Rommel Panzerarmee Afrika #2

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Badoglio Pietro

Pietro Badoglio nacque a Grazzano Monferrato, oggi Grazzano Badoglio, il 28 settembre 1871 da una famiglia di agricoltori. Il 5 ottobre 1888 fu ammesso all’Accademia Reale di Torino, da dove ne uscì col grado di tenente il 7 agosto 1892. Nel febbraio 1896 fu inviato in Eritrea e partecipò alla spedizione su Adigrat per liberarla dall'assedio. Al rientro in Italia fu promosso capitano il 13 luglio 1903 e partecipò fin dall'inizio alla guerra italo-turca del 1911-12, alla fine della quale fu decorato al valor militare. All'inizio della prima guerra mondiale, Pietro Badoglio era Tenente colonnello e fu assegnato allo Stato Maggiore della 2ª Armata e al comando della 4ª divisione. Nell'aprile 1916 Badoglio fu promosso colonnello e divenne capo di Stato Maggiore del 6º corpo d'armata. Il 6 agosto 1916 fu promosso maggior generale per merito di guerra, e, in novembre, prese il comando della brigata Cuneo. Sempre per meriti di guerra Badoglio ottenne i gradi di tenente generale e il comando del 27º corpo d'armata. Al termine della I guerra mondiale fu nominato Senatore (24 febbraio 1919) e il 13 settembre successivo divenne commissario straordinario militare per la Venezia Giulia. In questo periodo Gabriele D'Annunzio avviò l’Impresa di Fiume. Il 2 dicembre 1919 Badoglio fu promosso capo di stato maggiore dell’Esercito, succedendo ad Armando Diaz fino al 3 febbraio 1921. Nel 1923, dopo l’insediamento del fascismo, fu nominato ambasciatore in Brasile. Successivamente, il 4 maggio 1925, ebbe la carica di capo di stato maggiore generale, che mantenne fino al 4 dicembre 1940, carica collegata a quella di capo di stato maggiore dell'Esercito. Il 25 giugno 1926 fu promosso maresciallo d'Italia, grado istituito per gli ufficiali che si erano particolarmente distinti durante la guerra mondiale. Il 1º febbraio 1927 lasciò l'incarico di capo di stato maggiore dell'Esercito. Ma Il 18 dicembre 1928 fu nominato governatore unico della Tripolitania e della Cirenaica. Quella in Libia fu un’esperienza pienamente positiva, poiché la colonia fu pacificata e fu anche avviato uno sviluppo con l’attuazione di un ampio programma di opere pubbliche. Rientrato in patria alla fine del 1933, a nel novembre del 1935 fu inviato in Eritrea come Comandante supremo. Al termine della guerra all'Etiopia, Badoglio lasciò la reggenza e rientrò in Italia, dove, il 1º novembre 1937, fu nominato presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche succedendo allo scomparso Guglielmo Marconi. Il suo nome appare tra i firmatari del Manifesto della razza in appoggio all'introduzione delle leggi razziali fasciste. Il 29 maggio 1940 Benito Mussolini comunicò al maresciallo Badoglio e allo stato maggiore dell'esercito la decisione di entrare in guerra a fianco della Germania; pur contrario Badoglio non ebbe il coraggio di abbandonare l’incarico di Capo di Stato Maggiore Generale. La guerra fu effettivamente dichiarata il 10 giugno successivo, mentre Vittorio Emanuele III firmava il decreto che conferiva a Benito Mussolini il comando operativo di tutte le Forze Armate. Dopo l'attacco alla Francia insieme ai Tedeschi, il 24 giugno Badoglio presiedette la Commissione d'armistizio con la Francia a Villa Incisa, all'Olgiata, presso Roma. Ma le prime cocenti sconfitte in Africa Settentrionale ed in Grecia fecero di Badoglio il capro espiatorio. I fascisti gli mossero accuse di incompetenza, per cui Badoglio preferì dare le dimissioni. Ma a seguito degli eventi successivi Badoglio fu avvicinato da alcuni uomini politici antifascisti che chiesero la sua disponibilità ad assumere la Presidenza del Consiglio per porre fine alla guerra. Caduto Mussolini, il 25 luglio 1943 Badoglio divenne Presidente del Consiglio ed in tale carica dovette gestire le fasi dell’armistizio. Dopo l’annuncio dell’armistizio, Badoglio si recò a Brindisi con il re, ma rimase alla Presidenza del Consiglio fino alla liberazione di Roma. L’8 giugno 1944 cedette l’incarico ad Ivanoe Bonomi, che era già stato primo ministro dal luglio 1921 al febbraio 1922. Ritiratosi a vita privata, morì a Grazzano il 10 novembre 1956.

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