Earth - la mia terra

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II e venne consacrato nel 1117 da papa Pasquale II. L’edificio, cui la continuità del culto ha permesso di sopravvivere, pur manomesso e sfigurato, sino ad oggi, ha una pianta quadrata, disposta in origine secondo un asse nord-sud, certo determinata da una situazione urbanistica ormai solo immaginabile. I quattro muri perimetrali, di cui solo tre sopravvivono, erano percorsi internamente ed esternamente da arcate cieche ricadenti su semicolonne in muratura addossate alla fabbrica. Cinque arcate per lato, di cui la centrale, di maggiore diametro e altezza, inquadrava a sud l’abside, sul lato opposto il portale (presto abbattuto da un terremoto con la parete che lo conteneva), mentre in quelle ad est ed ovest furono inseriti, nel secolo successivo, una nuova abside e un nuovo portale. Su questo, che costituiva il primo ordine, fu impostato un secondo piano, di cui si può solo congetturare la forma, perché nessuna traccia ne è scampata. Non aveva in origine la bella cripta che fu scavata posteriormente quando fu necessario rendere più stabile le strutture dopo che uno dei frequenti terremoti aveva fatto crollare la parete nord. Definire Santa Maria di Siponto solo un piccolo gioiello d’arte romanico-pugliese è troppo semplicistico, così come l’ipotesi di trovarsi di fronte ad una delle primissime espressioni del più definito e vario romanico pugliese, cosa solo in parte vera. Non è facile individuare le fonti della struttura della cattedrale sipontina: se ci sia stato un influsso di aree culturali molto lontane o addirittura un progetto costantinopolitano reinterpretato da maestranze daune secondo la tecnica costruttiva locale o solo un primo processo di rinnovamento delle migliori esperienze altomedievali rimane un interessante ed intrigante interrogativo. Sta di fatto che nessun altro edificio religioso pugliese raccoglierà l’eredità delle modalità costruttive e dell’impianto architettonico di Santa Maria di Siponto durante tutta la stagione del romanico. Una certa diffusione invece avrà l’apparato decorativo, il trattamento delle pareti, in particolare di quelle esterne, evidentemente già ben radicato nella tradizione locale: quel motivo delle arcate cieche realizzata con tecnica consumata dalla pratica dei maestri pugliesi che si trova diffuso con varianti un po’ in tutta la regione tra XI e XIII secolo in particolare in Capitanata (Troia e Foggia), nella parte più antica della cattedrale di San Cataldo a Taranto, a Brindisi (San Benedetto); a sfatare definitivamente il luogo comune di una

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San Leonardo di Siponto: il portale settentrionale e interno della chiesa.


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