Camminiamo Insieme dicembre 2021

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Camminiamo

Insieme

Dodici Morelli, Bevilacqua, Galeazza e Palata Pepoli

NATALE

DICEMBRE n. 7• 2021

Don Paolo Contemplando le pagine dei vangeli che narrano gli eventi che hanno caratterizzato la nascita di Gesù, colpiscono le scelte di Dio. C’è un percorso specifico e, allo stesso tempo, sorprendente che viene tratteggiato nei vangeli, un percorso che siamo invitati a percorrere se desideriamo conoscere il Signore della vita. Colpiscono le contraddizioni lasciate nel percorso, i contrasti eclatanti rispetto al modo comune di pensare Dio. Nasce escluso tra gli esclusi. Infatti, non c’era posto tra le case di Betlemme per accogliere i due pellegrini di Nazareth, Maria e Giuseppe. C’era posto per tutti, ma non per loro. Eppure

CATECHESI

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era visibile che Maria stava aspettando un bambino e aveva bisogno di attenzione e accoglienza. Gesù, prima ancora di nascere, porta i segni del rifiuto, del non voluto. Povero tra i poveri. Gesù fu deposto in una mangiatoia. Anche questo aspetto della nascita di Gesù fa molto riflettere. Vengono alla mente i tanti cristi che ogni notte dormono sotto i portici al freddo: Gesù è senza dubbio tra loro. Migrante tra i migranti. Con pochi anni di vita Maria, Giuseppe e il bambino Gesù sono stati costretti ad emigrare in Egitto, a causa della follia di un re pazzo. Gesù sperimenta l’umiliazione di essere non voluto nella propria terra, esiliato, migrante,

FORMAZIONE

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sradicato. Porta nella sua anima le ferite che, un’esperienza come questa, possono provocare, lasciando un segno profondo, che esige molto amore per essere curata. Gesù nei primi anni di vita fa l’esperienza della radicale povertà che caratterizza tutta quell’umanità che vive ai margini della storia, nelle baraccopoli, ai confini in cerca di un posto accogliente, umiliato e rifiutato perché diverso, maltrattato perché nullatenente. Questa nascita così strana, con un percorso così diverso da come si sarebbe potuto pensare, non è a caso, ma è un’indicazione misteriosa e, allo stesso tempo chiarissima, per tutti coloro che sono alla ricerca di un senso della vita.

OLTRE L’ASCOLTO

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ORATORIO

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catechesi

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CATECHISMO IN TEMPO DI AVVENTO

Durante questi mesi la catechesi si è focalizzata sul cercare di fare sì che i ragazzi capiscano l’ importanza di conoscere la parola di Dio e sul sapersi orientare nella ricerca dei vari testi contenuti nella Bibbia.

Da alcune domeniche invece ci stiamo preparando al Natale, infatti ogni bambino ha costruito un calendario dell’ Avvento, in cui ogni giorno ciascuno di loro ha scritto un proposito con un fine caritatevole da realizzare . Domenica allestiremo il presepe in paese momento sempre molto sentito dai bambini e segno importante per la comunita’. Dalla prossima domenica inoltre il catechismo si svolgerà nell’ oratorio, in modo che i ragazzi prendano confidenza con questo spazio rinnovato e creato proprio per dare loro la possibilità di trovarsi per giocare ,parlare o per svolgere attività formative. I catechisti

UN ANNO IN COMPAGNIA DI DON LORENZO MILANI La quinta è un anno che, per il catechismo, è più libero perché non è legato a nessun sacramento. Per questo, abbiamo pensato ad proposta che possa essere coinvolgente. Con i catechisti di 5ª elementare delle parrocchie di Dodici Morelli e Bevilacqua, abbiamo deciso che, a partire dal mese di dicembre, lavoreremo sulla figura di don Milani, che è stato parroco di un piccolo paesino sulle colline di Firenze negli anni ’50 del secolo scorso. La caratteristica di questo prete è che faceva scuola 360 giorni all’anno per i bambini del paese, dalla mattina alla sera. Da questo piccolo paese e piccola scuola sono nate iniziative che poi si sono estese a tutta l’Italia. È da Barbiana che è nato il progetto Erasmus. Non solo, dal libro che hanno scritto insieme dal titolo L’obbedienza non è più una virtù, è nata l’obiezione di coscienza che ha dato vita

alla possibilità del servizio civile al posto del militare. Ci sono tante cose interessanti nell’esperienza di don Milani a Barbiana, che avremo modo di approfondire durante l’anno. Abbiamo pensato di concludere il percorso con una gita a Barbiana, il luogo dove don Milani ha svolto le sue attività, Domenica 15 maggio.

PERCORSO DI FORMAZIONE DEI CATECHISTI A giugno noi catechisti ci siamo incontrati con don Paolo per leggere le ultime indicazioni della Chiesa sul tema del cammino dell’iniziazione cristiana. Come dice Papa Francesco il cuore del mistero è il kerigma e il kerigma è Gesù Cristo. La catechesi è uno spazio privilegiato per favorire l’incontro personale con Lui; questo può avvenire se noi catechisti conosciamo in maniera approfondita la Parola di Dio. Da qui la proposta di don Paolo di un cammino di formazione biblica rivolto ai catechisti ed aiuto-catechisti delle quattro parrocchie. Fino ad ora si sono tenuti tre incontri presso il centro di spiritualità di Galeazza e i locali dell’oratorio di XII Morelli. Don Paolo ha iniziato spiegandoci come è strutturata la Bibbia per avere

dimestichezza nel suo uso anche in vista del percorso che faremo con i bambini. Ora stiamo proseguendo il nostro percorso con le spiegazioni e le riflessioni di don Paolo su alcune parti del Nuovo Testamento. La conoscenza della parola di Dio è di fondamentale importanza per la vita di un cristiano e in particolare per noi catechisti che siamo chiamati ad annunciare la fede. Questi incontri secondo me sono molto interessanti, don Paolo nelle spiegazioni è esauriente e molto comprensibile. L’ora dedicata a questa formazione biblica trascorre molto velocemente mantenendo sempre alta la nostra attenzione. Isabella

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INCONTRO GENITORI DELLA CATECHESI 4 PARROCCHIE Gli incontri con i genitori che hanno i figli nel percorso della catechesi dalla seconda elementare alla prima media delle quattro parrocchie (Galeazza, Bevilacqua, Dodici Morelli e Palata Pepoli), hanno alcuni obiettivi. Il primo, è quello di conoscerci. In fin dei conti se decidiamo di portare i figli al catechismo, significa che crediamo nella bontà della proposta offerta dalla parrocchia e pensiamo che conoscere il Vangelo sia significativo nel cammino di crescita del proprio/a figlio/a. Il secondo obiettivo, consiste nel coinvolgerci per riflettere su qualche tema di attualità, che riguarda l’esperienza genitoriale. Confrontarci insieme come cristiani sul delicato ruolo del genitore, può essere di aiuto a tutti. Il terzo è per imparare a collaborare in questo progetto di formazione spirituale. Anche se il genitore non proviene da un cammino di fede e non è abituato a frequentare la comunità, è importante entrare in un percorso di collaborazione con l’attività del catechismo. Il rischio sarebbe quello di dare messaggi contraddittori. I percorsi formativi proposti dai genitori per i figli prevedono la stessa presenza degli adulti ed esigono un minimo di partecipazione che indica la responsabilità assunta indicando un particolare tipo di cammino. In fin dei conti, il percorso di catechesi per ricevere i sacramenti, non è obbligatorio; è una scelta libera fatta da due genitori che credono nella proposta. Per questo, un minimo – e anche qualcosa di più – di coinvolgimento nel cammino di catechesi lo esigiamo. N.B.: gli incontri si terranno al sabato negli spazi della parrocchia di Dodici Morelli

Calendario 4 Dicembre: come gestire il tempo spirituale dei figli 22 Gennaio: la proposta educativa dell’oratorio 26 Febbraio: come vivere la Quaresima in famiglia 26 Marzo: il significato della Pasqua nella vita di fede di una famiglia Aprile: Estate ragazzi 2022

LA NOVENA NEL TEMPO

La Novena non è altro che uno spazio di tempo della durata di nove giorni consecutivi dedicati alla festa di un Santo, con devozioni in suo onore. La Novena di Natale o la Novena della Madonna sono indubbiamente le forme più consuete per esternare le nostre riverenze e il nostro fervore nei confronti di Dio e dei santi. Perché ciò avvenga, ci vuole concentrazione. Occorre essere soli con noi stessi. Personalmente ricordo con nostalgia e benevolenza le esperienze giovanili relative ai giorni delle novene poiché hanno significato essere momenti di stimolo al raccoglimento dello spirito e della mente. Questo soprattutto negli anni di passaggio dall’età fanciullesca a quella di prima giovinezza, quando ancora non si sa come esternare il meglio di noi stessi, sia nelle mansioni quotidiane che nelle pratiche di culto. Di fatto come si attuava il raccoglimento? Da principio, sotto la regia delle suore, si era indotti alla preghiera nel modo più classico, vale a dire secondo le norme imparate nel catechismo, dopodiché o il cappellano o il parroco in persona intervenivano con una breve predica. Le parole del sermone quasi sempre erano una sorta di pillola in grado di illuminarti su di un argomento religioso o su di un fatto etico morale: ti si chiedeva solamente di meditare silenziosamente per almeno una decina di minuti. C’ho fatto,

per alzata di mano, se ci si sentiva pronti, si poteva chiedere di esternare ad alta voce quanto la tua mente aveva elaborato in quel breve lasso di tempo: era un esercizio della mente e della parola. Ora, a distanza di molti anni, mi rendo conto che le nove giornate delle novene a cui spesso mi accingevo con indecisione e perplessità, mi hanno fatto un gran bene. Ho imparato a mettere in atto la concentrazione, ovvero

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la capacità del raccoglimento della mente su un’idea; ho imparato a parlare in pubblico superando incertezze e timori espressivi. Ho imparato a misurarmi con gli altri e ad auto correggermi anche nel carattere. In sintesi, ho avuto e sfruttato una bella esperienza per crescere sotto molti aspetti: benvenute novene! Lucio Garutti


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MARIA LA MADRE DI GESU’

Sono terminati i tre incontri realizzati in modalità meet con la teologa Selene Zorzi sul tema di Maria la madre di Gesù, percorso organizzato dalle parrocchie di Bevilacqua, Dodici Morelli, Galeazza e Palata Pepoli. Selene ci ha per così dire, presi per mano, per condurci nel mistero di Maria. Ci ha aiutato a prendere le distanze dalle stereotipizzazioni che nei secoli hanno fatto di Maria una donna troppo perfetta per essere seguita come modello. Sfogliando le pagine dei Padri della chiesa dei primi secoli, ci si rende conto come la mentalità androcentrica della Chiesa cattolica, abbia prodotto una forte idealizzazione nei confronti delle donne. “Maria è la benedetta fra le donne, ma è solo lei e, questa unicità, la stacca dalle altre donne”. Per uscire dalle forme di idealizzazione che fanno di Maria qualcosa di troppo lontano dalla realtà, può aiutare la comprensione del contesto storico e culturale in cui è vissuta. Come di tutte le persone ai margini della storia e povere, anche per Maria non abbiamo molti dati storici. Inoltre, tra tutti i poveri della storia le donne erano doppiamente povere, perché avevano una particolare irrilevanza, in quanto non avevano accesso alla cultura. Maria partorisce nella Galilea, che è un territorio lontano da Gerusalemme, terra mescolata con il paganesimo e considerata di secondo piano nella storia della Palestina. Nazareth, all’epoca di Gesù, aveva poche centinaia di persone ed era un villaggio ignorato dalle testimonianze del tempo. La vita quotidiana di questa zona era fatta di piccole abitazioni, con un cortile in cui avveniva la vita quotidiana. Nascere femmina in questo periodo e in questo contesto sociale non era facile. Le donne erano emarginate dalla vita della società e dovevano seguire le leggi del patriarcato, che le considerava di poco conto, senza diritti, come i bambini. Maria vive in questo contesto, non in una stanza da sola a leggere la Bibbia, ma in un luogo con tanti bambini e dedita ai lavori

quotidiani, come cucinare, istruire i figli, lavorare nell’orto. Maria è una credente che ha avuto le sue difficoltà ed è stata una discepola del suo Figlio, ma è anche madre, con una relazione profondamente materna con Gesù. Di fatto, sono visibili nell’umanità di Gesù i segni della relazione filiale con sua madre. Se pensiamo al Magnificat, alle parole profetiche di Maria, che rivelano uno sguardo diverso sulla storia degli uomini segnata dalla violenza e dal sopruso e, dall’altra, l’amore preferenziale del Padre per i piccoli, gli esclusi, viene da pensare che anche lo spirito profetico di Gesù ha la sua origine nell’educazione ricevuta dalla madre. “Maria è in questo modo recuperata come icona della Chiesa, dei credenti e anticipazione di ciò che dovrebbe accadere al vero credente”. Una Maria più biblica aiuta nel cammino di comunione delle differenti fedi e comunità. Paolo Cugini

CONOSCERE IL CONCILIO VATICANO II ASSOCIAZIONE PALATA E DINTORNI e le EDIZIONI SAN LORENZO-RE PROMUVONO LE GIORNATE CULTURALI DI PALATA PRIMA SERIE CONOSCERE IL CONCILIO VATICANO II Obiettivo L’intento del percorso proposto consiste nell’offrire la possibilità di conoscere i principali documenti del Concilio Vaticano II (1962-65), che ancora oggi costituiscono il punto di riferimento dottrinale della Chiesa Cattolica. La proposta vuole aiutare nella comprensione dell’attuale congiuntura ecclesiale, che vede proprio nei contenuti del Concilio il punto più problematico.

Sabato 15 gennaio La Chiesa rimette la Bibbia nelle mani dei fedeli: DEI VERBUM Sabato 12 febbraio Un modello di Chiesa fedele alle origini: LUMEN GENTIUM Sabato 5 marzo Un nuovo di stile di Chiesa che dialoga con il mondo: GAUDIUM ET SPES

Metodologia Per ogni documento analizzato verrà presentato la struttura, i contenuti e la recezione del documento all’interno della Chiesa dal dopo concilio ad oggi. Nel pomeriggio verranno attivati dei seminari per leggere ed analizzare le pagine più significative del documento in questione. Il percorso Sabato 11 dicembre la riforma liturgica operata dal documento: SACROSANTUM CONCILIUM

Note organizzative Orario: 9-12; 14,30-17 Costo: 10 euro per ogni incontro (per aiutare nelle spese della manutenzione dei locali, riscaldamento, pulizia, ecc.) Pranzo: c’è la possibilità di pranzare insieme con ciò che i partecipanti portano. Relatore: don Paolo Cugini

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Il Covid e la società irrazionale

A leggere l’ultima indagine che il Censis ha effettuato fra gli italiani, si scopre che per circa 3 milioni di nostri connazionali il Covid non esiste, per oltre sei milioni il vaccino è inutile. E’ paradossale leggere questi dati che descrivono in questi termini un’epidemia che da due anni a questa parte ha condizionato la vita di tutti, provocando lutti e dolori immani. Eppure, stando a quanto ha certificato il Censis, gli italiani sembrano ammalati di un morbo ben più subdolo del Covid 19. L’irrazionalità. Sì, oltre ai dati citati prima, abbiamo infatti oltre sei milioni di italiani convinti che l’uomo non sia mai sbarcato sulla Luna e oltre tre milioni di italiani che pensano la Terra sia piatta. La percentuale corrisponde a quella di chi dice che il Covid non esiste. Che siano gli stessi? Mah. Scorrendo i numeri, vediamo come per dodici milioni di connazionali, il 5G sia uno strumento sofisticato per controllare le persone. Pare quasi che i sogni non realizzati, provochino la fuga nel pensiero magico. La razionalità che nell’ora più buia ci ha aiutato a vincere la paura lascia il posto in molti casi a una irragionevole disponibilità a credere alle più improbabili teorie, a orde di complottisti che stanno fuori dalla porta pronti ad invaderci con la loro sicumera spavalderia. Sempre leggendo il rapporto, ci son altri due o tre dati che fanno riflettere. Per sei italiani su dieci, quindi un’ampia maggioranza, esiste una casta mondiale di super potenti fiancheggiata dalle multinazionali che controlla tutto e responsabili di tutto quello che ci accade. Infine, quattro italiani su dieci, che corrispondono a ventiquattro milioni di nostri concittadini, sono convinti del pericolo reale della sostituzione etnica: identità e cultura spariranno a causa dell’arrivo degli immigrati. La ragione par essersi

addormentata. Lo vediamo quotidianamente nei social network e nei programmi televisivi, dove sempre più frequentemente il parere di un uomo di scienza, che accompagna con dati inconfutabili i suoi ragionamenti, vale quanto quello di chi non porta nessun dato scientifico a supporto dei propri. Speriamo i tanti giovani brillanti che abitano il nostro Paese, possano diventare un baluardo a difesa della ragione. Massimiliano Borghi

Fraternità San Giuseppe

Anche quest’anno ho partecipato agli esercizi spirituali di Avvento della Fraternità San Giuseppe predicati dal Cardinal Scola e il cui tema era la figura di San Giuseppe. “Qualunque tipo di umanità in qualsiasi momento di vita, può essere presa da Cristo”. La fraternità San Giuseppe accoglie uomini e donne chiamati alla verginità. Da quando 11 anni fa ho detto “il mio sì!” a Cristo la mia vita è radicalmente cambiata. Prima di aderire alla Fraternità ho passato anni a chiedere cosa chiedeva il Signore per la mia vita, visto che la vocazione al matrimonio non era storia per me. Incontrando questa fraternità ho finalmente capito che il Signore mi stava chiamando alla

vocazione alla verginità e ho aderito pienamente e con gioia alla sua chiamata. Paolo Testoni

FORMAZIONE CAPI SCOUT “

Come poter essere dei buoni educatori nella fede?” Questa la domanda da cui è

partita la comunità capi del gruppo scout Casumaro 1 quando quest’anno ha iniziato a pensare ad un percorso formativo interno da intraprendere come comunità. La domanda di per sé molto semplice ha trovato risposta nell’incontro tra la coca del Casumaro 1 e Don Paolo. Da novembre Infatti i 20 educatori del gruppo scout hanno deciso di incontrarsi mensilmente a Galeazza con Don Paolo per approfondire la conoscenza della Bibbia

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e dei vari temi legati alla Fede. Questa pertanto è la prima risposta alla domanda iniziale, conoscere cosa Gesù ha detto veramente ai suoi discepoli cercando poi di declinare il suo messaggio ai ragazzi più piccoli che frequentano il gruppo scout. I primi incontri hanno fatto emergere come tutti conoscano il messaggio di Gesù, ma in realtà pochi sanno cosa ha detto veramente e forse ancora meno conoscono l’ambiente e il “modo” in cui l’ha detto. Questo è quello che la Coca del Casumaro 1 cercherà di trasmettere ai più di 100 ragazzi tra gli 8 e 21 anni del gruppo: andare alla radice della fede; e gli incontri con don Paolo saranno la mappa per riuscire a ripercorrere le varie tappe. Francesco


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formazione L’ASCOLTO DELLA PAROLA

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Ci potremmo chiedere “Perché metterci in ascolto della Parola di Dio?” La risposta che mi viene immediata è: oggi ci si lamenta della velocità, dei ritmi pazzeschi che occupano il nostro tempo allontanandoci però dal guardarci dentro. La Parola diventa quindi per l’uomo un’oasi felice in cui ristorarsi e riprendere fiato. E chi di noi non sente l’esigenza di fermarsi un po’ e riprendersi all’ombra della Parola? Se prendiamo come spunto la Parabola del buon seminatore (Mc 4, 1-12) al punto in cui dice “Ascoltate. Ecco, uscì il seminatore a seminare. Mentre seminava, … una parte cadde sulla terra buona, diede frutto che venne su e crebbe, e rese ora il trenta, ora il sessanta e ora il cento per uno”, cosa ci vuole dire? Gesù ci conosce meglio di noi stessi, sa che con la Sua pre-

senza in noi la nostra vita assume un significato diverso. Noi abbiamo la possibilità di crescere nella Parola, ad esempio con lo studio biblico del martedì, i venerdì teologici, gli esercizi spirituali come quello svolto a fine novembre a Galeazza, e quelli che verranno nei prossimi mesi. Con questo cuore invito proprio il nostro parroco, Don Paolo, come il seminatore, ad essere ostinato in questo cammino: non avere paura dei fallimenti, dei terreni infecondi, perché prima o poi il seme piantato porterà buoni frutti. Barbara T.

“Confidate nel Signore sempre” Ritiro Spirituale di Avvento 2021-GaleazzaDomenica 28 novembre ho partecipato assieme alle comunità delle quattro parrocchie, presso la chiesa di Galeazza al ritiro di preghiera per iniziare il tempo d’Avvento, periodo di preparazione al Natale. La giornata di ritiro è stata organizzata in due momenti. La mattina è iniziata con la recita delle lodi, seguita dalla lettura e meditazione di alcuni brani tratti dal libro di Isaia. Dopo la meditazione siamo stati invitati a un momento di adorazione del Santissimo Sacramento e ritiro spirituale in preghiera personale. La mattina si è conclusa con la celebrazione della Messa. Il pomeriggio è ripreso con la preghiera dell’ora media, la lettura di altri brani biblici tratti dal libro del profeta Isaia, dai Vangeli di Luca, Giovanni e dalle lettere di Paolo ai Corinzi e agli Efesini. Abbiamo ripetuto un momento di ritiro spirituale sempre in adorazione e contemplazione del Santissimo. La giornata si è conclusa con una bellis-

sima preghiera a Maria animata dalle suore Serve di Maria di Galeazza. Abbiamo scoperto (o meglio iniziato a scoprire) come la Parola di Dio si

sia sviluppata nel tempo sempre con un unico grande obiettivo: la salvezza dell’uomo. Sarei un ipocrita se usassi parole di entusiasmo e considerassi la giornata di ritiro come un’esperienza fantastica ed emozionante! Un’intera giornata in ritiro passata a stare in silenzio, ascoltare, e pregare non è affatto semplice, è faticosa e forse anche noiosa, specie per persone come

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me che hanno vissuto una fede basata prevalentemente su riti trasmessi per tradizione. Giornate simili diventano utili quando uno vuole capire il senso della propria fede, vuole scoprire il messaggio dato nella “Parola di DIO”, quando cerca una speranza di vita che vada oltre la vita terrena. Allora devi sforzarti, metterti in ascolto e meditare sul messaggio che Dio ci ha trasmesso tramite i Profeti dell’Antico Testamento, i Vangeli, gli Apostoli e i Padri della Chiesa. Se vuoi cercare risposte concrete a questa necessità , allora scopri che non puoi fare a meno di intraprendere un cammino di conoscenza della Parola di DIO: La comprensione della “Parola di DIO” non è semplice, è un cammino faticoso, difficile, dove sono importanti persone che aiutino a capirla, momenti di preghiera, e anche di ascolto “interiore” ritirandoti in silenzio in te stesso e perseverando, come dice il profeta Isaia “Confidate nel Signore sempre”. Brunino


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oltre l’ascolto

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“Se tu squarciassi i cieli e scendessi!” “Se tu squarciassi i cieli e scendessi!” Recita così un versetto tratto dal Libro di Isaia scritto dopo il ritorno dall’esilio del popolo di Israele. Quindi stiamo parlando degli anni che vanno dal 537 al 520 a.C. Sì, avete capito bene: siamo ancora negli anni prima della venuta di Cristo eppure questa richiesta così accorata sembra così attuale; chi, in un momento di prova o di fatica, non avrebbe in mente questa domanda? “Signore, vieni!, dove sei?” “Scendi!” Qualcuno direbbe anche: “Guarda in giù!” Abbiamo un po’ tutti l’idea di un Dio che è nei cieli, lassù, lontano, in un certo senso “sulle nuvole”, che magari guarda anche ciò che accade agli uomini ma con un distacco cosmico non indifferente. Anche durante gli incontri con i ragazzi è difficile scardinare l’idea di un “Dio-Lassù”, di un Dio-Lontano, silenzioso, inerme; di un Dio che non agisce e quindi che forse… non c’è nemmeno. Eppure, nel cuore di ogni uomo e di ogni donna c’è quell’anelito ancestrale che si rivolge a Dio soprattutto nei momenti difficili, di prova o di sofferenza. In fondo in fondo il cuore dell’uomo non riesce a rassegnarsi all’idea di un Dio-Assente, ma desidera un Dio-che-c’è. Pensando a questo periodo di Avvento e di Attesa impregnata di una carica spirituale

inspiegabile ai più, mi verrebbe da dire che questo profeta del 500 a.C. ha preannunziato proprio ciò che sarebbe successo qualche secolo dopo. Isaia ci presenta in fondo il vero volto di Dio, un Dio che, con l’Incarnazione ha davvero squarciato i cieli, davvero è sceso in mezzo a noi, davvero ha voluto toccare la nostra carne umana. Il Dio-Lassù è diventato veramente il DIO-CON-NOI, l’Emmanuele, Colui che ha squarciato e aperto il Cielo per arrivare fino a noi. Ormai non è più l’uomo che deve arrampicarsi fino al cielo per raggiungere Dio, ma è Dio, l’Onnipotente e Altissimo – come recita il famoso Cantico delle Creature di San Francesco di Assisi – che si è fatto Bambino, essere umano, per essere il più vicino possibile all’uomo in tutto: sentimenti, desideri, pensieri, fatiche, gioie, sofferenze, dolori, offerte, sacrifici, donazione di sé... E questo nostro Dio lo possiamo incontrare in ogni persona che incrocia la nostra vita, in ogni sorriso inaspettato, in ogni perdono donato. Con il Natale del Signore non ci sono più scuse: non possiamo più dire: “Dio-Lassù”, ma possiamo, in ogni circostanza e in ogni necessità invocare il nostro Dio con uno dei nomi più belli descritti nel periodo di Avvento: “Dio-con-noi”. Cecilia e Giorgia

Il DivertInglese - Ready , steady, go!!! Come preannunciato nel precedente numero di questo nostro giornale, lo scorso 22 novembre è partito il laboratorio di inglese rivolto alle bambine ed ai bambini di età compresa fra i 7 e i 10 anni. Come avranno potuto constatare i nostri giovani partecipanti, non si tratta di un classico corso di inglese, in cui si richiede alle bambine ed ai bambini di restare seduti composti al proprio banco, bensì di attività che coinvolgono i partecipanti in maniera dinamica e divertente, mediante giochi e canzoni che stimolano l’apprendimento di vocaboli e semplici frasi in inglese. Non è un caso infatti che abbiamo chiamato questo laboratorio Il DivertInglese, proprio per sottolineare l’impronta giocosa di ogni attività proposta, dove sono proprio le bambine ed i bambini ad essere protagonisti e veri attori. Il carattere vivace del DivertInglese si riflette nella grande vitalità con cui le bambine ed i bambini interagiscono, rendendo il laboratorio un momento di apprendimento, ma al contempo di svago. Di seguito i commenti di alcuni dei nostri giovani partecipanti: “A me piace molto, soprattutto quando facciamo la gara a scrivere le parole in inglese sul tabellone…mi fa divertire” Riccardo “Al lunedì partecipo al laboratorio d’inglese in parrocchia con altri compagni di scuola. Ci divertiamo tantissimo perché impariamo tante cose nuove in allegria. Mentre impariamo, scherziamo tra di noi e con la nostra insegnante, purtroppo solo un’ora a settimana, mi piacerebbe ci fosse più spesso. Spero che quest’avvenuta fantastica continui ancora per tanto tempo” Martina “Il laboratorio è molto bello. Cantiamo e impariamo delle frasi tutto in inglese. Dobbiamo fare delle domande e dobbiamo rispondere sempre in inglese e dobbiamo indovinare delle facce” Arianna

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“Mi piace la scuola d’inglese perché si fanno esperienze dolci, vivaci, le cose che si fanno piacciono a tutti, nessuno è escluso e le maestre sono dolcissime. Quando mi trovo con loro mi sento a mio agio e mi sento parte del gruppo. Nella scuola d’inglese trovo buona compagnia. Si fanno giochi divertentissimi. Si imparano molte cose giocando e cantando insieme” Sara “Il laboratorio Divertinglese mi piace molto, mi diverto tanto e imparo cose nuove. Mi piace anche perché cantiamo e facciamo dei giochi” Lorenzo “Io sono felice, è molto bello e mi diverto a fare le canzoni, a imparare cose nuove e spero che tutti i bambini possano fare queste esperienza” AlyssaDiana


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Doposcuola. Quel desiderio di camminare insieme. Ci incamminiamo verso il Natale. E così, dopo aver accompagnato i bambini nei loro compiti e studi pomeridiani, fra una merenda e l’altra, ci siam posti un paio di domande. Come creare in semplicità, il calore di una casa accogliente per tutti, al nostro doposcuola? Come stimolare i bambini in uno scambio di doni? Abbiamo pensato di creare insieme piccoli lovebook, ciondoli di carta da appendere al nostro Albero di Natale in cartoncino, fissato alla parete di fronte all’entrata. Un progetto che ci terrà impegnati insieme in questi giorni di attesa. L’obiettivo finale è lo scambio fraterno di doni, interamente frutto del nostro cuore. Ogni lovebook contiene un personale pensiero di pace, di gioia, di amore da donare. Con cura ognuno farà la sua parte. Ognuno dona qualcosa di sé, ognuno riceve qualcosa dall’altro. È uno scambio fraterno, che coinvolge tutti i bambini e tutti noi educatori. È un modo per ascoltarci. Per cementare ulteriormente quel mondo di relazioni che ci fa crescere tutti assieme. L’ultimo giorno del doposcuola il nostro albero sarà spogliato, i piccoli doni distribuiti casualmente, uno ad ognuno, arriveranno sull’albero delle nostre case. Lo scambio di doni genera vita. Donare è generare. Buon Natale a tutti. Elena, Lucio, Simona, Pina, Max

Ma l’oratorio… che cosa è? L’oratorio «accompagna nella crescita umana e spirituale le nuove generazioni e rende i laici protagonisti, affidando loro responsabilità educative. Adattandosi ai diversi contesti, l’oratorio esprime il volto e la passione educativa della comunità, che impegna animatori, catechisti e genitori in un progetto volto a condurre il ragazzo a una sintesi ar-

ORATORIO DI PALATA PEPOLI Negli ultimi mesi la parrocchia di Palata Pepoli ha lavorato per interpretare ed esprimere al meglio il concetto di oratorio presentato da Don Paolo, che avrebbe portato a trasformare una delle tante sale parrocchiali in un qualcosa di speciale, un luogo che manifesti sempre gioia e serenità in chi vi entra attraverso l’applicazione di valori morali e cristiani. L’oratorio doveva inoltre diventare un punto di riferimento per i giovani di Palata che, specialmente nei mesi invernali, si ritrovavano fino ad ora del tutto orfani di un luogo nel quale potersi semplicemente incontrare per passare del tempo insieme ad altre persone. La sala nonostante stia ancora prendendo forma viene già utilizzata dai ragazzi e da Don Paolo, che il giovedì pomeriggio si è reso disponibile per giocare o aiutare i bambini a fare i compiti. Le principali attività che si possono svolgere nella sala sono attività di formazione e culturali di ogni genere (es. corsi di musica, corsi 23 ottobre noi disu 2a media, di Bevilacqua, diIllingue, incontri specifici argomenti di attualità, ecc.), cene con mangiato e chiacchierato argliabbiamo amici, visione di partite,pizza film e giochi di ogni genere.suL’allestimento della sala ha seguito come guida i concetti di un locale gomenti interessanti. Ci linee siamo confrontati sulaccogliente e stimolante ed è in continua evoluzione per cercare di la giornata mondiale delle missioni e abbiamo assecondare bisogni di In oratoriomissionario sono già presenti letto unai lettera diciascuno. padre Gabriel, in sedute di vario genere, divani, una tv, un frigo, giochi di società, un tavolo da ping pong, un biliardino. Presto verrà anche sviluppato un impianto audio ad hoc per la sala. Per quanto riguarda la possibilità di utilizzare la sala, sono stati stabiliti due responsabili della sala e

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detentori delle chiavi ovvero Samuele Nannetti e Federico Melloni. Chiunque vorrà utilizzare l’oratorio nei giorni in cui non è garantita l’apertura, dovrà rivolgersi a loro per ottenere l’accesso. Invito perciò tutti i miei compaesani e specialmente i giovani di Palata Pepoli a frequentare l’oratorio e a lasciarsi persuadere dal clima di serenità, pace e voglia di stare insieme che caratterizza questo luogo, in modo che presto possa diventare un punto di riferimento delle vostre vite. Federico Melloni


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Oratorio: palestra di vita quotidiana di se stessi, nel bene o nel male. L’oratorio ci aiuta a dare senso al quotidiano perché è palestra di vita semplice e scuola di comunità: si impara attraverso le risate e le litigate, si impara attraverso gli errori e i piccoli successi, quelli che non noterà nessuno se non quei pochi presenti. Abbiamo bisogno di contaminare le nostre giornate di vita in una pienezza che non si arrende davanti alle paure e alle difficoltà che nascono dal condividere uno stesso

“L’oratorio è grande perché è quotidiano: vicino, a portata di mano, con esperienze magari povere ma reali. Tempo libero, tempo dell’impegno, tempo dell’espressività, tempo delle attività strutturate… Tutto diventa educativo e non esiste nulla, nella vita dei ragazzi, che possa essere escluso da questa attenzione. Ogni interesse è di per sé educativo e va coltivato in questa direzione.” (Don Marco Mori, Presidente del Forum Oratori Italiani). Gesù prima di cominciare la sua missione si è preparato. Una missione speciale aveva bisogno di una preparazione speciale. Gesù per 30 anni è andato a scuola di quotidianità, è stato nelle cose semplici, umili, in famiglia, al lavoro. Questo ci dice che importanza ha la quotidianità e soprattutto che valore può avere una quotidianità vissuta dando il meglio anche quando non si è sotto i riflettori o davanti a una platea. I nostri ragazzi invece crescono con la sfida di dover stupire tutti e quando pian piano diventano meno affascinanti agli occhi degli adulti (basti pensare a quanto cattura i nostri sguardi un bambino che a malapena comincia a camminare e come invece quello sguardo cambia quando guardiamo un ragazzino delle medie irriverente) crolla un mondo di vane certezze e comincia la scoperta

luogo (l’oratorio) con anche dei ragazzi maleducati che probabilmente non hanno una famiglia salda alle spalle. Abbiam bisogno dei giorni di tutti i ragazzi del nostro quartiere!

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È una sfida che ci scomoda. Meglio metterli davanti all’ultimo modello della Playstation o al tablet comprato per la scuola. Può essere: ma “stretta è la porta e polverosa è la via che conduce alla salvezza e quanti pochi quelli che la vogliono percorrere”. I ragazzi hanno bisogno di una dimostrazione della fede e del coraggio di noi adulti, comunità (in teoria) educante. Francesco Santarello (Ciri)


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Weihnachtsstimmung a Kassel Kasseler Märchensweihnachtsmarkt, cioè il mercato di Natale fiabesco di Kassel. Qui sono vissuti i fratelli Grimm ed ogni anno la città associa una fiaba

Glühwein (vin brûlé), e mangiare cibo tipico tedesco come Currywurst con patatine, insalata di funghi ed altre leccornie. Ma si trovano anche

al mercato di Natale. Quest’anno il tema è il Principe Ranocchio, der Froschkönig ed ogni bancone ha un ranocchio verde o qualcosa che ricorda questa fiaba. In tempi pre-Covid c’era anche una Mascotte della fiaba che s’intratteneva con i

bancarelle che vendono giochi, pupazzi, schiaccianoci, addobbi per l’albero di Natale e Presepi. Il tutto è incorniciato da bellissime luci natalizie, che rendono queste giornate buie e fredde più piacevoli. Aspettando il Natale le famiglie preparano oppure comprano l’Adventskranz, cioè la corona dell’Avvento, che si accende come in Italia ogni domenica dell’Avvento. Nella città ci sono chiese cattoliche e protestanti. Ogni due settimane viene celebrata una messa in italiano per gli Italiani della comunità. C’è un bellissimo senso di appartenenza e di fratellanza. È la prima volta in tre anni in cui ho trovato una messa celebrata dagli Italiani per gli Italiani qui in Germania ed è stato molto bello. Non importa in quale parte del mondo un Cristiano sia, se trova dei fratelli Cristiani si sente a casa. La cosa importante è adorare il Signore e pregare insieme. Buon Natale a tutti! Ana-Maria Radoi

Riceviamo da Ana-Maria, una giovane di Dodici Morelli che vive in Germania e volentieri pubblichiamo Weihnachtsstimmung… questa è la parola tedesca che si riferisce all’atmosfera natalizia e tutto ciò che la contorna. In Germania i preparativi iniziano già a fine novembre, ancor prima della prima domenica dell’Avvento ed ora vi racconto un po’ l’atmosfera di un mercato natalizio nella mia nuova città. Mi sono trasferita da poco a Kassel, una città nella regione dell’Assia, situata nel centro-nord della Germania, a circa due ore da Francoforte. Qui vivono circa 200.000 mila abitanti e la città è conosciuta internazionalmente per una delle più

grandi mostre artistiche d’Europa, die Documenta, che ha luogo ogni 5 anni. La prossima mostra è l’estate del 2022. Vi aspetto numerosi! Ma adesso ritorniamo all’argomento principale di questo articolo: Der

più piccini. Nella Piazza si trovano banchi di tutti i tipi, per grandi e piccoli. C’è profumo di cannella e di caldarroste. Le persone si riuniscono per bere

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caritas e missioni

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UN GRANDE GESTO DI SOLIDARIETÀ come avvalorato dalle parole di Papa Francesco espresse per la quinta Giornata Mondiale dei Poveri : “La condivisione genera fratellanza… è duratura… rafforza la solidarietà e pone le premesse necessarie per raggiungere la giustizia… uno stile di vita individualistico è complice nel generare povertà... se i poveri sono messi ai margini, il concetto stesso di Democrazia è messo in crisi”. Per la cronaca, NOI VOLONTARI DI DODICI MORELLI, abbiamo raccolto 457 Kg di cibo (pasta, olio, riso, biscotti, tonno e carne in scatola, pomodori pelati, legumi in scatola e omogeneizzati per l’infanzia). Con gli altri 25 punti di raccolta del Centese, sono stati raccolti complessivamente 12.800 Kg di prodotti con il coinvolgimento di oltre 300 volontari. UN GRAZIE A TUTTI, VOLONTARI E CITTADINI CHE HANNO DONATO IN QUESTA GIORNATA INDIMENTICABILE. MS

KG DONATI

GRAZIE! Dove vanno gli alimenti donati?

Quanto raccolto durante la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare viene distribuito da Banco Alimentare alle strutture caritative che aiutano le persone in difficoltà in Italia.

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7.557

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Organizzazioni Banco Alimentare

Strutture caritative aiutate

persone in difficoltà aiutate

PARTNER ISTITUZIONALE

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Sabato 27 novembre in tutt’Italia davanti a supermercati e altri punti vendita più piccoli, si è svolta la 25° Giornata Nazionale della Colletta Alimentare 2021. L’evento è stato fortemente voluto sin dal lontano 1996 dalla Fondazione Banco Alimentare e ha costituito un gesto capace di unire tutti in un momento in cui tutto sembra volerci dividere: dalla ripresa del virus, ai contagi crescenti, all’insicurezza economica. In questo contesto, la giornata della Colletta Alimentare ha evidenziato come sono i fatti, i gesti che, prima di tutto, educano noi, i nostri figli e tutti in generale contribuendo a realizzare autentica solidarietà e coesione sociale. In tutta Italia sono stati raccolti circa 70.000 quintali di cibo, l’equivalente di 14 milioni di pasti, che verranno distribuiti in circa 7600 strutture caritative che assistono 1.700.000 persone. Anche noi di Dodici Morelli abbiamo partecipato fattivamente alla Colletta come gruppo di volontari davanti al supermercato MD di Cento, piccola ma significativa parte dei 140.000 volontari che hanno fattivamente operato per questa straordinaria iniziativa caritativa,

FEBA

Caritas: una presenza che crea percorsi di condivisione

“Lo scopo della Caritas è che la Caritas scompaia”. Fa riflettere e per certi versi è sconcertante quanto ci ha ricordato don Matteo Prosperini che è il direttore della Caritas diocesana. In effetti, ha proseguito don Matteo “se ogni uomo di buona volontà si prendesse cura dell’altro, a gioco lungo non ci sarebbero più persone in difficoltà e la Caritas potrebbe chiudere”. Parole che fanno riflettere. Al momento però l’auspicio di don Massimo, che sottoscriviamo appieno, non si è verificato. Ed è per questo che animate da buona volontà continuiamo ad aprire il centro di ascolto delle 4 parrocchie qui a un paio volte Condi molta elasticità, in IlXII 23Morelli ottobre noidi di 2aal mese. media, Bevilacqua, quanto i bisogni della gente non sempre possono abbiamo mangiato pizza e chiacaspettare il su calendario chierato ar- ma al

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tempo stesso con sempre maggior consapevolezza che essere caritas non è fare mero assistenzialismo. Pur con tutti i nostri limiti, stiamo crescendo anche noi in questo percorso intrapreso da quasi un anno con l’arrivo di don Paolo. Sarebbe bello se altri si unissero a noi. E’ infatti ancora lontana la meta di una carità comunitaria, in cui ciascun battezzato testimoni nella propria quotidianità la capacità di incidere sul territorio e di creare mentalità, di mostrare il volto di una Chiesa che non solo organizza servizi per i poveri ma anche e soprattutto apre con loro cammini di condivisione e di accoglienza. Chiara e Grazia


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DALLA SVEZIA

Caro Paolo, come stai? Seguiamo da lontano le vicende in Italia rispetto alla pandemia e vi siamo vicini in questo lungo momento di difficoltà. Qui le cose per ora vanno abbastanza bene ma si temono peggioramenti. La nostra esperienza missionaria va avanti. Ogni giorno il Signore ci riserva nuove situazioni e nuovi incontri. In questi giorni ha iniziato a nevicare e vediamo la drammatica situazione di coloro che dormono in strada. Molti di loro sono Rom che vengono dalla Romania a mendicare per dare un futuro alle loro famiglie. Vengono senza bambini perché le autorità di polizia interverrebbero in modo drastico. Le istituzioni mettono a loro disposizione solo un luogo dove mangiare e lavarsi, ma non un posto dove dormire. Più avanti verrà aperta, come ogni anno, una “casa calda” dove possono passare la notte, ma non con dei letti, bensì su delle poltroncine. Una città come Malmö di circa 350.000 persone non ha un dormitorio stabile. Ogni anno – e solo ad inverno inoltrato! – il Comune cerca una sede e sempre con questa ambiguità: non è un luogo dove si può dormire, ma solo passare la notte.

D’altra parte lo stesso Comune sta per aprire in città una biblioteca Rom per favorire la conoscenza di questo popolo e facilitare l’integrazione. Naturalmente è una cosa molto bella che però stride un tantino con le modalità con le quali vengono trattate le persone. Che contraddizione! I libri al coperto, le persone all’aperto! Come se la cultura fosse nei libri e non nelle persone in carne ed ossa.

Ma si sa, i libri stanno tranquilli dove li metti, non puzzano e non danno fastidio come invece fanno le persone affamate ed congelate! Helena, una delle ragazze della nostra Piccola Casa va ogni giorno a dare una mano in quella piccola struttura dove queste persone vanno a mangiare un boccone prima di andare a piazzarsi davanti ai negozi per chiedere un aiuto. Conosciamo bene la situazione perché anche io e Laura ci facciamo volontariato. Quando entrano tutti infagottati e si tolgono un po’ di strati di vestiti li si vede bene in volto e si legge chiaramente la loro disperazione, ma insieme la loro caparbietà. Quanto hanno da insegnarci sulla vita in questa bella Europa e le sue contraddizioni! A livello ecumenico stiamo cono-

scendo sempre più da vicino la parte protestante della Chiesa. Vi sono tanti doni e tante ricchezze, ma anche fragilità. Come sarebbe bello fare circolare di più queste esperienze! Quello che ci colpisce di più è la loro apertura e la capacità di essere inclusivi. Maschi e femmine accedono entrambi al ministero presbiterale e diaconale e neppure l’orientamento sessuale rappresenta un problema o un ostacolo. Quello che viene valorizzato è la volontà di lavorare al Regno di Dio che è già qui, in mezzo a noi. Nei prossimi mesi, insieme alle ragazze che vivono con noi, inizieremo l’accoglienza in casa di una ragazza immigrata che deve trovare casa e lavoro in breve tempo sennò le autorità la rispediscono nel paese di provenienza, anche se là non ha più nessuno. Metteremo a disposizione la vita quotidiana della nostra Piccola Casa Ecumenica fatta di semplicità, fraternità, sororità, preghiera, di cucinare insieme, di festeggiare con gratitudine le piccole cose, di aiuto e sostegno reciproco. Ti chiediamo il sostegno nella preghiera e nell’amicizia. Ci permettiamo anche di condividere con te le nostre necessità economiche: abbiamo dovuto rottamare la nostra vecchia auto di 20 anni e abbiamo acquistato un’auto usata che stiamo pagando; dobbiamo poi allestire lo spazio abitativo e sostenere l’accoglienza in casa di chi il Signore ci manderà. Ti mandiamo un caro saluto nel Signore che ci viene incontro, ogni giorno! Mario, Laura, Miriam e Jacopo

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caritas e missioni

DON DAVIDE, KITUTU, CONGO

Il 26 novembre scorso si è imbarcato per far ritorno nella “sua” parrocchia di Kitutu in Congo, dopo un breve periodo trascorso in Italia con famigliari e conoscenti e portando la sua testimonianza alle parrocchie che lo hanno voluto invitare. Prima di affrontare il lungo viaggio, Don Davide ha voluto mandare un saluto: ”Cari amici, ciao! Sono di nuovo in viaggio. Ora sono all’aeroporto di Amsterdam in attesa del volo per Dar ed Salaam in Tanzania. Arriverò in Congo dopo alcuni giorni trascorsi a visitare vecchi amici tanzaniani. Probabilmente il 9 o 10 di dicembre. Desidero ancora ringraziare tantissimo tutti voi e - attraverso voi - tanti altri che in questi giorni ho incontrato. Ho ricevuto un sacco di manifestazioni di affetto e di attenzione alle problematiche del Congo. Tutto questo mi ha fatto un enorme piacere. Unitamente alla grandissima generosità che avete dimostrato. GRAZIE! Che dire: a presto! Vi attendo a Kitutu per vedere e conoscere il luogo e le persone che lo vivono. Un abbraccio a tutti!!!” Lunedi 15 novembre Don Davide lo abbiamo accolto nella nostra parrocchia, per tutti noi è stato un grandissimo piacere un gradito ritorno nel paese dove Davide ha avuto i suoi natali. La famiglia Marcheselli arrivò a Palata agli inizi degli anni ’60, il papà Giuliano gestiva il Consorzio Agrario che si trovava nel fabbricato dove oggi c’è il ristorante la “Luna Rossa”, mentre la mamma Silvana era maestra; hanno avuto tre figli: Maurizio, Luca e Davide. Due di essi, Maurizio e Davide, hanno deciso di donare la loro vita al Signore diventando Sacerdoti. Davide ha spiegato come il Congo sia una nazione dove si dice che “Dio ha voluto esagerare”; il sottosuolo, infatti, è ricco di oro, diamanti, rame, uranio, coltan, petrolio ecc.; purtroppo queste ricchezze vengono sfruttate da potenze straniere, ora è il momento della Cina, che utilizzando manodopera locale, pagandola con cifre irrisorie, disbosca le foreste e, con la complicità di politici ed esercito, depreda gli abitanti delle loro terre il tutto per cercare l’oro e altri materiali. La Parrocchia di Don Davide ha un’estensione di 100 Km ed è composta da tanti paesi di dimensioni varie, difficili da raggiungere per via di strade tortuose che, in tempo di piogge, diventano impraticabili. Sono tre i sacerdoti, compreso Davide, che a turno fanno visita alle varie comunità, affiancati da dei laici residenti che si occupano della pastorale durante la loro assenza. Questo modello sarà quello che dovremo attuare

nelle nostre comunità dove la mancanza di sacerdoti è ormai una realtà. La serata è stata ricca di spunti e molto partecipata, sono state tante le curiosità alle quali Davide ha risposto, mostrando immagini e foto. Prima di salutare, Davide ha invitato i presenti a raggiungerlo nella sua missione per vivere e conoscere realtà culturali nuove e vivere un’esperienza incredibile. Giulio Bedendi

SERVIZIO DI ACCOGLIENZA ALLA VITA Ringrazio don Paolo per lo spazio che mi dà su questa pubblicazione per parlare del SERVIZIO DI ACCOGLIENZA ALLA VITA di Cento. Nato nel 1979, grazie all’impegno e determinazione di don Alfredo Pizzi, allora Parroco di Casumaro, e di Andrea Rimondi, persona molto impegnata nel sociale, aveva come obiettivo quello di offrire un aiuto concreto a donne che si trovassero ad affrontare una maternità in condizioni di importante disagio familiare, economico o sociale, così da evitare che questi fattori divenissero motivo per interrompere volontariamente il proseguimento di una vita appena iniziata. All’epoca non esistevano i Servizi Sociali e sia le parrocchie del Vicariato che numerosi volontari, concorsero a sostenere l’operato del S.A.V. il S.A.V. nellamedia, Casa di Accoglienza in via IlDal 231996 ottobre noiopera di 2a di Bevilacqua, Facchini 1 a Cento. abbiamo mangiato pizza e chiacchierato su arDispone diinteressanti. 7 mini appartamenti, ciascunoconfrontati in grado di ospitare gomenti Ci siamo suluna mamma col suo/i bambino/i. laDagiornata mondiale delle missioni e abbiamo un po’ di anni, il campo di azione del S.A.V. si è allargato letto una lettera di padre Gabriel, missionario in alle nuove “emergenze” sociali: situazioni di violenza fami-

liare, di abusi, maltrattamenti, inadeguatezza genitoriale. Mamme e bimbi sono accolti nella Casa su segnalazione dei Servizi Sociali, con un programma volto a rendere questi piccoli nuclei familiari autonomi sotto il profilo economico ed abitativo o ad un corretto recupero dei legami familiari. Affiancare e ridare fiducia a persone che provengono da vissuti difficili, che hanno provocato segni profondi, è un lavoro delicato e complesso. Lo fanno 24 ore su 24, turnandosi, 7 educatrici, guidate dalla direttrice della Casa, la dott.ssa Lorena Vuerich. Preziosa e imprescindibile è la presenza di Volontari che supportano mamme e bimbi. Grazie al sostegno concreto e all’impegno di tante persone generose, il S.A.V. ha potuto lavorare da 42 anni a favore della Vita. Spero che questa solidarietà attenta non venga meno e permetta alla Casa di Accoglienza di essere ancora a lungo un luogo di “rinascita”. Presidente S.A.V. Maria Teresa Fortini

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arte e fede

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Albrecht Altdorfer, Natività

Quando si parla di Rinascimento si intende generalmente un movimento culturale, sorto all’incirca nei primi anni del XV sec., che coinvolge tutti gli ambiti del sapere dalle lettere alle scienze. Esso decreta la fine del Medioevo e l’inizio dell’epoca moderna, attraverso la promozione di una ‘rinascita’ della cultura partendo dalla riscoperta del mondo classico, soprattutto romano, ed elabora una nuova visione del mondo. Nelle arti visive si prende come data simbolica di inizio il 1401, anno in cui la corporazione dei commercianti dei panni della lana, chiamata l’Arte di Calimala, bandì un concorso per la realizzazione della Seconda Porta bronzea (quella a nord) del battistero di San Giovanni a Firenze, situato davanti alla cattedrale di Santa Maria del Fiore. Vincitore del bando fu Lorenzo Ghiberti, ma la vera ‘rivoluzione’ partì da un altro partecipante del concorso: Filippo Brunelleschi. Questi oltre ad aver risolto l’annoso problema che Firenze aveva fin dal Duecento, ovvero la costruzione delle cupola del duomo, che presentava dimensioni troppo gran-

Albrecht Altdorfer, Natività, c. 1510. Olio su tavola, 36 x 26 cm Staatliche Museen, Berlin

di per le tecniche costruttive dell’epoca, è considerato l’ideatore, o sarebbe meglio dire colui che scoprì la prospettiva. Questa “forma simbolica”, come la definì lo storico dell’arte tedesco Erwin Panofsky, permetteva da un determinato punto di vista frontale di avere sulla tela, mezzo bidimensionale, un’illusione di tridimensionalità. La prospettiva diventa il paradigma, la quintessenza della pittura per gli artisti fiorentini prima e di tutta la penisola italiana poi, i quadri diventano “finestre sul mondo” per dirla con le parole del grande Leon Battista Alberti. Per semplificazione si può quindi affermare che l’uso sapiente della prospettiva e della luce per rendere la profondità e la solidità delle figure, e la riscoperta dell’antico caratterizzano il Rinascimento, che come forse si è intuito, inizialmente è un fenomeno tutto italiano. Non è un caso che sia stata proprio l’Italia il terreno fertile che permise il fiorire di questa rivoluzione culturale. Anche se durante tutto il Medioevo l’antico non viene studiato in modo filologico e non viene compreso, le rovine dei Romani sono presenti nelle città e sotto gli occhi di tutti. Al contrario, negli altri Paesi europei, non è presente questo rapporto diretto e, per buona parte del XV secolo, nelle arti visive continuano gli stilemi di stampo medievale e all’antico non si affiderà particolare importanza. E sia ben inteso non si tratta di differenti livelli di qualità e abilità - abbandoniamo l’idea di una storia dell’arte di evoluzione darwiniana, che ci fa vedere ciò che viene dopo o ciò che è nuovo migliore di ciò che è venuto prima - si tratta invece di differenti visioni e modi di stare al mondo. Agli inizi del Cinquecento in Germania si sviluppa un’altra rivoluzione, che non parte dall’antico bensì da una nuova visione della natura. In questo momento la pittura europea non conosce i generi ed esiste solo quella religiosa e quella di

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ritratti, il paesaggio in sè non viene visto come soggetto degno di un dipinto. Alcuni pittori invece rivaluteranno l’importanza della natura e soprattutto del suo rapporto con l’uomo. Vengono definiti i pittori della Donauschule o Donaustil, tradotto scuola o stile del Danubio, dove quest’ultimo è il punto di contatto delle città dove si sviluppa questa nuova concezione. Attraverso una tela di uno dei maggiori esponenti di questo stile, Albrecht Altdorfer (Ratisbona, 1480-1538) è possibile vedere le peculiarità di questo nuovo modo di pensare i quadri. Nella Natività del 1510 al pari della Sacra Famiglia anche la natura, che ha persino esteso la sua presenza sulle rovine dell’umile capanna diroccata, è protagonista. Con un cromatismo scintillante è resa in maniera estremamente minuziosa la vegetazione in primo piano. La scena suggerisce una profonda intimità grazie all’uso della luce. Quest’ultima è sia concreta che veritiera, si noti la resa realistica dei mattoni e la sensazione di vera materia, sia trasfigurazione luminosa che ci fa pensare più a Dio che a una fonte materiale. Le figure degli angeli, uno che sta andando dai pastori ad annunciare la nascita del Salvatore, e gli altri tre che tengono i cartigli con l’inno ‘gloria in excelsis deo’, ma soprattutto Gesù, Maria e Giuseppe sono completamente immersi nel paesaggio e con esso intrattengono un rapporto di compartecipazione e di consentimento. Questa unità tra uomo e paesaggio, che non è più solo sfondo, è data da uno sguardo affettuoso e di partecipazione sentimentale della natura indagata, diverso da quello ottico indagatore dei maestri fiamminghi e più in linea con la coeva pittura veneziana. Lo storico dell’arte Roberto Salvini ha letto tutto questo come un altro Rinascimento, non basato sull’antico bensì sulla capacità di mettere in sintonia l’uomo con la natura, la quale risponde ai suoi sentimenti. È affascinante notare come il luogo, nel nostro caso la Nazione, e di conseguenza l’ambiente culturale, determini un certo modo di vedere e interpretare le cose e l’arte, che è sempre dentro alle cose, che legge e interpreta, faccia emergere le peculiarità delle diverse culture. Giulia Galeotti


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Le Campane, la voce del Signore e del suo popolo.

Nella frenesia della vita quotidiana ci sono suoni che scandiscono la nostra giornata, ma soprattutto ci rammentano il momento di ritrovarci insieme nelle celebrazioni liturgiche. Le campane sono da sempre il suono della chiesa nella città, nel paese, nelle campagne. Per secoli hanno annunciato feste, lutti, momenti gioiosi e situazioni di pericolo. Oggi viene meno la necessità di segnale, ma il suono delle campane mantiene il proprio fascino e ovviamente la funzione di sottolineare/annunciare i momenti particolari della liturgia. Nel nostro circondario è ancora presente e radicata un’antichissima tradizione campanaria, risalente agli inizi del ‘500 che vide nella città di Bologna il punto focale per la diffusione del patrimonio campanario. È però nell’800 che inizia a diffondersi in modo capillare questo interesse, fino a diventare un vanto per ogni paese la possibilità di avere le campane e un modo per poterle suonare secondo una certa logica e diventare poi tradizione popolare. Dal 1912 la principale associazione del territorio, l’Unione Campanari Bolognesi, si prefigge la salvaguardia di queste tradizioni, provvedendo ove possibile a far risuonare i sacri bronzi secondo l’antica tradizione bolognese, altrettanto radicata nelle nostre comunità. Inizieremo quindi con un piccolo viaggio alla

scoperta dei campanili e delle campane delle nostre 4 parrocchie, partendo proprio dal più piccolo: BEVILACQUA.

Si tratta di un piccolissimo “doppio” di 4 campane issate in cima all’altrettanto piccolo campanile attiguo alla canonica. Qui le campane sono dotate di un sistema automatico di suono a distesa e con elettro-battenti, ma è possibile il suono manuale alla bolognese. La “Grossa”, la “Mezzana” e la “Piccola” sono opera della Fonderia De Poli, ripristinate al termine del conflitto bellico nel 1950. La “Mezzanella” (l’unica antica originale) è opera del fonditore bolognese Serafino Golfieri, che la provvide nella seconda metà dell’800. Le più piccole suonabili manualmente, sono altresì di peso modesto: la grossa è circa 75 kg, mentre la piccola è circa 25 kg. Grazie alla presenza dei campanari Centesi e locali è possibile poter ascoltare queste campane dal vivo in occasione delle più importanti celebrazioni. Per i segnali convenzionali (Mezzogiorno, Vespro, annuncio domenicale della messa) viene utilizzato l’impianto a diffusione elettronica, ripristinato durante la ristrutturazione post-Sisma. Nicola Malaguti

Milano da bere e da ammirare Nel weekend del 6 novembre scorso, un gruppo di “quasi giovani” parrocchiani, ha accompagnato don Paolo a Milano, dove era stato invitato a partecipare come relatore ad una serie di incontri sul tema: “La Proposta ecclesiale di Papa Francesco”. Partiti nella giornata di sabato con un pulmino da 9 posti, desiderosi e curiosi di ascoltare l’intervento di don Paolo, non ci siam però sottratti al classico giro nel centro di Milano. Che dire: Milano è stupenda. Il Duomo è imponente e le sue guglie si stagliano nel cielo quasi a far perdere il senso del limite a chi come noi si sente piccolo di fronte a tanta bellezza. Dopo un pranzo veloce, ci siam incamminati verso la Pinacoteca di Brera. Qui ti si apre il cuore e la mente diventa irrefrenabile scandagliando ogni piccolo particolare di dipinti che ti permettono di provare emozioni uniche. Peccato il tempo, da tiranno quale spesso è nei momenti di festa, ci abbia detto che dovevamo uscire per precipitarci nei locali dove il Paolo conferenziere era già presente. La sala, a dir il vero uno scantinato un po’ angusto, dove di primo acchito venivi accolto dall’odore persistente del sugo che avrebbe allietato il convivio serale, non lasciava di certo presagire la bellezza e la profondità dei vari interventi che si sono susseguiti. Il folto pubblico infatti, composto in larga parte da professori universitari

e scrittori, ha partecipato al dibattito, rendendo l’incontro molto avvincente. Al termine, la Milano dei Navigli ci ha accolto entusiasta. Uno spettacolo unico. Nell’immergerci in questo marasma di gente, sembrava che la pandemia fosse alle spalle. Sì, certo, le mascherine erano ben visibili sul volto di chi incrociavi ma sarà che ormai ci siam abituati a vederci come tanti zorro mascherati, che è cambiato il concetto stesso di normalità. Dopo un aperitivo veloce, in perfetto stile movida, ci siam seduti affamati al ristorante, concludendo come meglio non potevamo una giornata ricca di emozioni e relazioni. La domenica, dopo la Messa mattutina, ci siam diretti nuovamente in centro per una passeggiata che ci ha portato a visitare il Bosco Verticale. E’ un complesso di due palazzi residenziali a torre progettato da Stefano Boeri e inaugurato nel 2014. La peculiarità che lo rende unico nel suo genere, è la presenza di più di duemila specie arboree, tra arbusti e alberi ad alto fusto, distribuite sui prospetti. Il Bosco Verticale è risultato il «grattacielo più bello e innovativo del mondo» nel 2015. Da qui ci siam diretti in Piazza Gae Aulenti, il cuore pulsante della Milano politica e finanziaria. Questa piazza pedonale sopraelevata di forma circolare permette di gustare appieno lo skyline di Milano, dove spicca l’adiacente palazzo della giunta regionale lombarda e

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da dove è possibile avere una visione d’insieme imponente dell’Unicredit Tower, che con i suoi 231 metri è il grattacielo più alto d’Italia. Milano è unica e credo chiunque ne abbia la possibilità dovrebbe vederla. E’ una vera e propria città internazionale, a mio avviso sintesi di quella che dovrebbe essere l’unione fra il ricco patrimonio culturale che possediamo ad ogni angolo della penisola e la tecnologia che anima il presente ma già proiettata al futuro. Da questa esperienza siam rientrati a XII Morelli più ricchi di umanità per quanto ascoltato, di relazioni per le persone incontrate, di gusto del bello per quanto visto. Davide Luppi


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eventi

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Scuola, mercatino, fiaccolata multietnica e “moc du maron”

Lo scorso 7 novembre è stata una giornata ricca di eventi in quel di Palata Pepoli. Si è cominciato nel primo pomeriggio con il mercatino degli alunni delle scuole “Paltrinieri” e “Pizzoli” di Palata, una tradizione nata tanti anni fa da un’idea delle allora maestre ma, ultimamente, sospesa causa covid. I genitori, viste le difficoltà della dirigenza scolastica nel mettere a disposizione gli spazi, hanno chiesto all’Associazione Palata… e dintorni la disponibilità per la realizzazione del mercatino. Potevamo dire di no? Così dalle 15.30 genitori e studenti si sono ritrovati per riporre e sistemare su tavoli i prodotti della terra, verdura, frutta ecc. all’interno del cortile della chiesa, oltre a banchetti con libri e giochi, insomma, una specie di mercato rionale. Il momento più bello è stato quando verso le 18.30 i bambini, insieme ai genitori, hanno sfilato per le vie del paese illuminati dalle fiaccole che nelle giornate precedenti erano state realizzate dagli alunni con laboratori dedicati. È stata una “lanternata” colorata, allegra e multietnica, infatti la scuola di Palata è un vero e proprio laboratorio di integrazione da oltre vent’anni. Ci chiediamo come mai, in una regione così sensibile all’integrazione, questa scuola non possa diventare punto di riferimento e di studio in cui investire risorse per farne un vero e

proprio laboratorio di studio. Dopo la fiaccolata è stato il momento di “Mod du maron”; accompagnati dalle note musicali di Martina, dalle fragranti frittelle di Alba e Ernestina, dal vin brulè di Sandro, dalla salsiccia di GjoKa, dalla cioccolata di Marina, dai marroni cotti da Riccardo e tanto altro ancora. L’atmosfera è stata davvero emozionante, riscaldata dai falò accesi nel cortile. Vi aspettiamo il prossimo 23 dicembre per vivere insieme l’atmosfera del Natale, tra luci e colori, trascorrendo insieme alcuni momenti con musica, giochi e allegria. Per Palata…e dintorni Giulio Bedendi

La prima sagra della polenta della Proloco Dopo diversi incontri e confronti, la Proloco di Dodici Morelli ha deciso di dar vita di nuovo ad un evento già collaudato negli anni precedenti: la famosa Sagra della Polenta. Si è discusso sul se e sul come procedere e soprattutto se c’erano le forze e le condizioni (visto il periodo di pandemia che ancora stiamo vivendo) per ricominciare. Quindi tirate le somme ci si è messi in gioco. Sono stati giorni d’intenso lavoro organizzativo, ma portato avanti da tutti con grande impegno e collaborazione. Partire da zero non è stata una passeggiata, considerato che per molti era la prima esperienza. Alla fine però il risultato è stato ottimo. Un dovuto ringraziamento va quindi a tutti i volontari che si sono messi a disposizione per la riuscita di questo evento, ai ragazzi che per quattro serate si sono adoperati per il funzionamento del servizio ai tavoli, svolto tra l’altro in modo ineccepibile, a coloro che si sono districati tra i fornelli, al presidente della Proloco Enrico Govoni ed+ al vicepresidente Michele Guerra, che hanno guidato tutti questi momenti per far sì che tutto funzionasse alla perfezione. Un caloroso ringraziamento va inoltre alla fondazione Don Giovanni Zanandrea che domenica 21 novembre si è unita a noi collaborando nelle varie mansioni (cucina, sala e bar). Un’esperienza davvero unica che ha insegnato tanto anche a noi. Ce l’abbiamo messa tutta per soddisfare i vostri palati. Sperando di esserci riusciti vi aspettiamo di nuovo nel 2022. Roberta

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eventi

Camminiamo

Una sagra per tutti

La conclusione dell’edizione della sagra della polenta 2021 di Dodici Morelli ha avuto un impatto molto importante. Nella giornata di domenica 21 novembre hanno infatti preso parte all’organizzazione anche ospiti e operatori della fondazione Don Giovanni Zanandrea. “Per noi della fondazione queste occasioni sono preziosissime, non solamente per il fatto che l’incasso sia stato devoluto alle nostre attività (per il quale non potrei ringraziare mai abbastanza gli organizzatori), ma soprattutto per quanto, giornate

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come queste, rappresentano per noi operatori e per i ragazzi. È l’occasione per ribaltare il concetto di disabilità e per creare una comunità coesa dove tutti aggiungono il proprio mattoncino per raggiungere l’obiettivo finale. Noi ci siamo divertiti molto e siamo convinti che l’allegria e lo spirito dei nostri ragazzi siano stati uno dei motori per la buona riuscita della giornata”: queste le parole del direttore Enrico Taddia. Anna Fortini

EVENTI

50 anni di matrimonio di Lorena e Mario

Anniversario di 50 anni di Matrimonio di Lorena e Mario. Cari mamma e papà, tanti Auguri! Il vostro impegno, la vostra storia, ricca di tanti eventi, sono un esempio stupendo di come l’Amore, benedetto da Dio, si manifesti in tutta la sua forza. Sara Virna Paola

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Insieme

socio-politica e musica e fede

MARCIA NAZIONALE PER LA PACE 2021

Gli organizzatori della 54ª Marcia Nazionale per la Pace di fine anno – Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, Caritas Italiana, Azione Cattolica Italiana, Pax Christi Italia con la Diocesi di Savona-Noli – comunicano che il prossimo 31 dicembre, a Savona, si svolgerà la Marcia della Pace. Lo scorso anno, a causa della pandemia, abbiamo dovuto rinunciare a questo appuntamento ormai diventato tradizionale, iniziato a Sotto il Monte nel 1968. In questi giorni è stato reso noto il titolo del Messaggio di Papa Francesco per la 55ª Giornata Mondiale della Pace (1° gennaio 2022): “Educazione, lavoro, dialogo tra le generazioni: strumenti per edificare una pace duratura”. Papa Francesco individua tre vasti contesti oggi in piena mutazione per proporre una lettura innovativa che risponda alle necessità del tempo attuale e futuro, invitando tutti “a leggere i segni dei tempi”. Nelle prossime settimane verrà reso noto il programma dettagliato della Marcia, con le indicazioni logistiche, le testimonianze e i temi principali che verranno affrontati nelle varie tappe. Si prevede l’inizio intorno alle 17.30 da piazza Mameli per ascoltare, in silenzio, alle 18, la campana che ogni giorno batte 21 rintocchi per ricordare i morti di tutte le guerre. La conclusione sarà alle 22.30 con la Santa Messa in Duomo, trasmessa in diretta da Tv2000. Nella convinzione che la Pace è il bene supremo che tutti insieme dobbiamo costruire, e

quanto viviamo anche in questi giorni ce lo conferma, invitiamo uomini e donne di buona volontà a segnarsi questo appuntamento per partecipare, la sera del 31 dicembre, alla Marcia per la Pace a Savona. Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace Diocesi di Savona-Noli Caritas Italiana Azione Cattolica Italiana Pax Christi Italia Roma, 19 novembre 2021

NINNA NANNA DI NATALE

Nel nostro quotidiano è quasi impossibile, nel periodo natalizio, scindere la musica dalle comuni tradizioni spirituali o pagane che esse siano. Durante le caotiche giornate che il commercio natalizio quasi ci impone di affrontare, la musica è onnipresente: nei centri commerciali, nelle messe in onda televisive, nelle piazze, nelle rappresentazioni teatrali che in questo periodo fioriscono ed ovviamente nelle più sentite celebrazioni liturgiche. Si parte da un allegro Jingle Bells insegnato ai bimbi a scuola durante la lezione di lingua straniera, per passare ad un Santa Claus is Coming to Town suonato in qualche bir-

reria per ritrovarsi immersi nella più tradizionale ed evocativa Tu Scendi dalle Stelle. Nel nostro quotidiano la musica natalizia, qualunque essa sia, è bella, o meglio, ci piace... Ci rasserena, ci fa fischiettare, ci porta col pensiero a cose belle o, più semplicemente, riesce a farci trascorrere un attimo che a volte sembra non voler trascorrere mai. E mi piace tanto teneramente pensare a Maria quando, nella notte dei tempi, durante tutto quel frastuono di eventi, ha dovuto placare il pianto del suo piccolo e, stringendolo al petto, gli ha intonato una ninna nanna per farlo sentire al sicuro vicino al suo cuore. Nel nostro quotidiano... Ma in questo periodo, dove volenti o nolenti, bisogna in qualche modo fare i conti con quel “Bambino” che ha rivoluzionato il mondo, la riflessione mi porta tristemente a pensare ad un altro quotidiano: il “loro”. Nel loro quotidiano la musica non esiste, i suoni che li circondano non sono certo quelli delle allegre melodie, sono invece quelli degli spari, delle urla di dolore, della disperazione, dei pianti inconsolabili delle loro madri... nel quotidiano di questi bambini il suono che li circonda e li sovrasta è quello della guerra! Così sarà la mia preghiera... che il nostro quotidiano possa diventare anche il loro e, soprattutto, che ognuna fra quelle piccole indifese creature possa avere una ninna nanna di Natale da ascoltare.

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Elisa Ardizzoni


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cicloturismo culturale

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“La Spirale della Curiosità” In giro alla scoperta… del Guercino GUERCINO: PIETRA MILIARE DEL BAROCCO SEICENTESCO Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino per uno strabismo congenito, nasce a Cento nel 1591 e muore a Bologna nel 1666. È uno dei pittori più raffinati del 600 italiano. Pur avendo un problema agli occhi, egli aveva una grande capacità di osservazione ed un’enorme sensibilità cromatica. È conosciuto inoltre come persona ingegnosa, di grande bontà d’animo e di profonda generosità. Le prime ed importantissime notizie sul Guercino le traiamo dal Capitolo sul Guercino di un libro FELSINA PITTRICE dello Storico Carlo Cesare Malvasia, 1678. Le fonti lo descrivono come religioso, umile ed infaticabile, insensibile al successo ed indifferente alla ricchezza (una pala del Reni costava 3600 ducatoni d’argento, mentre lui si faceva pagare solo 1200 ducatoni d’argento). Preferiva a tutto lo studio, la pace, l’amicizia e la virtù. L’umiltà e la tranquillità d’animo caratterizzarono la sua vita non priva di interrogativi esistenziali nella salda consapevolezza di una condizione umana fugace ed effimera. Grandissimo artista ed artigiano e grande esponente del Barocco seicentesco, pur avendo avuto un successo enorme nel diciassettesimo secolo e pur essendo uno fra gli artisti più “copiati” anche nei secoli successivi (v. Bartolozzi ed altri…) non ha mai avuto quel riverbero internazionale nel XX° secolo che di sicuro avrebbe meritato. Alla fine dell’ ’800 ed all’inizio del ‘900 facevano a gara tutti i critici nel trovare difetti e problematiche soprattutto nel Guercino della “maturità” mettendolo in confronto con il primo Guercino, più spontaneo ed efficace. Dobbiamo la definitiva consacrazione a Maestro Internazionale e a Genio del ‘600 solo dopo gli studi del Sir Denis Mahon che ha dato al Guercino tutto il valore che si merita. Guercino iniziò la sua carriera prestissimo (una sua Madonna della Ghiara risale a quando aveva solo 8 anni), frequentando come garzone uno sconosciuto artigiano ed in seguito il quadraturista Paolo Zagnoni ed in seguito a bottega presso Benedetto Gennari senior (1563-1610). Guercino però non si accontentava: gli bastò vedere “La sacra famiglia con San Francesco” di Ludovico Carracci (La Carraccina - 1591) (fig. 1) realizzata per la Chiesa dei Cappuccini di Cento per allinearsi con il meglio della ricerca artistica del momento. Da questa tela del Carracci, Guercino derivò il suo modo di intendere l’Arte come comunicazione adatta alla gente comune: a) L’umanizzazione del divino b) Il linguaggio dei gesti e degli sguardi c) La semplice e naturalistica rappresentazione degli affetti e dei sentimenti. A questo proposito possiamo affermare che la vera prima affermazione o una prima grande iniezione di fiducia il Guercino la ebbe dagli scritti epistolari che Ludovico Carracci indirizzò a Ferrante Carli (poeta e collezionista) quando il Guercino venne a Bologna per eseguire certi quadri per il Sig. cardinale arcivescovo Alessandro Ludovisi scrivendo: “Quivi è uno giovane di patria di Cento che dipinge con tanta facilità de invenzione e gran disegnatore e felicissimo coloritore, e mostro di natura e miracolo da fare stupire a chi vede le sue opere.” Anche lo Scarsellino (grande talento da paesaggista) e Carlo Bononi soprattutto ebbero una grande influenza sul Guercino

che, quando si trovava a Ferrara, non perdeva occasione di visitare gli affreschi di Bononi a Santa Maria in Vado. Importantissimo per l’evoluzione del Guercino fu il quadro “Et in Arcadia Ego”, un quadro che esprime affetti e stimola le nostre emozioni. Quando Guercino dipinge “Et in Arcadia Ego” aveva iniziato a lavorare a Bologna prima per il Cardinale Alessandro Ludovisi (1617) poi per Jacopo Serra (1619). Nello stesso 1619 Guercino dipinge un capolavoro (La vestizione di San Guglielmo) che rappresenta la maturità artistica del pittore centese. Dopo questo quadro il Guercino venne chiamato a Roma da Alessandro Ludovisi quando divenne Papa con il nome di Gregorio XV° (1621). Qui a Roma produsse tante opere ma veramente significativa fu la mastodontica “Santa Petronilla” per San Pietro, che segnerà il definitivo passaggio dal Naturalismo della Vestizione di San Guglielmo ad un idealismo molto vivo e carnale, ma già vicino al classicismo emiliano. A Roma Guercino era già quotatissimo ed aveva una carriera aperta e sicura. Purtroppo Papa Gregorio XV° muore poco dopo, nel 1623, e Guercino perde il protettore principale e decide di tornare a Cento con l’intento di organizzare con i Gennari una bottega che fosse all’avanguardia per qualità e capacità produttive. (fig 2: Cristo Risorto appare alla madre, 1628-1630, e fig. 3: Madonna col bambino benedicente, 1629). Hanno fatto parte attiva della bottega vari pittori che, in collaborazione col Guercino, hanno prodotto tante opere: Paolo Antonio Barbieri, Benedetto Zallone, Lorenzo Gennari, Bartolomeo Gennari, Benedetto Gennari junior, Cesare Gennari e Matteo Loves. E al ritorno da Roma Guercino dovette sciogliere e superare le soggezioni ed i confronti con Caravaggio e Guido Reni. Decise inoltre di rimanere sempre in Emilia, avendo la consapevolezza che non era indispensabile recarsi in grandi centri per essere all’avanguardia e contando sulla sua Arte Sublime. Infatti come quando era più giovane, egli si sposto’ solo fra Cento e Bologna, fra Reggio Emilia e Piacenza, fra Modena e Sassuolo. Dopo la morte di Guido Reni (1642) divenne il più importante rappresentante della Scuola bolognese, il più famoso ed apprezzato in Europa. (fig. 4: Crocifissione con la Madonna, la Maddalena e San Giovanni Evangelista, 1643-1645) Guercino capì comunque che per poter lavorare ed acquisire la clientela del Reni era necessario spostarsi a Bologna e comperò una bella casa in centro, proprio dietro alla Chiesa di San Pietro. Essa era ubicata in Via Sant’Alò, e la prese in due momenti diversi essendo una casa imponente e che doveva servire da abitazione, laboratorio e mostra permanente. Si deve sottolineare qui che vi era una grande differenza fra Guercino e Guido Reni: mentre “Guercino cercava la bellezza nella realtà, Reni la trovava nell’idea” (Gnudi). Egli capì inoltre che si poteva fare grande arte anche lontano dalle Corti dei Grandi (come quella di Carlo I d’Inghilterra o come quella francese di Maria de’ Medici che lo volevano) . Tutti gli artisti del periodo cercavano un contatto diretto con la grande Committenza, ma lui no. Era il suo STILE.

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Antonio Gallerani


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cicloturismo culturale e poesia

CISPADANA

(STRADA O AUTOSTRADA??)

(dal Comitato FE.CE.MI.RO)

Dilemma che scuote le menti e le vite di moltissimi cittadini sparsi lungo il percorso di 67 km che dovrebbe collegare Ferrara con Rolo (o la A13 con la A22). Dico dovrebbe perché con una storia di oltre 40 anni e con un progetto già pronto alla fase operativa nel 2004 per la strada a scorrimento veloce, nel 2005 la Regione Emilia-Romagna ha deciso di trasformare il progetto già perfezionato in AUTOSTRADA, e ancor più con soddisfazione: “PRIMA AUTOSTRADA REGIONALE”. E TUTTI I PROBLEMI NASCONO DA QUI!!! Dal fatto che dopo quasi 17 anni da questa decisione non si è concluso nulla. Non si è nemmeno arrivati alla fase esecutiva (l’Europa ha chiesto molte modifiche in tema ambientale e di sostenibilità). Poi si devono considerare i problemi economici che forse non possono essere coperti (si parla di 1 miliardo e mezzo a fronte di 210 Milioni per la strada in buona parte già realizzata). Di grande importanza poi è il grande incremento previsto (v. Ravenna, Poggio Rusco, Parma ed il Veronese) del traffico merci su rotaia, che renderà obsoleta ed inutile una

eventuale Autostrada. Ancora è mal sopito il desiderio dei Centesi (e non solo) di riappropriarsi di un collegamento su rotaia con i Centri importanti vicini. Ed ultimo ma non per importanza il pericolo per cui, se si aspettano altri 15-20 anni (per il progetto AUTOSTRADA è possibile!!!) , questa arteria potrebbe vedere la luce quando ormai il Centese sarà deindustrializzato e spopolato. Ed a quel punto se avremo perso anche molti ettari di terreno coltivabile, potremmo perdere industrie ed agricoltura!!! Ed i paesi come XII MORELLI, BUONACOMPRA, ALBERONE, RENO CENTESE, RENAZZO E PILASTRELLO sarebbero destinati ad un inesorabile declino con deprezzamento di terreni, case ed ogni proprietà. A QUEL PUNTO CHE COSA CE NE FACCIAMO DI UN’AUTOSTRADA? Quindi chiediamo al Sindaco di Cento di riconsiderare tutto ciò in modo da accelerare la costruzione della “STRADA A SCORRIMENTO VELOCE”. Tutti ne avremmo giovamento!!! FRA 5-6 ANNI POTREBBE ESSERE TARDI!!! Antonio Gallerani per contatti: dr.gallerani@gmail.com

Gommoni al mare

In occasione della visita del Santo Padre Papa Francesco al centro di accoglienza per rifugiati di Lesbo (Grecia) Gommoni al mare Ho passato Estati bellissime In gommone per mare Ora vedo gommoni Affondare

E famiglie affogare Al mare I nostri bambini Vanno a giocare, Altri bambini Nel mare Vanno ad annegare Le nostre coscienze Affondate Nell’abisso

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Dell’indifferenza Quanta sofferenza Affondata Nell’abisso Dalla nostra indifferenza C’è un bimbo Sulla spiaggia In riva al mare, Che in un mondo normale Non sarebbe mai dovuto affogare A.P.


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i presepi

LA METEOFESTA, IL NATALE E IL SENSO

Alcuni anni fa, durante una domenica primaverile particolarmente piovosa, un amico mi disse: “ma perché oggi che piove dobbiamo far festa? Sarebbe meglio andar a lavorare e stare a casa domani. Le previsioni han detto che ci sarà sole tutto il giorno!”. Lo guardai stupito. Mi estraniai un attimo e alla fine sorrisi. Sì, avrei potuto ricordargli che la domenica facciamo memoria della risurrezione di Gesù, che questo è il giorno da santificare dedicandolo a Dio e riposandosi da qualsiasi lavoro. Ma che senso aveva? E così, avvicinandosi le feste natalizie, il pensiero corre a quel pomeriggio piovoso e mi chiedo: ma che senso ha il Natale? Qualcuno, qualche due o forse molti di più, si chiedono se non sia il caso di smetterla di festeggiarlo, il Natale, e di augurarci un semplice: buone feste. Così non si urta chi non è cristiano. Penso che in realtà questo finto perbenismo mascheri quello che siamo. Degli ipocriti che han perso il senso della vita. Un Dio che si fa uomo, se ci si pensa, è un avvenimento unico. Talmente semplice che ha solo due opzioni: o ci si crede o lo si rifiuta. Quel che non ha senso è mix fra queste due opzioni. Il messaggio è semplice, alla portata di tutti. E infatti da duemila anni a questa parte l’hanno accolto, in primis, i semplici e gli umili di cuore. Ai pastori di Betlemme, non pareva vero che quel bambino, crescendo, vivesse in modo frugale come loro, parlasse un linguaggio che va diretto al cuore e accogliesse gli ultimi senza giudicarli ma amandoli. Pare logico che qualcuno abbia pensato che una persona simile, potesse non essere solo un uomo ma il Figlio di Dio. D’altronde, se il desiderio di Dio alberga nel cuore di ogni uomo, è pur vero che solo un uomo che fosse veramente Figlio di Dio, avrebbe potuto stimolare la razionalità dei tanti uomini che incontrandolo han percepito da subito la gioia che nasceva da questo incontro. Una gioia che ancor oggi sperimenta chi Lo incontra. E che non può nascondere agli altri. Non la si può tacere. Perché una gioia silente è la negazione stessa del sostantivo che più desideriamo sperimentare. Il Figlio di Dio, la cui nascita attendiamo in questo periodo di Avvento, è l’essenza stessa della gioia. Per questo non dobbiamo vergognarci di gridarlo a tutti. Non per sopraffare qualcuno ma per renderlo partecipe di una ri-nascita che può esser segno tangibile di speranza per chiunque sia disposto ad aprire il proprio cuore all’altro. Questo è il senso del Natale. Questo è il senso della nostra vita. Esser felici a causa di un Bambino che ci chiede solamente di esser accolto accogliendo l’altro che ci sta accanto. E così, che piova o ci sia il sole, sarà per sempre festa. Massimiliano Borghi

Il dono del Natale Il dono di Natale Sento il respiro del mondo farsi uno, in un piccolo nido l’Amore diventa Tutto in Qualcuno. È da solo, è nel freddo, è un bambino, nasce povero e umile, sembra niente, nessuno. Eppure… ci sono stelle a vegliarlo gli Angeli attendono di festeggiarlo tutti lo cercano per adorarlo. È il Signore che si è fatto uomo per parlare con l’uomo e capirlo, ascoltarlo, salvarlo.

Incontro preti Lucia G. del vicariato

È Natale, è la sera in cui tutto l’Amore di Dio si è incarnato in un bimbo per donarsi e donarlo.

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avvisi CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALEDODICI MORELLI 1-12-2021 Mercoledì 1° dicembre si è tenuto presso i locali dell’oratorio il consiglio pastorale parrocchiale aperto a tutti. L’ordine del giorno prevedeva: preparazione del tempo di Avvento e del Natale Cammino del catechismo Progetti di pastorale giovanile varie ed eventuali Don Paolo ha riferito che in preparazione alla festa dell’Immacolata sarà organizzato un triduo dal 5 al 7 dicembre: domenica 5 il momento di preparazione sarà inserito nella S. Messa, il 6 e il 7 alle ore 20,30 ci sarà la liturgia della parola gestita da laici: Brunino e Barbara. La Novena di Natale sarà alle ore 20,30 in Chiesa dal 16 dicembre. Per i bambini e le famiglie verrà fatto un momento di riflessione in preparazione al Natale il 22 dicembre alle ore 18,30. Mercoledì 22 dicembre alle 20,30 si terrà la Liturgia penitenziale a Galeazza. Don Paolo ha comunicato che la Messa della Vigilia di Natale ogni anno sarà celebrata a rotazione in una parrocchia diversa; quest’anno verrà celebrata alle ore 23 a Bevilacqua. A Dodici Morelli il 25 la messa sarà alle 10, mentre domenica 26 dicembre la messa seguirà l’orario festivo cioè alle ore 17,30. E’ stata chiesta la disponibilità per fare il presepe in chiesa. La parrocchia sta investendo molte risorse per le attività in

oratorio rivolte ai ragazzi ed è stato organizzato un campo invernale per le medie e le superiori. Don Paolo ha espresso un po’ di delusione per la scarsa partecipazione dei genitori alla presentazione dei campi invernali per i ragazzi. Per sostenere le attività della parrocchia, essendoci poche entrate, don Paolo ha proposto che le famiglie che lo desiderano ogni mese versino una quota attraverso la banca. Infine il parroco ha riferito che la Curia è favorevole alla messa a norma del teatro purché abbia funzione di sala polivalente, e Matteo si sta interessando per la documentazione richiesta.

LA PAROLA DEL VICARIO Da più parti abbiamo sentito parlare di Sinodo e in molti l’attendiamo con Speranza. È il cammino che siamo chiamati a fare insieme come Chiesa uscendo da ogni possibile divisione tra “noi” e “loro” in qualunque dimensione ecclesiale sia vista, sia essa “verticale” che “orizzontale”. La condizione per farlo è crescere nella Comunione. Del resto se la parola Sinodo significa camminare insieme o strada condivisa, questo non è possibile farlo da estranei o da semplici vicini. È la sostanziale differenza che corre tra il condividere uno spazio e mescolare le proprie vite con quelle altrui. È la sostanziale differenza tra essere su un autobus -insieme nella stessa direzione ma ognuno per conto proprio, quasi indifferente all’altro- ed essere famiglia. Il primo passo dunque per essere parte di questa storia che il Sinodo crea e cambia è cercarci, condividere, ascoltarci per essere poi in grado di farlo con tutti. Per questo anche come Zona e Vicariato, in attese di piste pratiche, ci incontreremo come Consigli Pastorali e Assemblee di Zona. Lo spazio

che la Diocesi ci chiede di utilizzare è soprattutto l’inizio di Febbraio dopo che l’11 Dicembre il Vescovo, nell’assemblea diocesana, avrà tracciato le linee ed il 13 Gennaio avrà offerto un percorso per tutti coloro che saranno chiamati a favorire la costruzione di questo cammino, portando il nome di “facilitatori”. Parlarne alla vigilia di Natale non è fuori luogo. Perché il Mistero della Bellezza che celebriamo a Natale è quello di poter chiamare Dio “fratello” oltre che Padre perché Egli è l’Emmanuele, il “Dio con noi”, che cammina e fa strada con noi. Natale è

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il Sinodo perfetto perché è la Comunione fattasi concretezza per dono e per Grazia. Ma come nel Battesimo siamo fatti Figli ma per esserlo dobbiamo impararlo dall’Unigenito Figlio di Dio, così anche la Comunione che il Natale ci dona abbiamo bisogno di apprenderla ed esercitarla, anche nel Sinodo che, certo, per qualcuno sarà un altro tentativo “a vuoto” ma, per la nostra Zona, sarà comunque l’ennesima occasione. Perderla o trasformarla in crescita appartiene a noi. Don Marco Ceccarelli


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NOTA DI CHIARIMENTO PER L’UTILIZZO DEI LOCALI DELLA PARROCCHIA DI DODICI MORELLI Il Consiglio Pastorale del mese di settembre 2021 ha deciso che i locali della chiesa saranno adibiti esclusivamente per le attività pastorali della parrocchia. Questi spazi saranno utilizzati anche da associazioni – come la Proloco, i volontari del calcio, Adelante, che organizzano attività a beneficio della comunità. In ogni modo, ogni caso è un caso e valuteremo con attenzione le richieste per dare un tono coerente alle nostre attività. La parrocchia è fatta di volontari e, di conseguenza, abbiamo deciso di dare delle priorità nel nostro servizio. Ci muoviamo nel servizio ai bambini e ai ragazzi – catechesi, oratorio, laboratori di varia specie, doposcuola-, nella liturgia con il coro degli adulti e dei ragazzi. Abbiamo attivato il servizio Caritas per aiutare le persone in difficoltà. Inoltre, da circa un anno, funziona il servizio di segreteria parrocchiale aperto tutti i giorni. Tanti servizi, tutti coperti dal volontariato. Dall’inizio dell’anno abbiamo investito diversi finanziamenti per ammodernare i locali in vista di un progetto oratorio aperto ai bambini e ragazzi della comunità. Questo progetto prevede un funzionamento pomeridiano quotidiano di apertura, sia per il doposcuola, che per i laboratori messi in atto e per le sale a disposizione dei ragazzi che intendono trovarsi per giocare o per stare insieme in un locale caldo e accogliente. Abbiamo pensato di dare un’opportunità ai ragazzi soprattutto nei mesi invernali. Chiunque può entrare in questi locali, a patto che ne rispetti la

natura e la comunità che li accoglie. Per questo abbiamo deciso di concentrare questo servizio sulle priorità che ci siamo dati nel Consiglio Pastorale e che riteniamo specifico del cammino della nostra comunità che si riconosce nel Vangelo. Compleanni, feste private, oltre a richiedere tempo prezioso per la gestione (disponibilità per aprire i locali, presentarli puliti, chiudere, rispondere alle chiamate degli interessati, ecc), riteniamo che possano essere organizzati in altri luoghi più idonei. Noi non abbiamo tempo sufficiente per tutto quello che ci viene richiesto. Grazie per la comprensione. d. Paolo

PROGRAMMA PASTORALE

LUNEDI 20 DICEMBRE 2021-DOMENICA 9 GENNAIO 2022 LUNEDÌ 20 20,30 Consiglio affari economici Dodici Morelli MARTEDÌ 21 Ore 20,30 Studio biblico MERCOLEDÌ 22 17,30-19 confessioni a Galeazza Ore 20,30 liturgia penitenziale con confessione comunitari per le 4 parrocchie a Galeazza GIOVEDÌ 23 15-18 Confessioni a Palata Pepoli 18,15 vespri e messa Palata Pepoli 20,30 Consiglio affari economici Palata Pepoli

DOMENICA 26 SACRA FAMIGLIA Ore 10 Bevilacqua Ore 10 Galeazza Ore 11,30 Palata Pepoli Ore 17,30 Dodici Morelli 27-30 dicembre campo invernale superiori a Minozzo – RE VENERDÌ 31 Nelle parrocchie si recita il Te Deum

VENERDÌ 7 20,30 consiglio affari economici Bevilacqua DOMENICA 9 Ore 10 Bevilacqua Ore 10 Galeazza Ore 11,30 Palata Pepoli Ore 17,30 Dodici Morelli

SABATO 1° GENNAIO 2021 MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO Ore 10 Bevilacqua Ore 10 Galeazza Ore 11,30 Palata Pepoli Ore 17,30 Dodici Morelli

VENERDÌ 24 7 lodi Palata Pepoli 9-12 confessioni a Dodici Morelli 16-18 confessioni a Bevilacqua Ore 23 messa della vigilia a Bevilacqua per le 4 parrocchie

DOMENICA 2 Ore 10 Bevilacqua Ore 10 Galeazza Ore 11,30 Palata Pepoli Ore 14 partenza campo invernale medie 4P a Minozzo RE fino a mercoledì 5 Ore 17,30 Dodici Morelli don Pietro

SABATO 25 NATALE DEL SIGNORE Ore 10 Dodici Morelli Ore 10 Galeazza Ore 11,30 Palata Pepoli Ore 17,30 Bevilacqua

GIOVEDÌ 6 EPIFANIA Ore 10 Bevilacqua Ore 10 Galeazza Ore 11,30 Palata Pepoli Ore 17,30 Dodici Morelli

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Incontro preti del vicariato


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intervista del mese

MICHELE SANTI E LA PASSIONE PER LA MUSICA

Il nostro territorio conserva, presso le chiese, organi di pregio che chiedono soltanto di essere valorizzati. Michele Santi ha fatto questo organizzando e suonando la tromba barocca in occasione dei concerti di Palata Pepoli e Bevilacqua, portando con sé musicisti e cantanti che hanno saputo creare bellezza. Michele è originario di Dosso ma ora vive a Bevilacqua con la moglie e i due figli. Parlami dei tuoi inizi. Ho imparato a suonare la tromba nella banda di San Carlo. Avrò avuto 10-11 anni. Il Presidente della banda, Renzo Caleffi, era anche il segretario locale del PCI ed i figli dei compagni venivano arruolati. Io ero uno di quelli. La passione è nata in quegli anni e in quel contesto.

Quali sono stati i tuoi studi? Mi sono diplomato geometra e contemporaneamente ho frequentato il conservatorio di Ferrara. Ho due lauree specialistiche: una in tromba moderna e una in tromba rinascimentale e barocca. Non vivi solo di musica. Sono Luogotenente dei Carabinieri, lavoro nell’ufficio logistico del Comando Legione Carabinieri Emilia-Romagna a Bologna.

godere di musica di qualità. Lo si può fare solo attraverso la collaborazione. Gli organi delle nostre chiese sono di assoluto pregio e potrebbero essere meglio conosciuti attraverso un festival organistico del territorio.

E poi insegni…. Al conservatorio “Bruno Maderna” di Cesena tengo il corso di Tromba barocca.

Con quale augurio possiamo concludere questa intervista? Augurandoci che possano essere sempre più le occasioni di fare, ascoltare e gioire della musica.

Quando ti prepari? Tutti i giorni, dedico allo studio almeno un’ora e mezza. Il musicista è come un atleta: raggiunge dei risultati solo con ore e ore di esercizio. Quando ci si lamenta dei cachet degli artisti occorrerebbe ricordarsi che dietro una prestazione, anche se breve, ci sono intere giornate di preparazione.

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Dove hai suonato e in quali importanti occasioni? La mia specializzazione in tromba barocca mi ha permesso di far parte di orchestre con strumenti antichi e partecipare a festival organistici in tutta Europa. A metà dicembre andrò a Barcellona per eseguire l’oratorio di Natale di J.S. Bach, sono stato negli Stati Uniti al Metropolitan di New York, a Tokio ospite della TV giapponese, in molte capitali europee, in Italia un po’ ovunque.

Dodici Morelli, Bevilacqua, Galeazza e Palata Pepoli

Qualche esperienza all’estero che ti ha colpito? In Germania, a Brema, durante la celebrazione in una chiesa protestante, la gente comune cantava i corali di Bach che noi stavamo eseguendo. È un segno di grande attenzione per la musica che ho registrato, a quei livelli, solo in quella nazione. Organizzano spesso concerti di qualità in castelli e abbazie abbinandoli per esempio alla degustazione dei loro prodotti locali. File di persone all’ingresso. Parliamo di organi. L’organo nasce come strumento per accompagnare la liturgia. Un valore aggiunto per la comunità ed il coro. La chiesa, soprattutto nelle realtà più isolate rappresenta un teatro sacro che ha portato la musica là dove altrimenti non sarebbe mai arrivata. L’organo, specialmente con la letteratura ottocentesca, ha veicolato i più bei passi del repertorio belcantistico nelle piccole comunità. Il mio desiderio è che la gente dei nostri paesi possa

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