G. Miti Zanetti

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Il piacere di una Venezia molto intima, visitata cautamente per cogliere l’anima della bellezza racchiusa in un’atmosfera rarefatta e silenziosa. In effetti Venezia è così, non certo quella dell’oggi, ma la città che vive sull’acqua è proprio così, avvolta nella morbida atmosfera che la circonda, attutita nei suoni, liberata nei silenzi che sfuggono di fronte a tanta eleganza e composta ricchezza. Giuseppe Miti Zanetti, in questo piccolo gruppo di acqueforti, quasi miniature, ci fa proprio rivivere questa Venezia per noi sconosciuta. E certamente anche il suo essere malinconico, insoddisfatto e inquieto contribuisce a narrarci un paesaggio che diventa il protagonista di uno stato d’animo. Un artista sofferente e inappagato, precipitato, ancor giovinetto, nelle ristrettezze economiche a causa dell’improvvisa morte del padre, avvocato e politico modenese. Il giovane Giuseppe certo della sua vena artistica, ma incerto nell’accettare il percorso che la cultura borghese della sua famiglia indicava, è in fondo capace di acquisire insegnamenti e indirizzi, di innalzare il suo cammino ad arte, chiara ed emozionante. Raggiunge Venezia e qui trova stimolo e passione, coinvolgimento. Trova la “sua” città e la descrive con semplice linearità, la disvela con immediata comprensione. E’ piacevole scrutare così Venezia, quasi di nascosto, per non disturbare, ma così protagonisti da sentire gli odori e gli umori di una città mai ferma, tranquilla, ma sempre accarezzata dal dolce suono dell’acqua. Non ci sono colori nelle acqueforti, solo contrasti, ombre, chiaro scuri... c’è però una vita luminosa che si percepisce, una forza quotidiana che emerge, una briosità che pur nella introversa riflessione manifesta il suo vigore. La magnificenza della Basilica, l’equilibrio del ponte che scavalca un piccolo rio, la immensa visione della laguna, tutto contribuisce a consegnarci una vita che oggi si è persa, ma ancor più è preziosa ed unica. Sono queste immagini forse più che le fluorescenti “Venezie” a farci rivivere l’intima natura della città, certo ricca, ma soprattutto signorile; certo immaginifica, ma innanzitutto concreta; certo florida, ma prima di tutto composta. Ed è un contrasto in questo piccolo gruppo il forte impatto del Duomo di Milano, forte appunto, svettante, determinato, quasi a testimoniarci l’operosità dell’oggi. Una Milano contrastata, prorompente e convinta del suo innato potere. Giuseppe Miti Zanetti sa cogliere il profondo di una città, testimone e anticipatore di storie ed esperienze ci consente di poter affermare la sua dote artistica ed umana. Può sembrare esagerato tutto ciò per un piccolo gruppo di acqueforti, esagerato se non si coglie il sentimento dell’artista, l’intensa presenza della città, l’irripetibile atmosfera che ci è consegnata. Forse è presuntuoso affermare così importanti certezze, sono convinto che il coraggio delle proprie sensazioni non debba essere nascosto. Gli artisti, noti e alcune volte ignoti, e Giuseppe Miti Zanetti è indubbiamente noto, sanno cogliere sensazioni particolari ed irripetibili che sta a noi svelare. Questo piccolo omaggio all’artista è anche un omaggio alla città, ai suoi uomini, alla sua storia. Un omaggio che offre la quotidianità della vita attraverso immagini immote e silenziose. Trasmetterlo è la forza di una storia dei tanti sconosciuti che hanno vissuto quei paesaggi.

Eugenio Baresi


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