19 novembre 2015

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L’ osservatore d’ Italia QUOTIDIANO INDIPENDENTE DI INFORMAZIONE Giovedì 19 Novembre 2015

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Anno IV Numero 163

Direttore Responsabile: Maria Chiara Shanti Rai (Chiara Rai) - Editore: L’OSSERVATORE D’ITALIA Srls - Tel. 3457934445 / 3406878120 - Fax. 02700505039 - Email: direzione@osservatoreitalia.it Aut. Tribunale di Velletri (RM) 2/2012 del 16/01/2012 / Iscrizione Registro ROC 24189 DEL 07/02/2014

GIUBILEO: CONTROLLI SERRATI PER ENTRARE IN VATICANO a pagina 3

GUERRA ALL’ISIS

HOLLANDE RICHIAMA LA UE

La Francia si aspetta un sostengo concreto dall'Unione. Spetterà al ministro francese della Difesa, Jean-Yves Le Drian, concertare con i suoi omologhi europei le iniziative da prendere per fronteggiare l'emergenza. L’editoriale

di Angelo Parca

TARI: L’IGNOTA, L’INIQUA,

Ieri sera è stato presentato in Francia il progetto di legge per prolungare lo stato d'emergenza per tre mesi. Francois Hollande, ha spiegato che (...)

L’ASSURDA

L

di Emanuel Galea

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Il commento

a Guardia di Finanza stima l’evasione in Italia intorno agli 89 miliardi di euro. L’agenzia delle Entrate non si scosta di molto da questa cifra. Secondo dati Bankitalia e Istat, l’evasione si può stimare intorno ai 100 e 120 miliardi di euro. Le analisi delle elaborazioni, sia quelle dell’Istat che di Bankitalia, che della Guardia di Finanza, meritano un approfondito studio. Alla commissione Finanza dello Stato si è discusso il tema ed è stato dichiarato che ogni anno mancano all’appello circa 5 miliardi di Irap, circa 40 miliardi di Iva e altri venti o 25 di Irpef. Qualcosa come l'8 per cento del Pil. Sono cifre da capogiro. Un’evasione ed elusione fuori ogni controllo. Se per una pazza idea, Padoan, ministro dell’economia, dovesse decidere di recuperare questo enorme “mancato gettito”, addossandolo a carico dei cittadini pagatori, considerandolo fra le componenti che formano le altre tasse, credo io, in Italia scoppierebbe una rivoluzione, scenderebbe il fuoco dal cielo e risusciterebbero i morti per gridare vendetta. Eppure, cose del ... Continua a pagina 2

VITTIME DEL TERRORISMO E ISTITUZIONI

D

di *Fabrizio Santori i fronte alla memoria corta delle Istituzioni è normale che i cittadini si sentano soli, abbandonati e minacciati dal terrorismo internazionale ed il caso di Benedetta Ciaccia è un esempio emblematico di quanto le Istituzioni poco si impegnino a livello culturale per rinnovare la memoria collettiva delle vittime. Oggi piangiamo tutti la nostra Valeria Solesin, come ieri piangevamo Benedetta, uccisa sotto la metropolitana di Londra nell’attentato del 7 luglio 2005. Però, oggi, a dieci anni dalla sua morte e nonostante il voto unanime del Consiglio comunale di Roma, Benedetta ancora non merita di essere ricordata nella toponomastica capitolina e a nulla sono valsi gli appelli e le richieste all’ex sindaco Marino da parte del padre di Benedetta, Roberto Ciaccia, che ha di recente inoltrato l’ennesima lettera disperata alle Istituzioni competenti, un grido di dolore lanciato da ... Continua a pagina 3

STRAGE DI ERBA: INTERVISTA

A ROBERTA BRUZZONE

Eleganza e accoglienza al centro del mondo Grand Hotel Palace - Roma

di Angelo Barraco a pagina 3

PARIGI: IL BLITZ AL COVO DEI

TERRORISTI

a pagina 3

Eleganza e accoglienza al centro del mondo Grand Hotel Palace - Roma


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PRIMO PIANO

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dalla prima l’editoriale di Emanuel Galea ... genere già stanno succedendo. Nell'assoluto silenzio e nel profondo sonno dei cittadini questo governo sta facendo cose del genere. Il comma 7 dell’articolo 9 del decreto enti locali (convertito con la legge 125/2015) prevede che, fra le componenti di costo che formano la TARI, vadano considerati anche "gli

eventuali mancati ricavi relativi a crediti risultati inesigibili con riferimento alla tariffa di igiene ambientale (TIA), alla tariffa integrata ambientale, nonché al tributo comunale sui rifiuti e sui servizi (TARES)". Da specificare, a titolo informativo, che la Suprema Corte conferma quanto già affermava la Corte Costituzionale, con sentenza del 9 marzo 2012 n.3756, cioè l’illegittimità defi nitiva dell’Iva sulla Tia. La propaganda governativa non risparmia tempi, luoghi e mezzi per convincere che la Legge di Stabilità prevede la riduzione dell’Imu e della Tasi nel 2016. Ben si guarda dal dire che il mancato pagamento dell’imposta sui rifiuti e altri tributi evasi negli anni precedenti, con il Dl 78/2015 autorizza ai Comuni di fare gravare il suddetto mancato pagamento, spalmandolo su tutti i contri buenti pagatori. Ci tengo a ripetere, a scanso di equivoci, che i Comuni potranno distribuire su tutti i contribuenti pagatori, i mancati introiti derivanti dall’eva-

sione sulle tasse rifiuti degli anni precedenti (TARES, TIA e via di cendo). Fra gli evasori di professione e i morosi abituali, ci sono anche coloro che, a seguito della sentenza della Corte Costituzionale e della Suprema Corte, hanno presentato ricorso e, chi aveva già pagato chiedeva il rimborso. Ciò aggrava e complica il bal zello della TARI. Sarebbe interessante che i Comuni facciano conoscere, a chi tocca accollarsi, come sempre, l’evasione e la morosità degli indisciplinati, la situazione precisa di cosa cela precisa mente questa TARI. Troppo comodo per lo Stato dire che i Comuni potranno distribuire su tutti i contribuenti i mancati introiti derivanti dall’evasione sulle tasse rifiuti degli anni precedenti (TARES, TIA e via dicendo). Questo non è altro che il gioco delle tre carte. Da una parte il governo annuncia la riduzione dell’Imu e della Tares nel 2016 e dall’altra, delega i Comuni ad aumentare la tassa sui rifiuti con la quota dei morosi e degli evasori. Intanto ci sono dubbi sulla riduzione dell’Ires per il 2016, tutto dipende dalle decisioni di Bruxelles. Che tutti saremo costretti a pagare è dato per certo. Si chiede ai Comuni di far conoscere gli importi extra Tari che verranno introdotti furtiva mente in bolletta.

dalla prima - Il commento di *Fabrizio Santori ... Roberto Ciaccia in una lettera aperta al Commissario Tronca e al Prefetto Gabrielli. Anche con questi piccoli grandi gesti si può combattere il fondamentalismo islamico. Coloro che hanno qualche responsabilità in questa vicenda devono sentire come macigni le parole del padre di Benedetta, perchè la ragione di questa mancanza è dovuta alla solita pessima gestione dell'amministrazione capitolina. Infatti il Dipartimento SIMU di Roma Capitale non ha ancora provve-

duto al completamento della strada, sprovvista di marciapiedi e di pubblica illuminazione. Questo rappresenta il reale motivo che impedisce l’affissione della targa e gli adempimenti preliminari. Faccio appello al commissario Tronca affinché, rappresentando la Capitale, dia un segnale di presenza e di vicinanza alla famiglia di Benedetta ed alla città intera, colpita dal velo di paura per la minaccia del terrorismo. *consigliere regionale del Lazio

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dalla prima “HOLLANDE RICHIAMA LA UE” di Angelo Parca ... le misure adottate serviranno a "identificare i complici degli attentati, smantellare le reti, colpire chi si è radicalizzato e i flussi di denaro" destinati ai gruppi terroristici. "Lo stato di emergenza - ha sottolineato - giustifica qualche restrizione temporanea alle libertà. Adottarle servirà per darci poi i mezzi per ripristinarle". Secondo anticipazioni di Le Figaro, il testo prevede l'imposizione della residenza obbligata "a ogni persona per la quale esistono serie ragioni di supporre che il suo comportamento costituisca una minaccia all'ordine pubblico". A queste persone potrà essere vietato ogni contatto con "persone sospettate di preparare atti contro l'ordine pubblico". Inoltre potranno essere sciolti tutti i gruppi che comprendono persone poste in residenza obbligata o che "partecipano, facilitano o incitano a commettere atti contro l'ordine pubblico". Appello all'Ue Hollande non ribadisce soltanto lo stato di emergenza ma fa un concreto appello all'Europa: "Chiedo al ministro della Difesa di rivolgersi da domani ai suoi colleghi europei in base all'articolo 42.7 del trattato dell'Unione che prevede che, quando uno Stato viene aggredito, tutti gli Stati membri gli diano solidarietà di fronte all'aggressione". In poche parole la Francia si aspetta un sostengo concreto dall'Unione. Spetterà al ministro francese della Difesa, Jean-Yves Le Drian, concertare con i suoi omologhi europei le iniziative da prendere per fronteggiare l'emergenza. Certo è che dal presidente Hollande è venuto un richiamo accorato alle responsabilità comuni dell'intero continente: "L'Europa - ha detto non può vivere nella convinzione che le crisi che la circondano non abbiano ef fetti su di lei". Al termine dell'intervento del presidente francese François Hollande l'assemblea dei sindaci riunita per ascoltarlo ha intonato l'inno nazionale francese, la Marseillaise, esattamente come avevano fatto deputati e senatori

a Versailles dopo il discorso al parla mento del capo dello stato. Cosa prevede l'art. 42.7 del trattato dell'Unione Il testo a cui ha fatto riferimento il presidente Hollande è il trattato sull'Unione europea nella versione consolidata nel 2007, dopo il trattato di Lisbona che l'ha ampiamente riformato. La politica di sicurezza e di difesa comune è uno degli aspetti del tema più ampio della politica estera dell'Unione. Anche se non esiste, almeno per ora, un esercito unico europeo, in base all'articolo 42 del trattato gli Stati mettono a disposizione dell'Ue le proprie capacità civili e militari, im pegnandosi a migliorarle. Le decisioni che riguardano l'avvio di una missione civile o militare devono essere adottate all'unanimità dal Consiglio dell'Unione, su proposta dell'Alto rappresentante per gli affari esteri oppure di uno dei Paesi. Come ha sottolineato Hollande, il paragrafo 7 specifica che tutti gli Stati membri sono inoltre tenuti a dare aiuto e assistenza a uno qualsiasi degli altri Stati che abbia subito un'aggressione armata, in conformità con l'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite. Fra le missioni che l'Unione può intraprendere rientrano quelle umanitarie e di soccorso, di consulenza e assistenza in materia militare, di prevenzione dei conflitti e peacekeeping. L'Ue può farvi ricorso anche per contribuire alla lotta contro il terrorismo internazionale.

L'ISIS TERRORIZZA: "ISSEREMO BANDIERA DEL CALIFFATO IN VATICANO" "Chiediamo ad Allah di sostenere i mujaheddin contro gli agenti dei leader dell'idolatria e i crociati finché la bandiera del Califfato non sarà issata su Istanbul e la Città del Vaticano". E' la minaccia dell'Isis contenuta nell'ultimo numero del loro magazine, Dabiq. L’Isis ha diffuso dunque sul web la sua rivista Dabiq che dedica la copertina e l’articolo di apertura al massacro di Parigi così come agli altri attacchi rivendicati nell’ultimo periodo. Nelle prime pagine ci sono anche due foto che si riferiscono alla distruzione del Metrojet russo nel Sinai. La prima immagine mostra una lattina, un detonatore ed un apparato elettronico: secondo i terroristi è l’ordigno che ha provocato il disastro. A fianco la foto

di un passaporto russo, intestato - sempre secondo la versione della rivista - ad uno dei passeggeri del volo partito da Sharm El Sheikh. Difficile stabilire l’autenticità. Potrebbe solo essere un tenta-

tivo dei jihadisti di sfruttare il momento. Lo Stato Islamico, quando si era assunto la responsabilità, aveva anche annunciato che al momento opportuno avrebbe svelato il metodo impiegato.

Nel frattempo l'Isis ha annunciato di aver ucciso due suoi prigionieri, un norvegese e un cinese. Due mesi fa i miliziani del Califfato avevano chiesto il pagamento di un riscatto per la loro liberazione tramite un'inserzione sulla rivista dei jihadisti "Dabiq". I due ostaggi uccisi dovrebbero esserre Ole Johan Grimsgaard Ofstad, 48enni di Oslo, e Fan Jinghui, freelance 50enne di Pechino. Non si è a conoscenza di quando e dove i due erano stati rapiti. L'annuncio è stato dato nel numero 12 della rivista in lingua inglese, con una pagina che apparentemente mostra i corpi dei due ostaggi e la scritta "giustiziati perché abbandonati dalle nazioni e dalle organizzazioni kafir (infedeli)".


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PRIMO PIANO

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BLITZ A SAINT DENIS: SGOMINATO IL COVO DEI TERRORISTI DEGLI ATTENTATI DI PARIGI Blitz all'alba di ieri a Saint-Denis, la banlieue 'dura' di Parigi, dove la polizia grazie a un cellulare dei kamikaze trovato in un cestino davanti al Bataclan ha localizzato il covo dei terroristi che, stando ad alcuni sms sul telefonino trovato - progettavano un attentato alla Defense, la zona dove sono concentrati molti uffici nella capitale francese. Nei due appartamenti individuati si cercava Abdelhamid Abaaoud, 28 anni, nato a Molenbeek, la 'mente' delle stragi. Il premier francese Francois Hollande ha ringraziato le forze dell'ordine e ribadito che la Francia è in guerra e anche per questo verranno utilizzate misure emer genziali. E secondo la tv pubblica francese France 2, i terroristi di Saint-Denis si preparavano a commettere attentati all'aeroporto di Roissy Charles de Gaulle e nel quartiere d'affari parigino della De fense. Abdelhamid Abaaoud sarebbe morto durante il blitz, scrive invece il giornale belga Derniere Heure sul suo sito in base a 'informazioni esclusive' in suo possesso. Alle 4 e 20, quando è iniziato il blitz terminato alle 11.30 della polizia - intervenuta con uno schieramento im-

pressionante a 800 metri dallo Stade de France - una donna kamikaze ha azionato la propria cintura esplosiva e si è fatta saltare. Un altro terrorista è stato ucciso. Poi la reazione degli occupanti degli appartamenti, che per il loro numero ha sorpreso le teste di cuoio e cin que agenti sono rimasti feriti. Nell'appartamento c'erano sette terroristi, secondo le parole di Francois Molins, procuratore di Parigi, giunto sul posto insieme al ministro dell'Interno, Bernard Cazeneuve. "Tre terroristi sono stati arrestati - ha detto Molins - una ragazza si è fatta esplodere, un uomo è stato tro-

vato morto, colpito da proiettili e bombe. Altre due persone che si nascondevano fra le macerie sono state arrestate". "Non possiamo rivelare l'identità di queste persone - ha detto il procuratore - solo in funzione degli esami saremo in grado di farlo prossimamente". Gli agenti dei servizi di sicurezza francesi hanno sfondato a colpi di ascia il portone di una chiesa, l'Eglise Neuve di Saint-Denis, che sorge proprio accanto al covo. La polizia sta setacciando tutte le abitazioni e i locali dei dintorni per mettere in sicurezza il quartiere prima di dichiarare concluse le operazioni.

Gli agenti hanno passato al setaccio appartamento per appartamento del palazzo della place Jean Jaures. Sul posto, dove ogni tanto continuano ad udirsi esplosioni e spari, blindati della polizia e centinaia di poliziotti in assetto da combattimento, elicotteri che volteggiano, camion dei pompieri e ambulanze. Nell'assalto è morto anche un cane un poliziotto. L'animale è stato utilizzato all'inizio dell'assalto, gli agenti l'hanno fatto entrare nell'appartamento ed è rimasto subito ucciso dalla reazione dei terroristi asserragliati con le armi in pugno. "La nostra città soffre ma resta in piedi", ha detto il sindaco di Parigi Anne Hi dalgo. Finito il blitz anti-terrorismo a SaintDenis la cittadina riprende a vivere. Le strade sono state riaperte, e la gente ha cominciato a uscire di casa. Molti negozi restano tuttavia chiusi. "Cosa apro a fare? Vendo giocattoli, ma oggi nessuno ha voglia di comprare giocattoli", ha spiegato un commerciante. Alcuni bar aperti si stanno ripopolando, e la gente seduta ai tavolini parla di quanto accaduto della notte. I racconti dei testimoni.

GIUBILEO: CONTROLLI SERRATI PER ENTRARE IN VATICANO

Da ieri mattina, per chi vuole entrare dall'ingresso del Perugino, c'è un controllo prima da parte della Polizia italiana e poi della Gen-

darmeria Vaticana, che comunque consente l'accesso solo alle persone autorizzate. "Per favore niente porte blindate nella Chiesa, niente, tutto aperto", ha detto il Papa nella udienza generale in piazza S.Pietro, facendo un'ampia riflessione sull'apertura della porta santa in vista del giubileo, ha detto: "La Chiesa - ha detto in un altro passaggio - è la portinaia della casa del Signore, la portinaia, non è la padrona della casa del Signore". Il Papa invita tutti a profittare del giubileo per "varcare la porta della misericordia", "la porta - ha detto nella udienza generale - è generosamente aperta, ci vuole un po' di coraggio da parte nostra per varcare la soglia, ognuno di noi ha dentro di sé cose che pesano, o no? Tutti, no?, Tutti siamo peccatori, profittiamo di questo momento che viene e varchiamo la soglia della misericordia di Dio, che mai si stanca di perdonare, mai si stanca di aspettarci, ci guarda, è sempre accanto a noi, coraggio, entriamo su questa porta, entriamo per questa porta". "Con questa riflessione - ha detto papa Francesco all'inizio della sua catechesi - siamo arrivati alle soglie del giubileo, è vicino, davanti a noi sta la porta, ma non solo la porta santa, l'altra, la grande porta della misericordia di Dio, quella è una porta bella che accoglie il nostro pentimento offrendo la grazia del suo perdono, la porta è generosamente aperta". "Dal sinodo dei vescovi che abbiamo celebrato nello scorso mese di ottobre - ha ricordato poco dopo papa Francesco tutte le famiglie e la Chiesa intera hanno ricevuto un

grande incoraggiamento ad incontrarsi sulla soglia di questa porta aperta, per uscire con il Signore incontro ai figli e alle figlie in cammino a volte incerti a volte smarriti in questi tempi difficili, le famiglie cristiane in particolare sono state incoraggiate i particolare ad aprire la porta al Signore che vuole entrare, portando la sua amicizia" e, ha aggiunto, "se la porta della misericordia di Dio sempre aperta anche le porte delle nostre chiese, delle nostre parrocchie, istituzioni, diocesi devono esser aperte perché così tutti possiamo uscire a portare questa misericordia di Dio, il giubileo - ha spiegato - significa la grande porta della misericordia di Dio ma anche le piccole porte delle nostre chiese, aperte per lasciare entrare o tante volte per lasciare uscire il Signore prigioniero delle nostre strutture, di tante cose". Il Papa ha fatto "appello" alla "comunità internazionale" a "vigilare sulle condizioni di vita dei fanciulli, specialmente là dove sono esposti al reclutamento da parte di gruppi armati, come pure possa aiutare le famiglie a garantire ad ogni bambino e bambina il diritto alla scuola e all'educazione". Il Papa aprirà la porta santa della basilica di San Pietro l'8 dicembre alle 9,30, dando così inizio al giubileo. Papa Francesco è intenzionato ad aprire la porta santa della Chiesa di Bangui, nella Repubblica Centrafricana,nel suo viaggio di fine novembre. Gesto fortemente simbolico in una zona di conflitto che

anticiperebbe l'inizio del giubileo. Il calendario dei primi appuntamenti del giubileo della misericordia prevede poi che il 13 dicembre alle 9,30 il Papa aprirà la porta santa di San Giovanni in Laterano e il primo gennaio alle 17 quella di Santa Maria Maggiore. La porta santa di San Paolo fuori le mura invece sarà aperta dal cardinale James Harvey, il 13 dicembre alle 10,30. La minaccia dell'Isis - "Chiediamo ad Allah di sostenere i mujaheddin contro gli agenti dei leader dell'idolatria e i crociati finché la bandiera del Califfato non

sarà issata su Istanbul e la Città del Vaticano". E' la minaccia dell'Isis contenuta nell'ultimo numero del loro magazine, Dabiq. Controlli doppi per entrare dentro la città del Vaticano. Da ieri mattina, per chi vuole entrare dall'ingresso del Perugino, c'è un controllo prima da parte della Polizia italiana e poi della Gendarmeria Vaticana, che comunque consente l'accesso solo alle persone autorizzate. L'ingresso del Perugino è quello più vicino a Casa Santa Marta, la residenza del Papa.


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L’INTERVISTA

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STRAGE DI ERBA: VERSO LA RIAPERTURA DEL CASO? INTERVISTA ALLA CRIMINOLOGA ROBERTA BRUZZONE di Angelo Barraco Pochi giorni fa si è tornato a parlare della Strage di Erba avvenuta nel 2006, quella terribile mattanza in cui furono uccise 4 persone tra cui un bambino di appena due anni, il piccolo Youssef Marzouk. Sono emerse delle novità che potrebbero portare ad una riapertura del caso poiché sono venuti alla luce degli elementi mai analizzati prima d’ora ovvero dei peli trovati nella felpa del piccolo Youssef Marzouk, la più giovane tra le vittime della mattanza. Il Collegio difensivo di Olindo Romano e Rosa Bazzi, accusati del massacro, ne ha chiesto l’acquisizione. In merito alla strage di Erba e alle ultime novità noi vi proponiamo un’intervista esclusiva alla dottoressa Roberta Bruzzone, che è stata consulente della difesa nel processo per la strage di Erba. - L’ultima novità sulla strage di Erba riguarda i peli ritrovati sulla felpa del piccolo Youssef. Dottoressa Bruzzone qual è il suo commento al riguardo? Secondo lei, può essere un elemento che potrebbe riaprire il caso? Certamente, ogni elemento che può essere ancora sottoposto ad approfondimenti in questa vicenda così controversa è il benvenuto, e quindi ci auguriamo che anche questo nuovo elemento possa in qualche modo essere affrontato e chiarito debitamente. Ricordo che gli elementi su cui basare una possibile riapertura del caso sono piuttosto numerosi, basti pensare alle vistose discrepanze che sono emerse tra ciò che i due coniugi riferirono di aver fatto e quello che la scena restituì in termini di analisi delle tracce presenti (in particolare le tracce di sangue raccontavano ben altra storia). In pratica emergono una serie di elementi e macroscopiche incongruenze che nel processo primo e secondo grado non sono stati tenuti in considerazione. E in questo senso il caso meriterebbe, oggi più che mai, un importante e dove roso approfondimento.

nulla aveva a che fare, per corporatura e carnagione, Olindo Romano. Non solo, il giorno dopo Frigerio aveva ribadito la descrizione dell’arabo sconosciuto con il suo avvocato e tale descrizione era stata inviata via fax alla procura perché nel frattempo aveva ricordato ulteriori dettagli. Questo fax è stato effettivamente mandato in procura e chiaramente ribadiva la descrizione di un arabo che aveva caratteristiche fisiche totalmente incompatibili con Olindo Romano. Frigerio aveva inoltre affermato che la casa di Raffaella Castagna era spesso fre- C’è un elemento nel processo che ci quentata da persone di etnia araba. ha colpiti molto e che come quotidiano Tutto questo è agli atti dell’inchiesta. d’inchiesta reputiamo fondamentale, Queste sono le parole spontanee e geovvero la prima dichiarazione di Frige- nuine di Frigerio pochi giorni dopo la rio sulla descrizione del killer. Lui ini- strage. Successivamente, intorno al pezialmente l’ha descritto totalmente riodo di Natale, si era presentato in ospe(chiaramente Frigerio era diverso rispetto ad Olindo Romano. dale Frigerio, sentito da un Magistrato qual- intercettato quindi anche nei giorni sucche giorno dopo la strage mentre era an- cessivi continua a ribadire la descrizione cora in ospedale, perfettamente lucido, dell’arabo, con grande lucidità, e di quefornì la descrizione di un arabo più alto sto c’è amplio riscontro agli atti) a far vidi lui, atletico, olivastro, che non aveva sita a Frigerio il luogotenente Luciano mai visto prima, soggetto a lui scono- Gallorini, comandante della stazione di sciuto. Ma non è tutto. Frigerio in quella Erba. È lui che per la prima volta introsede e, ribadisco, alla presenza di un ma- duce Olindo Romano nella vicenda mengistrato, fornì una serie di indicazioni tre parla con Frigerio in riferimento alla che sono state poi recepite e che hanno strage. L’intercettazione che è agli atti è portato alla elaborazione di un identikit assolutamente illuminante ed è, a mio dell’aggressore visto da Frigerio che avviso, alla base del cambio di versione

che qualche giorno dopo porterà Frigerio ad accusare Olindo Romano. Frigerio che in quel momento è un testimone/vittima di un evento terribile ed è un soggetto molto vulnerabile dal punto di vista psicologico. E questa fragilità lo ha portato a modificare il suo ricordo in funzione delle informazioni che gli erano state riferite con modalità piuttosto suggestive da un soggetto che lui riteneva sicuramente affidabile (soprattutto in virtù del ruolo istituzionale). - Nel suo lavoro di Consulente della Difesa, quali sono stati gli elementi che le hanno dato conferma della presunta innocenza di Olindo Romano e Rosa

Bazzi? Non sanno cosa è successo sulla scena. Le tracce di sangue e la dinamica omicidiaria, in particolare per quanto riguarda la Signora Frigerio e il piccolo Youssef, è completamente diversa, anzi antitetica, rispetto a quella riferita da Olindo Romano e Rosa Bazzi. Non possono essere stati loro e non erano neanche sulla scena perché non sanno cosa è successo. Sul punto suggerisco di leggere il mio libro “Chi è l’assassino – Diario di una criminologa” (Mondadori, 2012) in cui entro nel dettaglio della vicenda e della mia ricostruzione, atti alla mano. Sarà di sicuro una lettura sconvolgente per chi è

convinto

di

conoscere

il

caso.

- Vi sono anche i rilievi dei Ris di Parma… I Ris di Parma sono stati testimoni della difesa. Il Ris di Parma, la cui relazione è stata acquisita nel mese di ottobre, quindi quasi dieci mesi dopo la strage, è stato citato tra i testimoni del processo di primo grado dalla Difesa perché nessuna traccia di Olindo e Rosa è stata trovata sulla scena del crimine e nessuna traccia delle vittime è stata trovata nell’abitazione e nelle autovetture di Olindo e Rosa. Questo c’è scritto nella loro relazione le cui conclusioni le riporto inte gralmente:

“Nonostante i numerosi e reiterati sforzi analitici profusi, è possibile concludere che i profili genetici relativi alle vittime sono stati ottenuti unicamente da tracce e reperti acquisiti sulla scena del crimine (appartamento delle vittime e scale del condominio) mentre i profili genetici relativi agli indagati sono stati ottenuti da oggetti e tracce acquisiti nel loro appartamento o nelle autovetture di loro proprietà o nelle loro disponibilità”. E certo ci sarebbe davvero molto altro da dire…

Ringraziamo la dottoressa Roberta Bruzzone per averci concesso l’intervista.


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YLENIA CARRISI: INDAGINI VICINE AD UNA SVOLTA di Angelo Barraco

Brindisi – La misteriosa scomparsa di Ylenia Carrisi, primogenita di Albano Carrisi e Romina Power, sembra essere vicina ad una svolta. Una settimana fa è stato prelevato un campione genetico ad Albano Carrisi e alle figlie. Il prelievo è stato effettuato dai RIS di Roma su richiesta delle autorità statunitensi. La svolta avrebbe origine nella confessione di uno spietato serial killer che ha riferito di aver ucciso un’autostoppista in una stazione di servizio in Florida, a primi anni 90 ha compiuto 8 omicidi nel Tampa. sud degli Stati Uniti. L’uomo era noto come “Happy face killer” per via della La descrizione della ragazza fatta sua abitudine di inviare lettere ai media dall’uomo corrisponde ad Ylenia, ha ri- e forse dell’ordine e su di esse vi erano ferito inoltre che la ragazza si faceva delle facce disegnate. L’uomo ha avuto chiamare Suzanne. Se l’esito del dna un’infanzia difficile, malgrado ciò dopo dovesse dare responso positivo, Ylenia il diploma iniziò a lavorare come camiosarebbe stata uccisa da Keith Hunter Je- nista, si sposò ed ebbe ben tre figli. sperson. Un canadese-americano che nei Nell’arco di cinque anni ha ucciso otto

donne mediante strangolamento. La sua prima vittima fu Taunja Bennett, ma in un primo momento ad attribuirsi la paternità del delitto fu Laverne Pavlinac, una donna che confessò il falso. L’uomo in un primo momento scrisse nel muro di un bagno la confessione del delitto, successivamente si adoperò ad inviare lettere ai mezzi di informazione. Ma chi erano le sue vittime? Erano prostitute, tranne la sua ultima vittima che era la sua fidanzata di lungo corso. L’uomo si attribuì ben 160 omicidi ma i delitti at tribuiti ufficialmente sono otto. Ylenia Carrisi scompare invece la notte del 31 dicembre del 1993. L’ultima volta che la ragazza parla con la famiglia risale al primo gennaio del 1994 –in Louisiana era ancora il 31 dicembre a causa del fuso orario – e la ragazza chiamava dal telefono del “LeDale Hotel” di New Orleans. La telefonata prosegue in modo tranquillo e la ragazza parla

CRONACA

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con i familiari, qualche giorno prima invece aveva avuto una discussione con il padre perché contrario al fatto che lei si trovasse a New Orleans dove mesi prima aveva conosciuto il musicista di strada Alexander Masakela, su cui ricaddero i primi sospetti. In merito alla pista del musicista di strada, grazie alla trasmissione “Chi l’ha visto?” nel 2011 emerge che una ragazza fu vittima di violenza psicologica. La violenza psicologica la subiva da un musicista di strada e non riusciva a sottrarsi a ciò malgrado era consapevole del male che procurava a se stessa e alla famiglia. La tesi dell’allontanamento volontario è stata ampliamente screditata negli anni per via dei forti legami che la ragazza aveva con la famiglia. Intanto, nel gennaio del 2013, Albano Carrisi ha avanzato la richiesta di morte presunta dichiarata, dichiarata il primo dicembre del 2014.

GRAGNANO: MAESTRE MALTRATTAVANO I BAMBINI DI UNA TERZA ELEMENTARE Gragnano (NA) - Maltrattamenti fisici (percosse e strattoni) e psicologici come urla e rimproveri spropositati nei confronti di bambini di una terza elementare (tra i quali uno con disabilità psichica) sono alla base di un'ordinanza di obbligo di dimora per due maestre (una di sostegno) a Gragnano (Napoli) emessa dal Tribunale di Torre Annun ziata.

I carabinieri di Gragnano (Napoli) hanno notificato a due maestre, di cui una di sostegno, di ruolo alla scuola elementare del I circolo didattico Ungaretti - sezione distaccata Roncalli di Gragnano, un'ordinanza di obbligo di dimora a Gragnano, dove risiedono, con la prescrizione di non allontanarsi da casa dalle 8 alle 19, per maltrattamenti di alcuni alunni, di cui uno con disabilità psi-

chica. Il provvedimento è stato deciso Gragnano hanno documentato nella dal gip del tribunale di Torre Annun classe terza elementare diversi episodi ziata. di maltrattamenti sia fisici, con percosse, prese violente, strattoni, che psiL'indagine è partita a febbraio in se- cologici, con urla, rimproveri fuori guito alla denuncia della madre di uno misura e spesso ingiustificati, da parte degli alunni, che riferiva di violenze dell'insegnante nei confronti degli subite dal figlio, tanto da non voler più alunni e della maestra di sostegno con andare a scuola. Attraverso testimo- un'alunna di 9 anni a lei affidata perchè nianze e intercettazioni, i carabinieri di affetta da ritardi di apprendimento.

PROCESSO MAFIA CAPITALE: L'ASSOCIAZIONE ANTIMAFIA ANTONINO CAPONNETTO AMMESSA TRA LE PARTI CIVILI

Roma - La decima corte penale del Tribunale di Roma presieduta dal giudice Rosanna Ianniello, nella seduta di ieri, tenutasi nell’aula bunker di Rebibbia, ha ammesso la costituzione di parte civile dell’Associazione Antimafia Antonino Caponnetto al maxi processo per i fatti criminosi di Mafia Capitale, che vede al centro il “Mondo di mezzo” facente capo a Massimo Carminati e Salvatore Buzzi, entrambi imputati. La difesa del “cecato” aveva tentato di opporsi alle Ammesse come parti civili, oltre alla Cacostituzioni di parti civili, definendole ponnetto, le associazioni antimafia Paolo Borsellino, Libera, Sos impresa, “assurde e inverosimili”.

Cittadinanzattiva. Respinta la costituzione di molte altre associazioni, fra cui Legambiente, Lunaria, Capodarco e As sociazione Da Sud. "Si tratta – commenta a caldo il segretario nazionale della Caponnetto, Elvio Di Cesare – di un atto che ci inorgoglisce e ci ripaga moralmente dei tanti sacrifici che facciamo da 15 anni, pur fra mille ostacoli, per contrastare nei fatti e senza retorica le mafie ed il malaffare". La notizia della costituzione è stata data dal presidente onorario dell’associazione, l’avvocato Alfredo Galasso, che

anche in questa occasione assiste la Caponnetto. «Il mio grazie commosso per questo riconoscimento – conclude Elvio Di Cesare – va in primo luogo al nostro presidente Galasso, ma soprattutto ai volontari dell’associazione, quel pugno di uomini e donne che in silenzio, rimettendoci spesso anche di tasca propria e correndo peraltro continui rischi, arrivano a sacrificare interessi ed anche affetti per battersi con azioni concrete, attraverso l’Associazione Caponnetto, in difesa della Giustizia e dello Stato di diritto».

ROMA: ARRESTATO FUNZIONARIO DEL MINISTERO ECONOMIA PER CONCUSSIONE Roma - I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Roma hanno eseguito un’ordinanza applicativa della misura cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal GIP presso il Tribunale di Roma, nei confronti di un 51enne funzionario del Ministero dello Sviluppo Economico, ritenuto responsa bile del reato di concussione. Le indagini dei militari di via in Selci sono scaturite da una denuncia derivante da una segnalazione dall’Ambasciata di Romania, riguardante

un’indebita richiesta di denaro avanzata dal citato funzionario ad un cittadino romeno per ottenere l’agevolazione dell’iter burocratico necessario per il riconoscimento di qualifiche professionali conseguite all’estero, ma abilitanti all’esercizio di un’attività professionale in Italia. Le successive attività investigative hanno consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza a carico del citato funzionario il quale, abusando della sua qualità e dei suoi poteri, era solito con-

tattare sistematicamente, con finalità concussive, gli stranieri che avevano richiesto al Ministero dello Sviluppo Economico il riconoscimento dei titoli di studio conseguiti all’estero per l’esercizio in Italia della professione artigianale, richiedendo somme in denaro che arrivavano a 1000 – 1200 euro a “pratica”, quale

compenso per ottenere la favorevole definizione del procedimento am ministrativo. Il pubblico funzionario si faceva inviare i soldi con bonifici tramite agenzie di trasferimento di denaro e, dopo aver preso accordi via posta elettronica con le vittime, chiedeva loro di distruggere i messaggi per non lasciare traccia. Nel corso delle indagini sono stati accertati e contestati un totale di 8 episodi di concussione, tutti in danno di cittadini di nazionalità romena.


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L’osservatore d’Italia

edizione di Giovedì 19 Novembre 2015 - Anno IV Numero 163

www.osservatoreitalia.it


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