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SHAVON SHIELDS

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NICOLÒ MELLI

NICOLÒ MELLI

In cinque anni nel campionato italiano, Shavon Shields ha giocato cinque finali. Cifre alla mano, è già uno dei più grandi giocatori nella storia del basket italiano. E resterà a Milano per altri tre anni

In cinque anni nel campionato italiano, Shavon Shields ha giocato cinque finali. Cinque finali consecutive sono un fatto raro, cinque finali consecutive per un giocatore straniero sono un fatto rarissimo (l’ha fatto Mike D’Antoni, ma solo le prime tre erano da straniero), cinque finali nei primi cinque anni sono riuscite solo a lui e a Ksistof Lavrinovic a Siena (arrivò a quota sei, ma non era proprio tra i leader della squadra). Shields ci è riuscito con due squadre diverse. E se è vero che ha perso le prime tre, adesso il trend è invertito e ha conquistato le ultime due. E contando l’esperienza in Spagna, Shields ha giocato sei finali di campionato in sette stagioni e ha vinto tre delle ultime quattro. Un cammino che comincia ad essere paragonabile a quello di Kyle Hines (12 finali di campionato in 13 stagioni, ma l’unica volta che non l’ha giocata fu nel 2020 e venne cancellata la stagione, di cui 10 vinte).

Come era successo nel 2021/22, Shields è riemerso in tempo da una stagione difficile. Nel 2021/22, la frattura della mano rimediata a metà stagione l’aveva fatto fuori per tre mesi. Ma gli aveva consentito di rientrare in tempo per giocare la parte conclusiva della stagione di EuroLeague, ottenere la seconda inclusione consecutiva nel secondo quintetto della competizione e giocare i playoff delle due competizioni. Ma l’infortunio nell’ultima stagione è arrivato molto presto, è stato più lungo e più grave perché, con la gamba avvolta in un tutore per settimane, Shields non ha potuto conservare il tono atletico com’era successo la stagione precedente. Per questo, recuperare la forma è stato più difficile.

Per riassumere: Shields per un primo infortunio non ha giocato la Supercoppa 2022, per un secondo infortunio non ha giocato la Coppa Italia 2023. Quando si è infortunato in modo significativo, l’Olimpia era imbattuta in campionato e 3-1 in EuroLeague. Senza di lui aveva vinto a Villeurbanne, nel suo esordio stagionale aveva perso dopo un supplementare contro l’Alba Berlino in casa, ma con lui aveva vinto a Belgrado e poi a Monaco dopo la sua uscita di scena. Quando è rientrato in EuroLeague, l’Olimpia era di fatto eliminata anche se il suo rientro, coinciso più o meno con l’arrivo di Shabazz Napier, ha permesso alla squadra una clamorosa volata finale che aveva persino illuso di poter strappare un posto nei playoff in extremis. In tutto, con lui l’Olimpia ha fatto 6-4 in EuroLeague. Il 60% di vittorie in EuroLeague avrebbe garantito il quinto posto. Senza di lui, il bilancio è stato di 9-15, 37.5%. In campionato ha giocato in tutto 25 partite. In generale, l’abbiamo visto per meno della metà delle gare. Ma solo nella serie finale si è visto il vero

Shields, dopo la grande prestazione di Belgrado a inizio stagione quando si esibì in un clinic su cosa significhi essere un “two-way player”, un giocatore incisivo sia in difesa che in attacco.

L’ha dimostrato anche in finale, dove ha marcato Hackett, Belinelli e Teodosic, ha difeso correndo dietro un attaccante di livello estremo oppure ha difeso a tutto campo contro il playmaker. E poi in attacco, ha giocato con la sua energia usando il tiro dalla media, l’uno contro uno al ferro e, qualche volta, il tiro da tre punti. In finale, ha segnato 14.9 punti a partita più 4.2 rimbalzi, ed è stato decisivo in Gara 5, che in parte ha deciso la serie. Un canestro al ferro, una tripla, due tiri liberi.

Per avere l’esatta percezione di quale possa essere l’impatto di Shields occorre ricordare che nelle due stagioni precedenti era stato incluso nel secondo miglior quintetto di EuroLeague, anche quando è stato fuori tre mesi per infortunio. Nel suo ruolo non teme paragoni, quando è in salute, perché generalmente i grandi attaccanti non hanno l’attitudine e l’energia per essere anche grandi difensori. Ma lui è nato difensore e poi è diventato un attaccante senza dimenticare le proprie origini tecniche e così si è trasformato in un raro esempio di completezza.

Qui esegue un “reverse lay-up” eludendo l’intervento difensivo

Shields, che ha compiuto 29 anni nel mese di giugno, cifre alla mano, è già uno dei più grandi giocatori nella storia del basket italiano. È terzo per punti segnati in partite di finale, è salito al 24° posto nella graduatoria dei cannonieri all-time nei playoff, nono tra gli stranieri. Nell’Olimpia, è già il quinto realizzatore di sempre in EuroLeague, quinto anche nelle palle rubate, sesto nei canestri da due punti, quarto nelle triple. È sulla strada per riscrivere una buona parte del record-book del club. Nel 2021, segnò 34 punti in Gara 5 dei playoff di EuroLeague. È stata la più grande prova in Gara 5 della storia. Nell’era EuroLeague moderna, con l’Olimpia, solo Samardo Samuels e Mike James hanno segnato più di 34 punti in una singola partita, ma si trattava di gare di stagione regolare, non paragonabili ad una Gara 5, con le sue pressioni e quella posta in palio. Se non è ancora popolare come dovrebbe, ovviamente non al Mediolanum Forum, in generale, è solo perché si tratta di un ragazzo schivo, che parla con i fatti, non con le parole, non ama le interviste o mettersi in mostra.

A casa sua, a Kansas City, vive assieme ad una leggenda del football americano, uno dei più grandi difensori della storia, Will Shields. Quando ha scelto di giocare a basket ed è andato a Nebraska, questa era la stessa università frequentata dal padre. Shavon non era Shields era il figlio del grande Will Shields: aveva provato a ricalcarne le orme da bambino, giocando a football, con la capigliatura afro, ma non aveva funzionato. Shields è molto più alto del padre, ma la forza fisica di Will è un’altra cosa. Pur essendo un appassionato di football e un grande tifoso dei Chiefs, di cui indossa perennemente il cappellino, Shavon ha capito presto che il football non era il suo sport. Per questo si è trasferito sul campo da basket. Ride, ammettendo che sì, Will era un’altra cosa.

Sul campo da basket ha trovato la sua dimensione. Finito il college, venne in Europa perché un incidente in campo aveva interrotto la sua ultima stagione all’università (è il quinto realizzatore di sempre nella storia dei Cornhuskers). Si è rifatto una carriera cominciando da Francoforte dove giocava da 4, poi a Trento l’hanno trasformato in una guardia. Non potrà mai ringraziarli abbastanza, è il primo a dirlo. In Europa, in una cultura che conosceva grazie alla mamma danese, si è costruito la propria carriera e la propria identità. Ma la sua identità - non importa cosa dicono numeri e vittorie - è quella di un giocatore silenzioso e vincente. E resterà a Milano altri tre anni. Prepariamoci.

Quando entra in area, Shields frequentemente mostra anche le sue qualità di passatore

A canestro con la mano sinistra in una gara di EuroLeague: Shields segna in tanti modi diversi

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