volere di Papa Francesco è la «Domenica della Parola». Proprio in questo giorno che mette in evidenza il dono e il servizio della Parola di Dio nella comunità cristiana vengono istituiti i nuovi Lettori.

Sabato 4 febbraio, per la giornata della Vita, pellegrinaggio a piedi, dal Meloncello, assieme al cardinale Matteo Zuppi che, alle 16, ha presieduto la Messa nel san-

tuario della Beata Vergine di San Luca: «Non si tratta solo di ripetere principi etici, ma di scelte che la rivestano della vera difesa che è l’amore»

SAN PAOLO MAGGIORE - Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani. Il cardinale Matteo Zuppi, nell’occasione, ha ricordato come la conversione verso Dio equivalga sostanzialmente alla conversione verso i fratelli.

“ Non possiamo tradire il comandamento di Gesù, che continua a pregare che tutti noi siamo una cosa sola.”

12 febbraio alle 17,30 in Cattedrale il cardinale Matteo Zuppi ha celebrato la Messa con l’ordinazione a Diaconi permanenti di sette uomini.

30 Camminiamo Insieme notizie dalla diocesi
Eugenio

la parola al vicario

LA VITA SPIRITUALE

Ho sempre creduto e continuo a farlo che molte cose nella vita di ciascuno di noi siano sostanzialmente neutre e finiscano, di fatto, con il prendere la forma che gli si dà. Forse è un atto imperfetto ma è concreto e reale, forse anche al di là che esista qualcosa di neutro. Così è anche nella vita spirituale, se si può dire così: il rischio di dare la forma che si vuole o il valore o il senso alle cose spirituali è altissimo. Attenzione però: nella vita spirituale esistono realtà, cose, azioni… che possiedono un valore in sé, a prescindere. Gesù su tutti. Egli è e resta il Figlio di Dio, il Salvatore, il Cristo al netto di ogni sforzo di renderlo altro, o di fargli dire ciò che è così nostro che ci convinciamo debba essere anche suo, per forza. Ma pure nella vita di Chiesa, fosse anche quella Liturgica, esistono cose che hanno Senso senza attendere che gliene se ne dia uno, come accade nei Sacramenti (altra realtà di significato resa opinabile da chi riduce tutto a ragionamento o calcolo, fosse anche storico). Eppure, anche i Sacramenti, come Gesù per certi versi, diventano nostri “a pieno” solo se li viviamo sul serio.

Tra le cose della vita spirituale che rischiano di diventare neutre e quindi riempite a piacimento, un po’ come i condimenti della Pizza, c’è la Quaresima. Per come è vissuta può diventare ornamento, tradimento o opportunità. Eppure, ha un suo Senso. Fosse anche solo quello di ricordarci che la Pasqua o è evento reale e quindi capace di cambiare il mondo o un fatto puntuale iniziato e concluso duemila anni fa. E’ il tempo utile per mettersi in gioco. Lo si dice sempre. Ma poi perché non farlo sul serio? Perché non passare dal digiuno fatto di rinuncia al cioccolato, al caffè o alla carne (che comunque portano in sé un valore di sacrificio e quindi mai pessime) a rinunciare, fosse anche solo per un po’, all’ingiustizia, al voler dire la propria, a giudicare; perché non passare al digiuno e alla rinuncia alla lamentela, alla paura, all’isolamento e pure alla rinuncia di una chiesa che, come confine, ha il perimetro di quei quattro che fanno tutto o il protagonismo dei falsi profeti? Sì, cose scontate, trite e ritrite. Eppure, da lì non partiamo mai.

31 Camminiamo Insieme
Il pasto frugale del nostro vicario in tempo di quaresima

CARNEVALE DEI BIMBI

Anche questa attività scaturì all’inizio degli anni Settanta del ‘900…, un periodo d’oro per le iniziative del nostro paese, dove le persone si davano da fare e si impegnavano, dopo il lavoro quotidiano, in attività utili al sociale. Naturalmente ogni gruppo si impegnava melle attività che gli erano più consone, consapevole che gli sarebbero costati dei sacrifici, ma anche grandi soddisfazioni interiori e beneficio per la società.

Iniziò tutto nel 1971 da un gruppo di amici con a capo Franco Cristofori. Franco detto “Magnanen” era titolare di una autocarrozzeria a Palata e lì si ritrovavano dopo il lavoro un gruppetto di amici e, proprio in occasione di uno di questi incontri, Franco disse: “Ma noi, non siamo capaci di fare un carnevale per i bambini come fanno da tante altre parti?”. Alla richiesta di collaborazione e nel nome di una buona motivazione, tutti in paese si diedero da fare per la buona riuscita del carnevale dei bambini. I problemi principali del primo carnevale furono: creare dei mezzi frastornanti per poter correre su e giù per il paese, procurare dei mezzi mobili per caricare i bimbi e le autorizzazioni da parte delle autorità. Il primo problema lo risolvemmo ripristinando e trasformando in mezzi carnevaleschi alcune vecchie macchine da demolire che erano in deposito nel cortile della carrozzeria di Franco. Un altro gruppo si interessò di reperire alcuni rimorchi agricoli e trasformarli in carri allegorici, curando specialmente l’incolumità dei bambini affinché non cadessero dal rimorchio.

La manifestazione fu un successo straordinario; fantastici furono quei mezzi di fortuna, trasformati in mezzi allegorici, carichi di bimbi allegri e sorridenti che lanciavano coriandoli, stelle filanti, caramelle e tante altre belle cose. Il successo fu talmente grande, che già dai primi anni si formarono delle Società Carnevalesche e anche le associazioni sportive di Palata si aggregarono alla manifestazione portando il loro contributo per una buona riuscita del carnevale. A quei tempi, ogni Società Carnevalesca si costruiva artigianalmente il proprio carro mascherato. Il corso carnevalesco, dopo alcune manifestazioni fatte in febbraio, si iniziò e si continuò a farlo nel pomeriggio del Lunedì di Pasqua.

Prime edizioni del carnevale. Due belle fotografie di mezzi che hanno reso divertente il carnevale, naturalmente erano mezzi rumorosi, stracarichi di giovani che lanciavano coriandoli, caramelle e tanti altri articoli che mandavano in visibilio piccoli e grandi. In tutte le manifestazioni carnevalesche, in piazza veniva installato un palco per la giuria, per i musicisti e per lo speaker. Davanti al palco si fermavano i carri per declamare la loro “Zirudela” e a fine manifestazione per ricevere il premio. La giuria aveva il compito di valutare i carri per la loro arte e darne un responso per la premiazione. Lo Speaker: uno dei più grandi speaker del carnevale fu l’indimenticabile Silvio Sitta, una persona squisita e molto colta. Eccezionali furono le interviste e i commenti che fece durante i corsi carnevaleschi: intervistava gli spettatori, i carristi, i dirigenti, le personalità, creando un feeling che coinvolgeva tutti. I musicisti: normalmente erano tutti personaggi di Palata e completavano quella magica atmosfera che sa creare solo il carnevale. Erano persone che mettevano a disposizione il loro tempo e la loro arte per una buona riuscita della manifestazione. Le società carnevalesche di Palata continuarono a costruire i loro carri fino alla metà degli anni Ottanta, poi si iniziò a prenderli in affitto dalle varie società carnevalesche vicine al nostro territorio.

A Palata si formarono diverse società carnevalesche, ad esempio: Società La Torretta, Società Allegra Compagnia, Società Pantera Rosa, Società Natura Viva, Società I Berretti Verdi, Società Primavera, Società i Mitici, Società i Pasticceri, Società la Famea Arabida, Società i Puffi.

32 Camminiamo Insieme la nostra storia
Palata 1972/1973: uno dei primi carnevali. Uno dei primi carnevali di Palata, a sx. la bellissima macchina decapottabile di Franco Cristofori addobbata con bandierine e stracarica di festosi ragazzi.

Il palco con sopra i musicisti del carnevale.

I due amici, Stefano e Giovanni, si costruirono da loro la tradotta sfruttando tre carretti a due ruote e due biciclette collegate meccanicamente. Il tutto fu costruito in svariate ore dopo lo studio e completamente nel garage della casa di Giovanni. Sulle biciclette, era stata collocata una sirena militare azionata da una batteria. Il primo carretto, collegato mediante un timone alle biciclette, rappresentava un carro dei pionieri del West; il secondo carretto, collegato al primo, rappresentava un luogo per nascondersi e il terzo carretto, collegato agli altri due, rappresentava una gabbia per metterci gli animali catturati. Fu un grande successo; i due ragazzini furono invitati, con la loro tradotta, a partecipare a diversi carnevali.

Nella tarda mattinata del giorno del carnevale, i carri si trovavano lungo la via Leonardo da Vinci, via che porta alla zona artigianale, poi verso le ore 14,30, dopo avere deviato il traffico urbano, i carri, già con la musica al massimo, venivano scortati dagli addetti alla sicurezza, verso Palata. I carri, con molta attenzione, iniziavano a percorrere il tragitto che andava dal Consorzio Agrario al piazzale dell’ultima casa a destra prima del ponte. Questi due punti erano fondamentali per potere fare le inversioni di marcia. Normalmente il corso carnevalesco cessava alle ore 18,00.

Il carro della Natura Viva, era allestito dalla Società il Luccio nei capannoni dell’azienda Ghesini, nel centro artigianale di Palata. Il carro era molto grande e per allestirlo occorrevano molte sere di lavoro: chi faceva la struttura, chi dipingeva scene allegoriche e chi alla fine allestiva la cucina. Sul carro, il giorno del carnevale si faceva l’impasto degli gnocchi e si friggevano, si friggeva anche il pesce di mare appena pescato. Indubbiamente era il carro più seguito della manifestazione, potete immaginare quante persone seguiva questo carro e, per arrivare a prendere un cartoccio di quel prelibato cibo, ci si metteva in fila. Sul carro poi, c’erano delle damigiane piene di buon vino genuino, che insieme agli gnocchi fritti e al pesce, veniva offerto sempre gratuitamente. Alla fine del corso carnevalesco, il carro si fermava in una piazzola e lì, contornato da una moltitudine di gente, rimaneva fino all’esaurimento dei cibi.

Il Carnevale finì di esistere nel 2014 dopo moltissimi anni di onorate edizioni. Dopo la presidenza di Franco Cristofori, la presidenza del carnevale fu affidata al compianto prof. Pietro Gelmetti, il quale condusse l’organizzazione con grande interessamento e grande professionalità. Il presidente Gelmetti, saltuariamente, visionava gli avanzamenti dei lavori e si preoccupava soprattutto che ai carristi non mancassero i mezzi per acquistare il materiale necessario.

Tratto dal libro “Palata nella Storia II” di Daniele Gallerani (finito di stampare Dicembre 2021)

33 Camminiamo Insieme
Carnevale 1997 Società I Berretti Verdi. Da sx Stefano Malaguti e Giovanni Gallerani. Il famoso carro della Società il Luccio. Una moltitudine di persone partecipa al carnevale
storia
Palata 1997 Piazzale del bar A.C.L.I.
la nostra

Il secchio di San vittore mi aspetta in un angolo

ogni maledetto giorno

Fermo immobile

oltraggio al mio pudore, ma pur sempre meglio della fetida latrina che ti uccide con il suo fetore

ogni maledetta mattina

Abitavo a Milano

in corso Magenta 55

Avevo tredici anni

e non sapevo che vicino a casa mia

esisteva San Vittore con tutto il suo dolore e tutto il suo fetore

Stracolmo di noi ebrei

spinti come anguille

sotto aceto nel barattolone

Poi finimmo nel vagone

Ci dovevano stare otto bestie….

Ci hanno spinto in sessanta

Ma c’era ancora il secchio per pisciare e cagare

privati di ogni pudore

Sette giorni

è durato il viaggio

verso l’inferno, ma non ho mangiato e cagato, perché l’orrore e lo stupore mi avevano già annientato

Di quel vagone

ancora

ricordo il suo fetore

intriso di lacrime, urina, feci e sudore

Alla fermata

vuotavano il secchio

A quella fermata

ho visto l’insegna Auschwitz

Lungo il viaggio

I lamenti e i pianti

dopo un po’

si erano già spenti

C’era una fessura

nel portone del vagone, chi ci metteva il naso per respirare, chi ci metteva il pene per pisciare

perché in quel secchio

nessuno

l’angolo della poesia

Il secchio di Liliana

voleva urinare, al massimo vomitare

605 persone stipate sul treno

In 22 tornate

20 convogli partiti da Milano

bimbi, mamme, papà, vecchi e oppositori Ultimo treno

10 gennaio 45 quando ormai

tutto era finito, tranne l’orrore eterno infinito

Su questo binario nascosto sono salita

dalla stazione centrale per partire verso il destino infernale

Perché mai nessuno

si è messo davanti al mio treno per fermare il mio destino?

L’indifferenza anticamera della violenza, la banalità del male culla dello sterminio infernale

Nel deserto i fiori non c’erano

Poso una pietra nel vagone per non dimenticare

Fila a destra fila a sinistra sopravvissuta per caso

A sinistra si andava al Gas

A destra si lavorava

Si sopravviveva per vivere

Per sopravvivere alla notte ad Auschwitz bisognava essere fortissimi 700 km a piedi la marcia della morte chi cadeva veniva freddato

Era il 1° maggio ed i nostri carnefici si misero in mutande per scappare come conigli dagli Americani lasciando lì armi e fucili Avrei potuto raccoglierli per sparare ed ucciderli Ma non ero come loro meglio essere vittime che carnefici

Meglio essere in pace

che uccidere

6000000 di ebrei uccisi

Fiorella Calò morta ad Auschwitz aveva 5 mesi colpevole di essere nata

E’ il silenzio l’unica cosa sensata?

O forse è meglio parlare, urlare, gridare?

Soprattutto raccontare per non dimenticare per non risprofondare

Per non dimenticare non so se si può perdonare, ma ho imparato a non odiare Per imparare a non odiare c’è molta strada da fare Ho imparato ad amare grazie ai miei 3 bambini che ho potuto allattare L’amore è leggero come l’olio che galleggerà sempre sopra l’acqua pesante dell’odio Andrea

34 Camminiamo Insieme

cicloturismo culturale

SANT’AGOSTINO-CASUMARO E FINALE EMILIA

Dal paese di Sant’Agostino, e dalla sua via Centrale, via Roma, ci dirigiamo a dx su via Mazzini e raggiungiamo in breve una deviazione verso sinistra (via Martiri della Libertà) dove inizia la pista ciclabile che ci conduce, in poco più di un chilometro, a San Carlo. Questo è un paese che possiede un monumento di grande importanza storico-artistica: l’Oratorio Ghisilieri, situato in via Chiesa.

Era appena stato restaurato nel 2011 ma, con il terremoto del 2012, è stato danneggiato forse in maniera irrecuperabile.

Questa Chiesa era detta anche la “Chiesa Vecchia” poiché nel 1997 venne inaugurata la Nuova Chiesa Grande e Spaziosa, situata nella Piazza Centrale.

Il Paese si era ingrandito e l’Oratorio Ghisilieri era diventato insufficiente.

L’Oratorio Ghisilieri venne costruito con il contributo della omonima famiglia Ghisilieri nel 1680 e fu dedicato ai Santi Carlo e Benedetto.

Agli inizi del ‘900 l’Oratorio venne donato alla Curia Arcivescovile di Bologna. Poi nel 1928 venne aperto il primo Asilo di San Carlo gestito dalle Suore.

Lasciata San Carlo prendendo via Frutteti, superiamo il Cavo Napoleonico e ci portiamo su via IV Torri, lungo la quale incontriamo sulla sinistra “Palazzo Quattro Torri” .

In fondo a questa via si trova via Pioppeti che prenderemo verso sinistra e che ci porterà su via Bondenese e, subito dopo averla attraversata, entreremo su via Campedella che si continua con una stradina stretta e non asfaltata fino a raggiungere via Piantoni.

Svoltando a destra e superando via Campedella, sulla destra troviamo l’Area di ripopolamento faunistico, di proprietà della Partecipanza Agraria.

Ritornando su via Piantoni, svoltando a sinistra su via Chiesa raggiungiamo il Centro di Reno Centese con la sua Chiesa di Sant’Anna già restaurata dopo i danni del terremoto.

Prendendo per via della Posta e andando a dx per via Campedella, proseguiamo per via Colombara fino a giungere in via Colombarina Imperiale e da qui in un paio di km giungiamo in via Per Ferrara e poi al ponte sul Panaro (ora solo ciclo-pedonale per problemi strutturali) che ci immette a Finale Emilia.

Finale Emilia è attualmente una cittadina in Provincia di Modena con circa 15.000 abitanti, purtroppo ancora alle prese con i lavori di ripristino dopo il terremoto del 2012. Vi sono alcuni Monumenti rilevanti (v. nel prossimo numero di Camminiamo Insieme).

35 Camminiamo Insieme
Dott. Antonio Gallerani
36 Camminiamo Insieme avvisi

CIRCOLI BIBLICI NELLE FAMIGLIE NEL TEMPO

DI QUARESIMA 2023

“Nasce la necessità di sentire la Chiesa come casa” (Nota Pastorale; Entrò in un villaggio, cantiere dell’ospitalità e della casa).

Durante i lunedì del tempo di quaresima, che inizierà domenica 20 febbraio, al posto del consueto e settimanale studio biblico sul Vangelo di Giovanni, attiveremo dei centri d’ascolto della Parola di Dio nelle famiglie che aprono gentilmente la propria casa a questo servizio.

Come funziona la proposta? In ogni parrocchia si attivano dei centri di ascolto della Parola settimanali, che meditano sulle letture della domenica successiva. La famiglia che decide di aprire la porta a questo servizio s’incarica di invitare amici, vicini, parenti: chi vuole. Quando la famiglia decide di essere disponibile al progetto lo comunica al parroco, per meglio organizzare il percorso. Come funziona un circolo biblico in famiglia? Lo schema può essere lo stesso di quello che facciamo ormai da due anni nello studio biblico e che schematizzo brevemente.

• Preghiera iniziale (un’invocazione allo

spirito santo, un canto, un’Ave Maria, ecc.)

• Ascolto delle letture della domenica successiva

• Silenzio per permettere ad ognuno di rileggere i testi

• Condivisione. È il momento in cui chiunque può intervenire per condividere una riflessione legata anche al proprio vissuto personale. L’obiettivo è che la Parola di Dio entri nella vita.

• Conclusione: può essere fatta con una preghiera o aprendo a delle preghiere spontanee dei fedeli.

Facilitatore: in ogni circolo biblico è bene che ci sia una persona che guidi il momento di riflessione. Se chi ospita non se la sente, può invitare qualcuno che ritiene in grado di farlo. In ogni modo, il circolo biblico non è lo studio biblico. La priorità di un circolo biblico è aiutare le persone ad esprimersi, a fare in modo che la Parola possa illuminare la vita. Nel blog Vita Pastorale trovate delle schede con commenti e domande per facilitare l’andamento dei circoli biblici.

CIRCOLI BIBLICI QUARESIMA 2023

DODICI MORELLI

1. Barbara-Sauro: via Dodici Morelli, 33

2. Cristina-Alex: Via Dodici Morelli, 83

3. Salvatore: via Borgatti, 10

4. Pina, Isabella, Elena: Via Giraldi, 34

5. Brunino-Mirna: Via Maestrola 53/1

6. Roberto-Leda: via Anita Garibaldi, 39

7. Paola-John: via Giraldi 14

PALATA PEPOLI

1. Angela-Manuel: Via Enrico Mattei, 300

2. Rita-Roberto: Via Enrico Mattei, 218.

GALEAZZA

1. Lisa e Marco: via Provanone 7084/C

2. Manuela-Enzo: Via Provanone 8425

3. Centro di spiritualità – suore di Galeazza

BEVILACQUA

1. Marina e Mauro: via Riga 32

2. Chiara Boselli: via Riga 24

3. Gianfranco e Tiziana, via

4. Germana: Via Fiocchi 295

5. Antonella Fabbri

37 Camminiamo Insieme
avvisi

PROLOCO TIRAMOLA-PROGRAMMAZIONE

La Proloco Tiramòla nasce il 24 ottobre 2019, dopo lo scioglimento di due gruppi locali: il Comitato Festeggiamenti e l’Associazione Exit. L’inizio è stato un po’ sottotono, considerando che il 2020 è stato l’anno dell’emergenza Covid, che ha di fatto impedito di proporre eventi.

Negli anni successivi, invece, visto il continuo allentarsi della pandemia, è stato possibile proporre varie iniziative che hanno avuto un buon successo, come ad esempio Tiramolla by Night, la Sagra della Polenta e altre ancora. Anche quest’anno il Consiglio ha deciso di proporre un calendario ricco di eventi, queste le date:

- Martedì grasso (21 febbraio)

- Biciclettata (1 maggio)

- Porchetta (14 maggio)

- Aperitivo alternativo, in collaborazione con la Fondazione Zanandrea (2 giugno)

- Tiramolla by Night (9 - 10 - 11 giugno)

- Carnevale notturno (8 luglio)

- Raccolta del ferro (9 - 10 settembre)

- Halloween casa per casa (31 ottobre)

- Sagra della Polenta ( 11 - 12, 18 - 19, 25 - 26 novembre)

- Visita dei Babbi Natale a scuola (22 dicembre)

- Babbo Natale a casa tua (23 dicembre)

Insomma, le occasioni per passare bei momenti in compagnia non mancheranno certamente. Vi aspettiamo quindi numerosi!

COMITATO FESTE PARROCCHIALI XII MORELLI

Dallo scorso anno, su richiesta di Don Paolo, si è costituito nella parrocchia di Dodici Morelli, un gruppo che organizza e crea eventi e feste parrocchiali. È un gruppo formato da persone che hanno voglia e spirito di convi-

vialità, dove il bene della comunità si vive come priorità. Le feste e gli eventi organizzati, vanno pari passo con i momenti importanti nel nostro cammino liturgico- pastorale, e hanno lo scopo di rafforzare e condividere i valori dell’esperienza cristiana. Nel novembre scorso ci siamo ritrovati per programmare e pensare a cosa si può proporre per il 2023. Negli incontri, tutti i membri lanciano delle proposte sulle quali ci si confronta per poterle realizzare, prepararle e coordinarle, alla fine si possono fissare in calendario, con un grosso margine di flessibilità. Ovviamente questo gruppo può dare un imput per gli eventi, ma non è esclusivo, anzi tutti coloro che vogliono e hanno piacere possono collaborare all’organizzazione e preparazione dell’evento in programma.

Il 1° evento che abbiamo avuto è stata la festa di carnevale di Giovedì Grasso, alla quale hanno partecipato tutti i bambini delle quattro parrocchie.

Il 19 febbraio nella nostra chiesa, dopo lo spettacolo musicale del coro Joyful Gospel, ci siamo ritrovati tutti in teatro per condividere e cenare assieme. Il prossimo evento sarà sabato sera 18 marzo quando, in occasione del compleanno di Don Paolo, ci ritroveremo tutti insieme per trascorrere una bella serata in allegria e spensieratezza, con musica e buon cibo. L’evento sarà aperto a tutti ma in particolar modo rivolto ai parrocchiani delle 4 parrocchie.

INTERVENTO DI MANUTENZIONE STRAORDINARIA PER RIFACIMENTO COPERTURA REALIZZATO NELL’AUTORIMESSA

DEL COMPLESSO PARROCCHIALE DI SAN GIOVANNI BATTISTA.

Sono terminati i lavori nel garage adiacente alla chiesa di Palata Pepoli. Di seguito l’elenco sommario dei lavori:

- opere provvisionali (ponteggio, recinzione)

- rimozione e rifacimento del manto di copertura in coppi, del tavolato e dei travetti in legno del coperto - realizzazione di nuova impermeabilizzazione del coperto con guaina bituminosa sottocoppo

- rifacimento di tutte le lattoniere in rame (canali di gronda, pluviali, ecc.)

- demolizione del vecchio cornicione di gronda in arelle e rifacimento del nuovo con pannelli di fibrocemento

- realizzazione di nuovo lucernario per l’accesso alla copertura

- posa di dispositivo anticaduta (linea vita)

- tinteggiatura delle facciate, del cornicione di gronda e delle colonne in muratura del cancello.

I lavori, realizzati nei mesi di dicembre e gennaio, hanno avuto un costo complessivo di € 23.771, 90. CPAE Palata Pepoli

Camminiamo Insieme avvisi
Roberta C. Comitato feste parrocchiali

LA GIORNATA DELLA MEMORIA

LA BANALITA’ DEL MALE ED IL RISVEGLIO DELLE COSCIENZE

confronto tra giovani e adulti

sul tema del NAZISMO e della SHOAH

Per i ragazzi di terza media, delle superiori, gli universitari, i genitori e i catechisti-educatori delle 4 parrocchie

DOMENICA 5 MARZO ORE 17

SALA ORATORIO DODICI MORELLI EVENTO GRATUITO al termine divertimento e cena tutti insieme in allegria

La banalità del male, l’assopimento delle coscienze, l’omologazione, l’assenza di ideali e di una vera fede, possono corrodere l’umanità e creare in ogni epoca le basi per la nascita di un totalitarismo. Come difendersi dal sopravvento di un tale brutale mostro? Lo scopriremo insieme ad Alessandra che ci condurrà per mano, in questo percorso “per non dimenticare” per renderci Testimoni del passato e arruolarci a Sentinelle attente e coraggiose pronte a sorvegliare il presente e garantire il futuro.

RELATRICE: ALESSANDRA AMAROLI

Nata il 22/08/1955

Laureata presso l’Università di Bologna in Scienze delle Comunicazioni.

Master in Didattica della Shoah presso l’Università Roma Tr.e

Responsabile didattica, per quindici anni, all’Università di Bologna di seminari relativi alle tecniche di narrazione, alla comunicazione radio-televisiva ed alla trasmissione della memoria attraverso i media

Diplomata in counseling con tesi dal titolo: “Il Counseling e la Shoah: Il counseling e il trauma della shoah nei sopravvissuti e nelle generazioni successive”.

39 Camminiamo Insieme avvisi

QUARESIMA 2023

CIRCOLI BIBLICI NELLE FAMIGLIE: 20 e 27

febbraio: 6, 13 e 20 marzo

MERCOLEDÌ 22 FEBBRAIO ORE 19: celebrazione delle ceneri per le 4 parrocchie a Galeazza

QUARANT’ORE

Nella Domenica delle Palme dopo le messe verrà esposto il santissimo sacramento e rimarrà esposto fino a martedì sera, conforme gli orari di ogni singola parrocchia.

CELEBRAZIONI PENITENZIALI

LUNEDÌ 27 MARZO: ore 20,45 Dodici Morelli

GIOVEDÌ 30 MARZO: ore 20,45 Palata Pepoli

VENERDÌ 31 MARZO: ore 20,45 Bevilacqua

CONFESSIONI SETTIMANA SANTA

Mercoledì 5 aprile: 18-19,30: Galeazza

Giovedì 6 aprile: 15-17 Palata Pepoli

Venerdì 7 aprile: 10-12: Bevilacqua

Sabato 8 aprile: 16-18 Dodici Morelli

TRIDUO PASQUALE 4 PARROCCHIE

GIOVEDÌ SANTO: 20,30 Messa lavanda dei piedi a Palata Pepoli (vengono presentati i bambini delle 4 parrocchie che faranno la prima Eucarestia Domenica 7 maggio)

VENERDÌ SANTO: 20,30 celebrazione del Cristo morto a Dodici Morelli

SABATO SANTO: ore 23 messa della veglia pasquale a Bevilacqua

40 Camminiamo Insieme avvisi

SETTIMANA SANTA 2023

DOMENICA 2 APRILE Domenica delle

Palme

8,30: Dodici Morelli

9,30: inizio quarant’ore a Dodici Morelli

10: Galeazza

11: inizio quarant’ore a Galeazza

10: Palata Pepoli

11: inizio quarant’ore a Palata Pepoli

11,30 Bevilacqua

12,30: inizio quarant’ore a Bevilacqua

LUNEDÌ 3

Ore 7 lodi ed esposizione del Santissimo (Palata Pepoli, Galeazza e Bevilacqua)

Ore 7: Lodi, messa ed esposizione Santissimo a Dodici Morelli

Ore 17 reposizione a Galeazza

Ore 19: vespri e reposizione a Bevilacqua, Galeazza e Dodici Morelli

MARTEDÌ 4

Ore 7 lodi ed esposizione del Santissimo nelle parrocchie dove si stanno facendo le quarant’ore

Ore 19: Conclusione delle quarant’ore in tutte le parrocchie (Bevilacqua, Dodici Morelli, Galeazza e Palata Pepoli)

MERCOLEDÌ 5

Ore 17 Messa e vespri Galeazza

Ore 17-19 confessioni in canonica a Galeazza

GIOVEDÌ SANTO 6

Ore 15-17 confessioni in chiesa a Palata

Pepoli

18: messa a Galeazza (don Remo)

20,30: messa del Giovedì Santo delle 4 parrocchie a Palata Pepoli (con la presenza dei bambini delle 4 parrocchie che faranno la prima comunione assieme ai loro genitori)

VENERDÌ SANTO 7

Ore 10-12: confessioni a Bevilacqua

Ore 15: Palata (Via Crucis fatta dai laici)

Ore 16,30: celebrazione a Galeazza (don Remo)

Ore 20,30 celebrazione del Cristo morto a Dodici Morelli (don Paolo)

SABATO SANTO 8

benedizione uova

Ore 10: Palata Pepoli (Brunino)

Ore 11: Dodici Morelli (don Paolo)

10-11,30: ora della Madre a Galeazza

11,45 benedizioni uova Galeazza (Giovanni)

Ore 15: Bevilacqua (Eugenio)

Messa della veglia pasquale:

Ore 18: Galeazza (don Remo)

Ore 23: messa della Veglia Pasquale 4 parrocchie a Bevilacqua

Altri appuntamenti di Sabato Santo

Ore 16-18: confessioni a Dodici Morelli

Domenica di PASQUA 9 Aprile

Ore 8,30: Dodici Morelli

Ore 10: Palata Pepoli

Ore 10: Galeazza (don Remo)

Ore 11,30: Bevilacqua

41 Camminiamo Insieme avvisi

QUANDO NEL CONVENTO DI GALEAZZA SI PATTINAVA

Mariella Lodi mi accoglie nella sua casa di Caselle. L’avevo incontrata prima di Natale al concerto dei Vecchioni di Mariele a Galeazza. In quell’occasione mi aveva avvicinata e raccontato tanti episodi ed aneddoti legati alla presenza delle suore in paese. Ho così deciso di intervistarla perchè molto incuriosita da alcune modernità di tempi ormai lontani (fine anni ‘50) e proprio là dove non te le aspetti.

Vedi questa foto? Mi mostra una foto dove bambini di diverse età, vestiti con ampi e bianchi vestiti, con grandi ali da angelo sono sul palco del teatro di Galeazza impegnati in una recita natalizia. Intanto sono stupita: pensavo che il teatro fosse di anni molto più vicini a noi e poi…. Le vedi queste colonne? Le hanno realizzate le suore con l’aiuto di qualcuno del posto ma ti assicuro che tutto, dagli abiti, alle scenografie, ai testi era opera loro.

Comincia così la nostra intervista.

La foto è datata 1956. Riesce difficile pensare che in quegli anni già si facesse ciò.

E invece a Galeazza presso il convento c’era tutta questa bellezza. Le vedi le ali? Sulla sagoma di cartone incollavamo strati di carta velina bianca con colla artigianale (una mistura di farina e aceto), alla fine diventavano davvero pesanti da portare. Anche i costumi erano opera loro. C’erano ben tre sarte.

ta aveva una ventina d’anni mentre io ne avevo 12 o 13.

Com’era organizzato il convento?

Dove adesso c’è il parco, prima c’era la vigna, filari e filari. Una suora era molto esperta di agricoltura e insieme ad un’altra si occupava della vigna e dell’orto.

Quale era il ruolo delle suore in una realtà, prevalentemente agricola, come quella di Galeazza?

Un ruolo importantissimo di assistenza e risposta ai bisogni della gente nonché culturale, di educazione e formazione. “Sottrarre” i ragazzi al destino segnato nelle campagne per convincerli a studiare. I nostri genitori stavano tutto il giorno in campagna e noi venivamo affidati alle suore dalla mattina presto fino a sera tardi. Ci offrivano il primo del pranzo, il resto lo portavamo da casa. Nel pomeriggio, dopo il riposo, i più piccoli giocavano, i più grandi facevano i compiti e le suore ci aiutavano. Ci prelevavano all’uscita della scuola. La merenda del pomeriggio era latte in polvere in bricchi di alluminio così come i bicchieri, un pezzo di cioccolata e di pane.

Si può parlare quindi anche di una funzione sociale delle suore?

Diamo i numeri.

A quei tempi una ventina di suore; come casa madre accoglieva le novizie. Ero molto affezionata a loro. Suor Norberta quando l’ho conosciu-

Hanno fatto una grande opera di promozione culturale, accogliendo tutti questi bambini. Io volevo fare la maestra mentre i miei volevano facessi la magliaia. Grazie all’intervento delle suore e del parroco, che hanno convinto i miei genitori,

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ho potuto frequentare il collegio a pagamento a Bologna e diventare maestra. Hanno fatto un’azione di persuasione molto bella. Inoltre ci leggevano storie che ci catturavano e, poiché erano a puntate, aspettavamo con trepidazione il giorno dopo. Era un appuntamento dedicato e giornaliero. Anche quando sono cresciuta ho continuato a frequentare il convento le cui porte erano sempre aperte.

di non aver sfruttato l’opportunità di imparare. Due volte alla settimana mi chiamava e mi insegnava ad impostare la voce. E facevo la solista sul palco, in occasione delle rappresentazioni.

In quella sala c’era un pavimento rosso, tirato a cera, lucidissimo e una suora, un anno, comprò una gran quantità di pattini a rotelle. Noi

Cosa ti hanno insegnato le suore?

Tutto: fare ai ferri, l’uncinetto, il chiacchierino. (Mi fa vedere una tovaglia di tela con il gigliuccio della dote di sua madre decorata da lei con il ricamo imparato dalle suore; è quasi un reperto storico: risale agli anni ‘45-’50 e sembra nuova). Ho imparato a cantare, c’era una suora molto brava a suonare il piano: sono molto dispiaciuta

bambini facevamo la gara per arrivare primi, indossare i pattini e girare tutt’intorno al perimetro della sala, sgomberata per creare spazio. E poi uscivamo nel corridoio che percorrevamo avanti e indietro. Sorprendente in un piccolo paese come Galeazza, alla fine degli anni ‘50. E poi la gita al Castello di Galeazza, il mistero della montagna (la ghiacciaia), il divieto di avvicinarsi e tutta la narrazione creata per tenercene lontani.

Intervista raccolta da Mariarosa Nannetti

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