3 novembre 2015

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L’ osservatore d’ Italia QUOTIDIANO INDIPENDENTE DI INFORMAZIONE Martedì 3 Novembre 2015

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Anno IV Numero 152

Direttore Responsabile: Maria Chiara Shanti Rai (Chiara Rai) - Editore: L’OSSERVATORE D’ITALIA Srls - Tel. 3457934445 / 3406878120 - Fax. 02700505039 - Email: direzione@osservatoreitalia.it Aut. Tribunale di Velletri (RM) 2/2012 del 16/01/2012 / Iscrizione Registro ROC 24189 DEL 07/02/2014

PALERMO, OPERAZIONE "RESET 2": ARRESTATI I MAFIOSI DI BAGHERIA

CORVI IN GABBIA di Andrea Li Causi pagina 5

VATILEAKS

Due arresti in Vaticano per la fuga di documenti riservati della Santa Sede, monsignor Angel Vallejo Balda e Francesca Immacolata

Chaouqui, già componente della Commissione referente sulle attività economiche della Santa Sede L’editoriale

L’EMIGRANTE VAL BENE IL

TAGLIO DELL’IRES? Emanuel Galea

P arigi val bene una messa e un

Continua a pagina 2

Il Commento

emigrante un’IRES. Quello che sto per scrivere è un’oscenità, è blasfemia. Eppure, quando l’oscenità, la blasfemia è pronunciata, declamata dalle istituzioni è doveroso denun ciarla. Si dice valore relativo quando si indica un valore in riferimento a un altro termine con cui è in relazione. Per citare un esempio si dice che il prezzo della frutta è relativo all'andamento della stagione. Dico un’ovvietà. Il valore è relativo quando non è assoluto e cioè quando è limitato, quando viene valutato secondo i tempi, i luoghi e le condizioni in cui capita. Il valore acquista significato solo quando ed in misura in cui viene riferito ad un altro. Ahinoi, vergognoso a dirlo, è ciò che si sta verificando con gli immigrati. Chi sono, da dove vengono, dove sbarcano, quanti sono? L’Europa li scruta da lontano, stabilisce il loro valore e decide quanto, come, quando e a chi erogare un finanziamento. Il presidente della Commissione Ue ha dichiarato: "Siamo di fronte ad una situazione di eccezionalità". Eureka! Ha scoperto l’acqua calda! Quello che non ci si aspettava era ... Continua a pagina 2

DIRITTO ALLA VITA E

IL TEATRINO DELLA RAI di Roberto Ragone

C ontinua il teatrino della RAI a pro-

posito della legittima difesa, o meglio, della difesa con le armi. Che poi non si sa con cosa ci si dovrebbe difendere dalle aggressioni della criminalità spicciola – quella che fa più male a noi cittadini – vista l'escalation della pericolosità delle aggressioni in villa e ora anche nelle case private. Il risultato è che il cittadino percepisce la propria incolumità messa a rischio grave; tutti siamo probabili bersagli, visto che oggi, e da tempo libere di agire, le bande di tre o più individui – non voglio dire stranieri per non essere tacciato di razzismo, ma le statistiche parlano da sole – hanno codificato questo genere di irruzioni do mestiche, serali o notturne. L’importante per loro è trovare in casa i proprietari, massacrarli di botte, che possono anche – come di fatto è accaduto – provocare danni fisici irreversibili, e farsi aprire la ‘cassaforte’, ... Continua a pagina 3

LIFTIBA: L’INTERVISTA IN

ESCLUSIVA A GHIGO RENZULLI

Eleganza e accoglienza al centro del mondo Grand Hotel Palace - Roma

Girava nell'aria in queste settimane ma non si aveva ancora la certezza matematica. Due arresti in Vaticano per la fuga di documenti riservati della Santa Sede, monsignor Angel Vallejo Balda e Francesca Immacolata Chaouqui, ...

di Angelo Barraco a pagina 4

SALERNITANO: FIGLI DI UN DIO MINORE?

di Emanuel Galea a pagina 5

Eleganza e accoglienza al centro del mondo Grand Hotel Palace - Roma


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PRIMO PIANO

L’osservatore d’Italia

edizione di Martedì 3 Novembre 2015 - Anno IV Numero 152

dalla prima l’editoriale di Emanuel Galea ... il distinguo “Paese per Paese”. Per accedere agli aiuti si richiedevano "sforzi straordinari". Renzi ci ha fatto la bocca, come si suol dire. "Chi chiude le porte, tradisce l'idea stessa di Europa" La Commissione europea, dice Renzi, “applicherà la flessibilità" alle spese per i rifugiati perché "siamo di fronte ad una situazione di eccezionalità". In mente, Renzi già pregusta la cifra di tre miliardi di euro. Le agenzie umanitarie dell’Onu, da parte loro, si fanno sentire per lamentare la mancanza di finanziamenti. Secondo questi, nel 2015, su nove miliardi di dollari messi a bilancio ne hanno finora ricevuti meno della metà. Come si può constatare il tema principale sono i finanziamenti, i fondi, e non certo la protezione umanitaria dignitosa e capace di ridare speranza alle persone in cerca di scampo. Il soggetto “immigrante” ormai è diventato una posta dei bilanci degli stati ed è provvidenziale a sanare parte dei bilanci in profondo rosso. Questo basti a fare capire a chi chiede del perché non si faccia nulla per fermare questa immane tragedia. Nel Documento programmatico di bilancio inviato alla Commissione Ue, il Tesoro non fa misteri , chiede di sfruttare la 'clausola migranti', cioè di far salire il deficit/Pil di 0,2 punti (i tre miliardi sognati da Renzi) viste le risorse stanziate per far fronte alla crisi dei rifugiati. In termini finanziari, si stima un onere di 3,3 miliardi di euro per il 2015, di cui circa il 90% di

spese correnti. Le rimanenti 10% sono spese in conto capitale, soggette ad incrementi per future strutture di accoglienza. La stessa Legge di Stabilita dispone” che tale somma verrà utilizzata per anticipare già al 2016 il taglio dell'Ires previsto per l'anno successivo”. Per chi non l’avesse ancora capito, ciò che segue dovrebbe fare chia rezza: Trovandosi l’Italia in prima linea ad affron-

tare la “tragedia immigranti”, essendo essa nel frattempo il porto d’accesso all’Europa continentale, merita un comportamento di favore, e cioè, la flessibilità per o,2 punti di Pil – traduzione: ulteriore indebitamento per altri 3 miliardi. Juncker non si fida dei partner europei. Condiziona la concessione della flessibilità, riservando di valutare caso per caso e comunque esige la documentazione delle spese in conto emergenza. Ne emerge che con i 3,3 miliardi spese per l’emergenza migranti, Renzi vorrebbe finanziare il taglio dell’IRES. Lo ha ribadito lo stesso presidente. “Quali tasse ridurre lo de cidiamo noi”. A decidere quali tasse ridurre, che sia il Presidente e non Bruxelles, spero che ci trovi tutti d’accordo. Non è tollerabile però, barattare il destino dell’immigrante per ridurre una tassa. La preoccupazione, però, che la malsana filosofia di Renzi possa contagiare gli altri membri della comunità non è affatto pere grina. La Turchia, che già può contare su 3 miliardi per l’emergenza migranti tira un sospiro di sollievo. Nonostante la recente vittoria del caudillo Erdogan, il Pil del suo paese è in caduta libera. Dal 4,2% del 2013 è sceso al 2,9% nel 2014 e per i primi tre mesi del 2015 segna 2,3%. Francia e Germania seguono anche loro il trend in discesa, comune a tutta l’Europa. Il Pil della Germania è al di sotto delle previsioni, fermo ad un +0,4%. Stagnante rimane

quello francese. Ciò detto, ogni finanziamento in conto emergenza emigranti è il benvenuto. anche se non lo si vuole ammettere. Tutto si può perdonare agli Stati. Non gli sarà mai perdonato però, l’orrore di sanare parte dei loro bilanci in profondo rosso, iscrivendo all’attivo tanti immigranti quanti ne possono stivare nei propri centri di accoglienza.

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dalla prima “CORVI IN GABBIA” ... già componente della Commissione referente che conterrebbero rivelazioni, hanno diverse anasulle attività economiche della Santa Sede (Cosea). logie, ma anche molte differenze. Ad essere cam biato profondamente, nel frattempo, è il Vaticano. Mons. Lucio Angel Vallejo Balda, spagnolo, già segretario della Prefettura degli Affari economici e della Commissione di studio sulle attività economiche e amministrative (Cosea) e arrestato perché ritenuto il nuovo "corvo" per la fuga di documenti riservati, è stato rinchiuso in cella in Vaticano, nella stessa del Palazzo della Gendarmeria dove tre anni e mezzo fa era stato recluso Paolo Gabriele, l'ex maggiordomo papale accusato di aver trafugato e diffuso le carte segrete di Benedetto XVI nel precedente scandalo Vatileaks. Non è il primo ne l'ultimo "Vatileaks"... di talpe in passato ce ne sono già state.

Il 25 maggio del 2012 Paolo Gabriele, aiutante di camera di Benedetto XVI viene arrestato con l'accusa di aver sottratto carte e documenti riservati dall'appartamento di Ratzinger, finiti poi su libri e giornali. Il giorno dell'arresto viene anche sfiduciato il presidente dello Ior, la banca Vaticana, Ettore Gotti Tedeschi. Sono mesi di grande tensione. Inizia il processo, si susseguono le deposizioni e proseguono le fughe di notizie. Si parla non di un solo corvo, ma di 'corvi' che stanno agendo a favore del Papa. E il loro piano sarebbe colpire il segretario di Stato Tarcisio Bertone: in tanti credono che abbia troppo potere e che "Benedetto XVI sia troppo debole per guidare la Chiesa". Il documento su un presunto piano omicida nei confronti di Papa Benedetto I documenti fanno emergere lotte di potere all'interno delle Mura Leonine e alcune irregolarità sia nella gestione finanziaria dello Stato che nell'applicazione delle normative anti-riciclaggio. Tra i documenti che fanno più scalpore, vi è quello in cui si allude a un presunto piano omicida nei confronti di Papa Benedetto da attuarsi entro un anno, che doveva preludere all'ascesa al soglio pontificio del cardinale Angelo Scola. Bertone rifiuta invece qualsiasi attribuzione di responsabilità in merito a Vatileaks, il più grande scandalo mai scoppiato in Vaticano. Gabrielli, intanto, viene condannato a un anno e sei mesi di reclusione. Benedetto XVI gli ha poi concesso la grazia del perdono. Nuova fuga di documenti, due arresti In questi giorni la vicenda si ripropone: di nuovo le finanze vaticane, gli scontri di potere nello Stato pontificio, di nuovo "documenti inediti", rivelati benché riservati. Come nel 2012, le intrusioni informatiche danno seguito alle inchieste della gendarmeria. Il colpo di scena sono però gli arresti di oggi. All'epoca Paolo Gabriele, maggiordomo di Benedetto XVI, fu arrestato, unico accusato, e condannato in quanto autore materiale del furto di carte. Oggi mons. Lucio Angel Vallejo Balda, il presule spagnolo vicino all'Opus dei, e Francesca Chaouqui, poi rimessa in libertà perché "nei confronti della quale non sono più state ravvisate esigenze cautelari, anche a motivo della sua collaborazione alle indagini". Riforma della struttura economico-amministrativa della Santa Sede Balda e Chaoqui sono due membri della Cosea, la ormai disciolta commissione referente sull`Organizzazione della struttura economico-amministrativa della Santa Sede che nei primi mesi del pontificato Bergoglio imbastì una riforma che, nel frattempo, ha sconvolto i quadri dirigenziali del Vaticano. Differenze: è cambiato il Vaticano Le differenze tra la vicenda del 2012 e quella odierna, in attesa della pubblicazione dei due libri di Nuzzi e Fittipaldi

La fine del pontificato di Ratzinger Benedetto XVI assistette ai prodromi di una crisi. Il Pontefice tedesco ereditò molti problemi spinosi che scoppiarono sotto il suo pontificato: lo scandalo della pedofilia, i torbidi giri finanziari dello Ior, gli

immobili di Propaganda Fide scambiati con politici e affaristi. Intellettuale timido, il Pontefice tedesco era poco incline al governo energico. Molti nunzi apostolici, molti vescovi, tentarono di contattarlo per avvertirlo di questa o quella emergenza, senza successo. "Il Papa è manipolabile", disse al processo il suo maggiordomo, che spiegò di aver girato le carte alla stampa per creare uno choc nell'opinione pubblica che smuovesse la opacità vaticana. Joseph Ratzinger, in realtà, era tutt'altro che manipolabile, e rinunciando al Pontificato ha compiuto una rivoluzione. Ha stroncato le manovre sotterranee, ha dato uno schiaffo alla Curia ed ha aperto le porte a un conclave dove i cardinali di tutto il mondo hanno affrontato il tema della riforma della Curia, della necessità di una Chiesa povera e lontana dagli affari e dagli scandali, meno romanocentrica, aperta al mondo. La svolta con l'arrivo di Bergoglio Jorge Mario Bergoglio ha impersonato la svolta. Forte di una valanga di voti in Conclave, conservatori e progressisti, europei, americani, asiatici e africani, tutti convinti che bisognava voltare pagina. Al primo riesplodere degli scandali (l'arresto di un monsignore salernitano che maneggiava milioni sul conto dello Ior), il Papa ha reagito con durezza. Ha decapitato i vertici di Ior (Istituto per le opere di Religione) e Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica), ha fatto pubblicare per la prima volta i bilanci dello Ior (dissanguati per il repulisti sui precedenti investimenti avventati), ha obbligato gli uffici a collaborare con la magistratura italiana, ha ristrutturato l'ufficio di revisione contabile, il Consiglio per l'economia, ha creato un nuovo super-dicastero economico, la Segreteria per l'Economia. Via praticamente tutti gli italiani al vertice, Francesco ha messo un cardinale australiano, George Pell, e tedesco, Reinhard Marx, a capo delle due strut ture-chiave. Non sono mancati i malumori. Pell, in particolare, ha concentrato un considerevole carico di potere, tanto da suscitare perplessità oltre il circolo degli italiani. Un Papa raggiungibile Quanto al Papa, è raggiungibile da chi gli voglia parlare, vive a Casa Santa Marta, incontra quotidianamente collaboratori, vescovi, Nunzi apostolici, confidenti, esperti. Non ha paura del contraddittorio, come ha dimostrato il turbolento sinodo sulla famiglia. Né è inconsapevole dei problemi che possono annidarsi anche nella nuova gestione, come ha spiegato chiaro e tondo emanando, solo pochi giorni fa, una circolare per porre un freno alle deroghe troppo generose per le assunzioni. In uscita nuove pubblicazioni Eppure i documenti vengono ancora filtrati alla stampa. Giovedì prossimo esce il libro di Nuzzi: "Da registrazioni e documenti inediti la difficile lotta di Papa Francesco per cambiare la Chiesa". Il Vaticano replica secco: "Pubblicazioni di questo genere non concorrono in alcun modo a stabilire chiarezza e verità, ma piuttosto a generare confusione e interpretazioni parziali e tendenziose. Bisogna assolutamente evitare l'equivoco di pensare che ciò sia un modo per aiutare la missione del Papa".


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edizione di Martedì 3 Novembre 2015 - Anno IV Numero 152

INTERNI

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dalla prima Il Commento di Roberto Ragone ... carica di ogni ben di Dio, come un novello albero della cuccagna. Non ho una cassaforte, non ne sento il bisogno e non ho beni di fortuna da nascondervi, e come me sono in tanti, nella nostra (nostra?) Italia. Quindi a volte può capitare che si prendano botte gratis, senza aver nulla da dare in cambio. E a volte ti picchiano proprio per quello, perchè non hai abbastanza denaro per loro. L’altra mattina abbiamo assistito al confronto di due opinioni diverse e prevedibilmente opposte, quelle di Khalid Chaouki, PD, e di Fedriga, Lega, come è costume degli interventi RAI; a conclusione dei quali occultamente e sottilmente si da’ ragione al ‘buono’ della situazione, in questo caso il giovane parlamentare di origine marocchina Khalid Chaouki. A metà del guado Francesca Fialdini, la co-conduttrice con Franco Di Mare, interrompe e fa intervenire un signore dall’accento forse bresciano, di cui non ho capito il nome. Una persona che, a sentir lei, pur avendo il famigerato porto d’armi, non ha usato la pistola pur essendo stato pesantemente aggredito. Lui e il padre un bel giorno hanno subito in fabbrica l’assalto di quattro ‘stranieri’ che, dopo avere investito il figlio con il furgone della ditta, hanno massacrato il padre, anziano, riducendolo su di una sedia a rotelle, invalido al cento per cento. Sono scappati con la refurtiva – rottami ferrosi – e il furgone. Ci era stato presentato come 'rara avis', una persona che pur avendone la possibilità perché armato, non ha sparato. “Ma lei era armato?” ha chiesto la Fialdini, supponendo tacita la risposta. “No” ha risposto l’intervistato “ho solo il porto d’armi per uso sportivo – (tecnicamente si chiama ‘permesso di trasporto casa-poligono e viceversa, consente di 'trasportare', non 'portare' l’arma addosso, scarica e in custodia, senza munizioni accanto n.d.r. )– e non penso che si debba venire in fabbrica armati.” Qui Francesca s’è accorta di aver toppato, e ha cercato di rimediare, volendo pur sempre dimostrare che c’è qualche martire che, pur aggredito e armato, non ha reagito. “Se fosse stato armato, avrebbe sparato?” ha chiesto l’ineffabile. “Certo” ha risposto l’altro “Hanno ridotto mio padre all’ergastolo su di una sedia a rotelle, invalido al cento per cento, dopo avermi investito

più volte e cercato di schiacciarmi contro il muro con il nostro furgone.” , mentre la regia mostrava il teatro dell’aggressione e le macchie di sangue per terra. Abbiamo quindi potuto ascoltare il solito ritornello da parte del deputato del PD: ‘corsa alle armi’ – il che incrementerebbe il guadagno di chi le fabbrica e le vende – ‘bisogna lasciar fare o scappare ‘ – d’accordo, se non sei minacciato tu o i tuoi familiari, o anche i tuoi beni – ‘ce lo hanno insegnato’: forse non ha mai avuto un'attività da difendere, forse non ha mai avuto una fabbrica in cui lavorare, forse ha sempre e soltanto fatto politica, forse la sua religione dice

KHALID CHAOUKI

questo. Chi deve difendere la propria famiglia se non il capofamiglia? E quale difesa è più legittima di quella della proria famiglia, di fronte ad una reale minaccia? In collegamento da Catania anche l’avvocato Lipera con la moglie di un signore, tale Caruso, che lui difende e che in una colluttazione, dopo aver cercato di scacciare un ladro dal proprio fondo agricolo, lo ha ucciso con la pistola per cui aveva il permesso di porto d’armi da quarant'anni senza averla mai dovuta usare. I giudici gli hanno dato diciassette anni di carcere. Non ho mai sentito che una pena simile sia stata data a coloro che – raramente – sono stati arrestati per aver commesso rapine come quelle di cui abbiamo parlato, e soprattutto che abbiano scontato la pena, visto che ogni anno di condanna corrisponde a soli nove mesi di detenzione reale. Il rischio che la questione si trasferisse su di un piano politico c’era, e questo è purtroppo successo, con la sinistra PD che difende l’art.52 del Codice Penale e l’interpretazione – a volte troppo restrittiva a carico dei danneggiati e troppo permissiva invece per chi delinque – che i giudici ne danno; la destra, in prima linea la Lega, difende invece il diritto dei cittadini di non vedere violata la propria vita, oltre che la propria famiglia, intimità, abitazione, attività, patrimonio. (Non equivocate, non sono leghista, nè faccio politica). Giorni fa, in uno dei soliti teatrini pomeridiani, uno degli ospiti – una signora – ha detto che ‘Se si distribuissero le armi ai cittadini succederebbe una carneficina’. Ora, le armi non si ‘distribuiscono’, né indiscriminatamente, né a pochi autorizzati. Le armi – intese da alcuni solo come strumento di ‘giustizia fai da te’, espressione ignobile e fuorviante – sono anche oggetti di collezione, attrezzi per uso sportivo, per caccia e piattello, oltre che tiro a segno. Chi possiede un’arma – peggio ancora una pistola! – è un assassino in nuce, secondo alcuni, uno psicopatico che non vede l’ora di ‘sparare’ e che alla prima occasione fa fuoco sul povero rapinatore, peggio ancora se giovane; non importa se pluripregiudicato ed espulso di diritto dall’Italia da due anni. Usare un’arma contro un altro essere umano è una decisione molto tri-

ste, e nessuno di noi si augura che questo gli possa accadere nel corso della vita. Ma deve essere una scelta. In uno stato di diritto, possedere un’arma è un diritto. Altra cosa è usarla, quando, come e perché. Non è reale pensare che si debba sparare soltanto perché armati, pur se in casa propria e di notte: la percezione del pericolo è diversa fra chi si trova in un frangente del genere e chi ne ragiona in uno studio televisivo, con l’auto blu e la scorta all’esterno che lo attendono, e con il sedere al caldo. Una cosa bruttissima ragionare sulla vita degli altri, sul diritto degli altri, sulle paure degli altri e delle loro famiglie; mentre invece subito i carnefici diventano vittime, se ne intervistano i parenti, cercando di suscitare sensazione, commozione, compassione. Per giustificare poi la richiesta di risarcimento, la pena inflitta al brav’uomo la cui vita d’ora in poi sarà per sempre sconvolta; per insinuare nella mente della gente che non bisogna reagire. Anzi, magari per evitare che poi si debbano riparare anche gli infissi, lasciare porte e finestre aperte, il denaro sul tavolo in cucina, con un panino e una birra e un biglietto d'auguri, e tanti ringraziamenti. Chi ci entra in casa di notte è 'comunque', ripeto, 'comunque' un potenziale assassino. Se dobbiamo proporzionare la difesa all’offesa, oltre alla proporzione dei mezzi di difesa, dobbiamo tenere conto del fatto che un furto, o una rapina, non sono soltanto quello, sono - Sicignano dixit uno stupro psicologico e morale; un episodio del genere uccide la nostra anima, la nostra vita e il futuro nostro e quello dei nostri cari. Traete voi le conclusioni. Si ha l’impressione che questo Stato tenga più a tutelare la vita e l’incolumità dei banditi, piuttosto che quella di noi cittadini: se così fosse sarebbe terribile. Ma molti segnali ci portano a percepire quest’intenzione: cinque decreti svuota carceri, centodieci reati – cosiddetti ‘minori’, quelli con pene al di sotto dei due anni di reclusione, reati per cui i condannati non entrerebbero neanche in carcere - depenalizzati, l’introduzione rapida e inopinata del reato di ‘tortura psicologica’ (sotto l'impulso emotivo dei fatti di Genova) nei confronti delle Forze dell’Ordine con pene pesanti, per

cui se io Poliziotto o Carabiniere devo arrestare un malfattore pur in flagranza di reato, ed essere processato, preferisco lasciarlo andare; tanto domani mi ride in faccia perché il giudice l’ha messo fuori; a fronte di uno stipendio su cui è meglio non dissertare. E così via. Allora che fare? Arrenderci a questi assassini di vita, di anime, di famiglie, di lavoro? Visto che le Forze dell'Ordine così come sono non riescono a contrastare efficacemente il fenomeno malavitoso: sotto organico di uomini, con pochi mezzi a disposizione, sia meccanci che economici, minacciati oltretutto sotto il profilo giuridico, derisi da chi hanno arrestato il giorno prima, insultati da chi stanno arrestando? Penso che tutti, io per primo, rinunceremmo alla detenzione di armi da difesa ove il nostro Paese fosse un luogo in cui vivere serenamente, e serenamente godere di tutto ciò che abbiamo a disposizione: un lavoro onesto, una casa sicura - una volta si lasciava la chiave nella toppa, ell'esterno, oggi lo si fa all'interno - una passeggiata in centro anche nelle ore serali, la metropolitana da prendere anche col buio. Ma soprattutto la serenità, la coscienza e la percezione di sicurezza, per sè e per i propri cari. E' strumentale e fazioso tirare in ballo gli Stati Uniti, una nazione che non ha niente a che fare con noi: lì le armi le compri al supermercato, te le spediscono per posta; in alcuni Stati le puoi portare addosso senza formalità. E' chiaro che Obama sta cercando di arginare questa forma di liberalità che viene poi male interpretata e male adoperata. Da noi è diverso, e chi dice il contrario mente. Il fatto è che più la malavita colpisce, più si vogliono disarmare i cittadini, e questa è storia vecchia; come quando una certa parte politica, negli anni '60, voleva disarmare la Polizia. Non si può generalizzare, ciò che invece succede quando si applica l’art. 52 del C.P., senza tener conto dello stato di necessità e di altri fattori umani; e senza pensare che il malcapitato, d’ora in avanti, vedrà la sua vita cambiata in peggio, e il vero ergastolo sarà il suo. Sembra che Francesco Sicignano chiederà un risarcimento allo Stato. Lui e la sua famiglia hanno subito un danno esistenziale non quantificabile, nella sua enormità, mentre lo stesso Stato che ha permesso che un delinquente pluripregiudicato ed espulso dall'Italia, di solito con la consegna di un foglietto che si chiama 'Decreto di espulsione' - ma senza conseguenze per chi non vi ottempera - potesse tranquillamente passeggiare per le nostre strade, e fare ciò che ha fatto; lo stesso Stato, dicevo, ha indiziato, o intende farlo, di 'omicidio volontario' il Sicignano, reo di aver difeso la sua famiglia, esponendosi in prima persona piuttosto che far subire un danno fisico alla moglie e a chi altro era in casa. Ma il diritto alla vita, quella delle persone per bene, chi lo tutelerà?


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L’INTERVISTA

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LIFTIBA: GHIGO RENZULLI, LEADER DELLO STORICO GRUPPO

ROCK IN ESCLUSIVA PER L’OSSERVATORE D’ITALIA

“Il Rock in Italia, a livello mediatico, non esiste piu’, solo Pop, Rap & Hipop.” di Angelo Barraco I Litfiba sono uno dei gruppi rock più importanti della scena italiana e non solo, nati nel 1980 dalla mente del chitarrista Ghigo Renzulli e dell’allora bassista Gianni Maroccolo a cui si aggiunsero successivamente membri storici come Antonio Aiazzi, che ha collaborato con la band malgrado vi siano stati cambi di formazione, il compianto Ringo De Palma e il carismatico ed ener gico cantante Piero Pelù. Hanno pubblicato tanti album, tanti sono stati i concerti che hanno infiammato i palchi d’Italia e non solo e tante sono state le scelte stilistiche fatte dalla

band per cambiare e rinnovarsi. Noi abbiamo realizzato un’intervista proprio al fondatore della band, Ghigo Renzulli, e non abbiamo parlato dei Litfiba, come molti sicuramente si aspetteranno, ma siamo partiti dall’origine, soffermandoci sulla musica vissuta prima della scalata al successo dei i Litfiba, della scena musicale in Italia oggi, i giovani in Italia oggi e il loro approccio con la musica. Ecco l’intervista con Ghigo Renzulli, buona lettura.

raggiunto, all’epoca, un pubblico al di fuori della sala prove e del circuito Fiorentino… Ci eravamo fatti un bel nome, ci chiamavano “ I Police Italiani”, facevamo concerti in mezza Italia e suo- Ciao Ghigo, grazie per averci con- nammo anche come gruppo spalla cesso l’intervista, è un onore per noi Italiano al mitico concerto dei Clash in piazza Maggiore a Bologna. Chiarade L’Osservatore D’Italia Ma figurati !….e’ sempre un piacere fare mente una forte esperienza che ha segnato pesantemente il mio percorso una chiaccherata artistico successivo.

- La musica suppongo sia un elemento chiave della tua vita, quali sono state le tappe significative della tua carriera? Mi riferisco anche agli esordi… La musica e’ sempre stata basilare per me, a cominciare da quando da ragazzino suonavo la racchetta da tennis come se fosse una chitarra. Da li’ al mio primo vero strumento, alle prime lezioni, al primo gruppo, alle prime esibizioni il passo e’ stato abbastanza breve. Il mio primo amore e’ stato il Blues, sia elettrico che acustico con la tecnica del Finger Picking, poi seguito dal Folk, dal Country e da tutti i generi di derivazione Blues che andavano tanto durante il periodo della mia gioventu’. Anche adesso non ho abbandonato le mie radici…Il Blues e’ presente, magari anche in sottofondo, in tutto quello che suono. - Tutti ti conosciamo per essere una delle colonne portanti dei Litfiba, ma pochi conoscono la band che avevi formato precedentemente insieme a Raf, i Cafè Caracas. Quanto è stata importante questa esperienza per te? Come è nata questa band e quanto ha influito sul tuo percorso musicale? I Cafe’ Caracas, nei fine anni ’70, primi ’80, sono stati la mia prima Band che ha

quello lo fanno gli strozzini che vendono illegalmente, a prezzi da veri ladri, ma teriale inedito ai collezionisti. A differenza di altri artisti, io non ho nessun problema a mettere in giro gratuitamente questo materiale e non desidero portarmelo nella tomba, ne’ ho paura che la gente scopra una mia veste piu’ umana e intima e meno di facciata…non ho bisogno di dimostrare niente a nessuno. Cosi’ facendo contribuisco ad eliminare questo squallido mercato nero e - Con l’avvento dei social abbiamo po- rendo pubblico del materiale che in ogni tuto vedere la tua interazione con i caso fa piacere a molte persone, soprat fans, condivisione di spartiti, foto di tutto ai fans piu’ sfegatati. vecchi tour e talvolta anche di brani inediti, come reputi il mezzo internet? - Via de Bardi è diventato un luogo di Internet con i suoi Pro e i suoi Contro e’ culto a Firenze, i fans lasciano i loro ristato un grande traguardo dell’uma- cordi sul portone, fanno foto e dedinita’. Mi piacciono i Social e cerco di uti- che. Avresti mai immaginato tutto ciò? lizzarli nel pieno significato del loro Cosa provi quando passi da quel por nome…”Sociale” e non come una sem tone? plice vetrina pubblicitaria. Ci sono passato pochissimo tempo fa… nonostante che i proprietari ogni tanto - Pensi che il rapporto di un artista con rivernicino la facciata, le scritte e le dei propri fans sia cambiato rispetto a 10 diche magicamente ritornano in pochi o 20 anni fa rispetto ad oggi? Quanto giorni, e tutto ritorna come prima. Hai ha influito internet secondo te? detto bene te… e’ diventato un luogo di Certo che e’ cambiato….20 anni fa c’era culto. piu’ distacco tra l’artista e i fans. Oggi si puo’ interagire e anche la rapidita’ di in - Secondo te il rock in Italia viene valo formazione ne ha guadagnato. rizzato? Ma figurati ! il Rock in Italia, a livello me- Con i tuoi fans hai condiviso anche diatico, non esiste piu’, solo Pop, Rap & delle demo, del materiale inedito, Hipop. Esiste solo in qualche realta’ che come mai hai deciso di pubblicarlo? si e’ fatta il nome nei periodi passati e Chi o cosa ti ha dato l’input? che ha dimostrato di esserlo. Per i gioQui si entra nel campo dei punti di vista, vani e le nuove realta’ esiste solo il livello non tutti fanno come Me…si sta par- di nicchia. lando di materiale che in ogni caso non ha la necessaria qualita’ di realizzazione - Che consiglio daresti ad un giovane per essere commercializzato…non si musicista che cerca di sbarcare il luna possono mettere in vendita i provini… rio?

La musica ha perso tanto interesse nelle nuove generazioni, non e’ piu’ un arte primaria ,ma sta diventando un sottofondo alla vita quotidiana. Mi dispiace dirlo ma sta andando drammaticamente cosi’…Spero che questa tendenza si inverta. Con il senno di oggi, non mi sento piu’ di consigliare ai giovani musicisti moderni ( cioe’, non di musica classica che fanno conservatorio ) di rischiare come ho fatto io. Consiglio di cercarsi un lavoro normale che permetta di avere una base di sostentamento e continuare a suonare e a fare arte come secondo la voro. E’ difficile venire fuori al giorno d’oggi ,e nella scelta, e’ molto meglio saper comporre che saper suonare ( Di bravi compositori ce ne sono pochi, di musicisti bravissimi e’ pieno il mondo e la concorrenza e’ tanta…anzi, troppa ). Chi canta chiaramente ha qualche possibilita’ in piu’, e se sa scrivere canzoni originali e con personalita’. e non e’ solo un semplice esecutore, e’ meglio…ma e’ difficile in ogni caso… - Siamo abituati a vederti su di un palco, ma Ghigo oltre la musica com’è? Hai altre passioni? Come passi il tuo tempo libero? Io sono fatto a modo mio….mi reputo molto Mr.Hyde…qualche anno fa ho anche fatto una canzone con questo titolo in un album dei Litfiba anni ’00. Forte, Rock e aggressivo nella musica e rilassato e gentile nella vita privata. Nel poco tempo libero che ho a disposizione amo stare con la mia famiglia oppure andare a Pesca in Mare. - Grazie per l’intervista Ghigo! Grazie a voi… ciao a tutti!


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SALERNITANO: FIGLI DI UN DIO MINORE?

CRONACA

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Ci sfugge completamente il ragionamento che fa il sindaco di Mercato San Severino Giovanni Romano di Emanuel Galea

San Severino - sono stati dovuti alla portata dell’acqua in ingresso, di gran lunga superiore alla capacità di deflusso dello scarico, ma la criticità è durata soltanto qualche ora. Lo scarico di fondo della vasca era stato leggermente intasato da tronchi e piante trasportati dal torrente Solofrana...”

Mercato San Severino (SA) - Lo scorso 29 ottobre nel salernitano si sono aperte le cataratte del cielo. A saperlo, però, sono solo gli abitanti dei luoghi e in special modo quelli di Castel San Giorgio che hanno assistito alla rottura degli argini da parte del fiume, oltre agli sfortunati residenti della frazione di Fimiani che si sono ritrovati con l’acqua fino alle ginocchia.Lo sa il parroco di Sant'Angelo, colto da un malore nel vedere la chiesa sommersa dall'acqua, tra sportato d’urgenza al pronto soccorso. Il 29 ottobre se lo ricordano i malcapitati e allagati di Curteri; quelli con le cantine allagate a San Vincenzo di Mercato San Severino. La sanno a Baronissi, unici con le scuole chiuse. Lo sanno i volontari che hanno combattuto contro la colpita personalmente, leggendo la rabbia del fiume Solofrana. Qualcuno è stampa locale, non si rendeva conto venuto a saperlo perché quanto stiamo delle dichiarazioni rilasciate precedenraccontando è stato trasmesso da qual- temente dal sindaco di Mercato San Seche tv locale. Non tutti hanno potuto verino Giovanni Romano: “L’attenzione farsi un’idea chiara di quello che è acca per il territorio ed il monitoraggio delle aree maggiormente a rischio hanno conduto. La stessa gente dei dintorni, magari non tenuto le criticità derivanti dalle piogge

Ci sfugge completamente il ragionamento che fa il sindaco Romano quando da una parte dice “il Comune non abbia competenza specifica ad intervenire” e dall’altra dichiara che la “vasca era stata leggermente intasata da tronchi e piante.” La competenza a chi spetta? Chi è che doveva intervenire? Non vogliamo sbagliare. Abbiamo sempre creduto che il Salernitano ancora facesse parte della Repubblica itaabbondanti degli ultimi giorni. Nono- liana. Ci indigna il fatto che fino a prova stante il Comune non abbia competenza contraria non risulta che alcun telegiorspecifica ad intervenire”. Più avanti lo nale nazionale abbia “sprecato” una stesso sindaco Romano non ha chiarito manciata di minuti delle sue “sensazioquel che è successo e i disagi affrontati nali notizie” per fare partecipare l’Italia da quella gente malcapitata: “Gli allaga- ai disagi che hanno dovuto subire quementi dei terreni adiacenti la vasca, - ha ste persone. Viva la Rai, di tutto e qualdichiarato il primo cittadino di Mercato che scandalo in più.!

PALERMO, OPERAZIONE "RESET 2": ARRESTATI I MAFIOSI DI BAGHERIA Ecco chi sono gli arrestati e alcuni stralci di intercettazione di Andrea Li Causi Palermo – Nella mattinata di ieri i Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo hanno smantellato il mandamento mafioso di Bagheria dando esecuzione a 22 provvedimenti restrittivi nei confronti di capi e gregari. I boss tratti in arresto e i gregari sono accusati di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, sequestro di persona, danneggiamento a seguito di incendio. Le indagini condotte dai Carabinieri, coordinate dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia hanno potuto evidenziare quanto fossero presenti le estorsioni esercitate dai temutissimi capi mafia che si sono succeduti nell’arco di tempo che va dal 2003 al 2013. Inoltre sono documentate circa 50 episodi di estorsione che sono stati ricostruiti grazie al coraggio degli imprenditori locali che, dopo anni di silenzio, hanno avuto il coraggio di alzare la voce e ribellarsi al “Pizzo”. Sono stati 36 gli imprenditori che si sono ribellati al “Pizzo”e hanno trovato il coraggio di denunciare. La richiesta del “Pizzo” si concentrava principalmente nel settore edile, ma si estendeva a macchia d’olio anche negli altri settori che generavano economia come negozi di mobili, di abbigliamento, sale gioco, centri scommesse. Salvatore Altavilla, comandante del Reparto operativo dei Carabinieri di Palermo ha riferito, in merito al blitz

imprenditori hanno ammesso di avere pagato il pizzo. Alcuni di loro sono stati sottoposti a vessazioni per anni. E' la breccia che ha aperto la strada per assestare un nuovo colpo a Cosa nostra, segno che i tempi sono cambiati e che imprenditori e commercianti finalmente si ribellano”. Oltre all’importante aiuto degli imprenditori che si sono ribellati al “Pizzo”, le indagini hanno avuto un incipit positivo grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di Giustizia e alle delicatissime quanto importantissime attività di intercettazione. Le conversazioni intercettate dagli inquirenti, dimostrano quanto fosse importanti le riscossioni del “Pizzo” per i mafiosi poiché servivano per il mantenimento delle famiglie contro la cosca di Bagheria: “Trentasei dei carcerati.

Ecco alcuni stralci di intercettazione: “c’è stata quella mattinata che ci siamo visti ... sono rimasti ... duemila e cinquecento euro ... da Ficarazzi ... gli ha detto: “ZU GI’ ... se li metta nella cassa ...”. “glieli facciamo avere alla moglie di NINO che può darsi..i giorni di quelli che sono ... deve andare a colloquio ... cose ... devono viaggiare ... “ ... “buono è ... buono è” ... quello anzi fa: “cinquecento euro mettiteli in tasca tu ... “ ... dice: “che fai sempre spese” dice: “e duemila euro glieli diamo alla moglie di Nino”. Ho preso questi soldi, me li sono messi in tasca”, da attivare prevalentemente in occasione del Natale e della Pasqua “e per Pasqua c’è stata la stessa cosa ... io per qualche quindici giorni ho sentito dire che quella soldi non ne aveva ricevuto ... lui doveva portarle duemila cin-

quecento euro che si è trattenuto ... per portarglieli ... fino a qualche quindici ..venti giorni dopo io ho saputo che lei soldi non ne aveva ricevuti ...”. Gli uomini finiti in manette sono: Bartolone Carmelo, Carbone Andrea Fortunato, Centineo Francesco, Di Bella Gioacchino Antonino, Di Salvo Giacinto detto “Gino”, Di Salvo Luigi detto “U Sorrentino”, Eucapiptus Nicolò detto “Nicola”, Flaminia Pietro Giuseppe detto “Il porco”, Gagliano Vincenzo, Girgenti Silvestro detto “Silvio”, Guagliardo Umberto, La Mantia Rosario, Lauricella Salvatore, Liga Pietro, Lombardo Francesco, Mineo Francesco, Mineo Gioacchino detto “Gino”, Morreale Onofrio, Scaduto Giuseppe, Trapani Giovanni, Tutino Gia cinto.


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L’osservatore d’Italia

edizione di Martedì 3 Novembre 2015 - Anno IV Numero 152

www.osservatoreitalia.it


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