21 ottobre 2015

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L’ osservatore d’ Italia QUOTIDIANO INDIPENDENTE DI INFORMAZIONE WWW.OSSERVATOREITALIA.IT

Mercoledì 21 Ottobre 2015

Anno IV Numero 145

Direttore Responsabile: Maria Chiara Shanti Rai (Chiara Rai) - Editore: L’OSSERVATORE D’ITALIA Srls - Tel. 3457934445 / 3406878120 - Fax. 02700505039 - Email: direzione@osservatoreitalia.it Aut. Tribunale di Velletri (RM) 2/2012 del 16/01/2012 / Iscrizione Registro ROC 24189 DEL 07/02/2014

LEGGE SEVERINO: LA CONSULTA BOCCIA IL RICORSO a pagina 4

VA DOVE LA PORTA IL CUORE IL “COLPO” FALLITO DELLA BOLDRINI

Mercoledì 15 ottobre 2015 Laura Boldrini aveva invitato Ahmad Mohamad Ahmad al-Tayyeb, Grande Imam di al-Azhar, per tenere una Lectio Magistralis a Montecitorio. L’editoriale

di Emanuel Galea

DIRITTO DI REPLICA O DI

Venerdì, 17 ottobre 2014, troviamo la signora Laura Boldrini, in veste di presidente della Camera, in visita alla grande Moschea di Roma, ...

RETTIFICA?

Domenico Leccese

Ci

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sono personaggi che continuano a riempirsi la bocca con la parolina magica "diritto di replica". Allora una volta per tutte facciamo chiarezza: non c'è alcun articolo di qualsiasi legge che contempli il di ritto di replica. Esiste invece l'art. 8 della legge sulla stampa che contempla il diritto di rettifica. Vediamo che dice: "Il direttore o, comunque, il responsabile è tenuto a fare inserire gratuitamente nel quotidiano o nel periodico o nell'agenzia di stampa le dichiarazioni o le rettifiche dei soggetti di cui siano state pubblicate immagini od ai quali siano stati attribuiti atti o pensieri o affermazioni da essi ritenuti lesivi della loro dignità o contrari a verità, purché le dichiarazioni o le rettifiche non abbiano contenuto suscettibile di incriminazione pe nale”. Questo significa intanto che il diritto di rettifica è limitato agli or gani di stampa. Poi questo succede mandando all'organo di stampa la richiesta di pubbli care la rettifica che si allega. Con l'avvento del sistema radiotelevisivo è stato introdotto il diritto di rettifica dal Corecom (comitato Regionale per le comunicazioni) ... Continua a pagina 2

Il Commento

COLPEVOLI DI ESSERE...

INNOCENTI

di *Luca Marco Comellini

Quando chi governa arriva a fare della "giustizia sommaria" il suo metodo per garantirsi l'immunità da censure o critiche dell'opinione pubblica o per coprire i suoi privilegi allora i principi costituzionalmente protetti di trasparenza di legalità, di buon andamento della cosa pubblica e, quindi, della stessa democrazia sono in estremo pericolo. Appresa la notizia della grave sanzione disciplinare comminata ad un sottufficiale dell'Aeronautica militare accusato di essere stato presente in servizio presso l'aeroporto di Brindisi come controllore del traffico aereo il giorno 2 marzo scorso, quando il TG LA7 delle ore 20.00 mandò in onda il servizio sui voli di stato del premier Renzi che proprio quel giorno aveva utilizzato un elicottero per recarsi da Firenze a Roma ma era stato costretto ad un atterraggio d'emergenza in un campo sportivo a Badia al Pino vicino ad Arezzo. Ricordo che dopo la messa in onda del servizio giornalistico ... Continua a pagina 2

ROMA, IGNAZIO MARINO: ODDIO CI RIPENSA

Eleganza e accoglienza al centro del mondo Grand Hotel Palace - Roma

a pagina 5

LEGGE DI STABILITÀ:

I CASTELLI PAGHERANNO

a pagina 4

Eleganza e accoglienza al centro del mondo Grand Hotel Palace - Roma


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PRIMO PIANO

L’osservatore d’Italia

edizione di Mercoledì 21 Ottobre 2015 - Anno IV Numero 145

dalla prima l’editoriale di Domenico Leccese ...relativamente allo stesso sistema radiotelevisivo. Vediamo cos'è e come funziona. Che cos'è? Il diritto di rettifica consiste nella facoltà, da parte dei soggetti di cui siano state diffuse immagini o ai quali siano stati attribuiti atti, pensieri, affermazioni, dichiarazioni contrari a verità da parte di una radio o una televisione di richiedere all’emittente, privata o pubblica, la diffusione di proprie dichiarazioni di replica, in condizioni paritarie rispetto all’affermazione che vi ha dato causa. Il Corecom, verificata la fondatezza della richiesta, ordina all’emittente la rettifica; nel caso in cui essa non ottemperi, il Corecom trasmette la relativa documentazione all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, la quale può decidere l’irrogazione di sanzioni. Le competenze del Corecom in materia di rettifica, attive dal febbraio 2004 su delega dell’Autorità, attengono esclusivamente al settore radiotelevisivo regionale. Ne deriva che tutte le istanze di rettifica riguardanti il settore della carta stampata saranno considerate inammissibili. La procedura attivata presso il Corecom è completamente gratuita e viene completata in tempi estremamente brevi, tali da assicurare la ne cessaria effettività ed efficacia della rettifica. Come fare... Chi si ritenga leso nei propri interessi morali o materiali da trasmissioni contrarie a verità deve preliminarmente inoltrare la propria richiesta di rettifica all’emittente. Soltanto qualora la rettifica non sia stata accolta, l’interessato potrà inoltrare al Corecom la relativa istanza. L’istanza al Corecom deve: contenere le generalità complete e il domicilio o la sede legale del richiedente; essere corredata di tutti gli elementi atti ad identificare con precisione le notizie di cui si chiede la rettifica; essere sottoscritta con firma autenticata nelle forme di legge; - riportare in allegato la documentazione comprovante l’avvenuta richiesta all’emittente e l’eventuale rifiuto della stessa. Riferimenti normativi: • Legge 6 agosto 1990 n. 223 (art. 10 commi 3 e 4 - Disci plina del sistema radiotelevisivo pubblico e privato) • D.P.R. 27 marzo 1992 n. 255 (Regolamento di attuazione della Legge 6 agosto 1990 n. 223 sulla disciplina del sistema radiotelevisivo pubblico e privato) • Delibera 402/03/CONS con la quale l’autorità ha delegato ai Corecom le funzioni relative all’esercizio del diritto di rettifica con riferimento al settore radiotele visivo locale. Come si evince il diritto di rettifica va esercitato in maniera abbastanza precisa, e non "scemo di un giornalista dammi il diritto di replica". E si riferisce al sistema radiotelevisivo, non ad un forum di quattro sfigati che passano il tempo ad insultarsi. Ma continuando a scavare alla fine esce fuori un diritto di replica. Però , ahimè, anche questo non è una legge, ma un protocollo approvato dal Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti e dalla Federazione Nazionale della Stampa, con il nome di Carta dei doveri del giornalista. Cosa dice? In buona sostanza dice che in presenza di accuse che possono danneggiare reputazione o dignità del protagonista, questi ha diritto alla pari opportunità di replica. Quando questo è impossibile il giornalista è tenuto a informarne i lettori. E' inutile sottolineare che anche qui si parla di giornali e di accuse a persone reali tipo "Girolamo Seghetti o Ernesto Tumistufi, non certo a giornalista II o a Espulsivo, oppure Metti la cera Togli la cera. Bisogna essere su un giornale, bisogna che l'autore sia un giornalista, bisogna che il presunto danneggiato sia una persona fisica individuabile”. Se ho commesso errori od omissioni comprovabili sono disposto a prenderne atto.

Diritto di replica L’art. 8 della legge sulla stampa 47/1948 stabilisce che “il direttore o, comunque, il responsabile è tenuto a fare inserire gratuitamente nel quotidiano o nel periodico o nell'agenzia di stampa le dichiarazioni o le rettifiche dei soggetti di cui siano state pubblicate immagini od ai quali siano stati attribuiti atti o pensieri o affermazioni da essi ritenuti lesivi della loro dignità o contrari a verità, purché le dichiarazioni o le rettifiche non abbiano contenuto suscettibile di incriminazione penale”. Il lavoro del giornalista si ispira ai principi della libertà d'informazione e di opinione, sanciti dalla Costituzione italiana, ed è regolato dall'articolo 2 della legge n. 69 del 3 febbraio 1963: «E' diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà d'informazione e di critica, limitata dall'osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e della buona fede. Devono essere rettificate le notizie che risultino ine satte e riparati gli eventuali errori. Giornalisti e editori sono tenuti a rispettare il segreto professionale sulla fonte delle notizie, quando ciò sia richiesto dal carattere fiduciario di esse, e a promuovere lo spirito di collaborazione tra colleghi, la cooperazione fra giornalisti ed editori, e la fiducia tra la stampa e i lettori» Il rapporto di fiducia tra gli organi d'informazione e i cittadini è la base del lavoro di ogni giornalista. Per promuovere e rendere più saldo tale rapporto i giornalisti italiani hanno sottoscritto la Carta dei do veri. Rettifica e replica Il giornalista rispetta il diritto inviolabile del cittadino alla rettifica delle notizie inesatte o ritenute ingiusta mente lesive. Rettifica quindi con tempestività e appropriato rilievo, anche in assenza di specifica richiesta, le informazioni che dopo la loro diffusione si siano rivelate inesatte o errate, soprattutto quando l'errore possa ledere o danneggiare singole persone, enti, categorie, associazioni o comunità. Il giornalista non deve dare notizia di accuse che possano danneggiare la reputazione e la dignità di una persona senza garantire opportunità di replica all'accusato. Nel caso in cui ciò sia impossibile (perché il diretto interessato risulta irreperibile o non intende replicare), ne informa il pubblico. In ogni caso prima di pubblicare la notizia di un avviso di garanzia deve attivarsi per controllare se sia a conoscenza dell'interessato. Le fonti Il giornalista deve sempre verificare le informazioni ottenute dalle sue fonti, per accertarne l'attendibilità e per controllare l'origine di quanto viene diffuso all'opinione pubblica, salvaguardando sempre la verità so stanziale dei fatti. Nel caso in cui le fonti chiedano di rimanere riservate, il giornalista deve rispettare il segreto professionale e avrà cura di informare il lettore di tale circostanza. In qualunque altro caso il giornalista deve sempre rispettare il principio della massima trasparenza delle fonti d'informazione, indicandole ai lettori o agli spet tatori con la massima precisione possibile. L'obbligo alla citazione della fonte vale anche quando si usino materiali delle agenzie o di altri mezzi d'informazione, a meno che la notizia non venga corretta o ampliata con mezzi propri, o non se ne modifichi il senso e il contenuto. In nessun caso il giornalista accetta condizionamenti dalle fonti per la pubblicazione o la soppressione di una informazione. Il tutto, per corretto dovere di cronaca ed informazione

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dalla prima Il commento di *Luca Marco Comellini

... fu immediatamente ordinata una inchiesta formale. Sicuramente da palazzo Chigi qualcuno aveva chiesto la testa del responsabile di quello che evidentemente è stato ritenuto un vero e proprio reato di "lesa maestà". Da quanto mi risulta quelle indagini, che hanno riguardato tre dei militari presenti in servizio presso la sala operativa del Distaccamento Aeroportuale di Brindisi, si sono concluse senza che sia stato possibile attribuire ad alcuno dei presunti colpevoli la effettiva responsabilità della divulgazione delle informazioni sul volo del velivolo utilizzato da Matteo Renzi il 2 marzo scorso. Nonostante ciò la mattina di ieri uno dei tre militari è stato pesantemente sanzionato con la privazione della libertà per due giorni. Il militare punito dovrà restare confinato in un apposito locale per due giorni senza potersi allontanare, come se fosse un comune delinquente recluso in carcere. La pesante sanzione già somministrata ad uno dei tre militari presenti quel giorno presso l'aeroporto di Brindisi non trova alcuna giustificazione logica anzi, a mio avviso, è chiaro che ci troviamo di fronte a un caso esemplare di violazione dei fondamentali diritti umani ed è ancora più chiaro che in mancanza di un colpevole sia stato ordinato di punire chi quel giorno ha avuto il solo torto di essere stato presente in servizio in spregio di ogni più elementare principio di legalità. L'uso della "giustizia sommaria" e delle Istituzioni militari da parte del Governo per cercare dei "colpevoli ad ogni costo", ordinare di punire alcuni per educarne altri, è un pericoloso segnale che non va sottovalutato da chiunque abbia deciso di essere fedele alla Costituzione e alle leggi e non al Kapò di turno. Quello che è accaduto ieri - e che temo possa ancora accadere in futuro - potrebbe rappresentare un pericoloso precedente che va immediatamente eliminato affinché in questo Paese si possa continuare a guardare alle Forze armate con rispetto. Io voglio continuare a guardare alle Forze armate come il migliore esempio per il Paese e per questo mi auguro che da oggi tutti i militari, di ogni ordine e grado, di tutte le Forze armate, si schierino a fianco dei loro tre colleghi dell'Aeronautica militare accusati di essere innocenti e che il Parlamento intervenga immediatamente per impedire che altri siano ingiustamente puniti. *Segretario del PDM

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INTERNI

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dalla prima “VA DOVE LA PORTA IL CUORE” di Emanuel Galea ... a presiedere un incontro, organizzato dalla comunità islamica della capitale. Allora il tema in discussione era “No al terrorismo! L’Islam è religione di pace”. La signora Boldrini accende l’entusiasmo dei partecipanti dichiarando:” L’Isis non è solo una minaccia per l’Occidente, è una minaccia per il mondo intero, ma soprattutto per il mondo musulmano.” Uno scroscio di applausi che eccita la signora la quale compiaciuta ringrazia dicendo “Qui mi sento a mio agio e non ho paura”. Non soddisfatta, evidentemente, dei già ovvi qualunquismi proferiti, rincara la dose, captatio benevolentiae, aggiungendo: ”penso ai tanti di voi messi all’angolo”, attribuendo la colpa di tutto ciò alla “propaganda”. Finisce il suo discorso “intelligente” esortando i presenti: “È un esproprio che non dovete permettere. Dovete dire no a tutto questo”. A scanso d’ironia, nella Moschea sembrava d’assistere alla mamma che pone piena fiducia nella sua famiglia e invita tutti a non ammainare la bandiera. Il suo leitmotiv è stato e lo è ancora: L’islam è una religione di pace. Questo è ancora un paese libero e ognuno, fino a un certo punto, è libero di professare la propria fede. Lo Stato, invece, fede non l’ha. Lo Stato è laico, vale a dire aconfessionale, ossia slegato da qualsiasi autorità confessionale, cosa non ben emersa dalla visita della presidente Boldrini alla comunità islamica. Forse il troppo zelo ha tradito il suo cerimoniale stanco, dalla retorica auto celebrativa e dalla ricerca spasmodica di compiacere a tutti i costi.

E’ proprio vero che non c’è due senza tre e la signora Laura, non smette mai di stupire. Fino a pochi giorni fa si pensava che le sue strane uscite fossero delle semplici gaffe, tanto è vero che da qualche parte si leggeva “la signora laqualunque”. Personalmente ora penso che la signora non ci fa, ma lo è. Che simpatizza fortemente con l’islam non è più un mistero. È un suo diritto e nessuno la può sindacare. Quello che non è permesso è coinvolgere le istituzioni in sentimenti suoi intimi e personali. Sarebbe ciò che ha tentato di fare la signora Boldrini e, non ha consumato lo sfregio alla Camera e al Popolo italiano, non certo perché si è ravveduta bensì perché il colpo le è fallito. Veniamo ora a tempi più recenti: mercoledì 15 ottobre 2015 la signora aveva invitato Ahmad Mohamad Ahmad al-Tayyeb, Grande Imam di al-Azhar, per tenere una Lectio Magistralis a Monteci

torio. Per meglio capire l’inopportunità del gesto inconsueto bisogna conoscere chi è veramente al-Tajjeb. L’illustre invitato della signora Boldrini è lo stesso imam che lo si trova nel 2002 a spiegare ai palestinesi come comportarsi nei confronti d’Israele: "La soluzione al terrore israeliano risiede nella proliferazione degli attacchi suicidi che diffondono terrore nel cuore dei nemici di Allah. I Paesi islamici - sia la popolazione che i governanti - devono supportare questi attacchi di martirio". Il Grande Imam al-Tajjeb è colui che in una sua dichiarazione del 2007 precisa che le femmine devono essere menate, però, appunto, con moderazione. È sempre colui che ha criticato Benedetto XVI per il fatto che il Papa aveva chiesto di difendere i cristiani, riferendosi all’attentato di Alessandria, sostiene l’imam, è un “intervento inaccettabile negli affari dell’Egitto”, aggiungendo “Perché il Papa non ha chiesto la protezione dei musulmani quando venivano massacrati in Iraq?” Questo invitato speciale della Boldrini però, trascura, non si sa quanto inavvertitamente, le precise dichiarazioni di Papa Benedetto XIV di allora, che per correttezza qui ripetiamo: “Abbiamo appreso con dolore la notizia del grave attentato contro la comunità cristiana copta compiuto ad Alessandria d'Egitto. Questo vile gesto di morte, come quello di mettere bombe ora anche vicino alle case dei cristiani in Iraq per costringerli ad andarsene, offende Dio e l'umanità intera". Sempre per chiarire meglio il profilo del “moderato imam” è bene ricordare, che

rivolgendosi agli infedeli adopera sempre il versetto del Corano che, a chi muove guerra ad Allah e al suo Messaggero, spetta l’esecuzione o crocifissione o amputazione di mani e piedi di lati opposti o l’espulsione dalla terra. È apparsa sulla stampa egiziana, qualche giorno fa la sua dichiarazione durante il sermone del venerdì. Il “moderatissimo Imam” sembra abbia invocato l’unità del mondo arabo e musulmano contro il “comune nemico sionista”. Sia come Imam che come già Gran Muftì d’Egitto, Tayyeb ha invocato più volte la distruzione d’Israele”. È stato sempre lui che la scorsa primavera ha accusato il “sionismo” per il caos in medio oriente. Si sono mobilitati vari esponenti politici, oltre ai vertici dell’ambasciata israeliana in Italia. Voci diverse - e da posizioni differenti - hanno chiesto che l’incontro fosse annullato. Questo signore si professa apertamente nemico degli ebrei, e se fosse stato per la Boldrini avrebbe dovuto essere ricevuto con tutti gli onori a Montecitorio dai rappresentanti del Popolo italiano? Se si deve giudicare chi fra la Boldrini e l’Imam abbia avuto più buon senso, senza alcun tintinnamento alcuno rispondiamo che senza meno è stato l’Imam. Ha avuto buon senso quando ha declinato l’invito. La Boldrini ha fatto la sua solita figura, magra? Questa volta ha superato se stessa, valicando ogni limite di decenza e di rispetto verso le istituzioni e verso il Popolo italiano. Incrociamo le dita e non le sciogliamo fino a che saremo costretti ad avere la Boldrini sullo scranno più alto di Mon tecitorio!

BANCA D'ITALIA: IL GOVERNATORE VISCO INDAGATO PER TRUFFA ll Fatto Quotidiano scriveva ieri che il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco sarebbe indagato, insieme ad altre persone, dalla Procura di Spoleto in un'inchiesta, per corruzione e truffa, sul commissariamento della Banca Popolare di Spoleto (Bps) e la successiva vendita a Banca Desio, avvenuta lo scorso anno. Il commissariamento è stato poi annul lato dal Consiglio di Stato. L'inchiesta della magistratura umbra, diretta dal pm Gennario Iannarone, coinvolge - scrive il Fatto -, quali indagati, i commissari nominati da Bankitalia (Giovanni Boccolini, Gianluca Brancadoro e Nicola Stabile), i componenti del comitato di Sorveglianza (Silvano Corbella, Giovanni Domenichini e Giuliana Scognamiglio) e l'attuale presidente di Bps, Stefano Lado, che è vice presidente di Banco Desio. Il commissariamento di Bps e della cooperativa Spoleto Crediti e Servizi (21 mila soci), che controllava l'istituto al 51%, fu deciso da Bankitalia dopo un'ispezione avviata nel 2012. Nel 2014 - è la ricostruzione del quotidiano - i commissari decisero di vendere Bps a Banco Desio. La quota di Spoleto Credito e Servizi scese al 10%,

con grave danno economico per i soci della cooperativa. Nello scorso mese di febbraio il Consiglio di Stato ha annullato sia il commissariamento di Bps, sia quello di Spoleto Crediti e Servizi, per cui sono stati promossi ricorsi da parte dei soci della coop per l'annullamento degli atti dei commissari, compresa la

vendita dell'istituto di credito. L'intera vicenda, attraverso alcuni esposti, è finita anche all'esame della Procura di Spoleto, che ha avviato approfondimenti sul commissariamento e sulla vendita di Bps, iscrivendo nel registro degli indagati - secondo quanto scrive il Fatto - tra gli altri, il nome del governatore di Ban-

kitalia e dei commissari di Bps Bankitalia non a conoscenza indagini ''Con riferimento alla notizia comparsa oggi sulla stampa relativa alle vicende della Banca Popolare di Spoleto, la Banca d'Italia non è a conoscenza di alcuna iniziativa dell'autorità giudiziaria''. Lo riferiscono fonti della stessa Banca d'Italia.


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LEGGE DI STABILITÀ: I CASTELLI PAGHERANNO

Il premier: "A chi dice: ma la manovra sulla casa l'aveva fatta anche Berlusconi, dico che è vero. Perché negare la realtà?" "La legge di stabilità sarà presentata formalmente domani in Parlamento". Lo scrive su Facebook il presidente del Consiglio Matteo Renzi "I castelli - a differenza di quanto si dice con tono scandalizzato - pagheranno (come per abolizione Ici del 2008). Ironia della sorte: furono parzialmente esentati dai governi successivi, anche di centrosinistra, perché residenze storiche, ma le categorie catastali A1, A8, A9 avranno

lo stesso trattamento della misura del 2008". "A chi dice: ma la manovra sulla casa l'aveva fatta anche Berlusconi, dico che è vero. Perché negare la realtà? La norma è la stessa, con due sole differenze: 1) noi non cambieremo idea come lui nel 2011 che votò per rimettere l'ICI cambiandole il nome in IMU; 2) noi non fa-

remo pagare il conto ai comuni della dif ferenza". Lo afferma Matteo Renzi. Bozza: stretta spese p.a,sanzioni dirigenti. Le p.a. sono tenute ogni anno ad approvare un piano biennale di acquisti, indicando prestazioni, quantità e tempistiche, con aggiornamenti annuali riportanti le risorse finanziarie. Lo si legge nella bozza della manovra. La violazione delle previsioni "responsabilità amministrativa e disciplinare dei dirigenti", con

effetto anche sul trattamento accessorio"."Le pubbliche amministrazioni sono tenute ogni anno ad approvare un piano biennale di acquisti, indicando prestazioni, quantità e tempistiche, con aggiornamenti annuali riportanti le risorse finanziarie". Lo si legge nella bozza della manovra. La violazione delle previsioni "responsabilità amministrativa e disciplinare dei dirigenti", con effetto anche sul trattamento accessorio"

La Corte Costituzionale ha rigettato, come infondato, il ricorso presentato sulla legge Severino e in particolare sulle norme relative alla sospensione degli amministratori locali condannati, anche in via non definitiva, per determi-

quindi così: «Art. 317 (concussione) - Il pubblico ufficiale che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, costringe taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilità è punito

servizio che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, induce taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilità è punito con la reclusione da 3 a 8 anni. Nei casi previsti dal primo comma, chi

suoi poteri. La pena di cui al secondo comma si applica al pubblico ufficiale o all'incaricato di un pubblico servizio che sollecita una promessa o dazione di denaro od altra utilità da parte di un privato per le finalità indicate dall'articolo

la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione") è una legge della Repubblica Italiana. Paola Severino, principale autore della legge. La norma – nota anche come legge Severino dal nome del Ministro della Giustizia del governo Monti Paola Severino, che ne ha redatto i decreti attuativi – venne originariamente concepita da Angelino Alfano (in qualità di Ministro della Giustizia del governo Berlusconi IV), ma giunse all'approvazione definitiva solo durante il governo Monti, la cui maggioranza peraltro vi apportò diverse modifiche in sede di esame parlamen tare. Modifiche al codice penale- La legge apporta le seguenti modifiche al codice pe nale italiano. Di seguito le principali: La pena per il peculato (articolo 314 c.p.), che prima andava da 3 a 10 anni di reclusione, va ora da 4 a 10 anni di re clusione. L'articolo 317 c.p. (concussione) è riscritto in modo che riguardi solo la concussione per costrizione e non più la concussione per induzione. È inoltre previsto che sia punibile solo il pubblico ufficiale e non più l'incaricato di pubblico servizio che commette il reato del nuovo articolo. La pena per la concussione, che prima andava da 4 a 12 anni di reclusione, va ora da 6 a 12 anni di reclusione. Il nuovo articolo 317 recità

con la reclusione da 6 a 12 anni» Le disposizioni dell'articolo 317-bis c.p. (pene accessorie), che prima riguardavano solo i reati di peculato e concussione, sono estesi anche ai reati di corruzione propria e corruzione in atti giudiziari. Il reato di "corruzione per atti d'ufficio" (articolo 318 c.p.) è sostituito dal reato di "corruzione per l’esercizio della funzione", punito con la reclusione da 1 a 5 anni. Il nuovo articolo 318 recita quindi così: «Art. 318 (corruzione per l'esercizio della funzione) - Il pubblico ufficiale che, per l'esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri, indebitamente riceve, per sè o per un terzo, denaro o altra utilità o ne accetta la promessa è punito con la reclusione da 1 a 5 anni» La pena per la corruzione propria (articolo 319 c.p.) , che prima andava da 2 a 5 anni di reclusione, va ora da 4 a 8 anni di reclusione. La pena per la corruzione in atti giudiziari (articolo 319-ter c.p.), che prima andava da 3 a 8 anni di reclusione, va ora da 4 a 10 anni di reclusione. È costituito il nuovo articolo 319-quater c.p., che regola la concussione per induzione (sottratta all'articolo 317 c.p.), che è trasformata nel nuovo reato di "induzione indebita a dare o promettere utilità", punito con la reclusione da 3 a 8 anni. L'articolo 319-quater recita quindi così: «Art. 319-quater (induzione indebita a dare o promettere utilità). - Salvo che il fatto costituisca più grave reato, il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico

dà o promette denaro o altra utilità è punito con la reclusione fino a 3 anni» Viene riscritto l'articolo 320 c.p. (corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio). Il nuovo articolo recita quindi così: «Art. 320 (corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio). - Le disposizioni degli articoli 318 e 319 si applicano anche all'incaricato di un pub blico servizio. In ogni caso, le pene sono ridotte in mi sura non superiore a un terzo.» Viene riscritto l'articolo 322 c.p. (istigazione alla corruzione). Il nuovo articolo recita quindi così: «Art. 322 (istigazione alla corruzione). Chiunque offre o promette denaro od altra utilità non dovuti ad un pubblico ufficiale o ad un incaricato di un pubblico servizio, per l'esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri, soggiace, qualora l'offerta o la promessa non sia accettata, alla pena stabilita nel primo comma dell'articolo 318, ridotta di un terzo. Se l'offerta o la promessa è fatta per indurre un pubblico ufficiale o un incaricato di un pubblico servizio ad omettere o a ritardare un atto del suo ufficio, ovvero a fare un atto contrario ai suoi doveri, il colpevole soggiace, qualora l'offerta o la promessa non sia accettata, alla pena stabilita nell'articolo 319, ri dotta di un terzo. La pena di cui al primo comma si applica al pubblico ufficiale o all'incaricato di un pubblico servizio che sollecita una promessa o dazione di denaro o altra utilità per l'esercizio delle sue funzioni o dei

LEGGE SEVERINO: LA CONSULTA BOCCIA IL RICORSO

nati reati. La questione era stata sollevata nell'ambito del caso del sindaco di Napoli Luigi de Magistris. La Corte costituzionale - spiega una nota - ha giudicato non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 11, comma1, lett. a) del decreto legislativo n.235 del 2012, in relazione all'art. 10, comma 1, lett. c) dello stesso decreto legislativo, sollevata dal Tribunale Amministrativo della Campania, Sezione prima, in riferimento agli artt. 2, 4, secondo comma, 51, primo comma e 97, secondo comma della Costitu zione. La legge 190/2012 ("Disposizioni per

319.» Viene modificato l'articolo 322-bis c.p (peculato, concussione, corruzione e istigazione alla corruzione di membri degli organi delle Comunità europee e di funzionari delle Comunità europee e di Stati esteri), in modo che riguardi anche il nuovo articolo 319-quater. Viene lievemente modificato l'articolo 322-ter c.p.(confisca) di modo che riguardi, oltre al prezzo, anche il profitto del reato. La pena per l'abuso d'ufficio (articolo 323 c.p.), che prima andava da 6 mesi a 3 anni di reclusione, va ora da 1 a 4 anni di reclusione. Viene lievemente modificato l'articolo

323-bis c.p.(circostanza attenuante), di modo che riguardi anche il nuovo arti colo 319-quater. È costituito il nuovo articolo 346-bis c.p., che punisce il nuovo reato di "traffico di influenze illecite". Il nuovo arti colo recita quindi così: «Art. 346-bis (traffico di influenze illecite). - Chiunque, fuori dei casi di concorso nei reati di cui agli articoli 319 e 319-ter, sfruttando relazioni esistenti con un pubblico ufficiale o con un incaricato di un pubblico servizio, indebitamente fa dare o promettere, a sè o ad altri, denaro o altro vantaggio patrimoniale, come prezzo della propria mediazione illecita verso il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio ovvero per remunerarlo, in relazione al compimento di un atto contrario ai doveri di ufficio o all'omissione o al ritardo di un atto del suo ufficio, è punito con la reclusione da 1 a 3 anni. La stessa pena si applica a chi indebitamente dà o promette denaro o altro van taggio patrimoniale. La pena è aumentata se il soggetto che indebitamente fa dare o promettere, a sè o ad altri, denaro o altro vantaggio patrimoniale riveste la qualifica di pubblico ufficiale o di incaricato di un pub blico servizio. Le pene sono altresì aumentate se i fatti sono commessi in relazione all'esercizio di attività giudiziarie.


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MILANO: ENTRA IN CASA PER RUBARE E VIENE UCCISO

Milano - "Non volevo che morisse": sono le parole che ha più volte ripetuto ai carabinieri Francesco Sicignano, il pensionato, di 65 anni, che ha sparato ed ucciso un ladro che la scorsa notte si era introdotto in casa sua a Vaprio d'Adda (Milano). I militari hanno trovato nella

villetta una torcia accesa, elemento che potrebbe confermare la tesi dell' uomo che ha dichiarato di avere sparato dopo essersi trovato davanti una sagoma nera appunto con una torcia in mano. L'uomo è accusato di omicidio volontario. Rispetto ad una prima ipotesi di eccesso colposo in legittima difesa, la Procura ha formulato la nuova contestazione per poter svolgere tutti gli accertamenti. In mattinata era stato spiegato che l'ipotesi di reato a carico dell'uomo era quella di omicidio colposo con eccesso colposo in legittima difesa. Da quanto si è appreso, invece, in seguito agli ultimi accertamenti svolti

dai carabinieri l'uomo verrà formalmente indagato per omicidio volontario. Per poi valutare se sussistano i presupposti per riconoscere l'eccesso colposo in legittima difesa (punito penalmente) o la legittima difesa (non punita). L'iscrizione per omicidio volontario, come è

stato chiarito, è un atto necessario per svolgere tutte le indagini sulla dinamica di quanto accaduto. Il 28enne romeno, che era entrato nell'appartamento per rubare, sarebbe stato infatti colpito frontalmente dal pensionato, da una distanza ravvicinata, ed è stato raggiunto da un solo proiettile di pistola. Altri due colpi sparati, invece, non hanno colpito il romeno. Il pensionato è stato ascoltato a lungo dai carabinieri, che hanno interrogato anche i suoi familiari. Le indagini sono coordinate dal procuratore aggiunto di Milano Alberto Nobili e dal pm Antonio Pastore, che hanno disposto l'autopsia sul cadavere del giovane.

ROMA, IGNAZIO MARINO: ODDIO CI RIPENSA Roma - Scena muta di Ignazio Marino con i cronisti che gli hanno chiesto con chi era a cena la sera di Santo Stefano. C'è stato spazio soltanto per tre domande che il sindaco ha dribblato con un sorrisetto a bocca stretta prima di lasciare la sala. Ignazio Marino si è limitato a dire due parole e ha chiuso la conferenza lasciando le ultime considerazioni al suo consulente legale. Il sindaco non fornisce alcun dettaglio sugli scontrini "Io sto molto molto molto bene. Sono tranquillo come sempre". In questi termini, ma smentito dalle guance rosse dall'imbarazzo, il sindaco dimissionario si è espresso entrando in Campidoglio dall'ingresso principale di Sisto IV, a chi gli chiedeva come stesse. Ignazio Marino apre la conferenza mettendo in chiaro la sua posizione: "Non sono indagato ma mi sono recato in Procura come persona informata sui fatti". E poi ha aggiunto: "Non ho mai utilizzato denaro pubblico a scopo privato, semmai il contrario". Marino non ha esitato a definire "vergognosi" gli esposti M5s e Fdi: "Gli esposti M5S e FdI non esito a definirli vergognosi scritti da persone o in malafede o ignoranti". Poi puntualizza sulle spese della tintoria: "La tintoria è stata utilizzata non per i miei abiti ma per gli abiti storici dei trombettieri di Vitor chiano". Il sindaco dimissionario ha ricordato che il 12 del mese ha firmato una lettera di dimissioni in seguito agli esposti presentati delle forze politiche, "quindi ho deciso di dimettermi perchè ho estremo rispetto dell'autorità giudiziaria e volevo presentarmi da dimissionario.

Ringrazio la Procura - ha aggiunto - per avermi voluto ascoltare da persona informata sui fatti". Quando i cronisti gli hanno chiesto con chi è stato a cena la sera di Santo Stefano, Marino ha risposto di aver già riferito di ogni singolo evento ai magistrati. Passa il testimone al suo legale Dopo l'intervento di Ignazio Marino, ha preso la parola Enzo Musco, consulente legale del sindaco: "La vi-

cenda degli scontrini è stata iscritta dai magistrati con il modello 45, ossia notizie non costituenti reato". E poi ha proseguito: "Noi ci siamo difesi su tutti i fronti, soprattutto sulla questione degli scontrini, non accusando nessuno, perché non c'era nessuno da accusare, ma descrivendo davanti al magistrato il modo di operare della burocrazia romana rispetto agli scontrini che il sindaco portava il giorno successivo alla cena di impegno istituzionale, al Comune". In pratica il legale spiega che gli scontrini venivano registrati dopo molto tempo e "da parte di coloro che li registravano non veniva commesso alcun falso, perché si tratta di una prassi burocratica validata anche dal regolamento Anci sui rimborsi"

CRONACA

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ROMA: INDAGATO IL COMANDANTE DEL PRIMO GRUPPO POLIZIA MUNICIPALE

Roma - Ennesima inchiesta giudiziaria che si abbatte sulle figure di vertice del Corpo di Polizia di Roma Capitale. Questa volta ad essere indagato unitamente all'ex presidente del municipio di Ostia sciolto per mafia, Andrea Tassone, sarebbe l'attuale comandante dei vigili del primo gruppo, il più prestigioso al livello di immagine, dal momento che si tratta del centro storico della capitale. "Il Dottor Angelo Moretti, - dichiara in una nota Sergio Fabrizi, Rsu Ugl polizia locale, responsabile del I Gruppo Trevi. era stato voluto fortemente alla guida del primo gruppo, dalla vice comandante del corpo (il cui incarico scadrà alla fine di Novembre) dottoressa Raffaella Modafferi recentemente condannata da una sentenza del Tribunale civile, in solido con altre figure, a risarcire una ditta di trasporti del comune di Ciampino, della somma di 360.000 euro, a causa di un comportamento professionale che, a quanto si legge in sentenza, 'travalica I limiti della colpa per avvicinarsi a quelli del dolo. La UGL Polizia Locale, - aggiunge Fabrizi - che da sempre si è battuta contro le indiscriminate rotazioni del personale, dovute all'anticorruzione, che hanno visto il trasferimento di lavoratori dallo stato di servizio impeccabile, pur rimanendo 'garantista nei confronti delle persone coinvolte si domanda se, nei confronti dei "piani alti" non si stiano applicando due pesi e due misure. È notizia di ieri - conclude la nota - la recente nomina, della stessa dottoressa Modafferi a responsabile per il Giubileo, da parte del Comandante Clemente"

OSTIA: PRESO IL RAPINATORE SERIALE

Ostia (RM) - Gli agenti della Polizia di Stato hanno tratto in arresto F.C., italiano di anni 45, con numerosi precedenti di Polizia, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dall’autorità giudiziaria per il reato di rapina aggravata e continuata e relativa a ben 9 rapine, commesse in danno di esercizi commerciali della zona di Ostia e dell’entroterra nonché del quartiere San Paolo, utilizzati come un vero e proprio “bancomat” da cui attingere periodicamente. L’indagato si distingueva per l’andatura claudicante e per essere sempre travisato con il cappuccio della felpa indossato sopra ad un berretto con visiera. Identico il “modus operandi” adottato in occasione di tutti gli episodi delittuosi, consistente nel minacciare i titolari o i dipendenti degli esercizi commerciali con un coltello o con un pugnale da sub, sempre dopo aver atteso che all’interno dei locali si trovassero soltanto donne tra i clienti. Le minacce erano sempre profferite con un forte accento romanesco: “damme i sordi” e “nun chiamà nessuno, so chi sei e ndò abiti e so dove venitte a cercà” erano le frasi più ricorrenti. Tra gli obiettivi commerciali presi di mira 4 negozi di telefonia, 2 profumerie, 2 farmacie ed un negozio di abbigliamento. In particolare, nei negozi di telefonia, oltre all’ incasso, il malvivente era solito farsi consegnare anche gli apparecchi telefonici, richiedendo espressamente gli ultimi mo delli di smartphone più in auge al momento. Gli investigatori del Commissariato di Ostia, diretto dal dr. Antonio Franco, con un lavoro certosino durato alcuni mesi, attraverso l’estrapolazione minuziosa delle immagini di videosorveglianza raccolte, sono riusciti ad evidenziare e scorgere i tratti somatici del volto risalendo all’indagato, riconosciuto altresì da tutte le vittime in tutte le individuazioni fotografiche effettuate, consentendo così di ricostruire un quadro indiziario e probatorio tale da legittimare l’emissione nei suoi confronti della misura cautelare da parte dell’Autorità Giudiziaria, in ragione anche della ritenuta sussistenza del pericolo della reiterazione del reato. La serialità e la sicurezza mostrata dal malvivente nel corso delle sue azioni fanno ritenere agli investigatori che il 45enne considerasse tale “attività” la sua unica “occupazione”.


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L’osservatore d’Italia

edizione di Mercoledì 21 Ottobre 2015 - Anno IV Numero 145

www.osservatoreitalia.it


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