OPBG Magazine - Speciale 150 anni - Numero 1

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S P E CI AL E

Il futuro è una storia di bambini

Bambino Gesù Magazine | SPECIALE

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Il futuro è una storia di bambini Pag. 4

Come cresce l'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Pag. 10

La storia del salvadanaio Pag. 12

La ricerca scientifica e il Bambino Gesù Pag. 14

La sede del Gianicolo Pag. 16

Il documento: il Cinquantenario del primo ospedale infantile

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Pag. 17

Personaggi di ieri: i duchi Salviati Pag. 17

Lo sapevate che...

Pag. 18

Come eravamo Pag. 19

Correva l'anno: Lady Diana Pag. 20

La storia di Marco Pag. 21

C'erano una volta le suore cappellone...

Bambino Gesù Magazine | SPECIALE Numero 11

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Il futuro è una storia di bambini 1869-2019. Sono trascorsi 150 anni dalla fondazione del nostro Ospedale. Il 19 marzo celebreremo un compleanno importante. Siamo il più antico ospedale pediatrico italiano. Siamo nati da un’idea innovativa per l’Italia, dovuta al coraggio della famiglia Salviati, al servizio costante delle suore Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, alla professionalità degli infermieri e dei medici, che in quel tempo si avvicinavano alla pediatria intesa per la prima volta come una nuova scienza. Nel corso del tempo abbiamo affrontato trasferimenti da via delle Zoccolette al Gianicolo, ampliamenti con Santa Marinella, Palidoro, San Paolo e altri ce ne saranno ancora come Villa Luisa o la nuova sede di Villa Pamphilj. Nuovi padiglioni hanno preso il posto dei vecchi. Le stesse strutture contengono le trasformazioni.

La nostra storia è caratterizzata dalla tensione verso la solidarietà e dalla passione verso la ricerca dell’eccellenza.

Con il 2019 avviamo un percorso che consolida le nostre radici. Attraverso il racconto della memoria comprendiamo più a fondo la nostra identità e la nostra vocazione. Curare i piccoli infermi rimane la stella polare che svela le storie di tanti e dona continuamente senso a una struttura che diventa comunità.

Questo percorso si apre verso il futuro.

Lo sguardo di Papa Francesco ci chiede di essere l’ospedale dei figli del mondo. Abbiamo imparato e impariamo che occorre investire in ricerca e innovazione con coraggio.

Occorre puntare verso l’eccellenza scientifica per realizzare un’alta forma di carità in grado di dare risposte concrete ai bisogni sempre nuovi di cura. Guardiamo avanti perché il futuro è una storia di bambini.

Di Mariella Enoc Presidente dell'Ospedale Bambino Gesù

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Come cresce

l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù BREVE PERCORSO DELLE TAPPE PRINCIPALI

L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù apre le porte ai piccoli infermi

1869 1887

La sede dell’Ospedale è trasferita nel convento di Sant’Onofrio

1917 Il Bambino Gesù è donato dalla famiglia Salviati a Papa Pio XI

1924

Papa Giovanni XXIII si reca presso l’Ospedale a trovare i piccoli infermi. È la prima visita ufficiale di un Papa

1958 Il Bambino Gesù diventa Ospedale specializzato regionale

1968 1978

L’Ospedale è riconosciuto come IRCCS

Nasce il Polo ospedaliero di Palidoro

1985 L’Ospedale ottiene il riconoscimento della Joint Commission International

2006 Diventa completamente operativa la nuova sede di San Paolo

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La Regina Elena concede a Maria Salviati l’utilizzo di Villa Iolanda, a Santa Marinella nei pressi di Roma, affinché possano essere accolti e curati i bambini poveri

2012

1869 L’Ospedale Bambino Gesù apre le porte ai piccoli infermi il 19 marzo 1869.

Quel giorno quattro bambine sono accolte in una stanza a Via delle Zoccolette nel Rione Regola: saranno accudite dalle suore figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli.

Nasce a Roma il primo ospedale pediatrico in Italia, per iniziativa della famiglia Salviati.

1887 Nel 1887 la sede è trasferita sul Gianicolo a causa dei lavori per la costruzione degli argini del Tevere. L’Ospedale sarà accolto in alcuni locali del convento di Sant’Onofrio.

Inizia un periodo di ristrutturazione per rendere gli ambienti idonei all’accoglienza dei bambini malati.

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1917 Nel 1917 la Regina Elena concede l’utilizzo della Villa Iolanda a Maria Salviati, affinché possano essere accolti e curati i bambini poveri. L’Ospedale Bambino Gesù acquisisce così una nuova sede vicino al mare, nei pressi di Santa Marinella. Il ricovero sarà dedicato in particolare alla cura per le tubercolosi ossee e alle cure elioterapiche e marine.

1924 Nel 1924 il Bambino Gesù è donato dalla famiglia Salviati a Papa Pio XI. Il passaggio consolida lo status giuridico dell'ospedale che pochi anni dopo, nel 1929, verrà inserito tra le zone extra-territoriali riconosciute dai Patti Lateranensi.

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1958 Papa Giovanni XXIII, terminato l’Angelus del giorno di Natale, si reca senza preavviso a trovare i bambini malati del “suo ospedale”. Lo accompagna nella visita il presidente Giulio Pacelli che dirige l’ospedale dal 1942 fino al 1968. Sono le prime immagini che documentano la visita di un Papa presso la sede del Gianicolo.

1968 Il Bambino Gesù diventa ospedale specializzato regionale, entrando all’interno del sistema sanitario pubblico. In questa veste parteciperà al processo di riforma della Sanità Italiana concluso nel 1978.

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1978 Papa Paolo VI affida all’Ospedale una struttura prima gestita dalla Pontificia Opera di Assistenza. Nasce il polo ospedaliero di Palidoro, che diventa il centro pediatrico di riferimento per il litorale laziale e il Centro-Sud Italia.

1985

Il Bambino GesĂš riceve il riconoscimento come Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) e all'assistenza medica si affianca un'intensa attivitĂ di ricerca.

Si tratta di un momento importante che avvia lo stretto rapporto tra medicina clinica e innovazione scientifica.

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2006

L'ospedale ottiene il primo accreditamento della Joint Commission International (JCI), l'istituto che nel mondo certifica l'eccellenza nell'accoglienza e nella qualità delle cure offerte.

Periodicamente un team internazionale valuta la conformità agli standard sanitari che vengono continuamente aggiornati

2012

Nasce la sede di San Paolo. I primi ad aprire sono gli ambulatori che snelliscono le attività di assistenza delle altre sedi. Successivamente si insediano i laboratori di analisi.

L’area ospita oggi i laboratori attrezzati con le più moderne tecnologie per le indagini genetiche e cellulari e attualmente è il centro di ricerca più grande d’Europa.

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La storia del salvadanaio

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La ricerca scientifica e il Bambino Gesù Di Bruno Dallapiccola

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Direttore Scientifico

Il passato e il futuro

L’innovazione tecnologica corre così velocemente che non è possibile fare previsioni nel lungo periodo su come evolverà la ricerca scientifica. La distanza percorsa in questo campo nei 150 anni dalla fondazione dell’Ospedale Bambino Gesù equivale ad anni luce. Oggi possiamo pensare al massimo a cosa accadrà tra 5 anni. Dopo i 5 anni le previsioni a lungo termine diventano chiromanzia.

La svolta

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Il Bambino Gesù ha avuto la capacità di essere non solo il primo centro di pediatria in Italia, ma di crescere e diventare il più grande ospedale pediatrico d’Europa. Un momento di svolta si è verificato nel 1985 quando l’ospedale ha avuto il riconoscimento di IRCCS – Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico: è facile capire che un ospedale dove si fa ricerca è in grado di assicurare un’assistenza qualitativamente migliore. Il nostro compito istituzionale è svolgere ricerca traslazionale: dobbiamo badare cioè a conseguire dei risultati che arrivino rapidamente al “letto del paziente”.

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La genetica

Nell’Ospedale Bambino Gesù, come in tutti i grandi policlinici pediatrici, il 70% dei pazienti che affluiscono nei vari reparti presenta patologie genetiche o a larga componente genetica.

Per questo abbiamo creato un centro per le malattie rare che vede ogni anno 13 mila pazienti e i più grandi laboratori specializzati in ricerca genetica esistenti in Italia. Il prossimo passo dovrà essere la creazione del primo centro in Italia, e probabilmente in Europa, di medicina di precisione dedicato alla pediatria.

I risultati della ricerca

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Nel 2018 abbiamo superato i 2700 punti IF (Impact Factor), un valore superiore a quello di alcune Università. Abbiamo prodotto oltre 650 pubblicazioni internazionali condivise con oltre 8500 collaboratori e coautori di diversi Paesi del mondo.

Abbiamo stipulato convenzioni con più di 220 ospedali stranieri, l’85% europei.

Oltre i due terzi della ricerca del Bambino Gesù vengono svolti con finanziamenti ottenuti dai nostri ricercatori grazie alla qualità dei loro lavori.

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La sede del Gianicolo Negli anni Cinquanta la sede del Gianicolo si mostrava in questo modo. Dopo la Seconda guerra mondiale fu ristrutturato il padiglione Salviati e il padiglione dei Cavalieri di Malta, il laboratorio analisi,

LABORATORIO ANALISI

I PAD. MALATTIE CONTAGIOSE

PADIGLIONE S. ONOFRIO

PAD. MARIA SALVIATI LAVANDERIA REP. MED. I-II INFANZIA GUARDAROBA POLIALLOGGIO AMBULATORIO SUORE

PAD. S.O.M. di MALTA per MED. I INFANZIA

III PAD. MALATTIE CONTAGIOSE

II PAD. MALATTIE CONTAGIOSE

I tre padiglioni di isolamento terminati nel 1905 saranno abbattuti nel 1963 e sostituiti nello stesso anno dal padiglione Pio XII 14

le sale operatorie e le cucine soprattutto grazie ai finanziamenti dell’ordine dei Cavalieri di Malta americani e della Croce Rossa degli Stati Uniti.

ALLOGGIO PERS. AUSILIARIO

Il padiglione del Sovrano ordine di Malta terminato di costruire nel 1928

Viene restaurato nel secondo

dopoguerra

per poi essere abbattuto e sostituito dal padiglione Giovanni Paolo II inaugurato nel 2005

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I volti del padiglione Maria Salviati

1932

Anni ‘60 - ’70

1997

Oggi

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Il documento:

il Cinquantenario del primo ospedale infantile

Tratto da Crispolti F. (1919), il cinquantenario del primo ospedale infantile, nuova antologia, Roma 1919.

L'immagine riproduce la pagina 3 del fascicolo conservato nell'Archivio storico dell'OPBG. Si può notare una foto del padiglione Sant'Onofrio al termine dei restauri, avvenuti tra il 1887 e il 1910, per rendere idonei i diversi ambienti del convento, che progressivamente venivano adibiti all'accoglienza dei piccoli malati.

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Personaggi di ieri: i duchi Salviati

Jacquelin Arabella de Fitz-James in Salviati Nasce a Parigi il 25 febbraio 1827 e muore a Roma il 22 gennaio 1903

Scipione Maria Alessandro Francesco Borghese duca di Salviati Nasce a Parigi il 23 giugno 1823 e muore a Roma il 15 giugno 1892

La duchessa Arabella e suo marito il duca Scipione di Salviati sono i fondatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. La loro iniziativa nasce dalla volontà di accogliere e dare assistenza ai piccoli infermi poveri di Roma. I coniugi riuscirono a coinvolgere nell’impresa alcuni personaggi illustri, che coprirono le spese annue da sostenere per un letto: i cardinali Antonelli, Segretario di Stato all’epoca di Pio IX, Barnabò e Consolini, monsignor Randi, la Principessa Borghese, i Principi di Sarsina, la Principessa di Sulmona, la Principessa Giustiniani-Bandini, la Duchessa di Fiano e la Marchesa Calabrini. L’ospedale nasce senza contributi pubblici. Soprattutto nei primi venti anni di vita si finanzia attraverso donazioni private e raccolte di offerte nelle parrocchie romane.

Lo sapevate che...

Il re Vittorio Emanuele visita l'Ospedale,

1915

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Come eravamo

Nel 1988 è inaugurata la nuova TAC della sede di Sant’Onofrio.

Nella foto l’allora primario del Servizio di Radiologia, prof. Gugliantini, illustra al Cardinale Vicario di Roma Ugo Poletti la postazione di gestione della nuova TAC. Da sinistra il dottor Giuseppe Fariello, il capotecnico Fausto Melis e il responsabile audiovisivi Luigi Turolla 18

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1985

CORREVA L'ANNO...

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26 aprile 13 maggio

8 giugno

Lady Diana durante il suo viaggio

in Italia visita l’Ospedale Bambino Gesù

L’ospedale ottiene il riconoscimento dell’

IRCCS

Il Governo italiano e lo Stato della Città del Vaticano ratificano l’accordo di modifica dei .

L’Ospedale Bambino Gesù conferma l’extraterritorialità

Patti Lateranensi

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La storia di Marco

M

arco Interlando all’Ospedale Bambino Gesù si sente a casa.

La prima volta c’è arrivato a 8 mesi, portato con urgenza da Catania sulle ali non solo dell’aereonautica militare, ma anche del cuore dell’intrepida mamma Rita che aveva capito al volo la gravità della situazione e l’indirizzo a cui rivolgersi per far curare il suo bambino. La diagnosi è stata difetto interventricolare, una forma di cardiopatia congenita, che ha richiesto, nel 1984, una riparazione chirurgica del difetto.

Nel 1986, a causa del blocco atrio-ventricolare completo congenito, è stato necessario l’impianto di un pace-maker, uno dei primi eseguiti al Bambino Gesù. Per il malfunzionamento del pace-maker, 12 anni dopo, è sottoposto a un altro intervento alla valvola mitrale. Da allora il piccolo catanese, ogni volta un po’ più cresciuto,

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ha attraversato tante volte lo stretto che separa la Sicilia dal resto della penisola per tornare al Bambino Gesù. Ancora oggi arriva per i necessari controlli almeno due volte all’anno. Per lui non esistono altri ospedali anche se più a portata di mano: una casa è una casa! Il ricordo più bello è quando, a 7 anni, Marco ha partecipato ad una giornata nella piscina di un grande hotel della capitale. L’ospedale l’aveva organizzata per tutti i bambini portatori di pacemaker affinché potessero rendersi conto che non erano diversi dagli altri coetanei e potevano condurre una vita normale, sia pure con alcune limitazioni. Lì si sono sciolte tutte le sue preoccupazioni, racconta mamma Rita. E sarà che siamo a Roma o sarà che Marco oggi si occupa di fotografia e arti visive, ma lui i medici del Bambino Gesù li vede come “gladiatori che affrontano le malattie nell’arena”.

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C'erano una volta le suore cappellone...

In ospedale fino dal primo giorno della fondazione, le Figlie della carità di san Vincenzo de’ Paoli ne hanno accompagnato l’evoluzione. Suor Luisa Cirulli è la coordinatrice infermieristica del DEA

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Da quanti anni è al Bambino Gesù?

Dal 1983. Perché? È una bella domanda. Sono qui per servire i bambini malati. Nei primi anni ho frequentato la scuola vigilatrici, conseguendo in seguito diverse specializzazioni. Poi è arrivato il servizio in corsia dove ho potuto dare il meglio di me stessa costruendo negli anni un’esperienza professionale ed umana che ancora posso mettere al servizio degli altri. La mia vita qui è stata meravigliosa, anche se non sono mancate le difficoltà. Mi hanno fatto crescere i bambini con il loro esempio, con la loro accettazione della sofferenza. Mi ha fatto crescere il personale infermieristico con il quale ho collaborato e che ho guidato. Mi hanno fatto crescere i medici con la loro dedizione ai pazienti.

Cosa rappresentate voi suore nella storia di questo ospedale?

Eravamo noi le suore cappellone delle foto più antiche! Poi Paolo VI, nel dopo Concilio, ci ha chiesto di aggiornare anche l’abito. Posso dire con orgoglio che la nostra comunità è co-fondatrice dell’ospedale perché i Salviati hanno chiamato le Figlie della carità già agli inizi, in via delle Zoccolette. Allora c’erano 4 sorelle a gestire l’ospedale, un ruolo che abbiamo mantenuto fino agli anni ’70, unendo sia il servizio in corsia che la gestione vera e propria.

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Com’è cambiato l’ospedale nel corso degli anni?

C’è stata un’evoluzione enorme sotto il profilo tecnico, scientifico e assistenziale. La parte infermieristica ha conosciuto una grande crescita con l’evoluzione della scuola a corso di laurea. Il cambiamento è stato graduale, ogni periodo è stato caratterizzato da nuove acquisizioni e oggi abbiamo raggiunto davvero degli alti livelli di eccellenza. Penso però che il motore di questo progresso sia la motivazione che spinge tutti: servire chi è nel bisogno. C’è una grande attenzione ai profili etici che sono diventati particolarmente importanti oggi perché la scienza, fortunatamente, taglia in continuazione nuovi traguardi, ma bisogna vigilare affinché rispetti sempre la dignità delle persone.

Come vi vede la gente, i familiari dei pazienti?

Dovremmo chiederlo a loro! S’instaura un legame di grande affetto: si piange insieme nei momenti di dolore e si festeggiano insieme i progressi. C’è un grande rispetto che cela un’attesa. Credo che in noi suore le persone cerchino qualcosa di diverso, una vita evangelica che sia il riflesso dell’amore di Gesù che abbraccia tutti, anche nella sofferenza più incomprensibile agli occhi degli umani come quella dei bambini.

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