5 novembre 2015

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L’ osservatore d’ Italia QUOTIDIANO INDIPENDENTE DI INFORMAZIONE WWW.OSSERVATOREITALIA.IT

Giovedì 5 Novembre 2015

Anno IV Numero 154

Direttore Responsabile: Maria Chiara Shanti Rai (Chiara Rai) - Editore: L’OSSERVATORE D’ITALIA Srls - Tel. 3457934445 / 3406878120 - Fax. 02700505039 - Email: direzione@osservatoreitalia.it Aut. Tribunale di Velletri (RM) 2/2012 del 16/01/2012 / Iscrizione Registro ROC 24189 DEL 07/02/2014

CASO ELENA CESTE: 30 ANNI DI CARCERE PER MICHELE BUONINCONTI

VERGOGNA! di Domenico Leccese a pagina 2

GIUSTIZIA ALL’ITALIANA

Maurizio Falcioni si è visto ridurre di quattro anni la condanna di I grado per aver ridotto in fin di vita la convivente di 19 anni, Chiara

Insidioso Monda. La ragazza ha subito pesantissimi danni al cervello, e la sua situazione è ancora di totale gravità. L’editoriale

di Cinzia Marchegiani

GRAZIE CHIARA CHE CI APRI

In primo grado gli erano stati inflitti 20 anni di reclusione per aver ridotto in fin di vita la convivente di 19 anni, Chiara Insidioso Monda, ...

GLI OCCHI di Chiara Rai

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U na donna che non sarà più piena-

Il Commento

mente tale capace di fare dei figli come tutte, di vivere la propria femminilità, la propria vita senza dipendere dagli altri. Una ragazza che ha una grande missione: portare sulla sua stessa pelle i segni indelebili di una violenza irreversibile. Chiara non ha avuto giustizia per quello che ha subito. Poco più di una bambina, ha visto in faccia la morte ed è entrata in coma per le botte che ha preso da chi diceva di amarla senza potersi ribellare ad un destino che l’ha voluta costretta su una sedia a rotelle per il resto dei suoi giorni. Il suo aguzzino, il verme che le ha strappato via il futuro invece ha avuto uno sconto di pena in appello. Risentimento, rabbia, indignazione, schifo: ecco cosa prova la stragrande maggioranza degli italiani per una “sentenza vergogna”. Ha ragione Maurizio Insidioso, papà di Chiara, che ha definito “l’Italia un paese dove non c'è dignità”, un paese dal quale fuggire: “Oggi mi piacerebbe avere la possibilità di sapere che potrei portarti via da questa Italia...bruciare la mia carta d'identità sarebbe un sogno... io non mi sento ... Continua a pagina 2

IL PESCE PUZZA DALLA

TESTA, MA PUZZA OVUNQUE di *Fabrizio Santori

Q uesta storia dei municipi che re-

stano in carica è assurda ed è il frutto di una interpretazione giuridica della normativa inaccettabile e fortemente irregolare. È l'ennesima conferma che il prefetto Gabrielli, che ha deciso di mantenere in piedi i municipi, agisce interpretando incidentalmente il pensiero di Renzi con il supino silenzio del ministro Alfano. Questa decisione ritengo sia stata presa per salvare chi è strettamente connesso con l'ex sindaco Marino e la sua giunta che è stata cacciata dal Campidoglio. I municipi di Roma devono essere sciolti perchè il Partito democratico e Sel hanno fallito e non possono continuare a governare la città di Roma con 14 municipi su 15. Le istituzioni vanno rispettate insieme ai cittadini che si attendevano un azzeramento totale. Il pesce puzza dalla testa, ma puzza ovunque. Perciò, una volta fatto fuori Marino, è vergognoso che i municipi di centrosinistra ... Continua a pagina 2

ASSOLTO L'EX MINISTRO MANNINO

Eleganza e accoglienza al centro del mondo Grand Hotel Palace - Roma

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VAFFA “GI”: SALVINI COME GRILLO

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Eleganza e accoglienza al centro del mondo Grand Hotel Palace - Roma


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PRIMO PIANO

L’osservatore d’Italia

dalla prima l’editoriale di Chiara Rai ... rappresentato più da nessuno in questo paese...si fanno ricorrenze... si fanno salotti e si parla di violenza sulle donne..ma al dunque chi fa del male a una donna ne esce sempre meglio di chi è vittima”. Parole sacrosante intrise di dolore, quello provato da un genitore che ha generato una figlia sana e libera e che si ritrova una donna massacrata, un vegetale. Una creatura meravigliosa che ci sta dando una lezione enorme, la “guida” di papà Maurizio e di

tante persone che guardandola potranno dire NO alla violenza di quei miseri esseri che non sono degni neppure di essere chiamati uomini. Chiara continuerà a brillare sempre nel cuore di tutti e a darci tanta forza ma quell’essere immondo, come tanti ve ne sono, sarà costretto a sostenere un peso che finirà con lo schiacciarlo per sempre, nella più angosciante solitudine. Grazie Chiara che quotidianamente ci apri gli occhi.

dalla prima - Il commento di *Fabrizio Santori ... possano gestire pure i fondi del Giubileo destinati ai municipi fino all'ultimo giorno utile prima delle elezioni. Auspico che il commissario di Roma Tronca verifichi che il cen-

trosinistra non abusi della propria posizione istituzionale per il proprio tornaconto, ma faccia scelte nell'interesse della città e non marchette.

*Consigliere regionale del Lazio.

VATILEAKS: LA DENUNCIA SHOCK DI PAPA FRANCESCO Il coraggio di fare pulizia di dire le cose come stanno non è da tutti ma Papa Francesco, quell'audacia ce l'ha. "La cassa non è in ordine, bisogna mettere un po' di ordine nella cassa". La denuncia di papa Francesco è contenuta nel libro di Gianluigi Nuzzi, 'Via Crucis' e proviene dalla diretta voce del pontefice che qualcuno ha registrato nella ormai famosa riunione del 3 luglio 2013. "Tutti siamo buoni - aggiunge il Papa quando annuncia la costituzione della Commissione che dovrà far luce sui "costi fuori controllo ma anche il Signore ci chiede un' amministrazione responsabile per il bene della Chiesa". Indagato Nattino, rogatorie Svizzera e Italia Il promotore di giustizia vaticano, in seguito a un rapporto dell'Autorità di informazione finanziaria, ha indagato Gianpietro Nattino per operazioni di compravendita titoli e transazioni, e per questo ha chiesto la collaborazione a Italia e Svizzera, tramite rogatorie. Non ci sono altri indagati. Il nome di Nattino era emerso in un rapporto di "investigatori del Vaticano", pubblicato in esclusiva dal sito di Reuters, relativo ad "eventuale riciclaggio di denaro, insider trading e manipolazione del mercato" in cui sarebbe stata utilizzata l'Apsa, l'Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica che gestisce finanze ed immobili d'Oltretevere. Il rapporto, di 33 pagine, sospetta che l'Apsa sia stata utilizzata da persone estranee al Vaticano, con eventuale complicità di personale Apsa, in violazione dei propri regolamenti. In particolare, gli investigatori finanziari vaticani hanno evidenziato un "portfolio" che sarebbe stato relativo a Gianpietro Nattino, presidente di Banca Finnat Euramerica SpA, il cui contenuto "oltre 2 milioni di euro"

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sarebbe stato trasferito in Svizzera poco prima che in Vaticano fossero introdotte le nuove leggi contro il riciclaggio. Nattino si difende: "Ribadisco di aver sempre operato nel pieno rispetto delle normative in vigore, con la massima trasparenza e correttezza. Sono ovviamente a disposizione delle Autorità competenti per fornire ogni chiarimento". Padre Lombardi ha voluto sottolineare che il Papa non è sconfortato dal'inchiesta giudiziaria che ha portato all'arresto di mons. Balda e di Francesca Chaouqui. 'Il Vaticano - ha aggiunto - non prende decisioni sulla base dei libri di Nuzzi e Fittipaldi. Il Vaticano conosce già molto bene la realtà e sa cosa deve fare"Per 40 anni, cioè fino al 2011, lo Ior, banca vaticana, ha operato in Italia senza essere autorizzata. Lo ha accertato la procura di Roma che si appresta a notificare avvisi di chiusura indagine all'ex direttore generale Paolo Cipriani ed al suo vice Massimo Tulli. Entrambi rischiano ora di finire sotto processo. Abusiva attività di raccolta del risparmio, abusiva attività bancaria e abusiva attività finanziaria le violazioni contestate agli indagati dal pm Stefano Rocco Fava. Per i predecessori di Cipriani e Tulli i fatti sono prescritti. Dagli accertamenti è emerso che l'Istituto per le opere di religione ha svolto attività di banca, fino a quando Bankitalia ha imposto agli istituti di credito di considerarlo alla stregua di una banca extracomunitaria (2011), senza alcuna autorizzazione da parte di palazzo Koch. Lo Ior, secondo piazzale Clodio, avrebbe agito attraverso conti aperti in 11 istituti di credito. Dopo il diktat di Bankitalia, lo Ior trasferì gran parte delle proprie attività finanziere in Germania.

dalla prima “VERGOGNA!” diali. L’accusa di tentato omicidio, vedeva Falcioni confessare l’atto criminale con la ri... uscita dal coma dopo 11 mesi e attual- chiesta del rito abbreviato da parte degli avmente ancora sottoposta a cure. Ieri Mauri- vocati della difesa, per usufruire di uno zio Falcioni si è visto ridurre di quattro anni sconto di pena pari ad un terzo da quella

di Cinzia Marchegiani

la condanna di I grado. La sentenza è stata pronunciata dai giudici della I Corte d'Appello, davanti ai quali l'uomo era imputato non solo di tentato omicidio ma anche di maltrattamenti per il trattamento che a lungo avrebbe inflitto all'ex compagna. "Chiedo scusa per quel che ho fatto... Chiedo

commutata. “Ragazzi la condanna di oggi farà giurisprudenza vent'anni è il massimo della pena che

nifestazione pronunciando frasi contro i giudici e provocando l'intervento delle forze dell'ordine, presenti all'interno e all'esterno dell'Aula. Disperato il padre della ragazza, anche lui presente in aula. L'uomo, alle pa-

cocaina.

como Ebner.

fosse in grado di intendere e di volere.” Il papà Maurizio solo poco prima del verdetto finale aveva pubblicato la foto shock della sua Chiara dichiarando:” Ho aspettato tanto tempo per fare vedere la sua faccia... ma visto che ora mancano poche ore dalla

poteva prendere e vent’anni ha preso!!! Sappiate che il giudice ha fatto il massimo che poteva fare..... e lo ha fatto!! giustizia è

fatta!!!” Così commentava il papà di Chiara perdono a Chiara", ha detto Falcioni durante la sentenza di primo grado dove Falcione era stato condannato al massimo della pena. il processo. Alla lettura della sentenza, si sono levate Il processo già alle prime battute aveva visto grida come 'vergogna' e parenti e amici della la difesa puntare sull’incapacità di intendere giovane hanno dato vita a una violenta ma- e di volere del suo assistito per colpa della Nella perizia dello psicologo di parte Marco Tinesi veniva confermata questa linea: “Ritengo che il frequente abuso di role del giudice, ha accusato un malore. droga e di alcool non abbia fatto che peggioL'aggressione alla ragazza, provocata, a rare una struttura di personalità fragile, già quanto ricostruito, dall'intenzione di tron- minata dalle condizioni sociali ed economicare la relazione, avvenne il 24 febbraio che precarie. All’interno di questa comples2014. Nel dicembre successivo la sentenza sità è possibile presupporre che il signor pronunciata con rito abbreviato dal Gup Gia Falcioni Maurizio al momento del fatto non Un caso di una barbarie unica e disumanità senza alcuna spiegazione è quello che ha cambiato la vita per sempre a Chiara Insidioso, ragazza di soli 19 anni. IL suo ex

compagno Maurizio Falcioni lo scorso 3 feb- sentenza su quell'essere ... voglio pubblicare braio 2014 nel quartiere Casal Bernocchi la foto di come è stata ridotta Chiara.... solo l’aveva massacrata di botte fino a ridurla in per ricordare che la vittima sarà per sempre uno stato vegetativo. Ricoverata sin da su- lei....e soprattutto che lei non avrà possibibito all’ospedale romano San Camillo ha su- lità di scegliere il modo in cui guarire ...

bito pesantissimi danni al cervello, e la sua mentre lui ha possibilità su possibilità grasituazione è ancora di totale gravità, la sua zie alle nostre leggi che difendono questi es testa è stata usata per blandire colpi mici- seri senza dignità!!!”

VAFFA “GI”: SALVINI COME GRILLO

Matteo Salvini imbocca la via del 'vaffa'gi'a noto alcune cose: i medici incrociano le lanciata da Beppe Grillo. "Se uno taglia sulla braccia, il suo, del Pd, presidente della Resanita' come sta facendo lui glielo dico quat- gione Piemonte, Chiamparino, dice che con tro volte: vaffanculo, vaffanculo, vaffanculo questi tagli non potranno piu' dare i farmaci e vaffanculo", dice il segretario federale salvavita, e il problema di Renzi sarei io? Lui

della Lega dai microfoni di Radio 2 per 'Un e' un 'bla bla' e basta, non un 'bla bla bloc'". Giorno da Pecora'. "Io sarei un 'bla bla bloc', C'e' tempo per una notazione sulla forma fisecondo Renzi? Ma vai a da' via i pe' va...", sica del leader lumbard: ai conduttori che lo aggiunge Salvini che osserva ancora: "Que- trovano ingrassato nelle apparizioni tv, Salsto sarebbe il presidente del Consiglio vini risponde cosi': "No, io non sono assolu

messo li' per risolvere i problemi? Io sono tamente ingrassato, sono 86 kg. all'opposizione, e da li' posso fare solo pro- E' l'altro Matteo, Renzi, che e' ingrassato, poste. Io, comunque, leggendo i giornali non io".


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PROCESSO STATO-MAFIA: ASSOLTO L'EX MINISTRO MANNINO

INTERNI

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L'accusa, rappresentata dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi e dai sostituti Nino Di Matteo, Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia, e che aveva chiesto nove anni, ha preannunciato appello. Calogero Mannino è stato assolto, "per non aver commesso il fatto", nel processo Stato-mafia, svolto a Palermo con il rito abbreviato. La sentenza è stata pronunciata ieri, poco prima delle 11, dal gup Marina Petruzzella, dopo una breve camera di consiglio. Mannino era accusato di violenza o minaccia a corpo politico dello Stato. L'accusa, rappresentata dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi e dai sostituti Nino Di Matteo, Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia, e che aveva chiesto nove anni, ha preannunciato appello. Sta di fatto, che si tratta del primo verdetto sulla complessa e poderosa inchiesta della Procura di Palermo sulla presunta trattativa, mentre continua a celebrarsi il rito ordinario per gli altri imputati. Mannino ne era ritenuto l'ispiratore, colui che l'aveva avviata perchè temeva per la propria incolumità, e per questo avrebbe fatto pressioni sui carabinieri perchè avviassero contatti con le cosche in cambio di un impegno finalizzato all'attenuazione del carcere duro. Ora

quell'assoluzione "per non avere commesso il fatto", rappresenta comunque un colpo all'impianto accusatorio. "Io ispiratore dei contatti con Cosa nostra?", ha detto l'ex ministro ai giornalisti, "quando ho sentito queste parole mi sono messo a ridere perche' chi conosce la storia dell'arma dei carabinieri sa che e' fedele nei secoli". Così "non è un buongiorno", ha risposto

sbrigativamente Teresi al saluto dei cronisti, tra facce scure e bocche cucite e dopo un breve briefing. E Di Matteo: "Andiamo avanti. Proseguiamo con la stessa convinzione avuta fino ad oggi. E impugneremo la sentenza". Esulta Mannino: "E' finito un incubo. È stata una sentenza coraggiosa. Sin dal primo momento ho detto che dubitavo dell'esistenza della trattativa.

Ci sono stati dei carabinieri che sono andati a fare il loro mestiere". E sulle possibili influenze di questo verdetto sull'altro processo ancora in corso si e' limitato a sostenere: "Il mio processo si è concluso con l'assoluzione per non avere compiuto il fatto. Una decisione coraggiosa". Come a dire, parla la mia sentenza. Nel frattempo, "c'e' stato decisamente un accanimento da parte di certi Pm. La tesi accusatoria nei miei confronti è tutta fantasiosa. Non avevano le prove perchè non vi sono fatti. In questa vicenda io sto da un'altra parte, ho sempre servito lo Stato come estrema lealta'. Senza la mia azione politica non ci sarebbero stati i due fatti più importanti: il sostegno politico all'iter complesso e travagliato del maxiprocesso e il sostegno politico che ha portato il dottore Falcone alla dire zione generale degli Affatti penali". Ma l'annunciato appello "è la prova di questa ostinazione accusatoria. Ma non sono sono una vittima della giustizia italiana, semmai la vittima di alcuni pubblici ministeri".

STABILITÀ: TORNA A SPLENDERE IL SOLE TRA GOVERNO E REGIONI De Vincenti: "Venerdi' il Cdm varera' un decreto con cui risolveremo un problema di natura contabile" E' tornato il sereno nei rapporti tra Governo e Regioni. A sintetizzare l'incontro concluso ieri a palazzo Chigi è stato il presidente della Conferenza delle Re-

gioni: "Valutazione positiva per la tempestivita' e autorevolezza", ha detto Sergio Chiamparino. "Mi pare si sia definita - ha aggiunto - un'intesa su un percorso

e per alcuni aspetti di merito che mi pare possa portare a condividere la legge di stabilita'. Che peraltro in una conferenza definimmo 'un bicchiere

mezzo pieno'". Poi l'annuncio del sottosegretario alla presidenza del consiglio, Claudio De Vincenti: "Venerdi' il Cdm varera' un decreto con cui risolveremo un problema di natura contabile" per le Regioni, ha spiegato aggiungendo che "sara' chiarito fino in fondo un aspetto che ha creato problemi in settimana ma che era del tutto risolvibile". Inoltre governo e Regioni, come ha spiegato De Vincenti, hanno convenuto di proseguire il confronto sulle questioni sanitarie e su quelle non sanitarie. Tavoli tecnici saranno in particolare avviati sulla governance della spesa farmaceutica e sui costi standard. "Vogliamo arrivare alla piena appicazione dei costi standard per garantire servizi piu' efficienti e piu' efficaci ai cittadini", ha spiegato De Vincenti. Il quale ha inoltre riferito che nel corso del vertice

"Renzi ha sottolineato come con questo

governo il fondo sanitario nazionale sia cresciuto anno dopo anno". Deluso invece il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni: "Aria fritta. Abbiamo ascoltato le solite promesse". Sulla sanita', ha aggiunto, "abbiamo chiesto di aumentare il fondo, di attuare i costi standard e ci hanno detto che si fara' un tavolo che, forse, nel 2016, portera' qualche risultato. Da parte nostra assoluta delusione". Pronta la replica di De Vincenti: "Peccato che alcuni presidenti di Regione non perdano mai il vizio di stare in campagna elettorale...", ha cosi' commentato.


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L’ESCLUSIVA

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CASO ELENA CESTE: CONDANNA A 30 ANNI D Le dichiarazioni spontanee di Michele Buoninconti rivolgendosi al Giudice Amerio di Domenico Leccese Michele Buoninconti, il marito di Elena Ceste, è stato condannato a trent’anni di carcere per l’omicidio della moglie, trovata cadavere a pochi metri da casa ad Asti. La sentenza è stata letta dal Giudice Roberto Amerio che ha accolto la richiesta del pm Laura Deodato. Durante il suo intervento in aula Michele Buoninconti ha ribadito a gran voce la sua innocenza, l’uomo ha letto cinque pagine in Aula e ha ribadito di non aver ucciso la moglie. Il difensore Enrico Scolari ha spiegato: “Michele Buoninconti ha ripercorso il suo iter giudiziario e le sue sofferenze per non aver potuto vedere i quattro figli ormai da molti mesi. Era commosso, e si e' dichiarato vittima di un errore giudiziario ribadendo che non c'e' stato nessun omicidio”. Commossi i familiari in aula, Buoninconti è rimasto sereno in aula ed è stato accompagnato nella stanza affianco e sperava, come gli avvocati, che venissero fatti accertamenti che meritavano approfondimenti. L'avvocato di Buoninconti dichiara, in un'intervista dopo il processo, che faranno ricorso dopo aver letto le motivazioni. Michele Buoninconti ha letto in aula, rivolgendosi al Giudice Amerio, le sue dichiarazioni spontanee, praticamente un’arringa lucida e struggente. Buoninconti ha in pratica sintetizzato, a suo modo, la linea difensiva della sua consulente, la criminologa Ursula Franco che lo assiste dal febbraio scorso, ha raccontato poi delle umiliazioni subite e sottolineato con forza di essere la vittima di un errore giudiziario. “Signor Giudice, io, Michele Buoninconti, nato a Sant’Egidio del Monte Albino il 28 luglio 1969, vedovo a causa di una tragica fatalità e padre di quattro figli sono la vittima di un errore giudiziario. Mia moglie, Elena Ceste, si è allontanata da casa nuda durante una crisi psicotica il 24 gennaio 2014 ed i suoi resti sono stati ritrovati il 18 ottobre dello stesso anno a poche centinaia di metri da casa nostra, nel letto del Rio Mersa. Già la mattina della scomparsa di Elena, poco dopo essermi recato dai carabinieri della stazione di Costigliole, gli stessi mi si rivolsero chiamandomi Misseri e Parolisi. Signor Giudice, nulla mi accomuna a questi due signori e non credo che lei possa biasimarmi per le parole di disistima rivolte ai carabinieri dopo che gli stessi si erano permessi di darmi dell’assassino in un momento così disgraziato della mia vita”. “Questi stessi carabinieri sono stati la causa prima dell’errore giudiziario, il luogotenente Giuseppe Toledo, il maresciallo capo Michele Sarcinelli ed il carabiniere scelto Stefano Trinchero disconoscendo la psichiatria non hanno creduto alle mie parole, alle parole di uomo disperato alla ricerca di sua moglie, si sono convinti, a torto, che Elena non potesse essersi de-

nudata ed allontanata da casa con le sue gambe in preda ad una crisi psicotica. Non solo la mia consulente, ma ben prima i periti dell’accusa hanno concluso che mia moglie era psicotica ed allora perché attribuirmi la sua morte? Elena non era mai stata sottoposta a terapia farmacologica in quanto nessuno di coloro che l’aveva avvicinata nei mesi di ot tobre e novembre 2013 aveva riconosciuto in lei i sintomi della psicosi. Signor Giudice, non si guarisce dalla psicosi senza una terapia specifica”. “All’indomani dei risultati dell’autopsia sui resti di mia moglie sono stato arrestato e da allora mi trovo in carcere, perché? Le ricordo che mi è stato perfino impedito di assistere ai funerali di mia moglie con i miei figli, non lo trova imperdonabile? Riguardo alla causa della morte, i medici legali non sono giunti a determinarla ed hanno escluso la maggior parte delle cause di morte violenta ed allora le chiedo ancora perché io sono stato arrestato e mi trovo qui davanti a lei? Al momento del ritrovamento dei resti di mia moglie non ho nominato un consulente medico legale perché non avevo nulla da temere non avendola uccisa, ma la procura di Asti evidentemente non è quella di Aosta e cercava, a tutti i costi, un responsabile in carne ed ossa. Perché cercare dai medici legali una risposta precisa se gli stessi non sono stati in grado di darla analizzando i soli resti della povera Elena quando attraverso l’analisi delle risultanze delle indagini si poteva giungere facilmente alla causa della morte di mia moglie? L’ipotesi dei medici legali dell’accusa rimane limitata all’analisi dei resti di Elena mentre le indagini allargano la prospettiva, permet tono di escludere l’omicidio ed accreditano la tragica casualità. Signor Giudice, se i medici legali avessero avuto certezza dell’asfissia, secondo lei, non avrebbero scritto: Causa della morte: omicidio per asfissia? O mi sbaglio? Signor Giudice, io mi trovo davanti a lei senza un motivo vero, non c’è alcuna certezza che mia moglie sia stata uccisa e la procura non può provarlo, né ora, né mai, semplicemente perché non è accaduto”. “Ma davvero lei crede che sia possibile che io con una mano abbia serrato gli orifizi di mia moglie per sei lunghissimi minuti, un tempo interminabile, senza che lei si difendesse, senza che lei provasse a togliermi la mano, senza che mi mordesse o mi graffiasse, allungando così inesorabilmente i tempi del presunto omicidio? Lei è a conoscenza che questa modalità omicidiaria, che si chiama soffocazione diretta, si vede raramente negli omicidi di soggetti adulti sani in quanto è difficile mantenere la compressione degli orifizi aerei nell’individuo che si difende vigorosamente, così come si legge nel libro di Medicina Legale di Clemente Puccini, tanto amato dai medici legali dell’accusa, i quali però hanno accusato la

mia consulente di non dire il vero quando la stessa durante l’udienza l’ha citato riguardo a questo tipo di soffocazione?”. “Elena delirava e sentiva le voci quella notte e si picchiava in testa, non me lo sono inventato, questa crisi psicotica si ascrive perfettamente nel quadro dei suoi disturbi precedenti, quei disturbi di ottobre e novembre, li chiami crisi psicotica come l’accusa o pensieri ossessivi persecutori come la consulente della difesa. Quella mattina con i miei figli ho lasciato Elena a casa verso le 8.10 e, circa 35 minuti dopo, Elena non c’era più e la casa era nelle stesse condizioni in cui l'avevo lasciata, nonostante Elena fosse rimasta per fare le faccende domestiche. Secondo lei mia moglie rimase in casa 35 minuti senza fare niente o si allontanò subito dopo che la vide la signora Riccio in cortile, come vuole la logica? Se Elena fosse rimasta in casa, avrebbe rifatto tutti i letti e sistemato la cucina, di sicuro non avrebbe perso tempo, sapendo che avrebbe dovuto sistemare la casa, recarsi dal dottore e preparare il pranzo per sei persone. Elena non stava bene, per questo non accompagnò i bambini a scuola quella mattina, per questo saremmo dovuti andare dal dottore e per questo si allontanò. Elena era vestita di tutto punto con abiti che profumavano di pulito ed era solita farsi la doccia alla sera. Quella mattina, Signor Giudice, Elena non si fece la doccia, non la trovai nuda e non la uccisi, è un’accusa falsa ed infamante e priva di fondamento”. “Ci vogliono le prove per condannare un uomo, e la procura non le ha perché non esistono, non si può trasformare a piacimento un innocente in un colpevole, tra l’altro, di un omicidio che non c’è stato”. “Vede Signor Giudice, sono riuscito a sopravvivere all’ingiustizia grazie alla forza della verità, una verità che nessuno potrà mai togliermi, nessuno potrà mai modificare i fatti di quella mattina che saranno uguali a se stessi in eterno essendo già accaduti”. “Il 24 gennaio 2014 non ho ucciso la madre dei miei figli e non ho occultato il suo corpo. Quella mattina, dopo essere tornato a casa ed aver cercato Elena in cortile e dentro l’abitazione, ho chiamato la vicina Marilena Ceste e poco dopo l’altro vicino Aldo Rava, dopo la telefonata senza risposta ai Rava mi sono recato da loro, saranno state più o meno le 9.00, mi ha visto Marilena Ceste dalla finestra mentre beveva il caffè, ha pensato che parlassi con Aldo Rava, invece in quell’occasione Aldo non ha udito il citofono, così come non aveva sentito il telefono, ma i citofoni non hanno memoria, non si possono richiederne i tabulati!”. “Signor Giudice, non vorrei ridurmi a dire quello che mi accingo a dire ma vi sono costretto: non c’è assolutamente nulla che provi questo presunto osceno occultamento, non sono stati trovati segni del trasporto di un cadavere in auto, né alcun

segno su di me prodotto dai rovi o macchie di fango sui miei vestiti o fango sulle mie scarpe, nonostante io sia stato accusato di aver occultato un corpo sotto il fango in una zona abitata dai rovi. E poi, non le pare impossibile che io abbia potuto, come sostiene l’accusa, aver occultato un corpo in quel modo in soli due minuti? Nessuno occultò il cadavere di Elena, mia moglie si nascose in quel rio con tutta probabilità entrando a monte del tubo di cemento per raggiungerlo, Elena era stanca, non aveva dormito ed aveva passato la notte a delirare, una volta sentitasi al sicuro si addormentò, lo stato soporoso ed il coma subentrarono al sonno a causa dell’ipotermia e la portarono a morte. Signor Giudice, la presenza dell’acqua in quel rio favorì l’assideramento, particolare che mi sembra sia sfuggito ai tre medici legali in aula lo scorso 22 luglio!”. “Signor Giudice, come avrà avuto modo di leggere sulle carte, io non avevo alcun motivo per uccidere mia moglie. Un presunto motivo se lo sono inventato i miei accusatori ma non l’hanno provato, il loro li-

bero convincimento non ha alcun fondamento, l’accusa si è inventata una crisi matrimoniale che non c’è mai stata, non ho mai avuto una discussione con Elena, né mia moglie si è mai lamentata di me con nessuno, né ha mai parlato con me o con altri di divorzio, non ero a conoscenza dei suoi presunti tradimenti, mia moglie era malata, si sono approfittati di lei e nonostante in molti avessero compreso il suo disagio nessuno dei suoi confidenti me lo ha mai comunicato. Elena, a me, fino al pomeriggio del 23 gennaio ha tenute


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L’ESCLUSIVA

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DI CARCERE PER MICHELE BUONINCONTI

nascoste le sue paure”. “Come è possibile che nella richiesta di applicazione della misura cautelare a pag. 131 la dottoressa Deodato concordi con me sul fatto che il contenuto dei messaggi inviati da Silipo a mia moglie era innocuo ed al contempo li consideri il movente di un omicidio? Non è anche per lei l’ennesima of fesa al buon senso? Io quei messaggi non li lessi il giorno 21 e non mi fecero alcun effetto il giorno 23 quando mia mo glie me li fece leggere. Come sostiene anche la Deodato, sempre a pag. 131 dello stesso documento, Elena non rispose a quei messaggi ed appariva semplicemente il bersaglio di attenzioni non gradite, null’altro”. “La mia vita è ormai un libro aperto e non c’è nulla di cui io non vada orgoglioso, ho solo il rimorso di non aver capito l’entità del disagio psichico di mia moglie quella notte e di non aver chiamato un medico. Non ho creduto ai suoi tradimenti ed ho ancora difficoltà a crederci, ritengo che Elena abbia piuttosto frequentato soggetti che si sono

approfittati di lei in un momento di debolezza e quando si sono accorti delle sue difficoltà hanno ta ciuto. Ha taciuto anche don Roberto, non mi ha voluto riferire che cosa gli avesse confidato Elena, a me, suo marito, ma lo stesso Don Roberto non ha avuto remore a rilasciare interviste televisive dove si è aperto invece con i giornalisti e ciò mi ha profondamente addolorato”. “Mi si accusa di depistaggi e di aver premeditato tutto in quanto conosco le tecniche di ricerca. Davvero lei può credere che io avrei potuto

prevedere che i cani dei gruppi cinofili non avrebbero trovato mia moglie a due passi da casa nostra? Crede davvero che io fingessi di cercare Elena in auto a velocità moderata con il finestrino abbassato sulla strada da Govone o crede forse semplicemente che la cercassi come vuole la logica? Crede davvero che se avessi ucciso mia moglie avrei perso tempo al telefono ed avrei chiamato i vicini prima di occultarne il corpo a poche centinaia di metri da casa? Niente di ciò che sostiene l’accusa è sorretto dalla logica, non chiamai i vicini per preordinarmi una linea difensiva, li chiamai semplicemente perché non trovavo mia moglie. Se avessi ucciso Elena e subito dopo avessi chiamato la vicina, chi mi avrebbe garantito che Marilena Ceste dopo la mia telefonata delle 8.55.04 non sarebbe uscita a cercarla verso l’area del Rio Mersa dove secondo la procura io na scosi il suo corpo? Perché, se l’avessi uccisa, avrei dovuto avere fretta di denunciare la scomparsa di Elena ai vicini, ai suoi familiari ed ai ca rabinieri? Crede davvero che sia possibile che un assassino al suo primo omicidio uccida e nel giro di pochi secondi sia pronto ad occultare il corpo della sua vittima e che in quel frangente chiami i vicini? Solo io trovo la ricostruzione della pro cura illogica o anche lei? Crede che io abbia un ruolo in ciò che ha riferito mio figlio Giovanni, o che la madre gli prospettò una fuga poco prima che lo accompagnassi a scuola e che Elena purtroppo già premeditasse di scappare?”. "Mi sono chiesto, rileggendo per l’ennesima volta l’ordinanza del Giudice Marson, poi l’ordinanza dei tre Giudici del riesame ed infine la richiesta di giudizio immediato dello stesso Giudice Marson, come sia possibile che se il Giudice Marson ha ritenuto nell’ordinanza la premeditazione fondante, dopo che è stata esclusa con vigore dai giudici del riesame, smontando così in gran parte il castello accusatorio, il suddetto Giudice abbia richiesto, nonostante tutto, il mio rinvio a giudizio? Signor Giudice, la verità è che io sono stato rinviato a giudizio perché nessuno si è spiegato diversamente la morte di mia moglie se non per mano mia, ma ora che esiste una spiegazione alternativa logica e plausibile, cui tra l’altro si confanno tutte le risultanze investigative perché sono ancora in carcere? Perché sono stato costretto a raggiungere quest’aula ammanettato? La prego, me lo spieghi lei!”. “Come è possibile Signor Giudice che nell’ordinanza del Giudice Marson si descriva il luogo in cui sono stati ritrovati i resti di Elena come impraticabile, inaccessibile, impervio e difficilmente raggiungibile ad un soggetto per nascondervisi, e questo alle pagine 15 e 17, ed invece solo

alla pagina 29 della stessa ordinanza il luogo sia descritto come agevole per un’attività di occultamento? Come possono variare così drasticamente le condizioni dei luoghi agli occhi dello stesso Giudice nella stessa ordinanza? Impervie per nascondervisi, agevoli per occultare. Non è indubbio, anche secondo lei, che quali che fossero le condizioni del Rio Mersa, il letto del rio sarebbero stato sempre più facile da raggiungere da parte di un singolo nell’atto di nascondersi piuttosto che da parte di un soggetto intento ad occultare un ingombrante cada vere?”. “Ed ancora all’indomani del ritrovamento dei resti della povera Elena sono stato accusato di non aver rivelato di essere stato in quel luogo quella mattina. Ho cercato mia moglie dappertutto, non avrebbe avuto senso fare un elenco dettagliato dei luoghi battuti. Sono stato anche accusato di aver rivelato di essere stato lì per un preciso motivo, ma come lei ben sa non ho mai avuto alcun motivo di giustificare a nessuno la mia presenza nei pressi del Rio Mersa, non esiste, Signor Giudice, una fatidica ‘pregressa mancata rivelazione’, sono rimasto semplicemente basito nel momento in cui ho saputo che avevano ritrovato i resti di Elena in un luogo dove l’avevo cercata. E’ capitato a tutti di dire parole simili alle mie dopo aver ritrovato un oggetto smarrito in un luogo dove lo si era già cercato. Per me, Signor Giudice, è stato un enorme dolore apprendere di essere stato vicino a trovare Elena quella mattina e di non essere riuscito a salvarla e sarà per sempre il mio cruccio”. “Signor Giudice, sono stato sottoposto in carcere ad una perizia psichiatrica. Come è possibile che in un paese libero come il nostro un innocente venga sottoposto a questa umiliazione? Allo psichiatra che mi ha analizzato, al dottor Pirfo, contro ogni protocollo di tutela di un sospettato e poi di un indagato, la dott.ssa Deodato ha fornito gli atti dell’accusa prima che mi incontrasse, le testimonianze, l’ordinanza e, ahinoi, pure le annotazioni dei carabinieri di Costigliole. Come può il giudizio del dottor Pirfo dopo tali letture essere stato scevro da pregiudizi? Egli ha letto tra l’altro solo gli atti dell’accusa, non essendo ancora disponibile la perizia criminologica della difesa, il dottor Pirfo si è fatto così involontariamente un’idea preconcetta dei fatti occorsi il 24 gennaio 2014. La sua disposizione nei miei confronti era viziata, non libera da pregiudizi come avrebbe dovuto essere e le conclusioni della sua consulenza proprio per questo motivo non hanno alcun valore scientifico. Egli ha redatto semplicemente una perizia ‘di parte’, nel senso dispregiativo del ter mine. Lei sa che quattro relazioni, tra l’altro riportate nella perizia dello stesso dottor

Pirfo, sul giudizio di idoneità al servizio personale di ruolo di vigile del fuoco, redatte nel 2002, 2006 e nel 2009 concludevano che il mio sistema neuropsichico era integro, mentre nell’ultima relazione redatta in data 30 luglio 2013, sei mesi prima della scomparsa di Elena, dal comando provinciale dei vigili del fuoco di Cuneo si legge: ‘… dai contenuti riferiti e dall’osservazione diretta della persona non si rilevano segni evidenti di psicopatologie in atto. Dagli stessi contenuti non si rilevano segni evidenti di deficit e di sagi psicologici in atto’ . Non vi è quindi all’anamnesi, un’anamnesi che copre più di dieci anni e tutta riferibile all’età adulta, nulla che supporti assolutamente le conclusioni del dottor Pirfo, quanto piuttosto il contrario. Vede, il disturbo che mi è stato diagnosticato dal dottor Pirfo è un disturbo di personalità ed ogni disturbo di personalità è un modello inflessibile e pervasivo di personalità che affligge un soggetto nell’età adulta in modo permanente, quindi tale disturbo avrebbero dovuto già diagnosticarmelo nel corso degli esami neuropsichici cui mi hanno sottoposto i vigili del fuoco in precedenza. Signor Giudice, non crede anche lei che qualcuno si sbagli? Non si sbaglia la procura a pensare che Elena fosse guarita pur senza fare alcuna terapia e che io mi sia invece improvvisamente ammalato di un disturbo di personalità che rende coloro i quali ne sono affetti capaci di uccidere?”. “Sono stanco Signor Giudice di lottare contro le ingiuste accuse che mi sono mosse, sono più di 9 mesi che mi trovo in carcere accusato di un infamante omicidio che non ho commesso, le chiedo di porre fine a questo strazio per i miei figli, per me e per Elena che non avrà pace finché tutta la verità non verrà fuori. Signor Giudice, sono stato privato senza motivo della libertà e sottoposto ad im pensabili umiliazioni. Lei crede che coloro che mi hanno condotto qui, di fronte a lei, ignorando la verità e qualsiasi giustizia saranno mai in grado, una volta che sarò fuori, di ridarmi la mia vita passata? Come potrò Signor Giudice, dopo la distruzione che i responsabili di questo errore giudiziario hanno aggiunto al dolore per la perdita della loro madre, ricostruire il rapporto con i miei figli ormai violato per sempre dalle calunnie e dal sospetto? E’ con profondo rispetto che glielo chiedo: Non si renda complice, Signor Giudice, di questo errore giudiziario, sia il primo rappresentante di questo sistema, che garantista non è, a guardare i fatti dalla giusta prospettiva, non aggiunga dolore al dolore, non rallenti l’esplosione della verità e della giustizia, non permetta che un solo giorno in più di carcere scontato da un innocente pesi sulla sua coscienza, mi faccia tornare a crescere i miei figli, ne ho il diritto”.


pag. 6

L’osservatore d’Italia

edizione di Giovedì 5 Novembre 2015 - Anno IV Numero 154

www.osservatoreitalia.it


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