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ACQUE INQUINATI DA AGRO FARMACI Maria Vittoria Pinna, Caterina Senette, Giovanni Garau

Applicazione del biochar nelle strategie di recupero eco-compatibili di suoli e acque inquinati da agro-farmaci

Maria Vittoria Pinna, Caterina Senette, Giovanni Garau

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Dipartimento di Agraria, Università degli Studi di Sassari, Sassari, Italia

L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, sottoscritta nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU, ha un programma d’azione definito dai 17 Sustainable Development Goals (SDGs). Alcuni, tra i 17 obiettivi, riguardano la lotta al cambiamento climatico, la protezione della qualità delle acque, la lotta a deforestazione e desertificazione, il consumo e la produzione responsabili raggiungibili “dissociando la crescita economica dal degrado ambientale, aumentando l'efficienza delle risorse e promuovendo un’agricoltura sostenibile”. Il recupero del territorio è perciò fondamentale per proteggere l’ambiente “da un degrado che sta mettendo in pericolo gli stessi sistemi da cui dipende il nostro sviluppo futuro anzi la nostra stessa sopravvivenza”.

Per quanto riguarda l’inquinamento da prodotti agrochimici, tra le tecniche di bonifica ambientale i processi basati sull'uso di adsorbenti in grado di immobilizzare gli inquinanti nel suolo ed impedire la loro lisciviazione sembrano essere più promettenti delle tecnologie biologiche e chimiche. Tra le strategie messe in atto è incluso l'ammendamento del suolo con biochar, un sottoprodotto ricco di carbonio ottenuto dalla pirolisi di biomasse in assenza di ossigeno e ad alta temperatura. I dati riportati in letteratura dimostrano che il biochar aumenta la fertilità del suolo, la resa delle colture e il sequestro del carbonio, migliora la struttura del suolo ed è in grado di adsorbire i contaminanti organici. Infine, il biochar mostra attività catalitica in alcuni processi quali ad esempio l'esterificazione degli acidi grassi e la conversione del syngas in idrocarburi liquidi.

Pertanto, in questo lavoro, sono riportati i risultati relativi alla valutazione dell’applicazione di biochar nel: recupero di suoli, inquinati dagli erbicidi Fluazifopbutile, Terbutilazina e Triclopyr, provenienti dal bacino del fiume Litani (Libano) mediante l’uso di un biochar ottenuto da pirolisi di biomassa da quercia e acero; recupero di suoli, inquinati da Metolachlor, Terbutilazina e Mesotrione, mediante biochar ottenuti dalle stesse biomasse ma a diverse temperature di pirolisi;decontaminazione per via fotochimica di acque, inquinate da erbicidi solfonilureici, in presenza di un biochar solido ottenuto dalla pirolisi di biomassa da quercia e acero e un char liquido (hydrochar) ottenuto da insilato di mais.

I risultati ottenuti indicano che: l’addizione di biochar al suolo aumenta significativamente la ritenzione degli erbicidi esaminati; l’adsorbimento è isteretico e pertanto il rischio di lisciviazione risulta ridotto;differenti temperature di pirolisi producono biochar con differenti capacità di ritenzione, in particolare, il prodotto ottenuto ad alta temperatura risulta essere il più efficace nell’adsorbimento;a differenza del prodotto solido, l’hydrochar agisce da foto sensibilizzatore dimezzando il tempo di emivita dell’inquinante, i due char non hanno però un reale effetto fotocatalitico;benché le prestazioni del biochar dipendano sia dalle sue proprietà fisico-chimiche, che a loro volta dipendono dalle materie prime e dalle variabili del processo di pirolisi, che da quelle degli inquinanti, i char testati potrebbero essere applicabili in ecocompatibili strategie di recupero di suoli inquinati.