Fusek | Stagione 19_20

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Stagione Concertistica 2019_20

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registrazioni e produzioni audio a cura di SoundStudioService

concerto fiorentino trasmesso in differita da Rai Radio3 concerto fiorentino in abbonamento con Le Vie della Musica 19_20

con il contributo di

Rai Radio

LE VIE DELLA MUSICA


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PRIMA PARTE

SECONDA PARTE

GEORG PHILIPP TELEMANN

GEORG FRIEDRICH HÄNDEL

Musica sull’acqua Amburghese L’alta e la bassa marea

Movimenti da Musica sull’acqua HWV 348-350

Ouverture Sarabande Teti dormiente Bourrée Il risveglio di Teti Loure Nettuno innamorato Gavotte I nàiadi che giocano Harlequinade Un tritone scherza La tempesta di Eolo Menuet Lo zeffiro gradevole Gigue L’alta e la bassa marea Canarie Marinai allegri

JOHN CAGE

ISANG YUN L’eremita presso l’acqua Immagini Cinesi per flauto dolce

ANTONIO VIVALDI Concerto La Tempesta di Mare RV 433 Allegro Largo Presto

Suite for Toypiano n.4

TERRY RILEY In C

THOMAS MORLEY

Lamento per due violini

PHILIP GLASS

Mishima / Closing La seconda parte sarà eseguita come una composizione intera. La musica di Händel sarà interconnessa con i brani di Cage, Riley, Morley e Glass. durata totale 90 minuti circa (compreso intervallo)

ven_29 novembre 2019 / ore 21:00 CASTELFIORENTINO, TEATRO DEL POPOLO in collaborazione con FTS sab_30 novembre 2019 / ore 21:00 FIRENZE, TEATRO VERDI


COSA ASCOLTEREMO QUESTA SERA

Autoritratto

olio su tela (1595-1600) Paul Brill Museum of Art, Providence Rode Island

Vi proponiamo non un semplice concerto, quanto piuttosto un’esperienza percettiva. Torniamo ad ospitare una grande amica dell’ORT, Anna Fusek. Polistrumentista tedesca (ma anche studiosa di filosofia e musicologia, oltreché attrice), è in grado di superare ogni confine musicale. In questo programma suona il flauto diritto, sovrintendendo all’intera esecuzione durante la quale alterna, intreccia e perfino sovrappone pagine barocche e novecentesche, italiane, statunitensi, cinesi, tedesche, alcune d’impronta minimalista. È un programma che può spiazzare, di sicuro non cerca il facile consenso, ha bisogno di un ascolto curioso. Tra il brano più antico e quello più recente ci sono la bellezza di 400 anni. Un salto temporale che dal barocco conduce direttamente alla modernità e al minimalismo, dove classicismo e romanticismo vengono saltati a piè pari. Pittoricamente sarebbe un po’ come accostare Paul Brill a Keith Hering. Molti critici musicali sostengono che

la complessità di ascolto della musica barocca equivale esattamente alla complessità della musica contemporanea e sperimentale. Nella musica barocca non c’è quella struttura armonica, tonale, che si ha nel classicismo o nel romanticismo. La musica barocca è complessa perché è tutta molto “astratta”, ed in questo è assimilabile alla musica contemporanea americana. Forzando la mano, potremmo addirittura affermare che in fondo la musica minimalista è una forma statica di barocchismo. In questo “gioco” di alternanza e sovrapposizione si spiega perché tutta la seconda parte venga eseguita - per scelta della Fusek - senza un ordine prestabilito, come un ideale macchina del tempo. Rimettendo le cose in ordine cronologico all’inizio della nostra storia c’è Lamento ■ di Thomas Morley, compositore, editore e teorico inglese, organista nella Cattedrale di Saint Paul. L’anno è il 1595 ed il brano è tratto da un libro denominato “canzonette” (ovvero in modo casuale, come viene definita oggi la

Timeline | La vita | Le opere 1600

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Autoritratto

acrilico su tela (1985) Keith Haring de Young Museum, San Francisco

“È assai più bello sapere un po’ di tutto che saper tutto di una cosa sola.” Blaise Pascal musica pop). Le tre composizioni barocche trovano un comune denominatore nell’acqua che poi è titolo e tema dell’intero programma. La Water music ■ di Händel è datata 1717 ed è stata scritta su richiesta di re Giorgio I per essere seguita sul Tamigi, 50 musicisti posizionati su una chiatta adiacente a quella reale. Bizzarie regali. La suite di Telemann ■ arriva cinque anni più tardi ed è molto differente per modalità d’esecuzione e contenuti dall’omonima creazione di Händel. Al tempo di Vivaldi, il termine “flauto” si riferiva al flauto dolce, mentre il flauto traverso era comunemente chiamato “traversiere”. Il Prete Rosso scrisse per entrambi gli strumenti. Il concerto numero 1 ■ qui proposto è del 1728 ed ha anche in questo caso un riferimento acquatico. E’ da diversi decenni che Il pianoforte giocattolo viene introdotto dai musicisti nelle loro composizioni. L’esempio più famoso è la Suite for Toy Piano ■ di John Cage del 1948, ovvero

1800

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un oggetto che imita uno strumento, che diventa a sua volta uno strumento. In C ■ è un brano del 1964 composto da Terry Riley. È spesso citata come la prima composizione minimalista. In realtà non si tratta del primo pezzo minimalista in assoluto, bensì di quello che ha reso popolare il genere. L’idillio con il cinema è aspetto centrale dell’arte di Glass. Dopo la colonna sonora per Koyaanisqatsi di Godfrey Reggio scrive le musiche per Mishima ■ film del 1985 diretto di Paul Schrader, presentato in concorso a Cannes. La composizione più recente sono i Quadri cinesi ■ dell’artista coreano Isang Yun, (1993) in cui i temi estetici e filosofici della cultura orientale si fondono con l’avanguardia musicale occidentale. Qui all’ORT pensiamo che l’ascoltatore vada anche sorpreso o, per dirla con Carlos Fuentes, “non bisogna dare al pubblico solo ciò che vuole”. Spesso ci riusciamo. L’invito è di farsi trasportare dai suoni (e dunque dal cuore), non dalla lettura di un programma.

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Note a cura di GREGORIO MOPPI

Escursione musicale lunga quattro secoli, da occidente a oriente del globo, quella proposta stasera. Due i fili rossi che vi si scorgono. Uno riguarda l’acqua, cui si richiamano diverse composizioni in programma. L’altro è la voce del flauto dolce - certe volte solitaria, certe altre in compagnia – inframezzata da organici e situazioni timbriche differenti. Si comincia con Georg Philipp Telemann (16481 - 1767), autore tedesco di singolare prolificità, contemporaneo di Bach e di lui, nella prima metà del Settecento, ben più popolare. Nel 1723, anno in cui scrisse la “Wassermusik” che apre la serata, Telemann risiedeva da un paio di anni ad Amburgo, dove aveva la responsabilità d’ogni attività musicale cittadina, dal teatro d’opera alle chiese. Per celebrare il secolo di vita del locale Ammiragliato – organismo che si occupava di tutti gli aspetti legati alla sicurezza marittima - concepì questa suite a tema acquatico dal titolo Hamburger Ebb’ und Fluth, “bassa marea e inondazione”, da far eseguire mentre gli ascoltatori banchettavano. La partitura, che in organico prevede anche una coppia di flauti diritti, è costituita da dieci parti: perlopiù danze stilizzate, com’è tipico della suite barocca, precedute da una Ouverture ‘alla francese’, cioè in due sezioni, lenta-svelta. Le danze, almeno nei titoli e attraverso la citazione di figure della mitologia classica, evocano il mondo del mare. Dunque un racconto in note in cui compaiono Teti dormiente, che poi si sveglia, Nettuno innamorato, le Naiadi e Tritone giocosi, il tempestoso Eolo, Zefiro piacevole. Da ultimo si presentano marinai felici che danzano a ritmo di canario.

All’incresparsi dell’acqua, ma ritratta secondo un gusto calibrato sulla filosofia taoista, si ispira pure The Hermit at the Water di Isang Yun (1917 - 1995), compositore coreano la cui biografia ha i tratti di una spy story. Yun, infatti, durante il secondo conflitto mondiale si unì alla resistenza contro le forze di occupazione giapponesi che lo arrestarono e torturarono. Trasferitosi poi a Berlino Ovest, nel 1967 fu rapito dai servizi segreti del suo Paese e trasferito con la forza a Seul, ancora torturato e incarcerato: gli si imputava di parteggiare per il regime nordcoreano. Due anni dopo una mobilitazione internazionale di oltre duecento artisti (tra cui Stravinskij, Karajan, Dallapiccola, Stockhausen, Ligeti) costrinse il governo sudcoreano a lasciarlo tornare in Germania. “L’eremita presso l’acqua” in programma stasera è parte dei Chinesische Bilder, ciclo di quattro “immagini cinesi” per flauto solo del 1993. È il racconto sonoro di un eremita che si lava le orecchie nelle acque di un torrente. Un contadino lì presente gli chiede perché lo stia facendo. “Ero nella capitale, nel palazzo del re, dove mi hanno offerto un buon salario come funzionario di corte”, risponde l’uomo. “Ma quando ho chiesto quali fossero i miei doveri, mi sono state dette cose orribili. Quindi ora devo purificarmi le orecchie”. Sconvolto per la contaminazione portata in questo modo all’acqua, il contadino si allontana dalla sorgente senza neanche consentire al suo bue di bere. A una Tempesta di mare si richiama invece il veneziano Antonio Vivaldi (1678 - 1741) nel Concerto per flauto op.10, primo di una serie di sei pubblicati ad Amsterdam verso il 1728. Quello del mare in burrasca è un luogo comune della musica del Settecento, anche nel melodramma. L’imitazione di una natura turbolenta riflette la condizione instabile dell’animo umano sottoposto di continuo a burrasche psicologiche difficili


da contenere. Il Concerto si basa sull’onomatopea. Il primo movimento imita folate di vento e agitarsi delle onde. La situazione meteo migliora nel secondo. E nel terzo il mare mostra un volto più benigno. Poi ecco un’altra “Water Music”. Stavolta di Georg Friedrich Händel (1685 - 1759), a uso di fragorosa colonna sonora per un giro in barca sul Tamigi di re Giorgio I d’Inghilterra, nel luglio 1717. Molte imbarcazioni scortavano quella del sovrano: vi avevano preso posto una cinquantina di strumentisti con trombe, orni, oboi, fagotti, flauti, archi. Händel - tedesco al pari del re e perciò da lui prediletto - aveva preparato una partitura amplissima costituita da tre Suites, trentadue pezzi in totale. Non tutti erano nuovi di zecca, ma riciclavano pagine concepite tempo prima per un party sull’acqua. Le cronache dell’epoca raccontano che Giorgio I apprezzò così tanto questo suo corteggio musicale da farlo replicare diverse volte all’andata e al ritorno. John Cage (1912 - 1992) è un po’ il Marcel Duchamp delle note. Con le armi dell’ironia, del gioco, di una fede cieca nell’I Ching e nel ruolo ordinatore del caso, ha decostruito e lasciato svaporare l’opera d’arte musicale per come si era conosciuta fino a metà Novecento. Così lo strumentista si tramuta in performer e il concerto in happening. È del 1948 la Suite for Toy Piano, dal sapore tra il bambinesco e l’orientaleggiante, pensata in origine come musica per una coreografia di Merce Cunningham, suo compagno: per sostenerne finanziariamente la compagnia di danza, qualche anno dopo Cage partecipò a Lascia o raddoppia? come esperto di funghi, vincendo l’intero montepremi. Restiamo negli Stati Uniti, ma quasi vent’anni dopo, con In C (“In Do”) di Terry Riley (California 1935), composizione capostipite del minimalismo musicale. All’origine sta il desiderio di eliminare qualsiasi retorica nell’espressione artistica

per recuperare una elementarità perduta, anche guardando a tradizioni extraeuropee. In C contempla la libera interazione tra i vari membri di un gruppo di strumentisti (da due in su), che possono rimontarne le strutture ripetitive in maniera differente a ogni esecuzione, cosicché il pezzo suona sempre differente. Consiste di 53 frasi di diversa lunghezza; ogni musicista può replicare ciascuno di questi moduli quante volte vuole, alla velocità desiderata, magari omettendone alcuni e/o reiterandone altri, ma sempre seguendo l’ordine attribuitogli dal compositore. Nel frattempo su una tastiera viene ribattuta ossessivamente la nota Do. Il risultato di questo interplay polifonico è un trip lisergico che può andare avanti da un minimo di quindici minuti a diverse ore, benché Riley ne indichi la durata media fra i quarantacinque minuti e l’ora e mezzo. Nell’Inghilterra del secondo Cinquecento, Thomas Morley (1557 - 1692) fu principalmente un compositore di madrigali, ispirati a quelli italiani. Forse collaborò con Shakespeare, scrivendo le musiche per alcuni suoi lavori teatrali. Ed è anche probabile che lui (in un primo tempo di confessione cattolico-romana) sia stato poi coinvolto in attività di spionaggio verso comunità cattoliche invise alla corte elisabettiana. Il Lamento, del 1595, è un canto dolce, malinconico, per una coppia di strumenti gemelli (lo spartito non specifica quali), le cui voci si rincorrono e intrecciano, affettuose. In conclusione, ritorno al minimalismo americano con Philip Glass (Baltimora 1937), il cui Mishima Quartet rielabora parte della colonna sonora per il film Mishima Una vita in quattro capitoli di Paul Schrader (1985). L’ultimo movimento della composizione, il sesto (qui presentato da un’orchestra d’archi), appartiene ai momenti in cui nella pellicola viene presentata l’infanzia dello scrittore giapponese attraverso flashback in bianco e nero.


K SE FU A N AN www.annafusek.com

Nata a Praga e cresciuta in Germania, Anna è un fenomeno lodato da stampa e pubblico: in grado di spaziare tra i confini musicali, ha conquistato le sale da concerto di tutto il mondo alternandosi tra ben tre strumenti (inizia con lo studio del violino all’eta di cinque anni, a sei il fauto dolce, a otto il pianoforte), ospite solista per orchestre di fama mondiale come la Venice Baroque Orchestra o la Akademie für Alte Musik di Berlino. Negli anni si è assicurata il suo spazio nella realtà musicale odierna come solista al flauto, ma spesso, con grande gioia e sorpresa del pubblico appassionato, durante gli applausi si presta a deporre il flauto dolce così da poter prendere il violino o il pianoforte (come vuole la tradizione barocca) e continuare la sua performance, Il suo vasto repertorio le permette di beneficiare di tutti i tipi di progetti artistici: l’eleganza della sua arte trasmette la gioia del suonare e la sua profonda musicalità, come la French Muse Baroque (rivista di musica barocca) descrive un suo concerto: “un’incredibile performance di Anna Fusek che ha inviato onde elettriche durante tutta la serata”. Artista poliedrica, fa anche l’attrice e la musicologa.


Violini Primi Chiara Morandi * Marco Pistelli ** Patrizia Bettotti Marcello D’Angelo

Oboi Alessio Galiazzo * Flavio Giuliani *

Violini Secondi Paolo Gaiani * Alessandro Giani ** Gabriella Colombo Francesco Di Cuonzo

Corni Andrea Albori * Alessandro Piras *

Viole Stefano Zanobini * Pier Paolo Ricci ** Caterina Cioli Sabrina Giuliani Violoncelli Augusto Gasbarri * Andrea Landi ** Contrabbasso Luigi Giannoni * Flauto Fabio Fabbrizzi *

Fagotto Paolo Carlini *

Trombe Luca Betti * Donato De Sena * Clavicembalo Mario Sollazzo * * prime parti ** concertino Ispettore d’orchestra e archivista Alfredo Vignoli @orchestradellatoscana Orchestra della Toscana @ort_insta


DISCOGRAFIA CONSIGLIATA

Per questa nuova stagione concertistica abbiamo chiesto ai nostri amici di Dischi Fenice di consigliarci per ogni programma una discografia selezionata relativa ai titoli in cartellone. Sono dischi che troverete nella loro consueta postazione nel foyer del Teatro Verdi di Firenze. I CD sono offerti in esclusiva per il nostro pubblico ad un prezzo speciale.

- Riley “In C” Riley/Cacciapaglia Ensemble cd € 10,00 - Albinoni, Pachelbel, Bach, Telemann Barocco - Orchestre varie 2 cd € 15,00 - Vivaldi Concerti per flauto Emmanuel Pahud Australian Chamber Orchestra 1 cd - in offerta a € 10,00 anziché € 18,00 Non mancherà naturalmente anche la discografia ORT per Sony Classical diretta da Daniele Rustioni e l’ultimo disco di Beatrice Venezi (Warner Music Italia) che ci vede come esecutori.


IL SOLDATINO DI STAGNO

Aria nuova al Teatro Verdi

Gli spettacoli per le famiglie del sabato

Quest’anno vi aspetta una nuova gestione del bar

Dalla sabbia una storia prende vita a suon di musica.

Segnaliamo un’importante novità che riguarda il nostro Teatro Verdi. A partire da ottobre c’è infatti una nuova gestione del bar che è affidata adesso alla ditta Globe srl. Roberto Innocenti e la sua squadra hanno già dato una loro impronta molto personale, fatta innazitutto di qualità e cortesia. Intanto è aumentata la varietà delle proposte in listino - il che non guasta - ma vi accorgerete presto che sarete sempre accolti da un sorriso. Tutte le sere di apertuta teatrale, dalle 19.30 in poi, c’è la possibilità di degustare piatti dal sapore toscano e fiorentino con l’aperitivo/dinner, un ricco buffet di antipasti caldi e freddi, primi piatti, specialità dello chef, tutto a partire da € 10,00.

Sul palco la voce di Riccardo Massai narra la celebre fiaba di Hans Christian Andersen, che ha come protagonista un soldatino al quale manca un pezzo di gamba perché fuso dopo gli altri compagni, con lo stagno avanzato. Sulla musica di Andrea Basevi si anima la storia disegnata dal vivo da Massimo Racozzi e Fabio Babich. Le mani sono il loro pennello e la sabbia è il colore.

È gradita la prenotazione al numero 349 4747509 (Simona).

GL 7 DICEMBRE ore 16.30

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PROSSIMI

APPUN

TAMENTI

h. 17.00

mar 24 DICEMBRE Concerto di Natale PAOLO BORTOLAMEOLLI direttore

DMITRY MASLEEV pianoforte musiche di Prokof’ev, Čajkovskij, Brahms

mer 01 GENNAIO

Concerto di Capodanno BEATRICE VENEZI direttore CLARISSA COSTANZO soprano GABRIELE MANGIONE tenore musiche di Puccini, Verdi, Rossini, J.Strauss

h. 17.00


COSA

SAPERE ...

CAMPAGNA MEMBERSHIP 19_20 Scegli di partecipare attivamente ai nostri progetti. Entra nel Club degli Amici dell’ORT, scegli la forma di Membership che preferisci e scopri come donare: 1. MY ORT 3. AMICO

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Richiedi nel foyer il depliant dedicato oppure vai sul nostro sito al link: www.orchestradellatoscana.it/sostienici/

UNICOOP FIRENZE CON L’ORT Si rinnova anche per questa stagione la partnership con Unicoop Firenze con l’obiettivo di diffondere la cultura musicale a quante più persone possibili. Tutti i soci Unicoop Firenze potranno usufruire di una riduzione di € 2,00 sui biglietti dei 16 concerti in programma e potranno inoltre sottoscrivere un abbonamento a 5 concerti dell’ORT al Teatro Verdi ad un prezzo speciale di € 55,00 (promozione valida per il 2° settore e usufruibile solo acquistando alla biglietteria del Teatro Verdi). Per maggiori informazioni visita il sito www.orchestradellatoscana.it alla sezione convenzioni oppure scrivi a teatro@orchestradellatoscana.it

REALTÀ AUMENTATA

La tua poltrona sul palcoscenico Desideri cambiare punto d’ascolto e immergerti in una dimensione percettiva completamente nuova? Con noi all’ORT è possibile! Realtà aumentata è un grande successo testimoniato dalla forte partecipazione del pubblico, cresciuta costantemente anno dopo anno. È per questo motivo che l’iniziativa si riconferma anche per la stagione in corso rivolgendosi a chiunque voglia vivere un’esperienza sensoriale totalmente diversa. Realtà aumentata è l’occasione per cambiare punto di vista e di ascolto: durante i nostri concerti al Teatro Verdi di Firenze, quattro spettatori potranno sedere sul palcoscenico accanto ai nostri professori d’orchestra, seguendo il concerto in mezzo agli archi o ai fiati dell’ORT e vivendo la musica da una prospettiva acustica diversa dal solito.

Contattaci e prenota la tua poltrona rossa sul palcoscenico! Basta scrivere una una mail a sviluppo@orchestradellatoscana.it


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Orchestra della Toscana

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Sviluppo e fundraising Elisa Bonini Amministrazione Simone Grifagni Cristina Ottanelli Ufficio del personale Andrea Gianfaldoni Segreteria Stefania Tombelli dir generale Tiziana Goretti dir artistica Servizi tecnici orchestra Angelo Del Rosso

Personale di sala Lisa Baldi Francesco Bazzani Pietro Carnera Tommaso Cellini Gaia Cugini Lorenzo Del Mastio Elena Fabbrucci Enrico Guerrini Caterina Lupi Pasquale Matarrese Giulia Mazzoni Vieri Ulivi Alice Zanobini

OspitalitĂ e sala Teatro Verdi Fulvio Palmieri Paolo Malvini Palcoscenico Teatro Verdi Walter Sica Carmelo Meli Sandro Russo Alessandro Goretti Sara Bonaccorso

Progetto grafico e impaginazione Ambra Greco Foto e Illustrazioni Felix Broede (cop. 8) Marco Borrelli (9, 11) Marco Mazzari (12) Stampa Grafiche Martinelli (Firenze)


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