Intervista a João Nicolau quinlan.it/2019/09/21/intervista-a-joao-nicolau 21 settembre 2019
Fautore di un cinema strampalato, surreale, incentrato su personaggi solitari, João Nicolau, portoghese, parte da studi universitari di antropologia, che lo portano a realizzare il documentario Calado Não Dá su un musicista tradizionale di Capo Verde. Entra nel cinema come montatore, lavorando con Miguel Gomes e João César Monteiro. Il suoi primi corti da regista, Rapace e Canção de amor e saúde vengono selezionati a Cannes, mentre il suo primo lungometraggio, A Espada e a Rosa, viene presentato a Orizzonti a Venezia 67, e il secondo, John From, al Torino Film Festival. Abbiamo incontrato João Nicolau durante il 72 Locarno Film Festival, dove è stato in concorso con l’ultima sua opera, Technoboss. Sembra che il tuo cinema ripensi al tradizionale concetto di sospensione dell’incredulità. Porti lo spettatore dalla realtà verso territori di surrealismo. Come ci sei arrivato? Come hai concepito questo approccio? João Nicolau: Devo crederci io stesso, devo farlo piuttosto che preoccuparmi di come mi pongo rispetto al realismo o all’artificialità. Direi che i miei film vanno in entrambe le direzioni, è un costante gioco di attrazione e rifiuto. Ci sono sequenze dove la recitazione deve essere realistica in modo che la situazione abbia un carattere surreale, o viceversa. A volte se la situazione è piatta, per rendere il tutto più interessante, allora la 1/5