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IL POINT CENTER

Sulla ricezione di Devon Hall molto lontano dal canestro, Brandon Davies esegue un taglio in allontanamento dal canestro destinato a creare la classica situazione di pick and roll. Ma nel momento in cui arriva in prossimità del compagno, contando sul fattore sorpresa e sulla posizione dell’avversario (in questo caso Bojan Dubljevic di Valencia), Davies “scappa” via prima di eseguire il blocco. Hall lo serve con un passaggio preciso. Ma Davies è temuto dalla difesa avversaria, come da qualsiasi altra difesa. Non appena riceve palla un ulteriore difensore esegue un movimento energico per opporre un corpo tra il centro dell’Olimpia e il canestro. La lettura di Davies è perfetta: si arresta e comprende imme- diatamente che se la sua presenza sta occupando due giocatori avversari incluso Dubljevic, ci sarà necessariamente un compagno libero. In questo caso è Tim Luwawu-Cabarrot che taglia verso il canestro. Dal gomito della lunetta, la sua posizione di tiro preferita, Davies lo serve in modo da mandarlo a segnare con estrema facilità. Il più classico degli assist.

La nuova evoluzione del gioco di Brandon Davies, rispetto alle aspettative, è nel suo ruolo di “point center”, ovvero di centro che sa passare la palla e innescare i compagni, quando tradizionalmente questa è sempre stata una posizione riservata ai finalizzatori. Davies lo è, come dimostra il suo gioco in post basso e la sua abilità nel tirare soprattutto dalla media. Ma la sua stagione all’Olimpia è cambiata quando ha ampliato il proprio repertorio usando il passaggio.

Prima di questa stagione il suo record era di 67 assist in 34 gare a Kaunas. Nell’ultima stagione di EuroLeague, a Barcellona, aveva accumulato 56 assist in 36 apparizioni. Quest’anno, sta viaggiando oltre i due assist per gara. Tra i centri, è il primo nella speciale classifica. Non poco se pensiamo che tra i primi 25 l’unico giocatore che non sia perimetrale (playmaker, guardia o ala piccola) è Luke Sikma, l’ala forte dell’Alba Berlino. E tra i primi 100 figurano tre ali che però generalmente operano sul perimetro come Dzanan Musa del Real Madrid, Marcel Ponitka del Panathinaikos e Will Clyburn dell’Efes. Davies, che staziona attorno alla cinquantesima posizione, è l’unico centro presente.

Anche osservando le statistiche storiche non si trovano, per ovvie ragioni, molti “big men” tra i primi 200 della storia. Il primo è Ante Tomic, croato che ha giocato nel Real Madrid e nel Barcellona (ora in attività a Badalona), il secondo è il nostro Kyle Hines, che ha sempre fatto di palleggio e passaggio qualità inusuali in un centro ma vitali nel suo percorso di giocatore, e infine il lituano Paulius Jankunas, che ha sem- pre avuto grande sensibilità nelle mani. Hines vanta 457 assist in 373 gare disputate. L’Olimpia ha un altro lungo dotato di qualità di passaggio, Nicolò Melli, 371 assist in 255 presenze in EuroLeague. È trasparente il desiderio a Milano di schierare lunghi che sappiano trattare la palla.

Di Brandon Davies, che a Belgrado contro la Stella Rossa, ha stabilito il proprio record personale di assist in una gara, con sette, colpisce la capacità di suggerire in tante situazioni e modalità differenti. Ad esempio, nella menzionata gara di Belgrado, cinque dei suoi sette assist sono stati scarichi verso l’esterno e hanno fruttato 16 punti, incluso un gioco da quattro punti. Giocando nel centro del campo, ed essendo dotato di naturale pericolosità con la palla in mano, ha approfittato dell’atteggiamento conservativo della difesa, portata a riempire l’area, per imbeccare gli esterni, sia dalla posizione di post alto (lunetta) che da quella classica di post basso. I cinque assist hanno beneficiato quattro giocatori differenti, Billy Baron (due volte), Pippo Ricci, Tim Luwawu-Cabarrot e Devon Hall.

In quella gara uno dei sei assist è stato un suggerimento per Luwawu-Cabarrot in una classica situazione di contropiede in cui Davies ha agito da autentico playmaker, percorrendo il campo dal palleggio nella fascia centrale per poi scaricare su una corsia laterale. Anche contro Monaco (a beneficio di Kyle Hines) e contro Valencia (per Luwawu-Cabarrot) sono arrivati due assist simili. Ma contro Valencia, che difensivamente si preoccupava di presidiare il perimetro, Davies ha potuto agire da autentico “Point-Center” vecchio stile, ovvero con passaggi dal post alto verso il canestro a beneficio dei taglianti. Sono stati quattro gli assist eseguiti dalla lunetta, due per i tagli di Luwawu-Cabarrot, uno per il taglio di Baron e un quarto con un lob con cui ha servito Deshaun Thomas sfruttando un mismatch. Lo stesso tipo di passaggio, che ne denota la capacità di leggere e interpretare le situazioni, è stata sfoderata due volte ad Atene a favore di Nicolò Melli.

Un ultimo tipo di passaggio esibito da Davies dal post basso è quello lungolinea per pescare in angolo, sul ribaltamento di lato, l’uomo libero. Il “target” preferito in queste situazioni è Billy Baron (è successo contro Monaco e ha determinato un gioco da quattro punti). Se confermato nel corso della stagione, o addirittura della carriera, questo talento di Davies nel muovere la palla mettendo pressione sulla difesa sui due lati del campo, rappresenterà il passo finale per completare la sua evoluzione di giocatore completo.

Belgrado. Avversaria la Stella Rossa. Giocando da ala forte, Davies cerca di sfruttare un mismatch ricevendo molto profondo in posizione di post basso. Kyle Hines dalla lunetta lo serve con un preciso passaggio schiacciato a terra. Davies entra in possesso di palla e accenna un movimento da sinistra verso il centro. Non appena mette palla in terra, dal lato opposto arriva un ulteriore difensore a riempire l’area invitandolo ad andare a sbattere contro il raddoppio. Ma con quattro difensori dentro l’area (il quinto anticipa il tiratore più pericoloso, in questo caso Billy Baron), Davies riconosce la situazione e con un passaggio tutt’altro che banale con la mano sinistra taglia il campo e mette in ritmo nell’angolo opposto Pippo Ricci. Ricezione e canestro.

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