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«Per favore Marta, non cominciare.» «Scusami amore mio, non volevo. Però… lasciamo perdere. Ascolta, a che ora si parte?» Johnny le si avvicinò per baciarla sulle labbra. «Per te andrebbe bene se preparassi io qualcosa di succulento ma leggero, per poi partire dopo pranzo?» Marta chiuse gli occhi nel momento del contatto tra le due bocche. «Approvato su tutta la linea. Anzi no. Accetto a condizione che stanotte tu venga a dormire da me, a Roma.» «Vorrei tanto cara, ma non posso. Domattina, ho una lezione all’Università alle 8:00 e devo prendere l’aereo alle 12:00. Dovrò fare una levataccia.» Marta lo fulminò con lo sguardo. «Scusa, ma parti per dove?» «Non te l’avevo detto? Ero sicuro di sì. Forse mi è sfuggito. Vado nel Connemara, in Irlanda. Voglio trascorre qualche giorno di serenità e riposo, per riprendermi dalle fatiche della Turandot. Ho trovato un piccolo chalet su una scogliera, a qualche metro dal mare. Penso sia l’ideale per recuperare le energie.» Marta si affrettò a lasciare il terrazzo, avviandosi verso il soggiorno. Poi si fermò e si voltò verso Johnny. «Non ti chiedo né con chi vai, né tantomeno perché non mi hai invitata. Ti dico solo che sei uno stronzo! Non preoccuparti per il pranzo e per il viaggio. Salterò il pasto e rientrerò a Roma da sola.» Sparì nell’interno della casa, ignorando i richiami di Johnny. Dopo qualche minuto, avrebbe lasciato la villa a bordo della sua auto. Johnny era consapevole delle ragioni di Marta. Era davvero uno stronzo. Era una relazione dai conflitti laceranti. A volte la istigava volontariamente, giocando con il suo carattere irascibile, nel tentativo di minare il loro rapporto e nella speranza che lei esplodesse e riuscisse in ciò che a lui non riusciva: chiudere.

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