A|X Armani Exchange Olimpia Milano vs Darussafaka Tekfen Istanbul

OLIMPIA MILANO presents

Vladimir Micov

Zanis Peiners

VS 8 FEBBRAI O 20. 45 M EDI OL AN UM FO R UM

Dairis Bertans

OLIMPIA MILANO PLAYER

6 VLADIMIR MICOV

12 20

14 22

ROSTER

DAIRIS BERTANS

AJP

INSIDER

SOMMARIO

OLIMPIA MILANO PLAYERS ANDREA CINCIARINI - CHRISTIAN BURNS - JEFF BROOKS - MINDAUGAS KUZMINSKAS - MIKE JAMES - AMEDEO DELLA VALLE - DAIRIS BERTANS ARTURAS GUDAITIS - CURTIS JERRELLS - VLADIMIR MICOV - SIMONE FONTECCHIO - KALEB TARCZEWSKI - NEMANJA NEDOVIC

6

VLADIMIR MICOV Il numero 5 dell’Olimpia ha un tatuaggio per ogni città in cui abbia giocato. Lo chiamavano “Uomo di ghiaccio” per le sue reazioni ma in realtà è un leader con l’esempio Su tutto il corpo ha tatuata la sua storia ovvero le città in cui ha giocato quindi in qualche punto, non visibile, esiste anche un’immagine di Milano che segue tutte le altre a cominciare da Belgrado. Il Professor Vlado Micov è così: sembra privo di emozioni, perché non le esterna sul campo, ma fuori sorride e scherza ed è ironico molto più di quanto si pensi. “Al Galatasaray mi chiamavano The Iceman, l’uomo di ghiaccio – racconta -.

Quando abbiamo vinto l’Eurocup e sono andato a fare un’intervista con la tv turca prima di farmi le congratulazioni mi hanno chiesto

di sorridere! E allora l’ho fatto.

Ma questo è quello che sono, che piaccia o meno. Ricordo bene il momento in cui abbiamo vinto lo scudetto grazie alla stoppata di Goudelock: è stato brutto non aver avuto reazioni, lo ammetto. Ma sono così”. E in effetti anche a Brescia, vinto il titolo di MVP della competizione, fatto raro per un giocatore di classe ma non così appariscente, la sua reazione è stata molto moderata. Il Professore è un leader, ma guida con l’esempio.

E sempre indossando il numero 5: “Dal mio primo giorno in campo è sempre stato con me”.

7

Vlado viene da Belgrado, prodotto della scuola serba con un passato importante nelle giovanili della Nazionale plava, l’oro europeo Under 16 nel 2001 e il bronzo Under 20 nel 2005. Nel frattempo è passato attraverso diverse esperienze, le giovanili del Beopetrol Belgrado poi Nova Pazova, OKK Belgrado, Buducnost in due momenti diversi vincendo due titoli montenegrini e tre coppe nelle stagioni decisive della sua evoluzione, e il Partizan dove ha conquistato il titolo serbo. Il suo

8

percorso non è stato lineare: nel 2009 fu ceduto al Panionios Atene, poi ha giocato anche a Vitoria ma senza trovare stabilità. Così la svolta c’è stata a 25 anni con l’arrivo a Cantù, stagioni importanti, l’EuroLeague. In sostanza ha fatto un passo indietro per poi muoverne due avanti. Da Cantù è volato addirittura al CSKA Mosca giocando due volte le Final Four di EuroLeague. Era al top del movimento europeo, era uno starter (nel primo anno ebbe 7.7 punti di media con il 42.3% da

tre, nel secondo 7.6 punti per gara ma con il 48.8% da tre in EuroLeague). Dopo il CSKA, è andato al Galatasaray per altri tre anni, vincendo un Eurocup nel 2016 (ed è stato incluso nel primo quintetto All-Eurocup della competizione), poi è tornato in EuroLeague e ha giocato 29.1 minuti a partita.

Qui a Milano sta facendo ancora di più. Ancora meglio quando è arrivato all’Olimpia, si pensava per lui ad un ruolo da chioccia, come elemento di maggior esperienza di una squadra tutta nuova. Micov ha fatto molto di più: ad esempio rispetto all’ultimo anno al Galatasaray è passato dal 41 al 51% nel tiro da due! Quest’anno c’è la possibilità che termini con la miglior stagione in carriera in termini realizzativi (sono oltre 14 punti di media al momento). Delle sue undici prestazioni in EuroLeague superiori ai venti punti sette le ha fatte in maglia Olimpia in questi due anni. Ma i miglioramenti sono una conseguenza della maggiore esperienza.

“Capisco il gioco, non sono

9

atletico o veloce ma so come usare il mio corpo”, dice Micov che comunque non guarda mai alle sue statistiche. “Non è uno sport individuale il basket, è uno sport di squadra in cui conta vincere per cui la priorità dev’essere quella per tutti”. Gli anni non lo preoccupano: “Sto bene, mi sento a posto e gioco, tiro, con maggiore fiducia di quanta ne abbia mai avuta”. E’ questa la chiave: con un bagaglio di esperienza come il suo, riesce a governare meglio di tutti le situazioni. Anche per

10

questo è difficile toglierlo dal campo o impedirgli di confezionare la stagione con il più alto minutaggio della carriera. Persino in difesa è diventato spietato, sa come usare i centimetri e i chili contro giocatori più piccoli e veloci, ad esempio.

Non è un caso che il suo modello sia stato Dejan Bodiroga. “Ha vinto tutto, sapeva fare tutto, non aveva grande atletismo ma vedeva il gioco uno o due passaggi avanti”, ricorda del serbo che giocò vincendo anche a Milano.

AX ARMANI EXCHANGE OLIMPIA MILANO

JEFF BROOKS

CURTIS JERRELLS

ALEN OMIC

AMEDEO DELLA VALLE

MIKE JAMES

NUM

NOME

ETÀ

ALTEZZA

RUOLO

00 2 5 7 9 13 15 16 19 20 21 23 32 55 92

Amedeo Della Valle Mike James Vladimir Micov Arturas Gudaitis Dairis Bertans Simone Fontecchio Kaleb Tarczewski Nemanja Nedovic Mindaugas Kuzminskas Andrea Cinciarini James Nunnally Christian Burns Jeff Brooks Curtis Jerrells Alen Omic

26 29 34 26 30 24 26 28 30 33 29 34 30 32 27

1.94 1.85 2.03 2.11 1.93 2.03 2.13 1.91 2.05 1.93 2.01 2.03 2.03 1.85 2.16

Guardia Playmaker Ala Centro Guardia Ala Centro Guardia Ala forte Playmaker Guardia-ala Ala-centro Ala forte Play-guardia Centro

Capo allenatore: Simone Pianigiani Assistenti allenatori: Massimo Cancellieri, Mario Fioretti, Andrea Turchetto, Marco Esposito, Stefano Bizzozero Preparatore atletico: Giustino Danesi, Luca Agnello (ass.)

12

DARUSSAFAKA TEKFEN ISTANBUL

STANTON KIDD

NUM 2 3 5 9 10 11 18 21 22 23 31 33 40 50

MARKEL BROWN

NOME Ray McCallum Kartal Ozmizrak Muhammed Baygul Emircan Kosut Berk Demir Stanton Kidd Dogus Ozdemiroglu Oguz Savas Markel Brown Toney Douglas Zanis Peiners Jon Diebler Jeremy Evans Micheal Eric

ZANIS PEINERS

JON DIEBLER

JEREMY EVANS

ETÀ

ALTEZZA

RUOLO

28 24 27 24 24 27 23 32 27 33 29 31 32 31

1.90 1.88 1.95 2.16 2.04 2.02 1.94 2.13 1.91 1.88 2.05 1.98 2.06 2.10

Play-guardia Guardia Guardia Centro Ala forte Ala Guardia Centro Playmaker Playmaker Ala forte Guardia Ala forte Centro

Capo allenatore: Selcuk Ernak

13

14

DAIRIS BERTANS Il tiro scorre nelle vene Il bomber dell’Olimpia è tra i migliori tiratori da tre di EuroLeague. Il fratello Davis lo è tra quelli della NBA. Questione di sangue C’è stato un momento in questi giorni in cui il miglior tiratore da tre punti nella NBA era Davis Bertans dei San Antonio Spurs. E il miglior tiratore da tre punti in EuroLeague era Dairis Bertans dell’Olimpia Milano. Due fratelli in testa alla stessa graduatoria statistica delle prime due leghe cestistiche al mondo è un fatto unico, non raro, di cui ambedue i fratelli sono orgogliosi. “Tirare è quello che faccio meglio. Anche mio fratello è un grande tiratore, e mio padre quando giocava era un ottimo tiratore. E’ stato lui a insegnarci come tirare, a mostrarci il modo giusto, la tecnica, e da lì è venuto tutto naturale, il feeling è quello. Poi ovviamente bisogna lavorarci il più possibile, ma devi nascere così”, dice Bertans. Davis è più alto di circa 15

centimetri ma ha lo stesso tiro di Dairis. E il bello è che in Lettonia ci sono altri grandi specialisti come Janis Strelnieks che gioca nell’Olympiacos e lo stesso 2.20 Kristaps Porzingis, megastar (ora infortunato) dei New York Knicks.

“Tutti dicono che i lettoni sono grandi tiratori. Di solito succede perché non abbiamo tanti lunghi, piuttosto tante guardie. Mio fratello da giovane giocava point-guard, lo stesso Porzingis non era così alto. Quando sei giovane è meglio imparare a tirare, a segnare, così quando sei più alto tutto diventa più facile”, spiega. La chiave di tutto è la velocità di esecuzione, il cosiddetto “rilascio”: “Per un tiratore come me, è quasi impossibile ricevere la palla e avere il tempo per prepararsi e tirare. Non siamo mai liberi.

15

Contro una buona difesa, al massimo hai mezzo secondo per ricevere e tirare. Questa è la parte del tiro su cui realmente hai bisogno di lavorare, su cui puoi lavorare e diventare migliore” Dairis Bertans non ha mai pensato di fare qualcosa che non fosse giocare a basket e prima di rendersi conto che avrebbe potuto non succedere era già un giocatore professionista. "Ho capito che avrei potuto vivere giocando quando sono stato convocato nelle nazionali giovanili lettoni - racconta Bertans - Avevo 15 o 16 anni. Giocavo contro i ragazzi di altri paesi ed ero competitivo". Il basket è sempre stato una seconda natura per Bertans. "I miei genitori sono ambedue insegnanti di educazione fisica. Sono cresciuto in una palestra di Valmeira. Non so dire quando abbia cominciato a giocare perché in realtà ho sempre giocato. Non avevo scelta. Vale anche per mio fratello", racconta. A livello di club dopo essersi imposto a Riga nel suo paese, Dairis si è trasferito in Spagna a Bilbao dove ha giocato tre

16

stagioni (nel 2015/16, 15.5 punti di media in Eurocup con il 48.5% da tre). "Sono stati gli anni decisivi perché sono stati i primi all'estero e ho giocato a livello internazionale anche con un club abbastanza ambizioso", dice. Le stagioni di Bilbao hanno convinto David Blatt a portarlo al Darussafaka per debuttare in EuroLeague in una squadra che ha raggiunto i playoffs. Poi è arrivato a Milano, con la moglie, il suo biondissimo bambino e la mostruosa capacità di parlare senza accento particolare in tre lingue straniere, inglese, spagnolo e italiano anche se pubblicamente si sente più a proprio agio parlando inglese. Nella classifica di tutti i tempi in EuroLeague è nono nel tiro da tre con il 47 %, ma diventa quarto se consideriamo solo coloro che hanno tentato almeno 200 tiri da tre in carriera e terzo dopo Jon Diebler (Darussafaka) e Cory Higgins (CSKA Mosca) tra i giocatori attivi in EuroLeague, davanti a specialisti come Petteri Koponen, Gigi Datome e persino Jaycee Carroll.

MAIN SPONSOR

DIAMOND SPONSOR

PLATINUM SPONSOR

GOLD SPONSOR

I Fieri Guerrieri dell’Olimpia La Scuola di Tifo “Fieri Guerrieri”, sviluppata insieme al progetto Io Tifo Positivo di Comunità Nuova Onlus, è da anni uno dei progetti più importanti, sentiti, sviluppati e apprezzati dell’AJP. Anche se ogni tanto iniziative simili vengono spacciate come innovative, la cosiddetta scuola di tifo dell’Olimpia è attiva e vivace da quasi un decennio. Lo scopo è educare al rispetto reciproco, proporre i valori dello sport come ispiratori delle relazioni umane, ridimensionare il fenomeno del tifo ai soli luoghi e tempi dello sport, proporre ai giovani un modello sostenibile di tifo. Si tratta di un’occasione offerta ai ragazzi, alle ragazze e ai loro genitori, di vivere un’esperienza concreta di tifo positivo, divertimento, aggregazione, passione sportiva, con la speranza di far innamorare giovani e adulti alla pallacanestro e soprattutto farli diventare tifosi positivi dell’Olimpia Milano! L’animazione della curva dei Fieri Guerrieri avviene prima, durante e dopo la partita con uno spazio dedicato per genitori e i ragazzi del progetto, oltre che gli animatori. Il risultato sono coreografie, divertimento, cori che inneggiano e mai deridono, che incitano e rispettano al tempo stesso.

20

Chi è Montecchi, il play scavalcato da Cinciarini Lo chiamavano il Papero, ma Piero Montecchi è stato uno dei migliori playmaker a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 del basket italiano. Nato e cresciuto a Reggio Emilia, esploso nella squadra della sua città, portata a livelli importanti in Serie A, Montecchi fu uno dei colpi di mercato dell’Olimpia nell’estate del 1987, quella della transizione – dopo il Grande Slam – tra la gestione di Dan Peterson e quella di Franco Casalini. Alle prese con la necessità di rinnovarsi mantenendo il cuore della squadra, l’Olimpia andò a prendere due giocatori italiani giovani ma di qualità, Massimiliano Aldi da Livorno (aveva 20 anni) e appunto Piero Montecchi, quattro anni più grande. Il ruolo di Montecchi doveva essere quello di vice D’Antoni ma funzionando anche da guardia in sostituzione di Franco Boselli (Aldi prese il posto di Vittorio Gallinari).

In quella sua prima stagione, Montecchi giocò 27 minuti a partita nei due ruoli (in campionato) con 12.6 punti di media. Forse fu la prima la sua stagione migliore delle cinque. Quell’anno vinse la Coppa dei Campioni. L’anno seguente vinse il suo unico scudetto nel 1989: Casalini in quella stagione lo promosse in quintetto a sostegno di D’Antoni tenendo dalla panchina Roberto Premier. Nel 1991, quando i grandi dell’Olimpia si ritirarono o andarono a finire la carriera altrove, D’Antoni scelse lui per ereditare la regia. Segnò 10.2 punti con 2.9 assist portando l’Olimpia a una vittoria dallo scudetto (perso in casa contro Caserta). La percezione fu che Montecchi non fosse completamente all’altezza di un ruolo da titolare designato, ma con lui l’Olimpia giocò le Final Four del 1992 e lui rimase cinque stagioni diventando tra l’altro il secondo di sempre negli assist nella storia di Milano dopo D’Antoni. In seguito è stato superato da Alessandro Gentile e in queste settimane da Andrea Cinciarini. Ma Montecchi resta un giocatore importante, forse non abbastanza apprezzato, della storia Olimpia.

22

FOLLOW US!

VS 21 F E B B R A I O 2 0 . 4 5 M E D I O L ANUM F ORUM

BIGLIETTI IN VENDITA SU: OLIMPIAMILANO.TICKETONE.IT PALLACANESTRO OLIMPIA MILANO S.S.R.L. - Via G. di Vittorio 6, 20090, Assago (MI) Tel +39 0270001615 - Fax +39 02740608 - olimpia@olimpiamilano.com